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Orgia

Ricordi di università

By 3 Novembre 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Che belli i tempi dell’università. Li ricordo sempre con immenso piacere. Ho certo faticato tanto negli studi, ma mi sono anche divertito un sacco. Eppoi, diciamocelo chiaramente, l’età tra i 18/19 ed i 24/25 anni &egrave un periodo della vita in cui si sta proprio bene. Il fisico ha appena completato il suo complesso percorso di maturazione e la mente &egrave curiosa ed indagatrice. Insomma sia che si sia femmine che maschi questa &egrave l’età in cui si raggiunge la pienezza dell’equilibrio psicofisico e in cui le energie che si hanno cercano in ogni occasione di esplodere prorompenti. E quelle sessuali scorrono nelle vene come torrenti di montagna a pulsano nelle viscere come mantici.
E’ finito il liceo, si cerca la propria strada, si aprono orizzonti infiniti e la confusione che si ha nella mente &egrave tanta perché innumerevoli sono le opportunità.
Io scelsi, a fatica e dopo non pochi dubbi su quale facoltà scegliere e dove, scelsi dicevo di iscrivermi all’università della mia città. Una città di medie dimensioni del centro Italia. Come facoltà scelsi Scienze Politiche perché attratto da tutto quanto riguardasse il sociale e la ricerca sulla comunicazione.
Tempi duri mi aspettavano, in particolare dal punto di vista delle levatacce la mattina ! Scienze politiche nella mia città &egrave una delle facoltà con maggior numero di iscritti così fin dal primo giorno di lezioni mi trovai a combattere a spintoni per trovare un posto a sedere.
Fui fortunato a dire il vero il primo giorno, perché nonostante la folla riuscii ad individuare un posto libero nelle primissime file. Un’ottima postazione per chi, come me aveva desiderio di non perdersi una parola delle parole dei professori. Per essere onesti non sono mai stato uno studente modello, anzi, il mio carattere introverso mi ha sempre reso difficile il rapporto con i professori e soprattutto le interrogazioni. Quindi cercavo di combattere queste mie difficoltà anche cercando sempre i posti più vicini alla cattedra.
Ah, ma mi sono dimenticato di presentarmi, che sbadato. Mi chiamo Giò, o meglio questo &egrave il diminutivo con cui tutti mi chiamano.
Figlio di un padre severo e di una madre artista. La mia educazione &egrave sempre stata improntata alla moralità e al senso dell’etica, non religiosa, ma laica. Mio padre, praticamene filosofo per vocazione e profondo conoscitore della cultura classica aveva infuso a me e mio fratello più grande un forte senso di responsabilità verso sé stessi e di rispetto verso gli altri, mi madre, eterea e fantasiosa aveva cercato di sviluppare in noi il senso della creatività e dell’esplorazione continua.
Ma torniamo al primo giorno di università. Non credo ai miei occhi, trovo un posto nelle prime file e per giunta accanto ad una ragazza dall’apparenza molto carina.
‘E’ libero?’ faccio io con aria un po’ timida indicando il sedile di legno ricoperto di incisioni e di scritte decennali.
‘Certo, siediti pure!’ mi risponde lei con una vocine sottile ma dolce, melliflua ma pungente e spalancando due occhi grandi color nocciola chiaro incastonati in un viso un po’ alla Modiglioni ma molto più proporzionato. I capelli castani lunghi fino al sedere, lisci e sottili la facevano sembrare una Madonna di dipinti antichi dal corpo sottile e flessuoso sotto i vestiti eleganti ma sobri. Il poco trucco usato sapientemente metteva in rialto i lineamenti del suo viso dalla pelle molto chiara.
‘Grazie, ciao io sono Giò’
‘Ed io mi chiamo Enrica, piacere’
‘Che indirizzo intendi scegliere dopo il primo biennio ?’ le chiedo dato che a quel epoca la facoltà offriva diversi indirizzi di specializzazione dopo il primo biennio di materie comuni.
‘Ancora no ho deciso, ma credo che alla fine sceglierò l’indirizzo Internazionale. E tu’
‘Bh&egrave, io ho già deciso che farò l’indirizzo politico-sociale perché poi vorrei occuparmi di giornalismo’
‘Ah bello, a me piacerebbe tanto lavorare nelle Ambasciate all’estero, credo che sarebbe un bel modo per conoscere culture diverse’
Senza volerlo avevamo intavolato una piacevole conversazione che però venne presto interrotta dall’arrivo del professore e dall’inizio Ufficiale del nostro primo anno universitario. Alla fine della giornata non posso dire che eravamo diventati amici però quanto meno eravamo in buonissimi rapporti. Decidemmo infatti, per alleviare la fatica delle levatacce mattutine all’alba per prendere i posti in aula di fare a turno, un mattina andavo io e la seguente lei.
Iniziò così una collaborazione che andava oltre questo semplice scambio di cortesia, cominciammo a scambiarci gli appunti e a suddividerci le sbobinature delle lezioni. La cerchia delle conoscenze andava anche allargandosi e quindi nel nostro piccolo gruppo entrarono a far parte anche altre due ragazze e un ragazzo, Paolo che, come me mise un pò gli occhi addosso ad Enrica non solo come amica. Paolo era simpatico, alto, moro, magro ma non filiforme. Dai modi allegri cui però alternava momenti di profonda chiusura. Sapevamo benissimo che Enrica era fidanzatissima, e quindi nessuno di noi due voleva fare la prima mossa anche perché non volevamo comunque perdere una amica compiendo azioni che la avrebbero probabilmente allontanata da noi.
Un lunedì però la vedemmo arrivare in aula sconvolta. Gli occhi gonfi e stanchi, il colorito pallido ed i vestiti, contrariamente a quanto accadeva normalmente, molto meno curati. Sembrava un’altra Enrica.
‘Che succede Enry ?’ le chiesi in una pausa tra una lezione ed un’altra.
‘Bh&egrave sai questo fine settimana ho litigato con il mio fidanzato. Ma il problema non &egrave dato da questo litigio, il fatto &egrave che da quando mi sono trasferita per tutta la settimana qui in città e quindi ci vediamo meno, il nostro rapporto &egrave decisamente peggiorato e non credo che durerà a lungo se continua così, lui &egrave troppo geloso’
‘Mi dispiace Enry! Ma non sapevo che abitassi in città!’
‘Sai, &egrave vero che i miei stano solo a 50 km da qui, ma con la folla che c’&egrave ho chiesto se almeno per i primi 2 anni erano disposti a finanziarmi un piccolo appartamento in modo da evitare il viaggio di andata e ritorno tutti i giorni- Loro sono stati molto comprensivi e mi hanno accontentata trovando un monolocale che divido con una mia amica che frequenta biologia’
‘Capisco’ le risposi ‘come avresti fatto ad alzarti tutte le mattine alle 5,00 per essere qui in tempo per prendere un posto, e ripartire alla fine delle lezioni che spesso &egrave alle 19,00 e trovare anche il tempo per sbobinare e studiare?’
‘Certo, solo che Francesco non lo capisce. E’ abituato che io sono lì a pochi minuti da casa sua e che possiamo vederci quando vogliamo. Ma adesso questo non &egrave possibile e io mi sto scocciando delle sue scenate di gelosia. In fondo ho 19 anni e ho il diritto di fare quello che voglio!’
Mi dispiaceva davvero di vedere Enrica così abbattuta anche se, non lo nascondo, il fatto che il rapporto con il suo fidanzato non andasse bene, in fondo mi rincuorava un po’ sulle chanches che avrei potuto avere io. O Paolo, visto che anche lui aveva ascoltato la conversazione.
Per cercare comunque di tirarle su il morale proposi di uscire tutti insieme quella sera a fare un pò di baldoria. Organizzammo così una serata al cinema con altri componenti del gruppo cui si unì anche Daniela, la compagna di casa di Enrica.
Daniela era quasi l’opposto di Enrica. Una ragazza dalle forme molto mediterranee, rotonde e sensuali, capelli neri ed occhi molto scuri. Un viso dalle espressioni severe con due labbra carnose e delineate al contrario di quelle di Enrica sottili e quasi efebiche aveva un carattere estremamente riservato e timido. La serata fu piacevole anche perch&egrave dopo il cinema andammo a prenderci una birra scambiandoci opinioni sul film appena visto.
Quella fu la prima di una serie di serate trascorse in gruppo in cui approfondimmo la conoscenza reciproca anche fuori dagli schemi di studio dettati dalla frequenza universitaria. Conobbi meglio Paolo che aveva negli occhi una strana luce e conobbi meglio Daniela che ogni volta che si parlava di sesso abbassava lo sguardo diventava rossa e poi cercava una scusa per cambiare argomento. L’avevo soprannominata ‘la casta’ e qualche volta, quando lei non sentiva, dicevo ad Enrica che Daniela mi sembrava una suora così chiusa in sé stessa come le suore fanno con l’abito e così pudica come se il sesso fosse una cosa da altro mondo. Mi sembrava strano poi che andasse così d’accordo con Enrica perché quest’ultima, al contrario, aveva più volte proclamato la sua indole decisamente gaudente anche se ribadendo sempre che il sesso per lei si faceva solo con il fidanzato.
Ma dimenticavo di dire un paio di cose su di me che possono aiutare a capire quanto successo in seguito. A quell’età il sesso per me non era soltanto un piacere ineguagliabile, era una necessità direi biologica, tanto che quando non riuscivo a trovare una fica con cui divertirmi, ero spesso intento a tirarmi dei feroci segoni magari aiutato da qualche rivistina porno. Mi sarebbero piaciuto moltissimo anche i film ma a casa il video registratore era in salotto e non potevo certo metterci una cassettina porno con il rischio di venire sorpreso da mia madre. Le riviste invece avevo modo di nasconderle e di tirarle fuori al momento opportuno. Da maschio eterosessuale ero sempre attratto dalle immagini di sesso lesbico ma capitava che in queste rivistine ci fossero servizi anche gay o che avevano come protagonisti transessuali. Devo dire che mi incuriosivano ed eccitavano la mia fantasia erotica tanto che qualche volta,e con molta cautela, introducevo nel mio culetto piccoli oggetti, trovati alla rinfusa in casa, come candele o carote, mentre la mia mano menava furiosamente l’uccello. Scoprii così che era particolarmente piacevole. Rimasi turbato quando, per la prima volta nella mia mente si affacciò l’idea, che credevo assolutamente irrealizzabile, di prendere in bocca un cazzo.
Ciò nonostante i miei rapporti con le ragazze andavano a gonfie vele e le mie frequentazioni mi permettevano di soddisfare abbastanza di frequente i miei appetiti sessuali. Adoravo leccare a lungo fiche fradice per poi penetrarle a lungo con a volte qualche deviazione sul loro buchetto posteriore che infilzavo con cura. Sono sempre stato un ‘motore diesel’, nel senso che quello che contava per me era la durata e l’intensità del piacere piuttosto che la quantità di sborrate che riuscivo a fare. In breve, preferivo di gran lunga una sola scopata fatta bene a più sveltine poco soddisfacenti.
Bh&egrave, precisato questo ritorniamo ai ricordi.
Era ormai la fine di febbraio e le amicizie si erano consolidate. Ci trovavamo spesso anche a studiare in biblioteca in cui alternavamo lunghe ore di studio a picavoli momenti di relax in cui io e Paolo ci fumavamo una sigaretta- Qualche volta a noi si univa anche Enrica per una sigarettina in compagnia. Daniela, da brava ‘puritana’ mai limitandosi a farci compagnia. Anche le uscite la sera a ballare o al cinema o solo a mangiare una pizza si moltiplicavano creando così un ‘sodalizio’ ed una ‘intesa’ sempre maggiore. Scoprii quindi che Enrica aveva atteggiamenti da vera porca, che Paolo aveva tendenze bisex e che Daniela era un muro impenetrabile di pudicizia.
Accadde però una sera un evento straordinario. Era Venerdì pomeriggio, giorno in cui di solito le due ragazze rientravano dalle loro famiglie per il Week end. Quella volta però decisero di rimanere in città perché Enrica aveva discusso nuovamente col suo fidanzato e Daniela la domenica voleva andare a vedere una mostra che sarebbe di lì a poco terminata.
Proposi quindi una uscita in gruppo anche con Paolo. Visto che il giorno dopo avremmo potuto dormire proposi un bella pizza e dopo, al secondo spettacolo, un cinema da scegliere tutti insieme, e un dopo cinema da stabilire. Accettarono tutti con entusiasmo, così decidemmo di ritrovarci davanti ad una delle più buone ed economiche pizzerie del centro alle 9,00, senza fretta, tanto il tempo non ci sarebbe mancato.
Arrivai un po’ in anticipo, dopo essermi fatto una bella doccia e cambiato, e mentre aspettavo fuori dall’ingresso vidi arrivare Enrica e Daniela ed infine Paolo che era rimasto impantanato nel traffico. Eravamo tutti allegri con una gran voglia di divertirci. Entrammo ordinammo ciascuno a sua pizza e quattro belle pinte di birra scura e forte che piaceva a tutti. A quel primo boccale ne seguì per tutti un secondo a metà pasto. Pagato il conto ed usciti cominciammo a decidere quale film dovevamo andare a vedere ma senza metterci d’accordo . Enrica infatti, da ammiratrice della cultura Inglese, voleva andare a vedere un film in costume ambientato nell’Inghilterra shakesperiana, Paolo desiderava un film disimpegnato, una commediola da ridere un po’ scema ( la sua scelta era dettata dalla volontà di far divertire molto le ragazze ) Daniela propendeva invece per l’ultimo film Hollywoodiano infarcite di star del cinema americano, infine io avevo adocchiato una pellicola poco conosciuta ma che mi avevano detto essere molto bella.
Discutemmo a lungo su quale dei film dovevamo andare a vedere e visto che però si era fatto tardi Enrica, che forse di proposito si era garbatamente ma decisamente opposta ad ogni tentativo di ‘conciliazione’ propose:
‘Sentite, visto che non arriviamo ad un accordo proporrei di comprare una buona bottiglia di Whisky e di andare tutti a casa nostra a vederci la tele. Risparmiamo i soldi del cinema e ci divertiamo lo stesso facendoci due risate sulle scemate che fanno in TV.
‘ma sì!’ fece Daniela ‘E poi abbiamo il TRIVIAL PURSUIT e possiamo farci un partitone donne contro uomini’ continuò ridacchiando nel pregustare quella che secondo lei sarebbe stata la sconfitta della squadra maschile.
‘Benissimo’ assentii io ‘Ma non crediate di averci già sconfitti perché vi daremo battaglia!’ risi
‘Ovvio’ incalzò Paolo’ io sarò provinciale ma state attente perché ne so una più del diavolo’
Così, acquistata una bottiglia di Liquore (non whisky perché a Daniela non piaceva) Arrivammo a casa loro dove io e Paolo non eravamo mai stati. La casa non era proprio una casa bensì un monolocale in cui c’erano su una parete una cucina a muro, su un’altra un armadio destinato ai vestiti, su una terza un divano letto,e sulla quarta accanto alla finestra il tavolo per mangiare o studiare. Poi da una porticina si accedeva al bagno, piccolo ma dotato di vasca. Sull’unica stanza, un pavimento di moquette morbida dai colori pastello.
Riempimmo i bicchieri con giaccio e liquore, accendemmo la televisione su MTV per ascoltare un po’ di musica, preparammo il gioco e cominciammo a giocare, ridendo e sfottendoci reciprocamente per ogni risposta sbagliata.
Intanto i bicchieri si svuotarono e facemmo un secondo giro. L’alcool saliva in testa lentamente come un caldo torpore; le ragazze soprattutto che erano meno abituate di noi ragazzi a bere forte cominciavano ad emettere risatine da ebbrezza. Gi sguardi di Enrica erano sempre più strani e la voce sempre più acuta. Ad un certo punto si alzò, andò verso l’armadio, aprì un cassetto e tirò fori un piccolo involto metallico inconfondibile insieme ad un pacchetto di cartine ed esclamò:
‘Ragazzi, adesso rendiamo il giuoco un po’ più attraente. Ho qui un po’ di fumo buono. Propongo una canna e una variante al TRIVIAL; ascoltatemi bene. Le squadre si sciolgono, ognuno gioca per sé stesso e ad ogni risposta sbagliata, oltre a non avere diritto ad un ulteriore tiro dovrà fare una penitenza’
‘Intanto preparo la canna’ dissi io prendendo dalle mani di Enrica cartine ed involucro argentato ‘ci penso io a rullarla’. Così aprii una delle mie fidate Marlboro, squagliai una parte del tocchetto di fumo, preparai il filtrino e cominciai a rullare preparando, con non poca difficoltà visto che non lo facevo poi spesso, una bella canna sostanziosa e profumata anche da spenta.
‘bell’idea’ incalzò Paolo
‘Ehi io non ho mai fumato una sigaretta, figuriamoci una canna’ esclamò Daniela quasi a voler mettere un veto all’iniziativa
‘Ma dai cosa vuoi che sia, vedrai che ti piacerà: e poi se hai paura che possa darti dipendenza stai tranquilla, non &egrave con una canna che si diventa dipendenti’ Le risposi ‘ti darà magari un po’ fastidio alla gola il primo tiro, ma poi vedrai il fastidio lascerà posto ad una piacevolissima sensazione!’
‘Piuttosto’ continuai verso Enrica e Paolo ‘avete idea di quale possa essere la penitenza che dovremo fare ad ogni risposta sbagliata ?’
‘Certo !’ ribatt&egrave immediatamente Enrica senza lasciare a Paolo neanche il tempo di aprire la bocca ‘Credo che un’ottima penitenza consista nel fatto che a ciascuna risposta sbagliata, ci si debba togliere un oggetto di abbigliamento…. la mia idea &egrave che si faccia uno STRIP TRIVIAL!’ Pronunciando queste ultime parole con un tono di voce estremamente malizioso con una venatura di eccitazione.
‘Splendida idea ma” proseguì Paolo ‘Io direi che potremo aggiungere anche che, alla fine del giuoco, quando qualcuno sarà senza più niente da togliersi se non la biancheria intima, allora conteremo il numero di oggetti che ciascuno si sarà tolto e chi ne avrà tolti di più dovrà fare una ulteriore Penitenza e saranno gli altri tre a scegliere quale!’
‘Siiii’ rise Enrica ‘ stupendo !!’ sempre più presa da questo giochetto da lei stessa incominciato.
‘no..ragazzi..io no’!’ ci gelò Daniela con una voce ferma e tremante. Il viso reso rosso dalla vergogna e dall’alcool stava seduta con le braccia incrociate sul petto in atteggiamento evidentemente difensivo.
‘Puritana, puritana, puritana suora di clausura’ la sfottei io sorridendo cercando di colpirla nell’orgoglio ‘su, stiamo solo giocando per divertirci; se non giochi anche tu non possiamo farlo neanche noi’
‘E’ vero’ continuò Enrica ‘stiamo solo giocando, di che ti vergogni? Di far vedere la cellulite sulle cosce?’ e prese a ridere fragorosamente con l’evidente tentativo di scalfire il suo amor proprio femminile e conoscendo bene i punti vulnerabili dell’amica.
‘Non ho cellulite sulle cosce !’ rispose rabbiosa Daniela sulla quale il discorso di Enrica aveva evidentemente avuto un certo effetto
‘E allora faccelo vedere no?!’ la incastrai prontamente io non lasciandole via di uscita.
‘E va bene’ si sciolse Daniela con un sorriso di sfida oltre che di orgoglio.
‘Ma adesso intermezzo canna’ intervenne Paolo ‘dai Giò accendila!’
Mi porto la canna alle labbra, faccio cenno agli altri di sedersi in circolo introno a me e prendo l’accendino. Alla mia destra si siede Enrica, seguita da Paolo e da Daniela. Enrica ha sapientemente collocato un posacenere al centro del cerchio e i bicchieri di ciascuno ben riforniti di alcool e ghiaccio davanti a noi. Accendo la canna e un sottile filo di fumo azzurrino sale verso il soffitto. Aspiro una boccata e la mando giù lentamente assaporandone il gusto acre e dolce. La trattengo un attimo guardando Daniela come per mostrarle come si fa e la espiro altrettanto lentamente verso l’alto. Ripeto il piccolo rito e mentre espiro il fumo passo la canna ad Enrica.
C’&egrave silenzio adesso, solo la musica della TV fa da sottofondo al nostro piccolo cerimoniale
Enrica fa la furba e non si limita a due tiri ma ne fa tre e passa a Paolo che tira brevi boccate per poi passarla a Daniela che &egrave intimorita ed incuriosita allo stesso tempo. Il suo sguardo ha sondato ciascuno di noi al momento del nostro turno ed adesso che tocca a lei sembra indecisa. Prende la canna con due dita imitando i nostri gesti. Si vede che &egrave tesa e nervosa, ancora un po’ indecisa se sia giusto per lei o meno compiere quell’atto che lei fino ad pochi minuti prima mai avrebbe pensato di fare e che avrebbe considerato spregevole. Ci guarda, vede su di noi la rilassatezza delle prime boccate già salite alla testa, avvicina il filtro alle labbra e tira una breve boccata, aspira. Il fumo le fa bruciare la gola e tossisce un po’ e gli occhi le lasciano leggermente.
‘dai Dany’ le fa Enrica ‘il primo tiro &egrave sempre così, vedrai che il secondo andrà giù senza problemi!’ e le sorride con una dolcezza estremamente languida.
Daniela ripete il gesto con più calma; stavolta aspirando più lentamente. Il fumo scende nei polmoni e li riempie senza problemi, le pupille si dilatano leggermente.
‘mhmmmm’.che buon sapore che ha’ sospirò passandomi con un po’ di riluttanza la canna per ricominciare il giro che si concluse dopo che anche Daniela ebbe fatto una seconda e ancora più intensa serie di tirate.
Adesso le nostre teste erano leggere, eteree, rarefatte. Le bocche asciutte come conseguenza della fumata esigevano di essere inumidite ed i bicchieri di liquore ghiacciato vennero rapidamente svuotati da tutti.
Mezzi brilli, e con la testa presa tra le dolci nubi del fumo cominciammo a giocare al nostro TRIVIAL STRIP. I riflessi erano lenti, le menti offuscate, i ricordi delle varie nozioni richieste dalle domande decisamente annebbiati.
Le risposte sbagliate erano molto più numerose di quelle giuste. E come da regola comunemente accettata ci toglievamo un indumento ad ogni sbaglio. Facemmo presto a rimanere praticamente in biancheria intima.
Io nell’ordine mi tolsi le 2 scarpe, i 2 calzini, la cintura dei pantaloni, il portafoglio, l’orologio, le chiavi della macchina, le chiavi di casa, il pull-over, la camicia, la maglietta intima ed i pantaloni.
Anche Paolo più o meno si tolse gli stessi oggetti a cui si aggiungeva però una sottile catenina che era solito portare al collo.
Enrica fece uno show togliendosi in modo provocantissimo nell’ordine: Un orecchino alla volta, due collane, due anelli , l’orologio, le scarpe, il pull-over, le due calze autoreggenti nere a rete fine, la gonna e la camicetta
Daniela si tolse i due orecchini, 4 anelli, un fermaglio dei capelli, 3 bracciali, le scarpe il cardigan , il dolcevita aderente che metteva in risalto le sue prosperose tette, i pantaloni ed i collant.
Nell’arco di mezz’ora eravamo tutti in biancheria intima. Enrica portava un completo nero sobrio ma con piccole tramature di pizzo che sottolineavano un corpo flessuoso e longilineo, Daniela un completino semplicissimo bianco senza alcun fronzolo, ma il reggiseno faceva fatica a contenere il seno dalle forme mediterranee.
Io portavo un classico paio di slip grigi mentre Paolo indossava un paio di boxer aderenti che facevano risaltare un pacco già mezzo eretto.
La stanza era satura dal fumo e si cominciava anche a sentire il profumo dei nostri corpi.
Sia io che Paolo cominciavamo ad eccitarci, la pressione sanguigna, dovuta anche alla canna, era quasi al culmine e i cazzi dentro le mutande cominciavano a pulsare. Vedevo lo sguardo lascivo di Enrica posarsi sempre più spesso sul mio torace dai muscoli leggermente scolpiti ricoperti da una riccioluta peluria. Mi squadrava dall’alto in basso e vedevo che osservava attentamente anche il bel torace di Paolo, più snello ma più lungo del mio e cominciavo a pregustare la scopata che da lì a poco ci saremmo fatti. Daniela sembrava intontita ma il suo sguardo lasciava trapelare un certo turbamento.
‘ E adesso la conta’ ridacchio Enrica ‘ così vedremo chi deve fare la Penitenza finale’
‘comincio io’ dissi ‘ ecco io i sono tolto 13 oggetti’ e tu Paolo?’
‘Bh&egrave’.fammi vedere’.io me ne sono tolti 14, adesso tocca alle ragazze, dai Enrica conta un po’ ‘
‘ allora vediamo’..orecchini, collana , bracciali’..in tutto mi sono tolta ben 14 oggetti’ehi’sono a parimerito con Poalo, e tu Dany’?’
‘Uhmmm ecco’fatemi vedere’..Ahhhh..io ben 16 oggetti..oddio..la penitenza tocca a me’ rise un po’ isterica.
‘Eh sì tocca proprio a te’ feci io ‘vediamo adesso cosa dovrai fare’.’
‘Lo so io, lo so io!’ irruppe Paolo la cui eccitazione era ormai evidente ‘ dovrà scambiare un bel bacio appassionato con ciascuno di noi. E quando dico appassionato intendo appassionato! Con lingua in bocca’
‘Ottima idea’ mi agganciai io contando sul fatto che dal bacio profondo si sarebbe passati a qualcosa di ancora più interessante
‘Si, sii!’ squittì Enrica ‘però deve cominciare da me!’
‘Ma..ma’ma” provò ad opporsi balbettando Daniela
‘Niente ma’ la fermò Enrica ‘ hai perso e devi fare la penitenza come concordato all’inizio!’ la prese per mano la fece alzare, la fece accomodare sul divano e le sedette accanto.
Le prese la testa con due mani la girò verso la sua e avvicino le labbra alla bocca di Daniela che impietrita si lascio prima delicatamente accarezzare la testa e poi baciare castamente sulle labbra. Fulminea la lingua di Enrica scattò fuori insinuandosi tra le labbra di Daniela andando in cerca della lingua di lei e cominciò a rovistarle in bocca con un bacio appassionatamente lesbico. Daniela si abbandonò a quelle sensazioni e non si accorse che la mano di Enrica aveva preso a sfiorarle il seno abbondante da sopra il reggiseno candido fino a quando non sentì indurirsi i capezzoli e un languore decisamente piacevole al basso ventre. Cercò a quel punto di svincolarsi ma l’impasto di alcool, fumo, ed incipiente eccitazione non le permisero di fare niente anzi, cominciò lei stessa ad assecondare il movimento delle mani di Enrica sul sulle sue tette, mugolando di piacere.
Io e Paolo osservavamo eccitatissimi lo spettacolo e ci scambiavamo occhiate di intesa ma non solo. Mi accorsi più di una volta che il suo sguardo scendeva verso i miei slip ormai in procinto di lasciar uscire l’uccello in una prepotente erezione. Sapevo che era bisex e nella mia testa riaffiorarono le fantasie sessuali che mi avevano accompagnato in tante belle masturbazioni. Mi accorsi cos’ di ricambiare gli sguardi sulla sua patta tenuta a stento dai boxer.
Ma lo spettacolo che le nostre due amiche ci stavano offrendo diventava sempre più interessante.
Enrica infatti aveva sganciato il reggiseno di Daniela liberando due poppe sode, grandi e polpose che culminavano in due aureole perfettamente disegnate, di colore scuro ed increspate dai flussi di piacere su cui spiccavano due capezzoli turgidi e lunghi. Continuava a limonare nella bocca di Daniela ma con una mano le impastava il seno mentre con l’altra si era spinta sopra le mutandine che ormai mostravano chiare chiazze umide di liquidi vaginali cominciando a stimolarla da sopra il tessuto.
‘Ohhhh che bello, continua ti prego, siii che piacere’ sibilava Daniela con la voce arrochita dall’eccitazione.
Con una rapido movimento Enrica si stacco dalla bocca dell’amica si inginocchio davanti a lei le allargò le cosce tornite, scostò le mutandine godendosi lo spettacolo della fica di Daniela per qualche secondo. Poi si avvicinò, soffiò leggermente sopra le grandi labbra ormai fradice di succhi aromatici annusò profondamente e si tuffò a bocca spalancata a succhiarla.
Daniela aveva una fica carnosa, ben curata e circondata da serici peli neri, dalle grandi labbra procaci e dalla clitoride grande. Sussultò quando sentì il contatto quasi violento con la lingua e la bocca di Enrica, poi le grandi ondate di piacere la invasero e davanti a me e Paolo Daniela si trasformò da agnellino pudico in furia lesbica. La lingua di Enrica le frullava in fica, sulla clitoride, sulle grandi labbra mentre le mani le tormentavano i capezzoli e Daniela cominciò ad ululare di piacere ‘si leccami fammi godere ti prego, &egrave così bello, sento la fica squagliarsi nella tua bocca’Ohhh come sei brava’non sapevo che fosse così bello’ohhh godono godoooooo’. Esplose in un orgasmo devastante, contorcendosi e inondando la bocca dell’amica di liquidi vaginali che Enrica raccolse continuando a leccare. Poi Daniela ancora ansante si riebbe dal torpore dell’orgasmo e con una forza che non avremmo mai sospettato in lei si alzò prese la testa di Enrica la baciò in bocca gustandosi il suo stesso sapore. Sfilò le mutande di Enrica, si sdraiò a terra ed invitò l’amica a sedersi sulla sua bocca per restituirle il favore.
‘Ora tocca a me farti godere Enry, scusami se non sarò brava come te !’
Adesso davanti agli occhi di me e Paolo c’era Daniela sdraiata a cosce larghe che ci mostrava la sua fica zuppa di umori mentre continuava a stuzzicarsi la clitoride, sovrastata da Enrica che lentamente si calava sulla sua bocca. Enrica aveva una passera più sottile, praticamente tutta depilata fatta eccezione per un ciuffo di peli castani a triangolino subito sopra il monte di venere, rosea, con una piccola clitoride puntuta ed irta.
La bocca di Daniela la aspirò praticamente tutta dentro prima di cominciare un lavoro di fino sulla clitoride alla ricerca dei punti più piacevoli per l’amica. Era la sua prima esperienza sessuale, per di più lesbica, e non sapeva veramente come fare. Ma i suggerimenti di Enrica ed i suoi mugolii le fecero capire in fretta cosa fare per darle maggiore piacere. Ed infatti in breve vedemmo Enrica gemere sempre più profondamente via via che Daniela aumentava il ritmo delle sue leccate alternando colpetti brevissimi a lunghe lappate a brevi penetrazioni con la lingua.
‘Brava Dany, si così, mi piace, come lecchi bene la troia della tua amica, Ohhh era tanto che volevo gustare la tua fica e farti assaporare la mia, bevimi tutta, aspira la clitoride, mordicchiala’.’ ansimava Enrica come un mantice.
Paolo ed io eravamo ipnotizzati, non riuscivamo a togliere gli occhi da quello spettacolo così eccitante che però ci stava lasciando completamente a bocca asciutta. Le due amiche sembravano voler fare tutto da sole senza concederci niente e continuavano nei loro giochi lesbici. Adesso Daniela aveva inumidito un dito sugli abbondantissimi succhi di Enrica e stava introducedoglielo nel buchetto. Enrica ormai in procinto di godere si era nuovamente chinata con la bocca sulla fica di Daniela dando vita ad un 69 da delirio. L’aria era satura di profumi di sesso femminile quando Enrica raggiunse urlando l’orgasmo seguita d Daniela al suo secondo climax di piacere. Urlarono quasi all’unisono dimenandosi come anguille e continuando per qualche istante a stuzzicarsi le fiche grondanti di umori.
Si fermarono poi esauste, ansanti, e soddisfatte con le facce intrise delle reciproche sborrate e si baciarono nuovamente assaggiando e mescolando i rispettivi sapori.
A quel punto Io e Poalo ci facemmo avanti, volevamo unirci al festino e ricevere anche noi la nostra parte di attenzioni, togliendoci slip e boxer e mostrando alle ragazze due uccelli sul punto di scoppiare da quanto erano tesi. L’invito a farcelo prendere in bocca era esplicito ma Enrica, con una risata da porca ci gelò con freddezza calcolata dicendo.
‘Bene ragazzi, adesso tocca a voi baciare Daniela in Bocca. Che ci fate con quei cazzi in tiro? Non penserete di aspettarvi qualcosa da lei o da me??. Questa era la sua penitenza e questa penitenza farà, niente di più niente di meno!’
Eravamo fregati, Enrica ci aveva abilmente raggirati. Gli uccelli in tiro da far paura chiedevano soddisfazione ed Enrica ben sapendo della bisessualità di Paolo usò di nuovo le sue melliflue armi.
‘Avete goduto di un bello spettacolo no? Adesso se volete godere dovrete darvi da fare tra di voi e sperare che noi ragazze possiamo prendere in considerazione di godere con voi. Però prima dovrete darci anche voi uno spettacolino degno di essere apprezzato. Forza su, divertitevi tra di voi. Se ci aggraderà e ci verrà voglia, forse ci uniremo anche noi!’
Attonito, guardai Paolo in faccia e scorsi nei suoi occhi un lampo quasi animalesco di desiderio. Io non stavo meglio di lui a dire il vero avevo l’uccello che mi doleva da quanto era grosso. Ci squadrammo. Osservai il suo uccello sussultare e lui guardò il mio da cui cominciavano ad uscire le prime goccioline di liquido seminale. Non dicemmo una parola ma ci sedemmo sul divano e come automi che rispondevano ad ordini superiori le nostre mani andarono immediatamente ad impugnare il rispettivo cazzo iniziando a segarcelo reciprocamente.
Era strano sentire la mano di un uomo sul proprio membro, strano ed eccitante al contempo. Stavo avendo un rapporto omosessuale e mi piaceva. Tutte le fantasie di ragazzo mi tornarono alla mente mentre la delicata mano di Paolo faceva un lento su e giù sulla mia mazza infuocata. Ma Paolo non si limitò a masturbarmi, esperto molto più di me date le sue tendenze bisessuali, si era leggermente voltato verso di me e con la mano sinistra aveva preso a stuzzicarmi un capezzolo provocandomi dei brividi che mi scuotevano partendo dalla base della testa percorrendo tutta la spina dorsale per arrivare fino alla punta del mio cazzo. Sentivo anche il mio buchino pulsare di eccitazione.
‘ti piace farti menare il cazzo da me vero?’ mi sussurrò Paolo con una voce dolce e melliflua
‘Si,da morire, sei bravissimo non fermarti ti prego’ riuscii a rispondere quasi rantolando di piacere
‘farò di meglio giò’farò di meglio’
Detto questo scivolò tra le mie gambe, si godette la visione del mio cazzo semi scappellato e poi, tenendolo con due dita, lentamente avvicinò la bocca, soffiò dolcemente sulla punta del glande strappandomi un brivido e un mugolio, tirò fuori la lingua e partendo dalla base percorse l’asta fino poco prima del prepuzio insalivandola. Comincio a slinguare tutta l’asta, tralasciando volutamente le parti più sensibili del mio uccello, gustandone la consistenza ormai quasi marmorea ed i profumi che emanava. Dal mio glande paonazzo fuoriuscivano gocce trasparenti di liquido seminale che lentamente scivolavano verso il basso ricoprendo tutta la cappella. Paolo sapeva bene come portarmi al massimo dell’esasperazione e ci stava riuscendo. Quando vide che ormai con cela facevo davvero più si fermò, appoggio delicatamente la punta della lingua sulla cima del glande e con un lento movimento circolare la leccò tutta gustandosi i miei primi umori e provocandomi autentiche scosse di godimento.
‘mhmmmm che buon sapore ha il tuo cazzo Giò, che buono !’ disse poi, e senza attendere oltre finalmente lo imboccò spingendoselo tutto in gola e stringendo le labbra intorno all’asta.
‘ahhhh, che meraviglia’ esplosi io ‘ succhialo dai ti prego non cela faccio più!’
Frattanto le ragazze si erano avvicinate per osservare meglio ed Enrica, ormai soddisfatta del suo operato ci incitò
‘Su da bravo Poalo fai vedere a Giò come succhi bene il suo cazzo, fagli sentire la tua lingua e la tua gola, goditi la sua durezza ed il suo calore; assaporalo bene, sentiti femmina e fagli un pompino che non si scorderà mai!’
Paolo la prese alla lettera e si mise a succhiare la mia fava come un forsennato alternando movimenti di tutta la testa sue e già a rapide linguate sul prepuzio e sul glande, aspirava e soffiava leccava e ciucciava. Si fermava un istante e ripartiva portandomi ad un delirio di piacere indicibile. Sapeva bene, per precedenti esperienze e per natura, come portare un maschio alla massima eccitazione senza farlo venire, prolungando il piacere al massimo.
‘Paolo siiiii, ciucciami il cazzo, ingoialo, continua ti prego..continuaaa’ ansimavo preso nel vortice del piacere e sentendo che ormai stavo per sborrare e non volevo che quello. Ma Daniela si intromise dicendo:
‘Eh no caro Giò, non ti pare di approfittare del povero Poalo? Devi restituire il favore prima di godere! Adesso vogliamo che sia tu a spompinare per bene il cazzo di Paolo!’
Cos’ prese la testa del mio amico e la staccò dal mio cazzo lo fece alzare in piedi, mi fece inginocchiare davanti a lui e continuò
‘Su da bravo, Giò fai sentire a Paolo che bocca calda che hai!’
Avevo un cazzo davanti, io, abituato a leccare umide fiche stavolta mi trovavo di fronte un palo di carne soda e turgida, lungo e puntuto che sembrava sfidarmi.
Paolo aveva un bell’uccello, con l’asta di color rosa pallido e la cappella leggermente più scura, più lungo del mio e lievemente più sottile, due bei coglioni incorniciati da peli neri e l’asta solcata da grosse vene. Aveva un profumo forte ma dolciastro.
Lo afferrai alla base con la mano intera, lo segai leggermente e lentamente scoprendo tutto il glande per poi ricoprirlo completamente fino a stirargli la pelle lungo l’asta per vedere il suo prepuzio raggrinzito in cima. A quel punto la mia lingua come seguisse un inconscio ordine, lambì li prepuzio raggrinzito lubrificandolo. Poi aprii la bocca e accolsi quel lembo di pelle sensibilissima tra le labbra cominciando a leccarlo mentre in contemporanea la mia mano piano piano ricominciava a tirarla indietro scoprendo la punta del glande che la mia lingua si affrettò ad accarezzare via via che la pelle lo scopriva.
‘Oddio Giò che succhiacazzi che sei, sembra che tu non abbia fatto altro per tutta la vita!’ gemette Paolo con una risatina isterica di piacere.
‘E tu hai un uccello buonissimo’ risposi io ‘non credevo che mi piacesse così tanto succhiare il tuo cazzo profumato e saporito!’ aggiunsi prima di ricominciare il mio lavoro di bocca accelerando la velocità della lingua ed intensificando i movimenti su e giù della mia testa.
Ero veramente preso nel vortice della lussuria più porca. Io maschio eterosessuale convinto che fino a pochi minuti prima sfottevo i froci ciucciacazzi stavo pompando con passione e gusto una nerchia di notevoli dimensioni e non avevo intenzione di fermarmi lì. Non sapevo dove sarei arrivato ma mi dava un piacere immenso stringere fra le labbra ed avvolgere con la lingua un palo di carne saporito e sul punto di sborrare; aspiravo e gustavo le goccioline di sperma che uscivano dalla cappella dura e calda.
Paolo gemeva, anzi rantolava di godimento, le ragazze ridacchiavano divertite ed eccitate si erano rimesse a giocare tra di loro menandosi reciprocamente la fica e baciandosi con passione, io pompavo come un forsennato il cazzo e nel frattempo non dimenticavo di masturbare lentamente il mio uccello desideroso di attenzioni.
Ma un pensiero mi attanagliava la mente, adesso che tutte le fantasie più perverse della mia gioventù masturbatoria si erano trasformate in realtà volevo anche completare l’opera che io stesso avevo iniziato molto tempo prima quando per la prima volta mi ero infialato un oggetto nel culo. Volevo adesso sentire l’effetto di un vero palo di carne, di un vero uccello scavarmi dentro le viscere. Avevo timore del dolore questo si ma sentivo il io ano contrarsi e pulsare come un cuore, lo sentivo umidiccio e disponibile a farsi sfondare come una fica bagnata. Mi sentivo quasi femmina in quel momento, mi volevo sentire posseduto da un maschio come me che, da un uomo, conoscesse perfettamente come far godere il corpo di un altro uomo. Interruppi il feroce e vorace pompino bruscamente, estrassi l’uccello di Paolo dalla mia bocca, mi sedetti semi sdraiato sul divano alzai le cosce e mi divaricai le chiappe dicendo
‘fammi il culo paolo, dai mettimelo dentro!’
La mia posizione oscena a gambe alzate con le ginocchia a puntate sul petto, la braccia che scorrevano lungo i fianchi e le mani ad artigliare le chiappe e per tenerle il più possibile spalancate, e le natiche protese in avanti non potevano lasciare adito a dubbi, tuttavia Paolo mi chiese:
‘Sei sicuro di volerlo Gio?, sai bene che potresti sentire dolore? Ma se ne hai davvero voglia sta tranquillo che ti piacerà moltissimo!’
‘si’siii’ squittirono le due troie lesbiche ‘facci vedere come ti fai sfondare il culo Giò!’
‘Paolo, sfondamelo, ho voglia di sentire il tuo cazzo che mi allarga e mi slabbra il buchetto, il tuo cazzo duro che si fa strada nelle mie budella e che le trafigge come un coltello nel burro!’
‘E burro sia!’ ridacchio annuendo Paolo ‘Enry per favore prendimi del burro se ne avete!’
‘Certo che c’&egrave!’ fece Enrica alzandosi e dirigendosi verso il frigo. Lo aprì prese il panetto semi-consumato che c’era dentro
‘Quanto te ne serve?’
‘Non molto, mi basta per lubrificare il buco del culo di Giò e per spalmarlo sul mio uccello!’
Prese il burro e fece quanto aveva appena detto, con bue dita melo spalmò ben bene sul buco e sulle zone circostanti, poi ne prese una fettina più spessa ma meno larga e mela infilò dentro a mò di supposta e introducendo un dito cerco di facilitarne lo sciolglimento oltre a preparare il mio buchetto per la deflorazione. Si spalmò infine con cura il cazzo e si inginocchiò con la punta dell’uccello dritta verso il mio buchetto.
Enrica e Daniela se erano sedute lì accanto ed dopo aver assistito dai due lati alla scena della lubrificazione si erano avvicinate con il viso ancora di più per cogliere ogni momento della prima introduzione di un cazzo nel mio culo.
‘Hei verginello’ mi fece Enrica con un tono di voce tra l’invidia, la malizia e la provocazione ‘vedrai come ti piacerà’non sai quanto piace a me un bell’uccello in culo, &egrave una goduria da far paura’.molte volte io stessa preferisco farmi inculare piuttosto che chiavare’
‘Enry, davvero?’ chiese con vero stupore Daniela
‘Certo’ le rispose l’amica ‘Dany tu per adesso ha gustato solo una piccola parte dei piaceri sessuali, non puoi credere quanti altri ce ne siano e ta questi quanto sia bello farsi aprire il culo. Tra un po’ vedrai che anche Giò telo confermerà!’
‘Oddio che spettacolo, mi sto eccitando di nuovo’ ho di nuovo la fica fradicia
Nessuno, tranne Enrica, fece caso a quell’affermazione.
Intanto Paolo, finita la lubrificazione del suo cazzo, dopo aver sditalinato ben bene il mio forellino preparandolo alla penetrazione, aveva puntato la cappella all’orifizio lucido di burro e lentamente, tenendosi l’uccello alla radice, comincio a spingere in avanti.
Il mio uccello era sempre in tiro al massimo dell’eccitazione e, in quella strana posizione del mio corpo, puntava verso il mio viso come ad ammonirmi di quanto stava per succedere.
‘Rilassati e respira profondamente’ mi suggerì Paolo mentre la sua spinta si faceva più audace. Lo ascoltai e cercai di rilassare i muscoli dello sfintere tirando un lungo e profondo respiro e trattenendolo inconsciamente nei polmoni. Sentii la pressione sul buchetto aumentare con decisione ma allo stesso tempo delicatezza, percepii l’elastico buchetto cedere poco alla volta alla spinta continua della cappella di Paolo fino a quando con una fitta che mi giunse dritta al cervello il mio culo si aprì e tutto il glande di Paolo si introdusse interamente nel mio sfintere ormai dilatato. Cacciai un urlo più per la fatica di aver trattenuto il respiro che per il dolore che comunque sentivo. Una goccia di sudore mi colò dalla fronte, uno strano brucione proveniva dal mio sfintere ed il mio cazzo, che fino ad un istante prima era teso allo spasimo, si smosciò rapidamente rimanendo appoggiato alla mia zona pubica. La cosa strana &egrave che percepivo la mia eccitazione fortissima, ma non capivo cosa cavolo fosse successo al mio uccello che pensavo avrebbe reagito in tutt’altro modo alla deflorazione del mio buco, Ma Paolo mi tranquillizzò.
‘tranquillo, Giò, succede sempre così, si smoscia a tutti all’inizio, ma ti accorgerai tra poco di come tornerà dritto in fretta.
Intanto però, dopo la lunga eccitazione data dallo spettacolino lesbico offerto da Enrica e Daniela, dopo il pompino così delizioso fattomi da Paolo e dopo il favoloso ed eccitantissimo bocchino che avevo fatto io a lui, la canna del mio cazzo si era riempita e l’improvviso strano smosciamento aveva fatto fuoriuscire dal mio glande un denso grumo di sperma caldo e limaccioso.
Enrica, che aveva percepito la frase di poco prima in cui Daniela aveva dichiarato la sua eccitazione, vide tutto e velocemente disse:
‘Dany, adesso, dopo aver assaporato lo sperma vaginale, &egrave venuto il momento di assaggiare lo sperma maschile! guarda che bell’aspetto che ha’ indicando il grumo di sborra filamentosa che era appena fuoriuscita dal mio uccello
‘Si Dany &egrave buonissima’ confermò Paolo che si era fermato per far abituare il mio sfintere alla intrusione ‘credimi ne so qualcosa!’
‘Certo’ le rispose Enrica ‘ anche io ne so qualcosa, adoro bere sborra appena spruzzata’
Un ‘Ehi, quella &egrave roba mia, e mela gestisco io’ uscì dalla mia bocca una voce roca che quasi non riconoscevo. Poi continuai.
‘volevo dire che lo vorrei assaggiare anche io il mio sperma: Dany dai assaggialo ma poi ti voglio baciare in bocca così celo scambieremo! Questa era la tua penitenza ed ancora non la hai scontata quindi’
Daniela obbedì, prese il mio pisello ormai moscio con due dita, lo tirò verso l’alto facendo attenzione a che neanche una goccia di quel prezioso liquido andasse dispersa, avvicinò le labbra al glande, tirò fuori la lingua e leccò via lo sperma spalmandoselo sulle labbra poi mi venne vicino e lasciò che con la lingua leccassi dalle sue labbra il mio stesso seme e poi baciandomi profondamente.
‘mhhhmmmmm che buono’ fece le ‘giò hai una sborra buonissima’
Sentire quelle parole in bocca alla puritana Daniela mi parve incredibile e sentire il mio proprio sapore direttamente dalle sue labbra mi aveva nuovamente eccitato così esclamai.
‘Se ti piace tanto la mia sborra continua a ciucciarmi il cazzo, e tu Paolo cosa a aspetti a finire di sfondarmi il culo?
Il bruciore iniziale infatti era passato, sentivo l’ingombrante presenza pulsare dentro l’orifizio anale e un calore intenso ma piacevolissimo diffondersi da lì verso il mio intestino e verso la punta del mio cazzo che si stava nuovamente rizzando.
Paolo non si fece pregare e ricomincio a spingere con delicatezza e decisione al contempo in avanti.
‘si ti apro il culetto vergine, telo sfondo, telo faccio diventare un’autostrada a quattro corsie’ sibilò nel pieno della lussuria e del piacere.
Il mio ano rispondeva magnificamente alla spinta continua e si schiudeva al cazzo duro che lo violava con pazienza e determinazione accogliendolo e stringendolo in un tenero abbraccio.
Sentivo l’uccello di Paolo penetrare ed un grande calore diffondersi nel mio corpo. I miei capezzoli si inturgidirono e la mia cerchia tornò a pulsare. Quando arrivò in fondo mi sentivo impalato da una cerchia rovente. Un piacere indicibile mi squassava le viscere e Paolo comincio a muoversi dentro con un andamento rotatorio, quasi che volesse slabbrare l’orifizio anale, che soprii essere sensibilissimo in me, per un tempo che mi sembrò brevissimo tanta era la goduria che provavo.
Sentii la bocca pronunciare parole senza senso insieme ad incitamenti vari:
‘Aprimi, sbattimi, fammi sentire il tuo cazzone nel mio culo stretto e vergine. Si sverginami per bene, stirami le pieghe dell’intestino e fallo tuo’
Poi quasi altrettanto lentamente di come era entrato iniziò ad estrarlo ed in me sentii un gran vuoto, ma per poco perché Paolo non aveva certo intenzione di uscire, anzi da quel momento iniziò una ritmata cavalcata dentro al mio culo che mi fece andare in delirio di godimento.
Daniela intanto aveva con titubanza, e sotto le insistenze di Enrica, accettato l’invito e si era abboccata al mio cazzo pompandolo con foga e tanta inesperienza. Enrica la incitava e le suggeriva come fare
‘pompalo lentamente e fino in fondo, tienilo in gola a strusciarlo sulle tonsille fino a quando non ti senti soffocare e poi estrailo un pò e slingualo sulla cappella in tondo; adesso aspira con la bocca e fai aderire le guance al glande e poi estrailo e leccalo velocemente.
Sotto le sapienti istruzioni di Enrica, Daniela stava rapidamente imparando l’arte del Pompino e a goderne ero io.
Con un cazzo che mi scovolava l’ano e una bocca che mi spompinava stavo godendo come una troia e gemevo come una cagna in calore e volevo che non finisse mai.
Ma ormai sia io che Paolo non cela facevamo più, le sollecitazione erano state troppe ed i coglioni duri sul punto di scoppiare reclamavano di essere svuotati.
Sentii Paolo aumentare il ritmo dell’inculata e velocizzare i movimenti affondando sempre di più ad ogni movimento nel preludio della sborrata e memore del buon sapore del mio sperma che avevo assaggiato poco prima esclamai
‘Esci Paolo, ti prego, voglio la tua sborra in bocca, voglio sentire il sapore del mio culo e poi quello del succo dei tuoi coglioni che mi cola in gola’.
Paolo colse l’invito, uscì rapidamente dal mio sfintere che fu occupato dalle dita sapienti di Enrica mi mise il suo uccello odoroso dagli umori del mio sfintere davanti a alla bocca. Non aspettai neanche un istante e lo imboccai completamente prima assaporando quanto di buono vi era rimasto appiccicato e poi slinguandolo voracemente sul filetto nella spasmodica ricerca della stimolazione che lo avrebbe sfatto scaricare.
I suoi ansimi si fecero sempre più rapidi, il fiato sempre più corto, il cazzo pulsava dentro la mia bocca sempre più spasmodicamente. Lo afferrai con la mano destra tenni la cappella in punta di lingua a stimolare il filetto e contemporaneamente lo segai. Paolo esplose.
‘Ahhhhh, vengono, sborro, lecca tutto Giò, senti come &egrave buona la sborra dei miei coglioni’
Il primo denso, schizzo mi colpi dritto le tonsille e comincio a colare dentro al gola, gli altri finirono in bocca ad intensità decrescente, tra le guance, sul palato e sulla lingua. Tutte le mie papille gustative furono coinvolte da quella incredibile abbondanza di sperma. Continuai a segare Paolo per diminuendo la velocità della mano e stringendo il suo cazzo un po’ di più per favorire l’uscita di tutto il suo succo e lo raccolsi sulla lingua protesa oscenamente fuori dalla mia bocca. Poi chiusi la bocca e assaporai il gusto e la densità di quel nettare divino. Aveva un sapore dolce e mieloso con dei toni però di mandorla lo sperma di Paolo, non assomigliava affatto al mio che invece da come lo avevo sentito prima era più aspro, era denso e colloso e si distribuì su tutte le pareti delle mia bocca rimanendovi appiccicato, tanto che da dentro la bocca ne colsi anche il profumo nelle narici. Poi dopo averlo assaporato inghiottii voluttuosamente, schioccai le labbra
‘Ah che meraviglia, che buono!’ sospirai riaprendo la bocca e ricominciando a leccare il cazzo di paolo ancora duro per fargli godere le dolcezze del post coitum.
Nel frattempo Enrica si dava da fare con le dita nel mio culo muovendole sulla’pertura ormai slargata dell’orifizio e Daniela non aveva smesso di spompinarmi. Adesso ero veramente al massimo e bastarono ancora pochi colpi di lingua di Daniela per portarmi ai prodromi dell’orgasmo. A quel punto le presi al testa con le mani e inizia a chiavarla in Bocca muovendole la testa su e già ed impartendole ordini perentori.
‘Dai Daniela, brutta pompinara, succhia il cazzo a questo rotto in culo ‘e tu Enry forza dacci dentro con le dita ..ahh ahh che siiiii siiii’
Il mio cazzo esplose, il fiotto di sperma caldo e vischioso invase la bocca di Daniela che non si ritrasse ma anzi fece tutto quello che aveva appena visto fare a me con paolo gustandosi il sapore del mio sperma ed accogliendolo tutto in bocca. Un momento prima di inghiottire però, si voltò verso Enrica, le prese la testa tra le mani, la baciò e le trasferì una parte del mio seme in bocca cominciando poi a slinguarla e ad impiastricciarsi il viso con il succo delle mie palle. Paolo, ripresosi, volle restituire a me il favore e si getto sul mio cazzo per ripulirlo completamente e fare godere a me dei piaceri del Post coitum e per assaporare a sua volta il mio sapore.
Stanchissimi, con la testa che ronzava il fiato corto e le membra sciolte ‘ le mie gambe sembravano di pastafrolla ‘ stemmo in silenzio a lungo, nudi, inebetiti dagli orgasmi. La stanza era pregna di odori di sesso oltre che quelli del fumo e ci tenne caldi fino a quando guardando l’orologio non vidi che erano ormai le 4 di mattina.
Mi riscossi dal torpore e dissi
‘ragazzi &egrave tardissimo e ho fame, che ne direste se andassimo alla ricerca di una pasticceria notturna’
Un coro di assensi accolse la proposta e così, rivestitici ridendo andammo a piedi alla ricerca della pasticceria. Arrivati, le ordinazioni furono fatte in fretta e caso starno ciò che ordinammo era il simbolo del godimento di ciascuno.
Io ordinai un cannolo alla ricotta
Paolo una ciambella fritta
Daniela un maritozzo alla crema
Enrica un dito d’angelo alla panna
Ridemmo come degli idioti e il pasticcere, che aveva ben notato le occhiaie che avevamo, probabilmente si chiese se eravamo solo stanchi o anche un po’ ubriachi. Non aveva capito nulla, eravamo semplicemente soddisfatti e consci che quella sera non solo si era consolidata una amicizia ma si erano aperte per noi le porte del sesso di gruppo e disinibito.

Questo &egrave il mio primo racconto, altri capitoli seguiranno. Mi paicerebbe nel frattempo ricevere commenti e suggerimenti in particolare da Fragolaepanna i cui racconti mi sono piaciuti tantissimo.
realseagull@yahoo.it Bene, i giorni seguenti furono strani. Ogni volta che ci incontravamo i nostri sguardi erano diversi da prima, e anche gli altri amici che frequentavamo se ne accorsero, il nostro modo di comportarci era più da complici che da amici, gli sguardi che ci scambiavamo assolutamente incomprensibili agli altri li lasciavano attoniti. Pareva che noi quattro avessimo costituito un piccolo clan chiuso cui nessun altro poteva sperare di entrare.
Io ero davvero turbato, il giorno dopo, il mio essere deflorato, avevo avuto modo di pensare a lungo su ciò che era accaduto.
‘sono omosessuale ?’ mi chiesi ‘ ma se lo sono perché ogni volta che vedo Daniela il cazzo mi viene duro ? però mi viene duro anche quando vedo Paolo. Oddio che confusione; allora sono bisex’ conclusi
‘No non sono bisex, bisessuale ( che brutta parola ) non significa niente e vuota, io non sono bisessuale, e neanche Paolo lo &egrave anche se così l’ho definito a lungo. Sia io che lui siamo solo due persone alla ricerca delle esplorazioni, ed anche Enry e Dany lo sono, non sono due bisessuali o due lesbiche. Siamo tutti curiosi esploratori del sesso ! Ecco sì siamo esploratori del sesso in qualsiasi forma e in qualsiasi modo, questa definizione mi piace! Bh&egrave qualsiasi forma e qualsiasi modo forse &egrave una espressione eccessiva, diciamo che dei limiti ben precisi ci sono e quelli io non sono disposto a superarli mai, però diciamo che questi limiti sono talmente lontani dalla mia mente e sono certo anche da quella degli altri che non ci saranno mai problemi’
Queste le mie riflessioni del giorno dopo un sabato in cui il culo mi bruciacchiava un po’; un sabato che trascorse tranquillo diviso tra gli amici ‘ Enrica, Paolo e Daniela compresi ‘ e famiglia così come anche la domenica successiva che aveva avuto come clou un agita collettiva in campagna. Non scambiammo una parola su quanto era accaduto il venerdì precedente, neanche una allusione, ma si era instaurato tra noi un legame che stupiva anche noi.
Il lunedì ci ritrovammo all’università. Ormai i corsi si erano scremati, e quindi il problema dei posti era quasi del tutto superato, però rimaneva il nostro rituale mattutino. Quel lunedì sarebbe toccato a me andare a prendere i posti quindi mi presentai al portone di ingresso della facoltà con un certo anticipo sull’apertura. Attesi che il bidello aprisse e, insieme ad un gruppo di altri assonnati quanto me ci dirigemmo verso l’aula che accoglieva la prima lezione della mattina. Presi i posti scesi di nuovo le scale per andare al bar interno alla facoltà a prendermi un caff&egrave. Ne avevo bisogno per cominciare bene la giornata, poi sarei andato fuori a fumarmi il mio primo cicchino; il tempo c’era anzi ce ne era troppo. Avevo davanti a me ben 1 ora e mezzo di attesa prima dell’inizio delle lezioni e dovevo farla trascorrere per cui sorseggiai il caff&egrave lentamente chiacchierando con il barista e gli chiesti
‘ti spiace se mi prendo il giornale per 10 minuti e melo sfoglio fuori mentre mi fumo una sigaretta?’
‘Ma và, ma và’ ribatt&egrave lui ‘prendilo e togliti dalle palle che ho da fare. Ma appena hai fatto riportalo qui ok ?’
‘Ok capo!!!!’ lo sfottei io uscendo con il giornale in mano.
Adesso ero fuori accesi la sigaretta ed aspirali profondamente la prima boccata di fumo che si insinuò nei miei polmoni. Un brivido mi percorse, le ore precoci della mattina erano ancora fresche e io avevo lasciato il giaccone sulla seggiola per occupare il mio posto. Sfogliai il giornale ma nessuna notizia attrasse la mia attenzione anche se mi soffermai un attimo sugli ultimi avvenimenti di politica interna. Una voce mi riscosse dal torpore
‘Gio, ciao Buongiorno!’
La voce allegra di Daniela proveniva da qualche metro di distanza ed io per un momento feci fatica a riconoscerla.
‘Ehi Dany ciao’ma cosa ci fai qui a quest’ora?. La tua Facoltà &egrave ben lontana da qui. Vuoi arrivare in ritardo alle lezioni?’
‘Ma no Giò, &egrave che Enry casualmente mi ha detto che oggi sarebbe stato il tuo turno per i posti, e siccome io volevo fare due chiacchiere con te, ne ho approfittato’
‘volevi parlare con me ? di cosa dany?’
‘Bh&egrave’ fece lei con un sorriso che le illuminò gli occhi grandi ‘finisci la sigaretta e poi entriamo così ti spiego. Qui fuori fa freddo!’
Spensi la sigaretta dopo pochi minuti, rientrammo dentro e dissi
‘Dany, lo vuoi un caff&egrave? Io devo riportare il giornale al Bar!’
‘Grazie no, sono già abbastanza agitata di mio’ rispose con la voce che cominciava a tremarle.
‘Ok faccio in un attimo e poi sono tutto orecchi!’
Riportai il giornale al bar, e tornai velocemente nell’atrio dove Daniela mi stava aspettando. Salimmo le scale che portavano verso le aule e ci dirigemmo nella piccola stanza che accoglieva gli studenti in lettura. A quell’ora del mattino era deserta e lì potevamo tranquillamente chiacchierare.
‘Allora Dany, dimmi che cosa c’&egrave ?’ le chiesi con un sorriso
‘Non so da dove cominciare, davvero!’ sussurrò timorosa, poi arrossendo leggermente riprese
‘Sai si tratta di ciò che &egrave successo venerdì sera. Per me &egrave stato sconvolgente in tutti i sensi; ho passato il fine settimana a pensarci, ripensarci e tormentarmi’
‘Anche io ci ho pensato molto sai’ la interruppi, lasciando che intuisse che ero stato turbato anche io.
Lei evidentemente intuì che si poteva davvero fidare di me in qualità di confessore, essendo una ragazza estremamente intelligente che sapeva cogliere le sfumature si sciolse definitivamente e proseguì:
‘Se dovessi riassumere in poche parole direi che mi sono scoperta diversa da quello che ho sempre creduto di essere. E questo grazie a voi! Dico grazie adesso, dopo che ho passato due giorni di crisi e dopo aver metabolizzato bene questo radicale cambiamento del mio essere. Io avevo dei valori che ritenevo inamovibili, indistruttibili e sui quali basavo la mia vita. In poche ore ho sperimentato non solo che quei valori non erano così forti in me, ma che anzi, non avevano alcun senso!’
Abbandonata ogni remora, il suo viso aveva perso il rossore, gli occhi erano tornati a guardare dritto nei miei, la voce adesso decisa, voleva andare dritta e senza mezzi termini alla questione.
‘Vedi giò, da Puritana suora di clausura come giustamente mi chiamavi tu, in pochi attimi mi sono scoperta fumatrice di spinelli, beona, ma soprattutto troia. La mia vita precedente mi &egrave sfilata davanti come un film che riguardasse un’altra persona. Quando ho goduto in bocca ad Enrica &egrave come se il mio essere precedente si sciogliesse in quegli umori che Enry beveva con gusto; e l’impulso sessuale che mi aveva squassato l’utero liberasse in me un desiderio carnale quasi animalesco. Mi sono ritrovata con la fica di Enrica sulla mia bocca quasi senza rendermene conto e ti giuro se avessi potuto l’avrei mangiata da quanto la desideravo. In questi giorni mi sono chiesta a lungo se non fossi lesbica, poi però quando ho ripensato al gusto ed al piacere che ho provato quando ho assaggiato il tuo sperma e ti ho preso in bocca il cazzo mi hanno fatto concludere che no, non sono lesbica, sono solo una troia cui piace tutto il sesso!’
‘Ti capisco Dany sai, ti capisco bene’ interruppi quel flusso di parole, quella confessione – quasi uno sfogo – autentica e diretta orgoglioso che Daniela avesse deciso di farla a me invece che alla sua amica del cuore
‘Sai anche io mi sono chiesto in questo week end se non ero all’improvviso diventato un gay, ma poi sono giunto alla tua stessa conclusione, ho semplicemente sollevato il velo della mia precedente ipocrisia e ho preso atto che farsi un bel cazzo &egrave altrettanto piacevole che farsi una fica! E di questo devo ringraziare te ed Enrica!’ Le dissi utilizzando la stessa chiarezza di termini.
‘Tu devi ringraziarmi? Come? ma che dici? Sei ammattito?’ spalancò occhi e bocca in uno stupore autentico
‘Si vedi, se tu ed Enry non vi foste appassionate così tanto alle vostre reciproche effusioni e se la tua amichetta non fosse stata così maliziosamente coraggiosa da rifiutare le attenzioni di due maschietti ed anzi di spingerli ad arrangiarsi da soli, probabilmente io non avrei mai sollevato quel velo che dicevo prima e non sarei mai giunto alle conclusioni cui sono arrivato in questo week end, perdendomi forse per sempre una area del sesso che adesso penso fantastica, quello omossessuale!’
‘Oh Giò, sei fantastico, mi hai capito al volo.’
Ormai il dialogo si era fatto completamente aperto. Non volevamo nasconderci nulla di ciò che provavamo.
‘Ma no Dany, ti ho solo detto quello penso anzi, aggiungo, il solo sentire le tue parole e il solo ripensarci mi ha fatto eccitare. E per dirla tutta, lo sai che avrei una gran voglia di farti da precettore nello scoprire il sesso eterosessuale che ancora ti manca?’ le confessai d’un fiato
‘Uhhhh sai sono eccitata anche io, e visto che siamo in vena di confessioni posso dirti che mi piacerebbe tanto; vieni con me’ e mi prese per mano.
Quello era il primo contatto fisico tra Daniela e me quella mattina ed un fremito percorse le nostre mani che si toccavano.
Mi fece alzare, e mi fece strada verso la toilette più vicina. Entrammo nel vestibolo e lì, mi prese la testa fra le mani e mi ficcò in bocca tutta la lingua slappandomi il palato e le labbra mischiando la sua saliva alla mia e strusciandosi con il suo corpo prosperoso e fasciato da una camicetta chiara e da una minigonna da cui risaltavano delle calze nere.
Il mio cazzo che era già mezzo in tiro si ingrossò di colpo e Daniela che aveva allungato una mano sulla patta dei miei pantaloni ne saggiò la consistenza.
‘Mhhhh che mazza dura che hai Giò, non puoi andare a lezione in queste condizioni, altrimenti non ascolterai nulla di ciò che diranno i professori!’
così dicendo mi condusse in un loculo dei cessi, chiuse con l’asticella, e mi rimise in bocca la sua lingua lasciva mentre con le mani stava armeggiando sulla zip dei miei pantaloni. A quel punto preso dal foia più assoluta la aiutai a liberare la mia cerchia dalla gabbia di stoffa, scansando le mutande di lato per far uscire prepotentemente l’uccello dalla zip senza calare i pantaloni.
La mia fava lucida e dura svettò fuori e Daniela la abbrancò con la destra iniziando a segarmi lentamente come aveva visto fare a Paolo qualche sera prima facendomi gemere di piacere. Aveva una mano caldissima, quasi più calda del mio membro e lo avvolgeva delicatamente con movimenti incredibilmente precisi e lunghi che facevano apparire e scomparire quasi completamente la cappella nel prepuzio.
‘Dani non smettere ti prego, &egrave bellissimo, sei bravissima’ gemetti
‘Ho sete, Giò, mi offri da bere?’ mi guardò con occhi languidi mentre pronunciava queste parole dal significato inequivocabile.
Le presi la testa fra le mani e spingendo in basso la feci accovacciare nello spazio angusto del cesso, che per fortuna era ancora pulitissimo visto che nessuno quella mattina lo aveva ancora usato.
La sua bocca adesso era all’altezza del mio glande paonazzo.
Aprì le labbra e senza lasciare la presa della mano alla base dell’asta iniziò a leccare delicatamente con la punta della lingua la punta dell’uccello ricominciando anche a segarmi dolcemente.
Poi spalancò la bocca,e dopo averlo scappellato quasi completamente lo ingoiò tutto, fino in fondo, facendo toccare il mio filetto alla base della lingua.
Trattenni a stento un urlo di selvaggia goduria quando sentii lo strofinare del filetto sulla sua lingua ruvidamente liscia.
‘fammi godere Dany, ti prego, sei fantastica !’ emisi con un flebile filo di voce strozzata dal piacere inteso che quelle manovre di mano e di bocca mi stavano provocando.
Lei allora cominciò lunghi e profondi movimenti di testa con le labbra ben strette sulla mia asta venosa senza trascurare di solleticarmi la cappella con rapidi colpetti di lingua e massaggiandomi le palle con la mano rimasta libera.
Non potei resistere a lungo a quel trattamento così piacevole e dopo poco, grazie alla sua bravura frutto più dell’istinto che dell’esperienza, le invasi la bocca con ampi fiotti di sperma denso e caldo che Daniela deglutì con passione. Sentivo le gambe molli per il godimento ma Daniela non mollava il mio membro. Voleva che anche l’ultima stilla del mio seme le finisse sulla lingua, ed aspettò che il turgore dell’uccello lasciasse il posto alla mollezza del post coitum in cui gli ultimissimi filamenti di sborra fuoriuscirono per posarsi sulla sua lingua golosa.
‘Ahhh che buono! Che sapore ! avevo proprio sete di sborra stamani!’ sussurrò Daniela ancora accovacciata guardandomi dall’alto in basso con i suoi grandi occhi scuri da cerbiatta.
‘Dany sei stata fantastica, ma adesso vieni qui!’ la tirai su la bacia in bocca assaporando il gusto della mia sborra e contemporaneamente intrufolando una mano sotto la sua gonna poggiandola sulla coscia fasciata dalla calza e risalendo lentamente alla ricerca del suo sesso che immaginavo super protetto dai collant e dalle mutandine.
E invece la mia mano dopo un po’ senti la pelle nuda dell’interno coscia vicino all’inguine; segno inequivocabile che Daniela indossava un paio di autoreggenti o un paio di calze con reggicalze. Proseguii nella salita e trovai il bordo degli slip, lo percorsi lentamente. Daniela aveva chiuso gli occhi e si gustava quelle carezze respirando profondamente.
Scostai gli slip di lato con delicatezza e finalmente la mia mano si intrufolò nel suo sesso che trovai umidissimo e bollente. Cercai la clitoride e comincia ai massaggiarla con il polpastrello di un dito. Daniela sospirava sempre più forte incitandomi a proseguire. Accelerai il movimento rotatorio sulla clitoride e contemporaneamente accoppiai altre dita al primo creando una superficie più ampia con cui pastrugnare la fica sempre più bagnata e calda.
‘Oddiooo che piacere, che mano d’oro che hai’ sibilò dentro il mio orecchio Daniela.
Accelerai ulteriormente, poi mi fermai e le presi letteralmente la passera in mano premendo con il palmo sulla clitoride gonfia allo spasimo. Nel frattempo il dito medio si era trovato esattamente in posizione e delicatamente la penetrò andando a stuzzicarle l’interno della fica.
Un urlo strozzato ed una colata lavica di umori sulla mano mi fecero capire che Daniela aveva raggiunto l’orgasmo. Rallentai i movimenti che divennero prima lievi carezze e poi si fermarono. Rimasi così con la sua passera sulla mano per qualche minuto, godendomi gli ansimi di Daniela poi, tolsi lentamente la mano, la portai alla bocca e leccai scrupolosamente tutto il liquido vischioso dalle dita e dal palmo della mano gustandolo come un miele pregiato.
‘Giò che bello, ho avuto un orgasmo travolgente’ ansimò Daniela
‘Anche io ho goduto da pazzi a menarti la fica, sai ? mi sarebbe piaciuto tanto farti godere direttamente con la bocca e la lingua ma qui sarebbe stato difficile!’
‘ci sarà modo Giò’ mormorò lei maliziosamente ‘ ci sarà modo anche di fare qualche altra cosa’ e dicendo questo si rimise le mutandine a posto, per poi rimetter delicatamente il mio uccello dentro le mutande chiudendo la zip dei pantaloni.
‘Adesso andiamo’ aprì la porta e uscimmo dal cesso e dal vestibolo dirigendoci attraverso il corridoio nella direzione dell’aula delle lezioni dove c’erano Paolo ed Enrica ad attendermi.
Quando Paolo mi vide entrare con Daniela accanto rimase stupito e disse
‘Ehi Ciao! Dani ma tu che ci fai qui?’
‘E’ venuta a tenere compagnia a Giò stamattina’ rispose Enrica dal cui sguardo sia io che Paolo capimmo che la sapeva lunga
‘Si Paolo’ proseguì Daniela ‘ abbiamo passato un’ora davvero interessante! Enrica sapeva che ci saremmo visti!’
‘Brutti porci schifosi!’ Rise Paolo con una punta di invidia ‘vela siete goduta eh?’
‘Molto, caro mio, moltissimo!’ intervenni io con un sorriso soddisfatto ‘ma adesso stanno per cominciare le lezioni, e Daniela deve andare a seguire le sue. Propongo di ritrovarci tutti e quattro domani sera a casa di Enry e Dany per una seratina interessante come quella dell’altro giorno. Tanto mercoledì nessuno ha lezioni e quindi possiamo anche fare tardi. Vi va?’
Un coro di approvazione sottolineò l’entusiasmo con cui veniva accolta la proposta. ‘allora venite da noi per cena’ fece Enrica ‘Voi pensate al vino ed al dolce, al resto pensiamo io e Dany, ok?’
‘Ok’ fece Paolo ‘a che ora domani?’
‘Vi va bene per le 8?
‘Perfetto’ rispondemmo Paolo ed io all’unisono pregustando già la scorpacciata di sesso e leggendo lo stesso desiderio negli occhi delle nostre due amiche.
‘Benissimo allora &egrave fissato per domani sera alle 8 da noi’ concluse Daniela ‘io adesso devo andare ci vediamo domani e buone lezioni’ finì, avviandosi verso la porta
‘Buone lezioni anche a te’ ribattei io con una punta di ironia allusiva
Daniela si voltò un istante, sorrise e tirò fuori la lingua dalle labbra in una smorfia tra il godereccio e lo strafottente scomparendo poi dietro la porta.
La giornata trascorse lentamente. Si vedeva che le nostre testi non erano in aula ma da altre parti. Le voci dei professori risuonavano nelle orecchie ma il cervello non le metabolizzava. Per fortuna avevamo i registratori, non avremmo perso niente di ciò che gli insegnanti ci stavano spiegando.
Il giorno dopo lo passai a studiare. Con poca voglia e molti altri pensieri in testa trascorsi la mattinata sui libri. Poi chiamai Paolo e concordammo che per la sera io avrei portato due bottiglie di vino, una di rosso e una di bianco visto che non sapevamo cosa ci avrebbero cucinato le nostre due ospiti e che lui avrebbe acquistato una torta alla panna e crema.
Alle 18,30 inizia a prepararmi. Per prima cosa pensai che, ad ogni buon conto, avrei dovuto pulirmi bene dentro per prima cosa. Dentro l’intestino per essere pronto ad ogni eventualità. Presi quindi la peretta, la riempii di acqua tiepida, introdussi il beccuccio nello sfintere e mi iniettai il liquido dentro le viscere godendo del calore della presenza dell’acqua dentro di me mi sedetti sul water e mi massaggiai bene il basso ventre per favorire la pulizia, poi, visto che non avevo stimolo, riempii di nuovo la peretta e ripetei l’iniezione. Sentii gli intestini dilatarsi e gonfiarsi, strinsi lo sfintere per non far uscire il liquido prima che avesse compiuto il suo dovere di pulizia, mi sdraiai per terra e tirai su le gambe per favorire il distribuirsi dell’acqua dentro di me, continuando a massaggiarmi il ventre. Mi rialzai, sedetti nuovamente sul water ed avvertii impellente lo stimolo ad evacuare. Spinsi violentemente ed uno scroscio di acqua scura venne espulso dal mio retto, spinsi ancora per far uscire tutto e quando ebbi finito ripetei l’iniezione di acqua. Dopo poco la espulsi di nuovo e constatai che il mio intestino era pulito. Mi feci quindi una bella doccia calda, lunga e rilassante per distendere i muscoli e liberare il cervello. Mi lavai bene l’uccello che durante i clisteri di pulizia si era irrigidito, scappellandolo sotto l’acqua senza trascurare di pulire nessuna parte.
Pulito, asciutto e vestito ero pronto ad uscire. Presi la macchina e andai ad acquistare le due bottiglie. Scelsi un Amarone come rosso ed un Greco di Tufo come bianco. Avrei fatto bella figura con due vini di pregio che, data la loro elevata gradazione alcolica avrebbero anche contribuito a renderci tutti più allegri. Erano ormai le 7,40 quando uscii dall’enoteca e mi diressi verso il centro della città in cui abitavano Daniela ed Enrica. Feci no poca fatica a trovare parcheggio ma alle 8,03 del mio orologio suonai al campanello. Mentre Enrica stava aprendomi dicendo di salire arrivò Poalo che così entrò insieme a me.
Salimmo le scale ed arrivammo al piano. La porta si aprì e davanti ai nostri occhi si presentarono Daniela ed Enrica come non le avevamo mai viste.
Praticamente indossavano entrambe gli stessi capi di abbigliamento. Minigonna stile ascellare, calze autoreggenti il cui elastico era lasciato per metà scoperto dalla gonna, stivaloni al ginocchio. Sopra entrambe avevano un top senza maniche praticamente trasparente dal quale si vedeva chiaramente che non portavano reggiseno.
Un grembiulino a mezza vita indicava che erano indaffarate ai fornelli.
Alla vista di quel succinto ed esplicito abbigliamento il mio uccello ebbe un forte sussulto nelle mutande.
‘Heilà ragazzi!’ fece Daniela ‘buonasera! Date qua il dolce ed il vino che li metto sul banco’
Paolo aveva portato un dolce preso nella migliore pasticceria della città e porse l’involucro a Daniela, io porsi le due bottiglie ad Enrica che disse
‘Uau Giò, vuoi bere bene stasera eh?’
‘A dire il vero non voglio solo bere’ risposi ridacchiando ‘ma ho preso un rosso ed un bianco perché non sapevo cosa avreste cucinato di buono!’
‘Bh&egrave, abbiamo fatto una cenetta a base di carne di maiale’ rise Daniela mettendo l’accento sulla parola ‘Maiale’ ‘anche perché qui credo che il porco addosso celo abbiamo tutti’ e scoppiò in una risata fragorosa.
Ridemmo tutti. Poi dissi ‘allora visto che c’&egrave la carne inizieremo dal vino rosso e magari lasceremo il bianco per il dolce!’ Così presi la bottiglia, il cavatappi ed aprii l’Amarone versandolo nei bicchieri
‘Aspettiamo almeno 5 minuti prima di berlo. Facciamolo respirare’ proseguii
‘Allora il menù di stasera &egrave’ cominciò Daniela ‘tagliatelle ai funghi porcini e profumo di salciccia, Costata di maiale in forno con patate novelle arrosto, insalata e, per finire, la meraviglia di dolce portato da paolo!’
‘No’ fece Paolo ‘ti correggo mia cara Dany, il menù non finisce al dolce”! Vuoi proprio perderti il meglio ??’ concluse sorridendo ammiccante
‘Scusa’&egrave vero dimenticavo” si corresse lei ‘ per finire scorpacciata di cazzo e di fica a volontà e secondo inclinazioni del momento’
‘adesso va bene’ fece Enrica ‘propongo un brindisi: adesso si può bere giò?’
‘Si, adesso si’ le risposi
‘Bene’ proseguì Enrica distribuendo i bicchieri ‘ allora un brindisi all’amicizia e alle scopate disinibite!’
‘All’amicizia e alle scopate disinibite’ gridammo tutti alzando i bicchieri e brindando.
Ci mettemmo a sedere e Daniela servì le tagliatelle ben condite e fumanti. Erano squisite e le divorammo abbastanza velocemente chiacchierando e lanciandoci già le prime sfrecciatine stuzzicanti. Il vino scorreva morbido in bocca contribuendo ad aumentare l’allegria. Poi venne la carne con le patate e su queste ultime Paolo ed io facemmo battute varie allusive a ben altre patate e sottolineando come le avremmo arrostite noi più tardi.
Il vino continuava a fluire nei bicchieri e da questi nelle bocche.
Infine Enrica portò il dolce ed io aprii la bottiglia di Greco di Tufo. Il dolce era, come concordato con paolo, sostanzialmente farcito di crema e di panna. Golosissimo ma molto dolce. Il Greco di Tufo, particolarmente fruttato, servì a togliere lo stucchevole e a pulire la bocca.
Sullo sfondo della cena MTV trasmetteva musica varia. Accesi una sigaretta perché ne avevo veramente voglia e aspirai con decisione il fumo che si espandeva tiepido nei polmoni. Una sigaretta dopo una succulenta cena ci voleva proprio.
‘ragazzi’ cinguettò Enrica facendo svolazzare il top trasparente e intravedere i capezzoli già duri ‘noi avremmo una sorpresa da farvi vedere’
E così dicendo si sedette sul divano, aprì un cassetto del mobilino che c’era accanto, estrasse una scatola e la aprì. Davanti a Paolo e me apparve un vibratore di notevoli dimensioni di forma e colore estremamente realistici. Dalla posizione in cui ero sembrava un vero cazzo scappellato con la cappella leggermente più fine rispetto all’asta ricoperta da venature in rilievo e dotato di coglioni gonfi. In fondo una manopolina rossa era preposta all’accensione ed alla regolazione della velocità.
‘Ahhh che meraviglia’ feci io finendo la sigaretta, alzandomi dal tavolo ancora ingombro dei piatti su cui avevamo consumato il dolce ed andando a sedermi accanto ad Enrica sul divano.
Visto da vicino si vedeva che era finto, ma era anche bellissimo ed Enrica lo teneva in mano trionfante
‘E così quando vi mancano quelli veri usate i surrogati eh, brutte maialine!!!’ esclamò Paolo allungando una mano verso le tette di Daniela che sedeva accanto a lui.
‘ma no, questo &egrave un acquisto di oggi pomeriggio, e non sapete quanto ci siamo vergognate in quel sexy shop. Non lo abbiamo ancora provato perché volevamo farlo insieme a voi!’
‘allora dai qua’ presi il fallo finto dalle mani di Enrica, mi alzi dal divano e andai al tavolo dove presi alcuni avanzi di dolce e li spalmai bene sul cazzo di gomma riportandolo poi tutto ricoperto da Enrica
‘adesso fammi vedere come lo succhi, bella proietta, mostrami come lo pulisci bene come puliresti un cazzo vero grondante di sperma!’ le ordinai
Enrica non aspettava altro, spalancò la bocca ed inghiotti l’olisbo leccandone via la crema e la panna che vi avevo spalmato. Nel frattempo le mie mani erano scese sulle sue cosce risalendo dal ginocchio accarezzandole le calze arrivando all’elastico e proseguendo sulla pelle nuda fino alle mutandine. Enrica continuava a cicucciare il cazzo finto mentre io le sfilavo il tanga di pizzo mi piazzavo tra le sue cosce e tuffavo la testa tra le labbra della sua fica già umida. Aveva un sapore delicato, come di rosa, e produceva succhi in abbondanza. Solletica la clitoride che si eresse invitante. La mordicchiai ed Enrica gemette di lussuria.
Contemporaneamente Paolo aveva estratto le grandi tette di Daniela dal Top e le stava massaggiando mentre lei, le aveva liberato il cazzo dai pantaloni e lo stava lentamente masturbando mentre limonavano di bocca.
Io leccavo quella fica calda ed il mio uccello si tendeva sempre di più dentro i pantaloni. Istintivamente cominciai a spogliarmi continuando a gustare gli umori di Enrica che ansimava sempre più profondamente. Mi tolsi tutto rimanendo nudo a quattro zampe con la faccia affondata tra i riccioli pubici della mia svaccata amica che continuava a ingoiare il fallo finto. Le intrufolai le mani sotto il top e andai a strizzarle i capezzoli ad impastarle le tette facendola mugolare sempre di più. Daniela intanto si era ingoiata il cazzo di Paolo e lo stava sbocchinando con passione mentre, con una mano si sditalinava furiosamente.
Ma Poalo la staccò per un momento dal suo cazzo si diresse verso di me si sdraiò con la bocca all’altezza del mio uccello e lo ingoiò invitando Daniela a riattarsi alla sua canna dura.
Sembrava un trenino. Enrica si trastullava in bocca il suo fallo finto leccandolo ed insalivandolo, io avevo la faccia impiastricciata dei suoi succhi abbondanti e venivo spompinato voracemente da Paolo a cui Daniela si stava dedicando. La stanza era calda e piano piano tutti si spogliarono cambiando di volta in volta la posizione.
Da nudi mi fiondai sulla fica di Daniela con le labbra spalancate aspirando e succhiando tutto. Praticamente avevo tutta al sua fica in bocca con i suoi peli che mi solleticavano il palato. Intanto il mio uccello era stato preso in consegna da Enrica che selo slappava avidamente ed aveva invitato Paolo a penetrarla nella fica già abbondantemente lubrificata dalle mie precedenti linguate.
I gemiti ed i mugolii si intensificavano. Sentivo Enrica ansimare sotto i precisi colpi di cazzo di Paolo e Daniela incitarmi in modo sempre più scurrile
‘dai giò lecca questa troia pompinara, succhiami la clitoride, senti come la mia fica si bagna, lecca, lecca ahhhhh che bello’che bello come vorrei sentirmi piena di cazzo’
A quelle parole non seppi resistere oltre. Tolsi il cazzo dalle fauci di Enrica, feci sdraiare Daniela nella classica posizione del missionario e avvicinai la punta dell’uccello alla fica.
‘adesso ti riempio io, brutta troietta, e vedrai che ti piacerà gustare la mia mazza dura che ti pompa fino in fondo’ esclamai ormai preso nel vortice della lussuria.
Gli occhi di Daniela si fecero più grandi e dalla bocca uscì una supplica
‘Si ma fai piano. Lo sai che sono vergine, sono una troia vergine’
Non le risposi neanche, la guardai con dolcezza facendole capire che sarei stato tenerissimo. Strofinai la cappella sulla clitoride e sulle grandi labbra, per farle pregustare la penetrazione e per lubrificarla con i suoi stessi umori per un tempo che a lei sembrò lunghissimo tanto che mi implorò di penetrarla. Poi appoggiai delicatamente il glande all’orifizio ed iniziai lentamente ad entrare dentro di lei. L’uccello scivolò dentrò dolcemente e con una lentezza esasperante, mentre Daniela emetteva rantoli di crescente soddisfazione. Era tutto dentro. Rimasi fermo con l’uccello ben piantato nella sua passerona stretta ed accogliente gustandone il calore e l’umidità e dando modo a lei di abituarsi a questa intrusione. Poi altrettanto lentamente di quando ero entrato cominciai ad uscire. Daniela spalancò gli occhi dalla goduria, leggevo in quello sguardo una sorta di stupore. Goccioline di sudore imperlavano la mia fronte per lo sforzo di essere delicato. Una volta fatto uscire quasi completamente iniziai a muovermi lentamente su e giù.
Enrica intanto si era dedicata con la bocca al mio sedere e slinguava il buchino mentre veniva presa alla pecorina da Paolo. Sentire la sua lingua umida rovistarmi la dietro mi procurò assoluti brividi di piacere che trasmisi a Daniela aumentando leggermente il ritmo della chiavata.
Daniela uggiolava letteralmente. ‘Giò chiamami, slabbrami la fica, fammelo sentire in fondo questo cazzo duro che mi fa sbrodolare!!’
Intanto la lingua di Enrica entrava ed usciva con facilità dal mio ano e la sua saliva aveva ben lubrificato anche le zone limitrofe. Appoggiò il cazzo finto al mio culo e spinse decisa, sentii lo sfintere dilatarsi e trattenni a stento l’orgasmo.
Daniela si accorse di qualcosa perché avvertì che il mio cazzo dentro di lei si era ulteriormente gonfiato.
‘Ohhh Enry’ riuscii a stento a dire ‘ inculami con quel cazzo finto, dai infilalo tutto’
Enrica non si fece pregare e continuò a spingerlo dentro godendosi la vista del mio ano che si dilatava man mano che il fallo spariva dentro le mie chiappe. Lo tenne dentro per qualche minuto assaporando le sensazioni che le dava l’uccello che la stava stantuffando in fica. Poi improvvisamente lo sentii prendere vita dentro di me.
Enrica lo aveva acceso e le vibrazioni mi stavano facendo impazzire di godimento. Ormai l’orgasmo era incipiente ma volevo prima far godere Daniela. Accelerai le pompate dando un ritmo incalzante alla cavalcata. Daniela rispose egregiamente e dopo pochi istanti la sentii Urlare di godimento. Continuai a pomparla e ad essere inculato dal quel cazzo finto fino a che, al culmine dell’eccitazione, non le riversai dentro la fica una quantità di sperma incredibile tra grida di selvaggio piacere. Le uscii dalla vagina e andai a leccargliela per raccogliere la mia stessa sborra a quelle leccate si aggiunse la bocca di Enrica che prima mi ripulì l’uccello assaporandone il misto di sapori e poi si avventò sulla passera di Daniela avvicinando alla bocca anche l’uccello finto carico dei liquidi del mio ano che leccammo via avidamente sia io che lei.
Paolo soffiava e sbuffava come un mantice nella vulva di Enrica che a sua volta emetteva gridolini sempre più intensi di piacere. Abbandonai la passera di Daniela alle cure della bocca di Enrica per dedicarmi al cazzo di Paolo e alla fica di Enrica leccadoli entrambi. Alternavo succhiate alla clitoride a linguate alla cappella tra una stantuffata e l’altra e gli effetti di quella doppia stimolazione non tardarono a farsi vedere perché entrambi i miei amici intensificarono il respiro. Enrica urlo di scatto un ‘gooooodoooooo’ da leonessa trafitta e poco dopo anche Paolo annunciò la sua incipiente sborrata. Lo anticipai e estrassi il suo uccello dalla passera di Enrica per avvicinarlo alla bocca di Daniela a cui unii la mia lingua. Furono sufficienti pochi colpetti delle nostre lingue per far uscire densi fiotti di sperma dal sua cazzo che io e Daniela ci dividemmo avidi gustandoci lo sperma di paolo mischiato ai succhi orgasmici di Enrica.
Stanchi, imbrattati di sperma, di succhi vaginali ed anali rimanemmo ansanti per alcuni minuti senza forse e senza muoverci. Poi Daniela esclamò:
‘Ragazzi, da oggi non sono più una tenera verginella ma una troia affamata di cazzo e di sesso. Bisogna festeggiare ! Enrica perché non prendi un po’ di fumo?
‘Ma certo, che bella idea!’ le rispose.
Si alzò e andò a prendere il necessario affidandolo a me perché realizzassi la canna che preparai in pochi minuti.
La accesi e tirai un paio di profonde boccate aspirando e trattenendo il fumo nei polmoni gustandone tutto il dolce aroma; poi la passai a Daniela e così cominciò il giro. Al termine della canna avevamo la bocca impastata e asciutta e scolammo quanto rimaneva del vino bianco per dissetarci. Alcool e fumo non tardarono a fare il loro effetto e ben presto, alla vista di tre bei corpi nudi intorno a me, il mio uccello tornò a dare segni di vita.
Mi stavo nuovamente eccitando, però dissi
‘devo andare in toilette, torno subito’
‘anche io devo fare la pipì’ aggiunse Paolo
‘ed io pure’ esclamò Enrica
Ebbri di alcool e fumo ci trasferimmo tutti e tre in bagno dove Enrica ridendo disse:
Prima le signore e si sedette sulla seggetta del water mentre io e Paolo con gli uccelli penzoloni stavamo a guardarla. Ci mise un po’ ad iniziare perché evidentemente imbarazzata ma quando vidi sgorgare il primo getto di pipì la mia perversione si scatenò. Attesi che il getto di urina fosse agli sgoccioli e poi mi lanciai a bocca aperta verso di lei che, capitomi ed eccitata all’idea, si alzò rimanendo in posizione sulla seggetta e dando modo a me di mettermi sotto la sua fica ancora gocciolante di piscio caldo a bocca spalancata. Il suo sapore era salato ed aromatico e la mia lingua si adoperò per leccarlo via tutto mentre il mio cazzo si inturgidiva rapidamente.
Paolo, dapprima strabuzzo gli occhi, poi eccitatosi anche lui mi scansò prese Enrica e la depositò nuda come era nella vasca da bagno andando a posizionarsi di frotta e lei. Daniela, nel frattempo, sentito il trambusto e i gemiti di Enrica in bagno ci aveva raggiunti e aveva appena fatto in tempo a vedere la mia bocca ingoiare le ultime gocce di urina direttamente della ficona di Enrica.
Presa dalla euforia dovuta dalla canna, ed intuite le intenzioni di Paolo, si posizionò accanto alla sua amica nella vasca da bagno. Io mi sistemai accanto al mio amico e presoci reciprocamente l’uccello semi eretto in mano cominciammo ad inondare i due corpi che avevamo di fronte.
I getti sgorgavano violenti colpendo direttamente il collo di Enrica e Daniela scorrendo sulle tette sulla pancia per poi andare a sgocciolare dalle passere con un effetto ‘torrente’. Sembrava che fossero le nostre due amiche a urinare.
Quando i getti cominciarono a diminuire di intensità Enrica volle restituirmi il favore e avvicinò la bocca al mio arnese tenuto in mano da paolo, tirò fuori la lingua e cominciò a raccogliere in bocca la mia urina calda. Poi deglutita quella si adoperò per asciugarmi il glande dalle ultime gocce. Daniela in un raptus emulatorio fece lo stesso con Paolo dandosi da fare con la sua fava gocciolante.
In breve i nostri cazzi furono nuovamente tesi e duri e le ragazze si davano da fare mugolando e affannandosi sulle nostre aste e sulla cappelle gonfie pompando con veemenza, aspirando e soffiando.
Ma io avevo adesso un obiettivo in mente, interruppi il succulento pompino e dissi
‘Dany, Paolo, Enrica venite di là che adesso facciamo un giochino a quattro’
Enrica rispose ‘ma siamo tutte bagnate?’
‘Non importa, vi asciugheremo io e Paolo’
Detto fatto di nuovo nel monolocale le lingue si diedero da fare sui corpi di Enrica e Daniela. Io mi occupai della seconda che ra stata inondata dai getti di Poalo andando a frugare ogni anfratto per gustare il sapore e per pulirla bene. Partii dal collo scendendo piano piano verso il seno sodo e rotondo i cui capezzoli irti mi facevano capire lo stato dell’eccitazione della mia amica scesi verso l’ombelico. Saltai appositamente l’inguine con disappunto di Daniela per leccarle le cosce, tutte le gambe ed i piedi di cui presi in bocca tutte le dita. Daniela smaniava letteralmente dall’eccitazione mentre io mi inebriavo del sapore di Paolo. Contemporaneamente vedevo Paolo che si dava da fare con Enrica slappandola tutta.
Terminata l’operazione decisi che era venuto il momento di dedicarsi alla fichetta che era zuppa di umori e odorava di urina di Paolo. Era fantastico il connubio di sapori e odori che confluivano nel mio palato dalla lingua e dal naso. Mi eccitavano da matti e il mio uccello pulsava di eccitazione. Daniela rantolava e si dimenava come una anguilla incitandomi a leccare sempre più velocemente per arrivare all’orgasmo. E infatti ci arrivò in pochissimo tempo inondandomi la bocca del suo miele fluido che per me rappresentava una ambrosia.
Rapidamente, sfruttando la sua fica bagnatissima cambiai posizione e per penetrarla a pecorina stantuffandole l’uccello in fica. Il repentino sentirsi riempita dopo l’orgasmo le provocò una serie di orgasmi multipli che la mandarono in estasi mentre osservava Enrica e Poalo impegnati in un furioso 69.
Senza lasciarle il tempo di rifiatare la mia mano le trastullava la clitoride gonfia bagnandosi delle sue secrezioni che poi andai a spalamere sul suo buchetto posteriore dicendole.
‘Adesso Dany proverai l’ebrezza ed il godimento di un cazzo che ti sventra le viscere’
‘Oddio Giò, no, mi farà male’ abbozzò una protesta lei
Non le risposi ma grugnendo come un maiale estrassi il cazzo lucido dalla sua fica lo posizionai all’altezza dello sfintere e con un colpo secco e breve lo deflorai introducendo la cappella nell’ano fermandomi subito.
L’urlo di Daniela fu lancinante ed acutissimo. L’avevo penetrata senza una lubrificazione particolare.
‘ti sfondo il culo a secco brutta proietta!’ L’apostrofai seccamente preso dalla foia cominciando a spingere lentamente sentendo il mio uccello tendersi nell’attrito con le pareti del suo intestino.
Frattanto Enrica e Paolo avevano interrotto il loro 69 per osservare la scena. Il viso di Daniela dalla prima smorfia di dolore stava assumendo un’espressione diversa, contratta ma più distesa.
‘Rilassati Dany, vedrai che bello tra poco’
‘Ohhh si, sento un gran calore, fai piano ti prego!’ sospirò con un filo di voce.
Enrica intanto, aveva cominciato ad accarezzarle la clitoride operazione che contribuì a far distendere la muscolatura a Daniela agevolando la penetrazione che continuava inesorabile ad allargarle il culo.
Lentissimamente ma con decisione alla fine il mio pene scomparve tutto nelle sue viscere ed io lo lasciai lì immobile per qualche istante per far in modo che lo sfintere si abituasse a quella presenza ingombrante e pulsante.
‘Mamma mia’ sibilò Daniela facendo uscire tutta l’aria che aveva trattenuto nei polmoni ‘come palpita dentro, sembra una serpente vivo’
Attesi ancora, che le sapienti dita di Enrica muovendosi impazzite nella fica di Daniela che uggiolava la facessero ulteriormente rilassare poi cominciai il movimento a ritroso.
Sentivo il suo intestino stringersi intorno al cazzo e chiudersi quasi mentre la mia mazza lentamente usciva. La sensazione di frizione era fantastica ed anche Daniela ne godeva apertamente.
‘Adesso che ti ho aperta’ le feci io’ sentirai che delizia!’ cominciando a penetrarla nuovamente e dando inizio alla cavalcata anale.
‘Ohhhhhh Giò, aprimi ancora; che calore che piacere. Non ti fermare ti prego &egrave fantastico’
Non avevo nessuna intenzione di fermarmi, ed il mio progetto perverso prevedeva che anche Enrica e Paolo partecipassero al quadretto.
Intanto però acceleravo lievemente il ritmo della penetrazione cominciando anche a muovermi in senso circolare per stimolare al massimo le terminazioni nervose dello sfintere. Ormai il grosso era compiuto e lo sfintere, ormai abituato alla penetrazione, si offriva come un pertugio fonte di delizie. Sentivo l’uccello scivolare molto più agilmente, segno che i liquidi anali cominciavano a lubrificare, mentre le contrazioni del buchetto si facevano più diradate quale tangibile prova che l’ano di Daniela accoglieva la mazza defloratrice. Anzi dai gemiti che emetteva la mia amica inculata sembrava che fosse proprio lei volutamente a contrarre i muscoli quando più le piaceva.
‘Dany che culo fantastico che hai; ti piace essere presa da dietro vero mia puttana rotta in culo!eh?’ Mormorai, poi proseguii impartendo ordini precisi ‘adesso proverai un’altra delizia del sesso! Paolo mettiti sotto e scopala mentre tu, Enrica falla abbeverare alla tua fica mielosa! Daniela adesso sentirai cosa vuol dire avere un cazzo in culo, ed uno in fica che ti sventrano mentre ti pasci di una succulenta e sbrodolante fica.
Il quadretto si compose con non poche difficoltà visto l’intreccio di corpi in equilibrio. Ma Daniela si comportò egregiamente accogliendo la fava di Paolo ululando dal godimento e tuffando la bocca sulla passera liscia dell’amica mangiandola letteralmente.
‘Che troia che sei!’ esclamo mugolando Enrica ‘ non pensavo che il cazzo potesse farti questo effetto! Come mi lecchi bene adesso’si continua’si frulla la lingua sul grilletto, senti come si gonfia’
Daniela ansimava e leccava, ciucciava e sospirava sotto i colpi alternati di Paolo miei e quando la sua bocca fu invasa dall’abbondante orgasmo di Enrica lo bevve tutto. Enrica, sfinita si accasciò di lato grondante di sudore ed io e Paolo intensificammo i colpi della doppia cavalcata portando Daniela ad un orgasmo devastante che sembrava non fin ire mai
‘si sfondatemi di cazzi, fatemi sentire qanto vi eccitano il mio culo e la mia fica !!!! ahhhh godooooo, godoooo’oddio che belloooooooo!’ Gridò Daniela per un tempo che ci parve infinito. Poi disse ‘adesso vi voglio ricambiare di tutto il piacere che mi avete dato su ragazzi vi voglio in bocca, mi voglio sentire troia fino in fondo e voglio assaporare il sugo del mio intestino e della mia fica prima che il vostro denso sperma mi disseti.’
Così si abboccò ai nostri cazzi spompinandoli a turno alternando pompate profonde di gola a rapidi colpi di lingua sulla cappella. Mentre lavorava di bocca il cazzo di uno segava quello dell’altro e viceversa.
‘Che buoni i miei sughi, che buoni i vostri uccelli!’ ribadiva tra una leccata e un’altra. ‘mhhhh che goduria’.adesso da bravi..datemi da bere’ho sete’
Non ci volle molto perché dal cazzo di paolo uscisse il primo fiotto di sborra calda che andò a colpirla dritta sul palato. Daniela accelerò le linguate e accolse tutto in bocca sulle labbra e sulle guance slappando via con la lingua tutto lo sperma che non le era finito dritto in bocca
‘ahh che sapore’mhhhhh. Adesso tocca a te Giò’dissetami di sborra!’ mi incitò mentre Enrica ripresasi dall’orgasmo si stava occupando di ripulire per benino di bocca il membra di Paolo.
Avvolse il glande con la bocca e con rapidissimi colpi di lingua sul filetto teso allo spasimo mi portò ad un orgasmo profondissimo. Mi sembrava quasi che mi stessi svuotando tutto mentre riversavo nella sua bocca copiosi schizzi bollenti che Daniela avvolse con la lingua per assaporarli prima di inghiottirli.
‘ahhhhhh’ fece poi schioccando le labbra ‘niente di meglio che spremuta di coglioni per dissetare una troia come me!’ e ridacchiò.
Enrica si dedicò al mio uccello ancora gocciolante per gustarsi anche lei la sua parte e per ripulirmelo per bene dopodiché tutti sfiniti che accasciammo sulla moquette respirando affannosamente e godendoci la mollezza delle membra del dopo orgasmo.
‘che serata ragazzi!’ ansimai ‘Spero che sia di vostro gradimento! Tu Dany come va?’
‘Che maiale che sei!’ mi apostrofò ‘ ti adoro, mi hai fatto godere come una cagna!’
‘si ma mela sono goduta anche io’ ribattei ma mi manca ancora una cosetta da fare. Devo ricambiare un favore a Paolo’ e così dicendo presi il vibratore che mi aveva sodomizzato prima guardando con interesse Paolo che stava sdraiato a gambe larghe sul pavimento.
Lo inghiottii per quanto la mia bocca fosse in grado di accoglierlo e poi lo avvicinai alle chiappe del mio amico. Lui stremato dall’orgasmo mi guardo mezzo inebetito ma allargò le chiappe. Il suo buchino mi apparve, roseo e pulsante. In mezzo, poco più in lato i testicoli semi sgonfi e l’uccello smoscio ancora umido della precedente sborrata facevano occhiolino.
Lambii con la lingua l’orifizio e lo umettai per bene poi, con un colpo secco e deciso infilai quel grosso arnese plastico nell’intestino per tutta la sua lunghezza. Paolo fece un sobbalzo e il suo uccello sussultò! Glielo presi delicatamente in bocca gustandomi al contempo l’ultima goccia di sperma e la morbidezza del pene ancora floscio. Accesi il vibratore e con la mano scappellai delicatamente l’uccello tenendo la cappella tra le labbra e la lingua. Paolo gemette di piacere e protesi le chiappe in avanti per farsi penetrare ancora più profondamente da quel grosso fallo vibrante che gli scuoteva le viscere. Nel frattempo il suo uccello stava risvegliandosi grazie anche al sapiente lavoro delle mie labbra e soprattutto della mia lingua che andava a solleticare i punti più sensibili.
‘Ohhhh’ sospirò Paolo, ‘mi sta tornando duro, non credevo che fosse possibile, che bravo che sei con la bocca Giò’
Accelerai la velocità vibrante e cominciai un lento movimento di andirivieni nello sfintere del mio amico mentre le due ragazze si baciavano tra di loro accarezzandosi le micette ancora fradice.
La situazione di avere fatto rizzare un cazzo dentro la mia bocca unita alla visione di due troiette che sela menavano reciprocamente sortì l’effetto di resuscitare il mio uccello che non &egrave mai stato un tipo da orgasmi successivi anzi. Avevo già fatto due poderose sborrate e non credevo che potesse essere ancora vitale anzi. E invece eccolo lì a reclamare la sua porzione di attenzioni.
E come fare a non dargliele ? impossibile !
Estrassi il vibratore dal culo di Paolo che emise un lamento di disappunto, e lo sosuii prontamente con la mia mazza tornata tosta ‘ non così grande come il fallo finto ‘ ma sicuramente viva e pulsante.
Le due ragazze smisero per un istante di masturbarsi, si gettarono avide con le bocche sul vibratore per assaporarne il gusto e poi si gettarono sulla fava di Paolo rimasta orfana della mia bocca, iniziando uno scambio di linguate tra la cappella le palle e l’asta.
Paolo grugniva di piacere mentre lo stantuffavo con un ritmo incalzante facendo bene attenzione a far sprofondare la mia mazza fino a dove era possibile e cercando di muovermi in modo da solleticare le parti più sensibili del suo sfintere.
Eravamo abbastanza spompati tutti e due quindi l’ingroppata durò abbastanza a lungo con somma goduria di entrambi che navigavamo in quello stato dell’eccitazione non eccessiva che rischia di risolvere tutto in pochi minuti ma neanche in quella di una troppo scarsa che invece non porta al culmine del piacere.
Le due lesbichette si davano il cambio a sleccazzare la mia asta che entrava ed usciva dal culo di Paolo e il suo cazzo non trascurando intermezzi di succhiate alle loro fiche dalla clitoride di nuovo eretta e turgida.
Per me era la prima volta che mi inculavo un maschio e le sensazioni che ne provavo, sia fisiche, ma soprattutto mentali, erano incredibili. Incularsi uno vedendoli l’uccello duro &egrave profondamente diverso che farsi un culo femminile. Facendosi un maschio puoi vedere gli effetti sulla sua stessa fava. Puoi osservare come cresce ad ogni affondo, come palpita. Ed io che sono sempre stato uno che apprezza le eccitazioni visive godevo tantissimo di quello spettacolo.
Intanto Daniela ed Enrica erano venute nuovamente e ci offrirono a turno la propria passera da ripulire a colpi di lingua cosa che sia io che Paolo facemmo con entusiasmo senza interrompere la cavalcata anale.
Anzi fu proprio mentre leccavo la fica di Enrica che Poalo annunciò il suo prossimo orgasmo intensificando il respiro ed aumentando i movimenti del bacino per farsi meglio impalare. Il suo cazzo era preda della Bocca di Daniela in quel momento a cui chiesi.
‘Dany ti prego non bertelo tutto te, lasciane acnhe un po’ per gli altri assetati come me’
Senza togliersi l’uccello di bocca Daniela mi guardò facendo appena in tempo a darmi un cenno di assenso che Paolo le scaricò in bocca le sue ultime risorse di liquido seminale. Lei da brava puttana raccolse tutto in bocca e poi venne a porgermi la sua lingua perché lo potessi gustare insieme a lei. Il sapore dello sperma unito alle sensazioni che mi provenivano dalla penetrazione portò al culmine anche me che scaricai nell’intestino di Paolo il mio fluido seminale. Estrassi il membro dal culo del mio amico e glielo offrii, così come era intriso dei miei liquidi e dei suoi umori, da ripulire mentre dal suo ano il rivolo biancastro fu preda della lingua di Enrica.
A quel punto, tutti sudati e disfatti, con le membra di pastafrolla, i respiri affannosi, decidemmo di farci una doccia.
L’acqua calda non solo ci lavò ma aggiunse un senso di relax assolutamente ineguagliabile. Rimanemmo poi a lungo nudi a sedere sulla moquette a goderci quelle sensazioni piacevolissime ben sapendo che quello che si era consumanto quella sera era solo una tappa di una serie di incontri.
Qualche giorno dopo, all’università, mentre Enrica era uscita per andare in bagno tra una lezione e l’altra Paolo, con fare vago si sedette accanto a me e mi disse:
‘Quello che &egrave successo con Enry e Dany &egrave stato spettacoloso. Forse non sarebbe potuto accadere senza la di loro, però devo dire che mi hai fatto godere come un matto, e spero che sia piaciuto anche a te’
‘Cero che mi &egrave piaciuto’ risposi sussurrando perché gli altri non sentissero ‘anche molto! E’ stato fantastico il miscuglio di sessi che si &egrave creato, l’impasto di umori che ci siamo scambiati, il passare repentinamente dallo scopare una fica all’essere chiamati nel culo da un bel cazzo’
‘Allora, se ti &egrave piaciuto avere a che fare con il mio uccello forse potresti prendere in considerazione una cosa solo maschile!’ ribatt&egrave prontamente aggiungendo d’un fiato come se temesse una mia reazione strana ‘sai io domani sera sono stato invitato ad una festa e vorrei andarci con te!’
‘Una festa?’ feci io incuriosito
‘Si, una festa riservata agli invitati ed alla persona che gli invitati vorranno portare come amici.’
‘ma dove &egrave questa festa?’
‘Qui in città, a casa di miei amici anche loro universitari che frequentano altre facoltà. Sono simpatici e di solito le loro feste sono molto divertenti e sono rigorosamente riservate ai maschi!’
‘ah ‘ feci io che avevo intuito già da prima ‘e pensi che i tuoi amici mi troverebbero simpatico se non fossi in grado di soddisfare le loro aspettative’ che mi spaventavo all’idea di non riuscire ad eccitarmi con solo dei maschi.
‘Non ti preoccupare, nessuno &egrave obbligato a fare niente che non voglia e non &egrave certo biasimato se rifiuta di fare o farsi fare qualcosa’ mi sussurrò all’orecchio così vicino che il suo fiato caldo mi procurò un brivido in tutto il corpo’
Non feci in tempo a rispondere che Enrica stava rientrando e, notato il nostro confabulare ci occhieggiò interrogativamante maliziosa e disse.
‘cosa state complottando voi due maschi allupati?’
‘Ohh..niente’ ribatt&egrave Poalo ‘stavo solo dicendo a Giò che il tuo fumo &egrave veramente ottimo’ svicolò paolo con grande savoir-faire
Non so se Enrica se la bevve, fatto &egrave che si sedette nuovamente tra me e Paolo che nel frattempo le aveva lasciato libero il posto. Poco dopo entrò il professore e seguimmo la lezione.
Nel mio cervello frullavano strane sensazioni contrastanti. Certo ceh mi ero divertito un sacco con Paolo, ma vero anche che parte di quel godimento era anche dovuto alla presenza di Dany ed Enry. Mi chiedevo cosa sarebbe successo alla presenza di solo maschietti. Mi sarei eccitato? Mi sarei schifato? Sarei stato indifferente?
Non riuscivo a trovare una risposta a questi interrogativi che mi frullavano in testa però, ammisi con me stesso che di Paolo mi potevo fidare quindi, uscendo dalla facoltà dopo aver congedato Enrica gli dissi
‘Ci ho pensato su Paolo; e ho deciso che ti accompagno volentieri. A patto che tu mi garantisca che sarò libero di fare ciò che voglio!’
‘Ma certo Giò, stai tranquillo. Sarai liberissimo di stare o di andartene come, quando e perché vorrai, senza dare spiegazioni a nessuno’ Mi tranquillizzò Paolo e poi proseguì ‘Sono felice che tu abbia comunque accettato di venire con me!’
Dato che il giorno dopo non ci saremmo visti in facoltà mi spiegò la via e il numero civico a cui recarmi la sera seguente e l’orari della festa che prevedeva un buffet freddo per cena. L’orario erano le 8,30.
La sera dopo quindi ripetei il mio piccolo rituale di pulizia esterna ed interna in modo da essere pronto ad affrontare qualsiasi situazione dedicando anzi una particolare cura ai lavaggi che feci utilizzando camomilla tiepida che mi avevano detto, aveva proprietà calmanti e sfiammanti. Il mio buchetto non era abituato al piccolo tour-de-force a cui lo avevo sottoposto e quindi aveva bisogno di particolare cura. Quindi le prime perette furono di acqua tiepida volte a nettare bene l’intestino, le ultime due, che trattenni a lungo dentro di me, volte a dare sollievo a tutto il retto.
Doccia calda e rilassante perché il cuore mi batteva a duemila e poi, indossata la mia più bella biancheria intima e vestitomi di tutto punto presi la macchina per recarmi all’indirizzo presso il quale Poalo mi aveva detto di attenderlo. Saremmo infatti entrati insieme per mia esplicita richiesta.
La zona era centrale, abbastanza popolare, la zona in cui si concentravano la maggior parte delle abitazioni affittate agli studenti fuori sede. La via pulita e lo stabile ben tenuto promettevano bene. Trovai Paolo che mi aspettava al civico
‘Ciao Giò, come stai?’ mi sorrise con gli occhi che sprizzavano allegria
‘Bh&egrave..come sto’.bene!’ gli risposi ‘mi tremano un po’ le gambe ma nel complesso sto bene!’ continuai con un leggero fremito di voce
‘Tranquillo giò’tranquillo ! dai entriamo’
Paolo suonò il campanello e dopo il consueto scambio di battute la porta ci venne aperta. L’atrio era bello, pulito e tenuto bene. Prendemmo l’ascensore a con mia sorpresa vidi schiacciare il pulsante dell’ultimo piano
‘Che cavolo di studenti sono se possono permettersi l’affitto di una casa al quinto piano in pieno centro?’
La risposta non tardò ad arrivare. Giunti al piano, trovammo l’unica porta aperta con un bellissimo ragazzo che salutò giovialmente Poalo e si presentò con il nome Sergio. Era vestito casual ma elegante. Un paio di jeans firmati, una polo a collo alto color crema ed una giacca blù sopra. Aveva gli occhi color dell’ambra e i capelli ricci tenuti abbastanza lunghi di un biondo sfavillante. Il viso lineare, il naso equilibrato si incastonavano su una testa ben proporzionata collocata su un collo lungo che si diramava in due spalle ampie ma non eccessive e in un fisico longilineo.
‘Ciao Giò, io sono Sergio. Piacere di conoscerti’ mi disse con una voce leggera ma profonda.
‘Ciao Sergio, piacere mio’ risposi dandogli la mano
‘Entrate’ci sono già quasi tutti’ proseguì il nostro ospite
Varcammo la soglia passando nell’ingresso piccolo ma ben arredato. Sergio prese i nostri giubbotti e li mise sull’attaccapanni. Poi ci invitò a passare in salotto.
Il salotto era davvero grande arredato con molto gusto in cui si mescolavano sapientemente pezzi in stile a pezzi molto moderni. Addossato per l’occasione alla parete il tavolo con il buffet. In mezzo dei divani semplici, di colore chiaro, estremamente lineari nel disegno stavano spora un tappeto in stile etnico coloratissimo a disegno geometrico. Quadrati e rombi che si intrecciavano tra di loro in un giuoco di colori e forme quasi ipnotico.
Un disco di jazz molto lento suonava nello stereo e diversi ragazzi tutti vestiti molto bene stavano chiacchierando tra di loro con i bicchieri in mano e fumando sigarette.
Sergio celi presentò tutti. C’era Daniele un tipo alto, di stazza robusta ma non grasso molto scuro di capelli, C’era Marco che invece era esile, quasi efebico, con degli occhi incredibilmente penetrati, C’era Francesco, un amico di Marco il cui viso mi ricordava la simpatia di Gerard Depardieu, e molti altri i cui nomi non potrei ricordare.
Finite le varie presentazioni ci mettemmo a sedere, Paolo ed io a chiacchierare.
‘Paolo, questo salotto non &egrave il tipico salotto di una casa in affitto, &egrave troppo ben arredato, troppo ben tenuto. Dove diavolo mi hai portato?’ lo interrogai tra il serio e lo scherzoso
‘Bh&egrave si in effetti questo non telo avevo detto. Sergio &egrave uno studente fuori sede ma i suoi genitori sono molto ricchi e quindi invece di affittare una casa sela sono comprata. Almeno, così dice Sergio, se lui finiti gli studi vorrà rimanere in città avrà già la casa dove stare, altrimenti la venderanno e non avranno speso inutilmente i soldi per un affitto.’
‘Ah adesso mi torna’ ribattei io ‘però ho visto entrando che ci sono, oltre alle porte della cucina e del bagno, anche altre tre porte. Ma quanto &egrave grande sta casa??’
‘Si &egrave grande’ continuò Paolo ‘ci sono 3 camere da letto che Sergio, all’insaputa dei suoi, affitta in nero così arrotonda quello che gli passano i suoi e può organizzare feste come questa sena insospettirli.
‘Ma che bravo Sergio’ esclamo io
Nel frattempo le persone erano continuate ad arrivare. Tutti ragazzi più o meno della nostra età e tutti ben curati e vestiti segno che Sergio era introdotto in ambienti bene e che sapeva scegliere le sue compagnie.
A quel punto ero certo che Paolo gli avesse raccontato di me, gli avesse spiegato che tipo di persona fossi. Non sarei potuto arrivare lì dentro senza una intercessione del mio amico. Era chiaramente una festa molto esclusiva.
Ad un certo punto Sergio abbassò la musica e disse ‘Bene ragazzi, ci siamo tutti, servo la cena’ e svicolato in cucina cominciò a portare vassoi colmi di roba. Dai primi di pasta, ai vitelli tonnati, ai pisellini, al salmone affumicato, non vedevo la fine della roba da mangiare. Ai primi, ai secondi con contorno ed agli stuzzichini seguirono i dolci altrettanto abbondanti e golosi. Il tutto era innaffiato da vino, birra bibite analcoliche a piacimento.
Durante la cena ebbi modo di chiacchierare con molti dei ragazzi e di apprezzarne la cordialità e simpatia. Sempre accanto a Paolo che mi faceva da ‘cicerone’ presentandomeli di volta in volta. La cena fantastica, il vino abbondante l’atmosfera tranquilla e scherzosa avevano sciolto la mia primigenia ritrosia e adesso chiacchieravo tranquillamente con i miei nuovi conoscenti scambiando opinioni su tutto; dagli avvenimenti politici a quelli sportivi, a quelli legati alle varie facoltà frequentate da ciascuno.
Finita la cena in molti ci accendemmo una sigaretta digestiva e in breve nella stanza si respirava un’aria calda e fumosa.
Ero seduto con Paolo da una parte e Sergio dall’altra quando proprio Sergio si alzò e disse
‘Amici, diamo il benvenuto al nostro nuovo amico Giò!, facciamo uno spettacolino in suo onore’ e così dicendo si avvicino a due ragazzi dalle corporature e carnagioni profondamente diverse. Il primo esile e olivastro di pelle, l’altro veramente alto e quasi albino. Si abbracciarono e fulmineamente scattarono fuori le loro lingue a saettare le une sulle altre mentre le mani palpeggiavano culi e patte da sopra i vestiti. Una limonata a tre.
Improvvisamente partì un coro
‘nudi, nudi, nudi’ esclamò tutto il resto della compagnia fatta eccezione per me a cui lo spettacolino era dedicato.
I tre non si fecero pregare e con una sensualità che avrebbe fatto invidia alla migliore delle spogliarelliste cominciarono a togliersi i pull-over, le camice e le magliette intime rimanendo a torso nudo. Le mani strusciarono sulle schiene, sulle spalle, sui colli mentre le lingue saettavano furiosamente nelle bocche in un bacio a tre.
Poi una mano si posò sopra un capezzolo che venne strizzato e martoriato provocando mugolii di eccitazione. Le bocche si spostarono dalle bocche finendo proprio sui capezzoli. Tutti e tre erano quasi glabri. Solo il ragazzo dalla pelle olivastra aveva radi peli sul petto e sulla pancia. Sergio e l’altro avevano la pelle liscia di una fanciulla in fiore. Erano tre bei corpi da guardare, da ammirare mentre flessuosi si intrecciavano succhiandosi reciprocamente i capezzoli che si vedevano indurire rapidamente. Succhiati, ciucciati, mordicchiati e martoriati i capezzoli dei tre si stavano ingrossando rapidamente ed i gemiti e mugolii si fecero più intensi.
Scorsi Paolo che accanto a me mi guardava di sottecchi; osservava il mio viso e i miei pantaloni. Stava studiando la mia reazione a quello spettacolo. Io ero affascinato e stupito, ero paralizzato da quella scena su cui tenevo incollato lo sguardo.
Intanto le mani rapide erano scese e sapientemente armeggiavano con le cinture e le zio dei pantaloni che in breve caddero a terra lasciando i tre in boxer e slip aderenti che mettevano in risalto il loro stato di eccitazione ormai palesemente elevato.
Ed infatti le toccate si concentrarono sui membri gonfi ma ancora nascosti dal tessuto che vennero come artigliati in quello strano groviglio di mani, braccia, teste e bocche vogliose.
Sergio abbrancò la patta del ragazzo alto ‘ che seppi dopo si chiamava Giacomo ‘ mentre il rigonfiamento sotto i suoi boxer era oggetto di attenzione da parte del ragazzo dalla pelle olivastra ‘ che invece si chiamava Renato.
I movimenti delle mani erano sempre più frenetici e sconclusionati, le lingue accarezzavano chilometri dei pelle sui colli, sulle orecchie, sulle spalle e ovviamente sui capezzoli.
Gli uccelli prima occhieggiarono dai vari orli delle mutande e poi vennero sguainati in tutta la loro prorompente eccitazione.
Dal gruppo rimasto a guardare si levò un brusio di eccitazione e di apprezzamento.
Erano tre cazzi veramente belli. Sergio, il nostro anfitrione, aveva una sberla lunga ma con una notevole circonferenza di un colore caucasico incorniciata da un folto ciuffo di peli riccioluti come i capelli; Giacomo un uccello mostruoso per dimensioni dal colore quasi albino e dalla cappella rosa pallidissimo mentre Renato aveva una fava abbastanza tozza scura con un glande color prugna. Era uno spettacolo di colori e di forme vederli tutti e tre uno accanto all’altro.
Sergio si voltò verso di me e disse
‘Allora Giò, ti piace lo spettacolino?’ indicando con un ampio gesto se steso e gli altri due ragazzi.
Mi riscossi da uno stato quasi di ipnosi. Mi resi conto che la scena mi aveva attanagliato ogni senso trasportandomi la mente come in un sogno da cui le parole di Sergio mi avevano improvvisamente risvegliato.
Confuso, con la mente appannata non riuscii quasi a spiccicare parola
‘bh&egrave’sai’cosa hai detto?’ balbettai con la voce tremante
‘Ma si che ti piace Giò, si vede dai tuoi pantaloni lontano un miglio che ti piace’ sussurrò Sergio con la voce suadente e proseguì ‘ ti piace tanto che non hai neanche saputo togliere lo sguardo da noi tre e non ti sei neanche accorto che dietro di te altre scene si stavano consumando in silenzio!’
Mi voltai di scatto e vidi che quasi tutti i ragazzi erano mezzi nudi a toccarsi, baciarsi, scambiarsi carezze intime.
Poi Sergio riprese a parlare.’ Credo che Paolo ti abbia spiegato che sei libero di fare ciò che vuoi nel limite del rispetto di tutti e delle volontà di ciascuno; sappi che qualunque sia la tua scelta quello che farai e che vedrai fare sono cose che accadono HIC ET NUNC, conosci il significato di questa frase ?’
‘Sì, certo’ riuscii a pronunciare ‘vuol dire QUI’ E ADESSO’
‘Bene Giò, Qui ed Adesso noi scoperemo allegramente e ci farebbe molto piacere che tu fossi dei nostri, ma sei liberissimo di fare ciò che preferisci! Se accetterai, come sembra che il tuo uccello sia desiderosissimo di fare quello che accadrà rimarrà solo e soltanto nella tua mente e non ne parlerai con nessun altro che non sia presente qui ed adesso. E’ una regola che ci siamo dati e che intendiamo rispettare e che ti chiediamo di rispettare anche nel caso in cui tu decida di non unirti a noi e di uscire.’
‘Ho capito’ annuii ‘non ci sono problemi!’ con un fremito.
Sergio non attese la risposa, ma nudo e con il cazzo in tiro si avvicinò a me che ero seduto sul divano tenendo per mano i suoi due amici; si abbassò davanti a me e mi passò delicatamente una mano sulla patta gonfia.
Quel gesto tenerissimo mi fece socchiudere gli occhi. Sergio aveva capito.
Si rialzò e pi guardò dritto negli occhi come per cercare una ulteriore conferma a ciò che aveva già chiaro nella sua mente, poi, evidentemente avuta la riprova che cercava si riabbassò di nuovo.
Adesso la sua mano armeggiava sulla zip dei pantaloni tirandola in basso. La vidi poi slacciarmi la cintura e il bottone dei calzoni e tirami giù gli slip liberando alla sua vista il mio cazzo teso e duro.
‘lo vedi che hai voglia di partecipare Giò?’ mi disse rialzando la testa e puntando lo sguardo nei mie occhi ‘Me lo ha detto il tuo sguardo e melo dice il tuo uccello che ne hai voglia’
Detto questo la sua mano impugnò il mio cazzo e cominciò a segarlo lentamente stringendolo con una delicatezza ed al contempo una decisione che non avevo mai sentito.
Contemporaneamente Paolo aveva intrufolato una mano sotto la mia camicia e mi stava titillando i capezzoli.
‘mhhhh’ questo sibilò uscì dalle mie labbra, i miei occhi si chiusero e il mio cervello si abbandonò alle sensazioni che stavo provando per un tempo che non ricordo e comunque fino a quando non sentii un soffio leggero accarezzarmi il glande e subito dopo una lingua rapida solleticarmi l’asta turgida.
‘Ahhhh’ mormorai ‘ che bello’
Aprii gli occhi e vidi Sergio inginocchiato davanti a me che si accingeva ad imboccare tutta la mia fava vidi la sua bocca aprirsi la sua lingua saettare sul filetto e poi le sue labbra carnose avvolgere la cappella per poi farselo scivolare tutto in gola fino in fondo. Lo tenne così per qualche istante poi lo leccò tenendolo dentro le labbra ed usando la lingua come neanche la più brava delle pompinare che avevo avuto il piacere di incontrare aveva mai fatto.
‘Che buon sapore che hai Giò’ mi disse e ricominciò il suo lavoro.
I miei pochi freni inibitori erano ormai saltatati del tutto e avevo davanti due bei ragazzi con due uccelli da gustare. Non mi &egrave mai piaciuto essere un gaudente che non ricambia anzi, la mia eccitazione aumenta se oltre che ricevere, do.
Il cazzone di Giacomo aveva un aspetto fantastico, volevo quel rosa in bocca, volevo sentirne la morbida consistenza, e gustarne il calore. Allungai la mano e lo afferrai iniziando una sega cercando di avvicinarlo a me. Si posizionò proprio davanti alla mia bocca e io potei percepirne l’odore mellifluo ed invitante. La mia mano continuava a massaggiare quel bastone fremente e i miei occhi lo squadravano per gustare ogni dettaglio della sua armonica forma e dei suoi colori così tenui. Poi non seppi resistere oltre e lo infilai tutto in bocca a labbra spalancate cercando di cacciarmelo fino in gola. Volevo inghiottirlo letteralmente e farli sentire le tonsille solleticargli il filetto. Lui gemette al contatto con le mie mucose umide e da tutti gli altri si levò un applauso di approvazione.
Poi la lingua iniziò il suo lavoro di esplorazione dell’asta turgida, del glande, del filetto teso strappando a Giacomo sospiri sempre più intensi di godimento che andarono aumentando quando anche la mia testa cominciò un lento movimento su e giù percorrendo a labbra strette tutto il palo di carne viva che pulsava nella mia bocca.
Ma anche l’uccello di Renato meritava di essere gustato, quindi, senza smettere di segare Giacomo imboccai la fava più tozza e scura. Aveva un sapore decisamente diverso, se si può dire, più dolce e rispondeva in modo diverso ai vari tipi di stimolazione. Gli tenni la cappella serrata più forte che potevo tra le labbra mentre da dentro, la lingua, impazziva di colpetti tutto intorno al glande con particolare attenzione al filetto.
Ero in balia di tre uomini perché Sergio, non smettendo di ciucciarmi l’uccello mi aveva prima sfilato i pantaloni e calato gli slip e poi aiutato, per quanto potesse in quella posizione, Poalo a levarmi il pull-over, la camicia e la maglietta intima.
Nudo, con l’uccello preda di una bocca vorace e con due cazzi davanti da trastullarmi, mi sentivo veramente perverso e maiale. Riabboccai il cazzo di Giacomo che sortiva su di me una attrazione incredibile. Era fantastico sentirlo pulsare dentro la bocca, sentirlo entrare e uscire. Mi stavo chiavando in bocca da solo perché cercavo ogni volta di spingermelo sempre più giù, tanto che una volta rischiai quasi di soffocare. Giacomo mi sussurrava parole dolcissime e mi incitava a continuare, che lo facevo godere moltissimo e che nessuno lo aveva mai ciucciato in quel modo. E dette da un gay di ‘esperienza’ queste parole per me erano il miglior premio ed incitamento.
Frattanto anche gli altri ragazzi si davano da fare tra di loro, ormai tutti nudi si carezzavano reciprocamente baciandosi, si leccavano, si palpavano si esploravano a due a tre a quattro. La stanza risuonava di gemiti, sospiri e mugolii di eccitazione e godimento. Accanto a me, Paolo si stava dando da fare su un cazzo di misure stranissime; lungo e sottile come un bulino e veniva a sua volta carezzato da un ragazzo dai capelli ricci e lunghi tenuti da una coda.
Sergio non dava tregua al mio uccello e aveva preso anche a stuzzicarmi il buchetto con rapide digressioni delle bocca che dal cazzo passava allo sfintere. Quella stimolazione alternata era piacevolissima e anche io volevo ricambiarla a Giacomo per cui mi tolsi il suo attrezzo di bocca, lo feci girare e lo invitai a sedersi praticamente sulla mia bocca in modo che la mia lingua potesse carezzargli lo sfintere e penetrarlo con la lingua mentre con una mano continuavo a masturbarlo dolcemente con lunghi movimenti che scoprivano e ricoprivano il cappellone roseo. Renato si unì alle mie manovre di mano con le labbra ed ogni volta che la cappella compariva la accoglieva dolcemente in bocca slinguandolo teneramente. La mia lingua saettava dentro il suo sfintere assaggiandone gli umori liquorosi e dolciastri stimolando le terminazioni nervose che facevano pulsare quell’antro di voluttà.
Giacomo era in trance da godimento e dopo poco chiese apertamente di essere penetrato.
Fui io ad avere l’onore di violarlo. Cambiammo posizione. Sergio si sedette al mio posto ed offrì il suo uccellane a Giacomo che a quattro zampe lo imboccò senza indugio ed iniziò un lavoro di bocca complesso ed articolato. Sotto di lui, Renato si dette da fare con il suo roseo pisellone e da dietro mi avvicinai io puntando la mia fava già ben lubrificata sul suo buchetto umido e fremente. Con un movimento secco del bacino il mio cazzo sprofondò in un vortice di sensazioni mentre Giacomo sospirava di delizia. Il Suo culo si aprì come un’ostrica stringendomi l’uccello in una delicata morsa mentre la pelle dell’asta si stirava a causa dell’attrito con quel buchetto stretto e languido.
Iniziai a muovermi aritmicamente gustandomi le pulsazioni del suo sfintere sulla mai asta e sentendolo uggiolare di godimento ad ogni affondo più deciso. Guardando in basso intravedevo la bocca di Renato che si dava da fare sul sesso di Giacomo e alzando la testa e guardandomi intorno sembrava di essere in una bolgia infernale del girone dei lussuriosi. Corpi glabri e corpi pelosi intrecciati nelle più incredibili evoluzioni sessuali. Cazzi lucidi di saliva e di umori scintillavano temporaneamente liberi dai buchi che fino ad un secondo prima avevano riempito per poi andare a trapanarne altri.
A gruppi di tre, quattro e anche cinque tutti si davano da fare o avevavo a che fare con cazzi duri, palle gonfie, culi aperti.
Sergio però evidentemente, vista la mia disponibilità e saggiata la mia reazione aveva in mente già una sua idea nei miei riguardi. Lasciò che conducessi il gioco nello sfintere di Giacomo per un certo tempo, poi tolto dalla bocca del suddetto il suo cazzo duro e splendente e fattomi uscire dal culo di Giacomo si stese per terra e mi ordinò di impalarmi sul suo uccello.
Non esitai ad accontentarlo e mi calai facendomi infilzare da quel palo reso scivoloso dalle precedenti linguate. Il mio sfintere si dilatò e lo accolse con benevolenza e piacere.
Una volta che il suo uccello fu completamente dentro di me e che lo sentivo pulsare contro le pareti del retto Sergio svelò la sua idea.
‘Tutti qui ragazzi, facciamo gustare a Giò i nostri sapori !’
All’unisono tutti i gruppetti si sciolsero dalle loro posizioni e si posizionarono intorno a me. Circondato da cazzi di tutti i tipi e di tutte le forme, con un paolo nodoso saldamente puntato nel culo che mi premeva contro le pareti del retto provocandomi sensazioni indicibili ad ogni movimento sapiente di bacino che Sergio compiva, tutta la mia depravazione esplose. Mi abboccai al cazzo più vicino a me e con le mani inizia a segarne altri due mentre Giacomo si era gettato sulla mia fava che fino a pochi secondi prima riempiva il suo intestino leccando i suoi umori e le goccioline di sperma che iniziavano a fuoriuscire dalla cappella.
Adesso ero in messo al cerchio e la selva di cazzi che mi circondava mi faceva sentire troia fino all’inverosimile. Ciucciavo e pompavo, leccavo e segavo senza tregua nonostante la mascella cominciasse a dare segni di dolore. Erano troppo buoni, era fantastico accarezzare con la lingua tutte quelle superfici così diverse che si alternavano tra le mie labbra.
Ma a Sergio la cosa ancora non andava bene quindi come fosse il direttore di quell’orgiastica orchestra ordinò che fosse cambiata la posizione. Venni messo a quattro zampe con le braccia appoggiate alla spalliera del divano in modo che la testa sporgesse oltre la spalliera stessa e le chiappe aperte sporgesse dalla parte opposto. Adesso si era formata una giostra di cui Sergio era il conduttore ed io il perno centrale. Attorno a me infatti giravano gli altri prendendomi prima il culo e poi, ruotando a turno chiamandomi in bocca. Il mio cazzo era diventato una specie di elastico perché continuava a scosciarsi e irrigidirsi a ritmo alternato, grondando gocce di sperma che Paolo andò a raccogliere con la lingua. A paolo si aggiunsero gli altri che aspettando il loro turno di sfottere la mia bocca dopo avermi abbondantemente trapanato lo sfintere. Era stranissimo perché il mio uccello pur rizzandosi e scosciandosi a ritmo alternato a seconda dei colpi che mi squassavano il retto manteneva uno stato di eccitazione fortissimo. Era la prima volta che provavo una tale sensazione ma ne godevo immensamente.
Alcuni ragazzi, che ormai erano al culmine dell’eccitazione dichiararono che erano ormai sull’orlo dell’orgasmo ed io, intuendo quello che avrebbe detto Sergio, li invitai ad avvicinarsi alla mia bocca ingorda. Con sapienti colpi di lingua alternati a movimenti di mano ed a pompate a tutta bocca, diressi quel coro di sborrate nella mia gola, sulle labbra, sulle guance, sugli occhi. Avevo leccato e segato alternando i cazzi come fossero pistoni di un motore e i caldi fiotti arrivarono uno dopo l’altro quasi senza soluzione di continuità inondandomi con una quantità di sperma indescrivibile. Persi il conto di quanti fossero gli uccelli che avevo soddisfatto tanto era il liquido che mi ritrovai a dover deglutire. Era tutto buonissimo ma essendo il succo dei vari uccelli arrivato in sequenza potei gustare le differenze di sapore e densità. Sergio si avvicinò e mi pulì accuratamente il viso e la bocca baciandomi e mischiando la sua e la mia saliva allo sperma che mi aveva imbrattato schioccando le labbra poi soddisfatto, mentre io continuavo ad ansimare sotto i colpi che mi allargavano l’ano e a godere delle linguate che numerose bocche e lingue donavano al mio cazzo.
La figura durò ancora per un certo tempo ed io continuavo a fare da perno a tutti i sessi che mi turbinavano intorno.
Poi il grande burattinaio Sergio ordinò un nuovo cambio.
‘Adesso che Giò ci ha fatto vedere quanto &egrave bravo con la bocca e con il culo, voglio io assaggiare quanto &egrave bravo con il cazzo. Quindi lui mi inculerà alla pecorina mentre Paolo selo farà a sua volta e gli altri si alterneranno nelle nostre bocche’
Si mise disteso su un fianco facendomi sdraiare dietro di lui, mentre a sua volta, dietro di me si posizionava Paolo. Sergio aveva un culo di una forma bellissima, straordinariamente rotondo e sodo. Coperto di riccioli serici di peli che andavano infittendosi nelle zone vicine al suo forellino. Si allargò le chiappe con le mani mostrandomi l’orifizio già umido ed io vi puntai la mia cappella che adesso era dura e paonazza dall’eccitazione. Spinsi delicatamente come ero sempre propenso a fare con le ragazze che mi avevano concesso di sverginare i loro culetti senza pensare che Sergio non era certamente vergine. Infatti il suo sfintere si allargò senza difficoltà e inghiotti il mio cazzo come in un risucchio. Espulse il fiato che aveva nei polmoni con un sospiro di piacere mormorando
‘siiiii che bel cazzo che hai”
Paolo frattanto si accingeva a penetrarmi a sua volta. Il mio sfintere era ormai una specie di tunnel visto il numero di cazzi che vi erano passati quella sera e non ebbe difficoltà ad accogliere quello di Paolo. Cominciammo quindi a muoverci, all’inizio con un certo impaccio visto che io e Paolo non riuscivamo a trovare la coordinazione, poi sempre più aritmicamente i colpi che infierivo su Sergio corrispondevano a quelli che paolo stantuffava su d me. Sentivo, ad ogni affondo di Paolo il mio uccello pulsare nel culo di Sergio che ne godeva immensamente. I respiri erano affannati dal godimento e dalla fatica ma i ragazzi che ci stavano intorno non avevano certo voglia di lasciare qualcuno dei nostri buchi liberi e quindi si misero in fila facendosi spompinare a turno prima da Paolo, poi da me e poi da Sergio mentre il sesso di quest’ultimo era preda delle bocche dei ragazzi che mi avevano scaricato i loro succhi addosso poco prima.
Gemiti e mugolii, ansimi e incitamenti invasero nuovamente la stanza che era ormai pregna di afrori di sesso maschile e di sperma appena schizzato. Una vera e propria orgia gay si stava consumando in quell’elegante ed insospettabile appartamento. E quell’orgia mi vedeva come protagonista assoluto, sia nel dare che nel ricevere.
I movimenti di bacino che facevano affondare i cazzi negli sfinteri come fossero pistoni nei cilindri di un motore acceleravano e rallentavano come se seguissero una ipotetica musica,segno che io e Paolo avevamo trovato il ritmo giusto. Innumerevoli cazzi si alternavano nelle nostre bocche affamate di carne calda e tenera. Imboccavamo uccelli, carezzavamo e leccavamo ciglioni ormai totalmente presi nel gioco del godimento.
La cavalcata durò abbastanza a lungo, non ricordo quanto esattamente visto che la mia mente era ottenebrata dal piacere, ma ci fu un momento in cui l’impellenza dell’orgasmo incipiente mi fece gemere.
‘sto per venire oddio che bel culo che hai Sergio’
‘ esci, ti voglio in bocca’ mi rispose lui prontamente con un sospiro
Così il gruppo si sciolse, Sergio assaggiò delicatamente il mio cazzo intriso dei suoi umori, mentre paolo continuava a solleticarmi il buchetto con le mani e la lingua.
Sergio, dopo aver slinguato tutta l’asta per assaporarne gli umori, accolse la cappella in bocca avvolgendola di lievi leccate che in breve produssero il loro effetto. Dal glande zampillò il succo dei miei ciglioni mentre tutta l’asta sussultava sotto i colpi della sua lingua. Una colata di sperma invase la bocca di Sergio che la gustò con gli occhi chiusi e la deglutì voluttuosamente, provvedendo a segarmi con la mano stretta sull’asta per far uscire anche l’ultima goccia grumosa.
Credevo che un orgasmo così stravolgente mi avrebbe messo subito knock down ma non accadde così perché il mio uccello rimase in tiro ed eccitato e Paolo se ne accorse perché mi propose un immediato 69 stendendosi supino ed invitandomi a prendergli in bocca il pene mentre lui si prendeva cura del mio. Lo imboccai delicatamente e aiutandomi con la destra iniziai a fargli una lenta sega nella mia bocca mentre con la sinistra gli carezzavo i coglioni gonfi. Dietro di me sentii la presenza qualcuno e subito dopo avvertii un cazzo strofinarsi sul mio buchetto. Improvvisamente un colpo secco, deciso, quasi brutale ma dolcissimo slabbrò in modo esagerato il mio ormai elastico sfintere e una enorme bestia calda invase il mio retto. Mi mancò il fiato e il mio uccello ebbe un sussulto nelle labbra di Paolo. Era gigantesco, una presenza mastodontica che non avevo mai provato. Il tendersi allo spasimo del mio buchetto e la profondità che raggiunse dentro di me erano sconvolgenti tanto quanto le sensazioni che mi faceva provare. Sentivo un boa pulsante che spingeva dentro le viscere andando a solleticare zone ancora del tutto inesplorate. Le sue spinte forti mi procuravano un po’ di dolore ma il piacere era ancora più forte perché lo sentivo premere per tutta la sua lunghezza e larghezza in una zona che incredibilmente contribuiva a solleticare l’erezione del mio cazzo nella bocca di Paolo.
Passato il primo momento di sorpresa rabboccai con maggior foga il sesso lucente e duro come il marmo di Paolo infilandomelo tutto in gola e lasciando che il filetto strusciasse contro le parti più profonde e morbide della gola. Soffocavo quasi pieno di cazzo e Paolo non resistette al trattamento innaffiando la mia gola ingorda del suo succo caldo, denso e liquoroso. Non inghiottii tutto subito, anzi, mi divertii a lasciarlo scorrere lungo l’asta per poi andare a raccoglierlo con la punta della lingua dando a paolo che muggiva ulteriori sensazioni di piacere.
Intanto il gigante continuava stantuffare con delicata decisione alzando il ritmo delle botte che mi infilzavano come uno spiedino. Non mi accorsi che, proprio a grazie a quei colpi stavo per venire di nuovo. Trattenni a stento l’orgasmo, ricacciandolo indietro con fatica. Non so perché ma non volevo venire di nuovo così. Invece venne il gigante che mi inondò di violenti spruzzi l’intestino. Sentivo lo sperma bollente spargersi dentro il mio retto a fiotti sempre più deboli ma abbondantissimi. Il gigante Urlò il suo orgasmo, tirò fuori l’uccello e melo mise davanti alla bocca perché lo carezzassi e gustassi il suo seme. Non esitai neanche un istante ad imboccarlo mentre intorno al mio culo una ressa di lingue si contendevano il succo dei coglioni del Gigante non trascurando però il mio cazzo che di nuovo raggiunse l’orgasmo ed esplose nella bocca di uno sconosciuto mentre io mi gustavo tra le labbra il post coitum di quell’enorme uccello che mi aveva squassato e fatto godere all’inverosimile.
Lo leccai a lungo assaporando il sapore delicatissimo del suo seme e gli umori viscidi del mio sfintere.
Poi stramazzai di stanchezza e così come ero, nudo, semicoperto di schizzi, con le chiappe in fiamme mi accasciai sul divano accanto a Paolo accendendo una sigaretta e aspirandone il fumo a pieni polmoni.
Intanto gli occhi non sapevano dove posarsi perché l’orgia continuava.
I gruppi di amanti si riformarono, le posizioni più assurde si intrecciarono. Cazzi, culi, bocche, mani esploravano, leccavano, accoglievano o masturbavano da ogni parte. Sergio, impalato su un uccello di notevoli dimensioni, dava in pasto il suo ad un ragazzino efebico, glabro e molto effeminato mentre al contempo sollazzava con la bocca e le mani altri due piselli.
In breve venne inondato da tre orgasmi simultanei. Due nella bocca e uno nel culo. Non resistette a quelle sborrate e scaricò tutto il suo succo nella gola del ragazzo che lo stava pompando, che, non contento della razione generosa di sperma ricevuta da Sergio andò, prima a ripulire i due cazzi che avevano orgasmato in bocca a Sergio e poi si chinò a suggere tutto il vischioso liquido dal suo sfintere allargato.
‘una piccola troia’ pensai io ‘eppure io non sono stato da meno!’ continuai a ragionare dentro di me.
‘Allora Giò sei contento della festa’
Queste parole, pronunciate da Sergio, interruppero il flusso dei miei pensieri
‘E melo chiedi?’ ribattei io ‘se il mio uccello ed io stesso avessimo la forza lui di rizzarsi ed io di muovermi ancora non esiterei a ributtarmi nel mezzo’ continuai
E Paolo aggiunse ‘anche io sono stremato, ma voglio gustarmi lo spettacolo degli altri che sela godono, in particolare quelli’ concluse indicando un gruppetto
‘Quelli?’ fece Sergio con un’occhiata scintillante negli occhi ‘ vedrai cosa ti combinano, quelli !’
Il gruppo era composto da 5 ragazzi dalle varie corporature. Si stavano alternando a ciucciarsi gli uccelli e a infilarseli nei rispettivi sfinteri a turno in una girandola di combinazioni davvero strepitose e veloci. Era come se volessero sperimentarsi a vicenda.
All’improvviso però uno di loro si inginocchiò davanti a tutti gli altri e, sditalinandosi lo sfintere con una mano mentre si masturbava con l’altra passò in rassegna con la bocca tutti gli altri che selo chiamarono tra le labbra come se selo stessero inculando. Poi uno di loro si sdraiò per terra e selo fece calare sull’uccello in modo tale che mentre era impalato sul suo cazzo lo potesse guardare negli occhi e osservagli il sesso pulsare sempre più paonazzo di desiderio. Lo cavalcò qualche minuto, poi conle due mani lo prese per le spalle e selo fece stendere sopra mentre un secondo si portava dietro di loro.
Il buco impalato era in bella vista agli occhi miei e di Paolo ma il secondo ragazzo fece una cosa che non avremmo pensato possibile; puntò la sua cappella verso quel buco già pieno e lubrificato e spinse, spinse, spinse fino a che il buchetto cedette a quella nuova pressione e fece entrare un secondo cazzo dentro di sé. Il gemito di quello preso da due uccelli fu selvaggiamente eccitante e fece sussultare nuovamente il mio cazzetto ormai moscio.
Lo spettacolo era indescrivibile due cazzi nel culo, il suo che strofinava sulla pancia del ragazzo che gli stava sotto procurandogli brividi visibili su tutta la pelle, e altri due attezzi di discrete proporzioni che si presentavano davanti alle labbra che, ingorde, li risucchiavano alternativamente.
Sentivo il ragazzo incitare i suoi per così dire ‘carnefici’
‘Si’sbattetemi, slargatemelo, oddio che belli due cazzi in culo contemporaneamente, avanti fatemi sentire la più troia delle puttane. Voglio cazzo, cazzo, ed ancora cazzo’ mugugnava ansimando per il piacere e la fatica.
I due uccelli, perfettamente in sincrono entravano ed uscivano dal suo ano allargandolo all’inverosimile e strusciando tra di loro in quello spazio angusto non ci misero molto a scaricare getti abbondanti di liquido seminale. Lui sentendosi invaso da quel caldo liquido e solleticato dallo strusciare del suo filetto sulla pancia del ragazzo che stava sotto eiaculò con schizzi lunghissimi che andarono a colpire addiritura le labbra del suo primo sodomizzatore.
Mentre veniva intensifico le pompate agli uccelli che alternava in bocca e altri due zampilli di sperma lo riempirono, questa volta in gola e sul viso.
Si scomposero tutti e si gettarono a leccarsi vicendevolmente i rispettivi liquidi ripulendosi accuratamente prima di sdraiarsi per terra vinti dalla fatica e dagli orgasmi.
Incredibile ma vero, lo spettacolo aveva riacceso la vitalità del mio cazzo che era tornato a farsi barzotto.
Se ne accorse un biondino altro e magro, temporaneamente, disoccupato. Mediamente dotato aveva il pisello stranamente scuro rispetto al resto del corpo e risaltava in maniera notevole attraverso il cespuglio di peli biondi.
Si avvicinò deciso con l’asta dritta e puntata verso di me come una sciabola si chinò e con un gesto dolcissimo accarezzò il mio cazzo scappellandolo lentamente e sfiorandone il prepuzio con la lingua. La reazione del mio uccello non tardò, lo sentii sussultare pulsante. Sentii il sangue nuovamente affluire al glande gonfiandolo. Il ragazzo biondo che, seppi dopo si chiamava, Alberto giocherello sul mio prepuzio con denti e lingua alternati sapientemente ottenendo il risveglio completo del mio cazzo che tornò definitivamente in tiro. Avendo già avuto due orgasmi e avendolo comunque strapazzato avevo bisogno delle maniere dolci e Alberto sembrava averlo capito perché si adoperò con una delicatezza senza pari intorno al mio uccello.
Io ero desideroso di contraccambiare il favore, quindi spostatolo per qualche istante feci in modo che sdraiati sul fianco potessimo intrecciare un sensuale 69 abboccati come due assetati del deserto alle reciproche canne cui dedicavamo lunghe e lentissime leccate e risucchi.
Ma Alberto voleva qualcosa di più e fece in modo di aprirsi le chiappe con due mani invitandomi a penetrarlo con le dita. Mele umidificai abbondantemente e introdussi il primo dito cominciando a scovolare nel suo intestino bollente, poi aggiunsi un secondo dito ed infine un terzo. Aprendoli a forbice per dilatare lo sfintere e procurare ad Alberto il massimo del piacere. Lui fece lo stesso con me e mi esplorò con le dita lo sfintere provocandomi brividi di lussuria che partivano dalle pieghe dell’ano per finire dritte al cervello.
Ci coccolammo così per un bel po’ di tempo noncuranti di tutti gli altri che urlavano orgasmi, si incitavano ad essere sodomizzati o ad essere annaffiati di sperma. L’odore di sesso era intensissimo nella stanza, sembrava una nebbia che ci avvolgeva tutti. I gruppi piano piano cominciarono a sciogliersi dopo che ciascuno aveva abbondantemente goduto dei piaceri della carne. Tutti nudi, distesi per terra con il respiro affannato e le sigarette accese e gli occhi socchiusi a godersi quegli attimi in cui il corpo sembra rifiutarsi di compiere qualsiasi movimento.
Io ed Alberto continuavamo a pomparci reciprocamente le nerchie e a reciprocamente infilarci dita nello sfintere con un ritmo sempre più frenetico fino a quando praticamente in simultanea arrivammo all’orgasmo scaricandoci nelle rispettive bocche le ultime fluidissime gocce di liquido seminale che comunque gustammo con soddisfazione.
Ci abbandonammo infine per terrà cercando di regolarizzare il respiro e godendoci la mollezza dei nostri corpi per un tempo che a me parve infinito.
Poi tutti paino piano si rivestirono cercando i propri nel groviglio di capi di vestiario che si era formato nel disordinato spogliarsi tipico del sesso di gruppo quando l’eccitazione e l’esplorazione progressiva dei corpi porta inevitabilmente a togliere i vestiti in maniera confusa e disordinata.
Quando tutti fummo di nuovo vestiti ci accorgemmo che la sete era tanta e come piccole cavallette ci buttammo verso il tavolo su cui troneggiavano innumerevoli bottiglie di bevande alcoliche e non per dare refrigerio alle ugole e reidratare i corpi.
Eravamo tutti distrutti, quasi in preda al torpore, e ci muovevamo con una lentezza incredibile.
Ma i volti erano sereni, appagati, distesi e le voci allegre commentavano l’intreccio di sessi cui tutti eravamo stati protagonisti.
Sergio chiese un attimo di silenzio e alzando un po’ il tono della voce disse
‘ragazzi, io stasera mi sono proprio divertito; mi auguro che tutti voi siate della mia stessa opinione! Devo ringraziare Giò, che pur essendo alla sua prima esperienza in un gruppo gay, si &egrave dimostrato un godereccio par nostro e ha dato e ricevuto in egual misura. Giò ti sei divertito ?’ concluse rivolto a me
‘Se mi sono divertito ?’ risposi in modo interrogativo ‘ voi che cosa credete?’
Un coro ridente mi rispose
‘Che tela sei goduta come un porco!’
‘Bravi’!’ ribattei ‘ci avete preso, mela sono goduta come un porco a prendervi tutti dentro di me, ad assaporarvi tutti con la lingua e la bocca e a farmi bevute di sperma come mai avrei immaginato! E quando organizzerete di nuovo una festa come questa io, se potrò, sarò sempre presente. Però non dimenticate che a me piccino molto anche le ragazze e che quindi continuerò a darmi da fare anche con loro, anzi, propongo che alla prossima festa possano essere presenti anche un po’ di ragazze, tanto per differenziare, in fondo, il culo lo hanno anche loro no?’ ed esplosi in una risata sdrammatizzante.
‘Approvato!!!’ fece Sergio squadrandomi con aria di complicità
‘Approvato’ gli fecero eco gli altri.
Ormai era notte fonda e dopo aver salutato tutti, io e Paolo uscimmo e l’aria fresca e frizzante che ci entrò nei polmoni ci dette una scossa oltre ad un fremito di freddo.
‘Grazie Paolo’
‘di cosa?’ mi rispose
‘Di questa serata incredibile, Paolo. E’ grazie a te se sono potuto entrare in questo circolo del piacere e se ho potuto continuare a superare quei ridicoli tabù che fino a poco tempo fa non pensavo fossero valicabili. Sai ho capito benissimo che hai dovuto insistere non poco con Sergio per potermi invitare e hai rischiato grosso perché non potevi essere sicuro che io avrei accettato e quindi potevi fare una figuraccia con tutto il gruppo se me ne fossi andato dopo che tu avevi insistito tanto per farmi invitare’
‘Si &egrave vero, ho insistito perché ti invitassero’ mi rispose ‘però ti assicuro che non ho rischiato perché davvero non ci sarebbero stati problemi se tu avessi deciso di andartene! Però, come immaginavo, sei rimasto e, sempre come immaginavo, ti sei divertito. Quindi non mi ringraziare perché hai fatto tutto te’
Eravamo ormai giunti alle macchine parcheggiate e ci salutammo dandoci reciprocamente una carezza sulle patte e ridendo come due ragazzini alla prima esperienza trasgressiva.
Dunque, una orgia gay mi aveva visto recitare il ruolo di co-protagonista. Avevo avuto rapporti con un sacco di cazzi di tutte le fogge e dimensioni, avevo goduto come un pazzo e toccato vette di piacere che non avrei mai pensato. Per me il sesso stava divenendo una ragione di vita, ma soprattutto stava diventando una regione della vita tutta da esplorare da scoprire.
Volevo sperimentare, per capire fino a dove il mio tendere alla sessualità mi permetteva di andare, per comprendere il confine delle mie voglie, dei mie desideri, delle mie immaginazioni.
A dire il vero ormai avevo dei complici straordinari in Enrica, Daniela e soprattutto in Paolo con cui ormai spesso condividevamo dei piacevoli pomeriggi di S+S : Studio e Sesso; momenti in cui a casa sua alternavamo lunghe ore di studio a piacevoli intermezzi infuocati.
E proprio durante uno di questi piacevoli intermezzi, dopo avergli abbondantemente schizzato in bocca, spiegai a Paolo che volevo organizzare un bel festino Misto. Volevo che a questo festino prendessero parte sia ragazze che ragazzi, tutti rigorosamente bisex. Avevo in testa, gli dissi, di creare un mix sessualmente esplosivo in cui ognuno avrebbe potuto liberamente chiedere a chiunque altro una determinata cosa. Sarebbe toccato all’interpellato acconsentire o meno alla richiesta.
Rimase di stucco, gli occhi e la bocca spalancati come se stesse osservando la più bella tra le opere d’arte. Una visone gli stava attraversando la mente e d’un tratto esclamò: ‘certo Giò, fantastico! Dobbiamo assolutamente organizzarla!’
‘certo che la organizzeremo’ risposi ‘però ho in mente che non debba essere solo una serata, ma un intero fine settimana. Conosci nessuno che ha una casa al mare da metterci a disposizione e ricevendo in cambi l’invito a partecipare ?’
‘Sicuro che lo conosco’ fece lui ‘ E’ uno dei ragazzi che c’erano alla festa di Sergio! Oltretutto &egrave prefetto, lo conosco, &egrave Bisex e anche ben dotato!’
Poi Continuò ‘ Si chiama Alberto, ed i suoi hanno una casa sulla costa, ci sono stato ospite per qualche giorno; &egrave grande e spaziosa, perfetta per accogliere diverse persone a due passi dalla spiaggia e abbastanza vicina al supermercato, e ultimo ma non per importanza, &egrave dotata di una splendida piscina’
‘Perfetto’ dissi ‘contattalo e spiegagli l’idea vediamo come reagisce. Ti dovesse dire di no cercheremo un altro! In ogni caso senti almeno altri 3 maschietti, meglio 4. Io penserò alle ragazze’
‘Chi pensavi di invitare ?’ mi chiese
‘Bh&egrave, ovviamente Daniela ed Enrica! Poi pensavo ad una mia amica che ho conosciuto facendo un corso fuori facoltà, una tutta pepe, molto simpatica e sicuramente disinibita; e siamo a 3. Poi vedrò chi altri, magari mi faccio aiutare da loro.’
Così qualche giorno dopo accennai la cosa ad Enrica che frequentava le ultime ore di corso insieme a me. L’estate era ormai alle porte ed alle lezioni eravamo in pochi.
Enrica capì al volo, dal mio sguardo prima che potessi proferir parola che c’erano lussuriose idee che la avrebbero vista coinvolta e così senza por tempo in mezzo mi chiese di spiegargli tutto.
Finito che ebbi di spiegarle l’idea e di aggiornarla sul fatto che Paolo aveva già trovato la casa Enrica mi prese per mano e mi condusse in silenzio al bagno dove mi costrinse seduta stante a praticarle una leccata di fica fradicia perché solo all’idea si era eccitata da matti. Non mi feci certo pregare e la accontentai fino ad accogliere in bocca il suo miele.
Dopo essersi ripresa dall’orgasmo praticatole dalla mia lingua Enrica disse:
‘Giò, allora conta pure su di me e, ovviamente su Daniela. Ho già in mente a chi posso proporre questa fantastica idea con la certezza della partecipazione, Sono 3 amiche mie di altre facoltà che saranno felici di essere nel SEX TEAM !’
‘splendido’ ribattei baciandola in bocca con le mie labbra ancora intrise del suo sapore ‘e quando pensi di confermarmi la vostra partecipazione?’
‘tra stasera e domani mattina, porco!’ ribatti lei leccandosi maliziosamente le labbra per suggere il suo sapore
La sera stessa chiesi alla mia amica Stefania se anche lei avesse voluto essere del SEX TEAM ‘ ormai lo avevamo battezzato così ‘ e lei assenti senza indugio, anzi si disse entusiasta dell’idea.
Tutto era quindi organizzato per il successivo fine settimana. Un pomeriggio mi congedai da una delle solite sedute di Studio ( niente sesso in previsione del Week End) con Poalo per andare a fare alcune compere in centro in alcuni negozietti molto interessanti.
Avevamo deciso di partire il venerdì sera per un duplice motivo: avremo evitato le code del Sabato mattina e ci saremmo trovati in loco per tutto il fine settimana avendo a disposizione due giorni interi.
Ci trovammo all’imbocco dell’autostrada e subito ebbi due piacevolissime sorprese. Alberto, il nostro graditissimo padrone di casa, lo conoscevo per averlo intravisto alla festa di Sergio, era un bel ragazzo di media corporatura dai capelli castano chiari e dagli occhi di un verde intenso e languido Gli altri due amici di Paolo erano uno splendido ragazzo di colore e un ragazzo dalle fattezze nordiche biondo e bellissimo. I due seduti accanto creavano un contrasto cromatico non indifferente. Alberto però aveva portato con sé anche un terzo ragazzo che poi scoprimmo essere suo fratello più grande di soli 12 mesi di nome Massimo. Ma una sorpresone ancora più grande mela fecero le tre amichette di Enrica. Quando le vidi non credevo ai miei occhi, le tre più belle ragazze di tutta l’università. Una splendida pantera nera color ebano dalle gambe affusolate e tornite, una stangone orientale dai capelli lungi e liscissimi e una rossa riccia dalle forme un po’ procaci e sensualissime, una moderna gilda . Le avevo intraviste ad una festa ed ero rimasto inebetito a lungo guardandole. Mi avevano spiegato che tutti cercavano di farsele ma nessuno ci era ancora riuscito tra quelli che ci avevano provato. Erano praticamente due esseri mitologici che tra qualche ora avrebbero partecipato al SEX TEMA organizzato da me. Incredibile.
Ci trovammo all’imbocco dell’autostrada dicevo e con tre macchine ci avviammo verso la costa.
Facemmo una sosta in autogrill per ristoraci dal caldo con una bibita fresca e per cominciare a fare reciproca conoscenza. Furono dei minuti leggermente imbarazzanti all’inizio. Nessuno parlava e tutti si scrutavano reciprocamente. Poi una battuto ed una prima risatina generale un po’ isterica, nervosa, cui ne seguì una seconda leggermente meno acuta, ed una terza già molto più rilassata. Il ghiaccio era già rotto. Ripartimmo ed arrivammo a destinazione dopo un’altra oretta di viaggio.
Decidemmo che per quella sera sarebbe stato meglio andare a cena al ristorante visto ce in casa non c’era nulla da mangiare. L’indomani mattina saremmo a data fare la spesa per i giorni seguenti.
La cena fu estremamente divertente. Ciascuno ebbe modo di conoscere i compagni di quella strana vacanza e il gruppo si amalgamo. Gli ultimi imbarazzi svanirono grazie anche al fresco vino bianco che scorreva nelle nostre gole. Poi arrivammo a casa e ci distribuimmo nelle varie stanze. La casa era veramente bella, enorme e ben arredata in modo molto confortevole. Tutta su un unico piano con grandi porte finestre scorrevoli che davano sul giardino e sulla zona piscina. Dopo che le valige di ciascuno furono nelle vari e camere convocai la Riunione di Briefing. Il tema aveva bisogno di istruzioni e delucidazioni su come vedevo il nostro week end. Quindi chiamai tutti in salotto e servendo loro da bere il cocktail di benvenuto a base di Rum, lime, zucchero di canna e ghiaccio cominciai.
‘Bene, amici miei! Benvenuti al SEX TEAM! Il primo party prolungato di sesso libero e disinibito. Sono poche le regole del gioco ma desidero che queste poche siano assolutamente rispettate!’ cominciai con un sorrisone stampato sulle labbra e il cazzo che fremeva dentro le mutande.
‘La prima regola &egrave che qui io sono il SEX JOKER ovvero il direttore d’orchestra di questa sinfonia si sesso. Farete riferimento a me e solo a me per qualsiasi dubbio o necessità. E avrete un occhio di riguardo per le mie richieste visto che io sono l’ideatore del giuoco’
‘La seconda regola &egrave che qui tutto &egrave permesso tra di noi. Si possono fare richieste di ogni genere e sarà libertà di ognuno accettare la richiesta o respingerla. In caso di rifiuto da parte di uno, la stessa richiesta può essere rivolta ad un altro. Non ci rimanete male se una richiesta non viene proprio accettata. Succede, godetevi il resto. Abbiate la mente aperta voi per primi e vedrete che anche gli altri la avranno con voi. Siate curiosi del sesso e sperimentatelo. Siamo tutti bisex e questo ci faciliterà il compito’
‘La terza regola riguarda l’igiene.’ Dissi tirando fuori da una borsa 12 perette da clistere e altrettante scatole di Camomilla da infuso ‘ Quindi eccovi il kit per la pulizia profonda. Usatelo questa sera e domani dopo aver espletato le vostre cose e dopo esservi fatti una bella doccia calda’
‘la quarta regola esclude tassativamente l’uso di qualsiasi profumo o deodorante. Il sesso &egrave fatto anche di odori, non copriteli con profumi inutili che non siano quelli dello shampoo e del sapone
‘la quinta regola vieta il sesso questa sera. Siamo tutti stanchi, riposiamoci e attendiamo domani per dare il fuoco alle micce e dare il meglio’
‘credo di aver finito, ci sono domande?’ Conclusi
La pantera mi guardò un po’ delusa e disse ‘ma davvero non ti interessa accarezzare la mia micina questa sera?’
‘no mia cara Eleonoora’ risposi poggiandole la mano tra le cosce spalancate inguainate da dei pantaloni molto aderenti che lasciavano intravedere il rigonfiamento delle grandi labbra ‘mi gusterò la tua micina e tutto il resto Domani! Non sprechiamo energia vi assicuro che domani e domenica basteranno a sfinirci tutti’
poi aggiunsi
‘E domami mattina la riunione &egrave alle 8,30 per la colazione e per andare a fare la spesa! Adesso buona notte’ e mi alzai dal divano dirigendomi verso la camera che mi ospitava insieme e Paolo e a Alberto.
Le altre camere vedevano insieme; Enrica, Daniela, Eleonora in una. Stefania e Anna (la strafiga orientale che avevo scoperto era stata adottata da genitori Italiani quando era appena nata) e la moderna Gilda rossa che si chiamava Sara, nell’ultima camera dormivano Massimo, il fratello di Alberto, Sebastaiano il ragazzo biondissimo e Daniel il ragazzo di colore anche lui in italia fin da bambino.
Le luci si spensero, i chicchericci cessarono lentamente e la casa sprofondò piano piano nel sonno.
Al mattino ci trovammo tutti in cucina, con gli occhi assonnati ma già eccitati solo all’idea di quello che sarebbe successo a breve. Preparammo il caff&egrave e velocemente uscimmo a fare la spesa, cosa che richiese un oretta abbondante. Acquistammo una grande varietà di vini e di alcolici (Ettolitri di birra su mia imposizione), perch&egrave aiuta la diuresi, ed io avevo in mete alcune cosette. Tanto pesce, tanti stuzzichini per rinvigorirci.
Tornati a casa chiesi se tutti avevano già provveduto alla loro igiene superficiale ma soprattutto profonda e alla risposta affermativa di tutti dissi
‘Allora si inizia scpare!’ cominciando a spogliarmi ‘tutti intorno alla piscina’
Seguendomi tutti si spogliarono rimanendo in slip e in due pezzi le ragazze. Quando furono ai bordi della piscina li misi tutti uno accanto all’altro alternando ragazzi e ragazze e dissi
‘Levatevi tutto e sdraiatevi’ mentre mi toglievo le mutande mostrando il mio cazzo ormai barzotto.
Mi avvcinai ad Eleonora e le dissi ‘ adesso vorrei gustare la tua micina’ accarezzandole sensualmente il seno meravigliosamente formato da top model. Lei socchiuse gli occhi e sospirò mentre con le mani mi accarezzava il petto. Le due bocche si avvicinarono le lingue saettarono fuori in cerca l’una dell’altra in un bacio lussurioso ed infuocato.
Questo diede il via a tutti gli altri che comunciarono a scmbiarsi effusioni reciproche incredibilmente tutti a coppie etero. Era come se volessimo rendere onore al Dio Eros tributandogli il primo round a sessi accoppiati.
Stefania si stava facendo sditalinare da Sebastiano, Enrica stava baciando il petto di Massimo, Anna veniva coperta da un vestitino di saliva da un Alberto che vedevo per la prima volta indaffarato con una femmina , Paolo stava impastando il prorompente seno di Sara, infine Daniel e Daniela si stavano reciprocamente accarezzando.
I cazzi si rizzarono velocemente, le fiche si inzupparono e i gemiti di piacere si moltiplicavano.
Mi dimenticai per qualche minuto dei miei progetti e degli altri e mi dedicai all’esplorazione di quel magnifico esemplare di femmina che stava sotto le mie mani e la mia bocca.
Un ‘animale da sesso’ pensai dentro di me mentre la facevo sedere su una poltroncina da esterno e mi inginocchiavo davanti tuffandole la testa fra le cosce per leccarle avidamente la sorca. Aveva una fica meravigliosa, grondante di succhi ( che meraviglia sentirli fluire nella bocca, con il loro sapore dolciastro ma pungente) e di un colore rosa intenso all’interno e ovviamente ebano all’esterno. Incorniciata da ricciuti peli neri sull’apice praticamente glabra sotto mi sembrava di suggere un’ostrica impreziosita da una perla, la clitoride, durissima e decisamente grandicella tanto che potevo succhiarla prendendola in bocca quasi come un piccolo cazzetto.
Mentre la mia lingua si trastullava con la fica le dita inevitabilmente andarono a titillare il buchetto posteriore già inzuppato dai liquidi sfuggiti alla mia bocca assetata, forzandolo leggermente per aumentare il suo piacere. Lei si dimenava e sospirava’ Oh..Oh’Oh’siii che bello, che piacere..che lingua che hai’come lecchi bene’dai continua’infilami un dito nel sedere e uno nella fica..si’Gio ti prego’fai impazzire..oh’oh’ohhhhhh mi sale orgasmo..sto per venire’.sto per venireeeeee’.’ A quel punto mi fermai’la lasciai brutalmente in preda agli spasmi del pre-orgasme e le dissi:’no cara mia’.aspetta, non venire subito’tiratela un po’ ed abbi cura di me adesso’ Mi misi a sedere esattamente come era lei fino ad un attimo prima. Lei non ci pensò neanche un istante e si tuffò sul mio uccello teso e lucente ai raggi di sole caldi imboccandolo completamente. La lascia fare per qualche minuto e poi le chiesi. ‘leccami il culo’ e così dicendo spostai la schiena in avanti sollevai le gambe e con le due mani mi aprii le chiappe offrendole il mio forellino da trastullare. Mi guardò come un cerbiatta che implora pietà al cacciatore che la sta prendendo di mira ma il suo sguardo si mutò subito in quello di una femmina in calore. Con una mano impugnò il cazzo segandolo lentamente e con la lingua cominciò a saettare nelle pieghe del mio sfintere. Sentii le gambe ammollarsi di un piacere profondo e prolungato.
Nel frattempo da quella posizione esclusiva potevo visionare quello che stavano combinando i miei allegri compagni.
Così ebbi modo di vedere che il cazzo di Daniel era oggetto di attenzioni sia da parte di Daniela che anche di Massimo. Daniela lo spompinava profondamente mentre Massimo gli sleccazzava lo scroto mentre gli Enrica ciucciava alacremente il pisello.
Anna si stava godendo una leccata di fica da record da parte di Alberto e Stefania Si dava da fare con il biondo Sebastiano in un 69 appassionato.
I gemiti ed i sospiri erano lenti e profondi e l’attività non era frenetica, segno che tutti avevano perfettamente compreso lo spirito del gioco, ovvero tirarsela fino allo sfinimento. Arrivare a godere dopo aver scopato per il tempo più lungo possibile.
Eleonaora alla lingua nel frattempo aveva aggiunto un dito che malandrino entrava ed usciva dal mio sfintere sempre più dilatato. ‘Ohhh Eleonora’dai ficcamelo ben bene in culo quel dito’ahhh’si ora sfilalo..dai..dammelo in bocca’fammi sentire il sapore del mio culo.’ E lei obbediente mi dette il suo dito affusolato da leccare, cosa che avidamente feci prima di permetterle di riaffondarlo nel buchetto.
I corpi di 12 splendidi ragazzi e ragazze risplendevano nel sole estivo che si faceva sempre più caldo, la cui pelle brillava di un leggerissimo velo di sudore che la rendeva ancora più bella.
La visuale era perfetta, potevo godermi la scena e cercare di diventare davvero il direttore d’orchestra.
Eleonora si stava sempre occupando del mio forellino posteriore con lingua e dita donandomi un piacere intenso e prolungato, passarono parecchi minuti prima che sentissi la necessità di cambiare posizione.
‘adesso voglio scoparti mia cara!’ le dissi togliendole il cazzo dalla mano ‘sdraiati che ti prendo nella posizione classica’
Il corpo di Eleonora si muoveva flessuoso; una ragazza bellissima dalle lunghe gambe tornite, la vita stretta ed i seni magnifici. La pelle liscia e vellutata da accarezzare gli occhi languidi ed allo stesso tempo penetranti parlavano di un modo di lussuria. E stava scopando con me, se melo avessero raccontato non ci avrei mai creduto. La sua fica era accogliente e caldissima; il mio cazzo dovette farsi strada in quel pertugio di miele che lo stringeva in una delicata morsa di godimento.
Un volta che il mio cazzo fu tutto dentro, assaporai per qualche istante quel piacevole calore e poi molto lentamente cominciai a pomparla con lunghi movimenti.
‘ohhh giò che bello’scopami’..sìììì dammelo tutto fino in fondo! Riempimi di cazzo; senti come cola la mia fica dal godimento! ‘
Io continuavo, in un ansante silenzio a chiavarla dolcemente gustandomi tutte le sensazioni che mi donava la penetrazione di una figona, ansimando e leccandole le tette meravigliosamente soffici e sode dai capezzoli scuri e piccoli. Sembrava di ciucciare delle fragoline.
Poi uscii da lei e le misi il cazzo davanti alla faccia ‘succhialo adesso’ le ordinai ‘ senti il sapore della tua fica sul mio cazzo!’
Eleonora mi guardò inebetita apri la bocca e inghiotti l’asta lucida dei suoi umori
‘uhmmmmmm’ mugolò mentre io me sditalinavo teneramente sulla clitoride dura e gonfia.
All’improvviso alzai lo sguardo per vedere cosa stavano combinando i miei amici.
Vidi che Daniel aveva fatto BINGO; si era sdraiato su un lettino da piscina e aveva fatto sedere sulla sua mazza smisurata Enrica che dava le spalle al suo chiavatore mostrando agli astanti al sua fica slabbrata dal cazzo nero di Daniel. Enrica si alzava e si abbassava aritmicamente sul randello con movimenti precisi e profondi, come se si volesse far aprire in due la fica guazza.
‘ti andrebbe di giocare in 4?’ chiesi ad Eleonora
‘ma certo tesoro’ fece lei con lo sguardo da porca
‘Allora vieni, mia bella porcona, vieni e mettiti a leccare il cazzo di Daniel mentre si chiava la fica di Enrica. Io ti prenderò da dietro!’
‘oh’si, adoro essere presa a pecorina’ sospierò mettendosi a 4 zampe e cominciando a slinguazzare la fica di Enrica con la fava di Daniel ben piantata dentro e porgendomi il deretano.
La visione eccitò molto anche Daniela e Massimo. Massimo andò a ficcare il suo pisello in bocca a Daniel, mentre la mia amica Daniela si posizionò in modo da offrirmi la sua patonza da suggere.
L’intreccio di corpi doveva essere qualcosa di fantastico se gli altri amici si fermarono un istante dalle loro attività per osservarci.
Con un colpo secco infilzai la passera gonfia di piacere di Eleonora che per tutta risposta spinse il culo all’indietro per farsi penetrare meglio e accelerò le leccate sulla clitoride umida di Enrica.
Alternavo colpi secchi a movimenti più lenti e profondi cercando di andare fino in fondo a sfiorarle l’ingresso dell’utero. Nel contempo assaporavo il dolce succo sgorgante dalla fregna di Daniela, una fica dolcissima da succhiare che produceva una grande quantità di liquido che per me agiva da potente afrodisiaco. Leccavo e baciavo, mordicchiavo la clitoride e la massaggiavo con le labbra, penetravo il pertugio con la lingua. Poiché avevo una mano libera non tralasciavo il suo buchetto posteriore. Mi ero inumidito le dita nel suo liquido e piano con l’indice ero riuscito a penetrarla per la lunghezza buona di una falange che la stava stuzzicando ben bene procurandole spasmi di goduria.
Anticipato da un grugnito animalesco giunse l’orgasmo di Eleonora che mi inondò l’uccello di umori profumati. ‘Vengo godo, sborroooooo’ ululò ! Estrassi l’uccello dalla sua figa grondante che detti in pasto alla bocca di Daniela e spinsi nelle fauci di Massimo il mio uccello intriso dei sapori di Eleonora.
Urli, grugniti, sospiri, anisimi e gemiti sialzavano sconnessi dalla zona piscina.
‘Chissà se qualche vicino di casa ci può sentire’ pensai tra me. Mentre cambiavo nuovamente posizione.
Enrica era ancora ben bene impalata sul cazzo di Daniel che però io volevo assaggiare. Quel palo nero e duro con la cappellona color cioccolato e la pelle del prepuzio color rosa antico mi attirava da morire, volevo sentirlo in bocca, assaporarlo, gustarne la morbida consistenza e la vellutata pelle. Sentirlo fremere sotto i colpi della mia lingua o il risucchio della mia gola.
Così presi il posto di Eleonora davanti alla fica aperta di Enrica. Solo che invece di limitarmi a leccare il cazzo che entrava ed usciva dalla fica della mia porca amica al primo movimento utile vero l’esterno lo tirai fuori e lo imboccai spingendolo in gola più che potevo ripulendolo dai sughi saporiti che lo inzuppavano.
‘Hei, ma che diavolo stai facendo Giò! Stavo quasi per godere!’ si lamentò Enrica.
‘MmmmHhhh, Mmmhhhh’ fu l’unica cosa che potei risponderle visto che l’uccello di Daniel mi riempiva a dismisura la cavità orale.
Di Enrica si occupò immediatamente Eleonora che, nonostante il post-orgasmo, con un balzo felino si lancio sulla fica dell’amica a bocca spalancata.
La situazione adesso era la seguente
Io mi stavo allegramente spompinando il cazzo di Daniel che sdraiato sul lettino si beava dei colpi della mia lingua e ricambiava a massimo cui ciucciava la nerchia dura.
Enrica era ancora praticamente seduta sulla pancia di Daniel e Eleonora la stava rapidamente portando all’orgasmo con la sua bocca vogliosa.
Daniela dopo aver ripulito la fica di Eleonora era venuta a darmi un bacio profondo e sensuale e adesso mi stava slinguando il buchino quasi a voler ricambiare le attenzioni che fino a poco prima avevo riservato io al suo orifizio anale.
Enrica incitava Eleonora: ‘Dai Eli, su mia lesbicona nera, leccami, succhiami, ciucciam l’anica insieme alla fica, dai mettici un dito..no non uno solo..mettine almeno due..mente mi mordicchi la clitoride..ahhh’ahhhh vengo’.vengo’.siiiiii’ancora più veloce’ohhhhhhhh sborrooooo schizzoooo” e tra lo stupore generale dalla sua Fica usci veramente un getto di liquido che andò ad inondare la bocca e la faccia di Eleonora
‘Vieni qui Eli’ dissi subito io togliendomi per un istante il cazzo dalla bocca ‘ fammi leccare la sborra di Enrica’non ingoiar..la voglio io’ E così feci leccando a tutta lingua la faccia di Eleonora per coglierne fino all’ultima stilla di sapore.

Nel frattempo Anna l’orientale Anna stava donando il suo culetto deliziosamente rotondo al biondo Sebastiano che sela ingroppava metodicamente emettendo rumorosi grugniti che si mescolavano ai gridolini semi isterici segno del piacere emessi dalla sodomizzata. Paolo era preso in un vorticoso 69 con la rossa e polposa Sara dai seni di un candore latteo e di una misura proserosa ma non troppo che avevo già notato in precedenza; mentre da una parte Stefania minutina e porca fino al midollo si stava facendo scopare con vigore da un Alberto ingrifatissimo.
Il repentino cambio di partner e di posizioni che volutamente avevo impresso al festino stava producendo s tutti l’effetto sperato. Non permetteva a nessuno o quasi di portare a termine l’orgasmo. L’eccitazione quindi rimaeva elevatissima e si moltiplicavano in ciascuno le voglie ed i desideri, si decuplicavano le fantasie, la mente si apriva a nuovi scenari possibili.
Solo Eleonora ed Enrica avevano orgasmato. Su Enrica il fatto che avesse avuto un orgasmo non significava nulla in termini di fantasie sessuali, sapevo benissimo di poterle chiedere quasi qualsiasi cosa. Eleonora d’altro canto non i sembrava da meno nonostante la venuta fosse stata copiosa e densa di piacere.
Impressi quindi un nuovo cambiamento e dopo essermi tolto dalla bocca l’arnese di Daniel che ancora sospirava ordinai
‘Adesso Daniel, mettimelo dentro, fammi sentire questo bell’arnese che mi scovola l’intestino’
Mi misi oscenamente sdraiato sulla schiena su un lettino che le gambe allargate e tirate verso il petto e con le mani mi allargavo le chiappe mettendo in bella mostra il mio buchetto già rilassato dalle precedenti slinguate.
‘Ma certo Giò’ esclamò Daniel ‘Adesso ti sfondo per benino’
Prese il lubrificante che avevo portato, mi spalmò il buchetto e zone limitrofe, si spalmò l’uccello e poi lo appoggiò al mio forellino che già fremeva di impazienza.
Tutti gli altri avevano sospeso le proprie attività per riunirsi intorno ad osservare la prima inculata gay del festino. Il fatto poi che fossi io a prendere dentro il cazzone di Daniel era la dimostrazione che volevo essere il leader del gruppo e condurre il giuoco.
Intanto, Anna l’asiatica si stava occupando del mio uccello carezzandolo in una sega dolcissima mentre Daniel aveva cominciato a spingere per introdurre il suo bigolo dentro di me. Lo incitavo a gran voce, ‘Dai, spingi che telo risucchio, dai vediamo se sei tu che fai il culo a me o io che ti mangio il cazzo col culo! Dai bel cazzone nero entra entra’ Con una lentezza esasperante Daniel procedeva ‘
‘mi scappa da pisciare’ sentii sussurrare da dietro di me. Era Sara che chiedeva a Alberto dove fosse il bagno.
‘vieni qui piccola troia’ mi affettai a apostrofarla prima che Alberto la mandasse in un bagno, ‘mettiti a cavalcioni sulla mia faccia e pisciami in bocca, però prima fammiti assaggiare’
Sara guardò Alberto in cerca di un cenno di assenso; in fondo era casa sua. Alberto sorrise complice e Sara si posizionò con la sua passerona sugosa sulla bocca che cominciò subito a leccarla, succhiarla, ciucciarla in tutti i modi. Aveva una fica polposa, dai colori tenui, con una peluria morbidissima color delle carote. La pelle invece era bianca come il latte, deliziosa. Era la prima volta che mi trovavo a tu per tu con una passera rossa e devo dire che era bellissima. Il suo sapore poi, come descriverlo? Una cascata di dolcezza profumata di rosa, questo il paragone più vicino.
Dopo qualche minuto di leccamento Sara gemette, ‘ma io volevo fare la pipì!’
‘Falla’ dissi io interrompendo per un attimo la leccata ‘fammela in bocca, ‘ho sete e voglio berti’ Smisi di leccarla.
Sara emise un sospiro profondo e rilassò la muscolatura. Dalla sua passerà sgorgarono le prime goccioline che s depositarono sulla mia lingua. Poi piano piano il getto si ingrandì e mi trovai con la bocca piena di liquido caldo dal sapore dolciastro. Cominciai a deglutire più velocemente che potevo ma il getto era troppo abbondante e una parte andò inzupparmi la faccia e i capelli scorrendo sul collo e verso il petto in una sorta di cascatella scintillante e tiepida.
Intanto Daniel stava pompandomi aritmicamente nel retto. Il suo poderoso uccello entrava ed usciva procurandomi sensazioni meravigliose. Mi sentivo la gambe molli tale era il godimento. Anna che si stava baloccando con il mio cazzo durissimo aveva visto me deglutire sorsate di piscio e guardava come in ipnosi quella nerchia scura che mi stava trapanando lo sfintere dentro-fuori, dentro-fuori sempre più lucida di umori, sempre più dura. Ad ogni colpo di cazzo il mio uccello sussultava sotto la sua lingua e il mio sfintere si contraeva. Lei aspettò che Daniel estraesse il cazzo un po’ più del solito e lo tlse dal mio culo per dargli una leccata inghiottendolo fin dove poteva. Nel frattempo un ditino affusolato mi titillava l’imboccatura dell’ano.
‘Oh’..’ feci io sentendo uscire quel nodoso randello che mi aveva riempito ‘si stuzziacami il buchetto con il dito..mi piace’.ahhh che goduria infinitaaaa’
Anna pompava con vigore aiutandosi con una mano, la fava nera e luccicante di Daniel eccitata dal fatto che lo stava ripulendo dagli unori del mio culo
‘che fantastica troia’ pensai dentro di me ‘ questa mela tenere in lista per i tempi di carestia’
Daniel ululava dall’eccitazione spasmodica. ‘Ahhhhhh, Siii, ciuccialo..inghiotti tutta sta mazza, ahhhhhh che pompinara’..ahhh che succhiacazzi aspirapolvere’..’
Anche gli altri si erano nuovamente dati da fare. Erano tutti eccitati a livelli incredibili.
Alberto stava succhiando il culo di Sebastiano il cui uccello era preda della bocca di Enrica che veniva inculata selvaggiamente da Paolo. Accato al gruppetto intrecciato c’erano Sara che aveva poco prima pisciato nella mia bocca la cui fica era oggetto di attenzionida parte di Danela cui Massimo stava strapazzando la fica con poderosi colpi di uccello mentre Eleonora le aveva spiaccicato in facci la fica per farsela leccare
Adarono avanti ancora per un po’ mentre io e Anna ci scambiavamo il turno a spompinare Daniel mentre ci masturbavamo reciprocament.
Era ormai trascorsa quasi un’ora e mezza dall’inizio e i primi segni di stanchezza si fecero sentire anche perché lo stomaco cominciava a reclamare.
Imposi ad Anna di sdraiarsi sul lettino e mi misi a cavalcioni slla sua faccia imponendole di leccarmi il buchetto mentre con una mano mi segava
Presi Daniel in bocca con la precisa intenzione di svuotargli le palle e comincia il pompino più profondo della mia pur breve carriera di succhiacazzi. Prima di tutto melo ficcai in gola facendoli sentire sul filetto la rugosità delle mie tonsille, poi stringendo più che potevo le labbra iniziai a pompare alternando alle pompate veloci stop per slinguare tutto intorno alla cappella.
La cosa piaceva molto a Daniel che grufolava in preda a degli spasmi violenti di paicere. Per aumentare il suo godimento con una mano cominciai a frugare sul suo buchetto fino a penetrarlo prima con un, poi con due dita andandolo a massaggiare da dentro il retto proprio dove risiede uno dei centri di paicere maschili più nascosti. Le frequenza delle contrazioni del suo sfintere mi dimostravano quanto vicino fosse l’orgasmo.
‘oddio che bello’oddio che goduria..oddio che meraviglia si sponpinami ficcati sto cazzo in gola e tira fuori la mia sborra’.si..ecco che arriva’..bevila’bevila tutta”brutto succhiacazzi che non sei altro’
Il fiotto di sperma mi centrò sulla lingua. Una sborra giallastra e densissima, in una quantità mostruosa..i getti sembravano non finire mai e tutti finirono tra le mie labbra. E anche quando l’ultimo schizzo fu uscito, con la mano munsi l’uccello per farne uscire anche le ultime gocce. Anna aveva assistito dal basso alla mostruosa eiaculazione si svincolò da sotto e venne a baciarmi per assaporare anche lei il gusto di Daniel il cui sperma sapeva di mandorle dolci e pesca ancora acerba. Celo scambiammo in un lungo bacio a labbra incollate pasticciandolo dentro le bocche con le lingue e poi melo ingoiai. Poi ritornai al cazzo di Danile da cui, ora che si stava afflosciando uscivano le ultime stlle ceh lecaci amorevolmente. Il mio amicone nero adesso però voleva dissetarmi in un altro modo avvicinò l’uccello flaccido alla mi bocca e un filo di urina mi riempi la cavità orale. Anna si precipitò anche lei e mi aiutò a fare da latrina a Daniel che quando ebbe finito si accasciò sulla poltroncina più vicina ansimando profondamente.
Io che avevo ancora l’uccello in tiro andai ad aggiungermi al gruppo.
Feci in modo che le ragazze si sdraiassero supine. Spalmai ben bene i loro buchetti di lubrificante e invitai i maschietti ad incularle.
Io mi posizionai su Sara, Alberto si prese Daniela, Sebastiano si ingroppò Anna, Eleonora si chiamò addosso Paolo. Massimo infilzo rudemente le chiappe a Stefania e Enrica si godette invece le leccate di Daniel il cui cazzone era momentaneamente fuori gioco.
In fila uno accanto all’altro la visuale era spettacolosa; ben 5 ragazze bellissime a fica all’aria e con il culo riempito da altrettanti cazzi arrapati e duri.
I contrasti e le differenze da una ragazza all’altra erano divertenti da osservare. Ogni fica aveva le sue peculiarità chi le grandi labbra gonfie, che la clitoride piccola e dura, che le piccole labbra carnose, chi era depilata completamente che invece quasi totalmente ‘nature’, chi aveva dato un tocco ‘artistico’ ai suoi peli pubici.
Enrica fu la prima a raggiungere l’apice sotto le vigorose leccate di Daniel ‘Ahhh , si’leccami’si con la lingua dentro.ahhhh bevimi..inghiottimiiiiii ahhhhh ahhhnnnn ahhhnnnnnn ‘ Con un ansimare violentissimo scaricò in bocca a Daniel un orgasmo denso.
Il nero rimase in posizione e continuò a leccare per suggere tutto il suo liquido mieloso.
L’orgasmo stava montando rapidamente in tutti e in rapida sequenza vennero Daniela e Alberto che estrassse il cazzo dal culo di Daniela per rovesciare i suoi torrenti di sperma nella bocca della sua ‘vittima’ che accolse tutto con grande gioia leccandosi le labbra.
Con gemiti e squittii esplosero gli orgasmi di Anna e Stefania praticamente all’unisono mentre i loro rispettivi inculatori Sebastiano e Massimo ad una mia rapida occhiata si diressero verso di me posizionandosi con i loro uccelli davanti alla mia bocca.
Imboccai quello di Sebastiano per primo lavorandolo per tutta la lunghezza ed assaporando gli umori di cui era intriso. Poi feci lo stesso con quello di Massimo.Sara che si stava godendo la mia nerchia nel culo e si stava furiosamente martoriano la clitoride sempre più turgida vedendomi spompianare i due cazzi raggiunse il culmine e con un unico urlo poderoso ‘Vengooooooooo’ohhhhh..oohhhhhh’ohhhhhhhhhhh’ Annunciò a tutti la sua venuta.
Pochi istanti dopo il lavoro di bocca che stavo facendo a massimo sortì l’effetto desiderato e dalla cappella tozza e violacea schizzò dritto fra le mie labbra i suoi vischiosi e saporiti liquidi.
Io avevo sempre il mio cazzo nel culo di Sara. Lo estrassi, ordinai a Sebastiano di sdraiarsi a pancia in su e mi calai dritto sul suo cazzone meraviglioso. Contemporaneamente misi il mio nella boccca di Sara: ‘dai bella troietta, puliscilo dai tuoi stessi umori e poi fammi vedere se riesci a meritarti la mia sborra in bocca.
In qela posizione il randello di Sebastiano mi premeva sulle pareti dello sfintere in modo divino ed essend io sopra potevo condurre il giuoco e monrtarlo come meglio preferivo. Bastò poco, perché orami non ne potevamo davvero più, per venire.
Sebastiano mi scaricò nel retto un ruscello bollente di sperma ed io non appena la sentii entrare mi svuotai nella bocca di sara che deglutì allegramente schioccando le labbra di piacere.
Enrica estrasse il cazzo di Sebastiano dal mio sfintere,lo lecco per ripulirlo ben bene e poi si dedicò a suggere dal mio buco lo sperma del biondo per poi andare a baciare Stefania ed Eleonora passando loro il sapore di sperma che ancora non avevano assaggiato.
Rimanemmo per qualche minuto tutti ansimanti e poi ci scagliammo in piscina a rinfrescare i corpi sudati e affannati da quasi due ore di sesso veramente intenso.
L’acqua ci avvolse e ci carezzo i corpi con una fresca carezza che ci ristorò dopodich&egrave tutti nudi andammo nelle rispettive camere dove indossammo so gli la biancheria intima, per poi ritrovarci in cucina.
‘Bene’ feci io ‘spero che la mattinata sia stata di vostro gradimento amici miei! Io, per quel che mi riguarda mela sono davvero spassata !’
Un coro di assensi e di risatine mi fece capire che tutti la pensavano esattamente come me
Per pranzo preparammo un abbondante piatto di spaghetti con le cozze, una orata al forno con le patate arrosto di contorno e una gelato di crema tutto accompagnato da un frizzante vino bianco che scorreva a litri nei bicchiari. In ultimo, per digerire un bicchierino di grappa morbida che avevo portato con me. Appagati, rinfrescati e sazi di sesso e di cibo dopo aver rimesso a posto al cucina ci sdraiammo in camera a pisolare
Dopo non molto però le puttanelle vennero a trovarci in camera e ciascuna si abbarbicò ad un maschio.
da me arrivò Anna l’orientale dai seni appuntiti e sodissimi. Era calda, caldissima sembrava avesse la febbre e con modi estremamente delicati cominciò a massaggiarmi e accarezzarmi delicatamente. Profumava di pesca e ci stringemmo e ci coccolammo come se fossimo stati due teneri innamorati.

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