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Racconti Gay

L’amico infortunato

By 17 Settembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Salve a tutti, mi presento: mi chiamo Stefano, ho 28 anni e abito a Milano. Sono alto 1 metro e 75 e peso 70 Kg. Ho un fisico atletico, ma non sono troppo muscoloso, né vorrei esserlo, in quanto non amo particolarmente i ragazzi troppo palestrati, li trovo innaturali. Sono gay, prevalentemente passivo e vorrei raccontarvi cosa è successo qualche mese fa con il mio amico Gianluca.

Gianluca è un ragazzo di 27 anni, di Roma, trasferitosi a Milano per lavoro. Moro, capelli corti, occhi verdi, barbetta incolta (che io trovo particolarmente sexy), anche lui fisico atletico. Un bel bocconcino davvero. Quello che mi piace di lui oltretutto è che non ha quella bellezza appariscente, un po’ tamarra, ma una bellezza più delicata, pulita, da ‘bravo ragazzo’.
Fin da quando s’è trasferito nel mio palazzo, all’incirca un anno e mezzo fa nell’appartamento di fronte al mio, abbiamo cominciato a stringere amicizia: lui bisognoso d’ambientarsi in una città a lui sconosciuta, io (sicuramente per il suo bell’aspetto, lo ammetto) ben disposto ad aiutarlo. Abbiamo cominciato così a conoscerci ma io mi sono guardato bene dal confessargli la mia omosessualità. L’ha scoperta solo dopo qualche mese: aiutato dal suo aspetto non faceva fatica a rimorchiare parecchie belle ragazze, che poi si portava automaticamente a letto. E a sentire dai gemiti di approvazione e dai gran colpi che assestava durante le sessioni di sesso (i nostri appartamenti sono speculari, quindi le nostre camere sono attaccate) il ragazzo doveva saperci parecchio fare. Fatto sta che una sera conosce una ragazza che era uscita con un’amica e a fine serata propone un’uscita a 4, loro tre e un suo amico (che poi sarei io). Usciti, cena, pub, rientriamo a casa, lui si porta in appartamento una ragazza, io l’altra. Le cose vanno però un po’ diversamente: lui se la tromba, io manco per niente. Quando glielo comunico lui rimane sconcertato e mi chiede come mai non avessi combinato nulla, al che io un po’ imbarazzato gli dico: ‘E’ una cosa un po’ difficile da spiegare, non so come potresti reagire’. E lui: ‘E che sarà mai!’. E io: ‘Beh ecco, il fatto è che non m’interessava molto quello che aveva da offrirmi’. Al che lui rimane un po’ sorpreso e mi fa capire di non aver compreso fino in fondo. ‘Va bene, te lo dico: sono gay’. Ero un po’ spaventato all’idea che lui reagisse male e mi insultasse, invece mi sorprende dicendo: ‘Sai, in questi mesi l’avevo pensato per come ti comporti. Non fraintendermi, non che tu sia effemminato, è solo che mostri una certa gentilezza, una certa sensibilità, una certa premura che normalmente i ragazzi non mostrano. Ma per me non fa nessuna differenza, sei e rimarrai mio amico’.
La nostra amicizia è quindi continuata come se nulla fosse: qualche uscita, qualche serata a casa dell’uno o dell’altro a bere qualcosa o a guardare un film. La sua compagnia mi faceva davvero piacere, senza contare che fisicamente mi attraeva non poco.
Quattro mesi fa è successa però una cosa che ha fatto prendere una piega diversa alla nostra amicizia. Era un sabato sera, ero solo in casa e ad un certo punto sento squillare il cellulare. Era Gianluca. Rispondo e mi dice che si trovava al Pronto Soccorso perché aveva avuto un incidente in moto. Io allarmato gli chiedo subito in che condizioni fosse e lui mi rassicura dicendo che non c’è nulla di grave. L’unico problema è che però ha entrambe le braccia e i polsi fratturati ed è ingessato; mi chiede quindi di andare a prenderlo in ospedale. Chiaramente gli dico che non c’è problema e mi precipito a recuperarlo. Arrivati a casa mi ringrazia e mi dice: ‘Ora sono in un bel guaio. A parte il fatto che chiaramente non posso andare al lavoro, devo tenere i gessi per un mese e sono praticamente handicappato. Per le piccole cose credo di riuscire a cavarmela, il problema si presenterà per la doccia, in quanto non riuscirò a lavarmi come si deve e in ogni caso è meglio che non bagni i gessi’. Poi un po’ imbarazzato mi guarda e continua: ‘posso chiederti un favore? Potresti occuparti tu di questo? Io qui sono solo e tu sei l’unica persona che conosco bene’. Al che senza pensarci gli rispondo: ‘Gianlu, non c’è assolutamente alcun problema! Sono ben lieto di aiutarti ‘ e mi affretto a dire, mentendo spudoratamente ‘ e non per il motivo che puoi pensare!’. E scoppiamo a ridere. In realtà la prima cosa a cui ho pensato quando m’ha fatto la proposta è che finalmente avrei avuto la possibilità di vederlo nudo. Confesso che più di una volta mi sono sparato una sega pensando a lui e fantasticando su quello che ha in mezzo alle gambe.
Comunque la sera dopo, subito dopo cena attraverso il pianerottolo e suono alla sua porta. ‘Eccomi, sono pronto. Tu, sei pronto?’. E lui un po’ titubante: ‘Certo’. ‘Bene, allora andiamo in bagno’. Comincio con un po’ di fatica a togliergli la maglietta, per via dei gessi. Devo dire che ha dei gran bei pettorali, leggermente pelosi, quel tanto da sottolineare la sua virilità. E anche gli addominali sono ben marcati. Poi scendo a togliere gli indumenti che più mi interessano: pantaloncini e boxer che abbasso insieme. E qui trattengo il respiro e rimango piacevolmente sorpreso: un bel cazzo, circonciso (non me l’aspettavo!), lungo all’incirca 12 centimetri. Mica male per essere a riposo! Abbastanza scuro, a conferma del colore della sua carnagione, e con una cappella abbastanza grossa. Essendo all’altezza esatta della mia bocca, l’istinto immediato è stato quello di attaccarmici all’istante. In realtà mi controllo e notando i suoi movimenti rigidi gli dico: ‘Non preoccuparti, non ti salto addosso!’, mettendomi a ridere. Lui supera il momento d’imbarazzo e si distende un poco. Lo spedisco sotto la doccia e vedo che mentre cammina il suo cazzo ballonzola a destra e a sinistra, provocando una reazione al mio, di cazzo. Cerco di distogliere il pensiero e comincio a lavarlo, godendomi particolarmente i momenti in cui gli prendo in mano il cazzo per lavarlo e sciacquarlo, momenti in cui vado in erezione. Fortunatamente però riesco a nascondere alla bell’e meglio la mia eccitazione grazie ai pantaloncini larghi. Inutile dire che quando vado a casa mi sdraio sul letto, mi denudo e comincio a segarmi furiosamente pensando al suo attrezzo, fino a quando non vengo in una sborrata tanto abbondante e potente che qualche schizzo mi raggiunge il viso. E mi addormento appagato.
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Spero che questa prima parte del mio racconto vi sia piaciuta.
Se volete lasciarmi i vostri commenti scrivetemi all’indirizzo email: hermes831@hotmail.it
Passano i giorni e Gianluca, doccia dopo doccia, comincia a rilassarsi e a vincere l’imbarazzo di farsi vedere nudo e farsi toccare da me; per me invece è sempre più una tortura: avere quel bel pezzo di carne tra le mani e non poter far nulla mi fa impazzire! Il suo cazzo diventa un’ossessione, me lo sogno anche la notte e non si contano più le volte in cui mi masturbo avendo impressa nella mente l’immagine dell’oggetto dei miei desideri.
Dopo una settimana, mentre ho in mano il suo membro e sono intento a lavarlo, sento che cambia consistenza tra le mie dita. Sento Gianluca che irrigidisce la schiena e subito mi rendo conto che non è la sola parte del suo corpo ad irrigidirsi: il cazzo comincia a crescere, diventa barzotto ed io rimango molto sorpreso. Alzo la testa, guardo Gianluca e con un sorriso gli chiedo: ‘Beh, che succede? Come mai questa reazione?’. Il mio amico è tutto rosso in viso, imbarazzatissimo, ma non fa nulla per sottrarre il suo sesso dalla mia presa. Dopo qualche istante bofonchia: ‘Beh, il fatto è che sono dieci giorni che non faccio nulla”. Vista la situazione anche il mio cazzo s’è svegliato, ma a questo punto non faccio nulla per nasconderlo. Devo dire però che Gianluca mi fa una tenerezza infinita, quindi mi affretto a tranquillizzarlo: ‘Vabbè, non preoccuparti, è comprensibile!’. Abbasso lo sguardo e vedo che il cazzo è in completa erezione e per sdrammatizzare ancor di più l’atmosfera gli dico: ‘Comunque complimenti!!!’. E mi sorride. Lo risciacquo e poi lo asciugo, ma a questo punto voglio godermi la scena: passo la salvietta con molta lentezza, una lentezza che diventa esasperante quanto arrivo alle sue parti intime. In questo momento è debole e voglio infierire, voglio essere io ora a torturare un po’ lui. Una volta finito gli annodo l’asciugamano in vita e ci trasferiamo in camera sua per cominciare l’opera di vestizione: prendo le mutande, infilo le gambe, tiro su ma vedo che il cazzo è ancora durissimo. Lo guardo, mi faccio coraggio e gli dico: ‘Senti Gianlu, visto che è una settimana che non ti sfoghi e continui ad essere eccitato, se vuoi e non ti dà fastidio ti do una mano’. E subito mi metto a ridere: ‘Beh, che poi è la frase che calza a pennello!’. Lui ha un’espressione incerta, vorrebbe ridere ma è tanto imbarazzato e non sa che fare. Poi decide: ‘Ma sì, vaffanculo! Non ce la faccio più, sono tre notti che faccio pure fatica a dormire! Ho bisogno di svuotarmi!’ e si sdraia sul letto.
Non mi sembra vero, sta succedendo! Mi corico anch’io sul letto, in mezzo alle sue gambe e lo riprendo in mano. Finalmente posso ammirarlo in ogni minimo dettaglio: è un gran bel cazzo, svetta oltre la mia mano. E’ bello lungo, credo 19-20 centimetri, abbastanza largo e con una cappella enorme, viola e con una vena ben visibile. E il corpo è nodoso e nerboruto. Che visione! Ormai voglio giocarmela fino in fondo: ‘Porca puttana, che cazzo!’. E comincio a fare molto lentamente su e giù. Lui sospira. Ho intenzione di farlo impazzire. Continuo a muovere la mia mano molto, troppo lentamente, e lui gradisce molto. ‘Ah, sìììì, finalmente!’. Ma non accenno ad aumentare il ritmo, almeno fino a quando un paio di minuti più tardi mi dice: ‘Ti prego Ste, vai più veloce però, non ce la faccio più!’. Godo nel sentirlo supplicare, così mi sputo sul palmo della mano e comincio a lavorare la cappellona: ‘Oh sììì, così, sfrega sulla cappella!’. Lo guardo ed è bellissimo. Vedo che ha gli occhi chiusi per assaporare ogni minima sollecitazione. Decido quindi di approfittarne. In un attimo mi avvento su quel cazzone e me lo ficco quanto più posso in bocca. Lui non se l’aspetta, rimane scioccato, si tira su a sedere e dice: ‘Ste, ma che fai!!!’. Io non gli rispondo, anche perché sono proprio impossibilitato! Rimango attaccato al suo uccello e anzi lo spingo più in fondo: con uno sforzo notevole riesco a ficcarmelo tutto in bocca, la cappella oltrepassa l’epiglottide e mi arriva in gola e il naso è immerso tra i suoi peli pubici.
Evidentemente la sensazione è per lui troppo piacevole, perché lancia un urlo e si abbandona di nuovo sul materasso. Ho ottenuto quello che volevo, l’ho in pugno e ora come ora non rinuncerebbe mai al mio trattamento. Riesco a resistere in questo modo solo qualche secondo, il suo cazzo è una presenza troppo ingombrante nella mia gola e non riesco più a respirare, quindi lo lascio fuoriuscire velocemente dalla mia bocca provocando in lui un’altra scossa di piacere. E io dopo un conato di vomito posso finalmente riprendere a respirare regolarmente. Mai avrei immaginato di riuscire ad inghiottire interamente un mostro del genere.
Gianluca ormai è estasiato e non prova minimamente a sottrarsi alle mie attenzioni. All’improvviso decido di fargli quello che i miei partner apprezzano sempre molto: impugno il suo sesso alla base e lo stringo, facendo in modo che la cappella si ingrossi ancora di più e che il buchino dell’uretra si allarghi, quindi ci infilo la punta della lingua, chiudo le labbra intorno alla cappella e comincio a succhiare come un forsennato. Il risultato non si fa attendere: Gianluca comincia ad agitarsi, a gemere, a girare la testa da un lato e dall’altro, come posseduto: ‘Cazzo ma sei il demonio! Quanto mi fai godere! Ahh, sì, continua! Ti piace il mio cazzo, vero? Te lo stai gustando! Adesso te lo do per bene!’.
Prende il mio viso tra le mani e lo tiene fermo e contemporaneamente comincia a muovere il bacino: ‘Fatti scopare in bocca! Apri bene che te lo ficco tutto dentro!’. Ma è talmente lungo che senza la mia collaborazione non riesce ad infilarlo interamente. Ne infila però una buona parte e aumenta il ritmo, tanto che faccio fatica a stargli dietro. Intanto tiro fuori il mio cazzo, mi bagno la mano e comincio a menarmelo.
Ho capito che vuole godere e che non manca molto, del resto sono dieci giorni che è in astinenza e lo capisco. Infatti dopo una ventina di secondi comincia a muoversi come un tarantolato e ad aumentare il volume dei suoi gemiti: ‘Ahhhhh, sì Ste, ci sono, sto per venireee!’. Credo che di lui mi posso fidare e visto che adoro la sborra non mi faccio scappare l’occasione, voglio sentirmi la bocca piena. D’altro canto però ho un po’ timore che possa avere un sapore non proprio gradevole, visto che il carico aspetta di uscire da parecchi giorni. Decido di correre il rischio, male che vada poi sputo.
E’ questione di un paio di secondi e Gianluca raggiunge l’estasi: ‘Ah sìììì, tutta in bocca, beviii!!!’. Sento 3-4-5 schizzi di sborra inondarmi la bocca e poi ancora e ancora, ma ho la bocca talmente piena che non riesco più a distinguerli. Credo comunque sia arrivato per lo meno a nove schizzi! A questo punto non posso far altro che ingoiare e fortunatamente, pur forte, il sapore non è per nulla sgradevole. Ho realizzato il mio desiderio, ho bevuto la sborra di un gran bel figo! Mi basta solo questo pensiero ed esplodo anch’io in un orgasmo devastante, abbondante e mi imbratto tutto il petto e l’addome di sborra.
Una volta svuotata la bocca tiro fuori la lingua e comincio a tirare a lucido la cappella e tutto il cazzo. Mollo la presa, alzo la testa e guardo Gianluca che ha un’espressione inebetita. Mi sorride e mi dice: ‘Sono sconvolto, è stato il pompino più bello e appagante della mia vita! Ti piace proprio il cazzo!’. ‘Direi che mi piace particolarmente il TUO cazzo! In questi giorni mi sono praticamente ammazzato di seghe!’. E si mette a ridere.
Ci guardiamo, lui è un bagno di sudore, io un bagno di sborra. Ci alziamo,torniamo in bagno e ci infiliamo in doccia alla ricerca di un po’ di refrigerio.

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