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Orgia

Progressi

By 29 Maggio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

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Non avevo mai tradito la mia donna. Trovarmi all’improvviso con un’amante bella, calda e molto porca, mi obbligò ad entrare in un mondo che avevo incontrato solo nei libri o al cinema, quello dell’erotismo e della sensualità sfrenata, quello del tutto &egrave possibile.
I primi passi, quelli della conoscenza reciproca, della caduta delle inibizioni furono semplici dato che la carica erotica di Emme era esplosiva. Mi aveva scelto lei, era lei ad avere sempre bisogno di qualcuno che la assecondasse, che la facesse sentire unica e desiderabile. La scelta dei posti dove scopare era già un modo per prepararci ad essere arrapati in modo continuo.
La prima volta fu in un parco, dietro un albero con dei cespugli che celavano solo in parte i nostri movimenti, le nostre azioni. Era arrivata con un vestito ampio, trasparente. Si notava subito l’assenza di mutandine e reggiseno. In macchina si era portata la mia mano tra le cosce, per confermarmi quanto avevo intuito. Avevo guidato con la carica erotica sua che diventava la ‘nostra carica’, con le dita umide che mi rendevano appiccicoso il cambio. Aveva scelto lei il posto nel parco, vicino alla recinzione, non troppo lontano dai percorsi della gente comune, che non era lì per scopare, ma che avrebbe potuto vederci mentre giocavamo con i nostri corpi, ci stuzzicavamo scoprendo pezzi sempre più ampi di pelle. Lei ci sapeva fare, ero io ad essere titubante, impacciato, ancora timoroso di quanto la gente avrebbe potuto pensare di me, di noi. Mi avrebbe fatto passare in fretta queste ansie, questi impacci da piccolo borghese che non aveva mai scopato con un’altra donna, che non aveva mai tirato fuori l’uccello in pubblico, che non aveva mai esibito la propria amante agli occhi vogliosi di passanti occasionali. Appoggiati all’albero, abbassai le bretelle e il suo seno mi scoppiò in mano. Tette belle, sode, tette da manipolare, succhiare, stringere. Capezzoli da mordere e leccare. Il mio uccello era stato strizzato e messo a nudo, la sua mano lo manipolava con grande maestria. La sua sapienza erotica non sembrava essere quella di una venticinquenne quale era, ma di una donna matura, che sapeva dettare il ritmo ed i tempi con competenza e grande disinvoltura. L’abito cadde a terra, non riusciva più ad impacciare i miei movimenti, quelli delle mie mani che cercavano di scoprire il calore, la tenerezza di tutte le parti del suo corpo. Istintivamente, da inesperto, cercavo il suo taglio aperto, bagnato, liscio. Ma lei voleva anche altro, voleva che le trasmettessi il calore delle mie scoperte. Doveva essere tutto progressivo ed incalzante. I miei pantaloni erano finiti alle caviglie, le sue mani lavoravano il mio cazzo con lentezza esasperata, ma con tocchi che erano un invito al mio sangue perché si concentrasse su quei centimetri di carne elettrizzata. Il suo passo successivo fu di inginocchiarmisi davanti e di prenderlo in bocca. Aveva deciso che il nostro primo incontro fosse solo dedicato alle mani e alle bocche. Toccava a lei cominciare a bagnare la mia asta per farla scorrere sensualmente nella sua bocca calda e allenata. Sarebbe stato poi il mio turno di godere della vista, dell’aroma e della morbidezza del suo inguine, della sua ferita, del suo anello. Finimmo tutti e due sul prato, a macchiarci di verde le ginocchia, a godere di questo scambio di sapori. La mia lingua la fece venire per prima. Si inarcò, mi sbatt&egrave la figa sul mento, mi bagnò le guance dei suoi umori e rantolò un ahhhhhhhhh prolungato ed estasiato. Subito dopo riprese in bocca il mio cazzo, lo leccò in punta, dove cominciava ad uscire un liquido lucente, lo succhiò, lo toccò con furore e mi fece svuotare nella sua bocca. Non ci fu bisogno di ripulirmi, perché la sua ingordigia le fece ingoiare saliva e sperma. Eravamo a Milano, qualcuno ci notò, ma se ne andò quasi impassibile. Fossimo stati a Napoli, qualcuno avrebbe applaudito.
2

Per il nostro secondo incontro aveva deciso per un cinema a luci rosse. Avevo cercato di dissuaderla, raccontandole delle volte in cui mi era capitato di andarci da solo. Tutti i maschi presenti, quando entrava una donna, da sola o accompagnata, iniziavano a circondarla, sedendosi davanti, dietro, occupando tutti i posti liberi nelle immediate vicinanze. Se cambiava di posto, immediatamente si rimetteva in moto lo spostamento attento e interessato dei maschi. A meno di volerlo espressamente, era impossibile non perdere la concentrazione sul film e riversarla sui guardoni. ‘Ma &egrave proprio questo che voglio. Sentirmi guardata, desiderata. Vedere la loro eccitazione crescere in base ai miei movimenti. Provocarli, stuzzicarli’. ‘Guarda che possono essere tanti ‘ le risposi ‘ e quando sono eccitati possono essere invadenti, ti possono toccare, magari sborrarti addosso’. Cercavo di farle cambiare idea, ma lei sapeva bene quello che voleva. ‘Voglio sentire su di me tutti i loro sguardi arrapati, se poi qualche vecchio porco bavoso mi vorrà mettere le mani addosso, ci sarai tu a proteggermi. Sei o non sei il mio amante e cavaliere?’. Non mi rimase che acconsentire e portarla alla Casa di Adamo ed Eva, un sexy shop con annessa una sala proiezione a luci rosse che qualche volta mi era servita per ricaricare le batterie scariche di uomo annoiato. La passai a prendere alle 23 e anche questa volta mi lasciò a bocca aperta per la cura che aveva messo nei dettagli: abito leggero lungo, con un grande spacco che ad ogni passo lasciava scoperte gambe coperte da autoreggenti nere. La scollatura generosa poteva essere più o meno aumentata semplicemente abbassando l’abito sulle spalle. Niente scarpe coi tacchi, ma semplici e comode scarpe da tennis. Non mi ci volle molto per scoprire cosa portasse sotto: appena in auto, si girò verso di me, fece aprire lo spacco, si abbassò il vestito sui seni e mi disse: ‘Piacerò ai tuoi amici guardoni?’.
Lo spettacolo era talmente arrapante che mi fece dimenticare di colpo tutte le mie paure: la luce dei lampioni stradali lasciava intravvedere la presenza di un anello con un laccio che usciva dalla sua figa. Cosa si fosse infilata, me lo fece scoprire durante il viaggio quando, attirando a sé la mia mano, mi fece sentire il clic-clac di due palline cinesi. Niente slip, naturalmente. ‘Così se qualcuno volesse entrare, troverà già occupato. Toccare, vedere sì, ma per questa volta niente cazzi estranei. Spetterà a te, la mia prima scopata da adultera. Quando, non si sa ancora, staremo a vedere come si mettono le cose.’. Amanti, adulteri, ma ancora in bianco, tranne le rispettive masturbazioni al parco. Ma la strada da percorrere era lunga, ed i progressi da fare ancora enormi. Come sarebbe stata la serata? Sarei riuscito a resistere nel vedere orde di maschi masturbarsi davanti, dietro e attorno a quella che era la mia donna? Dovevo crescere (non si smette mai di crescere, neanche a cinquant’anni), dovevo imparare a godere senza pormi domande e senza farmi condizionare dalla mia mentalità monogama. Queste domande, unite alla presenza arrapante di Emme riempirono la mia testa durante il tragitto e diventarono sempre più martellanti davanti all’ingresso del locale. Ma la sua ferma decisione mi fece saltare il fosso: ‘Entriamo, che ho voglia di donarmi e di godere’.
Ci sedemmo in galleria, a metà della seconda fila. Dopo che gli occhi si furono adattati all’oscurità della sala, cominciammo a notare subito l’agitazione dei maschi presenti: saranno stati una ventina, sparsi un po’ dappertutto. Tranne un gruppetto, che stava già puntando una donna matura che era in compagnia di un uomo, i restanti iniziarono subito la marcia di avvicinamento. Li sentivo arrivare, spostarsi, sedersi, rialzarsi. Erano in continuo movimento. La presenza arrapante di Emme stava facendo effetto e lei si stava divertendo a provocarli. Aveva aperto le gambe e il vestito era salito lasciando in mostra due cosce stupende mentre le spalle scoperte lasciavano intravvedere il solco dei seni. Sapeva cosa fare per attirare lo sguardo dei maschi arrapati e anch’ io, se non fossi stato preoccupato dai grugniti e dalle ombre che ci circondavano, avrei avuto di che essere soddisfatto. Mi prese la mano e me la portò sul ginocchio. La carezza che mi venne spontanea di fare, risalendo verso il suo ventre, fece scattare nuovi rumori e altri spostamenti. Vedevo quelli di lato, immaginavo il numero di quelli che si erano portati dietro di noi. Alzò la sua gamba destra, quella più distante dalla mia mano, la scarpa sul bordo del sedile. Adesso il suo ventre era visibile, anche se in penombra. Qualcuno prese ad avvicinarsi sempre più, per trovare posto davanti a noi e godere meglio dello spettacolo. Io cercavo di guardare il film, ma ero troppo agitato. ‘Questi due di fianco hanno tirato fuori l’uccello’ mi sussurrò in un orecchio. L’eccitazione dei guardoni stava diventando la sua eccitazione. ‘Spostiamoci più indietro, voglio vedere cosa fanno. Sono tutta bagnata’. A fatica riuscimmo ad alzarci: ora li intravvedevo anch’io. Erano più di dieci, alcuni nello spostarsi per lasciarci passare, continuavano a masturbarsi. Ci sedemmo a metà della sala e di nuovo tutti arrivarono a circondarci. Quelli che andarono a sedersi davanti a noi rimasero girati per ammirare il suo corpo che ora era ancora più scoperto. I piedi, ora ambedue sul sedile, permettevano di vedere la sua figa in mostra. I seni fuoriuscivano dal vestito e quelli dietro cominciarono a toccarli e a strizzarli, eccitandola ancora di più. Chi era più vicino arrischiò la risalita delle sue cosce e così cominciò a dimenarsi. Io la guardavo, vedevo il suo viso sconvolto dal piacere. ‘Uno mi ha già sborrato sul collo’, gemette a bassa voce. Indeciso sul da farsi, cominciai ad accarezzarle la caviglia, risalendo pian piano verso il punto dove era concentrata l’attenzione di tutti. Le mani che incrociai erano tantissime e tutte che frugavano nella sua figa grondante di umori. Le sue, di mani, abbrancavano a turno i cazzi che si strusciavano contro le sue tette, che cercavano di lasciarle una scia sul vestito, sulle cosce. Venne e godette con una frenesia che non le avevo mai visto. Come se non avessero aspettato altro, uno dopo l’altro i maschi che aveva così bene arrapato, cominciarono a venire, inondandogli i seni, i capelli, la schiena. Io me ne venni nei pantaloni. I maschi, svuotati del loro seme, persero tutta l’aggressività che li aveva portati a urtarsi, spingersi per cercare di toccare in più punti possibili quel corpo meraviglioso e sensuale. Anche noi, dopo esserci un po’ ricomposti, ci avviammo verso l’uscita. ‘Tu sei proprio un porco bavoso. Ho visto come hai difeso questa povera troia insaziabile. Ti sei goduto tutto lo spettacolo. E ora mi tocca girare per la città con il viso e i capelli tutti impiastricciati di sborra’. Con le gambe tremanti per la grande eccitazione, ritornammo alla macchina. Ma la nottata non era ancora finita, era troppo arrapata, la sua carica erotica anziché placarsi era smisuratamente accresciuta. ‘Quando uno di quei maschi mi infilava le dita nella figa, le palline finivano in fondo alla vagina e mi sentivo riempita. Che potere che avevo su di loro. Li ho fatti infoiare per bene.’ Si portò la mia mano sul ventre e sul seno: ‘Senti come sono tutta appiccicosa. Ho voglia di restare così sudicia e di far vedere a tutti quanto sono vacca. Pensi che la gente possa accorgersi di quanta sborra ho su si me? Dai, scendiamo, andiamo a fare due passi. Voglio che tutti mi guardino, che capiscano quanti cazzi mi sono menata questa sera’. Io ero imbarazzato, ma fiero di essere riuscito a tollerare che la donna che era con me fosse stata guardata, toccata, insudiciata da tanti sconosciuti. Quando incrociavamo qualche passante, al pensiero che quello indovinasse cosa fosse a brillare sulle guance e sui capelli della mia compagna, il sentimento prevalente era l’orgoglio per quanto lei fosse disinibita e per come ero riuscito ad accettare una situazione che solo pochi giorni prima mi sarebbe parsa intollerabile. Passeggiando, eravamo arrivati in una piccola piazzetta con grandi alberi e un’edicola in un angolo. ‘Adesso voglio la tua, di sborra, voglio che mi lasci sulla fronte il tuo marchio’. Mi spinse contro la parete dell’edicola e mi slacciò i pantaloni. L’uccello era tutto appiccicoso per la sborrata al cinema. Me lo leccò, lo ripulì e cominciò ad armeggiare con la sua bocca insaziabile. Mi aspirava l’anima, mi mordicchiava, mi faceva sentire l’effetto dei suoi denti sul glande. Non mi rimase che aspettare l’inevitabile scarica finale tenendole premuta la testa ad ingoiare fino in fondo la mia carne turgida. Lo schizzo lo diresse lei verso la sua fronte, come aveva deciso. ‘Entreremo in albergo mano nella mano. Andrò io a chiedere la chiave al portiere di notte. Voglio che si accorga di cosa sia stata capace di fare questa giovane scrofa.’ Non avevo altra scelta, ma ero anche estremamente felice dei passi compiuti. Alla reception c’era una ragazza, e il suo sguardo, nel porgerle la chiave, mi sembrò quasi d’invidia.
Passai una notte quasi insonne. Quando fummo saliti in camera cominciammo a ridere. Eravamo veramente felici, fieri delle nostre azioni ed ancora arrapati. Si tolse il vestito e lasciò a me il compito di recuperare le palline. Erano state spinte molto in su, così le mie dita entrarono nella sua figa scostando i peli tutti appiccicosi e bagnati. Sdraiata sulla schiena, mi offriva la visione delle sue cosce meravigliosamente spalancate, dei seni turgidi tutti macchiati dallo sperma ormai essiccato, la fronte ancora lucente del mio marchio. Mentre le mani effettuavano la loro ricerca, i miei occhi non smettevano un attimo di guardare il suo corpo, per memorizzare ogni particolare e per imprimermi bene nella mente tutti i particolari della serata. Mi piaceva tutto, di lei, anche e soprattutto la sfrontatezza con cui aveva affrontato situazioni così nuove e arrapanti. Ancora vestito, mi sdraiai accanto a lei e la baciai con una frenesia che non provavo da anni. Le leccai il mio sperma dalla fronte e ripresi a baciarla, mischiando saliva, sapori e umori. ‘Visto che anche tu sei così eccitato, la prossima volta oseremo ancora di più’. Le sue parole uscirono come un rantolo, mentre il mio cuore iniziava a martellare. ‘Come di più, non ti &egrave bastato essere stata guardata da quegli uomini bavosi, essere toccata da mani sconosciute, aver masturbato tutti quei cazzi ed esserti fatta sborrare addosso?’ Mi rispose con voce roca: ‘Ricordati che siamo solo all’inizio ed abbiamo ancora molto da imparare. Tu vecchio come sei, dovresti averne già di storie da raccontare, invece hai avuto bisogno di me per uscire dal guscio, per vivere quelle esperienze che mi dicevi di aver trovato solo sui libri o nei film porno. Adesso ci facciamo una bella doccia, mi lavi, mi accarezzi e poi, a letto. Ma anche stasera non si scopa. Devi rimanere eccitato e voglioso, quindi solo baci e carezze, nient’altro’. Una bella tortura da sopportare: il mio cazzo aveva voglia di riempirla, di entrare a fondo dentro di lei, di godere della sua straripante voglia di sesso e invece dovevo limitarmi a starle addosso e a leccarla dappertutto. Ecco perché la notte fu così lunga.
Il mattino dopo, prima di ritornare nel nostro mondo quotidiano, mi diede i compiti da fare. ‘La prossima volta voglio che tu mi porti in un club privé. Datti da fare, scegline uno di quelli vivaci, dove si possa imparare tutto molto in fretta, perché poi cominceremo a frequentarlo assiduamente. La tua sola libertà &egrave questa, di scegliere il posto. Per il resto non hai molta scelta. Se non prendo in mano la situazione io, tu resteresti ancora legato ai tuoi vecchi schemi, alle tue piccole ipocrisie. Invece le esperienze bisogna viverle, non immaginarle. E inoltre, la nostra prima scopata &egrave là che la faremo.’
Difficile darle torto sul fatto delle ipocrisie e delle esperienze vissute, però non riuscivo a credere all’ipotesi di entrare in un club di scambisti, di scopare in un’atmosfera piena di eccitazione con altre (quante?) persone ad osservare, non potevo ancora tollerare che quella che in quel momento era la mia donna scopasse con altri, che si facesse riempire, toccare, leccare.
Quando poi dovetti passare all’atto pratico, cercare cio&egrave in internet il locale che poteva andare bene, mi imbattei in parole che, solo a leggerle, mi mandarono in agitazione: gang bang, dark room’ Sarei stato capace di essere all’altezza? Agitazione, ma anche eccitazione, perché le foto dei vari club rendevano bene l’atmosfera erotica che vi avremmo trovato. Scelsi il locale che prometteva coppie raffinate , singoli selezionati e serata gang bang.
Ci trovammo a mezzanotte davanti al club. Era venuta a piedi ed era vestita quasi ‘normale’: una gonna ampia, beige, con un lungo spacco, una camicetta fucsia, scarpe col tacco e calze nere fish net. Prima di entrare volle che entrassimo in un bar a bere qualcosa di forte per prendere la carica.
Dentro il locale, ci accolse una ragazza formosa, con molto trucco e pochi vestiti. Ci fece firmare il modulo di iscrizione al club, ci diede la drink card e ci illustrò le regole: nessuno doveva sentirsi obbligato a fare alcunché, si poteva fare qualsiasi cosa purché liberamente accettata, ci parlò delle varie salette e della dark room. Ci disse che la gang bang era programmata per l’una e ci chiese se avevamo qualcosa da lasciare in guardaroba. Stavo per dire che non avevamo nulla da toglierci, ma Emme mi anticipò sfilandosi la gonna e la camicetta e lasciandomi un’altra volta senza fiato: sotto portava un bustino nero, che metteva ancora più in risalto le sue tette, e un reggicalze che rendeva ancora più erotiche le sue calze a maglia larga. Mi diede il braccio e facemmo il nostro ingresso in un ampio salone un po’ in penombra dove, ai vari tavolini, diverse persone bevevano e conversavano. Prendemmo un altro drink e nel sorseggiarlo rivolgemmo uno sguardo più approfondito agli altri ospiti e all’ambiente che ci circondava. Una ventina di coppie, alcune molto giovani e diversi single, alcuni di media età. Una musica soffusa invitava a ballare e infatti in pista alcune coppie si stringevano e si palpavano. Una ragazza in perizoma e reggiseno si esibiva al palo, circondata da uomini che la incitavano. Curiosi di vedere le altre salette, ci alzammo e, mano nella mano, facemmo un giro d’ispezione. Le salette, ancora vuote, erano quattro, con grandi divani circolari al centro e sedili tutto intorno. Alle pareti piccoli oblò, a varie altezze, permettevano di vedere e toccare chi era all’interno. La dark room era veramente scura, ed era più grande delle altre. Anche lì non c’era ancora nessuno. Evidentemente si stavano riscaldando in pista e aspettavano la gang bang. Passando davanti al bagno, mi disse che aveva bisogno di entrarci e che voleva che ci fossi anch’io. Chiusa la porta alle spalle, si sedette sul water e iniziò a zampillare. ‘Senti come &egrave calda’ mi disse. Prese la mia mano e la mise sotto il getto. Ero frastornato, ma anche terribilmente eccitato. Prima di asciugarsi, volle che sentissi il suo sapore: mi mise la figa davanti alla bocca e la leccai. Ero come un automa, ma la situazione era veramente arrapante.
Tornammo nel salone dove l’atmosfera stava decisamente cambiando. In pista, infatti, le coppie non erano più coppie, ma gruppi. Le mani non erano più aggrappate al partner, ma si posavano su chi stava accanto, palpando, alzando gonne Alcuni uomini erano a torso nudo e anche le donne si davano da fare. Improvvisamente si accesero alcuni faretti in un angolo che era rimasto in ombra: quattro donne, di varia età, completamente nude si avviarono verso una specie di gabbia, con delle sbarre molto larghe che permettevano di infilarcisi dentro. Immediatamente un gruppo di maschi si avvicinò, liberandosi dei pantaloni e tirando fuori i cazzi già pronti all’uso. Facendosi largo tra i pretendenti, tutti cercavano di abbrancare le donne che, al di là del finto sbarramento, cominciavano a muoversi languidamente, accarezzandosi. Appena gli uccelli furono a portata di mano e di bocca, per dieci minuti si scatenò l’uragano: ogni donna aveva per sé almeno cinque maschi, che vennero segati, leccati, ciucciati. Quando una si avvicinava di spalle alle sbarre, immediatamente qualcuno cercava di riempirle la figa. Rantoli, urla, mugolii erano la colonna sonora, con accompagnamento di musica techno che scandiva il ritmo della grande orgia. Le quattro donne furono riempite di sborra. Visi, seni, spalle furono inondati da getti più o meno possenti, ma l’effetto era sconvolgente. Quando tutti si furono svuotati, per alcuni minuti le ragazze continuarono a muoversi a ritmo di musica, con le facce sconvolte dal piacere. Poi, una alla volta, ritornarono al tavolino dai propri compagni per dissetarsi e per mostrare a tutti i segni della lotta amorosa che avevano combattuto.
Caricate dallo spettacolo cui avevano assistito, le altre coppie, e noi con loro, iniziarono un cauto avvicinamento alle salette. Era un andirivieni molto lento: si camminava nei corridoi, si entrava in una saletta, ci si sedeva in attesa di qualcuno che potesse piacere, per poi ripartire verso un’altra sala. I vestiti cominciavano a scomparire, e anch’io ero rimasto con i soli pantaloni. Emma, fiera del suo bustino, ogni tanto mi sussurrava qualcosa all’orecchio: ‘Quello lì mi piace’.. Due mi hanno toccato il culo’ Mi hanno infilato un dito nella figa’ ‘. Io, pur stordito da tutto quello che mi circondava, ero ancora geloso di lei e le sue parole mi facevano soffrire. Qualche carezza a seni e cosce la diedi anch’io, perché il passaggio continuo di tante belle donne quasi nude mi aveva arrapato. Ma la gelosia era un tarlo che non mi lasciava. ‘Lasciati andare. Siamo qui per imparare. Quello lì mi piace proprio, voglio prendergli il cazzo” e così dicendo mi trascinò verso un divano dove il ragazzo che aveva notato si era appena seduto. Ci sedemmo anche noi e posò una mano sulla sua patta. Una carezza veloce, che però lasciò il segno. ‘Come ce l’ha duro. Che voglia di prenderglielo in mano. Hei, ma si &egrave rizzato anche a te, vecchio porco’. L’altra sua mano mi aveva abbassato la cerniera e si era impadronita del mio arnese. Il ragazzo nel frattempo si era tolto i pantaloni: sotto era nudo e il cazzo dimostrava tutta la sua voglia. Altre due coppie vennero a sedersi vicino a noi iniziando subito a spogliarsi e a scambiarsi i partner. Il ragazzo cominciò a passare da una donna all’altra, toccandole e accarezzandole. ‘Togliti tutto e sdraiati, che voglio scoparti’. La richiesta di Emme era perentoria, ma passò qualche secondo prima che mi decidessi a spogliarmi e a spostarmi verso il centro del grande divano rosso. Senza togliersi il bustino salì sopra di me, se lo scostò e finalmente il mio cazzo fu accolto dentro di lei. Iniziò a muoversi molto lentamente e a dettarmi tutti i movimenti. Sdraiato com’ero, riuscivo a vedere solo il suo corpo che ondeggiava. Ogni tanto si abbassava per farsi accarezzare i seni e per dirmi qualcosa: ‘Sento un sacco di mani che mi toccano. ‘ Oppure ‘Uno mi ha messo un dito in culo’. Ma ora non avevo più tempo per pensare alla gelosia. Dovevo assecondarla per far durare il più a lungo possibile la mia prima scopata con lei, dovevo dimenticare di avere attorno a me una decina di persone che ci guardavano, che scopavano, che si eccitavano con noi e per noi. Ogni tanto qualche toccatina spettava pure a me: le donne vicine a noi allungavano le mani a palparmi, a sfiorare la base dell’asta sempre immersa nella figa che avevo così a lungo desiderato. E io ricambiavo accarezzando seni e culi. Ad un tratto scorsi alcune mani che le stavano abbassando il bustino sulle tette. Fu una scopata indimenticabile, lunga, elettrizzante, venti minuti di pura follia erotica. Quando una ragazza si sedette sulla mia bocca per farmi leccare una figa allagata dal piacere, non riuscii più a resistere e mi svuotai dentro di lei. Era riuscita a sfregarsi per bene contro di me e una mano sconosciuta le stava massaggiando il clitoride. Venne anche lei contorcendosi tutta e lanciando un grido roco. ‘Stiamo proprio imparando molto bene’ mi disse prendendomi in mano l’uccello e facendomi rialzare per condurmi alla doccia. Barcollando, le misi una mano sul culo e la seguii.
Dopo esserci rinfrescati, ritornammo alla scoperta delle varie salette, per imparare, per scoprire cosa aveva da insegnarci chi aveva più esperienza di noi. C’erano ancora cinque o sei coppie e i singoli continuavano a seguirle nei loro spostamenti. Ci sedemmo su una poltroncina nella saletta con il grande divano blu e restammo ad osservare i vari comportamenti. Si vedeva che erano tutti molto esperti e che vivevano con naturalezza il loro essere nudi, il disfarsi e formarsi di sempre nuove combinazioni: tre maschi e una femmina, due femmine tra loro, poi due coppie a formare una catena di culi, cazzi e fighe con un continuo scambio di posti. L’atmosfera era ancora molto carica e il grande godimento era espresso da gemiti, urla e dal rumore dei cazzi che sbattevano in bocche, fighe e culi. La dark room era in penombra e un cordoncino all’ingresso stava a significare che si poteva solo guardare, ma non entrare. Quasi sicuramente si trattava di frequentatori assidui, che avevano ormai creato un proprio gruppo di gioco.
Tornammo nel salone per bere qualcosa e ci unimmo ad altre tre coppie che ci resero partecipi dei loro discorsi e così imparammo molte altre cose su come funzionava la vita all’interno del club: il ruolo dei singoli, come si preparavano le gang bang, come si poteva essere ammessi alla dark room e così via. L’affiatamento con le altre coppie fu immediato: erano belle persone, educate e, quel che più importava, assolutamente disinibite: una delle donne era stata addirittura l’animatrice dell’orgia e a Emme era piaciuta moltissimo. Ci scambiammo palpatine, baci e i complimenti per quanto avevamo combinato durante la nottata e ci demmo appuntamento per la settimana successiva. Ci rivestimmo e uscimmo a prendere finalmente aria. Erano le tre del mattino, e non avevamo affatto sonno. Tornammo a piedi in albergo scambiandoci impressioni e sensazioni. Ci eravamo resi conto di cosa servisse per entrare in sintonia con il mondo degli scambisti: carica erotica, disinibizione assoluta e mancanza di gelosia. ‘Per questa volta ti &egrave andata bene. Ero qui per imparare. Ma la prossima volta non sarai il solo a godere della mia topa. Mi sarebbe piaciuto tantissimo partecipare alla gang bang. Erano tutte proprio affamate, come lo ero anch’io. Avrei voluto essere la, in mezzo a loro, a ricevere le attenzioni di quel nugolo di arrapati.’ Da parte mia, le ribadii che ero ancora troppo inibito per essere libero di esprimermi liberamente in mezzo a quelle orge e per accettare senza danni il suo voler essere a disposizione di tutti.
Nell’ascensore, prima di entrare in camera, mi disse: ‘Guarda che il tuo compito stasera non &egrave ancora finito. Se la settimana prossima devo essere pronta a tutto, devo avere il culo rodato agli imprevisti. Sai che da quel lato sono vergine. Se vuoi essere il primo, devi approfittare di questa povera fanciulla’. Era brava a lasciarmi sempre senza fiato e, quando voleva qualcosa, sapeva bene come fare. Stesa sul letto, ancora con il bustino e con le calze che erano finite a brandelli, iniziò la sua opera di seduzione. Il mio cazzo, per la sapiente opera della sua bocca e per la prospettiva di poter entrare nel suo splendido culo, entrò in tiro. Le tolsi quella specie di corazza sensuale che per tutta la nottata aveva voluto tenere, le calze finirono strappate del tutto e il suo splendido corpo fu libero, a mia completa disposizione. Leccare, accarezzare, lappare, mordicchiare &egrave sempre stata la mia passione. I capezzoli, la figa, il culo, le orecchie: nulla sfuggiva al mio lento lavoro di riscaldamento e di preparazione. Stesa sul letto a pancia in giù, le misi un cuscino sotto il ventre in modo da avere a portata di bocca e di lingua il suo taglio perfetto e il buchino ancora vergine. La mia saliva aiutava la lingua ad insinuarsi dappertutto. Le grandi labbra erano arrossate dal piacere e il culo si contraeva ritmicamente quando la lingua si apriva uno spiraglio. Era tutta bagnata e ansimava. Le mie dita entravano facilmente nella sua figa: dopo averle bagnate ben bene dei suoi umori, iniziai un lento lavoro di educazione per l’altra entrata. Prima un dito, piano piano. Sembrava restia, ma il mio compito doveva essere portato a compimento. Il medio si unì all’indice e sentii che si stava rilassando. Alternando la penetrazione all’opera di dilatazione, potevo ora inserire ben dentro la mia lingua. Ansimava, era davvero infoiata. Stava per perdere anche questa verginità ed era orgogliosa del passo che stava per compiere. La montai da dietro, prima nella figa per lubrificarlo un po’, poi il mio cazzo finì appoggiato al suo buco. Non ci fu bisogno di grandi spinte per farlo entrare completamente dentro di lei. Lo stava ricevendo con l’anello rilassato, aveva studiato bene, aveva capito tutto. Aggrappato alle sue tette la inculai veramente alla grande. Smaniava, si contorceva, a volte rischiando di farselo uscire. Non riuscendo più a trattenermi, le inondai le viscere con il mio fiotto. ‘Sì, sì, adesso sono cresciuta. Finalmente ce l’ho fatta a farmi sverginare il culo. Sei stato veramente grande. Sapevo di poter contare sulla tua fame arretrata. L’avevo scritto anche sul confessionale del nostro sito d’incontri. Quando hai tempo voglio che legga il mio messaggio’.
Ci addormentammo felici per i progressi compiuti, allontanando per il momento dalla mente i pensieri di quando dovevamo ancora imparare.
Quando il giorno dopo entrai in rete, cercai immediatamente il suo messaggio. Mi lasciò sbalordito e felice. Diceva: Confesso che sono fuori di testa per il mio uomo 54enne che potrebbe essere mio padre. Sabato ci vedremo di nuovo e scoperemo come matti. Mi farò inculare (lui &egrave il mio primo inculatore in assoluto) e chiavare per ore. Siamo adulteri e non abbiamo il minimo senso di colpa. Ci frequentiamo da due mesi. Sono una grande peccatrice, ma per nulla al mondo rinuncerei a quello che faccio’.
Le lasciai la mia risposta: ‘Mi sto perdendo dietro a una troia, giovane, ma sempre in calore, con la quale sto provando esperienze arrapanti e perverse. A lei piace il mio cazzo e a me piace la sua figa e il suo culo, che mi dona generosamente: Non avrei mai pensato che assieme saremmo potuti diventare così porci’.
Ci eravamo conosciuti su quel sito. Avevo letto il suo annuncio che diceva: ‘Vorrei conoscere un uomo maturo per essere avviata alla perversione. Sono eccitata dai maschi maturi dai quali vorrei essere trattata come una cagna in calore. Sono una giovane puledra che ha bisogno di sperimentare e di perdersi’. L’avevo contattata, ci eravamo sentiti e lei infine mi aveva scelto per portare a compimento la sua missione: diventare sempre più porca, con un vecchio bavoso ad accompagnarla sulla strada dell’erotismo. Ed ora eccomi qui, ad aggiungere un nuovo tassello, forse quello più importante per la mia tardiva emancipazione: la disintegrazione di ogni forma di gelosia: Sì, perché questa volta, se aveva deciso di andare fino in fondo, di mettere in pratica quanto avevamo appreso nel club, la prova che mi attendeva era veramente grande. Sarei stato capace di essere vicino a lei mentre altri la toccavano, la rivoltavano, le riempivano tutti i possibili orifizi? Nella settimana che ci separava dalla nostra seconda visita al privé questa domanda tornò diverse volte ad occupare la mia mente. Finalmente il sabato arrivò e ci ritrovammo di nuovo a quell’ingresso. Questa volta non avevamo bisogno dei preliminari, ormai conoscevamo il posto e avevamo fatto amicizia con alcuni dei frequentatori. Indossava un abito bianco lungo, con sottili spalline ad evidenziare la bellezza del suo seno e un’asimmetria che, lasciando scoperta buona parte di una gamba, permetteva di intravvedere un perizoma grigio. Non lasciò nulla, in guardaroba. Nel salone c’era un buon numero di persone e l’atmosfera era riscaldata da una musica sensuale. Qualcuno ballava mentre altri, seduti sui divanetti, bevevano e parlavano. Ci avvicinammo alla zona dove avevamo intravisto due delle coppie che ci avevano dato appuntamento. Ci sedemmo in mezzo a loro e fummo aggiornati sul programma della serata: erano in attesa dell’altra coppia, che era andata a fare da esca in giro per le varie salette. L’idea era di giocare un po’, di riscaldarsi e di rimorchiare qualche singolo. Se ci andava di aggregarci a loro, avremmo fatto faville. Le ragazze erano molto belle: una rossa, alta, con un paio di gambe favolose e un seno strizzato da un miniabito rosso, con una profonda scollatura, la seconda, mora, più bassina, formosetta, ma molto sexy con una salopette bianca, portata a pelle. Il feeling fu subito molto buono e, appena rientrata l’altra coppia dal giro di perlustrazione, iniziammo subito ad approfondire la conoscenza. La terza ragazza, l’animatrice della gang bang della settimana precedente, sprizzava voglia di sesso da ogni parte. Era già in mutandine e reggiseno e sparigliò subito le coppie. Eravamo ancora al centro del gruppo e lei si occupò subito di noi. Si era accorta del fascino che esercitava su Emme e così, accoccolata in mezzo a noi cominciò ad accarezzarle le spalle, insinuando una mano nella scollatura. Con l’altra tastò la consistenza del mio pacco con carezze lunghe e lente sopra la stoffa dei pantaloni. I maschi, che si erano tolti le camicie, si incrociarono sulle ragazze, toccandole, carezzandole, baciandole. Io, ancora piuttosto restio al coinvolgimento, ammiravo soprattutto la naturalezza delle donne nel lasciarsi andare e nell’accogliere le attenzioni dei partner. Uno di loro si avvicinò a Emme e le scavallò le gambe. Il mio primo impulso fu di bloccare la sua mano, ma il gemito della mia donna mi fece capire che tutto stava andandole alla perfezione. Mi tranquillizzai ed cominciai ad accorgermi delle attenzioni che mi venivano rivolte dalla leader del gruppo. La sua mano era ora più insistente: liberò la lampo e si insinuò all’interno cominciando a tirarmelo fuori dai pantaloni. Feci appena in tempo ad accorgermi che con l’altra mano aveva abbassato le bretelle di Emme, lasciandole le tette scoperte. Due uomini si avvicinarono da dietro e cominciarono a toccare la sua pelle nuda, i suoi capezzoli turgidi. Quello che si stava dedicando alle sue gambe le aveva rialzato il vestito sul ventre e le stava togliendo le mutandine. Ancora un fremito di gelosia, subito smorzato da Emme stessa che, con tutta naturalezza, mi si avvicinò, mi prese il cazzo in mano e lo porse alla bocca della calda ragazza che mi stava lavorando. Mi tolsi tutto e cercai di godere il più possibile il calore di quella bocca affamata. Il vestito di Emme era finito a terra e lei era lì, tutta nuda, a ricevere le attenzioni di tre uomini e di una donna che, oltre a lei, stava facendo godere anche me. Vedevo la sua figa, per l’occasione completamente depilata, brillare di umori. Doveva essere tutta bagnata e eccitata. Le altre due ragazze si stavano baciando e toccando, emettendo mugolii di piacere. Adesso i tre maschi erano di fronte ad Emme: i loro cazzi erano uno nella sua bocca e gli altri nelle sue mani. Si alternava su di loro con grande naturalezza. La ragazza si stava dedicando ora solo a me e io stavo collaborando con bramosia. Le altre due smisero di baciarsi e si avvicinarono a noi: ero nuovo per loro, e il mio cazzo le attirava. Le loro bocche erano morbide, la loro abilità immensa. Avevamo su di noi l’attenzione di tutti e numerosi singoli, in attesa della gang bang, si accalcarono nel nostro angolo per vedere e per approfittare delle grazie di quelle quattro infoiate. La leader mi sussurrò all’orecchio: ‘Spostiamoci un una saletta. La prima che troviamo libera la occupiamo. Saremo più comodi e tutti quegli assatanati potranno gustare meglio il nostro spettacolino’. Tutti ci spostammo così nella sala con il grande divano circolare rosso. Ci disponemmo al centro ed iniziò un’orgia indimenticabile. Emme era l’attrattiva principale: avevano capito tutti che smaniava dalla voglia di provare emozioni forti ed assolute. Uno degli amici si sdraiò e l’attirò sopra di sé. Per la prima volta, sotto i miei occhi, un cazzo si fece strada nella sua figa e cominciò a pomparla in maniera decisa. Ero troppo impegnato, per poter essere geloso: stavo leccando una ragazza mentre questa stava spompinando il compagno della sua amica. Il quale, a sua volta, si era portato dietro Emme. Il suo cazzo, ben lubrificato, non tardò molto a trovare posto nel suo buchino. La vedevo dimenarsi, sentivo i suoi lamenti rochi che ben presto furono soffocati da un terzo poderoso arnese che si infilò nella sua bocca ansimante. Era instancabile, inesauribile. Eravamo circondati da un nugolo di singoli che smaniavano per prendere parte alle operazioni. Ogni tanto qualcuno riusciva ad avvicinarla e allora le sue mani arpionavano un cazzo e lo segava con furore. La ragazza che stavo leccando mi attirò sopra di s&egrave: aveva una figa morbida, tutta bagnata e mi fu facile entrare dentro di lei. Un’altra si inginocchiò al mio fianco e mi porse il buchino da leccare. Dita e lingua non smettevano un attimo di penetrare, lappare, risucchiare. I miei sensi erano tramortiti per l’abbondanza di culi, tette e fianchi da abbrancare e maneggiare. Tutte e tre le ragazze si alternarono nell’accogliermi dentro di loro. Tutte, tranne Emme, godettero dei miei colpi. Emme no, lei era impegnata a darsi, a farsi riempire da cazzi sconosciuti, a segare uccelli di ogni forma e consistenza, a farsi dare delle puttana e della vacca da tutti quelli che godevano di lei, del suo corpo stupendo e della sua voglia insaziabile. Tutto durò per un tempo che mi sembrò interminabile: Sborrai sul ventre della rossa, mentre la mora si affrettava sulla mia cappella per ripulirla e per ricevere le ultime gocce di nettare. Svuotato ed esausto, riuscii a vedere tutta la scena finale dell’orgia: Emme, sempre con i due cazzi ben piantati dentro di s&egrave, fece godere uno alla volta, nella sua bocca, sulle sue spalle e sul suo viso almeno sei cazzi. Con perfetto sincronismo, i ragazzi vennero simultaneamente dentro di lei, che lanciò un urlo liberatorio e si accasciò su quello che le aveva riempito la figa. Dopo un po’ sollevò lo sguardo e mi cercò con gli occhi. Quello che vide dovette lasciarla soddisfatta, perché mi mandò un bacio e mi sorrise.
Ci volle po’ di tempo per riacquistare le forze, rialzarsi ed andare nelle docce a rinfrescarsi. La gang bang, per quella sera, aveva perso alcuni dei suoi protagonisti. Quando ritornammo nel salone, era appena terminata e stava ritornando una calma apparente. Rimanemmo nel nostro angolo, ancora tutti nudi, a bere e a chiacchierare. Il più bel complimento fu della leader, che mi disse: ‘E’ stata l’orgia più bella alla quale abbia mai partecipato. Grazie alla tua donna, che &egrave veramente una gran porca. Ma anche tu ti sei comportato bene. Penso che assieme faremo scintille nei prossimi incontri.’
‘Eh sì, dobbiamo provare ancora qualcosa. La gang bang, la dark room’ Penso proprio che torneremo presto’ disse Emme. ‘Sarà proprio il caso di programmare qualcosa di piacevole. Ma intanto, vieni, che andiamo a vedere cosa sta succedendo in giro’. E la nostra guida se la portò via. Non si stava male assieme ai nuovi amici. Dopo alcuni drink, la rossa si infilò gli slip e mi prese per mano. ‘Vieni, che andiamo anche noi a vedere che aria tira’. Mi misi i pantaloni e la seguii. ‘Dopo la gang bang, per chi sa aspettare, viene il momento più bello, almeno per noi donne’ mi disse sussurrando. ‘Dopo essersi scaricati, soprattutto i singoli riprendono forza e, quelli più bravi, tornano subito disponibili. Li vedi? Sono già di nuovo in tiro e la loro seconda carica sarà più lenta, ma molto più intensa e prolungata. A me piace tantissimo quando mi scopano a lungo senza venire subito. Godo come una matta’. Le varie salette erano tutte occupate e in quella con il divano nero trovammo Emme e la sua nuova amica che rispondevano alle attenzioni di due coppie che se le stavano contendendo. ‘Non ti fa più effetto vederla così disponibile a ricevere cazzi sempre nuovi?’ mi disse la rossa. ‘Un po’ ancora mi blocco, ma riesco a darmi pace sapendo che &egrave così felice di farsi sbattere. E poi anch’io cerco di fare del mio meglio” e così dicendo la trascinai nella saletta rossa, che era diventata la mia preferita. Ci sedemmo sul bordo del divano, vicino a due donne non più giovanissime, ma ancora molto belle ed affamate. Cominciai a baciarla e immediatamente sentii che i miei pantaloni stavano ancora d’intralcio. Le due vicine mi stavano slacciando la cintura portando allo scoperto il mio arnese. Cominciarono a scambiarselo, facendomi impazzire dal piacere. Le mie mani si spostavano dall’una alle altre, toccando, penetrando, strizzando. Avevo voglia di leccarle, così mi inginocchiai davanti a loro leccandole a turno e infilando le mie dita in buchi sempre più bagnati e aperti. Arrivarono due maschi ad aiutarmi nell’impresa e così riuscii a dedicarmi in esclusiva alla mia rossa. Salita sul divano, si mise alla pecorina dandomi la possibilità di scegliere dove entrare. La sua figa era talmente bagnata che il mio cazzo rischiava sempre di uscire. Era così impregnato dei suoi umori che trovò subito l’altra entrata. Era una concatenazione unica di sensazioni arrapanti e piacevoli. Con la mia mano che le accarezzava il clitoride, riuscii a portarla ad un orgasmo lungo e squassante. Quando sentii che anch’io ero pronto ad esplodere, le tolsi l’uccello dal culo e glielo misi in bocca, inondandole la gola. Rantolavo dal godimento e anche la mia partner era stremata e stordita. Rimanemmo per un po’ sdraiati a riprendere forze, dopo di che facemmo il cammino all’incontrario verso le docce. Non incontrammo né Emme né la sua amica, che evidentemente erano ancora infrattate in qualche angolo. Non fecero ritorno al salone che dopo quasi un’ora. Erano sfinite, scarmigliate e felici. ‘Volevo contare quanti cazzi sarei riuscita a farmi, ma ero troppo impegnata e ho perso il conto’ – mi disse la mia amante con un filo di voce ‘ ‘ed ora sono qui con la figa in fiamme, il culo che mi brucia e la bocca slogata. Ti racconterò poi i particolari. Quello che importa &egrave che ho vissuto un’ammucchiata indimenticabile. Mi sono sentita potente, bella, irresistibile. Vedere tutti quei maschi che mi sbavavano dietro, che cercavano il mio corpo, che lo usavano mi ha dato alla testa’. ‘Eri irresistibile’ ‘ confermò la sua amica ‘ ‘mi sa che stai diventando più troia di me. Ti voglio proprio organizzare una bella festa, la prossima volta. Sarai tu al centro della gang bang. Li attirerai tutti come il miele e si svuoteranno su di te. E poi andremo tutti a caccia nella dark room. Che voglia, non vedo l’ora di vedervi tutti all’opera’.
La nostra seconda tappa al club era stata proprio proficua. Avevamo avuto dei bravi maestri, ma di nostro ci avevamo messo una grande voglia di imparare, di essere all’altezza. Andammo in albergo sfiniti, ma estremamente decisi ad andare avanti sulla strada dell’erotismo più spinto.
Adesso che anch’io non avevo più alcun timore ad affrontare il sesso di gruppo, lo scambio di partner e l’esibizionismo più sfrenato, morivo dalla voglia di ritornare al club e di vivere sempre nuove emozioni arrapanti. Passarono tre settimane, prima che tutti riuscissimo ad avere un giorno che potesse andar bene a tutti. Ero curioso di vedere come si sarebbe vestita: riusciva sempre a stupirmi per come sapeva valorizzare la sua straordinaria bellezza e la sua sensualità. Si presentò che era quasi l’una, con un trench leggerissimo, che lasciava scoperti solo i piedi (scarpe con cinturini e tacco alto, stavolta), e non più di trenta centimetri di gambe coperte (se così si può dire) da calze a rete nere. Cosa ci fosse, sotto, lo scoprii al guardaroba: si tolse il soprabito ed entrò nel salone con un abitino nero cortissimo, con una sola spallina, fermato in vita da una cintura sottile e che lasciava intravvedere mutandine e reggiseno in pizzo dello stesso colore. Era fiera di avere attirato su di sé gli occhi di tutti i presenti, alcuni dei quali avevano già avuto modo di sperimentare la sua carica di sensualità. Era già quasi l’ora della gang bang e i nostri amici ci stavano aspettando. Mentre bevevamo un drink per carburare, quella che era ormai diventata la sua amica del cuore la aggiornò su come aveva organizzato la serata. Come aveva anticipato, sarebbe stata lei l’attrattiva principale e doveva meritarsi il titolo di grande troia che le avevamo dato. Aveva concordato con il dj una serie di pezzi musicali incalzanti, per darle modo di surriscaldare l’ambiente. Scese in pista con altre due donne e, sotto la luce di un faretto che le inquadrava, cominciarono a muoversi e a liberarsi, poco alla volta, dei pochi indumenti che indossavano. Emme si tolse la cintura, lentamente si sfilò il mini abito e per un po’ danzò con indosso solo le calze, lo slip e il reggiseno. Quando le altre due furono nude, piano piano si tolse il reggiseno e con movenze da professionista si tolse le mutandine, rimanendo con le sole calze. Una musica techno diede il segnale d’inizio dell’orgia: le ragazze si portarono nell’angolo con la gabbia inseguite da una ventina di maschi infoiati e già con il cazzo in mano. Emme si muoveva quasi in trance: tutti la cercavano e lei, dietro le sbarre, allungava le mani e spalancava la bocca a catturare tutti gli uccelli che le si avvicinavano. Inginocchiata per poter meglio succhiare, con le mani masturbava e segava. Quando si girava, avvicinando il culo alle sbarre, quelli a tiro le sfregavano il cazzo sulle chiappe e sulle cosce. Le altre due donne non volevano essere da meno e facevano a gara a chi acchiappava più membri, a chi ne faceva venire di più. Emme volle girarsi di fronte ai maschi e si avvicinò aggrappandosi ad una sbarra e facendo sporgere le gambe. Uno si precipitò su di lei e riuscì ad infilzarla, dandole due o tre colpi. Subito si liberò di lui e, voltandosi di spalle, permise ad un altro di avvicinare l’uccello al suo culo. Due colpi e subito ritornò a voltarsi abbrancando cazzi e spompinando. Nel giro di un quarto d’ora, uno dopo l’altro, i maschi cominciarono a svuotarsi e a sborrare. Le ragazze si avvicinarono per ricevere l’omaggio del loro seme. Ben presto furono interamente ricoperte di sborra. Seni, culi, fianchi, capelli rilucevano per gli abbondanti schizzi ricevuti. Il volume della musica diminuì, le luci si abbassarono e le tre porche ne approfittarono per ritornare dai propri amici, per farsi applaudire e per godere della popolarità raggiunta. Emme mi si avvicinò e volle che la accompagnassi alla doccia. Mi spogliai anch’io e la seguii, fiero che fosse la mia donna e per gli sguardi di ammirazione che raccoglieva al passaggio, e non soltanto dai maschi.
Entrammo insieme sotto la doccia. Il suo corpo aveva bisogno di una bella ripulita, così ne approfittai per insaponarla e accarezzarla tutta. La sensazione della sua pelle bagnata sotto le mie dita fece sì che mi si drizzasse immediatamente il cazzo. Percorrerla tutta, aprirle le cosce, pasticciarle i seni era proprio arrapante. ‘Mi piaci così porca, senza paure e senza remore. Il tuo corpo &egrave fatto per essere usato da tutti quelli che lo sanno apprezzare.’ Le mie parole, sussurrate all’orecchio, furono apprezzate. Le sue mani scesero a stringermi l’arnese, dolcemente, languidamente. ‘Sì, sono proprio una gran troia. Mi sono sentita desiderata, ero la regina della festa. Ma ora torniamo in sala, ho voglia di stare in mezzo ai nostri amici tutta nuda. Ho voglia di prendere carezze e sguardi. Devo caricarmi per la dark.’ Il nostro ritorno provocò nelle tre coppie di amici una bella frenesia. Volevano sentire le sue impressioni sulla gang bang, desideravano farle sapere che erano rimasti molto impressionati dalla sua performance e che li aveva attizzati ben bene. Si sedette in mezzo a loro e alla sua amica chiese cosa le piacesse di più della dark room. ‘Essere là dentro al buio, non vedere nessuno e sapere di essere a disposizione di tutti mi sconvolge. Essere toccata, chiavata, inculata da qualcuno che non vedi neanche in faccia ti fa sentire libera, disponibile, porca. Mani che ti toccano, corpi che puoi toccare liberamente, senza porti il problema se sono uomini o donne, E soprattutto un senso di vertigine. Sdraiata, alla pecorina, tutti sono liberi di usarti. E’ una situazione arrapante che non dimenticherò mai.’ ‘Anche per me quello che mi fa desiderare questa esperienza &egrave il buio: non vedere, non distinguere chi ti riempie, chi ti usa mi fa sentire dominata e al tempo stesso potente.’ Intanto che si parlano, si toccano: le mani di Emme sopra i suoi seni, le sue cosce, il suo culo; la sua amica ricambia il contatto e la strizza, la carezza, la fa bagnare. Anche il resto della compagnia non sta fermo: eccitati per i discorsi che si stanno facendo, ciascuno palpa, bacia, lecca. Il mio cazzo &egrave oggetto di attenzioni da parte delle due ragazze che mi stanno sedute vicino: bocca, lingua, mani occupate a lappare, e a ingoiare: tutto con lentezza, senza alcuna frenesia. E’ un arrapamento costante, di quelli che lasciano alla fine le palle doloranti. Alla fine Emme si decide: si sente pronta, calda e disponibile ad affrontare l’incognita del buio. Non vuole che nessuno la accompagni. ‘Io vado, sono agitata, arrapata, piena di voglia di scoprire i miei limiti e le mie paure. Ho voglia di perdermi nel buio. Non voglio vedere chi c’&egrave dentro. Se poi volete venire anche voi, fate pure. Ma dopo.’. Vederla andare via agitata, fremente, meravigliosa nella sua nudità mi fece venir voglia di proteggerla. Ma doveva viverla da sola, questa esperienza, e quindi dovevo rispettare le sue voglie. Mi raccontò poi, quella che era stata la sua esperienza, l’ora di sesso sfrenato che le aveva fatto perdere la nozione del tempo e le aveva dato la consapevolezza di essere un corpo in balia dei desideri di ognuno dei presenti, ma anche di avere la possibilità di usare ciascuno dei presenti per soddisfare voglie, urlare, godere Entrata nella stanza quasi completamente buia, si era gettata immediatamente in mezzo alla mischia. E subito il buio aveva acuito i suoi sensi, unitamente all’atmosfera che si percepiva, attraverso i rumori che ciascuno lasciava a traccia della propria presenza. Urla di godimento, ansimare sincopato e gemiti, odori di corpi sudati, creavano un sottofondo di grande lussuria. I tanti corpi, poi, che si cercavano, che si stringevano. Si distingueva il sesso dei partner solo quando si toccava un cazzo, una figa o un seno. Ma le mani che ti toccavano, non sapevi di chi fossero. Perso completamente il senso dell’orientamento, sdraiata sopra altri corpi, intricata con braccia e gambe era completamente in balia di chiunque fosse lì vicino. La sua figa fu continuamente riempita da dita, cazzi, lingue. Una mano intera, quasi sicuramente di una donna, la penetrò, la riempì completamente. Non si era mai sentita così piena, così ricettiva. Il godimento fu impetuoso: la scossa dei tremiti durò minuti che sembrarono eternità, fino a quando altre mani, altri cazzi la rivoltarono, la infilzarono, la aprirono. Il culo fu allargato varie volte, sborra calda la inondò a varie riprese. Sudore, umori, sperma, tutto contribuiva a rendere il suo corpo scivoloso, aperto, invitante per altre mani e altri cazzi. E lei leccava altri corpi, toccava organi maschili e femminili, segava e succhiava cazzi dai sapori e dagli odori differenti. Tutto senza sapere a chi appartenesse quella parte di corpo, senza vedere chi la riempiva, chi la masturbava, chi la chiavava, chi la faceva gemere e urlare. Uscì sfinita da quella stanza scura destinata a rimanerle nella mente per chissà quanti anni. Uscì barcollando, felice del proprio coraggio, dell’ulteriore cammino percorso sulla strada dell’erotismo e dell’annullamento del pudore. Io ero lì ad aspettarla, per leggerle negli occhi l’eccitazione e lo stordimento. Per stringerla a me, per annusarla, per percepire con tutti i sensi i cambiamenti del suo corpo e le emozioni di cui era stata fatta partecipe.
Le amiche si strinsero a lei, volevano sapere tutto, conoscere i particolari. ‘E’ stato fantastico, una cavalcata senza respiro. Mi sentivo annullata nella mia personalità, a disposizione di chiunque fosse lì a portata di mano o di cazzo. Deve sentirsi così una puttana: disponibile a fare tutto, con tutti, senza porsi limiti, senza poter scegliere.’. ‘Sì ‘ intervenne la sua amica ‘ anch’io ho vissuto come te le mie esperienze in dark. E’ davvero come essere una puttana, una escort. Solo che qui nessuno ti paga. E – aggiunse sottovoce ‘ può essere ancora più divertente e arrapante farlo per soldi’. ‘Dici? Quasi quasi mi lascio tentare da questa nuova esperienza’.’.
Continuammo ancora per un po’ a fare gruppo, a conoscerci più a fondo, fino a che venne l’ora di andare. Anch’io avevo svuotato il mio seme in ogni orifizio, avevo leccato, accarezzato strizzato e palpato culi e tette, cosce e fianchi. Ci rivestimmo, salutammo gli amici e ci incamminammo verso l’albergo con la voglia di sapere tutto, di immagazzinare l’esperienza accumulata e di farla diventare ragione di vita.
Escort
In albergo continuò a raccontare di quella fantastica esperienza, di come il piacere potesse raggiungere l’apice semplicemente perdendosi nelle sensazioni, negli odori, nella promiscuità più assoluta. Era talmente frastornata che andò avanti per ore a cercare di trasmettermi la sua euforia e a coinvolgermi nel suo stato mentale. Eravamo stesi nudi, con la luce accesa: mi indicava le nuove posizioni che aveva sperimentato, mi ripeteva le frasi sconce che le avevano dedicato. La sua eccitazione era palpabile, e presto divenne la ‘nostra’ eccitazione. Baci, abbracci e poi di nuovo incollati, a godere non solo dei ricordi ma anche del presente, fatto del suo corpo arrossato, spalancato, bagnato e sudato. Alla fine, era ormai l’alba, salì su di me e cominciò a godere del mio cazzo: con movimenti lenti, studiati: riuscì a procurarsi un orgasmo semplicemente muovendo il bacino e sfregandosi il clitoride contro le mie palle. Finalmente anch’io riuscii a scaricarmi, esplodendo dentro di lei tutta la tensione e l’erotismo accumulato in tante ore.

Nei cinque mesi successivi, da soli o con gli amici, frequentammo tutti i club delle città vicine, arrivando anche in Francia e Svizzera. Non eravamo più dei novellini, così che tutte le situazioni nuove venivano vissute con maggiore consapevolezza. In un club sado-maso riuscì ad attirare su di sé le attenzioni di tutti i presenti: si presentò avvolta in una tunica, con un collare da schiava e nient’altro. Si lasciò completamente andare, affidandosi a un master che le fece conoscere nuove sensazioni: fu legata, frustata, appesa. Fu riempita, penetrata da mani, cazzi e falli di ogni dimensione. Quando uscimmo, la dovetti quasi sorreggere tanto era stata strapazzata: ci vollero due settimane perché la sua pelle perdesse i segni di quell’esperienza.

Quella che era ormai diventata la sua migliore amica, tornava ogni tanto alla carica con l’idea di farsi scopare per soldi. In qualche occasione, ci disse, faceva da escort a uomini d’affari in città per convegni o per altro. Conosceva una signora che gestiva un giro di squillo e, talvolta, partecipava anche lei a feste e serate che finivano invariabilmente a letto. Non lo faceva perché avesse bisogno di denaro, semplicemente le piaceva da morire l’idea di farsi scopare e di farsi pagare, di non dover scegliere, ma di andare alla scoperta di quello che la serata le andava proponendo. Le piaceva lasciarsi andare alla sensazione di vendersi, godendo del fatto di accompagnarsi a perfetti sconosciuti che, per una notte, potevano disporre di lei a piacimento. E finì col proporre anche a Emme di far parte del gioco. Io non ero molto contento dell’idea, ma, visto il suo entusiasmo, a poco a poco, finii per adeguarmi. L’occasione si presentò quando la delegazione di una consociata francese venne a Milano per un convegno. Da sempre queste occasioni richiedevano il reclutamento di escort per allietare le serate dei partecipanti. Di solito era un collega ad occuparsi dell’organizzazione, ma questa volta chiesi di essere io a gestire il tutto. Alla maitresse furono richieste tre squillo, per i due ospiti e per me. Naturalmente due erano Emme e la sua amica, con l’aggiunta di una splendida mora di passaggio in città. L’ingaggio era per la tarda serata e per la notte a mille euro a testa con l’obbligo di soddisfare ogni capriccio degli ospiti. Ai francesi l’onore della scelta. Neanche a farlo apposta, scelsero le due compari, così che a me rimase la mora. Si presentarono tutte e tre nel bar dell’albergo dove aveva sede il convegno vestite elegantemente : la loro comparsa suscitò subito l’entusiasmo dei francesi che si misero subito a stuzzicarle e coccolarle. Io dovevo fingere di non conoscerle, e così cominciai anch’io a corteggiarle. A cena eravamo seduti alternati e le mani talvolta sparivano sotto la tovaglia. Vedere la mia donna corteggiata e palpata in pubblico da uno sconosciuto, ormai non mi creava più ondate di gelosia: contava ormai, sempre e comunque, il suo piacere. Il vestito ampio e molto scollato, permetteva alle mani dell’ospite la possibilità di insinuarsi nella manica per accarezzare i seni liberi e sodi o di sollevare l’orlo per accarezzare le cosce fasciate da calze e giarrettiere. Anch’io mi davo da fare, ma era più lo spettacolo che Emme stava mettendo in scena ad attirare la mia attenzione. Anche la sua amica era entrata pienamente nel gioco: conoscendo tutte e due perfettamente il francese, erano in grado di essere ancora più provocanti aggiungendo alla disponibilità dei propri corpi la possibilità di scambiare battute salaci e sconce. Il dopo cena finì nella suite che ospitava i francesi, grande a sufficienza per accogliere le nostre performances. Con l’aiuto di luci soffuse e di buona musica, a turno le ragazze iniziarono a spogliarsi. Non c’era molto da togliersi e le coppie diedero subito origine a grovigli di mani che toccavano, corpi che si contorcevano, sessi che si cercavano. Prima separatamente per coppia, poi attraverso incroci e scambi, l’esplosione del piacere fu dirompente. La professionalità delle ragazze, la loro bellezza fecero arrapare i due transalpini e il loro ospite, li fecero godere allo spasimo. Toccò anche a me di aprire il culo di M mentre uno le sfondava la figa e l’altro si faceva succhiare l’uccello. Fu un’altra nottata senza freni e senza inibizioni che si concluse con le ragazze che intascavano il proprio compenso. Io uscii con le ragazze: la mora non sapeva della nostra tresca e quindi le lasciai facendo ritorno da solo al mio albergo. Dopo un’oretta, Emme mi raggiunse raggiante, orgogliosa della nuova prova superata e felice per l’avventura. Mi raccontò anche delle chiacchiere che avevano fatto tra di loro nel bar dove avevano bevuto un cappuccino prima di dividersi. Dialoghi di donne, consapevoli del potere enorme che possono esercitare su noi maschi.

Anch’io ero felice dell’esito della serata e contento per come mi ero comportato e per la scomparsa finale di ogni forma di gelosia. Ma ero anche consapevole del fatto che forse le prove e le sperimentazioni potevano considerarsi concluse. C’&egrave sempre modo di continuare ad imparare, ma i progressi fatti in un anno e mezzo erano stati eccezionali.

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