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Racconti 69Racconti Erotici

Anna Maria sverginata dietro palestra

By 2 Luglio 2023One Comment

Al pomeriggio andavo in palestra a fare ginnastica correttiva come altri miei compagni di scuola. Tra questi c’era Antonio, ci conoscevamo dai tempi dell’asilo.
In un mondo ancora rigidamente diviso tra maschi e femmine con lui vi era molta confidenza e complicità.
Ricordo che all’asilo, poco dopo che fui operata di appendicite, gli feci federe la piccola cicatrice che l’operazione mi aveva lasciato. Unico fra tutti i maschietti lo chiamai in disparte e dietro un cespuglio mi sollevai la gonna e gli feci sbirciare dentro le mutande.
Ovviamente vide anche la passerina, e lui commentò:
“È come quella di mia sorella”
WOW un vero esperto per l’età.
In attesa di cominciare la lezione scherzavamo come sempre nell’ingresso della palestra e memore di quell’episodio gli dissi:
“Tu hai visto la mia passerina quando ti ho fatto vedere, il taglietto dell’appendicite, ma tu non mi hai mai fatto vedere il tuo uccellino. Ora voglio vederlo.”
“Andavamo all’asilo, non conta.” Mi rispose guardandomi.
Notai che il suo sguardo ogni tanto scendeva sulla maglietta che evidenziava le punte dei capezzoli del mio seno che aveva appena cominciato a formarsi.
“Se me lo fai vedere ti faccio rivedere la passerina.”
“Io voglio vedere le tette”
“Ho detto la passerina”
E cominciammo un tira e molla di contrattazione che si concluse con un accordo: poteva guardarmi le tettine e io potevo toccagli l’uccellino.
Per quel giorno non si poteva fare altro, dovevamo andarci a cambiare per cominciare la lezione per cui ognuno andò nel proprio spogliatoio.
La volta seguente andammo di corsa nel giardino dietro la palestra, eccitatissimi, e sicuri di non essere visti lui si aprì la patta dei pantaloni e lo tirò fuori e io mi sollevai la maglietta scoprendo le tettine.
Antonio cominciava a diventare un ragazzo ed evidentemente gli si stava muovendo l’ormone, rimasi stupita nel vedere il su uccellino drizzarsi e diventare un’asta eretta alla quale potevi appenderci la giacca.
Allungai la mano e apprezzai la consistenza. Anche lui allungò la mano e me la mise estasiato sul seno.
“Fermo!” gli dissi “Non erano questi gli accordi.” Ma lui continuò ad accarezzarmi.
Smisi di protestare, mi piacevano quelle carezze, me le godevo mentre gli stringevo l’uccellino.
“Ti insegno come fare.” mi disse, mi prese la mano e la guidò facendomi cominciare una lenta sega.
A un certo punto vidi il suo corpo fremere
“Stai bene?” gli chiesi.
“È stato stupendo, dovresti provare anche tu”
“Provare cosa?”
“A farti toccare la passerina per provare questa sensazione.”
Rimasi interdetta, era piacevole la mano sul seno, una cosa mai provata prima, ma non credevo ci potesse essere qualcosa di più.
Non sapevo cosa dire, mi tirai giù a maglietta e andai a allo spogliatoio.
Dopo un pio di volte in palestra mi avvicinai ad Antonio e gli sussurrai: “Mi faresti quella cosa alla passerina, mi sono fatta spigare da mia sorella come si fa.”
“Intanto tu lo fai a me?”
“Certamente, non vedo l’ora”
Ci mettemmo d’accordo di venire con maggiore anticipo per aver più tempo e così ci ritrovammo di nuovo dietro la palestra. Senza dire nulla io gli slacciai i pantaloni e lui mi infilò la mano nelle mutandine cominciando ad accarezzarmi le labbra della passerina.
“Infila il dito un po’ in mezzo e accarezza quella protuberanza che sent….” Il suo dito entrò e centrò il punto. Fui elettrizzata e mi morirono le parole in bocca.
Vedendo che ero persa lui mi prese ma mano e la guidò sul suo uccello che intanto si era fatto duro.
Mi cedettero le gambe e dovetti sedermi sull’erba. Anche se stavo a gambe aperte lui non riusciva più a farcela come prima quindi mi chiede di togliere le mutandine. Lo feci e ci mettemmo comodi e riprendemmo.
Venni prima di lui, la scossa iniziale mi aveva portato al settimo cielo, e quando mi ripresi completai l’opera.
Feci la lezione di ginnastica con una carica inedita.
Dopo un paio di volte Antionio mi propose: “Proviamo sfregarli uno contro l’altro.” Annuii eccitatissima.
Lui si sedette, io mi tolsi le mutande e mi sedetti su di lui in modo che le labbra della passerina si adagiassero sul suo uccellino.
Gli divenne subito duro come sempre, e io comincia a muovermi facendo in modo che il clitoride arrivasse a contato del suo pene. Forse perché ero io che mi dovevo muovere perché ero di sopra quella volta ci misi più tempo e arrivando assieme.
Mi accorsi solo quella volta che da lui era uscita una gocciolina di un liquido bianco, e che la passera era tutta bagnata, ma non era stato lui a bagnarmi, il suo liquido era coì poco che era rimasto tutto sulla punta.
Quella posizione mi piaceva di più, eravamo in contatto, abbracciati e ogni tanto Antonio infilava la mano sotto la maglietta accarezzandomi i capezzoli che diventavano subito durissimi.
I miei capezzoli diventavano duri anche quando li strofinavo sul suo petto che cominciava ad avere qualche muscoletto in più.
A volte ci facevamo prendere dalla foga e arrivavamo allo spogliatoio sudati, accampando la scusa di corse per non arrivare in ritardo. Così una di quelle volte mi feci prendere la mano e ancheggiando e salii più del solito, quando mi lasciai andare sentii il suo uccello infilarsi nella passera completamente lubrificata.
Ci fermammo un attimo a guardarci, eravamo stupiti di quello che era successo. Alzai la gonna per vedere se quello che immaginavamo era vero, lo vidi dentro a metà e sentivo che spingeva contro qualcosa che non lo faceva andare oltre.
“Ti ho fatto male?” Chiesi.
“No. Anzi, mi piace”
Diedi un paio di spinte per farlo entrare di più e Antonio mi mise le mani sula chiappe per aiutarmi.
Spinsi più forte e lui tirò.
“…AAHH!..” mi lasciai scappare.
“Male?” mi chiese abbracciandomi.
Lo abbracciai anche io: “Un poco” mentii, ma in realtà era stato un bello schiaffo e mi sentivo sfondata.
“Smettiamo?” mi chiese. Non volevo e in tutta riposta ripresi a spingere fino an quando on fu tutto dentro, e non smisi di spingere fino a quando non arrivai all’orgasmo che mi travolse come un treno in corsa.
Rimasi abbracciata a lui sentendo l’uccellino che soddisfatto si stava ammosciando dentro la passerina e lentamente si ritirava.
Era sporco di sangue, la mia verginità era rimasta sul suo uccellino prima ancora di diventare completamente donna.

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