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Racconti erotici sull'Incesto

Il segnale

By 4 Ottobre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Eravamo soli in casa quella sera, io e mia madre Rosanna, dato che Arturo mio padre, rappresentante di commercio, era in trasferta per il suo lavoro. Un po’ prima di mezzanotte andammo a letto, ma quella notte non riuscivo proprio a prendere sonno. Verso le 2 del mattino avvertii dei rumori strani provenire dalla stanza dei miei. Sulle prime non ci feci gran caso; ma, dopo una mezz’ora, dato che non riuscivo a chiudere occhio, mi alzai per sgranchirmi un poco, cercando di non fare rumore e non svegliare mia madre.
Ma, passando davanti alla sua porta, sentii dei lamenti strani. Pensai che forse stava facendo un brutto sogno, ma guardando verso la porta vidi che dal buco della serratura filtrava un piccolo fascio di luce, segno che probabilmente lei era sveglia. Stavo per bussare alla porta quando sentii mia madre dire sottovoce:
“Fai piano, senno’ Roberto potrebbe sentire’.”.
Roberto sono io, ho 20 anni e sono il figlio unico della famigliola. A chi lo diceva, visto che eravamo soli in casa? Non potei fare a meno di abbassarmi e sbirciare dentro la stanza dal buco della serratura.
Non l’avessi mai fatto! Mia madre era tutta nuda sul letto e si faceva fottere da un ragazzo grosso modo della mia età. Lo riconobbi, era Gino, un bullo del quartiere, un perdigiorno che passava le giornata nella sala biliardi.
Restai di gelo, con la testa sconvolta, in un istante mi turbinarono nella mente una miriade di pensieri. Sulle prime provai disgusto e rigetto per quella troia di mia madre. Poi il mio cervello si bloccò su una idea, perversa ma insistente.
Mi ritrovai a tentare di trovare una spiegazione a quello cui assistevo, a pensare a mia madre, una donna di 45 anni, piacente e desiderabile, vogliosa, dalle forme voluminose, e al suo diritto di godere. Anzi, mia madre mi apparve ancora più attraente ed appetitosa di quello che era: anche quel po’ di ciccia in più addensata sulle chiappe, sulle cosce e sulle tette me la faceva rassomigliare ad una di quelle donne abbondanti che tanto piacevano a Fellini. Improvvisamente quella donna, che stava tradendo suo marito proprio nel letto matrimoniale, e addirittura mentre io ero in casa, mi appariva giustificabile e desiderabile.
Continuavo a guardare la scena di una donna in calore che quasi fagocitava un ragazzo chiaramente incapace di darle il godimento che cercava. E cominciai ad avvertire rabbia e invidia: rabbia, perché mia madre non era certo pane per i denti di quel pivello; invidia, perché mi sarebbe piaciuto tanto essere io al suo posto.
Restai accucciato a spiarli sino a quando mia madre non si fece venire in bocca da quello smidollato e, prima di mandarlo via, gli disse:
“Allora siamo d’accordo ‘ se domani notte vedi di nuovo steso sul balcone il paio di mutandine nere con il reggiseno bianco, puoi venire ‘. alla stessa ora ‘. ti lascio la finestra aperta ‘. ma in camera tengo la luce spenta ‘. meglio non rischiare di farci scoprire!”.
Che nottata! Quando mi ritirai a letto ero distrutto, non ero di certo in grado di rimettermi a dormire. Avevo un pacco fra le gambe gonfio all’inverosimile. Se non volevo scoppiare, dovevo assolutamente spararmi una sega.
Iniziai a tirarmelo e, inevitabilmente, mi ripassò dinanzi agli occhi tutte l’incredibile scena cui avevo assistito poco prima, anche se, naturalmente, qui il protagonista ero io. Sapevo che si trattava di una cosa contro natura, ma la voglia era irresistibile e quando sborrai mi sembrò davvero di riempire la figa di mia madre.
Finalmente presi sonno. Ma fu un sonno agitato, perché sognai che mi stavo scopando mia madre, nei modi più perversi, e che la facevo impazzire dal piacere.
Inutile dire che al mattino ero distrutto. Tanto che, quando mia madre venne a svegliarmi, finsi di continuare a dormire e mi alzai alle 10 passate. Per tutto il giorno non feci altro che girare intorno a mia madre, cercando continuamente un contatto, anche solo occasionale, con il suo corpo. Ogni suo movimento mi faceva salire la pressione, ogni centimetro di corpo che mi riusciva di sbirciare accresceva il mio tormento.
Venne finalmente sera e mi misi a controllare i suoi movimenti. Verso le 10 la vidi andare sul balcone a sistemare la sua lingerie. Che porca! Se lo voleva fare di nuovo. Era chiaro che era lei ad avere calori irrefrenabili, non potevano certo essere le arti amatorie di quel cretinetto a scompigliarle gli ormoni.
Poco dopo mia madre mi disse che aveva sonno e che se ne sarebbe andata a letto. Le risposi che mi sarei fermato ancora una mezz’oretta a vedere la fine del film, poi sarei andato a letto anch’io.
Quando lei si chiuse in camera mi alzai e mi precipitai sul balcone a guardare quegli indumenti appesi. La cosa mi prudeva, chissà cosa avrei dato per essere al posto di quel fortunato coglione. Di colpo mi tornarono in mente le ultime parole che avevo ascoltato la notte precedente: avrebbe tenuto la luce spenta, la camera sarebbe rimasta nel buio.
Con uno scatto fulmineo raccolsi quegli indumenti e li nascosi in camera mia. Rimasi disteso sul letto a tormentarmi a lungo, sino a quando mi accorsi che erano quasi le 2, l’ora in cui la notte precedente avevo sentito i rumori in camera di mia madre.
Come in trance mi alzai e, senza fare rumore, mi diressi alla porta del balcone della cucina. Uscii senza fare rumore e mi portai alla finestra della camera di mia madre.
Fuori era tutto buio, toccai i vetri appena accostati che si mossero, aprii ed entrai, con il cuore in gola. Sentii mia madre che mi diceva di fare in silenzio, perché suo figlio poteva svegliarsi. Mi veniva da ridere, ma la tensione e l’eccitazione che avevo in corpo mi tenevano concentratissimo su quello che dovevo fare. Stetti attento a non incespicare nel buio pesto della camera di mia madre.
Mi spogliai e mi infilai sotto le lenzuola e feci per avvicinarmi a lei. Non ce ne fu bisogno, mi saltò letteralmente addosso. Era tutto un fuoco. Iniziò a baciarmi ed accarezzarmi. Sentire quella lingua in bocca mi faceva venire i brividi. Stringendosi a me aderì con tutto il corpo al mio; sentii il calore inebriante della sua nudità, il suo seno con i capezzoli già duri che mi premeva contro il petto, la sua peluria che punzecchiava il mio cazzo.
Iniziai a baciarla e leccarla tutta, le orecchie, il collo, i seni, poi, scendendo giù, quella caverna umida dalla quale ero uscito 20 anni prima. Credo che leccare la figa della propria madre sia tra le sensazioni più travolgenti.
Mi impegnai come un ossesso sino a quando non la feci venire. Lei si dimenava tutta trattenendo i gemiti. Poi si accovacciò fra le mie gambe e iniziò a dare dei colpi di lingua al mio povero glande che era in fiamme. Era il primo e forse resterà il miglior pompino della mia vita. Mi fece un lavoro con i fiocchi, tanto che non resistei molto ed eiaculai in modo mostruoso, stringendo i denti per non gridare dalla goduria. Ingoiò tutto, fino all’ultima goccia, ripulendomi tutto.
Ma, senza rendermene conto, ritornai rapidamente in tiro.
Mi spostai dietro di lei e la spinsi a mettersi alla pecorina; entrai piano piano in lei facendola fremere nella lentezza della penetrazione. Quando lo ebbi immerso tutto nella fregna sbrodolante, mi fermai per un paio di secondi e subito dopo iniziai a pompare, variando di continuo ritmo. La tenevo per i fianchi ed ogni tanto mi allungavo per afferrarla dai capezzoli, torturandoglieli.
Mentre la pistonavo da dietro fui attratto dal suo buco posteriore e cominciai a giocarci intorno con un dito. Dal dimenarsi delle chiappe capii che non la cosa non le dispiaceva. Perciò le infilai piano piano il dito medio lubrificando il canale con gli stessi umori che colavano dalla figa. Quando mi sembrò che fosse abbastanza lubrificata, tirai il cazzo fuori dalla fregna e puntai il glande all’ingresso del buco, iniziando a spingere. Si lamentò appena, ma non oppose un granché di resistenza. Pensai subito che chissà quante altre volte lo aveva preso anche lì.
Grazie al fatto che ero già venuto nella sua bocca, la mia resistenza era aumentata e la cavalcai per un bel pezzo. Ma, quando iniziai a velocizzare gli affondi per portare a termine la scopata, lei mi fermò, si girò e si stese supina sul letto a gambe aperte facendomi entrare di nuovo nella sua fica. Mi avvinghiò con le gambe come a bloccarmi dentro di lei ed io, in preda alla goduria più sfrenata, esplosi in quella figona tutta una serie di abbondanti schizzi di sborra.
Quando mi fermai esausto, sentii che mi sussurrava qualcosa nell’orecchio, ma percepii distintamente solo una parola: “spirale”.
Dopo aver ripreso fiato mi rivestii ed andai via, ritornando silenziosamente in camera mia. Quella notte dormii stupendamente, mi sentivo padrone del mondo.
La mattina dopo fummo svegliati dalla telefonata di mio padre. Sentii mia madre fare la sdolcinata col marito, pensai tra me e me che le donne sono troie di natura, e non potei fare a meno di ridermela.
Facemmo insieme colazione nella massima normalità; subito dopo vidi che mia madre andava sul balcone a raccogliere la biancheria che aveva steso, il “segnale”.
Rientrò quasi subito con il viso stravolto, gliene chiesi il perché ma non ricevetti risposta. Mi ricordai proprio in quel momento che la notte precedente avevo tolto la biancheria esposta e mi ero dimenticato di rimetterla a posto.
Mia madre restò nervosissima per tutta la giornata, ma io feci finta di non accorgermene. Arrivata la notte, come da copione, prima di andare a letto, lei uscì nuovamente sul balcone a sistemare il ‘segnale’. Mi diede la buonanotte e scomparve in camera sua.
Ora la voglia di quel corpo era più forte di me, sapevo bene che era assai rischioso ripetere lo stesso stratagemma per la seconda notte di seguito, ma non resistetti, anche perché ormai non avrei più consentito a quel tipetto di venire in casa a fottersi mia madre.
Alle 2 in punto mi infilai in camera di mia madre seguendo il percorso della notte precedente. Un’altra scopata memorabile, che si concluse alla stessa maniera, con lei che allargava le sue cosce ed io che le entravo nuovamente dentro. Mentre la stantuffavo mi avvinghiò con le gambe, ma proprio mentre affondavo gli ultimi colpi, non so come il bagliore di un fanale esterno rischiarò per un attimo la stanza e proiettò un chiarore che rese ben visibili i nostri volti. Restammo entrambi di sasso, io per la vergogna, lei per la sorpresa.
Ma la sorpresa maggiore fu che la situazione inaudita sortì l’effetto contrario a quello che mi aspettavo: sentivo il cazzo che mi si ingrossava ancora di più e mia madre rispondere immediatamente a quegli stimoli, con i suoi muscoli interni che mi risucchiavano in modo straordinario.
Senza interrompere la scopata, fu lei a rompere il silenzio:
“Brutto porco!… come hai potuto pensare di scoparti tua madre!!!”.
A quelle parole reagii immediatamente:
“Porco io? ‘. E tu cosa sei?… Una gran vacca che si scopa uno sbarbatello proprio in casa, mentre io sono di là a dormire’. almeno fosse uno che ci sapesse fare’.. ”
Mia madre sgranò gli occhi e disse:
“Ah, ci hai anche spiati? ”
Ed io:
“E’ stato per puro caso ‘. l’altra notte non riuscivo a dormire e mi sono alzato. Passando davanti alla tua porta ho sentito dei rumori ed ho visto la luce accesa ‘ ho dato un’occhiata dalla serratura perché pensavo stessi male ‘. “.
Mia madre sentì il bisogno di tentare una giustificazione:
‘Figlio mio, non mi giudicare troppo frettolosamente ‘. Sai, alla mia età certe esigenze si fanno irrefrenabili ‘. E poi, tuo padre non c’è mai’.’
Le obiettai subito:
‘Ma come t’è venuto di portarti a letto un ragazzaccio come Gino?….’
Mi rispose con un po’ di imbarazzo:
‘Non so, forse ho fatto male ‘. ma tutte le volte che lo incontravo per strada, mi incollava gli occhi addosso ‘. Ad una certa età sentirsi ammirata da un giovanotto può far perdere la testa ‘. poi un giorno si è offerto di aiutarmi a portare le buste della spesa e ‘.’
Era curioso che, mentre parlavamo, continuavamo a scopare restando avvinghiati. Dopo un attimo di silenzio le chiesi se dovevo andarmene, ma lei, con la faccia di chi già gode senza ritegno, mi rispose:
“E vuoi andartene così, senza nemmeno finire?…. Dopo tutto quello che mi hai fatto ieri notte ‘”.
Mi abbassai e la baciai, riprendendo a muovermi dentro di lei. Scopammo per tutta la notte, a più riprese, sino alle 6 del mattino. Poi cademmo nel sonno e non ci ridestammo prima delle 10, tanto che non sentimmo neppure il trillo della telefonata mattutina di mio padre.
Mentre facevamo colazione in un clima di grande complicità, le chiesi ironicamente:
‘Mica avrai intenzione di continuare ad esporre di notte la tua biancheria sul balcone?’
Mi rispose ghignando:
‘E che bisogno c’è di cercare fuori quello che ho a portata di mano?…’
Fece una pausa, poi guardandomi sottecchi aggiunse:
‘Tu, piuttosto, mica ti sentirai in colpa verso tuo padre?’
Le allungai una mano verso il culo e lo palpai energicamente, rassicurandola:
‘Mi spiace, ma a lui con una moglie così le corna non gliele leva nessuno ‘. meglio se le nasconde in casa’.’


Per giudizi e suggerimenti roki_rae@hotmail.it

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