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Orgia

La storia della zoccola con gli zoccoli – parte 2

By 25 Marzo 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Quando quell’estate del 1988 scoprì il piacere, incosciamente, diventò una droga per me. Molte erano le sere in cui prima di addormentarmi mi masturbavo e sempre più volte mio fratello Marco veniva a lavarmi schiena e patatina con il suo bianco caldo bagnoschiuma personale. Mi spiegò che non dovevo dirlo a nessuno, ormai eravamo complici nel nostro gioco segreto. Mi aveva insegnato e spiegato termini come cazzo, fica, clitoride, sperma, sega. Per ora si era fermato lì. Aveva tralasciato di citarmi cose più spinte delle seghe. Il sesso orale e lo avrei poi scoperto in futuro, un annetto dopo. Sotto l’acqua scrosciante della doccia ormai non facevo altro che toccarmi, aspettando che Marco entrasse dalla porta. Spesso usavo anche il getto dell’acqua per regalarmi piacere. Quel getto così intenso e fitto mi divaricava le labbra e picchiava sul mio clitoride. Mi ricordo che mordevo sempre il labbro inferiore per non far rumore. A volte appoggiavo sul fondo della vasca il getto e mi ci ponevo sopra, incominciando a tittillarmi il clitoride. Tante volte Marco mi raggiungeva che io avevo già avuto uno o più orgasmi. Come da abitudine ormai entrava vestito solo da una maglietta troppo corta per coprirgli il pene. Con il passar del tempo, per farmelo osservare meglio, aveva incominciato a pisciare direttamente nella vasca. Il mio sguardo non si distoglieva mai dal suo cazzo. Ero ipnotizzata, confusa, ma anche stordita dagli orgasmi che provavo. Finito il suo bisogno fisiologico, non doveva neanche più parlare. Mi avvicinavo a Marco e glielo prendevo in mano. Cominciavo a segarglielo lentamente. Osservavo come la pelle scoprisse la punta quando la tiravo indietro, per poi ricoprirla subito dopo, fino a che Marco non veniva sulle mie piccole tette. Me le insaponava per bene con il suo sperma, poi la sua mano si soffermava a lungo sulla mia vagina e mi masturbava finche non crollavo sconvolta dagli spasmi. E poi se ne andava come se niente fosse successo.
Ben presto le nostre prestazioni, uscirono dalla stanza da bagno. Quell’inverno lì, tra il 1988 ed il 1989, quando io facevo la seconda media, durante il pomeriggio, mentre i miei non c’erano ed erano al lavoro, Marco mi aiutava a studiare. Anche se poi nel nostro studio c’era bene poco di scolastico. Mi faceva sedere sulle sue gambe alla scrivania. Mentre provavo a scrivere sul quaderno le sue mani erano continuamente a torturare i miei piccoli capezzoli. Scosse mi attraversavano tutto il corpo e a malepena reggevo la penna in mano. La patatina cominciava a bruciarmi sempre più forte e potevo sentire l’ormai consueta sensazione di umidità fra le mie cosce. Mi stringeva i capezzoli fra indice e pollice, pizzicandoli ed io stringevo forte le labbra per cercare di mantenere silenzioso il piacere. Proseguiva per molto tempo in questa attività, mentre io pian piano cercavo di proseguire i miei compiti. Finiti i compiti però ricevevo il mio premio. La sua mano finalmente scendeva accarezzandomi il bacino, superava l’elastico dei pantaloni della tuta (in casa indossavo sempre una tuta e gli zoccoli con dei calzettoni in inverno) e mi faceva godere. Sentivo le sue dita scorrermi fra le piccole labbra. Spesso si soffermavano sul clitoride e non riuscivo più a trattenere i miei gemiti. Quando un pomeriggio introdusse perfino un dito nel nella mia patatina, feci un salto dalla sorpresa e dalla nuova sensazione. Iniziò con un continuo fuori e dentro con la sola falange, poi introdusse l’intero dito. Mi sentivo esplorata nelle mie intimità, ma mi ci abituai subito! Marco poteva farmi tutto quello che voleva. Ero il suo giocattolo personale e mi piaceva abbandonarmi alle sue mani. Incominciò a baciarmi il collo. Non capivo più nulla. Non potendo più trattenere il piacere mi godetti il sospirato orgasmo. Mi lasciavo cadere sul suo petto, mentre lui si leccava le dita impregnate dei miei dolci succhi. Diventava sempre più bravo in questo nuovo abituale gioco. Logicamente non poteva finire li! Dopo aver goduto io, veniva il suo turno. Gli slacciavo i jeans ed estraevo il suo bel cazzo duro. Ormai non doveva guidare più i miei movimenti. Seduta, davanti a lui che era spesso in piedi, lo segavo prima con calma, poi accellerando sempre di più. Mi riempivo di orgoglio a vedere il piacere dipingersi sul suo volto, anche se non ci metteva molto a venire, imbrattandomi la mano e spesso le tette, perch&egrave quando facevamo questo gioco, lui mi lasciava spesso a seno nudo.
Per più di un anno ho continuato a segare abitualmente mio fratello e lui mi sditalinava in contraccambio, e notai che se mentre lo segavo lui toccava i miei piedi infilati negli zoccoli, veniva ancora prima!
Penso che sia stato quindi proprio questo evento, l’approcciarmi al sesso con mio fratello, che ha poi fatto di me una gran bella ninfomane (tanto in anonimato non vedo perch&egrave non dovrei ammetterlo!!!)

zoccolimania@yahoo.it

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