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Racconti erotici sull'Incesto

I piedini di mia cugina

By 23 Marzo 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

E’ successo ormai 8 anni fa, entrambi diciottenni in ferie con i genitori in Croazia.
Accampati in un campeggio piccolo e grazioso con i rispettivi camper delle nostre famiglie, io e Francesca, mia cugina, passavamo le giornate al mare fino a quando il sole spariva all’orizzonte fra un bagno, un tuffo, gli immancabili walkman mentre stesi cercavamo di prendere il sole prima di un nuovo tuffo. Ci divertiva spesso spostarci lungo la costa per spiare con discrezione persone che praticavano il nudismo soffermandoci a commentare le proporzioni più diverse dei loro attributi
per noi per lo più tabù. Non era facile camminare scalzi tra quegli scogli appuntiti ed infatti un giorno Francesca inciampando si fece male alla pianta di un piede. Nulla di grave e, passato il dolore, zoppicando leggermente, con il mio aiuto tornammo nella spiaggetta dove erano sistemati anche i nostri genitori che si stavano alzando per andare a pranzo.
Mentre mangiavamo assieme nella veranda i miei ci proposero di fare una gita nel pomeriggio per andare a visitare un santuario ad un’ottantina di km dal campeggio. Viste le nostre facce “entusiaste”, ridendo ci diedero l’alternativa di rimanere in campeggio fino all’ora di cena quando sarebbero passati a prenderci per andare a cena fuori. Finimmo quindi il pranzo e i genitori, prese macchine fotografiche e borse partirono per il pomeriggio culturale.
Normalmente nel primo pomeriggio mentre i nostri facevano un riposino, io e Francesca salivamo in camper a giocare a carte aspettando un paio d’ore prima di tornare al mare. Anche quel pomeriggio, lavati i piatti, salimmo sul suo camper e ci accomodammo come sempre sulla dinette del fondo sui due divanetti uno fronte all’altro con la tavola a dividerci.
Francesca prese le carte e cominciò a mescolarle ma prima di iniziare mi chiese se potevo guardarle la pianta del piede dove la mattina si era fatta male perché le faceva male e le sembrava ci fosse qualcosa che pungeva. Allungò quindi la gamba sotto al tavolo e mi pose il suo piedino sopra le mie gambe. Anche se inizialmente assolutamente indifferente alla sua richiesta come fosse la cosa più normale del mondo, il solo gesto di pormi il suo piede in quel momento scatenò in me una serie di emozioni fortissime che mi fecero perdere il mio normale controllo. La vista del suo bellissimo piedino perfetto nella forma, abbronzato e ben curato mi provocò immediatamente una grossa eccitazione. Con respiro affannato presi in mano il suo piede e cominciai ad osservarlo attentamente. Lei ignara della mia condizione mi sollecitava la mia diagnosi che io tardavo a dare. Sollevai il dubbio che ci fosse un leggero gonfiore e lei subito mi porse l’altro piedino perché potessi confrontare le due piante. Le confermai che mi sembrava tutto a posto e che probabilmente era solo la pelle un pò irritata dal graffio e a rimedio di ciò tentai un timido massaggio delicato allo scopo di alleviarle il dolore. Ma la scena dei suoi due piedini appoggiati praticamente sul mio costune mi provocò una lenta erezione che se in un primo momento sembravo poter controllare, in pochi secondi sfuggì al mio controllo tanto che lo slip si alzò facendo uscire parte del mio pene. Tra me pensavo che fortunatamente il tavolo mi copriva alla sua vista e sarebbe bastato farle mettere giù i piedini perché nell’arco di un paio di minuti le cose tornassero sotto controllo. Ero nel panico e Francesca, accortasi del mio malcelato affanno e del mio evidente rossore mi chiese cosa avessi. Prima ancora di una mia improbabile spiegazione Francesca aveva abbassato la testa sotto al tavolo per vedere cosa stesse succedendo. In quel momento mi mancò il fiato e lei, rialzatasi mi guardò eclamando:”Ma cosa fai? Ma &egrave grossissimo! E’ colpa mia? Sono stata io coi miei piedi? Oh, scusa, ma…..”.
Volevo scomparire e, imbarazzatissimo mi alzai, uscii, corsi nel mio camper, infilai una maglia per coprire gli slip ancora troppo piccoli per contenere la mia eccitazione e corsi ai bagni del campeggio dove, chiusomi in una doccia rimasi fermo a pensare aspettando lo svanire della mia erezione. Non sapevo cosa fare, temevo la reazione di Francesca, mi vergognavo della figura rimediata. Feci una doccia e dopo un quarto d’ora ripresi il controllo di me. Uscii e decisi di fare un giro da solo lungo gli scogli. Non sapevo come gestire il “dopo” e pensavo al ritorno dei nostri genitori e al rapporto con mia cugina. Così facendo passarono le ore e mi vidi costretto a tornare per prepararmi per la cena. Il camper di Francesca era chiuso, segno che anche lei era in preparativi ma possibile segno che forse lei era arrabbiata con me. Mi vestii e andai alla reception aspettando la macchina dei miei. Di Francesca neanche l’ombra e la cosa cominciava a preoccuparmi. Alle sette e mezzo arrivarono i nostri e neanche il tempo di chiedermi dove fosse Francesca che la vidi apparire sul viale d’ingresso splendente, con gonnellina e canotta e, sorpresa inaspettata, infradito con brillantini e smalto pastello ai piedi che già belli al naturale ma oltretutto perfettamente abbronzati già mi stavano mandando di nuovo in eccitazione incontrollabile. La salutai freddo e imbarazzato ma allo stesso tempo affascinato e lei mi sorrise senza dire nulla. La cosa non passò inosservata ai nostri che ci chiesero subito cosa ci fosse che non andava. Io già in panico per la mancanza di una risposta, accolsi con grande sollievo la risposta di Francesca la quale disse che avevamo litigato per motivi stupidi e che lei aveva esagerato un pò ma che a lei era passata mentre io ero il solito musone e che mi si doveva dare tempo. Lessi la cosa come un messaggio di complicità che mi mise sulle spine ancora di più. Guardai Francesca salire in macchina e non potei fare altro che constatare quanto bella e femminile fosse quella sera.
Al ristorante io fui taciturno, impegnato com’ero a mettere in ordine l’orda di pensieri che mi frullavano per la testa. Verso fine della cena, i miei mi dissero che avrei dovuto smollarmi un pò e di farla finita, che eravamo in ferie e che si doveva pensare solo a divertirsi. Francesca, che era seduta di fronte a me, intervenne prontamente dicendo che ci avrebbe pensato lei a sciogliere l’orso (cio&egrave io) appena rientrati in campeggio portandomi come ogni sera a mangiare un gelato in riva al mare. Aggiunse che avevo un carattere troppo musone e che se non me la facevo passare ci avrebbe pensato lei. Mentre terminava la frase mi fissò dritto negli occhi e sentii il suo piedino alzarsi e appoggiarsi tra le mie gambe con una leggera pressione che ebbe il significato dell’ammiccamento più spudorato che si possa immaginare. Come promesso, rientrati in campeggio i genitori ci salutarono per andare a dormire mentre noi andammo in silenzio a prendere un gelato al chiosco della spiaggia che stava per chiudere. Appena pagato il gestore spense le luci e chiuse le serrande. Noi invece ci inoltrammo tra gli scogli in un posto dove c’erano delle pietre lisce comode per sedersi e dove di giorno ci mettevamo spesso a prendere il sole. Appena seduti Francesca mi chiese scusa per l’episodio del pomeriggio poiché pensava di essere stata lei a provocare la mia reazione involontaria e che comprendeva il mio imbarazzo. Io non risposi ma intanto guardavo quanto bella fosse. Improvvisamente però lei mi chiese:”Ma sono i miei piedi che ti eccitano?”. Le risposi che l’avevo sempre considerata una bellissima ragazza ma in quel momento, coccolare i suoi piedi mi aveva mandato fuori di testa. Non avevo finito la frase che lei, di fronte a me, si sfilò l’infradito, alzo la gamba e mi accarezzo la guancia con il suo piedino destro che profumava di essenza di rose. Quella sera avevo dei pantaloni al ginocchio e il gonfiore cominciava a farmi male. Lei dolcemente scese con il piede, mi sfioro le labbra con l’alluce e poi giù fino a prendere il cordino dei miei pantaloncini che si slacciò facilmente. Cominciò così un massaggio delicato sul mio membro che mi mando’ in estasi. Riuscì anche ad abbassarmi gli slip e fu lì che, al contatto del suo piedino con il mio membro non mi controllai e le venni sulle dita del piede in modo violento. Lei rimase sorpresa non aspettandosi questa sensazione di bagnato sul piede. Si fermò per un attimo poi, realizzato cosa fosse successo in quella penombra riprese il lento movimento di massaggio chiedendomi:”Sei venuto? Di già? E’ il tuo sperma quello che sento nel piede? Sono emozionata”. Le dissi di sì scusandomi di non essermi trattenuto ma lei mi disse che avermi provocato una reazione così violenta la lusingava perché voleva dire che i suoi piedini, lei e il suo approccio sensuale erano in grado di fare godere un uomo. Si piegò verso di me e con le dita della mano si passò il piede per sentire la consistenza del liquido che l’aveva bagnata. Poi prese una salvietta umidificata dalla borsa e preso in mano il mio membro iniziò ad asciugarlo con curiosità. La cosa mi diede una nuova erezione violenta che lei in modo sadico decise di ignorare passando ad asciugarsi il piedino. Non sapevo cosa dire, la guardai, le presi il piede che le baciai e ci alzammo per andare a letto.
La mattina mi svegliai e ripensando al giorno prima mi sembrava di avere vissuto un sogno eccitantissimo. Memore dei miei imbarazzi, mi misi il costume ma, per precauzione, ebbi cura di indossare una maglia lunga che coprisse miei eventuali turbamenti ormonali…
Uscii dal camper per fare colazione e Francesca era già sullo sdraio che mi aspettava giocherellando maliziosamente con i suoi piedini. Quella mattina il mare era piatto e mio zio arrivò con il canotto a remi che Francesca gli aveva chiesto di gonfiare perché la portassi a fare un giro. Io sempre lento a capire le cose, pensai alla sfaticata che mi sarebbe toccata ma accolsi con entusiasmo la proposta. Partimmo per la spiaggia, mettemmo il canotto in acqua e salimmo, uno fronte all’altra, per la “gita”. Francesca si rilassò mentre io remavo con un certo impegno per allontanarmi dalla riva. Il canotto era piccolo e le nostre gambe inevitabilmente si incrociavano. Io avevo tenuto la maglietta incerto se dare corda al gioco iniziato la sera prima. Ci pensò Francesca a ricominciare verificando subito la mia “condizione” allungando la gamba e alzando discretamente la mia maglietta con il piede. “Siamo già tesi? Guarda che così rovini gli slip! Dovresti prenderli almeno di due taglie in più…” e scoppiò in una risata. Ormai scoperto e deciso a lasciarmi andare, complice anche la lontananza ormai dalla costa e il riparo del bordo alto del gommone, tolsi la maglia ostentando tutto l’incontenibile gonfiore del mio costume. Francesca per tutta risposta da seduta si abbassò fino a stendersi così da raggiungere con i piedi il mio pube e con mia sorpresa liberandosi del reggiseno del costume. Ero abbagliato, per la prima volta avevo davanti un bellissimo seno messo in mostra per me. Francesca non parlava ma mi fissava dritto negli occhi mentre io ormai remavo senza più sincronia indeciso se ammirare i suoi seni o i suoi meravigliosi piedini che avevano iniziato a stuzzicare il mio membro che aveva messo già da un pò la “testa” fuori dagli slip. Ero in estasi e avrei voluto diventare parte attiva di questo gioco ma dovevo dare agli occhi dei nostri genitori che ci osservavano dalla riva l’impressione della massima normalità per cui dovetti adattarmi al comunque piacevole ruolo passivo in questa situazione. Francesca sorrise e si lasciò andare alle prime confidenze: “Sai, &egrave la prima volta che tocco un uomo, ed &egrave la prima volta che non ho remore a spingermi avanti, a capire, a conoscere, a giocare per il piacere di farlo, ed &egrave perché sei tu, e perché &egrave nato tutto in modo casuale e alla fine spontaneo. Spero che anche per te sia così perché da ieri io ho deciso che ho voglia di trascorrere queste due settimane che ci restano divertendomi’ e terminò la frase con un sorrisetto che diceva tutto. Io cominciavo finalmente a rilassarmi e a trovare spontaneità nei nostri gesti.
Cercai di coordinare i remi per guadagnare un altro centinaio di metri dalla riva mentre Francesca, sciolti gli ultimi freni inibitori esplorava con i suoi piedini tutti i misteri del mio essere uomo. Ormai i miei slip erano del tutto abbassati e il mio membro scoppiava dall’eccitazione. Francesca guardava con interesse le fattezze del mio sesso così grande rispetto a quanto evidenziato i giorni precedenti in situazioni normali dal rilievo del mio costume.
Disse:’Ieri sera mi &egrave piaciuto sentirlo con il piede, ma al buio non sono riuscita a soddisfare tutte le mie curiosità. Mi piace un casino e mi eccita vedere il tuo ‘zizi’ così. E’ bello giocarci. Però voglio farti venire, voglio vedere cosa succede quando hai un orgasmo.’ E così dicendo iniziò a strofinare tra una pianta di un piede e il collo dell’altro il mio glande scoperto portandomi in pochi secondi al massimo del piacere. Venni con degli spasmi violenti e i getti del mio seme raggiunsero Francesca su una gamba e sul suo ventre giusto sull’ombelico. Legato ancora a qualche timido imbarazzo le chiesi subito scusa non rendendomi conto di avere solo che accontentato nel migliore dei modi la sua curiosità di quel momento. Continuò a coccolare il mio membro in progressivo rilassamento con i suoi piedini in parte bagnati dagli ultimi getti del mio orgasmo mentre con la mano andava a saggiare come la sera prima la consistenza del liquido andato a riempirle l’ombelico. Lo osservò attentamente bagnandosi le dita della mano e spargendolo sul suo addome per farlo asciugare velocemente sotto il sole di agosto. D’improvviso ripose l’attenzione sul mio pene ormai ridotto alla metà di pochi minuti prima e sorpresa esclamò:’Che piccolino! Incredibile come cambi di volume così in fretta. Mi eccita l’idea di farti gonfiare in quel modo. Però sai, non &egrave molto bello se ti capita un’erezione in certe situazioni tipo in campeggio con la gente o peggio con i nostri. Come fai se ti succede?’. Ed io: ‘Beh, cerco che non capiti e se capita evito di mettermi proprio in mostra. A volte metto la maglia, a volte in spiaggia resto steso immobile a pancia in giù, in certi casi’dipende!’ E lei:’In certi casi?’ e con un sorriso malizioso ‘Ti fai una pugnetta?’ ‘ ‘No, no’ dico io arrossendo ‘ ‘E invece sì, dai che lo so che voi maschietti avete le vesciche alle mani a forza di pugnette. Quindi come adesso, dopo essere venuto il tuo ‘zizì’ cala e tutto torna a posto?! E per quanto?’. Così dicendo si rimise il reggiseno e alzatasi a sedere si giro di scatto dandomi le spalle così da potersi avvicinare a me senza destare sospetti dalla spiaggia. In ginoccho e fingendo di preparare i remi portò una mano dietro di lei e prese in mano il mio pene cominciando a stuzzicarlo. ‘Ma sei un caso clinico! E’ già tornato enorme!’ mi dice ‘Cosa dobbiamo fare?’ Ed io:’E’ ora di fare un tuffo così ci calmiamo un po’ e ci diamo una sciacquata!’ e così facendo, mi sistemai gli slip e la spinsi di scatto giù dal canotto che rigirai per lavarlo dei miei umori. Le proposi quindi di tornare a nuoto, sapendo che un po’ di sforzo fisico avrebbe calmato la mia eccitazione e avrebbe distratto i miei pensieri.
Tornammo che era ora di pranzo e mio zio ci disse che ci aveva fatto delle belle foto da riva. Francesca mi guardò con un sorriso sornione e mi disse di muovermi che aveva fame e che aveva in mente un sacco di cose da fare quel pomeriggio e i giorni a venire.

Fine della prima parte.

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