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Racconti Gay

A letter from USA

By 2 Settembre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Ciao Zio,
non finirò mai di ringraziarti per avermi dato la possibilità di vivere questa fantastica esperienza di studio negli USA.
La vita del college &egrave meravigliosa anche se le lezioni sono impegnative e le materie davvero interessanti. Nonostante questo troviamo sempre il tempo per svagarci.
C’&egrave un ragazzo, Kevin, che mi fa impazzire. E’ un figo da paura. Alto, biondo, occhi azzurri e muscoli guizzanti sotto i suoi vestiti sempre alla moda. Gioca nella squadra di basket del College e ha una scia di adoratrici che lo segue ovunque. Abbiamo un’amica in comune, ma non c’&egrave stata ancora l’occasione per presentarci.
Comunque io vado spesso ai suoi allenamenti e l’altro giorno sono rimasto sugli spalti fino a ben oltre la fine della sessione.
Piano piano tutti i suoi compagni di squadra sono usciti dagli spogliatoi, docciati e profumati. Scherzavano e ridevano e parlavano di schemi e contrasti. Come speravo Kevin &egrave stato l’ultimo a finire di cambiarsi. Avevo il cuore in tumulto. Non sapevo cosa fare. Avrei voluto corrergli incontro, presentarmi e poi baciarlo appassionatamente. Ma ero certo che mi avrebbe respinto in malo modo e non me l’avrebbe fatta passare liscia in futuro.
Ero immerso in questi pensieri mentre cercavo di concentrarmi sul libro di economia che mi ero portato per far passare il tempo, quando, senza che me ne accorgessi, Kevin si &egrave materializzato di fianco al mio seggiolino.

‘Ciao’, mi dice, ‘tu devi essere Dave, vero?’
Lo guardo imbambolato, come se fosse un extraterrestre e mi stesse parlando in una lingua aliena.
‘Mi… mi’ conosci?’ riesco a balbettare.
‘Certo. Tu fai fotografie bellissime degli squarci di città. Ogni tanto vengo alle mostre del club e ti seguo su Instagram.’
Non ci posso credere. Il cervello che ronza come uno sciame di api impazzite. Il mio idolo, il figo più figo che abbia mai visto, l’adone che tutte quante vorrebbero portarsi a letto, segue me, una nullità di zero più zero assoluto, perché gli piacciono le mie foto! Sono la persona più felice del mondo.
Kevin mi guarda sorridendo. ‘Che c’&egrave? Il gatto ti ha mangiato la lingua?’
Mi riscuoto dal torpore. ‘Mi fa molto piacere. Non pensavo che le mie foto potessero interessare a qualcuno al di fuori del club.’
‘Le tue foto raccontano l’anima delle città. La mia preferita &egrave quell’angolo di Barcellona che hai immortalato l’ultima estate. Un portone che introduce in un vecchio mercato.’
‘Ti ricordi una foto di mesi fa?!?!?’ il cuore mi batte all’impazzata. Ma ovviamente non posso sperare di più.
Ok, gli piacciono le mie foto, sa chi sono perché vado al club di fotografia, magari Margie gli ha accennato qualcosa di me, ma oltre questo non credo si possa andare.
‘Vieni spesso agli allenamenti.’ mi dice.
Oddio!!!! Mi ha anche notato mentre me se stavo seduto qui come un beota a guardare quei 10 maschi sudati che rincorrono una palla a spicchi.
‘Mi piace il basket.’ dico.
Kevin mi sorride e scuote la testa. La mia menzogna non ha nemmeno le gambe corte.
‘Non &egrave che ti piace qualcosa d’altro.’ mi dice.
Forse sono morto. Forse il cuore mi si &egrave fermato del tutto. L’aria non arriva ai miei polmoni. Il mio sangue non circola più.
‘Non &egrave che ti piace questo.’ e così dicendo mi appoggia il suo pacco sul braccio.
Lo guardo con occhi sgranati. ‘E’ che io pensavo che’ insomma’ le tue ammiratrici’ quelle belle pollastrelle”
Kevin annuisce. ‘Certo’ s’inginocchiano al mio passaggio, si fanno trovare fuori da casa mia, non mi mollano un secondo. Io le lascio fare per non svelare.’ Il suo sorriso m’illumina il volto. ‘Vieni.’ mi dice prendendomi per una mano.
Io raccatto al volo la borsa dei libri e lo seguo per quel dedalo di corridoi che &egrave la palestra.
Kevin si ferma con la mano sulla maniglia di una porta la cui etichetta riporta ‘GYM 2’. ‘Qui per un paio d’ore non viene nessuno.’ apre e si tuffa dentro. Io posso solo seguirlo.
All’interno ci sono macchine per fare ginnastica, pesi e bilancieri, palle mediche e grosse corde. Kevin chiude la porta a chiave e mi si getta contro. sento il suo corpo caldo contro il mio. Mi guarda negli occhi, mi stringe il viso con le mani e poi mi bacia. Le sue labbra sulle mie. La sua lingua contro la mia. Non avrei mai creduto possibile una cosa del genere. Il più figo dei fighi che limona con me.
E non limona solo. Le sue mani iniziano a correre su di me. Mi accarezzano e scostano i miei vestiti.
In breve restiamo solo in slip. Kevin si attarda sui miei capezzoli. Li succhia e li lecca, con le mani scende verso il basso. Arriva alle mutande e infila le dita nell’elastico. Ho il cazzo talmente duro da farmi male. Poi me le cala.
Kevin alza lo sguardo a cercare i miei occhi. In ginocchio davanti a me, coi capelli biondi che gli circondano il viso, la barba appena appena incolta, &egrave bellissimo.
Afferra il mio uccello e lo sega un po’, poi se lo infila in bocca. Oddio!!! Il paradiso esiste davvero e si &egrave impadronito del mio sesso.
Kevin lavora con la bocca e con la lingua. Lo sento salire e scendere, girare intorno alla cappella. Mi sfilo per non venire subito.
‘E’ il mio turno di un po’ di salciccia.’ dico mentre lo faccio accomodare sulla panca per gli addominali. Il suo cazzo punta dritto dritto verso il soffitto. mi inginocchio a quell’altare e comincio il mio servizio. Gli stringo le palle mentre gli bacio il glande. Con la lingua gli batto sul buchetto da dove sgorga una gocciolina di precum. La lecco e la tiro. Kevin geme stringendo le maniglie della panca.
‘Hai una bocca divina.’ mi dice gustandosi il mio pompino. Ci prendo gusto e lavoro più in fretta, accarezzandogli i buco del sedere con le dita.
I suoi mugugni riempiono la stanza. ‘Ti prego, scopami.’ mi implora.
Gli sollevo le gambe e apro di più il suo fiore. Lo lecco e lo riempio della mia saliva. lo defloro con un dito e lo sento stringere. Mmmmm che goduria’ ed &egrave tutto per me.
Mi alzo e guardo Kevin sdraiato sulla panca, si tiene sollevate le gambe. Il suo culo mi aspetta. Avvicino la mia cappella e la direziono con la mano. Spingo con delicatezza. Voglio godere e far godere. In pochi colpi sono dentro fino al pelo.
Mentre lo chiavo gli stringo il cazzo e glielo meno per bene al ritmo dei miei colpi. Lui &egrave contento di questo trattamento. Prima mi chiede di scoparlo più a fondo e più forte ma dopo un po’ mi dice di smettere perché vuole asssaggiare anche lui il mio culetto.
Con un po’ di tristezza ma anche con tanta eccitazione mi sfilo dal suo buo paradisiaco e mi appoggio con le mani alla macchina per i sollevamento pesi. Divarico le gambe e attendo il mio compagno. Con la saliva prepara la strada e poi si tuffa nelle mie carni. Ha un bel pisello e me lo sento dentro davvero bene. Si muove da esperto e si sdraia sopra di me per afferrarmi l’uccello.
‘Voglio che veniamo insieme.’ mi dice.
‘Sìììììììììì’..’ gemo io. ‘Se continui così vengo in due minuti.’
‘Allora aspettami perché anche io sono al limite.’
La strada ormai &egrave aperta e Kevin può scoparmi velocemente. Io godo come un matto dei suoi colpi e della sua mano. Sono in preda alla lussuria sfrenata. Non vedo l’ora di sborrare con lui.
‘Preparati.’ mi dice. ‘Non resisto più.’ E con due ultimi colpi sento i fiotti del suo seme riempirmi completamente. Nello stesso istante il mio orgasmo erutta impetuoso dalla mano di Kevin sul pavimento. Gemo e godo e Kevin mi crolla sulla schiena riempiendomi di baci.
Ci sediamo sulla panca stringendoci uno con l’altro e baciandoci dolcemente, sussurrando parole mielose.

E così sono diventato amico del ragazzo più figo del college, quello che tutte le pollastrelle vorrebbero portarsi in camera. Ah se sapessero quali piaceri ci doniamo l’un altro.
Bene, Zio, ti terrò informato sulla vita al college e sulle mie scappatelle con Kevin.
Ti saluto.
A presto.
David
Ciao Zio,
eccomi di nuovo qui dopo un periodo di silenzio delle mie lettere dovuto agli impegni qui al college. Ho avuto molte classi da seguire e test da superare. I docenti sono molto esigenti e non ammettono defaillances, pena l’esclusione immediata dal corso. Solo i migliori pososno andare avanti.
Per fortuna ci sono anche momenti in cui riesco a rilassarmi. Seguo le partite di Kevin e continuo a vedermi con lui. Ovviamente di nascosto perché qui vige un po’ la regola del ‘Don’t ask, don’t tell’. Quindi viviamo la nostra relazione in clandestinità. Lui continua a fare lo sbruffone con le ragazze e ci spacciamo solo per buoni amici.
Gli sto anche insegnando a usare la macchina fotografica. Per ora i risultati sono un po’ deludenti ma mai quanti i miei nel basket. Kevin si &egrave ostinato a farmi giocare con lui, ma come ben sai io per gli sport proprio non ci sono portato.
L’altra settimana abbiamo avuto due giorni di festa e abbiamo deciso di noleggiare un’auto, caricarla con tutto il necessario e fare un salto al National Park per qualche giorno di campeggio.

Arriviamo all’ingresso del parco e la natura &egrave in un’esplosione di colori. L’autunno dipinge le foglie degli alberi con la sua tavolozza calda e io mi sento il cuore stretto in una morsa di delizia. Essere lì con Kevin &egrave il coronamento di un sogno.
Lasciamo l’auto nella piazzola destinata, ci carichiamo gli zaini in spalla e iniziamo la nostra gita. Kevin, molto più atletico di me si offre di prendere quello più pesante, quello dei viveri. Io fingo di oppormi ma sono contento che faccia valere la sua parte maschia.
Camminiamo nel suono della foresta che scricchiola dalle cime degli alberi fin sotto i nostri piedi. Restiamo in silenzio. Io seguo Kevin, che sa dove andare e quando sbuchiamo nella radura, nostra meta, rimango senza fiato.
Davanti a noi si apre un lago immobile come se fosse un dipinto sulle cui acque si riflette la luce del sole pomeridiano. Le rive sono circondate da alberi in un delirio di rossi e marroni. Una sola sottile nuvola attraversa il cielo.
Kevin mi si avvicina e mi abbraccia. ‘Che ne dici?’
Io lo guardo senza parole. Il suo viso illuminato dalla luce traversa: un Dio sceso in terra per darmi la felicità. ‘&egrave bellissimo.’ dico, ‘Anche se mai quanto te.’
Kevin sorride e mi bacia. A lungo. Profondamente. La sua lingua accarezza la mia.

Quando finiamo di montare la tenda &egrave quasi buio. Sulla riva sassosa crepita un fuoco su cui bolle una pentolina con la zuppa. Io e Kevin siamo seduti vicini e guardiamo le fiamme.
Ci raccontiamo un po’ della nostra vita passata, lui in Oregon, io in Italia, i suoi amorazzi, le mie passioni; e raccontiamo i nostri sogni futuri, quello che vorremmo essere e come vorremmo cambiare il mondo.
Siamo giovani e tutto ci sembra possibile. Abbiamo l’incoscienza della giovinezza dalla nostra parte.
E la passione torna a prendere possesso dei nostri corpi e infiammare le nostre menti. Metto una mano sulla coscia di Kevin, gli accarezzo il ginocchio, lui si appoggia a me e di nuovo ci baciamo.
Sento le sue mani sul mio petto, ci fondiamo in un’unica cosa. Mi fa sdraiare sulla coperta, mi spoglia. Sento il fresco della sera sulla pelle. L’eccitazione diventa quasi insopportabile. Voglio solo che Kevin goda del mio corpo e mi faccia godere.
Mi sfila i pantaloncini e si getta sul mio uccello duro. Lavora di lingua. Si aiuta con la mano. Mi sto abituando a lui, ma ogni volta &egrave sempre magnifica. Mi succhia e m’infila un dito nel culo. Penso di morire di piacere. Gli stringo i capelli. Gemo e ansimo.
Poi Kevin s’interrompe. Mi sento perso. Lo guardo e lui mi restituisce lo sguardo. Sorride. ‘Non vuoi venire subito, vero?’
No. Vorrei che il piacere con lui non finisse mai, che un orgasmo seguisse un altro orgasmo in un’infinita spirale di libidine.
Abbandona il mio cazzo pulsante e inizia a leccarmi la pancia. Gira intorno all’ombelico. Sale e mi succhia i capezzoli.
Sto impazzendo. Sento il cervello frantumarsi in milioni di piccoli pezzi e cadere a terra.
Kevin sale ancora. Mi lecca il collo. Le orecchie. Forse sborro anche così.
Poi mi bacia. Sento le sue labbra sulle mie. Ci stringiamo. Ci amiamo. Il suo cazzo struscia contro il mio.
Adesso però &egrave il mio turno di dargli piacere. Abbandono la bocca e mi getto sul suo collo. Lo lecco e lo bacio mentre con le mani gli accarezzo i fianchi. Gli sussurro parole dolci mischiate a volgarità eccitanti.
Gli dico che &egrave il mio toro e la mia vacca. Il mio amore e il mio sogno. Che il suo cazzo &egrave la scultura migliore che la natura abbia mai prodotto.
Lo faccio girare e gli lecco la schiena. La pelle gli si accappona mentre gli bacio le natiche. Mi giro sulla sua schiena e tuffo la faccia nel suo culo. Affondo la lingua nel suo buco caldo e accogliente, intanto strofino il cazzo contro le sue spalle. Lui cerca di afferrarlo ma &egrave a quattro zampe e non ci riesce.
Lo lecco e gli succhio le palle. Con la mano lo sego.
Kevin si lascia cadere e si gira. Ci perdiamo nel più classico dei 69. Piacere reciproco.
‘Resta così.’ mi dice dopo un po’. ‘Ti voglio.’
Si sfila da sotto e si porta dietro di me. Lubrifica il cazzo e il culo e poi si appoggia. Rilasso e lo lascio entrare. Mi apre con la sua solita delicatezza. Si fa strada con passione ma senza fretta. Arriva al fondo che mi sento in paradiso.
Prendiamo il ritmo. Kevin spinge tenendomi per i fianchi. Io lo accolgo e gli vado incontro. La notte ci avvolge e si riempie dei nostri gemiti.
Si sfila da me prima di schizzare. Si lascia cadere sulla schiena e solleva le gambe, offrendomi l’altare del suo culo. ‘Prendimi.’ mi dice.
Non me lo faccio ripetere. Direziono l’uccello verso il mio desiderio e inizio a montarlo. Gli stringo le gambe e gli lecco i piedi. Lo sciabordio del lago ci accompagna nel nostro amore.
Quando sento di essere al limite mi fermo dentro di lui. &egrave difficile trattenersi ma ci riesco. Ci piace sborrare insieme. Fondere i nostri schizzi di sperma. Leccarli l’uno dall’altro.
E così mi sfilo. Kevin subito mi afferra il cazzo duro e lo porta alla sua bocca. Di nuovo il delizioso 69, ma stavolta &egrave destinato al piacere finale.
Ci succhiamo finché i nostri orgasmi ci travolgono. Caldi schizzi di sperma ci colpiscono in viso e quando la furia si placa ci sdraiamo fianco a fianco e ci baciamo.
Lecchiamo il nostro sapore dal viso dell’altro. Sprofondiamo nella quiete del parco con il cuore più leggero e la certezza di aver incontrato la nostra metà di cielo.

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