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Racconti erotici sull'Incesto

Era

By 31 Marzo 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Giunone fu sempre fedele al suo sposo
fu perciò venerata come simbolo della santità
e della devozione coniugale.

Non si mostrava solamente maestosa e magnifica nel portamento, col suo incedere, taglia 48 e ogni particolare splendidamente distribuito nei posti giusti, ma anche l’espressione del suo volto, sempre cordiale, gradevole, affascinante, e con qualcosa che sembrava dire, severamente, che non bisognava provarci.
Questi i motivi,per cui suoi studenti la chiamavano ‘ERA’, la Giunone dei Greci.
Nome che le si attagliava alla perfezione, essendo la docente di storia greca e a suo tempo la più giovane ‘ordinaria’.
Tea Todara, a quarantaquattro anni era una visione incantevole, fascinosa e gli amici dicevano sempre al marito, Ugo, ingegnere minerario, che lui aveva veramente ricevuto un doppio dono da Dio, prch&egrave il nome, Tea era il diminutivo di Teodora, e la conferma nel cognome: la versione veneziana di Teodora, che significa, appunto, ‘dono di dio’.
Ho dovuto presentarla un po’, la mia mamma, perché quanto sto per raccontarvi &egrave qualcosa di inspiegabile e inatteso.
Sempre così padrona di sé, la mia affascinante mammina, controllata perfino nelle più tenere manifestazioni verso me. Piero, suo unico figlio. Lo dimostrava più con lo sguardo il suo amore materno che non con i gesti o le parole. Io lo sapevo, e ne ero felice.
Per la verità, da qualche mese, cio&egrave da quando frequentavo il primo anno di università, mi trovavo a disagio quando sentivo qualche particolare apprezzamento, e spesso in forma volgarissima, che certi studenti spocchiosi e presuntuosi le rivolgevano. Inutile nasconderlo, si riferivano alla rigogliose e floride venustà della mamma, e si dichiaravano certi che il loro ‘coso’ avrebbe fatto vedere i sorci verdi a quella ‘sorcona’ nera!!!
Ero tentato di reagire, ma anche nel mio gruppo facevamo analoghe considerazioni verso la lettrice di inglese che ostentava capelli rossi e un opulento personale con certe tette’. e un culo da sogno. Il tutto, però, non si mostrava aggraziato ed elegante, come nella mia mamma, e in quanto al portamento, io la vedevo più in pub con una pinta di birra che non in un luogo raffinato. E la immaginavo anche in altre meno ‘accademiche’ situazioni.
Ma torniamo a mamma Tea.
Era abituata alle frequenti assenze di papà, a ragione della sua attività professionale, che spesso duravano qualche giorno. Non so perché, ma quella volta mi sembrò che l’aveva presa un po’ male. Papà era partito soltanto il giorno precedente e lei mostrava un certo nervosismo, forse &egrave più esatto dire che aveva un velo di malinconia, nel volto.
Dopo cena, disse che andava subito a letto. Io, come al solito, mi sistemai sul divano del soggiorno e mi misi a vedere la TV. C’era un documentario su certi scavi archeologici, che cercavo di seguire con attenzione. Come mia abitudine, avevo spento la luce e la stanza era rischiarata solo dallo schermo della TV.
Notai qualcosa ferma sulla porta. Guardai. Era mamma, in vestaglia.
‘Ma’, non vai a letto?’
Alzò un po’ le spalle.
‘Mi sento sola, non sorridere Piero, per favore. Ho quasi un senso di angoscia, di paura, ho voglia di piangere.’
‘Siedi un po’ qui, vicino a me’.’
Venne a sedere accanto a me.
Aveva sciolto i lunghi capelli, tolto ogni segno di trucco, aveva gli occhi lustri. La guardai e le sorrisi, era bellissima. Dalla sciallatura della vestaglia usciva un po’ della camicia da notte (non usava pigiama), e mi venne spontaneo pensare che quelle rigogliose tettone erano naturalmente sostenute perché non credevo che indossasse ancora il reggipetto. Hai capito la mia mammina come si conserva ‘tosta’.
Allungai la mano, presi la sua tra le mie, e la tenni così.
Mamma mi sorrise, con una dolcezza amorevole che non avevo mai scorto nei suoi occhi profondi. Si accostò a me, sentii il calore del suo corpo sulla mia coscia.
Seguitavo a fissare la TV ma non riuscivo a seguire quanto avveniva.
‘Vuoi che cambio, ma’, ti annoia?’
‘Per me va benissimo, Piero’ non vorrei averti distratto”
‘Ma che dici, &egrave bello stare qui con te’ ti senti più rassicurata?’
Annuì con prontezza.
‘Si, ne avevo proprio bisogno, non mi era mai capitato sentirmi così. E’ come se fossi tornata bambina, quando provavo la necessità di essere rassicurata, protetta. Allora mio padre mi prendeva sulle sue ginocchia e mi teneva così, abbracciata, fin quando non mi calmavo, e spesso mi appisolavo”
Mi volsi verso lei, le misi il braccio dietro le spalle.
‘Vieni qui, vuoi?’
Si alzò appena, venne a sedere sulle mie gambe. L’abbracciai, le carezzai i capelli, la baciai sul viso, sul collo’
Sospirò profondamente, mamma, mi sorrise e poggiò la testa sul mio petto.
Era morbida, calda, bellissima.
La mano le sfiorò il volto, il braccio, il seno, andò sulla coscia che sentivo, calda e soda, attraverso la leggera stoffa della vestaglia e il velo della camicia da notte.
Qualcosa tumultuava nella mia testa, quasi inconsciamente, involontariamente ma sempre più frenetica. Mi stavo eccitando, le mie gambe ‘sentivano’ le robuste natiche della mamma ne intendevano la soda rotondità, la apprezzavano, gradivano, e il mio fallo, sempre più turgido cercava di inserirsi nel loro solco andando in estasi per quell’inaspettata e sconvolgente vicinanza.
Avevo sempre giudicata una gran bella donna, mia madre, ma non m’era mai capitato di arraparmi guardandola, anche seminuda, né di considerarla sotto il profilo della sua pur prorompente femminilità.
Ero sorpreso, ed anche un po’ spaventato, ma infinitamente felice.
Com’era bello quel tepore, quel contatto.
L’eccitazione mi condusse ad essere irriflessivo, temerario, ma con tanta provvidenza a portata di mano, non seppi resistere dalla tentazione di carezzarle, anzi di palparle, e con energia, la bella tetta che la mia mano aveva raggiunto. Veramente rigogliosa, e incredibilmente soda per quella grandezza. Mamma non disse nulla, si mosse solo un po’, come a sistemarsi meglio, e i suoi glutei ‘lo’ massaggiarono deliziosamente prima di quasi incastrarlo tra essi.
Le cose stavano precipitando, stavo pizzicando il capezzolo, titillandolo. Intrufolai la mano nella vestaglia, nella camicia.. Oddio, quella era la tetta della mamma, la sua tetta, a pelle, le dita sentivano la pelle dell’areola, il duro del capezzolo eretto. E lei seguitava a stare con la testa sul mio petto.
Il mio fallo stava impazzendo, stava per esplodere, non ne potevo più.
Non so nemmeno cosa feci di preciso, ma la mano lasciò il petto, si infilò sotto la vestaglia e la camicia e carezzò la coscia, sì la coscia di lei, salì al grembo, sentì i riccioli del pube. Ebbi la sensazione’ ma no, non era sensazione’ era proprio vero, mamma aveva lievemente discostato le sue cosce, la mia mano stava carezzando le sue carnose grandi labbra turgide, si introdusse tra esse, incontrò l’umido dell’ingresso della vagina fremente, il piccolo clitoride, un dito’ due dita’ la penetrarono, carezzarono’ avanti e dietro’ circolarmente, ancora’ ancora’
Ormai mamma sussultava, gemeva, mi aveva abbracciato stretto, il suo bellissimo sedere sobbalzava sulle mie gambe, sul mio coso’ All’improvviso prese stretto il mio viso tra le sue mani, mi baciò sulla bocca, e fu travolta da un orgasmo che non immaginavo potesse così sconvolgere una donna. Temetti, addirittura, che si sentissi male, che svenisse.
Poi si chetò, pian piano, rimase in braccio a me, mentre non sto a dirvi cosa era accaduto nei miei pantaloni.
Sentii il suo respiro divenire regolare, profondo.
Si era assopita.
La cullai dolcemente.
E la TV seguitava a trasmettere, non so cosa.
Quanto tempo restammo così? Non lo ricordo. Non rammento neppure se anche io mi addormentai.
Ad un tratto si svegliò, lentamente, mi guardò, mi carezzò, si alzò, si allontanò. Sentii che era andata nella sua camera.
Anche io andai nella mia camera, poi nel bagno. Una indispensabile doccia, quasi gelata. Ma nel letto non riuscivo a dormire.
Incredibile. Quella che tutti chiamavano ‘Era’, la Giunone sempre fedele al suo sposo, aveva goduto, e come, per le carezze di suo figlio.
Pensavo a quel ‘sempre fedele’, ma poteva quell’episodio essere considerato infedeltà? Non lo credevo.
Inoltre, ma era proprio tutto finito lì?
Ormai, mamma era divenuta per me una gagliarda e passionale femmina, che andava in brodo di giuggiole (l’accenno al brodo non &egrave casuale) al solo tocco di una mano e neanche tanto esperta. E la mia mano, anche dopo la doccia, profumava ancora di lei. Il mio fallo non ne voleva sapere di stare tranquillo, ricordava quel voluttuoso movimento di natiche che lo aveva portato al settimo cielo. Poca cosa, pochissima, in confronto a quello che certamente sarebbe stata una esperienza diversa, completa.
Quindi, conseguente domanda: chissà come scopava mamma!
Per me doveva essere una cosa straordinaria, altro che le ‘bottarelle’ con Diana. Ma era proprio destino che dovessi contentarmi di quella fichetta inesperta quando al di là del corridoio c’era quel po’ po’ di femmina?
Decisi che sarei andato a’ spiare.
Ma spiare cosa? Mamma che dormiva nel lettone?
Alzai le spalle, e così come ero, nudo come un verme, uscii nel corridoio, andai ad origliare alla sua porta. Sentivo il suo respiro, e bastava quello per arraparmi ancora di più. Abbassai la maniglia, entrai, lei dormiva su un fianco, semiscoperta, Mi volgeva le spalle. Il lato del letto vicino alla porta era vuoto.
Lo fu per poco. Con accortezza e prudenza mi sdraiai. Mi girai verso lei, mi avvicinai cautamente, e con altrettanta attenzione infilai lentamente il glande in quel favoloso sospirato solco. Sentii la deliziosa rugosità del suo buchetto. Non resistei alla tentazioni di avvicinarmi del tutto a lei, sollevarle la camicia, afferrarle delicatamente una tetta. Il fallo, intanto, non riusciva a stare tranquillo, voleva, doveva’ concludere, anche se miseramente così’
Ad un tratto, sentii la mano di mamma che ‘lo’ afferrava, lo spostava più in basso, muoveva il bacino protendendolo verso me, sapientemente angolato, e il glande era all’ingresso della vagina. Ancora un piccolo avvicinamento, una spinta, e cominciai ad entrare in lei. Era incredibilmente calda e stretta, e non appena iniziai a stantuffare, cercando di non essere precipitoso, quel meraviglioso culo cominciò a muoversi carezzandomi il grembo, sbattendo sullo scroto, mentre la sua vagina mi stava mungendo avidamente, appassionatamente, entusiasticamente, e la sua incredibile esperienza ci condusse a godere nello stesso istante, follemente, quasi furiosamente.
E poi restai avvinghiato a lei, in lei, e sentivo che il suo ventre si muoveva ancora.
Una sensazione indescrivibile: il mio fallo in lei, le sue natiche sulle mie gambe, con una mano le stringevo una tetta, titillavo il capezzolo, con l’altra vellicavo il suo clitoride, le baciavo il collo. Non riuscivo a stare fermo.
Sicuramente Era capì la mia eccitazione, il mio stato, e seguitò nel suo lento movimento di bacino e fianchi che portò a una rapida e perfino più vigorosa rifioritura del mio ingordo e insaziabile pisello.
Voltò appena la testa.
‘Piero, piccolo mio’ ma ti rendi conto di quello che stiamo facendo?’
Per tutta risposta ripresi a pomparla’ avanti e dietro’ avanti e dietro’, a carezzarla, spremerle la tetta’
La sua voce ora era più bassa. Quasi roca’
‘Ancora’ bambino bello? Ancora?’
Ma era di nuovo intensamente coinvolta, e si mosse con maggior vigore e maestria che in precedenza, con le mani che carezzavano la mia schiena, mi stringevano a lei. Ero profondamente in lei, sentivo battere il glande contro il collo del suo utero, ma mi ritraevo e poi spingevo con impeto, focosamente.
Gemeva piano quella magnifica femmina, tra mie braccia, voltò ancora il capo verso me, aveva gli occhi estatici, le labbra socchiuse’
‘Amore’ Pierino’ che foga, che irruenza, sei un fuoco tesoro mio’ un fuoco’
E dire che tu eri la dentro’ ed ora’. Sì piccolo’ si amore mio’ sei splendido’ non avevo mai provato una simile sensazione’. Mi senti? Amore’ mi senti?’
E come se la sentivo, mi stava mungendo, ed ora, squassata dall’orgasmo che la stava sopraffacendo avvolgeva il mio sesso in un delizioso calore, umido e viscido, la sentivo’
Seguitai, con maggior passione.
‘Si, ma” ti sento’ sei meravigliosa e’.’
La stavo invadendo col mio seme che sprizzava violento dal mio fallo.
” e tu’ ma” mi senti?’
Sculettò con maggior vigore.
‘Si, bello di mamma’ si’. Dai’ sto morendo di piacere”
Eravamo affannati, sudati’
Non so quanto tempo dopo, a fatica, riuscii a staccarmi da lei, a sgusciare da lei.
Si mise supina, con un’espressione incantata nel volto.
‘Vieni dalla mamma Piero’ vieni”
Mi sdraiai su lei, col pisello semiflaccido tra le sue gambe. Sentivo la sua carne, il suo calore, il suo seno, il ventre, il pelo del suo pube. Era meraviglioso, e fui pervaso da una voluttà che non dimenticherò mai.
Alzai un po’ il capo.
‘Lo sai, ma’ che ti chiamano Era, per la tua meravigliosa bellezza?’
Mi sorrise e scosse lievemente il capo.
‘Mi chiamavano, Piero, mi chiamavano, Era veniva venerata come simbolo della santità e della devozione coniugale.’
‘Ma io sono carne della tua carne mamma!’
Annuì con uno strano sorriso sulle labbra.
‘Si, figlio mio, e una gran bella carne!’
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