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Racconti Gay

il liceo

By 11 Febbraio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Stavo ripetendo l’ultimo anno di liceo scientifico,avevo compiuto 18 anni da due settimane,a dispetto dell’età il mio fisico dimostrava almeno 3 anni in meno,capelli rossi,pelle chiara,viso affusolato dai lineamenti gentili,capelli a caschetto appena sopra le spalle,alto 1.58 per 51 kg,esile ma non troppo,occhi nocciola e efelidi sul nasino all’in su.
Non ero stato ammesso agli esami perché ero troppo distratto,sognatore e il rendimento,nonostante i corsi di recupero in latino e matematica,era piutosto mediocre,cosi decisero che un’annetto in piu non mi avrebbe certamente danneggiato,anzi,mi avrebbe aiutato nel colmare le lacune che avevo accumulato nelle materie piu importanti per il liceo,cosi mi rtrovai a ripetere l’anno con un po di tristezza ma con la certezza di riuscire a superare la maturità brillantemente.
Quell’anno era l’ultimo di servizio anche per Vincenzo,il bidello del 3 piano,il piano delle quinte,tarchiato,capelli brizzolati,carnagione scura sempre,estate e inverno,originario di un paesino sui monti della Calabria,aveva un’espressione sempre un po accigliata sotto quelle sopracciglia foltissime e nere come il carbone,pronto a fulminare con uno sguardo chiunque andasse in bagno o girovagasse per i corridoi durante l’orario di lezione,chiunque tranne me,perché un mattino stetti malissimo e andavo continuamente al bagno,avevo un mal di pancia drammatico e lui si mosse a compassione dandomi due rotoli di carta igienica,lo so sembra folle come cosa ma da noi la carta nel bagno non c’era,dovevi chiederla proprio a Vincenzo.
Cosi diventai un po la sua mascotte,mi chiedeva sempre notizie sulla mia salute e quasi ogni giorno scambiavamo almeno una risata,cosi sapere che quello era l’ultimo anno sia per me come alunno che per lui come bidello mi rattristava e spesso mi parlava di cosa avrebbe fatto una volta in pensione,lunghe passeggiate,giri in bicicletta e bricolage.
Erano ormai tre anni che si era instaurata questa amicizia e non avevo mai nemmeno lontanamente pensato a quello che avrei vissuto nel corso di quell’ultimo anno di liceo e nel successivo periodo estivo.
Tutto ebbe origine un sabato dopo la campanella di fine delle lezioni,io mi attardai in laboratorio dopo la lezione di chimica a ritirare alambicchi e provette per circa una mezz’oretta,ormai era una consuetudine e i miei non mi aspettavano per pranzo,tanto mi fermavo alla pizzeria a mangiare un panino e poi rientravo a casa verso le 15.
Avevo finito di ritirare tutto e dovevo andare in bagno,cosi entrai dalla porta e vidi vincenzo col solito grembiule verde addosso coi calzoni abbassati che stava guardando un giornale porno e si masturbava.
Rimasi un attimo interdetto quando si girò a guardare chi era alla porta,era evidente che non aspettava nessuno a quell’ora.
Non si scompose piu di tanto e senza smettere di masturbarsi mi disse ciao sorridendo come raramente l’avevo visto fare in tutti quegli anni,rimasi pietrificato quando lo sguardo mi cadde sul suo uccello,duro,scuro,grosso e rugoso,la cappella violacea pulsante lievemente piu larga dell’asta,la sua manona non riusciva a chiudersi completamente intorno alla verga.
Passarono istanti che mi parvero minuti interi e senza perdere il sorriso mi disse secco,vedo che ti piace,mostrandomi meglio la sua verga carica di vene.
Io non riuscii a dire una sola sillaba mentre lui avanzava di un paio di passi per farmi guardare meglio il suo uccello grande come mai ne avevo visti nemmeno nei giornali porno.
Che fai li impalato,chiudi la porta a chiave e avvicinati,mi disse col suo accento marcato.,cosi,come un automa chiusi a chiave e mi avvicinai ad un passo ormai da lui.
Bravo mi disse,vieni non ti mangio mica mi sussurrò,io rimasi li con gli occhi fissi sulla sua asta,ne percepivo l’odore intenso di maschio,quasi ne sentivo il calore.
Che fai continuò,stai guardando ancora?vieni dammi la mano mi sussurò ancora nell’orecchio,cosi mi prese la mano e la appoggio sul suo uccello,lo sentivo bollente e pulsante,era vivo nella mia mano e iniziai a masturbarlo piano piano quasi accarezzandolo.
Sembri nato per farlo mi disse,andiamo li che voglio guardare ancora il giornale mentre mi seghi.
Cosi ci spostammo al banco che eri li a due metri contro la parete,lui sospirava mentre con una mano lo masturbavo e con l’altra accarezzavo la cappella enorme liscia come il raso.
Sei bravo mi diceva,guarda come lo succhia quella,guarda,ti piacerebbe succhiarmelo cosi vero?
Io non risposi,ero rapito da quell’uccello cosi grosso,lui incalzava e mi diceva, dai che ti piacerà,sei cosi bello e bravo dai che lo vuoi.
Cosi mi piegai un po e iniziai a dare lievi colpetti con la lingua alla punta della cappella mentre lui sospirava forte stavolta.
Avevo una salivazione tremenda e senza che lui mi dicesse altro mi inginocchiai e iniziai a farmi scivolare in bocca,non senza fatica il suo membro,colava di saliva, io succhiavo come un ossesso ormai e lui rantolava sempre di piu ,sempre di piu finchè non sentii come un’esplosione in bocca,getti di sborra calda e saporita in continuazione,iniziai ad ingoiare perché altrimenti mi sarei sicuramente sporcato ma sembrava non dovesse mai finire,continuavo a pompare con vigore e la sua verga non perdeva consistenza e continuava a zampillarmi in bocca al punto che ebbi paura di non riuscire a ingoiare tutto,era come bere da una bottiglia senza fermarsi,lui mi fermò la testa digrignando i denti cosi potei cominciare a succhiare la cappella ripulendo completamente l’asta dalla sborra che avevo ingoiato interamente.
Mi rialzai un po imbarazzato con lui che mi faceva i complimenti e mi accarezzava i capelli e mi diceva che aveva sempre sognato che io fossi suo,tanti complimenti mi fecero arrossire e prendere un po di coraggio,cosi lo ringraziai e gli dissi che dovevo correre a casa,gli diedi un ultimo bacio sulla cappella e sorridendo mi incamminai verso casa e il week end col cuore che batteva all’impazzata.

Graditissimi i commenti a fulviotarzan@yahoo.it

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