Quel pomeriggio fui sicuro che zio Domenico passò le restanti ore della giornata al lavoro con un sorriso sul viso. Avevo fatto del mio meglio del resto. Dal secondo giorno la nostra routine iniziò a definirsi meglio. La mattina lui se ne andava in ufficio mentre io potevo godermi qualche ora in più di sonno ed alzarmi con tutta calma. Ci vedevamo verso l’ora di pranzo per mangiare insieme in qualche ristorante nei pressi del b&b, avevamo poi ancora un’oretta striminzita tutta per noi che usavamo per fare una passeggiata o comunque per passare del tempo insieme, dopodiché lui tornava in ufficio finchè non staccava nel primo pomeriggio. Ci davamo appuntamento vicino il suo ufficio, una volta mi feci anche vedere da lontano da alcuni suoi colleghi, mentre lo aspettavo seduto su una panchina sull’altro lato della strada di fronte al suo ufficio. Non ebbi però, il coraggio di presentarmi nonostante oramai avessi superato quella timidezza e quell’imbarazzo iniziale del farmi vedere in pubblico. Ogni mattina mi vestivo, sistemavo le imbottiture nel reggiseno e mi truccavo con una naturalezza che di giorno in giorno diventava sempre maggiore. Camminavo a testa alta, non avevo più paura degli sguardi altrui.
Ovviamente una città come Pescara non ci offriva molte possibilità di svago, quindi passavamo la maggior parte del nostro tempo insieme, passeggiando sul lungo mare oppure andando a fare qualche giretto nei piccoli paesi dell’entroterra abruzzese, mentre la sera dopo una cenetta in qualche ristorante, ci ritiravamo subito in camera e passavamo le ultime ore della giornata nel letto a fare l’amore. Il sesso era diventato una parte fondamentale delle nostre giornate, nonostante tutto. Non era mai un obbligo o un qualcosa che facevamo “come da copione”, era puro piacere e gioia. Amavo l’idea che dopocena saremmo andati in camera e Domenico mi avrebbe spogliato lentamente lasciandomi solo con il body addosso per poi aprire i bottoni sul mio inguine e prendere il meglio di me. Oramai la nostra intesa era diventata sempre più profonda, non c’era quasi più bisogno nemmeno delle parole. Anche con un semplice sguardo riuscivamo a comunicare, riuscivamo a capirci… Non gli dissi mai esplicitamente quali erano i miei sentimenti verso di lui, anche se credo di averglielo fatto intuire durante quei giorni. Il mio comportamento, i miei modi di fare nei suoi confronti adesso sembrano così ovvi e così scontati anche se in quei giorni per me non lo erano del tutto. La mia timidezza insieme a tutti i sentimenti contrastanti che facevano da sfondo alla nostra storia, come al solito, mi annebbiavano la vista.
Una mattina, dopo aver fatto le ore piccole, mi svegliai insieme a lui. Il suono della sveglia mi colpì senza alcun problema. Lo guardai mentre si preparava. Come al solito dopo il sesso mi ero addormentato con il body ancora slacciato sull’inguine. Ero così stanco che non ero nemmeno andato a darmi una lavata, avevo ancora il tutto rappreso attorno al mio ano che si stava ancora riprendendo dalla notte di passione. Le lenzuola ancora sapevano di sesso. Sistemai la chiusura del body e mi stirai tra le coperte. Domenico mi vide sveglio e mi mandò un bacio mentre mi rannicchiavo per nascondermi dal freddo mattutino.
“Buongiorno cucciola, siamo mattinieri oggi!”.
“Ho sentito la sveglia… che fai esci subito?”.
“Si tesoro, questa mattina devo essere in ufficio con un po’ di anticipo. Faccio colazione al bar qui davanti e poi scappò in ufficio. Ci vediamo alla solita ora comunque. Riposati che ieri sera ti sei stancata parecchio.” mi diede un bacio e mi lasciò sotto le coperte. La porta della stanza si chiuse ed io tornai con la faccia sul cuscino.
Forse rimasi cosciente per qualche minuto ancora, poi tornai a dormire per altre due ore e quando mi alzai mi sembrò di essere rinato. Andai in bagno a lavarmi, l’acqua fresca del bidet che mi lavava i culetto mi fece svegliare del tutto. Come al solito controllai la ricrescita dei peli e poi misi i leggings e la felpa. Tornai a sprofondare sul letto, accesi la televisione sperando di trovare qualcosa di interessante da guardare quando all’improvviso sentì vibrare il telefono. Lessi il messaggio di Monica che mi chiedeva come stava andando la settimana di vacanza. Il fatto che stesse pensando a me mi fece piacere, anziché risponderle la chiamai direttamente, sperando che non fosse occupata. Per fortuna mi rispose subito.
“Amore come va la vacanza?” nonostante il telefono, la sua voce era calda come sempre.
“Va benissimo Monica, è tutto perfetto!”.
“Sono felicissima amore, te lo meriti!” non riuscì a trattenere un sorriso. “E dimmi, che fate di bello tu e Domenico? Dove ti porta? Raccontami tutto che sono curiosissima!”. Le raccontai delle nostre giornate, dei preparativi con i vestiti ed i trucchi, dei pranzi insieme nei ristoranti come una coppia di fidanzati, delle passeggiate all’aperto, delle brevi gite nei paesi nei dintorni. Ovviamente raccontai anche di quel primo pranzo insieme appena arrivati in città. Raccontai degli sguardi delle due vecchie bigotte e dei loro mariti che smaniavano di invidia nei confronti di Domenico e di eccitazione nei miei confronti, lei si fece una bella risata solo ad immaginare quella scena.
“In pubblico come te la cavi tesoro? Hai ancora paura?” mi chiese.
“Bhè dopo quella volta al ristorante devo dire che no, non ho più paura degli sguardi degli altri. All’inizio camminavo spesso a testa bassa, guardavo sempre da una parte o dall’altra per evitare di incrociare gli sguardi degli altri, ma ora non ci penso più… Mi hanno anche vista i colleghi di Domenico, non ci siamo presentati però, insomma io lo stavo aspettando su una panchina dall’altra parte della strada davanti l’ufficio, mi hanno vista da lontano però zio mi ha detto che a loro ha parlato di me come sua nipote. Avevo un po’ di paura però, non avrei saputo che fare se avessero attraversato la strada…”.
“Chissà che brividi amore, brrrr…!” si mise a ridere e poi mi chiese che cosa facevamo la sera, voleva sapere se andavamo in giro a far danni.
“Bhè in realtà non è che usciamo tanto la sera, fa molto freddo sai? Preferiamo rimanere in camera sotto le coperte…” ovviamente le lasciai intendere tutto.
“Porcelloni che non siete altro!” esclamò “Immagino le posizioni che fate…”.
“Oh Monica è fantastico, Domenico si lascia veramente andare, lo sento che non ha freni… è così naturale in questi giorni. Forse l’ultima volta che abbiamo fatto l’amore così sarà stato in quei giorni prima della serata da Daniele. Mi piace tantissimo, non riesco a smettere di desiderarlo! Ogni volta che finiamo crollo sfinita e mi addormento, addirittura spesso succede che dentro di me rimane… insomma hai capito no?” mi resi conto di quanta passione avevo messo in quelle parole, quasi mi sentì in imbarazzo anche se sapevo che a Monica non c’era nulla che potessi tener nascosto.
“Oh si amore capisco benissimo! Non sai che darei per essere lì con te. Vorrei tanto vederti in questi momenti, me li racconti con tanta passione… si sente già solo dalla voce quanto tu sia felice di essere lì.”.
“Anche io vorrei tanto che tu fossi qui Monica, mi piacerebbe fare shopping insieme e magari anche… sai ogni tanto ci penso. Se magari fossi insieme a me e Domenico come quella volta da Daniele… oddio non so che potrei fare!” già avevo davanti la scena, il solo pensiero mi faceva crescere l’erezione e correre un brivido lungo tutta la schiena fino al culetto.
“Amore misà che stai scopando troppo eh!” scoppiammo a ridere insieme. “No dai, scherzi a parte, piacerebbe anche a me mettermi in mezzo a voi due, seria um trio lindo e gostoso!” capii la sua espressione portoghese e mentre mi mordevo il labbro inferiore, le diedi ragione. “Eu sentiria pena da sua linda bundinha!” questa volta non capì e le chiesi cosa avesse detto. “Ho detto che mi dispiacerebbe per il tuo bel culetto amore!” in effetti non potevo darle torto, se ci fosse stata anche lei con noi, tra il cazzo di zio e il suo chissà come mi avrebbero allargato il culetto…
“A dire la verità credo che Domenico me lo abbia aperto parecchio in questi giorni, forse non gli faresti poi tanto male sai…”.
“Ah ma se mi dici così allora devo venire a controllare come sta il mio culetto preferito! Dì a tuo zio che se me lo rovina poi lo rovino io!” adoravo sentirla così protettiva ed affettuosa nei miei confronti. “Ora tesoro scusa ma devo lasciarti, tra poco ho un appuntamento con un cliente e devo prepararmi.” la salutai augurandole buona fortuna, lei mi disse che era un suo cliente abituale, un bellissimo passivo. Era sicura che sarebbe stata una passeggiata visto che oramai, secondo lei, il culo del cliente aveva preso la forma del suo cazzo.
Dopo la telefonata, mi venne voglia di fare due passi, andai in bagno e mi truccai di corsa (questa volta marcai più nettamente gli occhi con la matita nera e misi il classico rossetto rosso), allacciai le scarpe che mi aveva regalato Monica, tirai su la zip del piumino e misi gli occhiali sul naso. All’ingresso del b&b trovai il proprietario, mi salutò e mentre rispondevo al suo saluto, andai in strada sentendo il suo sguardo che mi seguì finchè non si chiuse il portone. Effettivamente avevo messo i leggings push up, probabilmente lo aveva notato. Iniziai a camminare senza una meta precisa, mi lasciai guidare dalla strada. Eravamo appena alla metà della settimana, ancora qualche giorno e poi saremmo dovuti tornare a casa, ma mi sembrava di essere sempre stato lì. Era il fatto di tornare in stanza per poi andare da Domenico che rendeva tutto speciale, o più semplicemente, era il fatto che fossi in vacanza con l’uomo che amavo. Girai nei dintorni del b&b e poi andai verso il corso principale. Incontrai un paio di ragazzi che mi fecero qualche squallida battuta per cercare di approcciarmi, evidentemente avevano capito il mio segreto, ma non gli badai. Dopo un giro per le vetrine feci una sosta in un bar, bevvi una coca cola seduto ad un tavolino e poi con tutta calma, tornai verso il b&b. Mentre camminavo e cercavo una strada alternativa per evitare di incontrare di nuovo quei ragazzi di prima, mi chiamò Domenico.
“Pronto tesoro, sei ancora in stanza?”.
“No zio, sono uscita a fare una passeggiata e ora sto rientrando, tu che fai?”.
“Oh niente, le solite cose. Volevo dirti che oggi riesco a staccare prima del solito. Ti va se dopo pranzo andiamo a farci un giretto? Mi hanno detto che qui vicino c’è un bel paesino dove potremmo visitare una bellissima vigna ed anche la cantina di un’azienda del posto. Che ne pensi?” ovviamente gli risposi di si, avrei fatto qualsiasi cosa con lui. “Perfetto amore! Allora ci vediamo al b&b, pranziamo e poi partiamo. Ci vediamo dopo tesoro mio.” lo salutai ed attaccai.
Appena arrivato in camera, iniziai subito a prepararmi. Misi il body a dolce vita bianco, i jeans neri ed il maglione, poi ritoccai il trucco e misi gli stivali. Mi guardai allo specchio, gli stivali erano fantastici. Camminare con la zeppa era decisamente più comodo rispetto al tacco delle decolletè. Scattai qualche foto e la mandai a Monica, questa volta con quei vestiti mi sentivo davvero a mio agio, più delle altre volte. Mentre ero in bagno per sistemare i capelli sentì la serratura scattare, Domenico rientrò e mi prese da dietro per baciarmi.
“Vedo che la mia nipotina preferita è già pronta per uscire… non vedevi l’ora eh?” le sue mani mi stringevano i fianchi mentre lo sentivo strusciarsi contro il mio culo. Non mi diede nemmeno il tempo di rispondere che iniziò a scostarmi i capelli per mordermi l’orecchio sinistro, senza risparmiare qualche colpo di lingua.
“Non ce la facevo più ad aspettarti..!” mi girai e lo baciai.
“Allora andiamo, che se rimaniamo qui un secondo di più devo spogliarti. Senti già com’è duro…” sentì la sua erezione mentre le sue mani stringevano il mio culetto rinchiuso nei jeans scuri. L’erezione era già bella consistente. Uscimmo di corsa dalla stanza e ci dirigemmo verso il ristorante dove avevamo pranzato il primo giorno. Questa volta gustammo un ottimo spaghetto alle vongole, non proprio un piatto autunnale ma sempre ben gradito. Non toccammo nemmeno un goccio di vino visto che a quanto disse zio, lo avremmo assaggiato durante la visita in vigna. Una volta pagato il conto tornammo salimmo in macchina e andammo dritti verso la nostra meta. Il piccolo paese era ben nascosto in mezzo alle colline abruzzesi che affacciavano sulla costa pescarese. Il paesaggio autunnale era stupendo, per un attimo mi sembrò che ci fossimo persi in mezzo a quelle strade isolate dove non sembrava passare anima viva. Dopo quasi una mezz’ora di curve e salite arrivammo. Il paese sembrava uscito da una cartolina. Passammo per quello che sembrava il centro, con tutte le case costruite in pietra e legno, quasi tutti gli abitanti erano radunati nel bar della piazza. Nessuno sembrò fare caso alla nostra macchina che passava. Seguendo le indicazioni arrivammo dalla parte opposta del paese e scendemmo la collina lasciandoci la costa alle spalle, arrivati in valle vedemmo i primi vigneti finchè i cartelli non ci portarono alla cantina. Parcheggiammo e all’ingresso fummo accolti da una rustica ma bellissima signora di mezza età, il suo forte accento abruzzese mi piaceva, aveva un fascino tutto suo. Domenico disse che eravamo stati mandati lì su consiglio di un collega, bastò fare il suo nome e la signora subito ci trattò come se fossimo di casa. Ci invitò a seguirla e ci fece strada tra le prime stanze dietro il bancone, mostrandoci le selezioni dei loro prodotti e cataloghi.
Mi resi conto che la cantina era molto più grande di quanto sembrasse vista dall’esterno. Dopo una rapida visita nei locali dove si svolgeva l’imbottigliamento, la nostra guida ci portò nel cortile che dava sulla vigna, sotto un grande gazebo che quasi toccava il porticato del casolare avevano fatto preparare il tavolo per la degustazione del vino. La signora ci lasciò in compagnia di un ragazzo che, pensai subito potesse essere il figlio, si presentò e ci spiegò come funzionava una degustazione. Non avevo mai partecipato a qualcosa del genere prima d’ora. Il sommelier aprì le bottiglie, riempì i calici e mentre ce li passò iniziò ad elencare tutte le caratteristiche del vino, gli aromi che avremmo potuto sentire con la prova olfattiva, come avremmo dovuto tenere il bicchiere, ecc. Mi veniva quasi da ridere mentre facevo girare il bicchiere in quel modo, avevo paura di far uscire il vino e sprecarlo in terra. Cercavo di notare le fragranze di cui parlava il sommelier, ma non riuscivo a sentire niente. Assaggiai un paio di sorsi, il vino era ottimo. Mentre il sommelier continuava a parlare, vedemmo tornare la signora di prima con un grosso tagliere pieno di salumi e formaggi. Ci consigliarono diversi abbinamenti da fare con quel vino. La degustazione durò quasi un’ora, assaggiamo in tutto quasi cinque vini, facendo attenzione a non berne troppo per evitare di perdere la sensibilità alle papille gustative (il sommelier si raccomandava ogni volta di non fare sorsi troppo generosi). La signora della cantina si unì a noi e ci aiutò a finire il tagliere. Era tutto squisito.
Quando sul tagliere non rimase più nulla e finimmo di assaggiare l’ultima bottiglia di vino, il sommerier ci accompagnò verso la vigna. Domenico ed io lo seguivamo a breve distanza mano nella mano, mentre lui raccontava delle varietà di uva che avevamo davanti. Appena arrivammo alla fine del viale di cemento, il sommelier ci indicò l’inizio del percorso guidato, una comoda passerella che si snodava tra i vigneti (con mio grande piacere notai che non mi sarei macchiata di terra gli stivali) con un cordolo per evitare di perdersi tra le piante di uva. La nostra guida ci accompagnò per un breve tratto, poi disse che sarebbe dovuta tornare alla cantina per una riunione urgente. “Seguite la passerella, troverete anche alcuni cartelli illustrativi che vi diranno altri dettagli riguardo tutti i dettagli della vigna. Alla fine della passerella c’è l’uscita, non potete sbagliarvi, dovete solo andare dritti!” esclamò prima di salutarci. Aspettai che si fu allontanato e poi con le braccia mi attaccai al collo di Domenico per baciarlo. Ero felice di essere lì con lui, non mi sembrava vero. Iniziammo a camminare lentamente, tenendoci sempre per mano.
“Sai, dopo quel pranzo e quel primo pomeriggio insieme non pensavo che saremmo arrivati fin qui…” mi disse zio.
“Nemmeno io.” risposi mentre mettevo il braccio attorno la sua vita e mi stringevo a lui per godermi quel bellissimo momento. Il sole stava quasi per tramontare e la vigna era un trionfo di colori autunnali meravigliosi.
“Non vorrei rovinare questo bel momento, ma dovrei dirti una cosa…” all’improvviso il cuore iniziò a battermi alla base della gola, quelle parole mi suonarono gravi.
“Dimmi… che c’è?”.
“Lo so che questa settimana sarebbe dovuta essere solo per noi due, ma oggi in ufficio sono venuto a sapere che domani avremmo una riunione importante, probabilmente sarà una rogna che andrà avanti per qualche giorno. Dovranno venire in sede anche Daniele e Giovanni per trattare con alcuni dirigenti. Non ho potuto fare a meno di dirgli che ero qui con te e mi hanno chiesto se dopo il lavoro volevamo vederci a cena. Giovanni mi ha detto che molto probabilmente anche Monica verrà in città per alcuni giorni, sempre per lavoro… Mi sembra che con lei ti sia trovata bene no?” per un secondo rimasi spiazzato, chissà che cosa pensavo dovesse dirmi… “Insomma sarà solo una sera a cena, non so se come l’altra volta, ma sono sicuro che non ci annoieremo.”.
“Davvero ci sarà anche Monica?” la notizia della sua presenza era la più importante di tutte per me.
“Si, così mi hanno detto. Allora va bene? Te la senti?” mi chiese dopo essersi fermato.
“Si, non c’è nessuno problema. Hai ragione, mi piace Monica e l’altra volta con lei mi sono trovata bene. Mi fa piacere rivederla, e poi basta che stiamo insieme..!” gli diedi un altro bacio, restammo per qualche minuto fermi in mezzo alle file di uva che ci nascondevano dal resto del mondo.
“Lo sapevo che ti avrebbe fatto piacere, poi chi lo sa se la serata prenderà una bella piega come l’altra volta…” le sue mani iniziarono a stringere il mio culetto e non resistetti alla tentazione di rendere il suo labbro inferiore. Appena addentai il labbro la sua lingua cercò subito la mia, mi accorsi che zio si guardava intorno per paura che qualcuno potesse vederci nonostante il percorso della vigna fosse deserto.
“Che fai? Perché ti guardi intorno, non c’è nessuno…” sussurrai mentre con la mano toccavo i suoi pantaloni.
“Non si sa mai tesoro…” diede un’ultima occhiata e quando si accertò che non c’era nessuno riprese a baciarmi e palparmi. All’improvviso mi ritrovai contro la corda della passerella, mi resi conto che stavo per inciampare lungo il bordo ma le braccia di Domenico mi tenevano a sé. Mentre lo sentivo toccarmi dappertutto, avvertì la sua erezione. Iniziava a gonfiargli i pantaloni nel migliore dei modi. Mi guardai furtivamente intorno, ancora una volta non c’era nessuno nei paraggi. Istintivamente alzai la corda della passerella ed andai ad accucciarmi in mezzo alle foglie e gli arbusti della vite. Domenico mi guardava quasi stupito, mi bastò uno sguardo per fargli capire cosa avevo in mente e un attimo dopo si stava sbottonando i pantaloni. Si avvicinò a me, coprendomi quasi del tutto, tirando fuori il suo cazzo eretto e bollente. Appena mi si parò davanti il viso aprì la bocca e lo feci sparire dentro di me.
“Oddio… non pensavo bastasse così poco per farti eccitare così tanto!” disse sottovoce mente mi guardava succhiare. “Sei proprio diventata una vera puttanella amore di zio…!” annuì mentre il cuore mi batteva in gola per l’eccitazione e l’ansia di venire scoperti da chissà chi… “Brava amore così… Speriamo non passi nessuno di qua…” continuava a guardarsi intorno mentre succhiavo e massaggiavo le sue palle, diventavo sempre più vorace e muovevo la lingua facendo sparire tutto nella mia bocca. Appena mi staccai per riprendere fiato lo masturbai velocemente e poi ripresi a lavorare con la bocca.
“Oh si amore si…. Continua!” la sua mano mi accarezzava la testa, non riusciva a stare fermo a non guardare da una parte e dall’altra. La paura di venire scoperti era troppo forte, m al tempo stesso sentivo che lo eccitava tantissimo, il suo cazzo era di marmo, sembrava dovesse spezzarsi nella mia bocca ad ogni colpo di lingua. “Si amore…. mmmm oddio eccomi!” all’improvviso lo sentì irrigidirsi e subito dopo gli spruzzi di sperma mi riempirono la bocca, questa volta meno del solito, non fu una sborrata generosa come al solito, colpa del poco tempo passato a caricarlo… Mi resi conto che, comunque, la cosa lo aveva soddisfatto. Appena si fu liberato del tutto, si ricompose chiudendosi i pantaloni e, dopo essersi guardato intorno per l’ennesima volta, mi aiutò ad uscire dalla pianta di vite e a tornare sulla passerella. Mentre cercavo di non sporcarmi troppo gli stivali, con il dito raccoglievo i residui di sperma e saliva ai bordi delle mie labbra, ingoiando tutto. Mi ricomposi in fretta, zio mi passò un fazzoletto per pulirmi le mani e le labbra, ovviamente le mie labbra avevano perso il rossetto e cercai di pulirle nel migliore dei modi sperando che la perdita del colore potesse risultare causa della degustazione del vino e del fantastico tagliere di salumi e formaggi. Continuammo la nostra passeggiata lungo il sentire della vigna finchè non giungemmo all’uscita. Eravamo così eccitati che non fingemmo di guardare nemmeno uno dei tanti cartelli illustrativi del percorso. All’uscita trovammo la signora dell’accoglienza, ci salutò cordialmente. Finsi di sistemarmi gli occhiali sul naso per nascondere i segni del rossetto appena sbavato sulle labbra, sperando che non si accorgesse di nulla.
Mentre tornavamo in città, zio riprese a parlare della cena con Daniele e Giovanni, probabilmente sarebbe stata una cena in un locale, o comunque in pubblico. Già mi immaginavo come sarebbe potuta finire la serata se fossimo stati solo noi cinque al chiuso come la volta scorsa. Iniziai ad andare nel panico perché mi sembrò di non avere nulla di adatto da indossare per l’occasione, sicuramente con Monica avrei trovato una soluzione al problema. Quella sera andammo a mangiare una pizza e, dopo una breve passeggiata andammo a dormire. Vedevo zio molto stanco, quella sveltina nella vigna così di corsa, così promiscua, doveva averlo stancato. In effetti non avevamo mai fatto nulla del genere prima di allora, lo realizzai solo quando, rientrati in stanza, spegnemmo le luci della stanza e chiudemmo gli occhi. Il giorno dopo, come al solito oramai, aprì gli occhi con tutta calma. Zio era già andato al lavoro da un paio d’ore, sul telefono trovai un suo messaggio che mi avvisava che oggi sarebbe rientrato un po’ più tardi del solito a causa della riunione. Gli augurai buon lavoro e gli mandai un bacio. Mi diedi una rinfrescata in bagno, mi vestì di corsa con i soliti leggings e la felpa e poi andai a fare colazione al bar dall’altra parte della strada. Morivo di fame, probabilmente qualcuno mi guardò ma non me ne curai più di tanto, il solo fatto di avere gli occhiali sul naso mi dava quasi un senso di protezione dagli sguardi altrui, come se indossassi una maschera. Mi sedetti ad un tavolino ed aspettai che il cameriere mi portasse il caffè ed il cornetto, arrivò un bel ragazzo con i capelli lunghi raccolti sopra la testa che mi guardò, quasi ammiccandomi, e cercando di attaccare il discorso mi servì la mia colazione. Non gli diedi tanta confidenza, ci pensò il barista a riprenderlo e a richiamarlo di corsa all’interno del locale appena si accorse che stava facendo il provolone con me. Dopo aver finito il cornetto ricevetti una chiamata da Monica, come mi aspettavo, feci finta di essere sorpreso quando mi disse che sarebbe venuta a Pescara con Daniele e Giovanni, ci teneva che suonasse come una sorpresa. “Lavorerò a Pescara per una decina di giorni insieme ad una mia amica, Daniele e Giovanni mi accompagneranno perché sono stati incastrati con il lavoro e dovranno raggiungere tuo zio, però vedrai che nonostante tutto ci divertiremo!” non sapeva che Domenico mi aveva già anticipato tutto.
“Non vedo l’ora che siate qui!” finsi di essere più entusiasta di quanto lo ero in realtà.
“Dovrebbero venire a prendermi tra poco tesoro, credo che tra un paio d’ore saremo lì. Ti mando l’indirizzo della mia amica che mi ospita, credo sia vicino all’ufficio di tuo zio.” più tardi scoprì che aveva ragione. Ci salutammo, finì la mia colazione ed andai a pagare. In cassa trovai il barista che aveva richiamato il cameriere, probabilmente si accorse del mio segreto perché mi guardò proprio come aveva fatto il giovane cameriere prima di lui. Mentre camminavo in strada iniziai a vedere sul telefono quanto ci avrei messo ad arrivare a piedi all’indirizzo di Monica. Non ci avrei messo più di una mezz’ora a piedi. La mattina era ancora giovane, avrei dovuto per forza passare il tempo in qualche modo. Tornai sul corso principale e diedi l’ennesima occhiata alle vetrine. Mi feci coraggio ed entrai in un negozio, camminai distrattamente fino al reparto femminile, tutta la sicurezza che avevo acquisito in quei giorni sembrò vacillare. Sentivo addosso gli sguardi delle altre donne, mi sembrava che tutte mi stessero puntando. Feci finta di guardare un po’ questo e un po’ quello, prima dei pantaloni, poi delle magliette… finchè non capitai davanti la parete dell’intimo. Iniziai a guardare incuriosito dai colori dei completi, la maggior parte erano tutti reggi seni con il push up. La maggior parte della roba era scontata, un motivo in più che mi spinse a guardare meglio tra tutta la roba esposta. Trovai una stampella con un reggiseno ed un tanga viola con dei bordi in pizzo nero. Ovviamente le coppe del reggiseno erano imbottite. Cercai bene tra tutta le stampelle lasciate in disordine dalle clienti, avevo paura che essendo tutta roba scontata avessero lasciato solo le taglie più piccole o le più grandi, invece alla fine trovai la mia. Rimasi con la stampella in mano, feci un grosso respiro e poi mi guardi intorno per cercare la freccia che indicasse dov’erano i camerini, camminai nella direzione indicata il più velocemente possibile, cercando di evitare il contatto visivo con chiunque incontrassi e alla fine trovai un camerino libero. Chiusi la porta alle mie spalle e mi spogliai. Anche solo a vista il reggiseno sembrava adatto a me. Indossai il completo e nonostante avessi sotto il mio intimo, la taglia sembrava perfetta per me. Immaginai come l’imbottitura mi avrebbe valorizzato il seno… mi rivestì subito ed andai alle casse. La commessa mi guardò distrattamente e mise velocemente il completo nella busta di carta. Presi il portafogli e pagai con la carta prepagata di zio. Uscì dal negozio con il cuore che batteva forte, per la prima volta in vita mia ero entrato in un camerino femminile e nessuno si era accorto di niente!
Continuai la mia passeggiata con l’adrenalina in corpo. Non fu facile ingannare il tempo, oramai conoscevo quasi a memoria il centro della città ma alla fine arrivò un messaggio di Monica che mi avvisava che erano appena entrati in città. Iniziai ad incamminarmi verso l’indirizzo che mi aveva mandato, seguendo la strada con il navigatore sul telefono. Arrivai davanti l’ufficio di zio Domenico e mi sedetti sulla panchina dove di solito lo aspettavo quando staccava dal lavoro. Monica mi avvisò che erano arrivati, ancora qualche minuto perché sistemasse i suoi bagagli nella sua stanza e poi andai al suo indirizzo. Era una via con una serie di villette a schiera appena prima del lungomare. Mi aprì la sua amica, un’altra bellissima amazzone dalla carnagione più chiara di Monica e con i capelli rossi. Era decisamente più snella, con meno curve rispetto a Monica, ma era comunque bellissima. Mi accolse sorridente, si presentò come Agata, mi fece entrare e mi chiese se poteva offrirmi qualcosa. A differenza di Monica non era brasiliana, bensì italiana. Più tardi Monica mi palò di lei come di una perla rara nell’ambiente delle escort trans, almeno nella zona, perché a quanto sembrava la maggior parte erano tutte straniere come Monica. Agata rappresentava una specie di esclusiva, per questo avevano deciso di lavorare insieme in determinati periodi dell’anno e per una clientela selezionata e molto, molto facoltosa. Nonostante Agata si dimostrò fin da subito amichevole nei miei confronti, non riuscì a scoprire nient’altro su di lei. Appena provavo a farle qualche domanda si chiudeva subito a riccio e cambiava argomento.
Dopo un caffè di benvenuto, mostrai a Monica il mio nuovo acquisto e lei insistette per vedermelo addosso. Anche Agata fu incuriosita, Monica le aveva parlato di me.
“Per essere così naturale devo dire che sei bellissima Luana.” mi disse appena mi vide con il nuovo completino intimo addosso. “Anche con i tratti mascolini non sei per niente male… Mi auguro per te che con gli anni la tua fisicità non cambi più di tanto, sai la maggior parte delle ragazze prendono gli ormoni per risolvere questo problema…”.
“Oh, bhè io non credo proprio che…. insomma per me questo è un gioco e basta.”.
“Si Agata, la nostra Luana non vuole fare la transizione. Lei è una piccola fata che si trasforma quando serve…” mi fece un occhiolino.
“Ah le fortune tutte agli altri…!” Agata uscì dalla stanza, non capì se stesse scherzando oppure se le mie parole l’avessero fatta arrabbiare. Monica mi tranquillizzò, dicendomi sottovoce che per Agata non era stata facile la transizione e che stava ancora lavorando sodo per lasciarsi alcuni aspetti scomodi del suo trascorso alle spalle. Mi sentì dispiaciuto per lei ma per fortuna ci pensò Monica a risollevare il morale generale. Era quasi ora di pranzo, uscimmo per un aperitivo veloce in un locale che secondo Agata era uno dei migliori della città. Si trattava di un piccolo bistrot appena dietro il lungo mare. Non sembrava avere nulla di speciale in realtà ma sia Agata che Monica ne parlavano benissimo. Il locale aveva praticamente appena aperto, ma Agata sembrava conoscere la proprietaria e per questo ci prepararono subito un tavolo e ci portarono tre spritz. Agata provò a farmi qualche domanda un po’ più “personale” riguardo la mia trasformazione. Monica le aveva accennato qualcosa riguardo la mia vacanza con Domenico ma non le aveva detto nulla della nostra parentela. Ufficialmente Domenico era il mio amante maturo che mi aveva portato in vacanza con lui approfittando della trasferta di lavoro. Avevo conosciuto Monica perché una volta mi aveva portato con lui ad una delle famose “cene tra amici” che facevano con Daniele e Giovanni (come era vero del resto) e da allora eravamo rimaste in contatto. Agata notò il nostro affiatamento, evidenziò anche il fatto che praticamente fossimo vestite quasi allo stesso modo (anche Monica aveva dei leggings sportivi ed una felpa con il piumino). Agata si dimostrò comunque amichevole nonostante quel lieve imbarazzo dovuto alla sua scenata di prima, non sembrava per niente che facesse la escort, insomma era una bellissima donna trans, era super affascinante, erotica… ma non era appariscente come Monica. Dopo averle parlato un po’ di me, Agata si alzò ed andò a parlare con la proprietaria del locale, quando tornò ci disse che ci aveva prenotato un tavolo per quella stessa sera. Monica mi disse che quella sera insieme a Daniele e Giovanni, lei, Domenico ed io saremmo tornati lì per cena. Lei non sarebbe stata dei nostri, aveva altri impegni. Dalla cucina ci portarono un tagliere ed una ricca selezione di fritti misti, quello fu il nostro pranzo. Finito il pasto, Agata ci salutò, dopo pranzo aveva un cliente che l’aspettava. Monica approfittò dell’occasione per chiedermi cosa volessi indossare per la cena e alla fine mi convinse a tornare al b&b per farle vedere i vestiti che avevo scelto insieme a lei e per scegliere insieme il mio outfit. Facemmo una bella passeggiata ed arrivammo al b&b, entrammo in camera e le feci subito vedere il mio armadio.
“Chissà quante cose avrebbe da raccontare questo letto eh…” Monica si sedette sul bordo del letto ridendo. “Lasciamo perdere va! Fammi vedere i nuovi acquisti che sono curiosa.”.
Tirai fuori le cose dall’armadio, una per una le stesi sul letto, Monica guardò tutti i vestiti, i pantaloni, l’intimo, le scarpe (soprattutto gli stivali che avevo preso le piacevano tantissimo) e disse che avevamo proprio scelto bene.
“Questa sera pensavo di mettere i jeans scuri con gli stivali ed il maglione… Oppure dici che non è abbastanza elegante?” chiesi.
“Ma tesoro non ti preoccupare, hai visto il posto com’è… non dobbiamo mica andare ad un matrimonio! Va benissimo, vedrai che sarai perfetta. Però questa sera metti il completino nuovo eh, lo dobbiamo inaugurare!” aveva ragione effettivamente. Restammo in camera a chiacchierare un po’, Monica mi disse che il lavoro ultimamente le andava benissimo, avrebbe potuto anche non venire da Agata, in quel periodo lavorava tanto e guadagnava bene, ma quella loro collaborazione andava vanti da tanto tempo e non volevano deludere i clienti affezionati.
“Abbiamo già una serata programmata, un avvocato ha voluto organizzare l’addio al celibato per un suo amico e ci ha richieste entrambe. Sarà una nottata impegnativa, dovremmo farcene otto…” rimasi stupita da ciò che mi aveva appena detto.
“Ma come otto?! Cioè… ho capito bene?”.
“Si tesoro hai capito bene, verranno in otto a casa di Agata, faremo un piccolo rinfresco e poi sicuramente partirà la festa. Agata ed io ce ne faremo otto tutti insieme, compreso lo sposo e l’avvocato. Credo saranno tutti attivi ma gli daremo filo da torcere. Sono sicura che si stancheranno presto.” provai ad immaginare la scena.
“Oh, credevo che certe cose accadessero solo nei film…” le dissi.
“Tesoro se paghi e conosci le persone giuste puoi fare di tutto. Anche un’orgia da film.” rimasi colpito da quelle parole, ma del resto non potevo darle torto. Provai un sacco di volte ad immaginare Monica in quella situazione, ogni volta che le chiedevo qualche dettaglio in più al riguardo, lei sembrava quasi voler cambiare discorso. Pensai tante volte che molto probabilmente avesse paura che tutte quelle sue storie da escort d’alto livello potessero in qualche modo influenzarmi, non voleva che scegliessi, o se non altro che provassi a scegliere, la sua stessa strada. La chiacchierata che facemmo quella domenica, soli io e lei, bastò per farmi intuire quante luci ed ombre lei si portasse dietro la sua immagine di trans stellata.
Monica cambiò subito discorso, chiedendomi di provare i vestiti per la cena. Non riuscì a dirle di no e mi spogliai subito, in pochi minuti rimasi nudo. Bastò il suo sguardo per far saltare sull’attenti il mio cazzo, con quel principio di erezione appena accennato. Monica mi mangiò con gli occhi e poi mi ordinò di vestirmi subito, altrimenti la situazione sarebbe degenerata. Presi dalla busta di carta il nuovo completino e lo indossai, poi uno dopo l’altro, misi tutto addosso. Allacciai i pantaloni, misi il maglione e gli stivali.
“Wow tesoro!” esclamò Monica mentre mi legavo i capelli cercando di fare una coda di cavallo. “Quasi quasi te li rubo quegli stivali…” si avvicinò e mi aiutò con i capelli, strinse la coda di cavallo e poi tirò fuori le prime due ciocche dal centro della fronte, proprio ai lati della riga di mezzo. Dopo averle rigirate tra le dita disse che così andavo benissimo, mancava solo il trucco. Mi diede un bacio e non resistetti a cercare la sua lingua. Appena se ne accorse mi accarezzò il viso e me la lasciò trovare.
“Non resisti proprio eh..?”.
“No Monica…. Non ce la faccio, ti prego.” la sua mano scese sui miei pantaloni, cercò di aprire la lampo, l’aiutai e la sua mano entrò nelle mie mutandine. Appena lo tirò fuori sentii la sua mano masturbarmi.
“Sai che è proprio un peccato che tu sia così passiva amore… Hai proprio un bel cazzo.” cresceva sempre di più nella sua mano e quando iniziò ad uscire lei si inginocchiò ed iniziò ad aprire la bocca. Riuscivo solo a vedere i suoi occhi che mi fissavano, luminosi e vivi. Quando iniziò a muovere la testa mi accarezzò il pelo sul pube, un leggero solletico. All’improvvisò sentii la lingua muoversi. Monica si accorse che non riuscivo a resisterle e sorrise mentre aveva la bocca occupata. Spingeva la sua testa fino in fondo, sapeva bene quello che stava facendo. Non mi diede tregua finchè le mie gambe non iniziarono a tremare, solo lì si fermò per darmi un po’ di tregua e per riprendere fiato. Il mio cazzo era completamente bagnato e duro. Mise il suo viso sotto il mio scroto e iniziò a leccarmi le palle. Il mio cazzo pulsava dalla voglia, non era abituato.
“Mettiamoci comode tesoro…” mi aiutò a spogliarmi, mi spinse sul letto e mi raggiunse nel mezzo delle gambe. Non riuscivo più a muovermi, Monica mi teneva fermo per le mani mentre con la testa succhiava tutto ciò che poteva nel mezzo delle mie cosce. Iniziai ad ansimare, decisamente Monica era molto più brava di zio Domenico con la bocca… Lasciò le mie mani e prese in bocca le mie palle, mentre iniziò ad accarezzare lentamente la mia cappella bagnata con le mani. Delicatamente lasciava che il palmo corresse su e giù. Non riuscivo a parlare dall’estasi, li brividi di piacere partivano dalla cappella e raggiungevano ogni singolo centimetro del mio corpo. Vedevo la sua mano che stringeva delicatamente il mio cazzo, le sue bellissime unghie rosse si muovevano attorno la mia cappella, si sentiva solo il suono della mano che scorreva umida e bagnata in tutta la stanza. Una dopo l’altra, Monica quasi ingoiò le mie palle, leccandole con cura, finchè non prese a stringere più forte con le sue mani. Sputò per lubrificare ancora una volta e poi riprese senza fermarsi finchè non uscirono le prime gocce di sperma. Velocemente coprì la cappella con la sua bocca e mi lasciò venire dentro di lei. Le labbra strette per non perdere niente e poi si staccò da me lasciando la cappella pulita ed umida. Salì sopra di me, appena il suo viso fu sopra il mio, mi fece un occhiolino e mi baciò. In quel momento tutto lo sperma che aveva in bocca si mescolò insieme alle nostre lingue. Quando fu sicura di non averne più una goccia in bocca mi lasciò.
“Mmmm allora com’è? Delizioso vero amore?” annuì con la bocca ancora piena. “Allora manda giù…” obbedì e ingoiai tutto. La sua mano mi aprì la bocca per controllare che non fosse rimasto nulla. “Che brava che sei Luana!” infilò il suo pollice e lo tirò fuori solo dopo che lo ebbi succhiato per bene. Avrei voluto succhiarla, ricambiare quel bellissimo piacere che mi aveva appena dato…
“Devo tornare a casa tesoro. Ho un sacco di cose da fare prima di iniziare a prepararmi per questa sera…” andò in bagno per rinfrescarsi e poi mi baciò, lasciandomi sul letto con ancora il suo sapore in bocca. “Non vedo l’ora di vederti questa sera..!”.
Mi feci una bella doccia fredda, Monica mi aveva lasciato proprio sul più bello. In quel momento avrei voluto masturbarmi ma sentivo che non sarebbe stata una buona idea, volevo essere in forma per la cena, ci tenevo tanto. Mi sedetti sotto il getto d’acqua e rimasi immobile parecchi minuti, quasi in meditazione. Uscì dopo una mezz’ora abbondante, dopo un nuovo ed accurato passaggio di rasoio su tutto il corpo e dopo aver fatto calmare tutti i bollenti spiriti. Aspettai il rientro di Domenico sul letto, mi feci trovare con solo l’accappatoio addosso. Quando zio Domenico rientrò in stanza, mi salutò e si sedette accanto a me mentre la sua mano correva sotto l’accappatoio per stringere il mio culetto. Il suo pollice trovò subito il mio ano, iniziò a massaggiarlo, premendo contro i bordi.
“Allora tesoro sei pronta per questa sera?”.
“Prontissima, ho già fatto la doccia.” cercavo di rilassare il più possibile lo sfintere, il pollice iniziò ad entrare leggermente anche se con un po’ di attrito.
“Ottimo. Allora vado in doccia anche io così poi possiamo prepararci per uscire. Facciamo un piccolo aperitivo e poi ceniamo tutti insieme ok?” ora il pollice era quasi entrato per metà.
“Si amore, va benissimo.” spinsi appena lo sfintere per aprire di più l’accesso ed ecco che il pollice affondò del tutto. Domenico mi baciò e poi andò in bagno, lasciando il mio buchetto ancora leggermente aperto.
Lo sentii spogliarsi in bagno, poi il getto d’acqua. Mi alzai lentamente, andai verso la porta e lo vidi entrare in doccia. Appena chiuse l’anta di vetro entrai nel bagno, gettai l’accappatoio sul pavimento e senza dirgli niente entrai nella doccia. Abbracciai la sua schiena e mentre tenevo la testa sulla sua spalla, con la lingua corsi fino al collo. Lui si girò e mi prese subito, le mani andarono giù verso il mio culo. Le sue dita continuarono ciò che il pollice aveva iniziato prima finchè non mi girai con il viso rivolto verso l’anta di vetro. Le sue mani mi tenevano fermo e quando lo sentì entrare insieme all’acqua calda avrei voluto non uscire mai più da quella doccia.
(Racconto tratto da una storia vera. I nomi dei personaggi e alcune vicende sono stati modificati per proteggere la privacy dei diretti interessati. Per qualsiasi informazione, suggerimento o domanda potete scrivere a: forbidden.fantasy@outlook.com)



scusa, al quarto sono bloccato!
ti ringrazio, mi fa molto piacere sapere che ti sia piaciuto! il secondo capitolo l'ho completato. nel terzo sono bloccato.…
ne ho scritti altri con altri nick...spero ti piacciano altrettanto.
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Ti ho scritto, mia Musa....attendo Tue...