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Racconti Gay

L’estate di Gianni – 7 Settembre

By 27 Ottobre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Una volta alla settimana Gianni si dedicava a sollazzare le voglie di Lella ma le occasioni di fare del sano sesso sembravano sparite, scomparse all’orizzonte come le vele della barca di Stefano. Rimase più spesso nella spiaggia attrezzata, nella ‘sua’ le persone che la frequentavano non lo attizzavano particolarmente. Una sera Elisa chiese ai nonni il permesso di ospitare per la notte una sua amica perché volevano fare un po’ tardi e quindi era meglio che stessero in compagnia per rientrare. Gianni volle fare lo stronzo, anche perché aveva un sospetto e questa la richiesta lo rafforzava, e obiettò. La sorella scattò su inviperita ‘Ma tu hai ospitato un sacco di volte il tuo amichetto Michele e perché io non posso farlo qualche volta solo con la mia amica?’ I nonni risposero che a loro non creava disturbo la presenza della ragazza e che quindi poteva farlo. Ma il fratello insistette a farla arrabbiare ‘Ma nonna se &egrave una mocciosa come mia sorella dovresti comperare un altro biberon!’ ‘Scemo che non sei altro, ha già sedici anni!’ ‘Uh che grande! Fra un po’ prende la laurea in baby sitter!’ Continuarono così per un po’ facendo sorridere i nonni che sapevano di questa loro strana forma di dimostrarsi l’affetto fraterno.
Quella sera non era riuscito a rimorchiare niente, quindi tornò a casa presto e si ficcò sotto le coperte, ma non aveva sonno. Si era abituato troppo bene e sentiva il desiderio crescergli nel basso ventre ma al tempo stesso era troppo pigro per alzarsi e andare a sfogarsi in bagno. Rimase lì in uno stato di dolce attesa quando avvertì i rumori che Elisa e la sua amica fecero rientrando. Ascoltò il loro chiacchiericcio e immaginò, dai rumori percepiti, cosa stessero facendo, dove andassero, se si stessero lavando i denti, ecc. ‘ Sentì i cigolii di quando si misero a letto, poi un bisbigliare sommesso poi silenzio. Ma il silenzio era interrotto qualche volta da un piccolo rumore che non riusciva a decifrare. Attese qualche minuto ma questi intermezzi irregolari continuavano e la curiosità ebbe il sopravvento sulla pigrizia e si alzò silenziosamente. Origliò alla porta della vicina stanza ma non riusciva proprio a capire quale potesse essere la causa dei continui fruscii. Si rammentò che la camera della sorella dava su una terrazza sulla quale si apriva una porta finestra che, causa il caldo veniva lasciata socchiusa. Dalla sua finestra bastava un passo e poteva raggiungere la balaustra del terrazzino e così fece, dopo aver sbirciato per vedere se filtrava un po’ di luce. Si accostò alla porta esterna e curiosò all’interno. Quello che vide gli fece rapidamente drizzare l’uccello.
Sua sorella e l’amica, completamente nude, erano messe a 69 e si stavano leccando vicendevolmente la passera. L’amica poi stava pastrugnando per bene le tette di Elisa che, sebbene fosse ancora in crescita, erano già belle formate. La ragazza doveva essere più esperta perché prese una mano della giovane e la portò al proprio seno, comunque meno prominente. Gianni poteva vedere per bene lo svolgersi dell’azione illuminata dalla piccola luce dell’abatjour e rimase a fissare in particolare il culo della amica di sua sorella che sovrastava il viso di Elisa intenta a leccarle la fighetta. Il buchino si vedeva proprio bene, era stretto e striato e Gianni provò il grande desiderio di entrarci dentro e si chiese come fare. Gli venne un’idea, tornò a prendersi il cellulare in camera poi di nuovo sul terrazzino questa volta a riprendere il più possibile la piccola orgia, cercando di fare in modo che i volti fossero riconoscibili. Immaginò la strizza che sarebbe venuta alla sorella ma si disse che in guerra e in amore tutto &egrave lecito! Tornato dentro si fiondò in bagno, certo di non essere disturbato, e si masturbò chiudendo gli occhi e rivivendo le immagini che aveva strappato poco prima.
Il mattino dopo a colazione aspettò che fossero presenti entrambe per fare alcune innocenti domande su come fosse andata la notte, domande che però si potevano prestare a differenti interpretazioni e vide, con nascosto godimento, la sorella e l’amica arrossire anche violentemente e balbettare risposte generiche. Non affondò perché c’erano anche i nonni e non era questo il suo scopo: voleva far rosolare per bene le due per poi affondare. Scoprì con un certo disappunto che l’amica non si sarebbe fermata la sera ma anzi sarebbe stata Elisa a ricambiare la visita quella sera. Niente, il suo proposito dovette essere rimandato a tempi più favorevoli. Intanto si accontentò di attaccare bottone con l’amica chiedendole le solite cose su casa, scuola, ecc. ‘ Andò alla ‘sua’ spiaggia ma non poté appagarsi se non con il fatto di stendersi nudo e fare il bagno come mamma l’aveva messo al mondo. Le sere si succedevano stancamente e purtroppo non riusciva a scopare dall’ultima volta che era stato con Lella. Venne il week end e arrivarono i genitori. Fece il bravo bambino, confessò che si stava annoiando un po’ ma che comunque andava tutto bene (era quanto volevano sentirsi dire i suoi), ne approfittò per fare qualche affondo con sua sorella per aumentare la tensione, ma niente che gli desse soddisfazione profonda. Anche da questo capì che le avventure estive lo avevano cambiato molto: una volta questi scazzi con la sorella sarebbero stati fonte di goduria per tutta la sera, ora quasi non gli facevano né caldo né freddo.
Uscì come il solito dopo cena per fare il solito disperato giro del paese alla ricerca di qualcuno con cui passare qualche ora prima del rientro obbligatorio per la mezzanotte. Aveva appena passato un incrocio che si sentì chiamare ‘Gianni!’ Con un colpo al cuore si girò ed ebbe la conferma inattesa: quella voce era proprio di Carlo! L’uomo gli venne incontro, si vedeva che avevano entrambi voglia di gettarsi l’uno nelle braccia dell’altro. ‘Puoi venire a casa mia?’ Gli chiese l’uomo ‘Sì. Devo solo tornare per la solita ora’ Si avviarono camminando a fianco ma erano entrambi come percorsi da una bramosia che non si riusciva a nascondere e che li faceva camminare veloci, quasi di corsa. Salirono di corsa le scale e, una volta dentro, finalmente placarono la loro sete l’uno sulle labbra dell’altro. Anche se Gianni non si aspettava la improvvisata, la sola vista dell’amico gli aveva ridestato le antiche passioni. Ma anche Carlo era come invasato dal desiderio, lo stava toccando tutto, quasi a voler riprendere conoscenza e possesso di tutte le sue membra, e lo spogliava. Si gettarono nudi sul lettone ma Gianni non riusciva in alcun modo a ricambiare la travolgente passione dell’uomo perché questo lo stava assalendo da tutte le parti: una mano sulle tette e i capezzoli, un’ altra a impugnare l’asta e infine la lingua a inumidire e succhiare il buchino.
Gianni si sentì ansimare dal desiderio e capì che non avrebbe dovuto attendere molto per essere ben lubrificato. Dopo alcuni minuti circondò con le gambe i fianchi del padrone di casa e attese che la prorompente virilità dell’amante facesse strada nel canale del desiderio fino ad esserne interamente accolta. Si strinsero allora ancora di più e presero a cullarsi in quella posizione così da adattare pienamente i tessuti intestinali al nuovo ospite. E allora diedero sfogo alla loro passione repressa in queste settimane di lontananza. Erano entrambi come invasati e si compenetrarono a vicenda con una foga che forse non avevano mai dimostrato. Gianni finalmente ritornò a sentirsi riempito completamente da quel magnifico pistone caldo che percorreva su e giù il suo canale a procurargli sensazioni di goduria e stille di piacere in dosi sempre più crescenti. E come animali feroci cercarono con forza e quasi violenza il proprio appagamento e urlarono a vicenda incitamenti osceni. Quando infine i liquidi organici sottolinearono platealmente il raggiungimento del traguardo così intensamente perseguito, venne il tempo della calma e della dolcezza. Rimasero quasi dieci minuti senza parlare stretti l’un l’altro a carezzarsi dolcemente. Poi le spiegazioni e le parole.
Carlo confessò che non era riuscito a stare più di un mese lontano dal suo amante con il culo di burro e le tettine da succhiare come dolci dessert e che, preso da un impulso improvviso, aveva preso l’auto e dalla Brianza si era precipitato in riviera, travagliato dall’angoscia di non trovare il proprio amico o di averlo perso per qualche altro uomo. ‘ma non eri proprio tu che avevi detto che non c’era futuro per noi?’ Carlo gli sorrise guardandolo con occhi amorevoli ‘E’ vero. Ma adesso c’&egrave il presente!’. Fecero ancora l’amore ma, calmati gli eccessi del desiderio, si concessero i ritmi del piacere dolce e profondo. Sulla porta, prima di uscire, Gianni gli chiese se si fermava e quanto ‘No. Parto subito. Domani devo lavorare a casa a preparare un lavoro importante che inizia lunedì e mi terrà impegnato per bene le prossime settimane’ Era quello forse il motivo di quella improvvisata, l’improvvisa coscienza che per mesi, se non avesse approfittato di quel breve week end, non avrebbe avuto tempo se non per brevi distrazioni.
Gianni però non era triste come quando si erano lasciati la prima volta, aveva avuto la prova che era importante per Carlo e che comunque il futuro offre sempre una nuova possibilità e che non serve fare tanti progetti alla sua età. Soddisfatto si infilò sotto le lenzuola e dormì come un ghiro in pace con sé e con il mondo. Si avvicinava la fine delle vacanze e Gianni non si accontentava di scopare una volta alla settimana con Lella, cercava qualcosa di più. L’occasione si presentò quando sua sorella chiese ai nonni il permesso di ospitare per la notte la sua amica. Quando il permesso venne accordato, lui si offrì di accompagnare Elisa allo stabilimento balneare. Per strada la chiamò e le disse ‘Guarda cosa ho sul mio telefonino!’ e le fece vedere le immagini scattate. La ragazza prima arrossì, poi impallidì (-oh cielo questa mi sviene!-) e lo fissò terrorizzata e senza parole. ‘Senti non lo voglio dire ai nonni se questo ti può tranquillizzare e nemmeno mi interessa che tu lo fai con ‘ a proposito come si chiama?’ ‘Marta’ balbettò la sorella che cominciava a riprendere colore alle parole del fratello. ‘Quello che fai con Marta se ti piace &egrave bello. Mi sembrate un po’ inesperte e quello che voglio &egrave un po’ di collaborazione e in cambio, oltre a tenere la bocca chiusa, vi posso insegnare qualcosa!’ chiuse il discorsetto con un sorriso e aspettò tranquillo, camminando verso la spiaggia, che le sue parole penetrassero nel profondo del cervello della sorella. Questa dopo un po’ cominciò a tempestarlo di domande su cosa voleva veramente fare, se voleva fare l’amore anche con lei, e lui rispose di no, solo con Marta.
Alla fine ‘Gliene devo parlare’ disse Elisa, al che Gianni replicò un po’ duro ‘Non gliene devi parlare, la devi convincere perché le conseguenze di un rifiuto sarebbero nefaste. Ma più che pensare a cosa di brutto succede se dite di no, pensate e immaginate quello di bello e gustoso che proverete se dite di sì, oltre al fatto che poi potrete continuare a vedervi e a farlo tra di voi, ma avendo imparato tante cose!’ Si lasciarono così. Gianni se ne stette steso beato sul lettino mentre vedeva le due confabulare nervosamente, rivolgendogli ogni tanto delle occhiate di nascosto quasi a cercare di capire cosa c’era sepolto veramente nel suo animo. Fece finta di niente e le lasciò cucinarsi nel loro brodo. Tornando a casa le due gli trotterellavano vicino cercando di farsi coraggio a vicenda fino a che Elisa non disse ‘Potrebbe andare bene. Però poi devi cancellare le foto!’ ‘Tutte? Sai sono un po’ tantine, ma lo posso fare. E adesso smettetela di essere preoccupate perché non vi succederà niente di brutto!’ magari non lo credevano veramente ma lo speravano vivamente e così giunsero a casa dei nonni. Dopo cena uscirono come al solito e Gianni decise di passare la serata con loro per abituarle alla sua presenza. Non si comportò da stronzo con la sorella, anzi la valorizzò agli occhi dell’amica.
Elisa sembrava non credere a quello che sentiva: suo fratello che non la prendeva per il culo davanti alle amiche ma che anzi ne tesseva i complimenti! Decise di approfittarne e si godette fino in fondo questo momento piacevole. Nonostante la differenza di età, che con Elisa si faceva sentire, Gianni le trattò da pari a pari, da adulte. Ed esse si rasserenarono trascorrendo istanti piacevoli insieme in paese. Fu Marta la prima che cedette dicendo ‘Ma forse dovremmo tornare a casa altrimenti i tuoi nonni chissà cosa penseranno’ Gianni le avvisò ‘E’ troppo presto, si aspettano che arriviate più tardi del solito e potrebbero essere ancora alzati. Aspettiamo un altro po” Questo convinse le ragazze che avevano un complice e non un nemico e aiutò molto a rasserenare gli animi. E anche a far crescere in ognuna di esse il desiderio segreto di scoprire presto cosa avrebbe riservato il futuro. Si sentivano stranamente eccitate al pensiero del nuovo gioco che le attendeva e che le avrebbe rese più adulte. Non resistettero molto e spinsero per tornare comunque presto a casa. ‘Lasciatemi aperta la porta sul terrazzo’ disse il ragazzo prima di separarsi. Fecero tutte le cose con calma come ogni sera: lavarsi i denti, chiudersi in camera e mettersi a letto, spegnere la luce. Gianni attese dieci minuti poi si presentò sul terrazzino, aprì la porta e, visto che la stanza era al buio, lasciò i battenti aperti per lasciare che il riflesso della notte illuminasse la camera in maniera soffusa.
Le ragazze lo attendevano abbracciate sotto le lenzuola, Gianni si sfilò le mutande e si infilò anche lui sotto le coltri con Marta a dividerlo dalla sorella. ‘Baciatevi pure’ Disse loro e, mentre le ragazze curiose seguivano i suoi ordini, lui prese una mano a Marta e la portò ad accarezzare i seni alla sorella, quindi prese una mano di questa e la portò a palpare i glutei pronunciati dell’amica. Le due mugolarono un po’ per l’inatteso e piacevole aiuto e continuarono a baciarsi con sempre maggiore foga. Gianni si stava dedicando invece alle tette di Marta, le carezzava, le strizzava, ne godeva pienamente della consistenza, prendeva tra le dita i giovani e acerbi capezzoli non pienamente formati e accresceva così il piacere della ragazza. Contemporaneamente le leccava i lombi dell’orecchio, poi scendeva lungo il collo fino alle spalle e quindi risaliva. ‘Mettiti a cavalcioni su Elisa’ le ordinò e questa si dispose nel classico 69. Gianni da un lato seguiva l’evoluzione del rapporto tra le due, dall’altra ne approfittava per carezzare Marta. ‘Ma non vi infilate le dita dentro?’ Chiese ad un tratto. Gli rispose la sorella ‘No. Abbiamo paura a perdere la verginità e che si possa vedere sulle lenzuola’ ‘Continuate che ci penso io’ scese dal letto e silenziosamente andò in bagno a prendere un asciugamano da sole piuttosto scuro, rosso e blu e con questo rientrò nella stanza dalle due amiche. ‘Mettete sotto questo’ Così fecero ma un dubbio ancora le angosciava: ‘Ma farà male!’ ‘Tutti mi dicono che &egrave un dolore che si dimentica, l’importante &egrave di farlo quando veramente lo si sente di fare. Continuate pure che vi accorgerete da sole quando &egrave il momento’.
Si gettarono l’una sull’altra con rinnovato vigore e presero a lapparsi le labbra e il clitoride. Gianni intanto faceva il direttore d’orchestra, prese un paio di dita di Marta e le portò all’imboccatura della figa della sorella e le spinse a fare un movimento circolare lungo l’apertura. Poi prese le dita della sorella e le portò a fare lo stesso con la figa dell’amica. Quindi lui si dedicò a leccare per bene il buchino della ragazza. Mise tutte le sue capacità innate di linguista e sentì che le barriere cominciavano a cedere. Ma ritornò a quello che era il suo obiettivo per quella sera. Fece scostare le dita della sorella dalla dolce imboccatura dell’amica e vi posizionò il proprio uccello facendolo scorrere su e giù lungo le grandi labbra della giovane. Ogni tanto riceveva anche un colpo di lingua da parte della sorella, ma questo faceva solo accrescere il piacere in tutti e tre. Oramai il suo attrezzo era duro e stazionava puntato fisso all’imboccatura del paradiso. Sentiva le due ragazze ansimare sempre di più e finalmente colse il movimento di Marta che infilava decisa le due dita nella fregna gocciolante di Elisa. Ci fu un breve irrigidimento della sorella poi essa riprese con maggiore vigore quello che stava facendo. Fu così che anche Marta si convinse a farsi violare da quel ditone che sostava desideroso bussando alla sua porta.
Lentamente Gianni la penetrò e, una volta posizionato fino in fondo, attese che essa si abituasse all’ospite. Quando finalmente cominciò a muovere il culetto mugolando, capì che era pronta per la cavalcate nelle praterie del piacere e prese a condurla lungo questi luoghi deliziosi. La sorella intanto veniva fottuta dalle due dita dell’amica e, oramai preda del piacere che montava da ogni dove, non leccava più la passera all’amica, lasciava solo la lingua in fuori ad attendere il passaggio del clitoride sotto le spinte del fratello. E questa lingua leccava così a volte anche l’asta che stava deflorando per sempre la sua intima amica. Gianni sentì che il piacere montava nelle ragazze e continuò fino a che le urla soffocate non rivelarono che avevano raggiunto un traguardo mai colto prima d’ora. Continuò a scaricare il proprio desiderio con violenti colpi nel ventre della ragazza, poi, prima di concludere, tolse il suo randello e riempì di calda crema la schiena della giovane. Aspettarono che i respiri riacquistassero un ritmo normale e si distesero l’uno a fianco delle altre. Le due amiche avevano le gambe che tremavano tutte da quanto profondo era stato l’orgasmo cui non erano abituate.
Gianni le accarezzò entrambe chiedendo dolcemente ‘Allora vi &egrave piaciuto?’ Borbottii soddisfatti gli risposero affermativamente. ‘Ne valeva la pena?’ Ancora borbottii paghi. ‘Vi lascio perché avete da continuare tra di voi.’ Poi si ricordò di una cosa e aggiunse ‘Per le foto le cancello domani. Se mi volete ancora basta che me lo diciate’ E così dicendo si allontanò, riappoggiò i battenti della porta e passando per la balaustra tornò nella propria stanza. Era certo che le due lesbiche si sarebbero fatte vive e con questo pensiero si addormentò pago e soddisfatto: aveva sverginato una ragazza, ora doveva avere pazienza e avrebbe colto anche il bocconcino prelibato del culetto di Marta. L’indomani mattina continuò con il suo atteggiamento sereno e per niente sfottente nei confronti delle due ragazze e ne venne ricompensato dai loro sguardi felici e riconoscenti. Fortunatamente i nonni non si accorsero di questa intimità che accomunava i tre, perché avrebbero potuto sospettare qualcosa. Quel giorno Gianni le accompagnò allo stabilimento balneare ma preferì non stare troppo con loro, voleva che la relazione tra le due continuasse e si cimentasse, non voleva ritrovarsi con una ragazzina tra i piedi e la sorella gelosa a intralciare o a piangere. Raccomandò loro di stare attente con i nonni perché si sarebbero potuti insospettire. Diede un casto bacio a entrambe e si eclissò. Era convinto di aver scelto la strategia giusta.
Ne ebbe conferma qualche giorno dopo quando Marta venne ospitata ancora da Elisa. Le due ragazze gli mandarono sguardi d’intesa e, come sperato trovò i battenti spalancati. Si ritrovarono nudi nel lettone e diedero sfogo alle loro libidini sfrenate. Quella sera Gianni si dedicò al buchino, prima leccandolo, poi penetrandolo con un dito. Spinse allora un paio di dita della sorella dentro la passerotta dell’amica a scoparla sul davanti. Quando le dita a pompare nel culo divennero due, sentì la ragazza fremere sotto la doppia penetrazione e giungere ad un orgasmo inatteso. IL ragazzo gongolò tra sé perché ora sapeva che la giovane era pronta e un’altra sera non le avrebbe negato il piacere delle sue intimità più profonde. Fece l’altruista e aiutò Marta a dare godimento anche alla sorella. Spinto dalla curiosità ne approfittò e palpò per bene le tette di Elisa. Non erano formate ma promettevano bene, per certi versi la invidiava ripensando a come veniva preso da Carlo, ma poi si disse contento della propria sessualità. Non resistette e si chinò a leccare anche il suo clitoride e fu una strana sensazione abbeverarsi agli umori di piacere della sorella. Ma adesso era il suo turno di venire soddisfatto. Si sedette sul bordo del letto e mise Marta a cavalcioni. ‘Quando te la senti infilatelo!’ Le ordinò. Mentre la giovane si impalava sull’asta turgida del ragazzo, questi si rivolse ancora una volta a Elisa che stremata era distesa lì vicino.
Prese a carezzarla sulle chiappe, poi lungo il solco e infine nel culo che sentì fremere sotto le sue pressanti carezze. Intanto l’amica lo stava cavalcando sempre più assatanata, non aveva la forza e la determinazione di Vanda la prima volta che l’aveva scopata in quella posizione, era ancora acerba e inesperta e a volte i movimenti non erano ben coordinati. Ma questo non impediva a nessuno dei due di correre velocemente verso il raggiungimento ultimo del piacere. Fu ancora una volta Marta a giungere per prima a coronare la propria galoppata. Gianni allora la tolse da sopra e si sistemò a cavalcioni del petto della sorella. Posizionò l’uccello in mezzo alle tette e cominciò e farsi una bella spagnola. Elisa lo guardava stupita ma anche piacevolmente appagata dal massaggio inatteso e quando i primi schizzi la colpirono sul viso lanciò un piccolo grido. Anche quella volta Gianni decise di lasciare le due ragazze sole a cementare la loro relazione. Si sentiva come un ragno che tesseva la sua tela e le mosche vi caddero come sperato.
Era il lunedì dell’ultima settimana in cui sarebbero rimasti al mare, e Marta venne ospitata ancora una volta dalla sorella. Il copione si svolse nello stesso modo delle precedenti occasioni. Ma questa volta non furono le dita a penetrare Marta nel posteriore, fu il magnifico arnese di Gianni che, delicatamente, si fece largo nei tessuti inesplorati fino a piantarsi solido nel fondo delle viscere. Chiese aiuto alla sorella e la pregò di scopare con le dita l’amica nella figa. Quando questa si sentì circondata, davanti e dietro, non resistette e cominciò a chiedere oscenamente di essere sfondata, Gianni l’accontentò dando finalmente soddisfazione al desiderio che si era formato in lui la prima volta che aveva avuto modo di vedere le due in azione. Marta fu talmente sconvolta dall’orgasmo che dovette abbandonarsi stremata sul letto. Ora restava solo Elisa da soddisfare e, con una certa inquietudine Gianni si avviò lungo un sentiero impervio. Si posizionò con il viso in mezzo alle gambe della sorella e cominciò a leccarle il clitoride e a far scorrere la lingua lungo le labbra esterne, mentre le mani assalivano voraci le tenere tette e i giovani capezzoli. Quando giudicò abbondante il livello di lubrificazione, prese a penetrarla con due dita. Elisa si aggrappò alla sua mano muovendo sconnessa il bacino a cercare il pieno appagamento. E lo trovò finalmente sconvolta e squassata dalle ondate di orgasmo che la colpivano. Gianni fu turbato da questo atto incestuoso perché si rese conto fino in fondo che la ragazza cui aveva dato piacere era sua sorella. Si allontanò appena possibile e rimuginò tra sé su quanto avvenuto. La mattina dopo fu quasi scortese con le due ragazze e scelse di essere cinico quindi, accompagnandole allo stabilimento balneare, le pregò di rompere più le palle tanto lui aveva ottenuto quello che voleva, cio&egrave il culo di Marta, e che non voleva perdere tempo con ragazzine.
Vide l’espressione di delusione, poi di disgusto, quindi di dolore nei volti delle due giovani ma si fece coraggio e pensò che doveva evitare pericolose commistioni con la sorella: era un tabù troppo forte da essere superato. Due sere dopo diede il suo arrivederci all’estate prossima a Lella con una prestazione da manuale: ebbe due orgasmi uno scopandola nella passera, l’altro fottendola selvaggiamente nel culo. La ragazza, soddisfatta, mostrò alla fine un po’ di rimpianto per questo ragazzone che le aveva comunque regalato attimi piacevoli di sollazzo sessuale. Infine venne il giovedì sera, era l’ultima serata da solo in vacanza perché la sera dopo sarebbero giunti i genitori e quindi il sabato sarebbero tornati a Milano. Si recò alla spiaggia attrezzata a guardare il gruppo che si era tristemente ridotto e che cantava per le ultime volte ‘La canzone del sole’. Scorse in lontananza la sorella con la sua amica: erano abbracciate discretamente ma saldamente. Si allontanarono poi verso una zona dei giardini lì vicino più in ombra. Le immaginò scambiarsi qualche bacio, qualche palpatina veloce e superficiale, far crescere il desiderio che poi avrebbe trovato sfogo nella solitudine del letto vuoto. Rimase un po’ discosto dal gruppo che cantava e ballava a osservarli. Sentiva in sé il desiderio di sfogarsi per un’ultima volta, di cogliere il piacere dal proprio e dall’altrui corpo. Era come un languore che si impossessava di lui e lo rendeva più sensibile nelle parti erogene del suo corpo. Avvertì giungere un gruppetto di persone alle spalle che si tenne però discosto.
Sentiva le loro chiacchiere, erano in tre. ‘Cazzo anche stasera non si scopa!’ ‘Guarda che schifo: fare tutti ‘sti chilometri per venire fino in Liguria e poi non trovare dove battere chiodo’ ‘Stai a vedere che ci tocca farci le seghe insieme!’ Gianni si girò a guardarli. Erano tre ragazzotti di poco più vecchi di lui, forse universitari o comunque di quell’età. Erano tutti con i capelli scuri, il più alto era magro e riccio, quello medio aveva la corporatura robusta e una chioma raccolta a coda di cavallo, il terzo era più basso di lui ma pesava altrettanto: decisamente grasso. Forse fu il languore che avvertiva, il desiderio comunque di avere una carne calda vicino, che lo spinsero a rivolgersi a loro ‘Ma se si tratta di farsi seghe a vicenda ci sono anch’io!’. I tre lo guardarono un po’ interdetti poi quello alto ebbe un lampo negli occhi e chiese ‘E scommetto anche che tu sai dove c’&egrave qui vicino un posto dove farsele con la dovuta calma?’ ‘Certo. Volete venire’ Grugnirono il loro assenso e si avviarono al suo seguito. Gianni si chiedeva cosa stesse facendo, se era rischioso stare di notte con tre tizi che non conosceva e appartarsi con loro, ma forse era proprio questo che accresceva il brivido che provava alla schiena. Comunque indifferente cominciò a presentarsi e a chiedere di loro. Erano in effetti studenti universitari e venivano dalla Calabria: il più alto si chiamava Paolo, quello con la coda di cavallo Fulvio, l’ultimo Salvo.
Giunsero dove Gianni si appartava con Lella: era un posto ideale, appartato e con una configurazione di massi adatta per combinare un po’ di giochini. Fece loro ‘Perché non ci mettiamo in liberta?’ Si spogliarono e una volta nudi rimasero per un attimo impacciati a guardarsi. Il più giovane capì che non erano molto avvezzi a questo tipo di sollazzi e decise di cominciare lui che evidentemente, nonostante la giovane età, era il più esperto. Si inginocchiò davanti a Paolo e impugnatagli la base dell’asta si infilò il tenero uccellino ancora inerte in bocca e cominciò a leccarlo risvegliandolo immediatamente dal letargo. Con l’altra mano segava un po’ il cazzo di Fulvio un po’ quello di Salvo provocando così delle generose erezioni. Quando le consistenze furono decise e piacevoli assunse il ruolo di direttore d’orchestra e spinse i meno alti a stendersi su due massi con le gambe penzoloni in modo da poterli sbocchinare meglio. Chiese a Paolo di lubrificarlo per bene prima di infilarsi. L’universitario non credeva alle proprie orecchie: aveva trovato dove posare il cappello quella sera! E si dedicò con particolare dedizione al compito affidatogli. Gianni intanto stava chino a favorire la futura penetrazione e teneva in pugno i due randelli alternando le leccate ora su uno ora sull’altro e così facendo crescere i mugolii di soddisfazione. Passarono alcuni minuti così fino a che Paolo non lo inforcò per bene nel culo. Sentì allora placarsi un po’ l’insano prurito che lo aveva preso e cominciò a offrire il proprio bacino ai colpi possenti del proprio violatore.
Una idea un po’ perversa gli attraversò la mente e allora si dedicò a metterla in pratica. Cominciò a trascurare per un po’ l’uccello di Salvo e si dedicò a quello di Fulvio mentre l’altra mano si insinuava a stuzzicare il buchino del ragazzo più grosso. Staccò la bocca per avvisarli ‘Fulvio ora ti preparo per bene quindi prendi il posto quando Paolo finisce, poi mi dedico a Salvo’ rallentò un po’ le attenzioni ai due perché i colpi del più alto sul suo sfintere gli stavano facendo riscoprire sensazioni forti mai sopite del tutto e scolpite nel suo corpo. Certo, dopo aver assaggiato in pieno l’uccello di Carlo, spesso il paragone con altri stantuffi era impietoso, ma comunque il sollazzo che questi gli procuravano era notevole. Avvertì la rigidità tipica di un membro che sta per esplodere e attese paziente che Paolo trovasse la sua soddisfazione nelle proprie viscere. Quando questi si tolse Gianni fece un cenno a Fulvio di prendere il suo posto e si dedicò ora ad assalire Salvo. Lo accerchiò con sapienti manovre davanti e dietro mentre l’altro gli pompava con insolito vigore la sua mazza nel culo.
Salvo intanto stava capitolando e oramai lo incitava a insistere con le dita che defloravano il suo condotto anale. Qualche minuto ancora di quel lento lavorio poi Gianni ritenne che tutto fosse pronto. Fece togliere Fulvio dal proprio intestino e si posizionò non la cappella turgida e pulsante all’ingresso del buchetto allargato di Salvo. Attese le note contrazioni e lentamente lo penetrò aspettando che i tessuti si abituassero. Intanto gli altri due assistevano basiti alla scena che si svolgeva sotto i loro occhi: il loro compagno che era qui a implorare di essere fottuto da quel ragazzone che avevano impalato fino a poco prima. Appena Gianni capì che il partner era pronto chiese a Fulvio di riprendere la posizione di prima e di chiudere il panino di cui lui interpretava la parte della fetta di prosciutto. Cominciò allora a dettare i ritmi della propria inculata e di quella di Salvo. Ci furono un po’ di mosse non ben sincronizzate poi fece prevalere la propria esperienza e costrinse i due a soggiacere alle proprie esigenze. Paolo intanto li guardava cominciando a segarsi poi venne preso da un insano desiderio e si sistemò a cavalcioni di Salvo offrendo oscenamente il proprio culo alla lingua del più giovane.
Si venne così a creare un insolito quadro dove il centro motore di tutto era costituito da Gianni che da un lato si faceva trapanare il culo da un Fulvio oramai prossimo alla capitolazione, dall’altro stava alesando con il proprio pistone il cilindro inviolato dell’intestino di Salvo palpandogli al contempo le tette e i capezzoli, e infine preparava a suon di lingua il buco di Paolo per future esperienze. Il primo a cedere fu Fulvio colse l’apice del proprio piacere dopo una possente cavalcata negli intestini del nostro protagonista. Poi furono gli altri due a raggiungere la sommità della goduria, ma a Gianni non era sufficiente. Aspettando che il proprio uccello si sgonfiasse e liberasse gli intestini di Salvo, cominciò a infilare le proprie dita insalivate nel culo di Paolo. Quando comprese che il ragazzo era pronto chiamò a sé Salvo e gli mostrò come dare sollazzo all’amico. Questi comprese in fretta visto che era stato dall’altra parte della barricata fino a poco prima e prese a stantuffare i suoi ditoni nel culo di Paolo. Fulvio intanto si stava avvicinando cercando di avere anche lui un qualche ruolo nella faccenda e palpando ora l’uno ora l’altro. Silenziosamente Gianni si sfilò dal trio, riprese i propri vestiti e se ne andò. Giungendo a casa pensò che in effetti era stata una degna serata per chiudere in bellezza quell’estate meravigliosa fatta di tante prime volte ma anche di seconde di terze eccetera.
Nell’auto che sabato lo riportava a casa gli scorrevano davanti gli occhi i volti di quanti avevano contribuito a rendere speciale la sua estate: Vanda la bolognese ed Ermanno il veneto. I due amici piemontesi Aldo e Giacomo. Il biondo Michele e il possente Carlo che lo aveva letteralmente aperto. La commessa Lella e il bel Stefano. I tre universitari calabresi dell’ultima notte e infine Marta. Sorrise pensando che aveva fatto una bella lezione di geografia, che aveva imparato ad usare tutto il suo corpo per prendere e dare piacere e ne era soddisfatto. Chiuse gli occhi e si lasciò andare pago, cullato dal procedere dell’auto lungo l’autostrada e con nelle orecchie il solito chiacchierare vuoto dei propri genitori.
ettoreschi@yahoo.it

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