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Racconti erotici sull'Incesto

Il nonno e la mamma (2)

By 13 Marzo 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Dopo aver scoperto il rapporto incestuoso tra Alice ed il Nonno, la convivenza con la cara sorellina divenne una sofferenza immane.
Quando la vedevo aggirarsi per la casa, non poteva fare a meno di osservarla con una voglia sfrenata.
Il suo corpo non era più un mistero per me. L’avevo visto nudo e conoscevo perfettamente ogni particolare anatomico di quel magnifico e longilineo fisico d’adolescente.
Le volte che mi parlava, fissavo le sue labbra carnose, che si erano schiuse attorno al grosso cazzo del nonno; la sua dolce lingua, che si era soffermata con rara perizia a seguire i contorni della grossa cappella; le sue manine delicate ed affusolate, che con grazia avevano soppesato i coglioni del nonno; le sue tette abbondanti; che erano state preda della mani del nonno ed avevano accolto il suo grosso cazzo masturbandolo.
Il pensiero divagava fino a raggiungere agli estremi confine della più bassa depravazione che si possa immaginare

La libidine per lei era penetrata profondamente nella mia mente, impregnando ogni cellula del mio organismo. La desideravo immensamente. Solo che, non sapevo come fare per averla.
Mi sembraò assurdo e fuori luogo affrontare di petto la situazione, rinfacciando la verità e magari ricattare la cara congiunta. Non ero il tipo. Odiavo la prepotenza.
E’ anche vero che l’audacia aiuta la fortuna.
Ma un conto era ottenere una cosa con il ricatto; un conto era averla con il consenso.

Alice aveva dimostrato una predisposizione naturale al sesso, era una troia innata e si capiva benissimo, ma questo non giustificava un gesto di prepotenza da parte mia. Il nonno ed Alice scopavano per libera scelta di entrambi, senza alcuna prevaricazione.
Dopotutto si trattava di due adulti, ed io che diritto avevo di entrare con arroganza nella loro vita privata e chiedere il dazio?
Porco cane, mi sembrava di impazzire; perché mi ero impantanato in un bel casino, un vero e proprio labirinto dei sensi. Desideravo Alice, ma non riuscivo a trovare una via adatta per arrivare a lei, senza compromettere la serenità della quiete domestica.

Gli incontri tra Alice ed il Nonno avvenivano sempre più frequentemente. La cara sorellina arrivò persino a sperimentare la sodomia. Una sera vidi il grosso cazzo del nonno che gli apriva lo sfintere penetrandola profondamente nel retto anale.
Assistere a quelle supreme effusioni anali scatenavano ogni volta emozioni incontrollate.
Loro scopavano ed io mi masturbavo, in perfetta sincronia, accordati come due strumenti musicali di un’unica orchestra.

Quella situazione, comunque, cominciò a starmi stretta, mi resi conto che restare lì ad osservare Alice in quelle condizioni non bastava più.
Iniziai a diventare irrequieto. Perché la desideravo in ogni istante. Persino nei momenti più intimi che trascorrevo con Alessia, la mia ragazza, non potevo fare a meno di pensare a lei.
Alice aveva colto quell’atteggiamento nervoso. Del resto non era stupida, considerato che lei era il motivo di quello stato d’agitazione.

La cosa che più mi sorprendeva, in quei momenti di tensione emotiva, era il modo in cui ricambiava lo sguardo; una strana espressione. I suoi occhi, infatti, esprimevano curiosità più che interesse, come se stesse controllando un esperimento scientifico.

Inoltre, emerse un altro aspetto del suo comportamento aveva suscitato la molta perplessità. Era diventata più sfacciata. Spesse volte, infatti, irrompeva nella mia camera in mutande e reggiseno ed inventava scuse inutili per intrattenersi.
In quelle circostanze si allungava sul letto, assumendo posizioni sexy incredibili; quando incrociava le gambe, mostrava un meraviglioso scoscio, con la vista dei candidi glutei rotondi che incorporavano divinamente le succinte mutandine; le tette abbondanti sembravano sofferenti ristretti nell’angusto spazio del reggiseno; scene che avrebbero fatto perdere la pazienza perfino ai santi.
Ma la presenza in casa dei genitori e del nonno, soprattutto della mamma, frenava qualsiasi iniziativa, perciò mi limitavo ad osservarla con bramosia; per poi sfogare il desiderio accumulato con l’amata Alessia.

In quel clima infuocato, l’aspetto più strano che mi fece riflettere molto, fu l’atteggiamento di mamma e papà. Stentavo a riconoscerli.
La cara sorellina, in passato, non avrebbe mai osato presentarsi in camera mia mezza nuda, perché sarebbe stata redarguita severamente dalla mamma. Ora invece, si comportava in modo libertino, senza preoccuparsi delle reazioni di entrambi i genitori.
Persino papà, che non aveva tollerato nemmeno le minigonne, sembrava indifferente di fronte a quelle provocazioni, lasciando intendere un atteggiamento benevole verso il suo modo di proporsi così lascivo.

Cominciai a sentirmi un estraneo in casa. La mia famiglia era irriconoscibile.
Anche mamma sembrava un’altra persona, lei che era sempre stata molto attenta a scegliersi vestiti casti, aveva cambiato gusti e stile di vita.
Gli abiti erano diventati più corti ed attillati. Con particolare attenzione ai decolté, che lasciavano intravedere i grossi seni e le forme abbondanti dei fianchi. Alcune volte, quando sedeva sul divano, o per distrazione o perché lo voleva di proposito, accavallando le gambe scopriva un bel tratto di coscia.
Lo spettacolo era superbo. Perché in quella postura ostentava un magnifico contrasto tra il chiaro della pelle ed il nero degli autoreggenti, che esaltavano l’aspetto conturbante e sensuale della sua femminilità.
Quelle circostanze mi provocavano dei gravi dilemmi interiori, perché, per quanto mi sforzassi, non riuscivo a reprimere il desiderio sessuale verso di lei, regolarmente accompagnato da un’erezione imponente.
Un po’ alla volta cominciai ad apprezzare anche il suo modo di proporsi.
La mamma era ancora giovane e non aveva perso le fattezze dell’età giovanile. Una donna matura, ed avvenente, che, spesse volte, aveva suscitato le attenzioni morbose dei miei compagni di scuola. Così, anche lei, come Alice, iniziò a stimolarmi i sensi, turbando i pensieri più intimi.

In quel periodo Alessia doveva essere molto euforica. Perché ero più attivo e sempre in tiro, ed ogni occasione era buona per scopare.
Naturalmente, mentre sfogavo le passioni erotiche con Alessia, mi lasciavo andare in fantasie iperboliche, perché il motivo che scatenava l’azione dei miei desideri, oltre ad Alice, era più di tutto la mamma. Un vero e proprio depravato, degno nipote del nonno Beppe.

All’epoca, per ovvie ragioni, fui subito consapevole che la mamma rappresentava un bellissimo miraggio, un sogno impossibile da realizzare. Lei era il tabù per eccellenza, un santuario difficile da profanare. Mentre Alice era più alla mia portata, con lei potevo sperare in un eventuale cambiamento di programma; dovevo solo aspettare il momento opportuno per avere la chiave adatta ad aprire quella maledetta porta che ci teneva separati.

‘la realtà non è sempre come ci appare’ e ‘Oltre l’apparenza a volte scopri un mondo totalmente diverso da come lo avevi immaginato’

In questi due aforismi si cela la storia straordinaria che mi appresto a raccontare.

Quanto volte ci siamo stupiti, allorquando abbiamo riscontrato che il giudizio espresso non corrispondeva assolutamente a quello che si credeva fosse la realtà.
Eppure succede che uno viva un intera esistenza accanto ad un persona senza mai conoscerla a fondo.

Una notte di settembre, come di consueto, prima di raggiungere la mia stanza, andai davanti alla finestra dell’alloggio del nonno.
Oramai sapevo cosa mi aspettavo. Invece mi sbagliavo. Quello che trovai non corrispose affatto a quello che avevo pensato fino la sera precedente. Le cose erano nuovamente cambiate.

Quella sera incollai la faccia al vetro della finestra. Rimasi frastornato, perché la scena che si stava dipanando sotto i miei occhi non corrispondeva affatto a quella che avrei dovuto trovare.

Trovai il nonno nella solita posizione, seduto sul letto, nudo con il suo enorme ventre che le cadeva sul grembo, e le gambe spalancate. Solo che c’era un particolare nuovo sconcertante ed imprevedibile.
Mia sorella Alice non più in quella stanza, c’era un altra donna che stava succhiando l’uccello al nonno.

Dopo aver osservato con maggior sforzo, fui in grado di capire chi fosse. Dopo averla riconosciuta, cominciai a barcollare, il respiro si bloccò alla gola, ed il terreno sotto i piedi sembrava che stesse cedendo. Dovetti appoggiarmi alla persiana per non perdere l’equilibrio ed evitare di rovinare a terra come un sacco di patate.

Tra le cosce spalancante del nonno c’era la mamma, inginocchiata a pecorina, completamente nuda e le stava succhiando avida il grosso cazzo scuro.
Ogni tanto sollevava il viso, sorridente, poi si ficcava il cazzo in mezzo alle tette e continuava a stimolarlo. Era una scena da infarto. Il grosso seno della mamma pigiavano il cazzo del nonno. Le sue mani serravano i grossi meloni e si muovevano attorno al cazzo; Era uno scenario che poteva ammazzare qualsiasi cardiopatico. La cappella, quando faceva capolino tra quelle due candide montagne, diveniva subito preda della sua bocca vogliosa. La succhiava e la leccava con ingordigia, come se avesse tra le labbra il più gustoso cono al gelato.

‘Dai, brutta bestia! Ora tu mi lecchi la figa!

La mamma prese il posto del nonno, ed aspettava con le gambe spalancate che il vegliardo si gettasse in mezzo alle sue cosce.

La figa della mamma era un capolavoro d’arte retrò. Il pelo nero le copriva il monte di venere, mentre le labbra erano grosse e scure. In mezzo spuntavano, come creste di un gallo, le propaggine della labbra interne, anche esse scure e sporgenti.
Il nonno affondò la bocca in quella delizia della natura. Si era incollato come un poppante, e stava raspando ogni fenditura con accanimento. Intanto continuava a menarsi il cazzo, per tenerlo in erezione.
Dopo alcuni minuti di quel sublime trattamento linguistico la mamma:

‘Adesso vieni! voglio gustarmi il tuo cazzone!

La voce della mamma era irriconoscibile. Stravolata dall’eccitazione. Il nonno si alzò in piede ostentando il suo enorme ventre; poi, brandendo il cazzone, come una mazza da baseball, puntò la grossa cappella contro la figa ed in un baleno affondò dentro con il resto del corno. Nello stesso istante sentì la mamma che emetteva un singulto acuto. Era del tutto naturale visto che il cazzo del nonno era di notevoli dimensioni, del resto anche Alice ebbe la stessa reazione.
Quando il vecchio cominciò a muoversi dentro la figa, la mamma prese ad ansimare come una cantante lirica.

Il nonno la stava scopando senza darle un attimo di tregua. Il suo grosso pancione schiacciava il ventre della mamma, mentre il suo bacino si muoveva veloce, spingendo il cazzo in profondità.

Le gambe della mamma erano completamente spalancate e flesse verso il materasso, il nonno le teneva ferme con le mani, mentre le martellava la figa.

Non era possibile restare inerti ed impassibili davanti a tanta aggressività erotica. Come nelle altre precedenti occasioni, iniziai ad accompagnare quel sommo concerto di sesso a colpi di sega. Oramai era la solita musica, loro scopavano ed io mi masturbavo.

‘mmmm hoooooo’ Lo vogliooo nel culoooo!

Come è strana la vita; nel giro di poche settimane avevo scoperto di essere il fratello di una grande zoccola ed il figlio di una gran puttana.
La mamma si comportava e parlava come la peggiore sgualdrina dei bordelli del periodo fascista.

A quelle parole fece seguire l’azione concreta; la maialona s’inginocchiò sul pavimento, appoggiandosi alla sponda del letto. In attesa di ricevere la grazia anale. Quella posizione mi colpì come un fulmine in piena tempesta ormonale, perché metteva in evidenza le rotondità boriose di un culo magnifico e la nicchia pelosa di una figa favolosa; una combinazione conturbante da far resuscitate i morti. Per questo gli dedicai alcun colpi frenetici di sega.
Il nonno, intanto, da dietro, osservò lo spettacolo come un lupo famelico, poi sputò sulla cappella e dopo averla lubrificata a dovere, flettendo le ginocchia, si abbasso quel tanto da permettergli di rivolgere la punta del suo grosso cazzo contro il buco del culo. La penetrazione avvenne all’istante. Da li capì che la mamma era abituata a prendere nel culo quei grossi cefali.
Non appena il nonno cominciò a muoversi dentro il retto anale, lei riprese nuovamente a gemere con acuti che risuonavano nella stanza come un canto lirico.

In quei momenti il cuore palpitava al ritmo frenetico di quella assurda scopata. Il nonno da dietro, aggrappato ai fianchi della mamma, sembrava uno sciatore lanciato in una discesa libera. In quella posizione spingeva con forza, trapanando il culo come una trivella in cerca di petrolio.

Io, intanto mi ero messo a guardare senza curarmi di nascondere la mia figura; in quegli istanti concitati ero completamente in estasi davanti a quel scenario inaudito, che vedeva la mamma protagonista assoluta, in una veste nuova; una troia, degna madre di un’altra troia, che sconvolgeva la mia anima fino alla radice.

Dopo una un quarto d’ora abbondante, Il nonno cominciò a latrare come un cane idrofobo, erano i segnali che preannunciavano una poderosa sborrata.
Infatti, dopo avere assestato alcuni affondi devastanti, si attaccò ai fianchi, e senza staccarsi dal culo della mamma, iniziò a spingere fino all’estremo sacrificio:

Haaaaaaaaaaaaaaaaaa griuuuuuuuuuuuu ooooooooooooo!

Le stava riempiendo il buco del culo.

Io stavo sborrando nella mia mano agognando di essere al suo posto.

Le sorprese non erano ancora finite, perché alcune sera successiva il nonno e papà si stavano”.

continua

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