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Racconti Gay

Sogni a righe.La scoperta della bisessualità.Episodio 1

By 7 Dicembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Ore 7.00…Il protocollo normale per Carlo,18 anni,sarebbe stato quello di svegliarsi,respirare l’aria rarefatta della stanza,infilarsi alla svelta i primi indumenti puliti,mangiare svogliatamente la colazione preparata,anch’essa svogliatamente,dal genitore,scendere in strada e dirigersi verso la scuola. Ma non quella mattina.
Quella mattina,a differenza delle altre giornate,Carlo sapeva che avrebbe potuto tirare tardi,dato che il giorno prima in classe era arrivata la soave notizia che la professoressa di filosofia sarebbe mancata.
Quindi il risultato era sonno in più,oltre al fatto che le due ore successive le avrebbe trascorse bighellonando in palestra,prima di rientrare in classe,per altre due ore di rilassantissimo inglese.
Disteso nel letto,il nostro fissava il soffitto,avvolto in mille assonnati pensieri.
La genitrice era già uscita di casa,quindi l’intero protocollo poteva tranquillamente andare a farsi benedire,quella mattina. Decise molto saggiamente che sarebbe rimasto un’altro quarticello nel letto,a fantasticare.
Certo,quegli anni di superiori erano stati fino a quel momento,discretamente piacevoli. Si era trovato abbastanza bene nella sua classe,aveva stretto le prime amicizie,e si era preso una delle sue prime cotte per la classica “bella” della classe. La sua prima vera esperienza sessuale completa però l’ebbe 2 anni prima con un’altra sua compagna di classe,Gioia,non molto attraente,ma disposta sin dai primi anni di liceo a soddisfare le voglie di Carlo,oltre che le sue,ovviamente…Poi,un giorno,la folgorazione.
Fu quando vide per la prima volta i piedi di un’altra sua compagna,Lea,e scoprì la sua smodata passione per una parte del corpo normalmente non al centro delle attenzioni di un ragazzo della sua età.
Lea era semplicemente fantastica,e sembrava quantomeno interessata a farsi un’esperienza,con il nostro giovane eroe. La sua pelle scura i suoi capelli ricci,il suo corpo in fiore,i suoi seni rigidi e puntati verso l’alto,ma soprattutto le sue gambe e i suoi piedini-sempre racchiusi in calze e calzini di ogni tipo, rappresentavano tutto ciò che il nostro giovane poteva sperare di ottenere per placare i suoi bollori. Alla luce di ciò,Carlo era tuttavia consapevole che i suoi eventuali sentimenti sarebbero scaturiti da dentro i suoi pantaloni,anziché dal suo cuore. Era troppo presto per quel tipo di sentimento,e lo sapeva.
Fu grazie a quella ragazza che Carlo entrò appieno nel mutevole e incredibile mondo dell’adolescenza,con la scoperta e l’affermazione delle proprie pulsioni sessuali e perché no,anche delle prime debolezze e perversioni. Ecco,Lea aveva incarnato in pieno queste pulsioni e nonostante tra loro non ci fosse stato ancora contatto fisico,gli aveva dato più di una volta materiale per le sue piacevoli e sempre più frequenti seghe,altra cosa che praticava avidamente,in ogni momento possibile.
Inevitabilmente,quindi,il pensiero di Lea,e delle sue cosce racchiuse tra una gonnellina sopra il ginocchio e un paio di calzini lunghi a righe fu l’incipit che diede luogo all’ennesima erezione mattutina.
Si scoperse,e alzò leggermente la testa per guardarsi. Per essere un dicioettenne,era abbastanza soddisfatto del suo corpo. Niente peli(cosa che a differenza di molto suoi coetanei apprezzava)eccetto per un ciuffo al di sopra dell’inguine. Certo,avrebbe voluto un po’ di volume in più sulle braccia e sull’addome e magari qualche centimetro in più la sotto,ma non poteva fare a meno di pensare che Lea avrebbe di sicuro gradito la vista,in quel momento. Indossava una canottiera nera e un paio di slip blu,e da un lato degli slip si poteva già intravedere un lembo di cappella,quasi stesse cercando di uscire e reclamare una sana smanacciata. Appoggiò di nuovo la testa sul cuscino e sollevando le gambe poggiò le piante dei piedi sulla superficie ancora calda del letto.
Dannazione,il suo cazzo reclamava una sana sega. Fissando nella sua mente l’immagine di Lea,si tirò leggermente su la canottiera,tanto da scoprire pancia e ombelico,e vi passò una mano.
“E’ divertente”pensò”Penso che la pancia di quella puttanella sia morbida esattamente come la mia”.
Quel pensiero provocò immediatamente una reazione al suo giocattolo,che ora premeva forte contro le cuciture degli slip.
“Ok,allora,che stiamo aspettando?”
Spostati di lato gli slip,fece scivolare fuori il suo cazzo,che nel frattempo si era già pressoché scappellato,pronto per essere coccolato a dovere. Allargando le gambe,cominciò a massaggiarsi usando la mano destra,stringendo con delicatezza,la cappella,che ora,pienamente scoperta cominciava già a trasmettere le fantastiche sensazione che ormai conosceva già piuttosto bene. L’altra mano scopriva sempre di più il suo pancino,che continuava a tastare con dolcezza.
Era ora di aumentare la velocità e di abbassarsi del tutto gli slip,per garantire una maggiore capacità di movimento. I pensieri ora correvano veloci,dalle tette dure come il marmo della Lea,fino ad arrivare alla sua fantasia preferita:Il contatto dei suoi bei piedi sul suo cazzo,quasi a voler dimenticare il calore e l’odore della sua passerina,o la morbidezza dei suoi fianchi…Ecco,ora si apprestava ad entrare nel sentimento giusto per una buona sborrata…la sensazione dei piedi che sfregano contro di lui,magari coperti da fantasmini di cotone vivacemente colorati,lo mandavano al settimo cielo.
Iniziò a tirare i muscoli delle gambe e a sollevarle al tempo stesso,inarcando i piedi. Era da un po’ di tempo che praticava quel tipo di posizione mentre si masturbava,e oltre a provocargli un po’ di goduria in più gli aveva fatto notare il narcisismo insito nel gesto:in quella posizione poteva guardare i SUOI piedi,e la considerava una visione eccitante…
La canottiera era oramai tirata su fino al petto,e la mano ora passava di tanto in tanto sui capezzoli,che si erano irrigiditi al primo tocco.
A differenza di altri momenti,ora che era solo poteva lasciarsi scappare qualche ansimo,e aumentando la velocità della sua mano,si abbandonò completamente alla lussuria dell’atto.
Le guance sembravano sul punto di infuocarsi,e la stessa sensazione si trasmetteva,vibrando,al suo cazzo.
Si trovò con le gambe ancora più sollevate,e la mano destra,una volta smesso di titillare i capezzoli,era finita inevitabilmente sul fusto del suo cazzo aiutando l’altra nella sua operazione.
Un ultimo gemito,e poi una,due,tre,quattro scariche di puro piacere. Ora poteva finalmente rilasciare i muscoli e godere appieno del momento abbandonando le gambe sul letto. Il carico di sborra che aveva spinto vigorosamente all’esterno si era riversato in gocce e schizzi sulla sua pancia,appena al di sopra dell’ombelico e nel centro del petto.
Dando le ultime strette al suo pisello per far fuoriuscire tutto il prodotto,sospirò a lungo un’altra volta,mentre la sensazione del liquido caldo,che cominciava a colare ai lati del busto diventava sempre più”appiccicosa”…
Sollevando la testa di nuovo,per controllare l’effetto di quella poderosa sborrata mattutina,agguantò un fazzoletto al lato del letto e cominciò la procedura di pulizia.
Ma i pensieri erano ancora lì,e osservando di nuovo il suo corpo,con la canottiera sollevata,gli slip arrotolati sulla caviglia destra,non poté fare a meno di osservare che lui,il suo gingillino,era nuovamente pronto per un po’ di azione. Appoggiando una mano su di esso,pensò che tuttavia doveva mettersi in moto,e cominciare a prepararsi per uscire di casa.
Si tirò su dal letto,e come faceva ogni mattina si osservò nello specchio dell’armadio antistante’era poco da fare. Si piaceva. E in più quel taglio di capelli consigliatoli da Paola,un’altra sua compagna che stravedeva per lui,gli donava da matti. Certo,la principale presa per il culo che gli veniva rivolta dai suoi compagni-vista la raffinatezza dei tratti  del suo viso-era quella di essere un finocchio. Questo sbeffeggio era durato poco,però,dal momento che il suo carattere e la sua indole abbastanza accomodante gli avevano portato la simpatia della maggior parte dei compagni,o almeno,dei compagni con i quali desiderava passare del tempo. Tirata giù la canottiera,e controllato che non ci fossero macchie di piacere su di essa,si alzò in piedi pronto per iniziare un’altra giornata da studente liceale arrapato e incuriosito da ogni cosa.
Fatta una veloce colazione,tornò in camera per vestirsi,e mentre si infilava la tuta,pensò a che tipo di calzini avrebbe indossato lei quella mattina,dal momento che solo durante educazione fisica avrebbe avuto modo di dargli una buona occhiata…
Assorto in questo pensiero ridacchiò fra sé e sé e bofonchiò”certo che hai dei pensieri da vero feticista,per l’età che hai!”.Era stranamente orgoglioso di ciò.

La palestra era distaccata dalla sede principale del liceo,e rimaneva più vicina a casa di Carlo,che camminando tranquillamente iniziava a vedere il gruppetto di studenti che si era radunato di fronte all’edificio.
I soliti saluti ai suoi compagni,le solite frasi da adolescenti,i soliti commenti sulle compagne,e poi via,tutti dentro la palestra per iniziare le 2 ore di educazione fisica che li attendevano. All’interno degli spogliatoi,comunicanti con la palestra tramite grandi porte di ferro,c’era il classico baccano:urla,risate,si mescolavano all’odore di chiuso e di disinfettante che a loro volta si sovrapponevano all’odore di ormoni,sudore e calzini sporchi,che fin dalla prima volta,avevano assalito sia le orecchie che le narici di Carlo.
Oltre alla sua classe,ce n’erano altre dello stesso liceo,normalmente due,e tutti quanti usufruivano degli stessi spogliatoi,comunicanti tra loro.
Ovviamente i “raid”negli spogliatoi femminili erano diventati un’abitudine piuttosto divertente,e quella mattina non era diversa dalle solite.I nostri,quindi iniziarono dallo spogliatoio femminile delle proprie compagne,con Carlo in testa,fermamente intenzionato a vedere i bei piedini di Lea prima che li infilasse nelle sneakers di tela che usava per fare ginnastica.
Il vociare che proveniva dall’interno dello spogliatoio in questione però suggerì ai nostri eroi che questa settimana le ragazze erano state spostate nell’altro,diametralmente opposto a quello che stavano per assalire,e che quindi stavano per entrare nello spogliatoio maschile di un’altra classe.
“Poco importa”Disse Carlo”Raduniamo qualche altro volontario,visto che anche i nostri compari di 4aC hanno un debole per le coscione di Lea,o per il bel culetto della Pao.”
Aperta la porta si videro di fronte proprio i ragazzi della C,e dopo qualche saluto accettarono immediatamente la missione propostagli dai nostri. Carlo conosceva qualche ragazzo della C:Fausto,Luca e Fedro,che tutti conoscevano per il suo carattere “fra le nuvole”.
Quest’ultimo era molto simpatico a Carlo,che si era scoperto assomigliargli molto,specie fisicamente,dal momento che anche lui esibiva un fisico asciutto e glabro e apprezzava essere squadrato dalle ragazze,e invidiato dai ragazzi piu’ tozzi o bruttarelli di lui. Non lo conosceva da molto,ma sia a scuola che in giro per la città era solito incontrarsi con la sua compagnia,per varie attività ricreative giovanili,che andavano dall’ubriacarsi e al fumare qualche spinello in compagnia,frequentare locali,andare a concerti,o semplicemente incontrarsi a casa dell’uno o dell’altro per qualche film,o per un torneo di qualche videogioco. Condivideva inoltre la sua passione per la musica,e,sopra ogni cosa,condivideva la passione per i piedi,infatti a differenza della maggior parte dei ragazzi che frequentavano aveva già molto chiaro il concetto di “feticismo”.Grazie anche a questo,erano diventati ottimi amici.
Lo spogliatoio era in fermento dunque,e la maggior parte dei ragazzi era pronta per dar via al raid.
Carlo era fermamente intenzionato a placare la sua curiosità,spinto ancora di più dal piacere provato meno di mezz’ora prima. Dopo un paio di battute con gli altri,si avvicinò a Fedro,che era indeciso se finirsi di vestire o partire così com’era,dicendogli che se voleva vedere slip,canottierine,reggiseni,doveva sbrigarsi.
Fu in quel momento che notò una cosa,che gli avrebbe piantato un chiodo nel cervello,un chiodo impossibile da rimuovere.
Fedro era nell’intento di infilarsi i calzini,e per un momento(un momento che per Carlo sembrò un’eternità,ebbe modo di osservare i piedi nudi del ragazzo.
La cosa lo lasciò senza fiato. Un fiume di emozioni gli attraversò il cervello,e da tutti questi pensieri ne emerse uno,con la potenza di un’eruzione vulcanica:I suoi piedi provocavano al nostro Carlo un’eccitazione tale da immobilizzarlo,tale da fargli sentire il sangue che iniziava a confluire pulsando nel suo cazzo. Si. Era così. Erano piedi stupendi. Aggraziati,proporzionati,senza la minima traccia di peli,la caviglia non troppo esile,il tallone delicato e rotondo,la pianta stretta,le dita affusolate alla perfezione,le unghie ben curate di un colore meraviglioso. Fedro stava compiendo il gesto di infilarsi i calzini,e a quell’istante ne seguì un’altro,se possibile ancora più lungo ed intenso.
I calzini erano corti,all’altezza della caviglia,di colore nero e arancione a righe. Rimasero impressi nella testa di Carlo per via di come,calzati dai piedi di Fedro,si fossero caricati di eroticità esattamente come i gambaletti di Lea,o come i calzini al ginocchio neri di Paola.
Erano stupendi. Carlo iniziò immediatamente a volare con la fantasia,e a immaginare quei bei piedi appoggiati sul suo pacco,immaginava di toccarli,di massaggiarli attraverso il morbido tessuto…
Improvvisamente tornò coi piedi per terra,proprio per sentire Fedro dirgli:”Andiamo,và,che è meglio”…
Carlo era tuttavia ancora rapito dalla visione.
La sua libido tuttavia non era confusa. E la conferma gliela diede il desiderio di masturbarsi immediatamente su quella visione. Nessun rimorso. O disgusto. O paura.
Mentre correvano verso lo spogliatoio delle ragazze,i pensieri andarono avanti,in maniera straordinariamente naturale. L’immagine dei piedi di Fedro lo eccitava,e attendeva impazientemente di vedere  Lea,per vedere quale delle due visioni lo avrebbe eccitato di più.
Ed ecco che avvenne l’irruzione. Urla,risate,porte sbattute violentemente.
Lea era già in maglietta e pantaloncini,così come la maggior parte delle ragazze,e solo qualcuna di quelle”meno interessanti”era ancora in reggiseno.
Immediatamente lo sguardo di Carlo si posò sui piedi di Lea.Altra dilatazione temporale. I piedini di Lea erano dentro dei magnifici calzini bianchi,con la punta rosa chiaro.
Bum!stessa reazione di prima,quasi a voler significare che non c’era la benché minima differenza tra le due. Fedro stava fissando la stessa cosa,con la stessa attenzione.
Lei guardò Carlo,fece un mezzo sorriso,e portandosi le mani sui fianchi disse:”Wow,come ogni settimana ecco i soliti morti di fica,che cercano nuovo materiale per i loro sogni bagnati”
“E,come al solito tu non mi sembri così incazzata!”Replicò Carlo.
Si scambiarono un altro paio di battute,per stuzzicarsi,come al solito.
Carlo era intenzionato a dichiararsi,e sapeva che avrebbe avuto ottime probabilità,infatti il discorso cadde su un eventuale incontro,che sarebbe avvenuto quel finesettimana,al locale che erano soliti frequentare. Sì,nonostante la recentissima scoperta,sapeva che era giunto il momento.
Quasi dimenticando l’immagine dei piedi celestiali di Fedro,e spinto dallo stesso di accettare la proposta di Lea,Carlo annuì,e più che soddisfatto accettò il tanto atteso invito.
Ma,nuovamente,erano altri i pensieri che gli affollavano la mente,e l’idea di poter mettere le mani(ed altro)sui piedi di entrambi,diventò nel giro delle 2 ore successive una vera e propria ossessione.
Fu la mattinata più lunga che avesse mai dovuto affrontare. Durante l’intervallo si precipitò nel bagno,fermamente deciso a scaricare la tensione e a liberare la mente almeno per un po’.
Una volta chiusa la porta del bagno,restando in piedi,si abbassò tuta e mutande fino alle ginocchia,scoprendo il suo gingillino che già durante il tragitto tra la classe e il bagno si era risvegliato,e che già si reggeva dritto quasi del tutto. Rimase così per qualche istante,senza toccarsi.
“No”si disse”Devo aspettare di essere a casa,devo resistere un’altro po’!”
L’idea dell’orgasmo che avrebbe potuto provare in tranquillità,a casa sua immerso nelle immagini di ciò che aveva visto era molto più gratificante che una “sveltina di mano”fatta nel cesso della scuola.
Lentamente si tirò su slip e tuta,e con un mezzo sorriso,uscì dal bagno e tornò in classe,pregustando sia ciò che sarebbe successo il finesettimana con Lea,ma anche cosa sarebbe successo di lì a poche ore,quando sarebbe tornato a casa,e affrontato in piena libertà le pulsioni che ora lo stavano divorando.

Non appena arrivato a casa,e constatato di essere da solo(i genitori non si sarebbero fatti vivi fino al tardo pomeriggio)si precipitò in camera,si sedette a gambe incrociate sul letto,e iniziò a riflettere sugli avvenimenti della mattinata.
Era incredibile. Quel tripudio di sensazioni si erano sprigionate come un avvenimento impossibile da evitare,ne era certo. Esattamente come nello spogliatoio,la visione gli provocava una fortissima eccitazione,e voleva godere fino in fondo di ciò che aveva visto.
Senza troppi altri pensieri si mise dritto sulle ginocchia,per potersi osservare appieno nello specchio.
Non c’era niente da fare. La visione dei piedi di Fedro,avvolti in quei meravigliosi calzini a righe,dominava in modo incontrollabile la sua fantasia. Era anche sicuro del fatto che l’orgasmo che di lì a poco avrebbe provato,lo avrebbe dedicato interamente a lui,tralasciando i candidi calzini di Lea…
L’idea di poterli anche solo toccare,lo faceva impazzire,e infatti,dallo specchio vide che già il suo cazzo deformava in maniera abbastanza visibile i pantaloni neri della tuta che stava indossando.
Scese dal letto,e iniziò lentamente a spogliarsi. Si sfilò la parte superiore della tuta,rimanendo in t-shirt,e in un unico gesto si levò slip e pantaloni della tuta,rimanendo di fronte allo specchio e contemplando la sua poderosa erezione.
“Si,Fedro,li voglio leccare,massaggiare,e voglio strofinarmeli sulla cappella…e voglio sborrarci sopra”
Si rimise  a sedere sul letto,sollevando le gambe e appoggiando i piedi sul bordo. Indossava ancora i calzini grigi e neri corti da ginnastica,e iniziando a massaggiarsi l’uccello perfettamente eretto, cominciò lentamente a sfilarseli,guardandosi lascivamente allo specchio. Una volta sfilati,con la mano destra iniziò a toccarsi lo scroto,e ad aiutare l’altra mano…
Il vorticare di pensieri aumentò nella sua mente. Guardandosi i suoi piedi,ora sapeva perché in precedenza la visione lo aveva eccitato. Esattamente come voleva sentire i piedi di Fedro su di lui,l’idea di potergli far provare le stesse sensazioni era un’ulteriore stimolo per la libidine che stava iniziando a sperimentare. Era consapevole di avere dei piedi stupendi. Ed era curioso di vedere come li avrebbe fatti lavorare,sul cazzo duro di Fedro.
Si,era la primissima volta che provava queste emozioni,e la cosa lo elettrizzava,non sentiva il benché minimo sconforto o indecisione.
Continuando a toccarsi,sempre con più insistenza,immaginò la sensazione della sborra calda di Fedro sui suoi piedi,immaginava la sua espressione di godimento,le sue guance rosso fuoco,gli occhi mezzi chiusi e la bocca contratta in una smorfia di piacere,mentre i suoi piedi facevano lo stesso su di lui,passando sulla morbida pelle che aveva sotto l’ombelico…
L’eccitazione era tale che sentì quasi subito che stava venendo.
Mentre continuava con una mano,l’altra stringeva l’interno coscia,sempre più forte,fino a quando non fu più un grado di contenersi.
Le contrazioni dell’orgasmo durarono più del solito,mentre dal suo cazzo,a ripetizione uscivano schizzi furiosi di sborra,che finirono in parte sul vetro dell’armadio,emettendo un suono umido,mentre tutto il suo corpo e specialmente i suoi piedi si contorcevano al ritmo del piacere che lo attraversava.
Non appena finirono le scariche dell’orgasmo,rimase a fissarsi nello specchio,rimanendo in quella posizione,a gambe aperte,con la bocca semiaperta e il viso visibilmente arrossato dal piacere.
La sborra iniziava a colare sul vetro,così come faceva sulla sua mano,e nell’interno cosce.
Appoggiò i piedi sul pavimento,e reggendosi il cazzo nella mano,si buttò all’indietro sul letto. Non aveva voglia di pulirsi,voleva gustarsi ancora un po’ quella stupenda esplosione.
Era fantastico. Scoprire una sensazione così forte come la propria bisessualità,invece di dargli motivi di pensiero o di riflessione,lo catapultò immediatamente in un’altra dimensione,una dimensione che era già intenzionato ad esplorare in tutto e per tutto. Certo,per ora le fantasie riguardavano solamente Fedro e i suoi piedi,ma dopo il potente orgasmo che aveva provato,si domandava come avrebbe reagito,vedendo Fedro completamente nudo,ad eccezione dei soli calzini,ovviamente quelli che aveva visto quella mattina.

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