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Racconti Gay

La vita del contadino

By 25 Febbraio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

La vita del contadino’
Ti alzi presto la mattina, fai una colazione leggera e poi inizi a lavorare nei campi, finch&egrave il sole non cala dietro l’orizzonte; solo la pausa pranzo, spesso passata in compagnia del silenzio, spezza il ritmo! Di inverno, quando i campi devono essere arati e il terreno &egrave ghiacciato &egrave davvero dura, a volte vorrei mollare tutto e andarmene in città, ma quando il sole incomincia a scaldare, le giornate si allungano e inizia a fiorire la vita &egrave davvero stupendo; non c’&egrave fretta, ne stress, sei solo con le tue riflessioni ed il tuo lavoro; ogni tanto ti fermi a osservare il mare di frumento che hai davanti, mosso soltanto dal vento’&egrave la pace’rotta solamente dai richiami delle rondini che si inseguono libere e spensierate nel cielo terso.
Questo &egrave il mio mondo; mi chiamo Francesco, ho 26 anni. Fin da piccolo i miei genitori mi hanno abituato a lavorare in campagna, a contatto con la natura, lontano dal caos e la frenesia della città.
Vivo in un casolare nei pressi di Ascoli con i miei genitori, mio fratello Marco la mia sorellina Flavia e Tom, il mio pastore tedesco.
E’ una mattina di maggio; mi alzo presto come di consueto e vado in bagno. Dopo essermi lavato il viso, mi guardo allo specchio, rido vedendo la mia faccia addormentata; fisso quegli occhi color nocciola, coperti dai ciuffi di capelli. Sono molto orgoglioso dei miei capelli; lisci, a caschetto, con sfumature bionde; spesso mi ricadono dei ciuffi sugli occhi e adoro scostarli con un soffio.
Dopo essermi rasato vado in cucina a fare colazione; fuori sta albeggiando..un’altra giornata di lavoro mi aspetta! Poi sarebbe arrivata la domenica e sarei andato alla festa di paese a bere con gli amici, rimorchiare qualche ragazza e tornare di nuovo a casa; a dire la verità mi sono sempre piaciuti anche i ragazzi, ma nella realtà in cui vivo, dove tutti sanno tutto di tutti, &egrave rischioso uscire allo scoperto, e così da quando ho raggiunto la pubertà sono sempre andato con ragazze. Solo una volta mi &egrave capitata un’avventura che non dimenticherò mai:
Era un tardo pomeriggio di giugno e stavo lavorando nei campi di frumento, quando sentii un fischio. Mi girai, asciugai il sudore dalla fronte con un braccio e vidi in lontananza una sagoma che veniva verso di me e salutava con un braccio.
Quando fu più vicino riconobbi il mio amico Mattia; eravamo amici da molto tempo e avevamo frequentato le elementari e le medie assieme. Era un bel ragazzo, alto poco più di me, forse 1,83, con occhi verdi e capelli neri, corti; aveva un bel fisico,scolpito e abbronzato, visto che come me lavorava nei campi tutto il giorno.
Lo salutai; quando mi fu di fronte gli chiesi come stava.
Lui mi raccontò che quel giorno non era andato a lavorare; voleva andare a vivere in città e cercare li un lavoro. Ci sdraiammo nel fieno, scrutando il cielo. Mi disse che non andava molto d’accordo con i suoi e tantomeno voleva ripercorrerne le orme; mi confessò che non voleva lavorare nei campi, che voleva stare in mezzo alla gente, crearsi una sua vita e non dover più nascondersi con nessuno.
Io non capivo a che si riferisse, così gli chiesi cosa intendeva dire. Lui mi fece giurare che non lo avrei mai detto a nessuno e mi disse che a lui piacevano i ragazzi; era un suo segreto e aveva una paura folle che i suoi genitori lo scoprissero.
Lo guardai; il suo viso si era arrossato. Mi fissò negli occhi e mi disse: ‘Vero che non lo dirai a nessuno? Dimmi che sei ancora mio amico, ti prego!’. Davvero ero in imbarazzo, non sapevo che dire’mi aveva colto alla sprovvista! Mi feci forza, gli sorrisi e gli accarezzai una guancia; gli dissi: ‘Stai tranquillo Mattia, ti voglio bene come sempre e per nulla al mondo ti farei del male’. Lui prese la mia mano tra le sue e la baciò; sorridendomi mi disse ‘Grazie’ti voglio bene’.
Per me era una sensazione nuova, ma piacevole. Restammo a guardarci negli occhi per lunghi istanti, in silenzio’eravamo noi due, soli nel sole pomeridiano, immersi nella pace che regnava nei campi.
Mi accarezzò il viso; mi irrigidii e sentii che stavo per avere un’erezione. Sentivo pulsarmi la testa e non riuscivo a pensare. Gli dissi ‘Resta ancora un po’, dai’. Mi sorrise e mi disse ‘sei come me, vero? Lo ho sempre sperato’. Io annuii.
I nostri corpi si avvicinarono e mi diede un bacio; sentii le mie labbra dischiudersi e la sua lingua penetrare nella mia bocca, curiosa di toccare ogni posto e ogni anfratto.
Mi sentivo ribollire; infilai la mia lingua dentro la sua bocca e gli accarezzai la nuca.
I pantaloni erano stretti e mi facevano male. Ma il tutto era stupendo!
Sentii la sua mano, avida di conoscere il mio corpo, che scivolava sul mio petto, sul mio ventre e poi in mezzo alle gambe. Quando Mattia sentii la mia erezione si discostò e con un sorriso mi disse ‘qui dobbiamo intervenire, altrimenti scoppi’. Scivolò sopra di me; il suo viso raggiunse la cintura dei pantaloni e iniziò a sbottonarli.
Ero senza fiato! Mi era capitato spesso con le ragazze, ma qui, con Mattia’era tutto così eccitante e mi sentivo come uno scolaretto il primo giorno di lezione.
La sua mano si insinuò nelle mutande..era fredda, nonostante la calura pomeridiana e un brivido mi percorse la schiena. Sospirai quando raggiunse il mio cazzo; iniziò ad accarezzarlo, lentamente e dolcemente, poi se lo infilò in bocca e iniziò a muoversi su e giù; mi guardava mentre lo faceva e a me sembrava che tutto il mondo mi ruotasse attorno. Poi mi tolse i pantaloni e le mutande; si spogliò anche lui e si sdraiò su di me. Mi sbottonò la camicia a quadretti azzurri e iniziò a succhiarmi i capezzoli.
Era stupendo, sentivo il mio cazzo stretto tra noi due e il suo che premeva sulla mia coscia destra. Nel muoversi il suo corpo scivolava sul mio; eravamo tutti e due sudati.
Con una mano iniziai ad accarezzarlo sulla schiena, fino ad arrivare alle sue natiche; erano sode, glabre e si contraevano ritmicamente. Scivolò più su e mi baciò in bocca; sentivo il suo pene che premeva tra le mie gambe. Io intanto avevo raggiunto il suo ano e avevo iniziato ad accarezzarglielo con il dito medio.
Lui continuò a baciarmi sul collo, poi dietro l’orecchio; sentivo i suoi respiri forti e carichi di eccitazione. Mi sussurrò di leccarglielo.
Mi sentii avvampare e non sapevo come reagire; spesso mi ero trovato a fare sesso orale con ragazze, ma fare un pompino’Incapace di ragionare mi lasciai trasportare e obbedii. Ci girammo, scivolai su di lui e mi accostai al suo cazzo; lo presi in mano. Era grande, caldo e durissimo; lo strofinai sulla mia guancia..potevo sentire il suo odore dolciastro..lo poggiai alle mie labbra e con delicatezza lo infilai in bocca. Mattia frem&egrave e sospirò eccitato, inarcando la schiena e volgendo la testa all’indietro. Mi disse ‘Sii, l’ho sempre sognato, continua, ti prego!’. Così iniziai a muovere la testa su e giù, succhiando e leccando la cappella, che toccava ritmicamente il mio palato. Sentivo con le labbra le vene in rilievo sull’asta del pene e fremevo dall’eccitazione. Mattia ansimava e si contorceva; le sue mani tra i miei capelli mi spingevano la testa su e giù. Poi si irrigidì; sentii Mattia che mi diceva ‘Siii, dai bellooh, vengoo, godooh’ il suo uccello diventò di colpo più duro e qualcosa mi innondò di botto la bocca. Le mie labbra erano premute contro i peli del suo pube e mi sentivo soffocare. Il suo sperma era caldo, salato, un po’ dolciastro e acidulo.
Mi discostai, sputai ciò che mi rimaneva in bocca e mi pulii la faccia con un braccio.
Ero incazzato, mi sentivo umiliato! Così gli dissi ‘Ora ti faccio vedere io!’. Con una mossa lo girai e mi misi a cavalcioni su di lui. Lui cercò di sfuggire alla mia presa, ma con la mia forza lo tenni fermo. Mi urlò ‘Hei, che vuoi fare adesso?’ gli risposi ‘Ora lo vedrai, anzi, lo sentirai!’. Così sollevai il bacino e puntai il mio cazzo sul suo ano. Spinsi, ma incontrai resistenza’era duro da penetrare! Lui mi disse ‘Dai, così mi fai male!’; io mi fermai, aveva ragione. Gli chiesi scusa e scivolai con il mio viso sul suo sedere. Con la lingua gli accarezzai l’ano e con il dito medio lo penetrai; scivolava bene dentro e fuori e gli chiesi se sentiva male. Lui mi rispose di no, così cercai di allargarglielo con due dita, sempre lubrificando la penetrazione con la saliva. Mattia emise una smorfia di dolore e disse ‘Fai piano, brucia!’; continuai a muovermi ritmicamente per un paio di minuti, dopodiché iniziai a muovere le dita disegnando un cerchio sempre più largo. Mi sembrava andasse bene; il buco si dilatava con facilità e Mattia non si lamentava. Dopo un quarto d’ora circa di massaggi decisi di ritentare la penetrazione. Gli dissi ‘Rilassati bello, ora provo a scoparti di nuovo, he he’. Accostai la mia cappella al suo ano e spinsi; sentii Mattia che spingeva verso di me. Dovetti fare un po’ di pressione, ma alla fine vidi che il mio uccello stava iniziando ad entrare; Mattia si bloccò e fece un urletto. Anch’io smisi di premere e chiesi se era tutto ok.. Lui mi disse di continuare, ma facendo piano; spinsi ancora, delicatamente; li mio cazzo scivolava dentro con facilità e lo vedevo scomparire centimetro dopo centimetro all’interno di Mattia’era una visione eccitantissima! Quando il mio pube toccò le sue natiche diedi un ultimo colpetto’ero dentro!! Iniziai a muovermi lentamente avanti e indietro; Mattia gemeva e ansimava di piacere; lo presi per le spalle e lo tirai verso di me. Mentre me lo lavoravo ondeggiando con il bacino gli pizzicavo dolcemente i capezzoli. Preso dal godimento Mattia mi chiese di andare più veloce; ero eccitatissimo e non me lo feci ripetere due volte. Lo stavo inculando con foga crescente; le mie palle sbattevano su di lui e il mio ventre cozzava contro le sue natiche producendo un suono ritmico. Il mio petto era imperlato di sudore e la mia eccitazione era all’ennesima potenza; Mattia urlava di piacere misto a dolore e al contempo si stava sparando una sega. ‘Aaah, si, dai, sfondami, cosii, di più, mmmhh’, ‘Siih, godi Mattiaah, ti spacco il culo’; le nostre parole, urla e sospiri si confondevano nei campi, mentre si faceva sera. L’estasi era totale e sentii che stavo per venire; quel buchetto così stretto mi stava procurando un piacere senza confronti! Sentii un brivido percorrermi tutta la schiena fino ad arrivare alla nuca e urlai di piacere; spinsi forte il mio bacino contro le natiche di Mattia, come se volessi entrare tutto dentro di lui e sentii il mio sperma che percorreva tutta l’asta del mio uccello e andava a innondare il culo del mio amico. Lui urlò e venne copiosamente. Continuai l’amplesso per mezzo minuto circa, finch&egrave tutto lo sperma ed il piacere non ebbero abbandonato il mio corpo, poi restammo fermi per un paio di minuti ansimando e recuperando un po’ di forze.
Quando ci staccammo ci sdraiammo vicini, ancora ansimanti e poi ci abbracciammo e ci baciammo in silenzio.
Mattia mi disse ‘E’ stato bellissimo e tu sei fantastico’; io risposi ‘Mi &egrave piaciuto tantissimo! Mattia, ti prego, non andartene in città, resta qui con me! Voglio vivere tutti i giorni un’emozione come questa con te’; lui si girò, mi fissò con quei due occhi verdi e sorrise ‘ci penserò piccolo, promesso’.
Poi ci rivestimmo e tornammo verso casa assieme, in silenzio, attraverso i campi infuocati, come i nostri cuori, dal tramonto del sole all’orizzonte. La fresca brezza serale mi accarezzava il volto e mi scompigliava i capelli e scoprii di essere davvero felice li tra i campi, mano nella mano con Mattia. Sorrisi..

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