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Il Nipote Perfetto – Parte Settima (Un Angelo Chiamato Monica)

Anche se le sue parole mi avevano un po’ tranquillizzato, non la smettevo di essere nervoso. La cena si sarebbe tenuta a casa di Daniele quel sabato sera, esattamente tra due giorni. Per i miei genitori avevamo trovato una buona scusa: dissi che avevo effettivamente una cena a casa di amici e che quel giorno avrei lavorato a pranzo per poi andare a dare una mano a casa di chi avrebbe ospitato la cena per dare una mano con i preparativi.
L’ansia mi stava divorando. Domenico mi aveva detto di “sentirmi libera” e di non preoccuparmi. Potevo tranquillamente scegliere tra i vestiti di zia quello che per me potesse essere il più adatto alla cena, anche se il mio desiderio era trovare qualcosa che piacesse più a lui. Volevo essere “bella” per lui, volevo far fare a lui bella figura.
“Saprai scegliere bene tesoro mio, ne sono sicuro!” mi aveva detto.
Il giorno stesso della cena, dopo aver esaminato tutto l’armadio di zia, non riuscivo a trovare niente che mi piacesse. Spesso ripassavo in rassegna i vestiti anche nel pomeriggio quando anche lui era in casa, chiedendogli consigli, pareri su come mi stava questo o quell’altro, se gli piacessero di più le scarpe aperte o chiuse, ecc.
Dopo ore di domande, casualmente, fu lui a darmi la soluzione del dilemma.
“Piccola mia, perché non metti quella gonna e quella camicetta che indossasti la prima volta con me? Te le ricordi?” non ci avevo minimamente pensato.
“Oh, si che me le ricordo…” andai subito tirarle fuori dall’armadio e le misi sul letto. “Queste qui dici?”.
“Esatto tesoro proprio queste! Perché non ti vesti come quel pomeriggio? Andrà più che bene per la cena di questa sera ne sono sicuro.” disse conservando ancora tantissima pazienza.
“Bhè si, forse hai ragione, non ci avevo pensato. Si mi ricordo cosa indossavo, credo che potrebbe andar bene. Ma tra quanto dobbiamo uscire? Non ho idea da quanto tempo sto qui a provare i vestiti…”.
“Abbiamo ancora un’ora e mezza tesoro prima di uscire, sta tranquilla, hai tutto il tempo per prepararti.” mi tranquillizzò ancora di più, non riuscivo a capire dove tirasse fuori tutta quella pazienza. Mi domandai se anche con la zia fosse così tranquillo e paziente.
Misi a posto tutti i vestiti che avevo tirato fuori, lasciando solo quello che mi serviva sul letto. Andai a farmi una doccia calda. Dopo essermi lavato con un bagno schiuma dalla lavanda e con uno shampoo all’Argan, usai un rasoio di zia per depilarmi. Feci un altro clistere per sicurezza, come prevedeva la solita abitudine, asciugai i capelli e ripassai il classico smalto rosso su mani e piedi.
Andai in camera con addosso l’accappatoio rosa di zia ed iniziai a vestirmi. Misi il reggiseno con dentro le coppe imbottite e feci scivolare i collant a rete lungo le gambe, sistemai il pisellino facendolo uscire da una delle larghe maglie della rete e poi misi le mutandine facendo attenzione a far sparire nel mezzo delle gambe. Avevo il sentore che dopo la cena, tornati a casa ci saremmo divertiti con zio e volevo farmi trovare pronto… Indossai la camicetta e dopo aver chiuso i primi bottoni fino alla scollatura, tirai su ed allacciai la gonna. Dopo aver infilato i sandali andai in bagno per il trucco. Guardandomi allo specchio notai subito l’imbottitura nel reggiseno, era da quel pomeriggio che non usavo più le coppe imbottite, l’effetto che facevano mi piaceva tantissimo. Mi toccai più volte i seni come per sentire come fossero. Pensai che ero stato stupido ad averle usate una sola volta. Chiusi gli ultimi bottoni lasciando intravedere la scollatura.
Iniziai a mettere il fondotinta, poi il colore sulle guance, dedicai tempo agli occhi per il mascara e il rimmel e poi alla fine passai il rossetto sulle labbra. Non era nulla di che, il solito trucco che facevo sempre, anche se questa volta mi avrebbero visto degli sconosciuti e la cosa mi mandava quasi nel panico. Rimasi immobile a fissare la mia immagine allo specchio. In quel momento sulla porta del bagno comparve Domenico, mi guardava a bocca aperta.
“Che ti avevo detto? Sei perfetta..!” mi passò gli occhiali. “Ti mancano solo questi…”. Presi gli occhiali e li misi sul naso. Tirai i capelli indietro per fare la coda e poi sfilai le ciocche da lasciare libere lungo i lati del viso. Sistemai gli occhiali e guardandomi attentamente capì il motivo dello stupore di Domenico, adesso in questo modo quasi non mi riconoscevo. Il cuore mi batteva fortissimo, nello specchio non c’ero più io ma un’altra persona. Guardai Domenico, lui si era vestito mentre io ero stato impegnato a truccarmi, aveva messo un completo spezzato con pantalone blu e giacca grigia, con una camicia bianca sotto. Stava benissimo così, era più affascinante che mai.
“Tra poco dobbiamo andare tesoro. Io vado a prendere la macchina, ti aspetto con il motore acceso davanti al cancello. Aspetta cinque minuti dopo che sono uscito io e poi esci. Chiudi la porta al volo senza fare troppo rumore e poi raggiungimi subito.” annuì senza dire una parola. Lui prese le chiavi della macchina ed uscì senza aggiungere altro. Nell’attesa, andai in camera e dall’armadio tirai fuori una piccola borsetta nera nella quale misi il cellulare e le chiavi di casa. Dall’armadio presi un blazer di pelle nera, indossandolo notai che le maniche erano un po’ corte, ma non si notava tantissimo. Aspettai qualche minuto, poi presi le chiavi di casa, guardai dallo spioncino se ci fosse qualcuno nel corridoio ed uscì lentamente. Cercavo di non fare troppo rumore con i tacchi, tirai lentamente la porta e piano piano feci scattare la serratura. Iniziai a camminare, il rumore dei tacchi per quanto facessi piano si sentiva comunque ma io cercai di non perdere tempo ed andai dritto verso il portone. Non incontrai nessuno per fortuna. Aprì il portone e camminai lungo il viale del cortile, in fondo c’era la macchina di Domenico appena dopo il cancello. Percorsi tutto il viale guardando in basso, alzando lo sguardo appena per vedere quando mancasse al cancello. Arrivai ad aprire finalmente il cancello con il cuore che batteva a mille, avevo paura che qualcuno passasse in quel preciso istante e mi vedesse salire sulla macchina di Domenico, oppure che qualcuno, magari nascosto dietro a qualche finestra potesse vedermi. Tirai la maniglia della portiera e salì a bordo. Mi sedetti, chiusi lo sportello e Domenico partì subito.
“Allora? Come ci si sente ad uscire per la prima volta?” mi chiese.
“Eh… Diciamo… Eccitante!” risi con il cuore che batteva forte. Iniziammo ad allontanarci da casa, la macchina si muoveva senza incontrare nessuno, sembrava come se il caso avesse voluto farci allontanare senza occhi indiscreti.
“Quanto ci vorrà ad arrivare?” domandai.
“Un quarto d’ora circa, non sembra esserci traffico, magari anche meno se siamo fortunati.” mi rispose.
La strada continuava ad essere libera e tutti i semafori che incontravamo sembravano essere impostati automaticamente sul verde. Guardavo la strada davanti a me, senza girare troppo la testa per paura di incrociare lo sguardo di qualcuno. Zio Domenico mi mise una mano sulla coscia, istintivamente misi la mia mano sopra la sua e risalì lentamente sotto la gonna, sentì le sue dita accarezzarmi il pube e poi ritirarsi velocemente per tornare sulla coscia. Quel piccolo contatto bastò a farmi correre un brivido ungo la schiena, come se tutta la situazione non bastasse già a farmi tremare. Non scambiammo una parola durante tutto il tragitto, solo sguardi e mani.
“Siamo arrivati, quello è il palazzo.” indicò un palazzo verde, sarà stato alto circa sette o otto piani. “Ora cerchiamo parcheggio e poi andiamo subito su”.
Il sole iniziava a tramontare, trovammo parcheggio quasi subito. Zio scese e venne ad aprirmi la portiera, scesi lentamente e poi ci incamminammo verso il palazzo, un po’ mi tremavano le gambe dall’emozione, Domenico se ne accorse e mi mise un braccio attorno la vita per tirarmi a se, stringendomi per farmi sentire più sicuro di me. Durante il tragitto incontrammo alcune persone, nessuno sembrava fare caso a me, io non avevo il coraggio di tenere lo sguardo dritto e finivo sempre per guardare in basso o da qualche altra parte.
“Vedi? Non c’è nulla da temere, nessuno crede che tu non sia ciò che sembri.” mi sussurrò all’orecchio. Arrivammo al portone e zio suonò il citofono, il portone scattò, mi aprì la porta e subito dopo eravamo in ascensore. Domenico premette il tasto dell’ultimo piano.
“Andiamo all’attico.” disse sorridendo.
“Aspetta, ma… Cosa gli hai detto di me? Insomma come mi devo….Presentare..?” chiesi dubbioso.
“Gli ho detto che sei la mia nipote, che altro dovevo dire?” mi rispose. “Non gli ho detto il tuo nome, puoi scegliere tu, se non vuoi dirgli il tuo vero nome. Loro lo sanno che sei, che sei travestita. Non preoccuparti, con loro più stare tranquilla!” mi rassicurò ancora.
Le porte dell’ascensore si aprirono e alla nostra destra trovammo una porta accostata, Domenico l’aprì e mi fece strada, eravamo dentro l’appartamento. Ora iniziava tutto.
“Daniele eccoci!” disse Domenico chiudendo la porta.
“Si entrate, venite siamo in salone!” sentì la voce in lontananza insieme ad una musica leggera in sottofondo. Seguì zio Domenico che tenendomi per mano mi faceva strada, sentivo la sua stretta forte, stava cercando di darmi sicurezza. Arrivammo in salone e trovammo Daniele e Giovanni occupati a sistemare un piccolo rinfresco su un tavolo, appena mi videro mi vennero incontro sorridenti.
“Oh finalmente conosciamo la nipote di Domenico!” disse Daniele, anche Giovanni mi venne incontro.
“Piacere, Luana…” dissi timidamente salutandoli con un bacio sulla guancia.
“Abbiamo pensato di fare una cosetta molto informale, non sentirti a disagio tranquilla!” evidentemente Daniele si accorse della tensione che provavo “C’è una persona che vorrebbe conoscerti comunque… Credo che ti piacerà..!”. Guardai Domenico, mi aveva parlato solo dei suoi due colleghi, ora chi era questa terza persona? Improvvisamente sentì un rumore di tacchi venire dal corridoio. Appena mi girai per vedere chi stesse arrivando, vidi una donna che entrava in salone e veniva verso di noi.
“Oh eccola qui! Luana, lei è Monica, una nostra amica. Ogni tanto viene a trovarci, sai gira spesso per lavoro e non sempre è facile incontrarci ma oggi ci ha fatto una sorpresa!” mi disse Giovanni.
“E’ da un po’ che non ci vedevamo in effetti Monica.” disse Domenico.
La salutai presentandomi timidamente come avevo fatto prima con Daniele e Giovanni.
“Piacere mio tesoro, mi avevano parlato di te ma non pensavo fossi così bella!” mi rispose con un forte accento portoghese, capì subito che doveva essere brasiliana. Era bellissima. Alta, i capelli mori che le arrivavano alla metà della schiena, la pelle color oliva, i seni grandi che sembravano non resistere chiusi sotto al vestito di cotone scuro, le cosce grandi e sode e il culo sporgente, rotondo e pieno. Era una vera dea, un’amazzone… Ringraziai Monica per il complimento, non feci in tempo a finire la frase che lei subito mi prese sotto braccio e mi portò via da zio e dai suoi colleghi.
“Vieni tesoro, ti faccio vedere dove posare la borsa e la giacca. Questi due non conoscono le buone maniere!” disse rivolta a Daniele e Giovanni e mi portò in camera. Tolsi la giacca e la posai sul letto con la borsa, Monica era seduta all’angolo del letto con le gambe incrociate, il vestito di cotone elasticizzato non riusciva a contenere le sue cosce sode ed iniziava a ritirarsi verso l’alto lasciando scoperte le gambe. Potevo vedere chiaramente lo spacco sul lato della coscia. Notai che aveva un reggicalze che le teneva su delle calze beige chiaro, quasi non si notavano per via del colore della sua pelle, me ne accorsi solo quando vidi il bordo della calza tenuto dalla molletta. Indossava delle decolleté leopardate, molto audaci e provocanti, con la punta aperta che faceva vedere le unghie smaltate di rosso, come lei mie.
“Allora Luana, Daniele e Giovanni mi aveva accennato qualcosa ma non pensavo proprio fossi cosi bella, sei giovanissima tesoro!” disse tutta eccitata.
“Ehm, si… In effetti hai ragione, ho diciannove anni.”risposi.
“Diciannove?! O mio Dio! Io sono venuta in Italia alla tua età! Pensavo fossi più grande…”.
“Grazie, ma purtroppo è così, ne ho diciannove…” dissi ridendo “Ma tu invece? Non sei italiana? Da quanto tempo vivi qui, mi sembra che parli l’italiano molto bene.”.
“No tesoro. Sou brasileira, de São Paulo querido!” mi fece l’occhiolino sorridendomi.
“Wow, vorrei tanto vederlo il Brasile! Mi piacerebbe un giorno andarci, deve essere bellissimo…”.
“E’ stupendo il Brasile tesoro, ti divertiresti tanto, laggiù è sempre una festa e tutti sono sempre felici. Poi bella come sei, sai quanti ragazzi ti verrebbero dietro…!” disse mentre si sistemava il vestito sulle gambe.
“Ma non penso di poter competere con le brasiliane come te… E poi se un bel brasiliano ci provasse con me non saprei come reagire, io sono troppo timida, sono una frana con gli uomini!” risposi ridendo. Lei si alzò dal letto e venne verso di me.
“Oh non dire così tesoro, ti sottovaluti troppo! Guarda qui che belle gambe sode che hai… e poi guarda i fianchi! Sei proprio tutta soda tesoro!” mi accarezzò una guancia “Sai quanti ne conosco che impazzirebbero per una bella ragazza italiana tutta curve come te?” iniziò ad accarezzarmi le spalle.
“Ma… dici davvero?” chiesi.
“Oh si, guarda tuo zio per esempio, lui è un uomo con ottimi gusti e infatti oggi qui è venuto con te.” ora le sue mani erano entrambe sulle mie guance “Io lo so tesoro…” mi sussurrò all’orecchio sottovoce.
“Che… che cosa sai?” domandai balbettando.
“Lo so che tuo zio ti vuole tanto bene e che tu vuoi tanto bene a lui. E’ per questo che siete qui insieme oggi…” mi diede un bacio sulla guancia e mi abbracciò. Monica era così alta di suo che grazie ai tacchi che indossava, la mia testa quasi poggiava sul suo petto. Mi ritrovai con la testa che quasi era in mezzo ai suoi seni, la sua pelle profumava ed era liscia come la seta. “Domenico mi ha raccontato un po’ di cosette, anche a Daniele e Giovanni sai? Ma non devi preoccuparti tesoro, noi non siamo persone che vogliono giudicarti, anzi, siamo felici per voi!” mi diede un altro bacio sulla guancia.
“Oh… Io non, non sapevo che lui vi avesse detto queste cose… Credevo fosse un segreto. Sai, è successo tutto molto in fretta, io non pensavo che…” Monica mi zittì con un dito sulle labbra.
“Non importa tesoro. Hai visto come sei diventata grazie a tuo zio? Sei una bellissima ragazza adesso e questo è ciò che conta… anche se lì sotto hai… il pisellino!” trattenne una risatina.
“Ehm, si ecco… dici che…” mi interruppe di nuovo.
“Tesoro, guarda che ce l’ho anche io..!” disse.
“Cosa? Ma… dici davvero? Anche tu…” mi baciò sulle labbra delicatamente, sentì sulla mia bocca il suo rossetto. Sentì l’odore le labbra che lentamente si staccavano quando lei si ritirava da me.
“Si tesoro, anche io.” fece un movimento rapido con la sua mano, subito sentì davanti a me qualcosa che sporgeva e premeva all’altezza della mia pancia, Monica mi prese una mano e se la portò all’inguine.
“Lo senti..?” chiese mentre mi baciava ancora.
“Si… Cavolo non, credevo che fosse, che fosse così.” dissi mentre Monica continuava a baciarmi. Toccai la sagoma del suo cazzo, era davvero grande anche se non sembrava fosse in erezione. Sarà stato di almeno quindici centimetri, se non qualcosa di più…
“Domenico mi ha detto che ti piace tanto, dice che sei molto brava con la bocca. Anche io sono molto brava sai?” mentre la toccavo iniziavo a sentire che qualcosa si stava smuovendo, anche io iniziavo a smuovermi nelle mutandine e il mio pisellino non riusciva più a stare nascosto.
“Ha ragione, mi piace molto quando glielo succhio…” dissi.
“Ah si? Brava tesoro, è importante saperlo succhiare bene.” le sue mani arrivarono sulla mia camicetta e iniziarono a sbottonarla per scoprire il reggiseno e poi corsero giù verso la gonna, Monica la tirò su e arrivò alle mie mutandine.
“Oh… ma allora ti piace..!” disse mentre accarezzava le mutandine gonfie.
“Si Monica…” risposi. La sua mano già stava oltrepassando la rete delle calze e stava cercando di entrare sotto le mie mutandine. Intanto si era già tirata su il vestito oltre la vita, vedevo le sue mutande leopardate che stavano per esplodere, dai lati si vedevano le palle che uscivano fuori, grandi e scure.
“Allora misà che dovremmo metterci comode tesoro…” mi tirò verso il letto facendomi sedere. Si chinò per togliersi le mutande e quando tornò su, vidi che il suo cazzo sporgeva verso di me, dritto per poi fare una piccola flessione verso il basso. Era grosso e marrone. Le sue mani lo presero alla base, poi lo scappellò.
“Allora che ne pensi?” chiese.
“E’…stupendo!” risposi. Il cuore iniziava a battermi velocemente. Dietro di lei vidi la porta della stanza che era rimasta aperta, sentivo le voci di Daniele, Giovanni e zio Domenico nel salone. Monica si allungò verso di me, mi spinse sul letto e iniziò a salirmi sopra.
“Mmmm Luana…” mi diede un altro bacio, questa volta ci mise la lingua, poi si alzò e tenendo in mano quel grosso cazzo mi sovrastò fino a che non mi arrivò completamente sopra al petto. Vedevo le sue palle davanti a me e quel grosso cazzo che andava verso l’alto mentre lo teneva tra le mani e iniziava a masturbarsi. “Fa vedere a Monica quanto sei brava.” mi passò un dito sulle labbra, subito le sue unghie rosse si infilarono nelle mie labbra e due dita finirono di aprirmi la bocca. Le sue palle mi finirono subito in bocca, subito gliele succhiai mentre si stava masturbando per finire di far indurire quel grosso cazzo. La sentì ansimare. Lasciò la presa e il cazzo mi cadde sul viso.
“Ma non dovremmo chiudere la porta..?” chiesi mentre avevo le sue palle in bocca.
“Sssh… Non preoccuparti di loro…” mi tolse la palle dalla bocca per cercare di far entrare il suo cazzo. “Ora fammi sentire meglio come usi la bocca amore.” con una mano mi prese la testa per aiutarmi a prenderlo in bocca. Aprì la bocca più che potevo ma quel cazzo era davvero enorme, ero abituato a succhiare quello di Domenico, avevo succhiato solo quello fino a quel momento. Mi sentì quasi colpevole, ma non facevo nulla per impedire a Monica di fare ciò che stava facendo. Era quasi come la prima volta con zio Domenico, mi sentivo in suo possesso. La lasciavo fare senza oppormi. Iniziai a succhiare quella grossa cappella nera, leccandola e cercando di farlo entrare il più possibile nella bocca, Monica mi guardava e vedevo quanto si stava godendo il momento.
“Oh si tesoro, la lingua brava! Usa la lingua, così si succhia il cazzo si!” ansimava mentre mi teneva la testa per entrare ancora di più, quasi mi arrivò in gola mentre cercavo di far girare la lingua attorno al suo cazzo. Iniziavo a respirare a fatica, Monica se ne accorse e spinse ancora un po’, sentì il cazzo che mi arrivava in gola e poi lo tirò subito fuori.
“Che brava che sei tesoro, Domenico ha proprio ragione, hai un futuro da pompinara! Se te lo dico io puoi credermi amore…” si stava masturbando velocemente, la metà del suo cazzo era coperta dalla mia saliva, mi sembrava di sentire solo il suono della sua mano che si muoveva veloce grazie alla mia saliva. Con le dita iniziò a raccogliere la saliva che era finita attorno le mie labbra dopo che il suo cazzo era venuto fuori. Cercai di sistemarmi gli occhiali, mentre Monica teneva la mia testa tra le mani e la usava, mi erano finiti sulla fronte.
“Proprio brava la piccola Luana… Ora ti meriti un bel premio!” indietreggiò fino a scendere dal letto, si inginocchiò, prese le mi gambe per tirarle su e poi con le mani cercò di tirarmi giù le calze, con qualche difficoltà. L’aiutai e appena abbassai le calze a metà coscia, lei afferrò anche le mutandine.
“Queste non ti servono amore…” le tirò giù insieme alle calze, fino alle caviglie. Il mio cazzo iniziava ad indurirsi, quasi come il suo e appena abbassai le gambe il cazzo spuntò in bella vista. Monica lo guardò sorridente.
“Eccolo qui, guarda che bello che è amore!” accarezzò il pelo “Guarda che bello, e come sei curata tesoro!” con l’altra mano prese in cazzo e lo scappellò un paio di volte, poi arrivò subito la sua bocca. Iniziò a succhiarlo, vedevo le guance che gli sparivano ogni volta che arrivava a succhiare la cappella, poi iniziò ad usare la lingua. I suoi occhi mi guardavano fisso, quasi immobili, erano bellissimi, marroni e brillanti.
“Devi sempre guardare negli occhi l’uomo che succhi amore, è importante.” disse concedendosi una piccola pausa.
“Oh Monica…” ansimai. Lei non si fermava, aveva capito che mi stava piacendo. Diventai sempre più duro, Monica lo stringeva sempre più forte tra le mani, poi iniziò a stringere lentamente le mie palle. La sua lingua si muoveva in maniera circolare e correva attorno al cappella. Alzò la testa e riprese fiato per pochi secondi, poi scese verso le palle e leccando tornò su. Ricominciò da capo, questa volta con la lingua che si muoveva appena ma stava sempre attaccata al mio cazzo. Sentivo la punta del suo cazzo duro che si era infilata tra le mie caviglie. Alzai i piedi e cercando di essere il più delicato possibile glielo presi con le scarpe, sentivo il calore sul fianco delle piante dei piedi, iniziai a muoverli, Monica se ne accorse e con una mano prese uno dei miei piedini e ci strofinò sopra il suo cazzo, sentivo che teneva la mano sopra al piede e il cazzo nel mezzo, lo stava usando per masturbarsi. Immediatamente il suo cazzo mi scaldò il piede. Mentre la sua testa si muoveva vidi che sulla porta comparve Daniele. Si era appena affacciato, non disse nulla, vidi il suo braccio che si muoveva e capì che si stava toccando, lo vidi con gli occhi pieni di eccitazione. Si gustò la scena per qualche secondo e poi sparì. Feci un cenno a Monica che sicuramente non si era accorta di nulla.
“Lo so tesoro.” disse mentre masturbava il mio cazzo completamente bagnato e accarezzava il mio piccolo cespuglio, “Quei porcelloni non vedevano l’ora che ti portassi qui in camera tesoro, staranno esplodendo per quanto sono eccitati! Sono solo venuti a controllare se va tutto bene, ora però dobbiamo sbrigarci a tornare di là o penseranno che ci stiamo divertendo senza di loro!” riprese a succhiare, sentì la lingua ancora più forte di prima sulla cappella, poi la sua mano iniziò a segare il mio cazzo mentre la lingua non la smetteva di girare, come impazzita. Ci volle molto poco, già dopo aver preso in bocca il cazzo di Monica ero già molto eccitato, ma adesso non riuscivo a resisterle. Iniziai subito a sentire le contrazioni, i battiti del cuore aumentarono.
“Monica… Sto per… Oh!” non riuscì a trattenermi. Monica mi prese una mano, stringendola, come per sentire meglio il mio orgasmo. Esplosi nella sua bocca. La vidi impassibile, come se niente fosse, succhiare il mio cazzo nell’esatto momento in cui buttai fuori i primi getti di sperma. La sua mano continuava a masturbarmi per far uscire tutto quello che avevo. Rimase ferma, non ingoiò nulla. Appena sentì che avevo finito di schizzare nella sua bocca, tirò fuori velocemente il cazzo, stando attenta a non aprire troppo la bocca. Nemmeno una goccia di saliva o sperma le colava dalle labbra. Lasciò il mio cazzo, mi sorrise facendo un occhiolino malizioso. Con il dito mi fece segno di alzarmi per avvicinarmi a lei, lo feci, forse in maniera un po’ goffa visto che le gambe ancora mi tremavano per l’orgasmo. Mi prese una mano e se la portò alla bocca, accostandola al mento, iniziò a far uscire lentamente tutto lo sperma che aveva in bocca finchè non mi riempì la mano. Quando la sua bocca fu vuota mi guardò.
“Tuo zio dice che ti piace tanto fare anche un’altra cosa…” guardò lo sperma nella mia mano. Capì subito cosa voleva dire. Delicatamente mossi la mano, fino ad arrivare alla mia bocca. Lo sperma era ancora denso, misto ad un po’ di saliva, sentivo il calore nella mia mano e l’odore pungente che mi arrivava al naso. Portai subito la mano alla bocca e leccai il palmo pieno di sperma, in pochi movimenti di lingua ripulì tutto e ingoiai.
“Oh che brava Luana! Fa vedere un po’…” Monica mi baciò, sentì la sua lingua muoversi nella mia bocca, poi si staccò. “Bravissima! Non è rimasto nulla!” mi accarezzò il viso. “Ora rivestiamoci e torniamo di là da quei tre maialoni. Se vuoi darti una rinfrescata tesoro, il bagno è qui accanto.” Monica si alzò, prese le sue mutande e velocemente se le ri mise, cercò di sistemare il suo cazzo per non farlo sporgere troppo e poi tirò giù il vestito. Io feci lo stesso, tirai su le calze e sistemai il cazzo nelle mutande, abbassai la gonna e andai in bagno. Chiusi la porta e aprì il rubinetto, raccolsi un po’ d’acqua con la mano e feci qualche risciacquo con la bocca. Presi un po’ di carta igienica e dopo averla bagnata, cercai di asciugare il cazzo che ancora era umido di saliva e sperma. Aspettai un po’, quel tanto che bastava per farlo tornare abbastanza moscio da poterlo sistemare per bene nelle mutandine. Dopo aver sistemato la gonna, aver richiuso i bottoni nella camicetta e aver sistemato un po’ i capelli mi guardai allo specchio. Improvvisamente venni assalito da un’ondata mista di emozioni. Il cuore mi batteva forte, avevo capito per quale motivo Domenico mi aveva portato qui, voleva quasi esibirmi come un trofeo, chissà cosa avevano organizzato lui e quegli altri due. Chiesi a me stesso cosa mi aspettasse nel salone di quella casa, forse sapevo già la risposta. Andai nel panico, non volevo che Daniele e Giovanni mi mettessero le mani addosso e si approfittassero di me. Ripensai subito alle parole di Monica di poco fa. Improvvisamente sentì bussare alla porta, si aprì lentamente e vidi la faccia di Monica sporgere.
“Tesoro, va tutto bene?” mi chiese. Credo che lesse le emozioni sul mio volto, entrò subito, chiuse la porta alle sue spalle e mi abbracciò. “Oh tesoro vieni qui… Va tutto bene. So cosa stai pensando, non avere paura. Guarda che tuo zio ci ha detto tutto, come ti ho detto prima, noi siamo felici per voi, ma non vogliamo assolutamente approfittarci di te!” mi stringeva forte e mi baciava le guance. Sentì un leggero magone in gola, non riuscivo a capire come avesse fatto Monica a capire cosa stessi pensando. “Vedi, ogni tanto noi tre ci vediamo per passare qualche ora insieme, e perché no anche per divertirci un po’, ma tuo zio è stato molto chiaro con noi riguardo a te. Non vuole assolutamente obbligarti a fare qualcosa che non vuoi e lo stesso vale per noi. Ora, avrai sicuramente capito perché siamo qui, ma sappi che se verrai di là con me, sarai tu a decidere cosa fare, nessuno ti obbligherà.” io non sapevo che rispondere. Le parole di Monica mi fecero un certo effetto, quasi come quelle di una mamma che cerca di tranquillizzare un figlio. Sentì una dolcezza nel suo abbraccio che mi fece calmare lentamente.
“Io… Io non pensavo che voi tre vi vedeste per… Insomma si lo ammetto credevo sarebbe stata una normale cena tra amici. Comunque grazie Monica…” balbettai. Lei mi baciò di nuovo.
“Non c’è di che tesoro. Aspetta un secondo, vado a chiamare Domenico, ti va?” annuì con la testa. Monica uscì e dopo pochi secondi la porta del bagno si aprì ed entrò zio Domenico.
“Vi lascio soli per qualche minuto…” disse Monica chiudendo la porta.
“Tesoro che c’è? Va tutto bene?” mi chiese Domenico.
“Si, tutto bene adesso. Ho parlato con Monica e… e mi ha spiegato che cosa fate quando vi vedete tutti e tre.” dissi guardando in basso, non riuscivo a guardare Domenico in faccia.
“Capisco… Hai ragione, avrei dovuto essere più onesto con te ma credevo non avresti accettato di venire se ti avessi detto tutta la verità. Comunque, non so cosa ti abbia detto Monica esattamente ma sappi che…”.
“Mi ha detto che loro tre sanno di noi due, sanno che in realtà sono TUO nipote e che se verrò di là con voi nessuno mi obbligherà a fare qualcosa che non voglio. Ecco cosa mi ha detto.” non gli feci nemmeno finire la frase.
“Bhè, ti ha detto tutto. Ti ha detto la verità, io ho già parlato con loro e gli ho spiegato tutto. Non crederai che volessi buttarti in pasto a quei due assatanati contro la tua volontà vero? Sei mio nipote, ti voglio bene e sei importante per me. Questo gioco che facciamo noi due non è certo una cosa da poco sia chiaro, mi fido di te come mi fido di loro, per questo ho pensato di farteli conoscere. Non importa quello che farai se verrai di là con noi, per quel che mi riguarda se non te la senti possiamo anche andare via e tornarcene a casa.” rimasi a bocca aperta, non pensavo mi dicesse così.
“No, non voglio andare a casa. Non sto dicendo che non voglio avere niente a che fare con loro, anzi, a dire la verità prima io e Monica abbiamo… abbiamo giocato un po’.”.
“Si lo so, me lo ha detto Daniele dopo che vi ha visti. Mi dispiace che tu te ne sia accorto così, dovevo dirgli di essere più discreto.” ammise.
“Forse si… Comunque, non voglio andare via. E poi a dire il vero, Monica mi piace molto. Possiamo andare di là in salone.” dissi.
“Ok tesoro. L’importante è che tu sei tranquilla e sicura.” mi abbracciò, “Facciamo che io e te ce ne staremo in disparte, poi se succederà qualcosa, se Monica o Daniele o Giovanni faranno qualcosa, deciderai tu se… ecco, se partecipare o no. Va bene?”.
“Si, va bene.” mi strinsi forte a lui.
“Allora andiamo?” mi chiese.
“Si. Andiamo!” risposi.

(Racconto tratto da una storia vera. I nomi dei personaggi e alcune vicende sono stati modificati per proteggere la privacy dei diretti interessati. Per qualsiasi informazione, suggerimento o domanda potete scrivere a: forbidden.fantasy@outlook.com)

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