Quando zia Maddalena tornò a casa, ovviamente, zio ed io incontrammo non pochi problemi nell’organizzare i nostri incontri. Non credevo sarebbe stato così difficile. Le prime settimane dal rientro di zia, rimasi ancora da solo a casa e zio riusciva a passare al volo da me per una sveltina. Quando succedeva, diceva a zia che doveva fermarsi un’ora o due in più al lavoro perché qualche collega era in ferie e mancava il personale, oppure trovava qualche altra scusa credibile. In quei casi correva direttamente da me, io lo aspettavo con addosso solo la vestaglia oppure un body e le infradito con la zeppa di mamma, mi saltava addosso appena gli aprivo la porta di casa. La maggior parte delle volte mi alzava e mi faceva sedere sul tavolo della cucina, oppure mi ci faceva piegare sopra. Dava una rapida leccata al culetto oppure sputava un po’ sulla mano per lubrificarmi e poi lo metteva subito dentro. Dopo avermi stantuffato per bene ed aver quasi raggiunto l’orgasmo mi faceva mettere in ginocchio, mi chiedeva di succhiarlo e di masturbarmi al tempo stesso perché ci teneva che godessi anche io e alla fine veniva esplodendo nella mia bocca (delle volte è successo che siamo venuti insieme). Mandavo giù tutto, con il dito poi ripulivo i miei schizzi e ingoiavo anche la mia sborrata.
Zio mi prendeva così di corsa che riuscivo a sentire tutta la sua eccitazione e la sua forza. Nel complesso il tutto durava una mezz’ora scarsa (a volte anche meno) ma era di un’intensità pazzesca. Lo sentivo veramente esplodere di passione in quei momenti. Quando poi si abbottonava i pantaloni e si preparava per andar via, mi alzavo con il culetto ancora umido, gli davo un bacio e poi lo accompagnavo alla porta. Lui se ne tornava a casa da zia e non lo sentivo più se non per la buonanotte ed il buongiorno, su quello era molto preciso. Aveva iniziato a scrivermi regolarmente (ogni volta cancellava i messaggi per sicurezza, comprese le foto piccanti che gli mandavo ogni tanto) e nei messaggi si riferiva a me sempre al femminile, chiamandomi spesso “patatina di zio”, “cosce d’oro”, “culetto al miele” e altri soprannomi del genere. A primo impatto possono sembrare molto sdolcinati, banali e a tratti volgari lo so, ma a me facevano impazzire. Mi sentivo desiderato, coccolato, protetto, amato… insomma mi piaceva.
Quando poi anche i miei genitori tornarono, fu difficile per me tornare alla solita vita quotidiana. Non potevo più stare vestito per casa con l’intimo di mamma (salvo nelle poche ore sparse della settimana in cui non c’era nessuno in casa) e soprattutto zio non poteva più venire da me dopo il lavoro per la solita sveltina! Questa era la cosa che più mi rattristava.
Iniziammo ad incontrarci sempre più di sfuggita, inoltre io facevo di tutto per essere sempre pulito e curato per zio nel caso in cui mi cercasse all’improvviso. Oramai ci incontravamo una volta a settimana e nei posti più disperati: il garage di zio, la scala anti incendio del mio palazzo (per nostra fortuna la scala era al chiuso, ogni piano aveva la sua porta di accesso e poi la scala finiva nel piano sotterraneo dei garage con una via di fuga verso l’esterno. Fortunatamente, non veniva mai usata ed era perfetta per i nostri incontri) e infine la sua macchina, che usavamo per andare nei posti del quartiere che sapevamo essere perfetti per la “camporella”. La cosa peggiore, per me soprattutto, era che non potevo indossare più di una mutandina e un reggiseno per far piacere a zio, tra l’altro lui m aveva regalato un paio di completi coordinati in pizzo e uno leopardato, molto provocante, da indossare durante i nostri incontri sapendo che oramai le cosa di mia mamma erano sempre più difficili da reperire, anche di nascosto. Lui sembrava essere comunque felice di prendermi e possedermi , anche se non ero femminile come al solito, la cosa mi faceva contento comunque (significava che gli piacevo davvero, anche al maschile). Andammo avanti così per diversi mesi, incontrandoci un po’ qua e un po’ là, amandoci di nascosto. Zio aveva anche preso l’abitudine a venirmi direttamente dentro, saltando il pompino finale, per via del fatto che lui doveva sbrigarsi a tornare a casa. Così me ne tornavo a casa tenendo il culetto stretto, cercando di comprimere il mio ano il più possibile per non far scappare tutta la sborra che zio aveva scaricato dentro di me. Quella sensazione di brivido dovuto al fatto che rischiavo di perdere tutto nelle mutande e che qualcuno potesse notarlo rendeva tutto ancora più eccitante, correvo diretto a casa stringendo il culetto, mi chiudevo in camera, tiravo fuori da un cassetto della scrivania un bicchiere che avevo sottratto dalla cucina e dopo essermi abbassato i pantaloni cercavo di far colare tutto quello che il mio culetto stava trattenendo duramente direttamente nel bicchiere. Dopo aver fatto uscire tutto quello che potevo, alzavo il bicchiere e bevevo il mio cocktail d’amore fatto con lo sperma di zio e i miei succhi anali.
“Sai una cosa zio? Quando ritorno a casa dopo che ci siamo visti, mi chiudo in camera e tutto quello che ho trattenuto nel mio culo lo faccio schizzare in un bicchiere per poi berlo…” gli dissi una volta mentre mi prendeva da dietro su una rampa della scala anti incendio. Lui tutto preso dalla foga iniziò a scoparmi più forte, arrivando a stuzzicare la mia prostata ancora di più, facendomi colare come un rubinetto che perde, finchè non esplose in un orgasmo fortissimo pieno di grugniti e versi liberatori. Quella schizzata che mi aveva lasciato dentro sarebbe stata difficile da trattenere ma avrei fatto del mio meglio.
“Certo che hai proprio una bella fantasia tesoro mio, tu si che sai come eccitare un uomo!” disse mentre si ricomponeva e si tirava su i pantaloni.
“Ma zio io dicevo sul serio… Lo faccio davvero!” risposi. Cercavo di rimettermi le mutandine e di non far scappare nulla dal culetto. Zio sembrava incredulo, mi tirò a sé e mi baciò stringendo le sue mani attorno al mio culo. “Dopo ti manderò un video allora… così mi crederai.”.
“Va bene culetto al miele. Aspetterò tue notizie allora!” mi rispose tenendo sempre la sua mano sul mio culo.
Quando tornai a casa mi chiusi subito in camera, stringendo al massimo il culetto presi il bicchiere e mi misi in posizione. Con il telefono iniziai a registrare tutto, la fotocamera era puntata dritta sul bicchiere mentre me ne stavo accovacciato mezzo nudo, con una mano tenevo il telefono, con l’altra spostai le mutandine di pizzo e cercai di tenere il culo aperto abbastanza per far vedere la colata. Iniziai a rilassare i muscoli ed ecco che lo sperma di zio colò dritto nel bicchiere. Un po’ di pressione e lentamente uscì tutto, insieme a parecchia aria dovuta al suo stantuffare perpetuo e violento. Quella sensazione di freddo all’ano mi piaceva sempre di più, cascate le ultime gocce e dopo aver mollato la presa sul cazzo per pulire per bene il buco con le dita, afferrai il bicchiere e sempre tenendo il telefono in mano, mi filmai mentre in un solo sorso svuotavo il bicchiere dritto in gola. Riguardai il video. Tutto in appena due minuti. Ero stato anche bravo a non far tremare troppo l’inquadratura e a riprendermi appena la bocca, esagerando a far vedere non più della metà del viso mentre bevevo dal bicchiere. Diedi due colpi di lingua per pulire gli avanzi nel bicchiere e mandai il video a zio Domenico.
“Come ti avevo promesso. Così mi crederai….”
Premetti il tasto invio e in pochi secondi il video era andato. Speravo che avrebbe risposto subito. Mi spoglia di corsa, tolsi le mutandine e il reggiseno e le nascosi insieme al resto dell’intimo che mi aveva regalato zio (tenevo tutto in un piccolo zainetto che nascondevo in fondo all’armadio in camera mia). Misi la tuta da casa e andai in bagno a lavarmi. Come sempre usai il sapone intimo di mia mamma, alla fragola. Mi piaceva pensare che zio potesse sentire la fragola quando mi prendeva e mi leccava. Forse è per quello che mi chiamava “culetto al miele”, perché magari sentiva il dolce della fragola, o almeno mi piace pensare che fosse così.
Tornato in camera notai che zio mi aveva risposto, era stato più rapido del previsto:
“Non ci posso credere, sei proprio speciale tesoro mio!”
Gli risposi con una serie di cuori. Sentirlo dire che ero speciale non aveva prezzo. Mi buttai sul letto, pensando e ripensando continuamente al nostro incontro di poco fa e alla sua risposta, venni interrotto da mia madre che mi chiamava per dirmi che la cena era pronta. Oramai quasi non sentivo più alcun fastidio al culetto e quindi riuscivo a star seduto senza fare troppi capricci. Durante la cena i miei mi chiesero se avessi trovato qualche lavoretto, come facevo di solito, visto che non avevo intenzione di proseguire gli studi. Effettivamente avevo trovato un posto come cameriere in un bistrot non troppo lontano da casa, un lavoro part-time con orari flessibili e tutto sommato ben pagato. Lo usai per giustificare il fatto che spesso uscivo di casa all’improvviso oppure che spesso tardavo nel tornare a casa, il vero motivo ovviamente erano gli incontri segreti con zio Domenico. Mia madre non sembrò molto felice dell’orario flessibile, anzi, non la convinceva proprio la cosa, sosteneva che facendo così avrei preso la brutta abitudine di regalargli il mio tempo senza che venisse retribuito in maniera corretta e giusta.
“Ma no Luana, vedrai che lo capirà da solo se e quando gli chiederanno troppo. Del resto deve iniziare da qualche parte, sta entrando nel mondo del lavoro, è anche giusto che ci sbatta un po’ il muso alla fine…” la tranquillizzò mio padre. Lei annuì musona, ma alla fine sembrò concordare con mio padre.
Finita la cena aiutai mamma a sparecchiare, papà andò a sdraiarsi sul divano, stanco dalla giornata di lavoro come al solito, mentre mamma si mise a lavare i piatti. Dissi che ero stanco anche io e che andavo a mettermi sotto le coperte, mamma mi salutò con un bacio sulla guancia, l’abbracciai e ricambiai il bacio. Tornato in camera andai subito a mettermi sotto le coperte. L’autunno era alle porte e iniziava a fare decisamente più freddo la sera. Dopo aver spento la luce ed essermi coperto sentì vibrare il telefono, era un messaggio di zio:
“Domani potrei avere delle belle novità, per ora non posso dirti nulla. Buonanotte tesoro mio.”
Novità? Che voleva dire? La curiosità iniziò a crescere sempre di più…
Risposi alla buonanotte con i soliti cuori e baci che usavo sempre con lui, sicuro che avrebbe poi cancellato la nostra chat per precauzione. Misi il telefono sul comodino e da solo, al buio, cercavo di tenere a bada la curiosità che si faceva sempre più forte in me. Che cosa mi avrebbe detto domani? Forse riguardava noi due? Sicuramente era qualcosa riguardo noi due, altrimenti non me lo avrebbe detto così, pensai. Nella mia testa presero forma centinaia di ipotesi riguardo alle “belle novità” che mi aspettavano l’indomani, sentivo il cuore battere a mille, mi giravo e rigiravo in continuazione nel letto cercando di non pensarci ma l’unico risultato fu un’erezione improvvisa. La mia mente già era partita con l’immaginare le più oscene fantasie riguardo noi due ed ovviamente il mio cazzo aveva risposto subito svegliandosi e mettendosi sull’attenti. Il cuore non smetteva di battere, guardai l’ora sul telefono: erano le undici e mezza. Mi stavo rigirando senza sosta da quasi un’ora e mezza, capì che continuando così non avrei mai chiuso occhio. Presi il telefono e iniziai a scorrere sui social cercando di distrarmi, sperando che il sonno avrebbe avuto la meglio ma dopo venti minuti ci rinunciai. Il pensiero di zio Domenico e delle sue novità non mi lasciava. Aprì la galleria e guardai ancora il video che gli avevo mandato appena tornato a casa. La fotocamera aveva ripreso bene il momento in cui o sperma colava nel bicchiere, non più denso ma liquido e trasparente, quasi sembrava acqua. Lo facevo ripartire in continuazione, tutto ciò di certo non serviva a calmare i miei bollenti spiriti, anzi…
Con la mano scesi nelle mutande, il cazzo era duro e bollente, lo sentivo pulsare. Abbassai velocemente i pantaloni del pigiama e lo tirai fuori. Lo accarezzavo e ogni tanto con la mano lo scappellavo mentre per l’ennesima volta vedevo il video che avevo fatto per zio. Iniziai a masturbarmi, sempre più velocemente, il piacere iniziava a salire, ne volevo ancora. Dopo aver visto il video per la centesima volta, mi alzai cercando di non fare rumore e silenziosamente andai a prendere dal fondo dell’armadio il mio zainetto segreto aiutandomi con la torcia del telefono. Tirai fuori il due pezzi leopardato, mi spogliai velocemente cercando sempre di non fare rumore, indossai le mutandine e misi su il reggiseno. Dopo aver sistemato le spalline e fatto scivolare lateralmente fuori il mio cazzo duro, tornai sul letto. Me ne stavo sdraiato a gambe aperte e con una mano facevo su e giù per darmi piacere. Che voglia che avevo in quel momento, ero sicuro che se zio Domenico fosse stato lì con me, sarebbe subito venuto tra le mie gambe per darsi da fare, mi avrebbe leccato le palle, il pisellino e avrebbe stuzzicato il buchetto come faceva sempre. Al solo pensiero diventavo sempre più duro e il movimento della mano diventa sempre più veloce. Con la mano libera, andai dentro il reggiseno e mi toccai i capezzoli. Continuavo a vedere l’immagine di zio che giocava con me, che mi preparava per prenderlo dentro di me come faceva sempre. Presi il telefono e andai a recuperare una pagina che avevo salvato, un bellissimo porno in cui una travestita mora in gonnellina scozzese e sandali si dava da fare con un bel maturo con un cazzo largo e tozzo. Ogni volta che vedevo quel video ripensavo sempre a me e zio, sentivo che, in un certo senso, i protagonisti di quel breve video potevamo essere noi due. La mora si dava da fare facendo sparire il cazzo nella sua bocca, facendolo entrare tutto anche se era molto largo, dimostrando di avere veramente fame (proprio come me in quel momento). Il bel maturo le accarezzava i capelli e il viso, lei sorrideva. Dopo qualche minuto passato a succhiarlo, la mora si alzava e si metteva seduta su quel cazzo dritto e duro, con la mano cercava di farlo entrare ed ecco che in pochi secondi iniziava a cavalcarlo. Anche lei aveva un pisellino duro, un po’ come il mio ma decisamente più piccolo e grazioso, che però saltava fuori da sotto la mini gonna. Si muoveva a ritmo, sapeva come fare e il suo bel maturo le prendeva i fianchi per accompagnare meglio i movimenti, poi all’improvviso le prendeva in mano il cazzetto, iniziava a masturbarla finchè non veniva riempiendogli la mano di sperma. Lei godeva e godeva… Intanto il maturo continuava ad accompagnare i movimenti finchè non esplose anche lui, dritto dentro il culetto della mora. Tutti e due avevano una faccia serena, felice per l’orgasmo che avevano avuto. Io intanto, dopo essermi gustato la scena, iniziai a muovere la mano sempre più veloce finchè non iniziai a sentire le contrazioni. C’ero quasi, mancava poco. Non rallentai, passai la lingua sulle mie labbra e le schiusi appena, immaginando che fosse zio Domenico lì con me, pronto ad esplodere. Istintivamente aprì la bocca, anche se non c’era nessuno davanti a me, mentre continuavo senza sosta. Partì il primo schizzo. Forte e veloce, poi subito un altro, poi un altro e un altro ancora. Ecco che in pochi secondi il mio pancino era coperto di schizzi di sperma, denso e bollente. La cappella che formicolava tutta dal piacere e io che mi contorcevo. Era la prima volta che venivo così, senza nessuno che mi stimolasse dal culetto. La cosa fu… strana, in un certo senso.
Lentamente, con il dito, andai a prendere goccia dopo goccia tutto lo sperma che avevo addosso (come oramai voleva l’abitudine) leccando le dita finchè non fossero completamente pulite. Rimasi immobile, quasi con il fiatone. Dopo aver ripreso fiato, mi alzai e sempre silenziosamente mi tolsi il due pezzi leopardato per rimetterlo a posto. Rimisi il pigiama e tornai sotto le coperte. In pochi minuti, chiusi gli occhi, stanco ed esausto.
Mi svegliai il mattino seguente, erano le nove. Trovai un messaggio di mamma che mi avvisava che era rimasto un po’ di caffè per la colazione ma nessun messaggio da parte di zio Domenico, lo trovai un po’ strano. Mi mandava tutti i giorni il buongiorno appena usciva per andare a lavoro.
Lentamente mi alzai e andai in cucina, versai il caffè nella tazza, vuotai la bottiglia del latte e inzuppai i soliti biscotti. Accesi la televisione e guardai le notizie del mattino. Dopo la colazione andai a lavarmi i denti, notai un po’ di ricrescita della barba, istintivamente, diedi una controllata generale al mio corpo e dopo essermi rasato in viso, feci lo stesso con le gambe, il petto e il mio ano, anche loro purtroppo vittime della ricrescita. Oramai iniziava a diventare un’abitudine. Dopo che il mio corpo tornò liscio e pulito, mi vestì e mi preparai per uscire. Scrissi a mamma che sarei andato a comprare il latte che era finito e mandai il buongiorno a zio. Mi domandavo come mai ancora non mi avesse scritto, mi dissi che sicuramente era a lavoro e aveva da fare. Arrivai al centro commerciale, camminando tra i corridoi, passai davanti Calzedonia, in vetrina c’erano in esposizione i manichini con gli ultimi modelli di calze della nuova collezione. Erano stupendi, avrei tanto voluto comprarne uno ma non avevo di certo il coraggio di entrare lì dentro e comprare delle calze, chissà che avrebbero pensato di me le commesse e tutti gli altri clienti… a malincuore andai avanti e passai il negozio. Ero quasi arrivato al supermercato quando incrociai Decathlon, all’ingresso c’era un manichino femminile con alcuni indumenti invernali da corsa, tra cui dei leggins neri. Improvvisamente mi si accese la lampadina. Entrai e facendo finta di guardarmi intorno, arrivai al reparto fitness e palestra. Fingevo di curiosare, guardando qua e là,finchè non capitai nel reparto da donna. Cercai tra le varie felpe e canottiere varie finchè non trovai l’appendi abiti con i leggins. In quel momento nella corsia non c’era nessuno, iniziai a scorrere tra le stampelle, ne presi una e guardai i leggins, sembravano più o meno della mia misura. Ne trovai un altro paio della stessa taglia, però con l’etichetta “push up effect”, li misi entrambi sotto braccio e andai diretto alle cabine prova, ne trovai una libera ed entrai. Mi tolsi subito scarpe e pantaloni e misi il primo paio di leggins, mi stavano bene, sentivo che tiravano leggermente in vita ma non erano tanto diversi da un paio di collant, sicuramente si sarebbero allentati un po’. Provai i movimenti e tutto sommato erano comodi, mi guardai allo specchio del camerino, non mi stavano poi così male anche se i fianchi uscivano un pochino e la pancia non era proprio contenuta. Provai quelli push up, anche loro entrarono senza fatica e mentre mi guardavo allo specchio facendo i movimenti di prova notai come mi valorizzavano il culetto, tirandolo su e gonfiandolo per bene. Mi facevano il culo bello grosso, mi piacevano proprio! Approfittai del momento, provai qualche posa, immaginai di avere un paio di sandali o di decolletè. Mi tolsi la felpa, presi la maglietta e la alzai per poi tirare la vita e fare un nodo laterale, lasciando scoperta la pancia e coperto il seno. Tirai su l’elastico della vita, cercando di metter dentro un po’ di pancia. Contenevano abbastanza bene e non stavo tanto male così. Mi chiesi che cosa ne avesse pensato zio se mi avesse visto in quel momento. Mi sciolsi i capelli (oramai erano cresciuti abbastanza per poterli raccogliere in un piccolo codino) e li sistemai come facevo sempre con la riga da un lato. Presi il telefono e mi scattai qualche foto, mettendomi in posa, sorridente. Dopo aver finito, mi tolsi e leggins e mi rivestì. Uscì dal camerino, decisi di comprare tutti e due i modelli. Andai verso le casse, sperando che quelle automatiche fossero libere, camminavo di corsa per paura che qualcuno potesse accorgersi che avessi dei leggins da donna in mano. Trovai una cassa libera, scansionai al volo gli articoli, pagai con il bancomat e imbustai il tutto, andando poi verso l’uscita. Mentre tornavo verso il supermercato mi misi in un angolo, scattai una foto alla busta e mentre guardavo le foto scattate nel camerino, ne scelsi un paio. Le inviai tutte e tre a zio Domenico, dicendogli che avevo fatto shopping.
Mentre ero nel supermercato davanti al frigo del latte sentì la vibrazione. Presi il telefono e vidi la risposta di zio Domenico:
“Buongiorno tesoro mio, scusa ma oggi sono molto impegnato. Sei stupenda come al solito! Oggi vediamoci al solito posto, così mi fai vedere bene cosa hai comprato, non vedo l’ora.”
Tutto sorridente presi la bottiglia del latte e andai in cassa a pagare.
Mentre stavo tornando a casa squillò il telefono. Era zio. Risposi immediatamente.
“Pronto? Ciao zio!”.
“Ciao tesoro mio, sono in pausa adesso, volevo sentirti al volo…” disse.
“Hai visto le foto?” gli chiesi.
“Certo che le ho viste, stai benissimo così…” sentivo che parlava quasi sottovoce, forse per non farsi sentire. “Ascolta, io oggi tornerò a casa per le sette ma ho già detto a tua zia che qui al lavoro c’è parecchio casino e farò tardi. Così dovrei aver guadagnato un’oretta. Tu che fai oggi, lavori?” mi chiese.
“Si zio, ho il turno a pranzo, ma stasera posso farcela, dirò ai miei che vado a fare un aperitivo con gli amici e tornerò per cena. Metterò i leggins nuovi…” gli risposi. “Ma invece senti un po’, di che novità parlavi ieri?”.
“Bene cucciola mia, non vedo l’ora! Stasera ti dirò tutto tranquilla, abbi pazienza. Ora però devo tornare al lavoro, ci sentiamo più tardi, ti scrivo quando sono al solito posto così mi raggiungi. A dopo tesoro mio!” lo salutai ed attaccai. Tornai a casa, misi il latte in frigo e i leggins nello zainetto segreto insieme ai regali di zio. Più tardi andai al lavoro, il turno passò abbastanza in fretta, c’era parecchia gente a pranzo e non stetti fermo un attimo. Arrivata la fine del turno andai via salutando gli altri colleghi. Tornai a casa, mamma era tornata prima di me. La salutai con il solito abbraccio. Le dissi che andavo a farmi una doccia e che più tardi sarei uscito per l’aperitivo. Sotto la doccia non riuscivo a smettere di pensare a cosa mi avrebbe detto zio. Finì con masturbarmi ancora una volta, una mano correva velocissima (essendo bagnata poi…) mentre l’altra teneva il doccino fisso sul mio buchetto, mentre sparava un getto di acqua tiepida. Le vibrazioni del doccino e il calore facevano rilassare sempre di più il mio sfintere che si apriva lentamente lasciando entrare l’acqua nel culetto. Il getto era davvero stimolante anche se non raggiungeva la prostata, il solo pensiero di qualcosa che entrasse dentro mi eccitava, infatti in pochi minuti gli schizzi di sperma andarono a finire dritti nello scarico della doccia insieme all’acqua. Rimisi il doccino sul gancio, con entrambe le mani andai a controllare il mio ano, lo sentivo caldo. Allargai il culo e poi con le dita provai ad entrare, ne infilai tre in tutto, la cosa mi rendeva quasi soddisfatto.
Finita la doccia feci un altro clistere, oramai iniziavo a farli periodicamente, era diventata un’altra abitudine. Dopo essermi pulito mi asciugai e controllai l’ora, mancava ancora tanto all’appuntamento. Ingannai il tempo finchè non sentì la vibrazione del telefono, era zio. Andai subito a vestirmi, misi il solito due pezzi leopardato e i leggins push up, nascosti ovviamente dai classici jeans. Dissi a mamma che mi aspettavano gli amici per l’aperitivo, uscì di corsa e andai dritto alla scala anti incendio. Andai al solito posto, zio mi scrisse che sarebbe arrivato a breve. Di corsa mi tolsi i jeans e li piegai mettendoli in un angolo, mi legai la maglietta come avevo fatto nel camerino e mi sistemai i capelli al volo per essere come nelle foto che avevo mandato a zio. Dopo pochi minuti sentì i suoi passi.
“Wow tesoro mio…. Sei deliziosa!” disse mentre mi abbracciava.
“Grazie zio, allora ti piace davvero il mio nuovo acquisto?” gli chiesi mentre giravo su me stesso per farmi guardare meglio.
“Si tesoro, mi piace tantissimo. Se non ti conoscessi e ti vedessi di sfuggita direi che sei proprio una bella ragazza. E guarda che bel culetto ha questa ragazza…!” mi diede una sculacciata.
“Li ho presi apposta, sono push up e mi valorizzano il culetto…” gli risposi.
“Hai fatto benissimo tesoro mio! Inizia a metterli più spesso.” mi prese a lui e in un attimo la sua lingua era intrecciata alla mia.
Già sentivo la sua erezione e credo che lui sentisse la mia che stava montando, la sua mano mi strinse il culo e poi arrivò davanti. Con la mano prendeva in pieno la sagoma che si era formata sul mio pube.
“Ora girati tesoro dai….” mi spinse contro il muro. Sentivo le sue mani che impastavano il mio culo, i leggins lo facevano più grande e sodo, poco dopo arrivò la sua bocca. Sentì alcuni morsi, mi girai e vidi la sua testa che sprofondava tra le mie chiappe. Dopo averlo baciato, abbassò i leggins e si trovò solo le mutandine come unisco ostacolo tra lui e il mio amato culetto. Le mani strinsero ancora, sentivo la lingua sulle chiappe e all’improvviso un dito si fece strada nel mezzo, scansando leggermente le mutandine e poi arrivò la lingua. Mentre leccava, le mani finirono di abbassare i leggins. Quando mi ebbe bagnato per bene, fece scivolare fuori tra le mie cosce il mio cazzo oramai eretto, diede una bella leccata anche a quello facendomi trattenere dall’ansimare dal piacere. Si alzò, sentì i pantaloni sbottonarsi e subito dopo il suo bel cazzo era già appoggiato sul mio ano, strusciandosi per raccogliere la saliva, bastò poco a farlo scivolare dentro. Il piacere di quella sensazione mi prese subito, iniziò a muoversi, con pochi colpi già entrava e usciva senza problemi, tutto bagnato. Mentre mi prendeva, una mano mi arrivò al collo, mi tirò a lui e la sua lingua mi arrivò prima sull’orecchio e poi in bocca. La mano teneva ferma la mia testa mentre mi baciava e intanto l’altra era scesa in basso per iniziare a masturbarmi. Io sorridevo e ansimavo. Ci teneva che godessi anche io al meglio delle possibilità. Sentì subito il formicolio e le prime contrazioni, zio mi stava facendo godere per bene, mentre la sua lingua si muoveva tra la mia bocca, il collo e l’orecchio. Mollò la presa dal collo e con un movimento rapido mi prese un braccio, fermandolo dietro la schiena, fece lo stesso con l’altra mano. Mi dispiaceva che aveva mollato la presa sul mio pisellino, sentivo che iniziavo già a far uscire le prime gocce di pre sperma. Tenendomi le braccia serrate dietro la schiena prese ad accelerare il ritmo, muovendosi più veloce e facendomi sentire le sue palle che sbattevano contro le mie. Spingeva forte e arrivava fino in fondo, fino alla prostata. Iniziai a sentire il piacere totale, oltre ai suoi soffocati versi di godimento. Ci volle poco perché sentissi quella scarica di piacere che dal ventre saliva su per tutto il corpo fino al petto.
“Ci sei vero tesoro mio?” mi chiese.
“Si…. si zio si…. Non ti fermare ti prego…!” risposi ansimante e con la voce che tremava.
“Bene tesoro…” la sua mano tornò sul mio cazzo e iniziò a muoversi, strusciandosi sulla cappella sempre più pulsante di piacere. “Come sei bagnata piccola mia, misà che oggi farai una bel lago…” riprese a masturbarmi.
“Ah… Zio si ti prego… Non smettere! Non…” fu un attimo e colò tutto per terra. Sentivo lo sperma che lentamente veniva fuori.
Lento.
Denso.
Caldo.
Fluiva senza interruzione e andava per terra. Avrei voluto non andasse sprecato, ma quel piacere era troppo forte per farmene preoccupare.
“Oh….Oh si zio si….” continuavo a gemere. Lui si staccò di colpo.
“Inginocchiati ora…” mi spinse verso il basso e subito il suo cazzo entrò nella mia bocca. Ancora mi stavo riprendendo quando mi accorsi che zio si stava masturbando mentre cercava di infilarlo tutto nella mia bocca, lo accolsi con i soliti movimenti di lingua e in pochi secondi esplose tutto il suo sperma. Sentivo la bocca riempirsi, guardavo zio negli occhi e vedevo il suo piacere. Quando ebbe finito uscì lentamente, io aprì appena la bocca e gli feci vedere il coagulo bianco sulla mia lingua, tenendo una mano sotto il mento nel caso in cui tutto quel ben di Dio cascasse a terra. Non avrei sprecato altro sperma, soprattutto se era di zio Domenico. Chiusi la bocca e deglutì, tutto sparì in gola. Mostrai la bocca aperta e vuota a zio , sorridendo. Lui si chinò e mi bacio.
“Brava. Come sempre…” mi disse mentre mi aiutava ad alzarmi.
“No io, sei stato tu quello bravo oggi. Era da un po’ che non provavo un piacere del genere, mi hai fatto venire subito!” lo abbracciavo tutto sorridente e euforico.
“Sono felice che ti sia piaciuto tesoro mio, se sei contenta tu, lo sono anche io!” un altro bacio.
“Zio ma…. quelle novità?” chiesi.
“Ah, si hai ragione tesoro. Allora…” si tirò su i pantaloni “Tua zia dovrà partire per un convegno, starà via una settimana… Sai già cosa significa vero?” disse tutto sorridente.
“Oh zio davvero? Una settimana intera tutta per noi? Dici sul serio?” lo abbracciai dalla gioia.
“Si tesoro mio, tutta una settimana per noi. Puoi venire a casa quando vuoi e fare quello che vuoi.”.
“E quando partirà zia?” gli chiesi.
“Tra due settimane. Un po’ di pazienza e passeranno in fretta vedrai… Ora rivestiti su, che sennò il mio culetto al miele prende freddo!” mi diede un’ultima sculacciata. Mi rivestì in fretta, recuperai i jeans nell’angolo e tornai il solito maschietto. Salutai zio con un ultimo bacio e un’ultima carezza sulla patta dei pantaloni, il gonfiore andava via via scemando. Tornai a casa, la cena era pronta.
“Allora come è andato l’aperitivo?” mi chiese papà che era appena tornato.
“Benissimo!” risposi sorridente.
(Racconto tratto da una storia vera. I nomi dei personaggi e alcune vicende sono stati modificati per proteggere la privacy dei diretti interessati. Per qualsiasi informazione, suggerimento o domanda potete scrivere a: forbidden.fantasy@outlook.com )
Inizio interessante e scritto davvero bene (fatto non così comune). Non vedo l'ora di leggere la continuazione👍
Sempre bello leggere i tuoi racconti, spero di non aspettare tanto per il prossimo capitolo
Storia interessante e piacevole lettura. Spero continui con il 10 capitolo
Racconti intriganti e piacevoli nella lettura complimenti. Aspetto da tempo e spero arrivi il terzo capitolo con finale
Grazie Rebis