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Racconti Gay

Una notte indimenticabile

By 5 Febbraio 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

E’ stata una notte incredibile.
Mia cugina si sposava il giorno in quei giorni, i miei genitori avevano fatto più di seicento chilometri per tornare al paese e partecipare ai festeggiamenti.
Circa sette mesi prima avevo compiuto diciotto anni, per me era un periodo incasinato e non ero potuto andare, di lì a pochi giorni c’era prova orale dell’esame di maturità, dovevo darmi da fare, ero stato ammesso per miracolo, gli scritti erano andati discretamente e non volevo fallire.
Dopo ore di studio mi sono deciso a fare due passi.
Sono entrato nella libreria a rinfrescarmi, è un grande negozio, di una importante catena nazionale.
Mi accorgo immediatamente di lui, è alto, moro, avrà una quarantina d’anni. La barba di qualche giorno, sapientemente incolta, mi avvicino, sta domandando di un libro di arte ad una commessa.
Mi soffermo a guardarlo, è un Uomo, quando i nostri sguardi si incrociano mi si aggroviglia lo stomaco.
Un colpo di fulmine.
Non c’è niente da fare, mi piacciono gli uomini, esco con le ragazze, faccio all’amore con loro, mai con grande soddisfazione. Invece la storia con Marco è stata veramente intensa, lui è più grande di me, purtroppo ha lasciato il liceo tre anni fa, dopo la maturità si è trasferito in un’altra città. Lo rivedo ogni tanto, non sono ancora stato con nessun altro maschio ma ho la smania addosso, una gran voglia di cazzo.
Mi ha sverginato, con lui ho imparato a fare i pompini, la mia passività si è rivelata totale, però scopiamo quando possiamo. Provo quelle cose che con le ragazze non sento. Mi piace stare fra le braccia di un uomo, farlo godere, concedermi completamente.
Probabilmente sono arrossito, ho abbassato pudicamente gli occhi come una principessina.
E’ bellissimo.
Si sposta fra i banchi dei libri, mi fa cenno di seguirlo.
“Ciao, sono Edoardo, tu come ti chiami?”.
“Ro… Roberto, sono Roberto, Roby” balbetto io.
“Roby, sei simpatico, carino.”
“Eh? Anche lei è carino”.
“Lei? Dammi del tu”.
Sono in un brodo di giuggiole, imbarazzatissimo, ma inesplicabilmente felice.
“Senti, Roby, oggi sono impegnato, sono in città per lavoro, ci vieni a cena con me, alle ot…?”
“Certo che ci vengo”.
Non fa in tempo a finire la frase.
“Okay allora alle otto, qui davanti, va bene?”
“Va bene”.
Mi stringe la mano, la trattiene un po’ più del normale.
Mentre mi avvio verso la metro e lui si allontana penso che ho fatto proprio la figura della zoccola, ma non ne ho potuto fare a meno.
Non sto capendo bene cosa mi sta succedendo, devo darmi una calmata, gli sarei saltato addosso lì, nella libreria e non lo conosco neppure.
A casa provo a studiare, ma è difficile, non vedo l’ora che arrivino le otto.
Per calmarmi mi masturbo, pensando a lui, sborro mentre ho il culo che mi pulsa.
Sono lì davanti all’ora stabilita, pulito e profumato, jeans e polo di marca. Mi sono fatto una doccia e rinfrescato la depilazione. Questa cosa dell’estirpazione dei peli superflui non da nell’occhio, ormai lo fanno tutti, forse per motivi diversi dal mio che lo faccio per piacere agli uomini.
Non voglio pungere. Non ho mai desiderato una scopata come questa sera, non era mai successa una cosa del genere.
Sono fermo da un quarto d’ora ed inizio a preoccuparmi e se mi avesse dato buca?
Non faccio in tempo a finire di pensarlo che viene fuori da dietro l’angolo, curiosamente è vestito quasi come me, la polo è di una altro colore.
Ci sorridiamo, e lui: “Vieni con me, conosco un posticino, è poco lontano, due passi… purtroppo sono venuto in treno, dobbiamo scarpinare”.
Ci avviamo, affiancati, senza dire più nulla. Il ristorante è effettivamente vicino, lo conosco di fama ma non ci sono mai stato.
Mia madre mi chiama, mi domanda se ho studiato, ovviamente rispondo affermativamente, poi vuol sapere cosa farò per cena gli rispondo che sono fuori con un amico e mangio qualcosa in giro, mi raccomanda di fare il bravo, gli mando un bacio.
Ordiniamo, mentre mangiamo mi parla brevemente del suo lavoro, capisco poco.
Ci guardiamo negli occhi, non ci interessa il cibo.
Paga il conto.
Poi: “Roby, puoi venire da me?”.
“Si, voglio venire da te”.
Ancora sulla metro, è affollata, lui è dietro di me, mi respira nella orecchie, il suo corpo attaccato al mio. E’ più alto di me il suo pacco mi preme poco sopra le natiche, è duro, eccitato.
Sto impazzendo.
L’hotel è grande, nessuno mi nota, saliamo con l’ascensore, tre piani, dobbiamo stare fermi perché con noi c’è un’altra persona, in alto una videocamera.
Apre la porta, sta ancora mettendo la scheda nello strumento per accendere la luce che mi avvinghio a lui, si gira e mi bacia, appassionatamente, succhio la sua lingua freneticamente mentre ci strappiamo via i vestiti.
Finiamo sul letto, lui mi bacia ancora poi va giù, ai capezzoli, alla pancia, me lo bacia e se lo fa entrare in bocca, non ho un gran cazzo, tredici centimetri si e no.
Me lo succhia, sto impazzendo, è bello, ma io voglio il suo di cazzo, fra i due devo essere io la femmina.
Infatti adesso tocca a me, il suo grosso cazzo venoso è il mio totem.
Lo lavoro con la bocca come meglio non potrei fare, lui mi accarezza la testa, la schiena, mi sposto in modo che possa arrivare al mio culo.
Lo voglio dentro: “Dai Edo, scopami”.
In ginocchio mi fruga il buchino alcuni istanti con la lingua, lo insaliva per benino, godo come un maiale.
Che ci vado a fare con le ragazze, godo di più con il culo che con il cazzo.
Mentre mi penetra dice che sono stupendo, che ho una favola di culo: “Ti piace? Roby… piccolo, tieni…”.
Lo spinge dentro, deciso, è un po’ doloroso, è grosso, ma va benissimo, poi passa.
“Oddio Edo! Ahhh… dammelo…. Cazzo! Così, dai… sbattimi!”.
“Sento” ogni centimetro della verga che mi apre, un piacere continuo, cerebrale, un deliquio.
Gemo, il cazzo mi gocciola, un filo di saliva cola dalla mia bocca socchiusa.
E’ abile, un gran scopatore, si ferma, esce entra di nuovo, ancora e ancora.
Sembra possa andare avanti all’infinito.
Non mi hanno mai scopato così.
Io vengo per primo, di testa e di prostata, devastante, doloroso.
Mi lamento, quasi piango, si decide a venire anche lui, da alcuni colpi potenti, profondi, mi riempie mente sbuffa come una locomotiva.
Siamo lì distesi, accasciati, annichiliti dall’intensità di ciò che è successo, il respiro affannoso di entrambi a spezzare il silenzio.
“Ho sete” dico io.
“Okay, andiamo a bere qualcosa”.
Un senso di appiccicaticcio all’interno delle cosce, parte della sborra che ho dentro è colata giù.
Tira fuori delle bottiglie dal frigo bar. Io prendo quella dell’acqua gassata, lui una birra.
Bevo a garganella, mi appoggio al frigo, sui gomiti, il culo all’indietro, la posizione è un po‘ oscena.
Forse lo faccio apposta.
Infatti: “Stai lì” mi sussurra nell’orecchio.
Mi penetra di nuovo, quasi mi cedono le gambe dal piacere, ci va giù duro.
Mi scopa così, in piedi, appoggiato al frigorifero, quasi con furore, si vede che gli piace questa cosa.
Cavolo, non ero mai stato sbattuto in questo modo, è uno sballo totale.
“Ti piace? “
“Si”.
“Allora dimmelo, dimmi che ti piace, che lo vuoi, che vuoi il mio cazzo!”.
“Siiiii! Dammene ancora, spaccami il culo… così, forte, sfondami, che hai, paura, non sono mica di vetro!”
Lo provoco in questo modo e lui ora va velocissimo, io gemo e gemo, guaisco come un cane.
Mi accorgo che sta per venire, mi sfilo di colpo, mi inginocchio davanti a lui, lo smanetto alcuni secondi con la bocca aperta, mi allaga, mi schizza in gola, in faccia: “Ahhhhh! Cazzo cazzo cazzo!” impreca mentre viene.
Si appoggia al muro per non cadere, io glielo prendo in bocca, lo lecco, succhio, tiro fuori le ultime gocce di sborra e le mando giù.
Ci buttiamo sotto la doccia, assieme, ci laviamo a vicenda, più che altro ci rinfreschiamo.
Mi passa la spugna dappertutto, si sofferma sul culo e sul cazzo, io faccio lo stesso con lui, glielo lavo accuratamente.
Andiamo a dormire, parliamo un po’, mi dice che è sposato ed ha due bambini, vuole bene alla sua famiglia, a sua moglie, ma è bisessuale da sempre, sostanzialmente attivo, non l’ha mai tradita con un’altra donna, ma con qualche ragazzo carino si, io sono il più carino di tutti.
Io gli rispondo ridendo che di sicuro lo dice a tutti, poi gli racconto di Marco, che scopiamo da un po’, che piaccio alle ragazze, ci vado, ma ho sempre goduto di più con Marco, a servire il cazzo, in realtà non ho mai provato quello che ho sentito questa sera, questa totale intensità.
Lui, sorridendo, mi dice che sono giovane, hai voglia a divertirmi, a godere, mi spiega che per lui il piacere non ha sesso, che mi posso divertire anche con le ragazze, sono belle e simpatiche anche se mi piacciono di più gli uomini.
Ora proviamo a dormire. ci stendiamo, nudi uno a fianco all’altro.
Ci riesco per un paio d’ore, mi sveglio, sono sul fianco, istintivamente spingo il culo all’indietro, lui è lì e il suo cazzo si insinua fra le mie natiche, mi struscio, si sveglia ma sta lì fermo, lascia fare a me.
Lo sento venire duro, mi afferra per le spalle e mi gira a pancia in giù, sale sopra, è completamente steso sopra di me, i nostri corpi combaciano perfettamente, mi bacia sul collo, poi: “Sei proprio una troietta insaziabile”.
Mi sa che ha ragione.
Si insinua, me lo spinge dentro.
Mi scopa di nuovo, scava come un bulldozer, sono in trance, poi un orgasmo devastante, mi esplode il cervello.
Lui sembra appagato così, si sposta e dice che finirà più tardi.
Sono un po’ deluso ma ha ragione lui.
Il mattino, infatti, mi scopa di nuovo, mi incula ma mi fa finire con la bocca, butto giù tutto quanto e lo ripulisco.
Dobbiamo andare.
Ci scambiamo i numeri, però dice che non sa quando tornerà in città, okay, va bene così.
Camminiamo assieme fino alla metro, poi lui va di là ed io dalla parte opposta.
Lui mi ha cambiato la vita, vado con Marco ma , forse, non mi basta più.
Oggi sono andato a comprare un paio di jeans, sono un cliente abituale, questa volta il proprietario del negozio ha l’età di Edoardo, più o meno, ha voluto servirmi personalmente, mi sono accorto che è un tipo figo, mi ha sorriso, io ho risposto, ammiccante.
Beh, per farla breve, ci vediamo domani sera, ho già il culo in fiamme.
Aveva ragione Edo, sono proprio una troietta.

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