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OrgiaRacconti Cuckold

Tre africani per zia Daniela.

By 3 Febbraio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Era un tranquillo pomeriggio d’estate, nel luglio del 1997. Faceva caldo, sebbene ancora non il caldo torrido degli anni recenti. Si stave bene, la brezza marina mitigava la temperatura e rendeva l’aria piacevole.

Come sempre, dopo pranzo, quasi tutta la famiglia si concedeva una pennichella e andava a riposare, dopo tutto il sole preso alla mattina in spiaggia, per poi ripresentarsi al lido verso le 4 di pomeriggio pronti per una nuotata.

Quel giorno Davide aveva promesso alla zia che l’avrebbe accompagnata alle poste, per spedire una raccomandata urgente. All’epoca I genitori di Davide, assieme agli zii e cugini, andavano tutti in vacanza al mare assieme per due settimane, a metà luglio. Daniela, la sorella maggiore della mamma di Davide, era all’epoca dei fatti, una splendida cinquantenne, sposata e con due figli, raffinata nel vestire, ambientalista e animalista convinta, una donna di gran cultura, e ci teneva a coinvolgere i nipoti nelle sue iniziative, a renderli partecipi e attivi. I nipoti della famiglia e Davide su tutti le volevano un gran bene perchè lei li faceva sempre sentire protagonisti e così Davide si era offerto di buona voglia di andare con lei dopo mangiato fino all’ufficio postale, che distava all’incirca cinque chilometri buoni.

I due iniziarono la loro passeggiata, senza fretta, era piacevole camminare lungo mare. Era presto, gli altri, come sempre erano andati a dormire con una carbonara sullo stomaco, e c’era tutto il tempo, perchè le poste avrebbero chiuso solo alle 18:00.

Davide aveva da poco compiuto 18 anni ed aveva oramai assunto I tratti di un uomo, con la complicità della palestra e della piscina che frequentava entrambe assiduamente. E la zia non risparmiava complimenti nei suoi confronti. Al passare di un gruppetto di ragazze che arrivavano in direzione opposta alla loro, Daniela osservò ‘hai visto come ti guardava la biondina ! ti stava mangiando con gli occhi, hai fatto colpo’, Davide arrossì, non si era reso conto di nulla ‘ma chi? dici?’, e lei ‘ma si, ma come non hai visto? Andiamo, chissà quante ragazzine di muoiono dietro, un bel ragazzo come te’. E Davide, in imbarazzo ‘beh, grazie zia. In effetti c’è qualcuna interessata a scuola, ma non ho ancora mosso i primi passi, si insomma, sono piuttosto timido’. ‘Vorresti dire alla tua zietta cara che alla tua età non sei ancora stato con una ragazza ? e cosa aspetti’, e lui ‘non proprio, ci sono state delle occasioni, ma non mi sentivo pronto…sono contento di poterne parlare con te’. I due continuarono a discutere amichevolmente e variando argomenti.

Dopo un tratto lungomare, la zia suggerì di rientrare all’interno della strada, perchè voleva guardare le vitrine dei negozi, anche se a quell’ora erano ancora tutti chiusi. Davide la assecondò. La zia era inamorata di un negozio in particolare che vendeva collanine e bracciali artigianali realizzati con l’impiego di manodopera immigrate, per facilitarne l’integrazione nel nostro paese, per lo più senegalesi. La città e la spiaggia erano piene di venditori ambulanti di colore, immigrati che cercavano di sbarcare il lunario.

A quell’ora del pomeriggio tuttavia le strade erano davvero deserte, erano tutti o in spiaggia o a riposare al fresco di casa.

Il negozio che piaceva alla zia Daniela si trovava non sulla strada principale, ma su una secondaria, così i due fecero una piccolo deviazione. Un furgone era parcheggiato quasi all’altezza del negozio, sembrava ci fosse qualcuno che scaricava della merce. Quando i due erano oramai prossimi alla vetrina, dal retro del furgone sbucarono due uomini di colore, uno di loro impugnava un coltello e da dietro bloccò subito Davide puntandoglielo alla gola. La zia impaurità si girò di scatto non capendo cosa stesse accadendo e venne subito immobilizzata dall’altro che le portò una mano sulla bocca per impedirle di gridare, ‘stai zitta o peggiorerai solo le cose. Fai quello che ti diciamo e nessuno si farà male’. La zia in evidente stato confusionale e spaventata, quando l’uomo scostò la mano che le copriva la bocca, riusci a formulare una risposta agitata: ‘fermi, vi scongiuro non fategli del male, è mio nipote, vi prego, ditemi cosa volete, ecco il portafogli potete prenderlo è vostro’. L’uomo afferrò la borsetta della zia e gliela strappò di dosso, frugò velocemente al suo interno e poi frugò nel portafogli, prendendo tutte le banconote. Daniela era uscita con in borsa quasi duecento mila delle vecchie lire. L’altro uomo che teneva puntato il coltello alla gola di Davide aveva velocemente frugato nelle tasche del ragazzo senza trovare nulla. Erano passati pochi istanti, e i due sembravano proprio aver fretta di andar via, quando un terzo uomo sbucato sempre dal retro dello stesso furgone si unì a loro. Questi rivolse alcune parole all’orecchio dell’uomo che aveva afferrato Daniela, il tutto sottovoce ed incomprensibile per i due malcapitati. Dopo aver ascoltato le parole del compagno, l’uomo che teneva ferma la zia sghignazzo, ‘vieni, andiamo’, sollevò di forza Daniela che iniziò a dimenarsi e strillare senza riuscire a sottrarsi a quanto accadeva, ed la portò nel furgone entrando dal retro. L’altro uomo colpì Davide alla testa tramortendolo.

Quando Davide riaprì gli occhi, era legato mani e piedi, un bavaglio stretto alla bocca e sdraiato su un fianco sul pavimento del furgone in movimento. Si guardò attorno, l’interno del camion era piuttosto grande. Sentiva delle voci dietro di lui ma era ancora stordito per via del colpo alla testa. Man mano che recuperava concentrazione, iniziava meglio a distinguere i suoni: erano sospiri, anzi gemiti. Cercò di girarsi dall’altra parte dimenandosi, e quando vi riusci non credeva ai suoi occhi, zia Daniela, la sua amata zia, era completamente nuda, con solo un ciondolo d’oro al collo che le cascava tra le due tette, non grandissime, ma in armonia con il suo corpo, e sode nonostante i suoi cinquant’anni. La zia era stata costretta in ginocchio da uno dei tre uomini che le stava davanti in piedi con i pantaloni abbasati. L’uomo dava le spalle a Davide che non poteva vedere bene tutta la scena: intravedeva il corpo della zia attraverso il solco delle gambe divaricate dell’uomo, ma non riusciva a vederla in viso. Tuttavia non era difficile immaginare cosa stesse accadendo a giudicare dal ciondolo che oscillava avanti e indietro. Zia Daniela stava facendo un pompino ad uno dei tre uomini, mentre un altro era alla guida ed il terzo si era anche lui abbassato i pantaloni e si masturbava. ‘Siiii, ahhh, brava, come succhi bene” diceva l’uomo accompagnando con entrambe le mani la testa della donna, e rivolgendosi all’amico ‘è proprio una succhia cazzi nata, succhia che è una bellezza, dovresti provare’. L’altro non se lo fece ripetere, e avvicinatosi afferrò Daniela per i capelli e senza la minima gentilezza le appoggiò il pene scuro sul viso. Poi, dopo averla presa a schiaffi, la forzò ad aprire le labbra. ‘Guarda che se non succhi, il ragazzino fa una brutta fine, ricordatelo e fai la gentile, capito?’.

Davide da terra osservava il membro nero dell’uomo scomparire nella bocca della zia che dall’espressione sembrava dover vomitare. L’uomo incurante, non le concedeva di riprender fiato e iniziò a scoparla violentemente in gola fino ad urlare di piacere e riversare un fiotto di sborra nell’intestino della zia. Quando estrasse il pene, ancora in tiro nonostante la copiosa sborrata, Daniela ebbe un conato di vomito.

Intanto il primo dei due si era già ripreso dalle ‘fatiche’ precedenti e afferrata per un polso la donna, la invitò ad alzarsi, la sollevò ed adagiò sdraiata su un tavolo che trasportavano. La zia Daniela sembrava in stato confusionale, oramai rassegnata a quanto stava accadendo, e non opponeva resistenza, convinta che sarebbe stato anche peggio per lei stessa e per il nipote. Sembrava abbandonata al suo destino e con la mente cercava di estraniarsi da quanto accadeva, aveva lo sguardo perso nel vuoto. Desiderava solo che tutto ciò finesse in fretta per poter fuggire via di lì e buttarsi tutto alle spalle, nella speranza di eliminare dai ricordi questa orribile esperienza. Il suo carnefice di turno la afferrò per le gambe, le divaricò appogiandole alle sue spalle e appoggiò la sua grossa cappella nera sulla fica della donna, dapprima strusciandola contro la clitoride, quindi iniziò a spingere e a farsi strada tra le labbra di quella fica calda che iniziò a penetre. Davide era terrificato, eppure al tempo stesso, e con suo orrore, il suo pene aveva preso a gonfiarsi. Non riusciva a spiegarselo, si sentiva un mostro e in colpa, ma vedere la zia nuda che scopava con un nero lo stava eccitando da morire.

L’uomo continuava a scopare Daniela aumentando sempre più il ritmo, e la donna ogni tanto si era lasciata anche lei scappare dei sospiri che più che terrore sembravano di piacere. Intanto l’altro uomo, ripresosi dal precedente orgasmo, si avvicinò ai due per rivendicare anche lui la sua dose di piacere, e posizionatosi a gambe divaricate sopra il volto di Daniela e frontalmente rispetto al complice che stava chiavando la donna, mise il suo bastone tra le tette della zia, che strinse con le sue grandi mani e prese a scoparle. Stringeva le tette sode di Daniela ma la pelle della zia era troppo asciutta e così per meglio gradire, decise di farsi inumidire la cappella infilandola nella bocca della donna, per riportarla poi tra le sue tette. Ben presto l’uomo che scopava la fica della zia raggiunse l’orgasmo, e rantolando estrasse l’enorme cappella e riversò un fiume di sborra sul grembo di Daniela. Il suo posto venne subito occupato dall’altro che brutalmente, abbandonate le tette della donna, prese a scoparla in fica rabbiosamente, fino a scaricarle dentro tutto il suo sperma. Zia Daniela riprese ad ansimare e al nipote sembrava proprio che stesse provando piacere. Davide, davanti ad un simile spettacolo era eccitatissimo, il pene nei pantaloni gli stave esplodendo, e ben presto sarebbe venuto anche lui per il semplice strusciamento del suo membro contro I boxer che portava.

I due neri erano esausti e così era Daniela che rimase sdraiata con l’uomo che l’aveva scopata per ultimo abbandonato sopra di lei e tra le sue cosce, con il suo membro ancora dentro di lei, mentre perdeva ormai consistenza.

Non si udivano più rumori provenire dall’esterno del furgone, come se fossero ora lontani dalla città e di lì a poco il furgone rallentò fino a sostare. Il terzo uomo della banda, che era al volante, parchegiatto il veicolo scese dall’abitacolo. Davide udì il rumore della portiere chiudersi e i passi dell’uomo che si avvicinava al portellone posteriore del furgone. Il portellone si spalancò e l’uomo, il più robusto e all’apparenza rozzo tra tutti, salì a bordo.

‘Ve la siete scopate per benino fino ad ora, brutti porci, ora è il turno mio. L’avete scaldata per bene questa troia ?’

L’uomo cominciò a spogliarsi rivelando un corpo scolpito da muscoli enormi. Poi quando abbassò I pantaloni, Davide ebbe un sussulto: il suo pene era lunghissimo e largo. Alla sola vista di quell’arnese Daniela ebbe paura. Il superdotato prese una sedia che era gettata sul fondo del furgone, la posizionò al centro del vano ed invitò Daniela ad avvicinarsi.

‘Siediti’ le ordino. Zia Daniela obbedì. ‘Coraggio, fammi vedere che sai fare, fammelo venire durò, prendilo in bocca’. Nel frattempo gli altri è due avevano afferrato Davide e portato a peso più vicino alla zia, ‘ecco vieni qui, così puoi godirti meglio la scena’, disse uno di loro. Davide era rosso in viso, eccitatissimo alla vista ravvicinata della zia nuda, poteva meglio ammirarne le bellissime tette, il contrasto della sua carnaggione Bianca con quella scurissima dell’uomo di colore lo faceva impazzire ancor più, avrebbe volute toccarla lui stesso se solo avesse potuto, ma doveva cercare di mascherare la sua eccitazione e mostrare al contrario dispiacere per quanto accadeva in quell furgone sotto I suoi occhi. La zia per un attimo lo osservò e suo malgrado lo close proprio nel momento in cui I suoi occhi cadderò sulla sua fica scoperta, guardandola comi di piacere. Davide vide lo sguardo della zia mutare, sembrava arrabbiata ora con lui, sembrava aver intuito quali pensieri incestuosi si agitavano nella mente del nipote.

Un altro pene da succhiare, in tutta la sua vita ne aveva presi in bocca appena due, quello del marito e quello del precedente fidanzato del liceo. Quel giorno, in un solo pomeriggio si accingeva a prendere in bocca il terzo pene di persone sconosciute. Davide osservò a tu per tu tutta la scena, le labbra della zia e che si spalancavano per accogliere in bocca la verga enorme di quel nero. Daniela non riusciva a farla entrare tutta in bocca, tanto era grossa, e così l’uomo prendendola per la nuca la spinse sul suo pene ancor di più, ‘ti aiuto io, non temere, ingoialo tutto, da brava’. La verga scura scomparve tutta tra le labbra della zia, giù fino in gola causandole l’ennesimo conato di vomito. Quando l’uomo decise che poteva bastare, ordino alla zia di alzarsi in piedi e voltarsi, e così lei fece. L’uomo appoggiò le sue mani sulle spalle della zia esercitando pressione e spingendola a chinarsi. Daniela lo assecondò e appoggiò le mani allo schienale della seddia mentre l’uomo con le sue braccia muscolose sollevava le sue gambe da terra portandola in ginocchio sulla sedia. La zia era a gattoni, con le spalle e le natiche rivolte verso la verga near dell’uomo che restava in piedi e con il volto rivolto verso il nipote Davide stretto tra gli altri due complici. L’uomo voleva fotterla da dietro. Ma a dispetto di quanto Daniela pensasse, non era interessato alla sua fica”bene, vediamo se sei ancora vergine’. Dapprima la zia non capì, ma appena ebbe chiaro in mente cosa stave per accadere emano un sospiro e disse ‘no, ti prego, scopami ma non il sedere, ti prego, fai quello che vuoi ma non dietro’. ‘Stai zitta e buona, vedrai che ti farà piacere, e se ti opponi il tuo caro nipotino fa una brutta fine, è questo che vuoi? Non credevi davvero che mi accontentassi della fica che già gli altri ti hanno scopato per bene e riempito della loro sborra?’. Detto ciò, l’uomo allargò le natiche di zia Daniela e sputo sulla stretta fessura dopodichè, con un colpo secco, spinse la sua nerchia nell’ano della zia. Il volto della zia lasciava intendere che era doloroso, la nerchia era enorme, eppure pian piano l’uomo la spinse tutta nel retto di Daniela che emanava spasmi. L’uomo prese a scoparla in quella posizione a ritmo sempre più insistente. Il volto della zia intanto sembrava distendersi sempre più e la smorfia di dolore venne a poco a poco sostituita da una maschera di piacere, anche perchè l’uomo nel frattempo con le mani stave stimolando I cappezzoli e la clitoride della donna, che iniziò a gemere chiaramente di piacere. Davide era sorpreso, e così gli altri. ‘Sentila come geme, che troiona tua zia, non vedeva l’ora di prendersi un bel cazzo in culo’. Intanto I due che tenevano fermo Davide si accorsero della sua erezione. ‘hey, guarda un po’ il caro nipotino cosa nasconde qui tra le gambe, hahahaha’ e l’altro ‘ti piace la zia, vero, che gran porco che sei, noi la scopiamo e tu ti ecciti’. Zia Daniela non poteva credere a quanto udiva, ma a sua volta era presa dal piacere che gli stave a sua sorpresa provocando l’umo che la fotteva. E infine, l’uomo che era dietro alla zia e la stantuffava, disse ‘coraggio, calategli I pantaloni, è giusto che goda anche lui con noi’. I due complici eseguirono, slacciarono la cinta dei pantaloni di Davide ancora legato braccia e gambe, e abbassarono pantaloni e boxer liberando il suo membro in tiro proprio davanti al volto della zia Daniela.

Davide alzò le sue braccia ancora legate ai polsi e appoggiò le mani sulla testa della zia, ‘mi dispiace zia, è più forte di me, non posso più trattenermi’, e in un raptus di eccitazione la spinse sul suo pene e glielo infilò in bocca venendo quasi immediatamente e riversando un copioso fiotto di sperma nella gola della zia.

Il nero che le stantuffava l’ano venne poco dopo e dopo essersi ripreso, fece scendere zia e nipote dal camion. I tre partirono di fretta lasciando i due malcapitati soli, sporchi di sperma, lontani dalla città e in silenzio, non riuscivano più a guardarsi in faccia.

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