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Racconti Gay

CALDO DENSO

By 16 Gennaio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Dischiusi appena le labbra, quanto bastò per far uscire un rivolo dello sperma che conteneva.

Mi era venuto in bocca.
Mi gustai la piacevole sensazione che mi procurava lo scorrere lento di quel rivo sul mio collo, sul torace, sulla pancia. Assaporai con lentezza il seme che avevo in bocca e quindi inghiottii il resto.

Stavo raccogliendo da terra la lingerie che lui mi aveva regalato: mutandine di pizzo nero, calze di seta anch’esse nere, ed una collana di perle bianche, quando udì la sua voce un po’ roca chiedermi:

– sbaglio o ti è venuto duro?

L’impeto dell’amplesso appena finito, tutta quella virilità sbattuta nella mia gola, tutta l’eccitazione che aveva saturato la stanza per quasi un’ora mi era rimasta dentro. Mi alzai con un sorrisetto malizioso, da liceale birichina, sulle labbra mostrando con fierezza la mia erezione.

Mi fece indossare le calze nere e le eleganti scarpe con il tacco a spillo, la collana e le mutandine e poi si fece scopare alla pecorina, come piaceva a lui.

Prima di conoscerlo non mi ero mai vestito da donna. Non avevo mai avuto rapporti omosessuali e non aveva mai nemmeno pensato di averli.
Prima di conosce lui, l’unico cazzo che avessi mai tenuto tra le mani era il mio e lo avevo sempre menato pensando a qualche bella donna.

Eravamo entrambe sposati. Era l’unico uomo con il quale fossi mai stato, ed io ero l’unico per lui.
All’inizio era sesso, tra amici. Poi, col tempo, nacque una certa complicità ed intesa.
Dei due io ero quello con l’attitudine maggiormente passiva e lui assecondava volentieri questo mio desiderio.
Una volta mi disse anche che ero meglio di sua moglie. Sentirmi dire quelle parole mi provocò una strana, direi piacevole, sensazione simile all’orgoglio, anzi alla soddisfazione per il buon lavoro fatto.
L’idea di essere scopato da un bel ragazzo, truccato e vestito da donna gli mandava letteralmente in pappa il cervello. Mi piaceva la consapevolezza di tenerlo in pugno, di avere un’ascendente forte su di lui, di incarnare le sue fantasie sessuali più perverse ed inconfessabili. Ero il suo segreto ed in segreto ci amavamo.
Amavo il suo cazzo, lo trovavo bello e mi piaceva maneggiarlo e vedermelo gonfiare tra le mani. Era una sensazione inebriante. Amavo la sua espressione quando lo facevo godere ed adoravo il sapore del suo sperma in bocca.

Ho conosciuto Marco in palestra.
Come due buoni amici, entrambe curiosi, ci siamo toccati per la prima volta proprio in palestra, sotto la doccia.
Amavo masturbarlo standogli alle spalle, leccando e mordendo il suo orecchio, premendo il mio cazzo duro sulla sua schiena.

Per fare bene i pompini è necessario saper assaporare il cazzo. è un fatto di gusto.
Certo la prima cosa che si fa, la più istintiva, è toccarlo, prenderlo in mano. Ma se la prospettiva tattile non è volta al gusto, a metterlo in bocca, ad assaporarlo, a provarne la consistenza con la lingua, se non sei disposto ad esplorarlo con le papille gustative, non sarai mai la femmina della coppia. Il vostro sesso non sarà mai pieno e coinvolgente, complementare, vuoto/pieno, dare/ricevere. Se si limita a farsi venire a vicenda sarete due maschi che si tolgono uno sfizio.
Se vuoi essere la femmina della coppia, invece, lo devi mangiare, divorare. Prendere in bocca il tuo maschio in modo così energico e deciso da fargli credere che non glielo restituirai più;
è un esercizio che si apprende con il tempo e la dedizione. Se non ti piace sentirti un po’ femminuccia lascia perdere. Non è roba per te. Chi succhia è sottomesso, passivo, piegato, dominato e guidato dall’uomo che stai succhiando. è lui il maschio in quel momento. Ti deve piacere o sei fregato.

Ricordo ancora la prima volta.

Quella mattina di giugno ci incontrammo nella sua casa al mare, a Viareggio. Ci spogliammo e iniziammo a toccarci, sdraiati sul letto. Dopo averlo baciato sul petto e leccato i capezzoli, mi avvinai con il viso al cazzo gonfio e pulsante che mi faceva l’occhiolino con la cappella ancora sotto pelle.
Non lo toccai subito; prima gli feci sentire il mio respiro sulla pelle della cappella e poi iniziai a sfiorarlo con le labbra umide e con la punta della lingua. Solo allora lo presi in mano ed iniziai delicatamente a scappellarlo dando, nel contempo, delle passate più decise della lingua sula punta del suo sesso.
Lo avevo definitivamente conquistato.

‘sei grande ..ti amo ..ti amo ‘ oddio, mi fai impazzire ‘ sei un gran puttana ‘ io non avevo mai .. prima ”

Mi sussurrava ansimante tutte queste cose originalissime, che comunque mi riempivano di autostima per buon lavoro che stavo facendo ed in particolare quella parola ‘ ‘ puttana ..’ mi provocò un brivido inaspettato.

Era nella mia bocca. L’avevo riempito di saliva e me l’ero infilato tutto dentro senza dargli tempo di capire, iniziando a far danzare in modo splendidamente coordinato mani e viso attorno al suo splendido sesso, come due ballerini da sala.
Era la bocca a guidare la coppia, mentre la mano seguiva i movimenti accompagna doli on estrema grazia e sapienza. La lingua, da dentro, si faceva sentire ogni tanto per sondare nuove eventuali varianti alla danza del piacere maschile. Lubrificavo di continuo con la saliva lasciando che colasse anche sull’asta a bagnarmi la mano. Questa, bagnata di saliva ruotava leggermente scappellandolo per poi tornare su.
Il ritmo variava rallentando, talvolta, per lasciare spazio alla lingua che lavorava sulla cappella mente la mano scappellava più che poteva l’arnese, oppure aumentava e diveniva frenetico concentrandosi quindi sul lavoro della bocca. Talvolta toglievo la mano e pompavo solo con la bocca. Certo il movimento era più difficile, da vero virtuoso dello strumento, ma i risultati si vedevano e l’eventuale sgusciar fuori dalla bocca rendeva tutto incredibilmente arrapante.
Lo guardavo negli occhi quanto potevo e lui era sempre li che mi guardava con la sua espressione ebete di piacere.
Continuai ad accelerare in ritmo aumentando la pressione della mano ed i movimenti della lingua ed al momento giusto mi fermai quasi del tutto e lo feci venire in bocca lasciando colar fuori lo sperma dalle labbra quando lui ebbe finito.
Lo tenni ancora un po’ tra le labbra e poi, con dolcezza, lo adagiai delicatamente sulla sua pancia. Mi alzai da terra per andargli a dare un bacio a fior di labbra, sorrisi e gli misi in mano il mio cazzo.

Da allora inizia a sentirmi femmina per lui e con lui. Cominciai a trovare bello il suo corpo oltre che il suo cazzo. Cominciammo a baciaci sempre più spesso e sempre con più passione. Assaporavo la sua bocca con la sete di chi vuol beve dalla brocca che ama.

Da allora cambiarono un po’ di cose ed io iniziai a sovrappormi alla moglie nella sua testa; il rapporto tra noi era cambiato. Io mi sentivo sempre di più la femmina di quella coppia, fino a che non ho iniziato anche a vestirmi da femmina. Non eravamo più due semplici amici che si divertivano insieme stuzzicando le fantasie comuni.
Eravamo io e lui e tutto funzionava a meraviglia. Passò un inverno ed un’estate e poi arrivò quel giorno di mezzo autunno.

Quella sera ero bellissima. La pelle liscia come una pesca, profumata di agrumi ed olii essenziali. Il viso ben truccato. Le unghie dipinte di rosso. Un abitino corto a tubetto nero. Calze a rete e tacco alto. I capelli, da tempo me li ero fatti crescere, erano lisci e fluenti, morbidi come la seta.
Dopo aver fatto gli onori di casa, li feci accomodare sul divano. Marco era seduto su una poltrona sofà ed io mi accomodai sul divano, nell’unico posto rimasto libero.
Due giorni prima era stato il suo compleanno e Marco aveva deciso di invitare alcuni amici suoi nel nostro covo, come amava chiamarlo lui.
Quello era il regalo che mi aveva chiesto.
Erano tutti e tre molto carini.
Uno dei tre prese l’iniziativa. Era un bel ragazzo moro, alto con la pelle scura, un ampio torace e delle solide gambe possenti.
Di punto in bianco allungò la mano e me la posò sul ginocchio facendola scivolare poi sulla coscia, l’interno coscia e poi ancora più su. Cercava il cazzo il maiale, era curioso. Da sotto i bei pantaloni di cotone grigi si leggeva bene il suo cazzo teso.
Gli passai con la punta delle dita e con le unghie sulla sagoma del pene grattandolo delicatamente, poi poggiai la mano aperta e palpai a lungo. Lui era sul mio collo, sull’orecchio. La sua lingua era freneticamente al lavoro.
Mentre lo spogliavo sentivo le mani degli altri addosso. Ero pazzo di voglia, mi girai presi il primo che mi capitò a tiro e lo bacia a lungo sulla bocca. La mia mano stava toccando un cazzo. Un’altra lingua stava passando sul mio orecchio, mentre un cazzo da dietro mi premeva sulla schiena.

Fu piuttosto doloroso soddisfarli tutti. Erano arrapatissimi. Doveva essere la prima volta che lo facevano con un uomo perché tra di loro non si sono mai toccati. Erano tutti concentrati su di me, volevano tutti il mio corpo.
Il sesso di gruppo è una questione di concentrazione, di determinazione e di coordinazione, soprattutto quando sei l’unico passivo in mezzo a tre maschi attivi con le palle gonfie di sperma e pieni di voglia di eccedere e trasgredire a tutte le regole. L’offerta del mio corpo, da parte di lui, come fosse un oggetto di piacere pervertito e gratuito li esaltava più dell’alcool che avevano in corpo.

Lo sperma che solcava il mio ventre, la mia schiena, la mia faccia e fuoriusciva dal mio ano ad ogni movimento delle mie gambe era ancora caldo e denso quando Lui si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio

‘sei stato grande’

Quelle parole mi ripagarono in pieno del dolore che provavo. Ero stato scopato a più riprese da tutti e tre e tutti mi erano venuti addosso o direttamente dentro.

Avevo succhiato i loro cazzi con tutte le mie forze, ingoiato il loro sperma, offerto il mio sedere al loro piacere ed alle loro voglie che sembravano non esaurirsi mai. Adesso, esausti dormivano sul letto nudi ed appagati.

Io e Marco, il mio uomo, eravamo sotto la doccia a baciarci sotto il getto caldo dell’acqua.
Ero devastato dai dolori ed avevo delle perdite di sangue ma ero felice del calore che lui mi stava donando.

Adesso che era stato di tutti, mi sentivo finalmente, completamente suo.

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