Skip to main content
Orgia

UNA MOGLIE DA MARCIAPIEDE

By 22 Maggio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Nadia era seduta in macchina nervosa ed eccitata , assieme a suo marito Massimo
c’erano Fausto, un suo collega con cui spesso usciva a giocare a
poker e sua moglie Chiara,l’irreprensibile maestrina della scuola
elementare dove studiavano i loro figli.
Le due coppie avevano fatto una scommessa, la moglie del perdente,
sarebbe stata lasciata sulla statale, per l’intera mattinata, a farsi
scopare tra i container.Quei ripari di fortuna rendevano la zona
industriale un
luogo ideale dove alcune donne di colore si prostituivano.
Il ricavato della mattinata sarebbe andato ai vincitori, ma la cosa che
rendeva il tutto più morboso ed eccitante era il rischio di essere
riconosciute.
Sia lei, stimata e conosciuta professionista, che Chiara,angelo custode
dei pargoli
di quasi tutte le famiglie del paese, rischiavano di finire sulle bocche
di chiunque le conoscesse, e questo alzava la posta e l’eccitazione in
modo esponenziale.
Massimo fermo’ la macchina a una ventina di metri dai container,
nascosta tra le piante, in modo che i tre si potessero godere
comodamente la scena di Nadia che sarebbe stata fatta chinare, pronta a
farsi fottere degli sconosciuti, dopo essere stata pagata come una
qualunque
puttana da strada.

Mi ero messa un tubino in maglia nera, con sotto le calze, mi avevano
sconsigliato tutti di mettere l’intimo per agevolare i clienti, che mi
avrebbero scopata liberi di farsi i loro comodi solo alzandomi la parte
inferiore del vestito.
i mie seni sodi e generosi erano inguainati nel vestitino, la cui
generosa scollatura lasciava intravvedere il reggiseno che li esponeva
in tutta la loro volgare esuberanza, mai in vita mia mi sarei sognata
di andare in studio in quelle condizioni, ma ero li per fare la
puttana, e l’abbigliamento era fondamentale per mettere in mostra il
mio corpo, come fosse la merce sul banco di un rozzo pescivendolo.

La vidi scendere dalla macchina, su quei tacchi vertiginosi che le
slanciavano ancora di più le gambe e lo splendido culo.
Mi soffermai a riflettere, sorridendo tra me, sul fatto che per
gratificarla, nemmeno un mese prima avevo regalato a quella splendida
femmina un bracciale da Tiffany che mi era costato ottomila euro, ed
ora chiunque se la sarebbe potuta sbattere buttandole trenta euro tra
le cosce.
La vidi farsi abbordare da un ometto insignificante con un utilitaria
scura.
Nadia gli fece segno di seguirla dietro i container, da dove potevamo
vederla bene tutti e tre, prese i soldi, si alzò il vestito fino al
l’ombelico e scese sul cazzo dell’uomo, gli passo’ la lingua sull’
asta in tutta la sua lunghezza, poi prese dalla borsetta il
profilattico.
Dopo averglielo infilato si giro’ e si mise a cosce spalancate con le
mani appoggiate alla parete di metallo.
La vidi chinarsi con studiata lentezza mentre il cazzo le
spariva nel ventre, si era messa di traverso per permetterci di godere
appieno della scena.
L’uomo la scopava con una foga selvaggia, come se volesse liberarsi al
più presto del caldo carico che gli riempiva i testicoli.
Dietro di me Fausto aveva smesso di ridacchiare e fare battute di
cattivo gusto, ed ora Chiara stava armeggiando per sfilargli il cazzo
dai pantaloni. Mentre Nadia si faceva pistonare dallo sconosciuto,
Chiara aveva iniziato a scendere e salire con la bocca ,intanto che il
marito si godeva lo scabroso spettacolo di quella madre di famiglia che
gemeva appoggiata ad un freddo container con un cazzo piantato tra le
gambe.

Mi ritrovai fradicia tra le cosce, non per quell’ ometto insignificante
che mi si muoveva dietro, ma per la paradossale e perversa situazione
che si era creata, Massimo era in macchina con gli altri, lo potevo
guardare negli occhi mentre dopo essermi venduta per due soldi venivo
trattata come una cagna.
sentivo la corrente d’aria fresca farmi venire la pelle d’oca mentre il
mio corpo assecondava quell’accoppiamento volgare e meccanico.Intanto
che sentivo il membro muovermisi tra le cosce mi gustavo lo squallido
paesaggio cosparso di profilattici usati ed immondizia dove mi stavo
vendendo per una manciata di euro.
Il tizio si accorse che ero fradicia, mi bastò dirgli due porcate di
circostanza per sentirmelo scaricare attraverso il profilattico tutta
l’eccitazione che aveva in corpo.
Tornai verso la strada, avanzando con passo incerto sui tacchi, mi
stavo abbassando il vestito, quando vidi un ragazzo dall’ accento slavo
avvicinarsi su di una bicicletta scassata.
Ci accordammo sul prezzo della mia carne e lo invitai a seguirmi.
Arrivata dietro il solito cassone mi scosciai, poi mi abbassai per
tirargli fuori il
cazzo, facendo ben attenzione che dalla macchina, fossero ben visibile
sia
le mie gambe volgarmente spalancate, sia il fallo dello slavo.
Appena lo ebbi in mano venni aggredita da un odore di piscio e maschio
mal lavato , la cosa mi fece sentire ancora più sporca e perversa,me lo
infilai in bocca saggiandone il sapore forte e lo straordinario
diametro, mi cresceva tra le labbra, e quando lo incappucciai nel
profilattico mi resi conto che non avevo mai preso un cazzo di quelle
dimensioni.

Sentivo Nadia urlare come una bestia al macello, la vedevo mentre
l’uomo la squartava da dietro strizzandole le splendide tette.
Dietro di me vidi Chiara col viso pieno di sborra, Fausto eccitato
dalle urla di mia moglie le era esploso sulla faccia e la ragazza stava
tentando di ripulirsi meglio che poteva.
Lo slavo aveva fatto girare Nadia, ormai nuda e la stava impalando di
forza appoggiata con la schiena alla parete, i lineamenti del suo viso
tradivano un orgasmo goduto senza freni, e quando le scarico’ in corpo,
mi accorsi che anche i miei pantaloni stavano per esplodee.

Avevo spruzzato una quantità enorme di sborra in gola a Chiara, ma non
riuscivo a togliere gli occhi da Nadia.
Ero rapito dalla
visione di quella splendida bocca, che avevo visto il giorno prima
baciare amorevolmente i suoi bimbi davanti alla scuola, intenta a
ripulire il cazzo sporco di umori dello slavo,la scena mi fece tornare
subito
di marmo.
Ebbi un idea perversa , la sussurrai all’orecchio di Chiara
che annui sorridendomi.
Non avevo mai visto Nadia nuda, la splendida mora mi aveva sempre
eccitato, così simile ad una nota giornalista sportiva di una rete
satellitare a
pagamento, era
l’antitesi del corpo quasi adolescenziale della mia biondina.

Vidi Fausto scendere dalla macchina e dirigersi verso di me con in mano
il portafoglio.Avevo ancora l’ affanno per l’orgasmo animalesco che mi
avevano procurato le possenti bordate dello slavo, ma capii subito cosa
voleva fare il porco.Mi butto’ cinquanta euro per terra, tra i
profilattici usati e la polvere dello sterrato,non gli diedi la
soddisfazione di dire nulla, mi misi a carponi e li raccolsi.Lui si era
già slacciato i pantaloni e sorrideva compiaciuto,lo presi in bocca e
sentii che Chiara lo aveva già svuotato, e ripulito alla meglio, il
sapore amaro dell’asta dell’uomo mi riempiva la bocca, fece cenno di
girarmi e io mi voltai alzandomi malferma sui tacchi.Fu allora che vidi
uscire da un fuoristrada nero cinque uomini di colore, erano muscolosi
e vestiti in modo appariscente, con grosse catene d’oro al collo,
indossate su canottiere attillate che mettevano in evidenza i loro
possenti pettorali e le spalle larghe.Con i cappellini da baseball e i
pantaloni portati bassi sembravano la parodia di una banda di rapper
americani,ma appena tre di loro si avvicinarono alla macchina vidi le
pistole e capimmo
tutti che non era uno scherzo, avevamo fatto incazzare i protettori
delle ragazze che lavoravano in quella zona.Fausto con i pantaloni
mezzi calati si sforzava di spiegare con ampi gesti accondiscendenti
che era tutto un gioco, uno equivoco che non si sarebbe più
ripetuto.
Quello che sembrava essere il capo, un enorme senegalese dai
capelli rasta, lo ascoltava con aria superba,poi in un italiano
stentato,gli disse di stare tranquillo, ma che per far si che certe
cazzata non si ripetessero era necessario che imparassimo la lezione.Si
fece dare tutti i soldi che avevo guadagnato, poi fu il turno dei
cellulari, i portafogli e i gioielli degli altri tre.Chiara era venuta
a “puttane” ingioiellata come una madonna in processione e quel cretino
di Fausto per l’occasione si era messo il Rolex d’oro.

Mentre gli davo tutto il mio oro maledicevo quel cretino di mio marito,
ci aveva cacciati in un guaio assurdo, ero furibonda, e quando il tizio
che mi stava derubando mi fece cenno di togliermi le mutande immaginai
cosa
mi aspettava.Nadia aveva già capito tutto, e stava chiedendo in
francese al rasta dove doveva mettersi e chi sarebbe stato il primo a
scoparla.
Provai a protestare, ma per tutta risposta mi ritrovai la canna della
pistola puntata tra gli occhi.
Di fianco a me mio marito era impietrito dal terrore, io non persi la
calma, tirai fuori la lingua e mentre mi sbottonavo la camicetta, la
passai lentamente sulla canna dell’arma, fino ad iniziare un sensuale
pompino, muovendo la mia bocca in modo che la canna mi entrasse ed
uscisse bagnata di saliva.
Il nero scoppio’ in una rumorosa risata, la cosa fece scendere
la tensione di tutti.
Mi fece cenno con l’arma di scendere, e scivolando in ginocchio di
fianco a Fausto, mi infilai il suo grosso bastone d’ebano in fondo alla
gola.

La rabbia si mescolava all’eccitazione, mia moglie e Chiara erano nude,
sdraiate sul cofano della macchina con figa e culo a completa
disposizione della banda di malviventi.
Nadia urlava senza ritegno mentre il capo le piantava con foga il cazzo
in corpo, vedere quella grossa nerchia nera sparire nella pelle chiara
di mia moglie creava un contrasto morboso ed eccitante.
Chiara stava scaldando di bocca uno dei senegalesi, mentre l’altro la
aveva appena innaffiata con una quantità di nettare impressionante.
Lo potevo vedere colargli lungo le cosce mentre un altro della banda si
posizionava dietro di lei per iniziare a scoparla.
Quello scemo di Fausto era di fianco a lei e le teneva dolcemente la
mano, tentando di farle forza e scusandosi in continuazione, lei per
tutto ringraziamento lo contraccambiava godendo come una bestia in
calore e snocciolando una minuziosa telecronaca di come il cazzo le
stesse sfondando le viscere.
Nadia era a pochi passi , vedevo i capezzoli del suo grosso seno
dritti verso di me , come dita che mi accusavano, sorrideva, le braccia
muscolose del rasta la tenevano per i fianchi, sentiva tutta la forza
di quel corpo muscoloso che la violava con autorità selvaggia.
Mi disse che era fradicia, e dal rumore che gli addominali del nero
facevano ad ogni affondo, sbattendo sul suo splendido culo,capivo che
era vero.
Li vidi venire assieme dopo un paio di colpi che sembrarono alzarla da
terra, il nero le sborro’ in corpo, poi si ritirò passandola ad un
amico e lei si girò maliziosamente perché potessi vedere la sborrata
che le colava dalla figa.

Ero partita di testa, gli occhi intensi di quella splendida montagna di
muscoli, uniti all’odore dolciastro della sua pelle mi aveva
letteralmente fatto impazzire.Ormai ero schiava di quel fantastico
stallone d’ebano , per un istante mentre la sua carne sfondava la mia,
mi sentii come se fossi la sua donna, urlai e gli lavai quel enorme
bastone nero con uno degli orgasmi più fradici ed intensi della mia
vita.
Mi girai e sentii un rantolo sordo uscire dalla bocca di Chiara.
L’enorme malvivente dietro di lei le aveva appena spruzzato in culo,
mentre Fausto continuava a professarle con dolci vezzeggiativi tutto
il suo amore.
Il nero, col cazzo ancora fradicio di caldo miele, se lo scrollò
addosso al uomo imbrattandolo con i suoi umori, ancora mescolati a
quelli della moglie, il tutto mentre Chiara lo tranquillizzava con un
sorriso malizioso, dicendogli che andava tutto benone.
Dopodiché la dolce maestrina, con aria remissiva, rassicurato il
marito e tenendosi la figa ben aperta con entrambe le mani, si volto’ e
chiese agli energumeni che la fissavano con occhi vogliosi, chi fosse
il prossimo che doveva venirgli dentro.
Quando ebbero finito con noi, avevamo la figa ed il culo che colavano
una densa melassa, composta dai nostri umori e dalle copiose sborrate
dei senegalesi.
Chiara sembrava quasi essersi pisciata addosso da come la avevano
ridotta.
Avevamo goduto come due pazze mentre i corpi muscolosi di quei
bruti ci sfondavano entrambe i canali davanti ai nostri mariti
impotenti.
Vidi Fausto e Massimo inginocchiarsi dietro di noi, che stavamo a cosce
spalancate a pochi centimetri dai loro volti.
Per un attimo pensai ad una macabra esecuzione e l’eccitazione lasciò
il posto alla paura, poi udii la voce profonda del capo che li
esortava a ripulirci,usando la bocca.
Sentii le labbra di Massimo tra le cosce, la sua lingua calda cercava
disperatamente di darmi piacere, mentre sentivo che ad ogni leccata mi
ripuliva dalla densa zuppa formata dal mio orgasmo e dalla sborra di
quello che ormai era diventato il mio protettore.
La situazione era talmente scabrosa che gli venni sulle labbra un altra
volta, aggiungendo altro nettare all’impatto che mi lordava le cosce,
mentre con la cosa dell’ occhio potevo vedere Faisto, come un cagnolino
ubbidiente, ripulire Chiara che si era sbrodolata fino sulle scarpe.
Quando risalimmo in macchina per dirigerci a casa, dove ci saremmo
finalmente potuti dare una ripulita, nessuno aveva il coraggio di
parlare per primo, fu Chiara a rompere il ghiaccio “io non mi sono mai
divertita tanto”disse.
La guardammo allibiti , poi le dissi “anche io ho goduto come una
pazza, ma devi promettermi che con quelle labbra domani a scuola non
bacerai i miei bambini”.
Scoppiammo a ridere tutti e quattro, avevamo fretta di arrivare a casa
per fare una doccia calda.
Ai nostri mariti quello che avevano visto aveva lasciato i testicoli
gonfi da impazzire, e per quanto riguardava me , prima di ritornare ad
essere la irreprensibile professionista e la madre modello, avevo
ancora una incredibile voglia di cazzi.

Vi ringrazio per la lettura e aspetto vostri pareri e commenti

Leave a Reply