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Orgia

Le sue nove settimane e mezza

By 11 Giugno 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

‘L’altro giorno &egrave venuta a trovarmi Giorgio, aveva bisogno di alcuni documenti’
Giorgio era il suo ex. Aveva avuto una lunga storia con lui, lo vedeva ancora saltuariamente; o meglio la cercava lui quando aveva bisogno di qualcosa.
‘Gli stavo facendo strada verso l’archivio, quando mi ha palpato il culo.’
‘E ..’
‘Me ne sono andata, senza dir nulla’

Una settimana dopo ero in albergo per un convegno. Utilizzavo il mio portatile per chattare con lei:
– Come va?
– Bene, stamattina &egrave tornato Giorgio
– Ancora?
– Non aveva più preso quello che gli serviva
– Ti ha palpato ancora il culo?
– Sì
– Non hai reagito?
– Del mio culo ha sempre fatto quello che ha voluto
– Come?
– Fin dalle prime volte; quando gli ho detto che lì ero vergine mi ha detto che mi avrebbe insegnato a godere anche con quello.
Una sera mi ha stesa sulle sue ginocchia e mentre con le dita di una mano mi teneva le natiche aperte si &egrave insalivato un dito dell’altra ed ha iniziato ad accarezzarmi il buchetto; mi diceva che era bello stretto, che aprirlo sarebbe stato bello.
– E..
– Mi ha infilato piano piano il dito nel culetto, lo faceva girare

Il mio cazzo si stava agitando

– Ha tolto il dito, ha preso una crema e me l’ha messa sul buchetto, poi ha cominciato a entrare con due dita
– E tu?
– Ho provato a sfuggirgli ma con la mano libera mi sculacciava. Più mi muovevo e più gli piaceva
– E a te?
– Subito faceva male, poi ..
– Poi?
– Peggio: mi diceva che non ero ancora pronta a ricevere il suo cazzo; mi &egrave allora entrato dentro con tre dita, andava avanti e indietro

Il mio cazzo era marmoreo, non mi era mai successa una cosa del genere: conoscevo lei e conoscevo lui

– Non riuscivo a stare ferma; lui mi pizzicava dappertutto, mi sculacciava; con la mano libera mi cercava le tette e me le strizzava;
– Che porco!
– Mi eccitavo. Ha tolto le dita, mi ha messo carponi e preso per i fianchi; mi leccava tutta, sentivo la sua lingua dentro.
– Anche a me piace leccarti
– Ha smesso; ho sentito il suo uccello che mi cercava; ha cominciato a spingere, ogni colpo entrava un po’ di più finch&egrave ho sentito le sue palle battere contro il culo. Mi scopava come se fosse stato dentro la mia figa, mi sentivo rompere tutta, me lo sentivo dentro lo stomaco

La vedevo davanti a me con il cazzo di Giorgio piantato nel culo, il suo splendido corpo sottomesso a quelle mani avide. Ero stravolto ed eccitato

– Urlavo per il dolore, gli chiedevo di smetterla; mi sembrava che il suo cazzo crescesse dentro di me.
– E’
– Mi ha dato le ultime, devastanti spinte e mi ha riempita. Da quella volta ha sempre fatto di me e del mio culo quello che ha voluto.

Non ne potevo più e venni anch’io

La sera dopo la chiamai sul cellulare ma non prendeva la rete. Ripresi con il portatile

– Ieri sera mi sono eccitato
– Anch’io!
– Ripensando al suo cazzo nel tuo culo?
– E’ piaciuto anche a te, porco!
– Sarò un cuckold?
– Scopri cose nuove
– Vediamo. Cosa volevi dire ieri sera scrivendo che ha fatto del tuo culo quello che ha voluto?
– All’inizio mi prendeva ogni volta che poteva, diceva che dovevo imparare a godere anche così
– Hai imparato?
– Molto bene. Mi diceva che sarei stata una puttana perfetta
– Poi?
– Gli dicevo che potevo godere solo con lui. Mi rispondeva che per una come me un cazzo &egrave un cazzo, non importava di chi fosse. Che ero nata per scopare. Che poteva dimostrare in qualunque momento che aveva ragione. Gli ho risposto che era impossibile.
– E lui?
– Mi ha chiesto quanto ero disposta a scommettere; gli ho risposto quello che voleva, non sarebbe mai riuscito a provare con certezza la sua tesi. Che facesse quello che voleva
– E allora?
– Mi ha detto: ti faccio le 9 settimane e ‘
– Ti sei lasciata convincere?
– Ero così presa che non ho capito dove mi avrebbe portata, ma ormai era fatta.
– Raccontami
– Domani quando torni
– No, ora
– Allora mettiti comodo

Era un sabato sera, eravamo in camera. Suonò il campanello, andò ad aprire; sentii delle voci maschili. Tornò dopo poco.
‘Sono due miei amici, mi aiuteranno a nella nostra scommessa; farai esattamente quello che ti dirò, ti sei impegnata. Tra poco te li faccio conoscere’
Disse queste ultime parole con una strana espressione.
Mi bendò con un foulard.
Lo sentii allontanarsi; tornò dopo pochi minuti, capii che non era solo; mi prese la mano destra dicendomi
‘Dimmi se lo riconosci?’
Era un cazzo
‘Ho cercato qualcuno che l’avesse come il mio, ne ho trovati due. Ora senti quest’altro’
Ne avevo uno per mano.
‘Adesso ci mettiamo in fila davanti a te: vediamo se ci distingui’.
Li toccavo, passavo dall’uno all’altro, mi crescevano fra le mani, ma non li distinguevo. Giorgio &egrave ben dotato, ma questi altri due non erano certo da meno.
‘Va bene, hai vinto: non ti riconosco’
‘La scommessa &egrave un’altra, ed &egrave che tu godrai con chiunque di noi. Ti faremo il culo tutti e tre, uno dopo l’altro. Ti scoperemo solo nel culo e lo faremo per nove sabati consecutivi. Ti preparerò io, e tu non saprai chi ti sbatte. Vedremo se verrai solo con me o anche con loro. Adesso ti spogli e ci fai vedere come sei fatta’
‘Tu sei matto, abbiamo scherzato abbastanza’
‘Ragazzi, aiutiamola’
Erano in tre e non ci misero molto: mi trascinarono sul letto; mentre in due mi immobilizzavano le braccia il terzo mi sollevò la maglietta, sotto non portavo nulla, come al solito.
‘Gran belle tette!’
‘Strapazzale un po’, vedrai che si chieta.’
Due mani estranee si impossessarono delle mie tette, mi presi una bella palpata. Smisi di divincolarmi, e rapidamente mi spogliarono.
Mi hanno steso prona sul letto, con un cuscino ripiegato sotto la pancia, bene esposta alle loro voglie.
‘E’ proprio bella, ma &egrave sempre così refrattaria?’
‘Delle volte serve una ripassatina; se volete potete prendere un anticipo; tu sei d’accordo, o no?’
Mentre mi parlava mi stringeva un seno con la mano; sapevo che l’avrebbe strizzato sempre più forte, finch&egrave non avessi detto sì e quindi annuii.
Quattro mani si impadronirono del mio fondoschiena, dita curiose cercarono di violarmi, i commenti su quanto mi sarebbe successo di lì a poco erano espliciti.
Li lasciò fare per qualche minuto.
‘Ora basta’; si rivolse a me dicendomi:
‘Te l’ho aperto tante volte, ma torna sempre stretto; ti preparo come si deve’
I suoi amici mi tenevano ferma, uno per lato, mentre lui usava la lingua, le dita, gli umori che mi colavano.
‘Ora se pronta’ sentii che rovistava nel cassetto del comodino, sapevo cosa cercava; ‘questo ti terrà in forma intanto che stabiliamo chi ti prende per primo’ Era un grosso fallo che usavamo nei nostri giochi; di solito me lo metteva nella figa, questa volta scelse un’altra strada. ‘Non muoverti’ queste parole furono accompagnate da un sonoro sculaccione.
‘Ti abbiamo giocata a dadi; mentre il primo ti scopa gli altri due si dedicheranno ai tuoi capezzoli; se non collabori ‘.. poi ci daremo il cambio’
‘Brutto porco’
Due violente manate sulle natiche mi zittirono
‘Gustiamocela, senza fretta.’

Il primo salì sul letto, dietro di me, impotente, cieca. Chi era?. Mi tolse il cazzo finto e mi prese per i fianchi, le mani non sembravano di Giorgio; sentivo che cercava di entrare, spinse: ero aperta, entrò e cominciò a pomparmi. Dovevo resistere, chiunque fosse. Cercavo di pensare ad altro. Resistetti fino a che non lo sentii venire. Ma avevo fatto fatica, c’ero andata vicino. Mi era stato insegnato troppo bene a godere anche così. Arrivò il secondo, mi colse di sorpresa, non so se aveva fatto apposta ma mi entrò nella figa, cominciò da lì e poi, improvvisamente, cambiò strada. Le mie difese caddero e dopo poco mi dimenavo sotto i colpi di quel cazzo priva di qualsiasi ritegno. Mi riempì anche quello; il terzo entrò senza darmi neanche il tempo di tirare il fiato. Non sapevo di chi fosse ma mi lavorava dentro come un artista e mi fece urlare in preda ad un secondo squassante orgasmo.
Uscirono; Giorgio rientrò solo, si distese al mio fianco. Le sue dita mi penetrarono ancora una volta.
‘Ti hanno apprezzato moltissimo, non vedono l’ora di tornare; vederti scopata così &egrave stato fantastico; ora succhiamelo’
Mi scopò in bocca mentre mi infilava due dita nella figa; mi sentivo una puttana, la sua puttana. Mi riempì la bocca mentre gli venivo in mano.
Il sabato successivo mi legarono al letto, lasciando ampie pause tra l’uno e l’altro, mi sembrava aspettassero in soggiorno. Giorgio mi aveva quasi fatto venire con le dita e quindi quando ricevetti il primo cazzo non provai neanche ad opporre resistenza; sentii il mio intestino riempirsi di calda sborra e ricevetti primo complimento della giornata:
‘Sei una gran troia’.
Il secondo trovò la strada aperta, se la prese comoda, quando capiva che ero lì per venire mi dava un gran pizzicotto, forse era lui. Ebbi il mio secondo orgasmo.
Resistetti con il terzo che, prima di andarsene, mi strizzò le tette.
Il sabato seguente chiesi di non essere legata, promisi di collaborare; mi misero carponi sul letto, di traverso: Giorgio mi disse che sullo specchio di fronte si sarebbero goduti le mie tette.
In ginocchio, appoggiata sugli avambracci sentivo le mie tette ondeggiare sotto i colpi che ricevevo da dietro. Ero io che dicevo:
‘Che bel cazzo che hai’ Dammene ancora’ Più forte…. spingi’.spingi… dentro’ ancora’ così’.così” così’. siiii!’.
Se ne andarono, mi tolsi la benda e mi alzai: Giorgio mi si avvicinò
‘Sei ad un terzo del percorso &egrave godi come una cagna in calore, avevo ragione, a te piace il cazzo, sei carne da cazzo’
Ero tornato a casa, lei era ancora al lavoro; tornò un po’ prima di cena
‘Bentornata! Ti hanno palpato il culo anche oggi?’
‘Oggi no, &egrave solo tuo’
Si avvicinò a me, iniziando ad accarezzarmi la patta dei pantaloni
‘E sempre che tu ne abbia voglia’
Mi spinse sul divano e in pochi secondi si stava leccando il mio cazzo con una passione mai vista prima.
Con lei ero sempre stato dolce e tenero, ma quell’apertura sul suo passato aveva fatto scattare in me qualcosa di nuovo.
‘Succhialo bene, dovresti essere esperta’
Era accucciata al mio fianco, le sollevai la gonna e le abbassai gli slip e cominciai a sculacciarla. Sembrava le piacesse perché mi pompava con una foga inusitata.
Le misi due dita nella figa, era fradicia; la masturbavo con violenza. Con l’altra mano le cercai le tette, le strizzai con forza, le presi un capezzolo fra le dita, lo schiacciavo e lo torcevo, poi, senza preavviso, le tolsi le dita dalla figa e gliele infilai nel culo.
‘Fammi vedere come godi con il culo’
Andavo avanti e indietro rigirando la mano; si dimenava sulle mie ginocchia, sentivo che si apriva e aggiunsi un terzo dito:
‘Sei una troia, voglio romperti il culo’
‘Dammi il tuo cazzo, presto, non ne posso più’
La misi in ginocchio davanti al divano ed entrai fino alle palle in quel luogo ospitale che per la prima volta mi veniva offerto.
‘Continua, farò quello che vuoi, ma continua’
Alternavo pompate profonde a schiaffi a mano aperta sulle natiche sempre più rosse finch&egrave non la sentii venire.
Resistetti ancora per poco e le inondai il culo di sborra calda.
‘E adesso continua’

Era arrivato il quarto sabato; Giorgio aveva una novità:
‘Parlavo con i miei amici: un culo come il tuo, così bello e soprattutto disponibile non l’hanno mai né visto né avuto; con un pomeriggio intero a disposizione pensano sia proprio uno spreco goderselo una volta sola; ti vogliono prendere finché ne hanno desiderio ed energie.’
‘E tu cosa gli hai risposto?’
‘Ho detto loro che del tuo culo possiamo fare quello che vogliamo.’
Vi sono dedicati per tutto il pomeriggio. Ho perso il conto di quante volte mi hanno riempita, di quanto ho urlato. Godevo come una cagna in calore. Alla fine giacevo prona sul letto, con i loro fluidi che mi colavano tra le cosce bagnandomi la figa.
Provai a toccarmi, tre dita passavano comode. Avevo chiaro il concetto di cosa significasse essere sfondata

A metà di quella settimana andai con Giorgio ad una festa; si svolgeva in una villa con piscina; c’era un buffet apparecchiato all’aperto; erano presenti parecchie persone, molte delle quali non conoscevo.
Indossavo un vestito leggero, molto corto la cui ampia scollatura metteva in risalto le mie tette libere; i capezzoli sembravano voler perforare il tessuto sottile. La biancheria era ridotta ad un triangolo di qualche centimetro quadrato e pochi lacci. Gli piaceva esibirmi e, devo dire, un po’ mi eccitavo anch’io.
‘C’&egrave qui uno dei miei amici del sabato sera’
‘Indicamelo’
‘No. Devi finire le tue settimane senza conoscerli; si incontrerebbe volentieri con te anche oggi’
‘Non sono la sua puttana’
‘Sei la mia puttana, se &egrave per questo. Intanto guarda cosa mi ha mostrato’
Era una foto che mi riprendeva nuda, in ginocchio, appoggiata sugli avambracci mentre qualcuno, di cui non si vedeva la testa, mi prendeva da dietro; nonostante la benda che mi copriva gli occhi era evidente che ci stavo e mi piaceva.
‘Da dove salta fuori?’
‘Non importa ce ne sono altre. Ti farai una scopata extra. Ora vieni con me’
Mi condusse in una piccola palestra priva di luce naturale. C’era una spalliera svedese fissa ad una parete, con una corda mi legò i polsi alle barre più alte.
‘E’ certamente qui fuori che aspetta, soddisfalo e ‘. non farti sentire troppo’
‘Cosa intendi dire?’
Chiuse la luce ed uscì. Subito dopo entrò qualcuno, si richiuse la porta a chiave dietro alle spalle e accese una piccola torcia elettrica. Parlava sussurrando così da mascherare la voce.
‘Giorgio &egrave sempre stato generoso con i suoi amici, ma una come te non l’aveva mai offerta’
Spense la torcia e iniziò a frugarmi nella scollatura
‘Hai proprio delle belle tette.’
‘Sei solo un porco’
‘E tu una gran bella figa. Il tuo culo lo conosco bene, voglio conoscere il resto.’
Iniziò questa conoscenza dall’alto
‘E’ da quando ti conosco che ho voglia di strizzarti come si deve; Giorgio dice che ti piace e di lasciarti strepitare senza problemi.
Aveva le mani forti, mi strapazzava le tette, se appena alzavo la voce me le schiaffeggiava. Mi cercava i capezzoli, stringendoli fra le dita, torcendoli e tirandoli.
‘Sono due grosse arance mature, da spremere per gustarne il succo’
Mi strizzava le tette e mi succhiava i capezzoli, me li mordicchiava
‘Non esce nulla, vediamo qua sotto’
Mi strappò il minislip e mi costrinse ad allargare le gambe; le sue dita mi allargarono le labbra
‘Sei già umida’
Mi penetrò senza riguardo; con le mani legate non potevo difendermi, mi masturbava ‘

‘Ti avrà fatto male’
‘In realtà aveva ragione Giorgio, quei maltrattamenti mi eccitavano. In poco tempo raggiunsi l’orgasmo, gli venni in mano’
‘Sei una gran porcona’
‘Mi piaceva’
‘E poi?’

Mi ha girata, il viso contro la spalliera, ha tirato fuori il cazzo e a cominciato a scoparmi alternando colpi profondi a sculacciate impietose. Alla fine mi ha riempita.
Ha sciolto la corda che mi imprigionava, obbligandomi a uscire con la sua sborra che mi colava tra le cosce.

Il quinto sabato Giorgio mi annunciò che non mi avrebbe più preparata perché chiunque fosse il primo voleva sfondarmi direttamente, e, dopo il trattamento della settimana prima, mi ero ammorbidita. Mi mettevano nella posizione che preferivano e mi inculavano. Li sentivo intorno mentre si davano il cambio. I loro uccelli entravano in me come spade nel burro. Sentivo i loro commenti mentre passavo dall’uno all’altro.
Ormai non facevo alcun tentativo di resistenza; una cosa era ormai certa: il cazzo mi piaceva, e attendevo il sabato per soddisfarmi.

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