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Racconti erotici sull'Incesto

Galeotto fu il Gioco della Bottiglia

By 10 Settembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Allora ragazzi!
Questo è il primo racconto di una ventiduenne che si diletta a scrivere, ma che per la prima volta si avventura in questo genere di letteratura.
E’ diviso in due capitoli, il secondo più… intenso, diciamo.
Vorrei tanto ricevere consigli, pareri, critiche… e, perché no? Magari se scappa qualche complimento! Grazie a tutti!

S.

solo.per.gioco@hotmail.it
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Organizzavo quella festa da mesi.
Ero riuscita persino a convincere i miei a lasciarci la casa delle vacanze: una villetta in campagna, un posto niente male per festeggiare il mio compleanno.
Tanto per iniziare, c’era la piscina. Poi, era abbastanza isolata, quindi non ci sarebbe stato nessun vicino a lamentarsi per la musica o per il casino. Per finire, diverse camere da letto ai piani superiori dove gli amici troppo ubriachi per guidare si sarebbero potuti fermare. Distribuii gli inviti: la mia foto in costume da bagno, un bikini bianco che contrastava con la mia abbronzatura di fine estate. La mappa per arrivare e tutto il resto.
La festa si sarebbe svolta il ventotto agosto, ma già dalla settimana prima non stavo più nella pelle. Non avevo ancora la patente, e così costringevo mio fratello, che voleva godersi solo gli ultimi giorni di sole, a fare avanti e indietro tra casa, negozi, supermercati e la villa.

Il ventotto mattina però tutto era perfetto: l’acqua della piscina limpida e cristallina, le sdraio sistemate a bordo piscina, qualche tavolo nel prato e tutto il resto. I miei passarono a controllare la situazione, e solo dopo che se ne furono andati caricammo i frighi con ciò che era più ambito a quelle feste: i superalcoolici. Quando appena dopo pranzo arrivò Claudia, la mia migliore amica, osservò il nostro lavoro complimentandosi “Facciamo invidia ai peggiori bar di Caracas, lo sai vero?”.

Ci facemmo una risata e andammo a fare un tuffo.
Mio fratello arrivò dopo qualche ora. Era andando dal macellaio a ritirare la carne ordinata, e dal panettiere. La festa, infatti, si sarebbe svolta così: i primi ospiti, una quarantina, gli amici più stretti, sarebbe arrivata verso le sei. Una grigliata, e poi verso le dieci sarebbero arrivati tutti gli altri.

Il programma era perfetto: io e Claudia ci saremmo preparate da lì a breve, ma in quel momento eravamo stese a prendere il sole. Mio fratello arrivò di corsa e si buttò a bomba. Naturalmente, ci facemmo la doccia. “Scemo!” fu il mio commento scocciato in sua direzione.

Claudia, invece, mi lancio un’occhiata “certo che tuo fratello è un figo’ o me lo faccio oggi, o mai più!”.
La osservai buttarsi in acqua al suo inseguimento, cercando di ridere e di ignorare la fitta di gelosia che mi aveva stretto lo stomaco alle parole di lei.
Non era la prima volta che osservavo mio fratello con occhi non proprio casti: quando avevo quindici anni e gli ormoni in subbuglio, il mio fratellino appena più che ventenne girava in mutande per casa, infilandosi senza saperlo e senza volerlo – o almeno così credevo – in quasi tutte le fantasie che accompagnavano le mie carezze solitarie.

Mentre loro lottavano in acqua, ripensai alla prima volta che l’avevo visto nudo. Era nella vasca da bagno, in piedi: probabilmente ci era appena entrato, dato che non aveva ancora aperto l’acqua. Aveva dimenticato di chiudere a chiave ed io ero entrata. Mi trovai a mezzo metro da lui, e mi bloccai, fuxia in viso. Evidentemente non era intento a farsi semplicemente la doccia. Mi vergognavo, ma quasi senza accorgermene, il mio sguardo si fermò’ lì. Era il primo che vedevo. Era così’ grande, e sembrava durissimo. Mi ero praticamente imbambolata a fissarlo per qualche secondo, finchè non sentii la sua voce che mi richiamava all’ordine, ironico come sempre “Esci con comodo eh'”.

Me ne andai sbattendo la porta, con un solo pensiero in testa: correre in camera mia, chiudere la porta a chiave e’ fu la prima volta che mi toccai pensando a lui.

Feci scivolare piano la mano lungo i fianchi, volevo fosse una cosa lenta, delicata’ ma non resistevo più.
La mano scivolò in fretta tra le gambe, e mi trovai già bagnata. Bastarono pochi tocchi, una pressione lenta, circolare’ strinsi gli occhi ed in pochi secondi venni. Non mi era mai successo così in fretta’ evidentemente quella visione non mi aveva lasciato indifferente. I sensi di colpa vennero dopo, ma mi convinsi facilmente che, nelle fantasie, non c’era nulla di male’

Ora, che di anni ne aveva ventiquattro, era uscito dalle mie fantasie da un pezzo, sostituito dal ragazzo di turno che si premurava di soddisfare le mie voglie. Per un attimo però mi sentii trasportare indietro nel tempo, e osservai mio fratello con gli occhi di allora. Era sempre più bello: il suo fisico si era delineato maggiormente,ed in costume era uno schianto: alto, moro, con gli occhi verdi e quelle fossette sulle guance che mi facevano morire.
Lui invece sembrava non aver notato i miei cambiamenti: ero cresciuta, ero diventata bella, e ne ero consapevole. All’inizio avevo persino giocato a provocarlo, ma non c’ero mai riuscita: forse semplicemente non lo volevo davvero, era solo un gioco.

“Andiamo!?” urlai quindi verso Claudia, alzandomi in piedi nel momento in cui li vidi un po’ troppo appiccicati. La vidi sbuffare, ma uscì dall’acqua. Del resto era il mio compleanno.
Facemmo la doccia, quindi ci ritrovammo in quella che era la mia camera. Acconciarsi i capelli era inutile, con la piscina a due passi. Li tenni semplicemente sciolti. Infilai il vestito che avevo comprato per l’occasione, Claudia mi truccò e quindi mi ammirai allo specchio a figura intera.
La ragazza che mi restituiva lo sguardo dallo specchio era splendida. I capelli neri, mossi, arrivavano ben oltre le spalle nude. Indosso, un vestito rosso, a tubino. Non aveva spalline, ed era così attillato che decisi di non infilare le mutandine, ne tantomeno il reggiseno: in ogni caso avrei tenuto a disposizione il costume nella casetta della piscina, per quando sarebbe arrivato il momento di fare il bagno. Gli occhi non erano da meno del resto: di un verde intenso, identici a quelli di mio fratello.

“Martì, so’ arrivati gli amici tuoi!”. La voce di mio fratello. Infilai le decolté dai tacchi a spillo, e mi preparai ad accoglierli.

__________

La festa andò benissimo. Ci divertimmo un sacco, e la maggior parte degli ospiti non se ne andò prima delle tre del mattino. Verso le quattro, eravamo rimasti una decina, quelli che avevano deciso di fermarsi. Eravamo stanchi, ma la roba da bere non era ancora finita, quindi decidemmo di giocare. Iniziammo a giocare a Beer Pong: bisogna centrare i bicchieri con una pallina da ping pong, e solo allora si poteva bere.
Il gioco ci stufò in fretta, eravamo troppo ubriachi per un gioco del genere. Quindi, si avvicinò Claudia, con una bottiglia di Vodka alla mente vuota. “beh, giochiamo?”. Non potei fare a meno di notare che fissava Stefano, mio fratello, nel dirlo.
Ci piazzammo in cerchio e stabilimmo le regole: avrei iniziato io, la festeggiata. Ci sarebbero stati vari livelli: bacio, palpata, e dieci minuti chiusi in una camera. La penitenza sarebbe stata scontata con la persona indicata dalla bottiglia, e non sarebbe stato possibile fare due volte la stessa. Come premio, i due avrebbero potuto bere ciò che desideravano. Abbastanza semplice, no?
“Vai Martì, che esco io!”. Era la voce di Marco, un ragazzo della compagnia che mi veniva dietro da sempre.
“Chissà'” Risposi io, aggiungendo poi “Iniziamo Soft’ bacio!”. Girai la bottiglia.. che si fermò esattamente davanti a mio fratello. Sgranai gli occhi e mi guardai in giro, perplessa, aspettando un ‘gira di nuovo’ che però non arrivò. Che codarda’ l’avevo desiderato così tanto, e al momento giusto, non riuscivo a far altro che balbettare “Ehi, è mio fratello, non vale!”.
Lui non si era scomposto, anzi, mi guardava con un sorriso divertito. Era chiaramente il meno brillo di noi, tutti ragazzini ai primi approcci con l’alcool “Eddai Martì, è un gioco, che te frega’ C’ho sete!”.
Mi sentivo tutti gli occhi puntati addosso, non sapevo proprio che dire o cosa fare. E così si avvicino lui. Mi sollevò dolcemente il mento con un tocco della mano, e lo sentii sussurrare “Dai, solo un gioco'”. Chiusi gli occhi e ci baciammo. Gli altri intorno ridevano e contavano i secondi in cui saremmo dovuti stare labbra a labbra. Io, invece, non li sentivo. Era come se dentro di e esplodesse qualcosa: non avevo mai provato niente di simile, baciando qualcuno. Era come se tutto il resto fosse stato un esercitarsi per arrivare a baciare lui. Mio fratelllo. “Quindici! Basta così! Tocca a te girare, Stefano'”. Era la voce di Claudia ad intromettersi in quell’idillio. Sentii mio fratello scostarsi da me, con un secondo di ritardo, quasi anche a lui dispiacesse che tutto finisse lì.
Non riuscii a dir niente. Bevvi quello che lui mi passava direttamente dalla bottiglia, posando le labbra sullo stesso punto dove le aveva posate lui, e quindi vidi con terrore la bottiglia indicare Claudia, che sorrideva trionfante “Bene!”. Non aspetto un istante: gli si piazzò direttamente in braccio, distolsi lo sguardo nel momento in cui vidi la mano di mio fratello infilarsi sotto la sua maglietta. Di sicuro non sarei stata lì a guardare!
Il gioco andò avanti così per un po’. Finii chiusa in camera con Marco e mi lasciai andare, un po’ per la rabbia, un po’ per l’alcool che avevo in corpo. Gli feci una sega così, tanto per fare, e lasciai che lui annaspasse inutilmente e goffamente tra le mie gambe con la sua mano. Probabilmente voleva qualcosa in più, ma io non ne avevo nessuna intenzione, e deve essersene accorto: non solo non sono venuta, ma sono rimasta praticamente asciutta, indifferente. Finimmo il gioco quando mi rifiutai di farmi palpare da Stefano. Non è che la cosa mi disturbasse troppo, a quel punto, ma farlo lì, davanti a tutti’ beh, era troppo.
Lasciammo tutto in giro, e gli ospiti si sistemarono nelle varie stanze. Io entrai nella mia e la chiusi a chiave: non avevo intenzione di condividere con nessuno il mio letto, quella notte. Avevo troppe cose a cui pensare. E una sbornia da smaltire, naturalmente. Mi spogliai, e tornai a guardarmi allo specchio. Tirai su i capelli, legandoli in una coda alta, disordinata, mettendo in mostra il mio collo e le spalle esili. Mi trovavo bella, non potevo farne a meno. Scesi con le mani, fermandomi sul seno. Era piccolo, una seconda, ma tondo e sodo, i capezzoli duri al contatto. Con la destra iniziai a massaggiarne uno, mentre la sinistra scivolava lungo il ventre piatto, fino a giocherellare con il piccolo ciuffo di peli rimasto dopo la depilazione alla brasiliana. Fu in quel momento che sentii qualcuno bussare alla porta. “Martì, apri, so io'”.
sobbalzai, allarmata, nel sentire la voce di mio fratello fuori dalla porta. Infilai una sua maglietta, la prima cosa che mi capitò tra le mani, lunga e larga, nella speranza che lui non si accorgesse che, sotto, non avevo nulla.

Andai ad aprire, e lui si infilò nella stanza, chiudendosi la porta a chiave alle spalle. Indicò con un gesto il muro che divideva la sua stanza dalla mia,poi “Ce s’è piazzata quell’amica tua, Claudia’ certo che è na piovra, non si scollava.” Poi, dopo aver sfilato la maglietta e averla buttata da qualche parte, disse “Dormo qui con te, vabbeh?”. Non potei far altro che annuire, e lo vidi infilarsi a letto con un sospiro soddisfatto.
Mi infilai in bagno, confusa. Avevamo dormito altre volte nello stesso letto, ma quel bacio mi aveva scombussolato, era chiaro. E avevo addosso una voglia insoddisfatta. Sospirai, e mi infilai un perizoma, un paio di pantaloncini ed una cannottiera. Quindi praticamente mi lanciai sul letto.
Eravamo entrambi in silenzio, nessuno dei due riusciva a dormire, e la situazione stava diventando imbarazzante: neanche gli altri, nelle varie stanze, dormivano. Ma non se ne stavano imbambolati come noi, anzi.. erano presi in altre faccende, e potevamo sentirlo chiaramente.
Cambiai posizione, piazzandomi a pancia in sopra, e sentii mio fratello avvicinarsi a me. La sua voce si era abbassata, e di parecchio. Solo un sussurro
“Tu mi devi qualcosa. Prima ti sei tirata indietro, non vale'”.
Sentii la sua mano avvicinarsi, e ridacchiai nervosamente. Non mi mossi, nemmeno quando sentii la sua mano salire lungo il fianco, attraverso la maglietta, risalire fino al mio seno. Non riuscivo a muovere nemmeno un muscolo, trattenevo persino il fiato. Era un tocco delicato, incerto, come se aspettasse un mio gesto per passare a qualcosa di più concreto. Non so se fu l’alcool o la voglia repressa in tutti quegli anni, ma posai la mano sulla sua, come ad incoraggiarlo, prima di cercare le sue labbra. Bastò quello, per scatenare una reazione inaspettata, come se una diga si fosse rotta e la passione nascosta in tutti quegli anni potesse finalmente uscire.
Mi sfilò la canottiera, lasciandola cadere a terra, piazzandosi sopra di me senza aspettare un istante. Sentii le sue labbra sui miei capezzoli. La lingua che li percorreva, e quindi sentii che li succhiava. Sembrava non riuscisse a controllare i suoi gesti concitati, la mano destra che risaliva lungo le mie gambe, fino ad arrivare al centro del mio piacere. Mi sfuggi il primo gemito, che non fece che eccitarlo ancora di più. Mi sfilò i pantaloncini e gli slip, affondando il viso tra le mie gambe.
Lo sentii iniziare a darsi da fare con la lingua, e due dita entrare dentro di me. Gemetti, mentre l’orgasmo montava veloce. L’abbracciai con le gambe, i piedi poggiati sulla sua schiena, le mani che andavano dietro la testa di lui, premendo appena.
Inarcai la schiena, muovendo il bacino per andare incontro alla sua lingua e sentire le sue dita affondare più profondamente dentro di me, tra i miei gemiti sempre più frequenti, più forti. Quindi, urlai, forte. Probabilmente gli altri mi sentirono’ ma nessuno sapeva con certezza chi fosse nella camera con me.
L’orgasmo mi aveva sconquassata. Non riuscivo a ricordare nient’altro di così forte, emozionante. Come se le mie fantasie fossero diventate realtà tutte insieme. Si allontanò da me, e mi contemplò, nuda, per la prima volta. Avevo il viso arrossato, gli occhi lucidi e il respiro pesante per il piacere che ancora non mi aveva abbandonato, ma non volevo perdere tempo: mi sollevai dal materasso, avvicinandomi a lui con foga. Sfilai i suoi pantaloncini, scoprendo così la sua nudità. La contemplai un momento, nella penombra, trattenendo il fiato. Lo osservai, in silenzio, mentre la mano quasi meccanicamente andava a stringersi alla base del suo membro. Era esattamente come lo ricordavo, nonostante l’avessi visto solo di sfuggita. Il più grosso con cui avevo mai avuto a che fare, duro, eretto e fiero. La cappella violacea era sormonta da una piccola goccia, che mi avvicinai per leccare. Lui, capite le mie intenzioni, si sdraio, la testa sul cuscino, ed io mi misi carponi. Iniziai un lento lavoro di lingua, dalla base verso la punta, a goderlo in tutta la sua grandezza. Sentivo il suo sguardo sul mio viso, e sentii la mano che spostava i miei capelli, come a godersi meglio lo spettacolo. Poi sentii una lieve pressione dietro la nuca’ non me lo feci ripetere. Lo presi in bocca, lentamente prima, poi più veloce, cercando di prenderlo in bocca più che potevo. Alzai lo sguardo, lo fissavo mentre seguivo il ritmo che la sua mano mi dettava con le spinte, che via via erano diventate meno delicate. Lui mi guardava. Non distoglieva lo sguardo, nemmeno per un istante, eccitato anche dalla mia visione. Il suo respiro si faceva via via più pesante. Chiusi gli occhi, a quel punto. Sentivo che era quasi al capolinea. Tolse la mano, quasi mi volesse chiedere di smettere, ma io non volevo. Desideravo assaggiare il suo sapore, e continuai, più velocemente, più a fondo. Quindi lo sentii rovesciare nella mia gola un getto potente di sperma caldo, che per un istante mi tolse il fiato. Il suo respiro era rotto, come il mio. Continuai per qualche istante, finchè non fui certa che si fosse svuotato completamente in me. Solo a quel punto mi scostai, cercando di nuovo il suo viso, che trovai stravolto dal piacere. Mi scostai, andando a stendermi al suo fianco. Sentii un sussurro, e la sua testa che si avvicinava a me, che cercava un bacio “avvicinati, piccola…”. Solo questo. Alzai la testa, la baciai… e frastornata, stretta a lui, caddi in un sonno profondo dopo pochi secondi, senza nemmeno un momento per i sensi di colpa.
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Bene! Questo era il secondo capitolo, li ho scritti insieme, ma ho preferito separarli.
Sono indecisa se continuare… che dite?
Pareri, commenti, critiche… tutto a: solo.per.gioco@hotmail.it

Grazie a tutti!
S.

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