Salve, mi chiamo Francesco e da poco che ho scoperto per caso questo importante sito per lo scambio delle storie vissute, devo essere sincero, molte sono caricate eccessivamente, ma in molte rivedo le mie stesse esperienze.
Spero di entrare a far parte di questo gruppo di amici e condividere le nostre esperienze.
Ho 46 anni e la mia storia affonda le sue radici nell’adolescenza, quando per ammazzare le giornate vuote andavo a giocare in strada con gli amici.
Ad un certo punto all’età di 17 anni ho cominciato a nutrire interessi dentro le mura di casa, avevo visto un paio di volte mia sorella Ornella spogliarsi da dietro l’uscio, cominciava a formarsi, e da quel momento mi è rimasta impressa nella mente.
Volevo farla mia, ma non avevo il coraggio di osare, la aiutavo nei compiti, ero dolce con lei ma, lei non immaginava minimamente quali erano i miei scopi.
L’occasione per farmi avanti me la porse una nostra zia, capitò che un giorno andai con lei in campagna a raccogliere della frutta, mia zia aveva paura a farmi salire sugli alberi, così lei saliva e raccoglieva e io prendevo il secchiello pieno da sotto, ad ogni alzata di testa corrispondeva una visione delle sue mutandine, ma lei non ci faceva caso, accadde che ci colse di sprovvista un temporale estivo, e pur correndo al riparo verso una casupola di campagna la pioggia ci annegò tantissimo, la sua preoccupazione maggiore fu di asciugarmi per evitarmi qualche raffreddatura, così mi fece togliere la maglietta e con una tovaglia prese ad asciugarmi, ma visto che ero bagnato fino ai piedi mi disse di abbassarmi pure i pantaloni io mi vergognavo perchè sapevo bene cosa mi era successo sotto, ma lei insistette per la mia salute, e quando rimasi in mutande, a lei non rimase che constatare che mi era cresciuto il bozzo, e asciugando asciugando cominciò a sfiorarlo, la mia eccitazione aumentò, e da li a poco m ritrovai con mia zia che lo aveva preso in mano, non capivo niente, e lei cominciò a masturbarmi, fino ad allora lo avevo sempre fatto da solo, era la mia prima esperienza, con gli occhi chiusi gustavo con piacere quelle carezze, dopo un pò senza sapere come mi ritrovai a carezzarle i seni, erano magnifici, piccoli ma sodi, non pensavo allora che una donna a 40 anni potesse avere tanto vigore, la vedevo come una che andava bene per uomini dell’età di mio zio in su.
L’eccitazione era tale che subito mi venne di sborrare, lei si scansò, e mi fece pulire, e quando gli chiesi di continuare ne ebbi un secco rifiuto, mi fece rivestire con gli abiti umidi e tornammo verso casa. (adesso devo andare, spero domani di passare alla fase del racconto che coinvolge mia sorella)……… alla prossima
”.rieccomi, qua entra nella storia mia sorella.
Durante il tragitto verso casa con mia zia non scambiammo una parola, la porca probabilmente si era pentita di quello che aveva fatto, in me era rimasta una tale voglia che avrei fatto a pugni con chiunque.
Arrivato a casa mia entrai, chiamai mamma per avere dei vestiti asciutti ma lei non rispose, mi venne incontro mia sorella Ornella, sedicenne di ottime fattezze, la quale si preoccupò di trovarmi degli indumenti asciutti.
Ornella è la mia unica sorella più piccola di me di circa due anni, allora avevamo io 18 anni e lei era prossima ai 16, era da poco che aveva sviluppato il suo corpo da donna anke se ancora dai tratti un po’ acerbi, un corpo ben fatto, alta 1,65 e di peso proporzionato, un culetto bello tondo e un seno di una seconda misura.
Negli ultimi periodi era capitato che lei passando da una stanza all’altra non si curasse tanto se io ero dentro e spesse volte l’avevo intravista con pochi vestiti addosso, a volte l’avevo spiata mentre si spogliava ed ero rimasto affascinata dal suo corpo in crescita, i peli castani sul suo pube nascondevano qualcosa di misterioso, non avevo mai avuto il coraggio di osare con lei, ma mi arrapava, era diventato un chiodo fisso, volevo farla mia, e quel giorno gli ingredienti ci stavano tutti, ero ingoiato e nostra zia mi aveva lasciato un tremendo mal di pancia.
Mi vestii e cominciai a girare per casa nervoso, cosa insolita per me, al punto che Ornella lo notò e cominciò a chiedermi cosa avevo, io cercavo di evitare e facevo il segreto, la sua curiosità montava e nei miei pantaloni montava qualcosaltro, e ad un certo punto decisi di rompere gli indugi e iniziai a raccontare vagamente l’esperienza vissuta quel giorno con nostra zia, mi tenevo sul vago e lei si incuriosiva sempre di più, quando cominciai ad entrare nello specifico dell’avventura notai che lei di tanto in tanto chiudeva gli occhi e mordeva il labbro, stava immedesimandosi nella scena, a quel punto le chiesi se voleva vedere con la pratica ciò che avevamo fatto con zia e lei timidamente rispose di evitare, ma quando mi avvicinai a lei avvertii che i suoi battiti stavano aumentando e appena mi appoggiai sul suo fianco lei arrossì.
Sentendo cosa avevo sotto i pantaloni cercò di spostarsi, ma quando le presi una mano e la feci appoggiare sulla mia patta dei pantaloni lei aprì gli occhi esterrefatta e mi chiese ‘cosa ti succede?’ e io con candore gli risposi ‘mi sono eccitato al pensiero di zia che non ha voluto continuare quello che ha interrotto’, detto questo gli appoggiai le labbra sul collo,lei assecondo girandosi per favorire le mie labbra e nel giro di poco eravamo li a baciarsi vorticosamente con le nostre lingue, fu un primo bacio appassionato ed intenso e nel turbinio e abbassai il reggiseno e mi si presentò davanti il suo bel seno, lo accarezzai delicatamente con le dita e sotto le mie carezze due prugne si materializzarono sotto i miei occhi, la tentazione arrivò alle stelle mi abbassai con la testa e cominciai a succhiarglieli, lei non aveva più il controllo di se stessa, mi sbottonai i pantaloni e lei prese in mano la nuda carne, e con fare impacciato cominciò a giocare con la mia asta che oramai aveva raggiunto il massimo del turgore.
Andammo avanti a coccolarci per un po’ e alla fine mi sdraiai sul letto e gli insegnai come farmi una sega, lei si dimostrò subito capace, scappellava il mio arnese e si riempiva gli occhi, aveva paura di farmi male, ma io ero rassicurante e gli dicevo che andava benissimo, non ero sicuro se a quel punto volevo approfittare di lei e scoparla, così presi tempo, le presi la testa con le mani e l’avvicinai con la bocca al mio pene, lei con candore mi chiese ‘MA COSA DEVO FARE?’ e io gli consigliai di prenderlo in bocca, era così ingenua, al punto che mi chiese ‘MA NON PUO’ ESSERE PERICOLOSO?’ la rassicurai e presa fiducia si lasciò andare in un pompino da favola, dopo pochi colpi di bocca la mia resistenza venne meno e ansimando come un bue sborrai lei fu colta di sorpresa, non sapeva nemmeno che l’epilogo per un uomo è quello, e appena le arrivò tra le labbra si ritrasse schifata, nella confusione si sporcò le mani e i vestiti che le erano rimasti addosso, mi diede del porco e dello schifoso, la giornata finì lì, non fu molto, ma era già un bell’inizio, lasciava ben sperare, il ghiaccio era oramai rotto.
Il giorno successivo dovevo andare a fondo, era un mio preciso disegno e non potevo fallire, la cosa mi turbava e nello stesso tempo mi affascinava, così appena fatto buio andai alla farmacia e dal distributore posto all’esterno prelevai una scatola di preservativi.
E così nel pomeriggio seguente appena rimasti soli tornai alla carica, mi bastò presentarmi davanti a lei e subito gli occhi suoi brillarono, mi avvicinai e subito ci abbandonammo in un languido bacio, le lingue si incrociavano, ci mordevamo le labbra, e subito cominciai ad accarezzargli i seni, era già eccitata, i capezzoli subito si misero in tiro e cominciai a succhiarglieli, lei mi apri la patta dei pantaloni e cominciò a giocare con la mia verga già in tiro, le presi la testa e l’abbassai per metterlo in bocca, ma lei obiettò:
‘PERO’ NON FARE COME IERI, MI E’ QUASI VENUTO DA VOMITARE’;
e io ‘ PERCHE’ SEI STATA PRESA DI SPROVVISTA, NON ERI PREPARATA PER PRENDERLO IN BOCCA, MA OGGI DOVRESTI GIA’ SAPERE QUELLO CHE SUCCEDE, SE VUOI TI AVVISO AL MOMENTO, COSI’ TI REGOLI’;
lei fu felice dell’attenzione e della premura che le dimostravo e si dimostrò disponibile.
Fu così che si lasciò andare in un pompino meraviglioso, era solo alla seconda esperienza ma pareva l’avesse sempre fatto, andava su e giù scappellandolo a meraviglia, e quando sentiva CHE IO GODEVO LO SUCCHIAVA CON VORACITA’, non resistevo più, la girai verso di me e cominciai a frugargli intorno alla passerina, bellissima, pochi peli castani come il colore dei suoi capelli, nascondevano appena un fiore in boccio, fiore non ancora profanato, e facendo leva con un dito arrivai a toccargli la nuda e rosata carne, lei sussultò, ma non la lasciai, insistendo cominciai a provare di esplorarla, lei stringeva, in tutte le sue cose e nei vari passaggi cercava prima di rendersi conto della pericolosità, ma l’eccitazione erra giunta ad un punto tale che lasciò via tutte le suer paure, si abbandono e così potei cominciare ad esplorarla, mentre lei mi pompava l’asta io indugiavo sul suo clitoride, non capivamo niente, ci ritrovammo a farci un bel 69, lei mi spompinava e io con le mani le allargavo la vagina e con la lingua cercavo in profondità, cominciò a colare e io non perdevo una sola stilla, bevevo tutto ciò che lei produceva, e a quel punto le dissi:
‘VEDI CHE ANCHE TU PRODUCI IL LIQUIDO, CHE E’ ANCHE BUONO’, così facendo le infilai un dito dentro e lo tirai fuori tutto lubrificato, lo avvicinai alla sua bocca e lei lo leccò, e con gli occhi socchiusi disse:
‘UHMMMM, E’ VERAMENTE BUONO’,
sentendola affermare ciò le dissi di prepararsi che ero quasi pronto, lei rallentò, ma fui io a prenderlo con una mano e a dare gli ultimi colpi mentre con l’altra mano spingevo sulla sua nuca, non volevo assolutamente perdere l’occasione, e quando alla fine mi venne da schizzare lei se lo trovò in bocca, cercò di scansarlo, ma io la tenevo bene e così le finì in bocca, dopo un attimo di smarrimento si tuffò a leccarlo tutto, le piaceva, slinguava al punto che non una goccia ne andò persa, e quando ebbe finito scoppiò in una fragorosa risata.
Ma lei non era rimasta soddisfatta, e me lo disse apertamente, si era concentrata su di me che il suo piacere era passato in secondo ordine, nel frattempo mi ero un po’ afflosciato, e così pensai di lavorarla con la lingua per farla godere, le divaricai le gambe e mi tuffai sulle sue grandi labbra, era ancora fradicia di umori, e con le mani sulla mia testa mi tirava a se, non avrei mai creduto che nel breve volgere di qualche minuto sarei tornato duro come una pietra, ma successe, e a quel punto tirai fuori i preservativi, ne aprii uno e me lo calzai, lei non capiva cosa facevo, le dovevo spiegare tutto e mi chiese:
Ornella: ‘ADESSO CHE MI FAI?’
Antonio: ‘ VEDI ADESSO SE A TE VA’ IO TI FARO’ PERDERE LA VERGINITA’, E SICCOME HO DEI RESIDUI DI PRIMA NEL MIO MEMBRO POTREBBE ESSERE PERICOLOSO, CON QUESTO SALSICCIOTTO DI PLASTICA EVITEREMO DANNI, TU LO VUOI?’
O: ‘ SE SEI SICURO DI QUELLO CHE FAI MI FIDO, PERO’ NON FARMI MALE’
A: ‘NON TI PREOCCUPARE, SE SENTI DOLORE DIMMELO E IO MI FERMO’
O: ‘OK, VOGLIO PROVARE’
E fu così che l’adagiai sul letto, lei divaricò le gambe, io gli avvicinai la punta scappellata sulla vagina e cominciai a premere, non ero in linea con la sua vagina, fu lei che lo prese con una mano e lo mise in posizione, spinsi un po’ dentro ed entrai, lei ebbe paura, ma non sentì dolore, e ripresasi ritentai, questa volta andai un po’ oltre, e lei sentì un po’ di dolore, mi fermai, lei capì che non volevo assolutamente che sentisse dolere, ebbe fiducia e si rilassò, ma approfittando di quel suo attimo di rilassamento la presi a tradimento e spinsi dentro violentemente, lei gridò e cerco di spingermi fuori ma non ne fu capace, spinsi più a fondo e la sentii lacerarsi, la sua vergine membrana era ceduta sotto la spinta del mio pene, il suo volto si rigò di una lacrima, stavo per pentirmi di ciò che avevo fatto, ma lei mi abbracciò forte e mi tirò a se, ripresi fiducia e potenza, cominciai così a montarla con passione, passione ricambiata anche da lei, e quando alla fine eiaculai emisi un grido, lei ebbe paura, ma la rassicurai baciandola tutta e mi abbandonai sul suo corpo.
Rimasi dentro di lei fino al completo rilassamento e quando uscii il preservativo era striato del suo sangue, lei se ne accorse e mi chiese:
‘PERCHE’ è PIENO DI SANGUE?’
E io gli risposi con imbrarazzo: ‘ PERCHE’ OGGI TI HO FATTO PERDERE LA VERGINITA”,
‘MA SARA’ OGNI VOLTA COSI’?’
‘NO AMORE DELLA MIA VITA, SOLO PER QUALCHE ALTRA VOLTA, POI NON USCIRA’ PIU’ SANGUE, E SARA’ SEMPRE BELLISSIMO’.
La storia continuò ad andare avanti, ogni qualvolta rimanevamo soli in casa si scopava, oramai avevamo raggiunto una bella intesa, passati sette mesi arrivò l’estate, mamma in ferie dalla scuola e si scese a casa al mare, le sospirate vacanze e il sole, ma a parte questo le possibilità di scopare ridotte al minimo.
Capitò quella estate un evento insolito, nostra madre dopo tanti anni ai primi di agosto cominciò ad accusare nuovamente delle fastidiose coliche renali, prima poco dolore, ma andava sempre ad aumentare, al punto che alle 11 di notte non resistette più, nostro padre non era in casa (svolgeva i turni di notte con un impresa di lavori ferroviari), eravamo solo io, Ornella e nostra madre, io non avevo ancora la patente, nostra madre non era in grado di guidare e così dovemmo fare ricorso alla disponibilità di nostro zio che aveva la casa accanto alla nostra il quale si dimostrò subito pronto, del resto era il marito della sorella di nostra madre, la zia Gina, che venne anche per accompagnare sua sorella, una corsa in ospedale, PRONTO SOCCORSO, subito visitata da un dottore che ordinò ad un infermiere di mettere una flebo con una fiala di medicinale ‘VEDRA’ SIGNORA CHE DOPO STARA’ MEGLIO’, infatti, finita la terapia il dolore si era attenuato, firma di RIFIUTO RICOVERO, il dottore molto bravo si raccomandò ‘PER QUALSIASI EVENIENZA IO SONO QUI FINO ALLE OTTO DI DOMATTINA’ e si torna a casa, sembrava tutto risolto, ma alle 4 di notte dalla stanza di nostra madre giungevano delle urla lancinanti, il dolore era ricomparso peggio di prima, levataccia e stesso ritornello, chiamare zio e zia e di corsa nuovamente verso il Pronto Soccorso, a quel punto il gentile dottore non ebbe dubbi e dispose immediatamente una nuova flebo e ricovero in reparto urologia, non eravamo preparati a questo, non un pigiama,non un cambio pulito e così zia Gina rimase con mia madre, lei diede disposizioni ad Ornella cosa prendere per lei e con zio tornammo a casa, e preso il pigiama e qualche cambio per mamma zio rifece la strada per l’ospedale, ci risparmiò questo altro viaggio e ritornammo a letto, era la prima occasione delle vacanze che capitava di rimanere soli, morti dal sonno ci abbracciammo e il sonno ci sorprese, rimanemmo a dormire sul lettone di mamma e papà.
Verso le 8 mi svegliai, impiegai un po’ per realizzare dove mi trovavo, la situazione non era poi tanto male, avevo Ornella con addosso solo gli slip accanto e la tentazione fu forte, dimenticando che i muri che separano la nostra casa da quella degli zii sono dello spessore di un mattone forato e che i letti matrimoniali sono praticamente alla stessa distanza cominciai ad accarezzare Ornella, sembrava un sasso tanto dormiva, la cosa non mi dispiaceva, avevo sempre immaginato di montarla in stato si semicoscienza, fantasticavo di prenderla ubriaca o magari di darle del sonnifero ma non ero mai riuscito ad arrivare a tanto, quella situazione era quasi perfetta, partendo dal collo cominciai a slinguarla, non lasciavo un solo centimetro, le spalle, la schiena, le natiche, il mio membro era diventato durissimo, le succhiai i capezzoli e a quel punto lei stava per svegliarsi, mi fermai e lei ripiombo nel sonno girandosi a pancia in giù, le spostai lo slip di lato e con le dita cominciai a farmi largo nel suo pube, io ero nella realtà, lei era come in un sogno, cominciò ad assecondare le mie mosse, provai ad andare in profondità e lei prese una posizione per agevolarmi, le mie dita erano ormai dentro e lei inconsapevolmente cominciò ad inumidirsi, le presi il clitoride tra pollice ed indice e glielo torturai, oramai era un lago, io non resistevo più, le sfilai lo slip, lei come un automa si mise alla pecorina, di fronte ad una visione così invitante mi chinai a leccargliela, era partita peggio di me, ma stava in dormiveglia, non mi preoccupai nemmeno di andare a prendere il preservativo nella mia stanza, la penetrai a nudo, era la prima volta che la prendevo senza precauzioni e appena le fui tutto dentro lei si destò dal suo torpore lanciando un grido:
‘UHMMMM, CCCHEE BELLOOOOOOOOO!!!!!, DAI SPINGI FORTE, NON L’HO MAI SENTITO COSI”
Mi ricordai che dall’altro lato poteva esserci nostro zio e le sussurrai:
‘NON GRIDARE, POTREBBE ESSERCI ZIO CARLO DI LA’, E SENTIRCI’
Ma lei non se ne curò anzi disse:
‘E COME FACCIO A NON GRIDARE CON QUESTO BEN DI DIO DENTRO, OOOOHHHHHH SI DAI SFONDAMI TUTTA, XKE’ FINO AD ORA HAI MESSO QUEL FASTIDIOSO PRESERVATIVO, CI SIAMO PRIVATI DI UN PIACERE IMMENSO, STO GODENDO COME UNA MATTA’
Anke io godevo da morire, e quando arrivai al culmine mi tirai fuori emettendo un gemito come un bue, avevo perso il controllo e non pensavo nemmeno io a zio CARLO, con due dita tenni premuto sulla cappella e avvicinatolo alla sua bocca glielo riversai tutto dentro, lo ingoiò tutto, e prendendo in bocca il mio uccello lo ripulì ben bene, io continuavo a godere e ad emettere mugolii. Finita la performance, entrambi soddisfatti andammo a fare una doccia.
Verso le dieci tornò nostro padre che nel frattempo era stato messo al corrente del ricovero di nostra madre, fece una doccia anche lui, una piccola colazione e suonò alla porta zio CARLO, il quale ben sapendo come poteva essere stanco nostro padre si offrì di accompagnarci in ospedale.
Giungemmo all’ospedale con un po’ di anticipo rispetto all’orario delle visite, e così mentre mio padre ed Ornella aspettavano davanti all’ingresso del reparto, mio zio mi invitò ad andare al bar per prendere qualcosa per zia GINA e mia madre.
Il furbastro cercava solo una scusa per rimanere da solo con me, infatti mentre ci andavamo verso il bar cominciò a fare qualche battutina:
ZIO:CERTO CHE DALL’ESTATE SCORSA AD ORA ORNELLA E’ CRESCIUTA PARECCHIO,
IO: E’ NATURALE CHE SIA COSI’ ZIO, TUTTI SI CRESCE,
ZIO: MA LEI E’ DIVENTATA UNA DONNA TUTTA DI UN COLPO, SAI SE HA GIA’ IL FIDANZATINO?
IO: NON LO SO, QUANDO GLIELO CHIEDO EVITA DI RISPONDERMI.
ZIO: PENSA CHE ALLA TUA ETA’ IO IN PAESE AVEVO GIA’ AVUTO DUE FIDANZATINE DELLA STESSA ETA’ D I TUA SORELLA, E ME LE ERO PURE FATTE, CREDI CHE ORNELLA ABBIA GIA’ AVUTO ESPERIENZE?.
IO: ZIO, MA CHE DOMANDE MI FAI ( arrossii, avevo intuito dove voleva andare a parare).
Zio: VEDI CARO NIPOTINO, SE TE LE FACCIO CI SARA’ UN MOTIVO, MA ADESSO PENSIAMO A PRENDERE QUALCOSA AL BAR, QUESTO DISCORSO LO RIPRENDEREMO UN’ALTRA VOLTA, ANZI POMERIGGIO ANDIAMO AL PONTILE CHE TI PORTO A FARE UN GIRO IN BARCA, VERO CHE CI VIENI?
Un groppo in gola mi salii e si bloccò, mi mancava l’aria, presi un bicchiere d’acqua che nemmeno riuscii ad ingoiare, il tutto sotto lo sguardo attento di zio CARLO, si era accorto della mia difficoltà, ma mi diede una pacca sulle spalle e con tono rassicurante mi disse:
‘NON PENSARE ADESSO, NON E’ SUCCESSO NULLA, VA TUTTO BENE’.
Io pensai: BENE UN CORNO, ZIO CI HA SCOPERTI, COSA SUCCEDERA’ ADESSO?.
Entrammo nel reparto, i saluti di rito, le solite domande ‘MAMMA TI SENTI MEGLIO?’
‘NON PREOCCUPARTI PRESTO TORNO A CASA’
Nella mattinata erano passati i medici per la visita, avevano sottoposto mamma a delle radiografie ed era stato evidenziato un calcolo di dimensioni molto grosse, il primario aveva disposto ulteriori analisi e la preparazione per il bombardamento del calcolo (credo si chiami LITOTRISIA o qualcosa del genere), c’era un solo problema, il macchinario non era in dotazione al nostro ospedale, ma, ogni settimana passava un camion attrezzato e facevano le sedute per i pazienti ricoverati, dunque per mamma si prospettavano delle vacanze da ricoverata, anche perchè il camion itinerante era passato proprio il giorno prima, e le sue condizioni consigliavano sforzi minimi e riposo al letto. Con l’animo in pace accettammo la situazione.
Ornella voleva rimanere a fare compagnia a mia madre (i soliti turni di notte), ma zia GINA si oppose fermamente, del resto erano due sorelle rimaste orfane di padre in tenera età, si erano tirate su insieme e tra loro c’era un legame molto bello.
Tornammo a casa.
Dopo un po’ zio CARLO suonò alla porta, ORNELLA andò ad aprire e le offrì una bevanda fresca, lo invitò a rimanere ma lui disse che aveva fretta che voleva portarmi in barca, allora fu lei a chiedergli di poter venire con noi, ma lui con una scusa la rimandò ad un altro giorno, il groppo che era a fatica andato via mi ritornò, scesi e uscimmo, arrivati al pontile salimmo in barca e via lontani dalla riva, zio fermò la barca, calò in acqua un lungo filo con un centinaio di ami ad ognuno dei quali stava attaccato un pezzetto di seppia o calamaro e disse:
‘ORA FACCIAMO UN GIRO E POI TORNIAMO SPERANDO DI TROVARE ATTACCATO QUALCHE BEL PESCE’
Ci allontanammo dal luogo di pesca di qualche centinaio di metri e fermò il motore, un silenzio tombale, lui con calma preparò una canna e la calò in acqua, la posò su un attacco del remo e la lasciò, circa un lungo minuto di silenzio, sembrava un’eternità, a quel punto era logico che voleva riprendere il discorso, e così fu.
Cominciò subito così: VEDI FRANCESCO IN OSPEDALE TI HO FATTO DELLE SPECIFICHE DOMANDE, AVRAI CERTAMENTE CAPITO PERCHE’?
IO: VERAMENTE NO ZIO.
ZIO: CON ME NON DEVI FARE IL FURBO, SIAMO GRANDI ENTRAMBI, ANCHE SE IO LO SONO MOLTO PIU’ DI TE.
IO: ZIO CONTINUO A NON CAPIRE.
ZIO: DATO CHE NON CAPISCI TI FACCIO UNA DOMANDA DIRETTA:
IO: (il panico cominciava ad assalirmi) OK, DIMMI.
ZIO: STAMATTINA TI HO CHIESTO SE ORNELLA HA IL FIDANZATINO, TU MI HAI RISPOSTO CHE NON LO SAI.
IO: INFATTI NON LO SO (cominciavo a sperare che la sua era solo premura per la nipotina).
ZIO: E QUESTA NOTTE QUANDO SONO TORNATO DA SOLO IN OSPEDALE E’ VENUTO A TROVARMI QUALCUNO IN CASA?
IO: (ci siamo ci ha sentiti) NO.
ZIO: ALLORA COSA ERA QUEL TRAMBUSTO QUESTA MATTINA NELLA CAMERA DA LETTO DI TUA MADRE?
IO: ERO IO CHE HO DORMITO DI LA, MA NON RIUSCIVO A RIPOSARE E MI RIGIRAVO NEL LETTO.
ZIO: AVRAI FATTO UN BEL SOGNO IMMAGINO.
IO: PERCHE’ MI CHIEDI QUESTO ZIO?
ZIO: PERCHE’ NEL SOGNO HAI PARLATO, E DICEVI: ‘NON GRIDARE, POTREBBE ESSERCI ZIO CARLO DI LA’, E SENTIRCI’,
MA FINO A QUA POTREBBE ANCHE ESSERE NORMALE, MA NON LO E’ PERCHE’ HO SENTITO ANCHE UNA VOCE FEMMINILE CHE DICEVA:
‘UHMMMM, CCCHEE BELLOOOOOOOOO!!!!!, DAI SPINGI FORTE, NON L’HO MAI SENTITO COSI” E POI ANCORA:
‘E COME FACCIO A NON GRIDARE CON QUESTO BEN DI DIO DENTRO, OOOOHHHHHH SI DAI SFONDAMI TUTTA, XKE’ FINO AD ORA HAI MESSO QUEL FASTIDIOSO PRESERVATIVO, CI SIAMO PRIVATI DI UN PIACERE IMMENSO, STO GODENDO COME UNA MATTA’
PERTANTO DOVEVATE ESSERE IN DUE A SOGNARE.
Cercai di negare, ma l’evidenza era troppa, dopo un po’ di ulteriori domande crollai, svelai la relazione a zio CARLO, tentai anche di convincerlo che era la prima volta che succedeva, ma di fronte a quello che aveva sentito fu tutto vano.
Non mi condannò per quello che avevamo fatto, anzi disse chiaro che probabilmente anche lui trovandosi vicino una sorella come ORNELLA si sarebbe comportato allo stesso modo.
Ero tornato calmo, ma avevo paura, oramai non era più un segreto.
Ricominciò a parlare raccontandomi qualcosa del passato.
Lui e zia GINA non avevano figli, e non avevano mai voluto adottarne uno, la loro speranza era sempre stata che chissà un giorno con qualche cura ne avrebbero avuto uno proprio.
Il problema era di zio CARLO, era sterile e quando i medici oramai gli avevano chiuso tutte le speranze lui aveva proposto l’inseminazione artificiale, zia GINA era stata irremovibile e così niente figli, noi non eravamo i soli nipoti, ma di sicuro quelli prediletti, e a questo proposito mi raccontò un aneddoto.
ZIO: ‘CIRCA TRE ANNI FA’, DURANTE L’INVERNO, RICORDI CHE ANDAMMO A FARE UN FINE SETTIMANA IN MONTAGNA SULLA NEVE?’
IO: ‘Si zio ricordo’
ZIO ‘LA SERA STESSA CHE ARRIVAMMO MENTRE GLI ALTRI DISFAVANO I BAGAGLI IO MI PRESI L’IMPEGNO DI ACCENDERE IL CAMINETTO’
IO: ‘VERO, RICORDO CHE FACEVA UN FREDDO TREMENDO’
ZIO: ‘BENE, TUA SORELLA ERA QUELLA CHE SENTIVA PIU’ FREDDO, COSI’ APPENA IL FUOCO PRESE VITA MI SEDETTI SU UNA SEDIA DAVANTI AL CAMINETTO E LEI MI VENNE SULLE GAMBE, TREMAVA COME UNA FOGLIA, E COSI’ COMINCIAI A SFREGARLA, SENTIVA GIA’ MENO FREDDO, PENSANDO A COME E’ CRESCIUTA ADESSO ALLORA ERA PROPRIO UNO SCRICCIOLO, SOLO 13 ANNI, MA ANKE ESSENDO PICCOLA RISCALDANDOLA MI CAPITO’ DI ECCITARMI E SICCOME LEI ERA POGGIATA SUL MIO PENE, PER NON FARMENE ACCORGERE LA SCESI DALLE GAMBE E LA MISI DAVANTI, MA ANCHE IN QUEL MODO LA SITUAZIONE NON ERA DIVERSA, ANZI PEGGIO, STAVA APPOGGIATA CON IL CULETTO PROPRIO SUL MEMBRO, FU COSI’ CHE PER DISTRARLA DA QUELLA SITUAZIONE COMINCIAI A SCHERZARE E A SOLLETICARLA, A LEI PIACEVA, E DOPO UN PO’ MI RITROVAI CHE LE STAVO ACCAREZZANDO IL SENO, MI ACCORSI CHE LEI SENTIVA UNA SENSAZIONE DI BENESSERE E NE APPROFITTAI’
IO: ‘COME NE APPROFITTASTI?’
ZIO: ‘NON FANTASTICARE, TI DICO SOLO CHE LE MISI UNA MANO TRA LE GAMBE, E ATTRAVERSO IL PANTALONE LE FECI UNA SPECIE DI DITALINO’.
IO: ‘E LEI COSA FECE?’
ZIO: ‘RIMASE IMMOBILE FINO A QUANDO IO NON SMISI, PRATICAMENTE LE ERA PIACIUTO, E ALLA FINE LE CHIESI SE ERA CURIOSA DI VEDERE COSA AVEVA PROVOCATO A ZIO LA MONELLA’
IO: ‘ E LEI VOLLE VEDERLO?’
ZIO: ‘CERTO, MI ABBASSAI LA ZIP E LIBERAI IL MANICO CHE ERA DIVENTATO LUNGO E DURO, LEI CHIUSE GLI OCCCHI PER NON GUARDARE, E ALLORA LE PRESI UNA MANO E LA POSAI SOPRA, AL CONTATTO CON QUEL COSO DURO APRì GLI OCCHI, MA NON SCAPPò, LI SGRANò COME PER DIRE ‘MAMMA MIA CHE COSO ENORME’, MI RICOMPOSI E FINì TUTTO LI.
Finito di parlare mi venne spontaneo di chiedergli: ‘ZIO, PERCHE’ MI HAI RACCONTATO QUESTO EPISODIO?’
E lui con molta calma mi rispose ‘ PER TANTI BUONI MOTIVI:
1) ORNELLA ORAMAI E’ CRESCIUTA ED E’ ANCHE MOLTO BELLA;
2) LEI SA Già CHE IO L’HO TOCCATA E NON ME LO HA MAI RIMPROVERATO;
3) IO SO CHE LEI HA TOCCATO ME E NE E’ RIMASTA IMPRESSIONATA POSITIVAMENTE;
4) TU SAI CHE HO SCOPERTO LA VOSTRA TRESCA, E NON E’ BELLO VIVERE CON L’ANGOSCIA CHE POTREBBE CAPITARE CHE MI SCAPPI QUALCOSA DALLA BOCCA;
‘A QUESTO PUNTO REGOLATI UN Po’ TU, VEDI DI ORGANIZZARE QUALCOSA, VOGLIO ENTRARE PER UN Po’ NEL GIOCO, E TI AVVERTO, GUARDA CHE LE VACANZE NON DURANO IN ETERNO, E TUA MADRE E ZIA QUANTO PRIMA RITORNANO DALL’OSPEDALE, PERTANTO INVENTATI QUALCOSA’
Dettata questa serie di motivazioni mi diede una pacca sulle spalle e concluse:
‘ TI HO SEMPRE AMMIRATO perché SEI UN GIOVANE BRILLANTE CHE RIESCE IN TUTTO QUELLO CHE FA, NON DELUDERMI’.
Tirò la fune del motore e tornammo sul luogo di pesca, tirò su gli ami, non era andata male, avevamo preso 5 pesce balestra e due aguglie imperiali.
Tornammo al pontile e da li a casa.
Continua””””””’.
”..arrivammo a casa intorno alle 18,00, nel frattempo era tornato nostro padre dall’ospedale, con lui era tornata a casa anche la zia GINA per sciacquarsi e prendere dei cambi puliti per se e per nostra madre, nostro padre era già pronto per andare ad effettuare il turno notturno in galleria, zio CARLO andò a fare una doccia, zia ci fece il resoconto delle visite alle quali era stata sottopèosta mamma, andava tutto bene, ma il ricovero si prospettava non brevissimo, lei comunque era contenta della collaborazione che stava dando a sua sorella, del resto non avevano mai avuto tutto questo tempo per raccontarsi le loro cose, ci raccomandò di non trascurare nostro zio e a tal proposito indicò a mia sorella che aveva lasciato una cena fresca in frigorifero da consumare al ritorno di zio dopo che l’avesse riaccompagnata in ospedale.
Finita la doccia zio e zia partirono per l’ospedale.
Rimanemmo soli io ed ORNELLA, il mio imbarazzo a dovergli dire quello che mi aveva raccomandato zio era enorme, lei se ne accorse dal mio nervosismo, andavo avanti e indietro senza fermarmi e mi domandò il perché di quella tensione, feci coraggio e iniziai a parlare:
IO: TU NEMMENO IMMAGINI PERCHE’ OGGI ZIO E’ VOLUTO PER FORZA ANDARE IN BARCA SOLO CON ME;
ORNELLA: VERAMENTE MI E’ PARSO STRANO, MA FRANCAMENTE NON LO IMMAGINO VERAMENTE;
IO: STAMATTINA, QUANDO ABBIAMO SCOPATO SUL LETTO MATRIMONIALE ABBIAMO ESAGERATO, E ZIO HA SENTITO TUTTO, IN BARCA MI HA FATTO L’INTERROGATORIO, IO HO CERCATO DI NEGARE, MA ALLA FINE SONO CROLLATO, NON POTEVO PIU’ NEGARE L’EVIDENZA;
ORN: UN BEL GUAIO ALLORA, PENSI CHE ADESSO RISCHIAMO QUALCOSA?
IO: FRANCAMENTE NON LO SO, MA DA COME PARLAVA LUI HA UN DEBOLE PER TE, MI HA RACCONTATO QUALCHE COSA SU DI TE;
ORN: E COSA TI HA POTUTO RACCONTARE DI ME?;
IO: RICORDI TRE ANNI FA’ QUANDO ANDAMMO IN MONTAGNA?
ORN: NON DIRE PIU’ NIENTE, RICORDO BENISSIMO, LUI DAVANTI AL CAMINO MI TOCCO’, FU LA PRIMA VOLTA CHE SENTII L’ECCITAZIONE DEL MIO CORPO, E ALLA FINE LUI TOLSE IL SUO ARNESE DI FUORI E ME LO FECE TOCCARE, ERA UN COSO ENORME;
IO: BENE, ADESSO SE NE E’ USCITO CON DEI DISCORSI CHE TU SEI CRESCIUTA, CHE SEI UNA BELLA RAGAZZA E CHE SOPRATTUTTO CONOSCI GIA’ IL FARE SESSO PERCHE’ LO FAI CON ME, PENSO CHE GLI PIACI E CHE VORREBBE PROVARCI;
ORN.: TE LO HA DETTO ESPRESSAMENTE?
IO: NO, MA NON CI VUOLE MOLTO A CAPIRLO, E SONO SICURO CHE PER AVERTI PASSERA’ A RICATTARCI;
Mia sorella fu franca nel raccontarmi delle cose che prima si era tenute ben nascoste dentro, come ad esempio che zio CARLO dopo l’esperienza davanti al caminetto in diverse occasioni le aveva sbavato appresso, ma che non le aveva mai fatto richieste esplicite, come pure che era sempre rimasta curiosa delle misure del membro di zio, che in tante occasioni le era tornato in mente soprattutto nei momenti intimi di masturbazione.
Questo ultimo aspetto scatenò in me due sentimenti contrastanti, uno di gelosia morbosa, lei era mai e soltanto mia, l’altro di curiosità, immaginavo delle scene con ORNELLA posseduta da qualcun altro e in quei momenti il qualcun altro diventò zio CARLO.
Non sapevo cosa fare, proporgli un incontro a tre? Disattendere le minacce di zio? , fu ORNELLA stessa a togliermi dall’impiccio con un’idea tutta sua, e propose:
ORNELLA: VISTO CHE NOI CORRIAMO IL RISCHIO DI ESSERE RICATTATI, IO PROPONGO DI USARE L’INGEGNO, ALLA PRIMA OCCASIONE CHE SI PRESENTA SARO’ IO A STUZZICARLO, TU CI LASCERAI SOLI, E QUANDO LUI CI PROVERA’ FARAI IN MODO DI BECCARCI, A QUEL PUNTO SAREMO ANCHE NOI NELLA POSIZIONE DI POTERLO RICATTARE DICENDOTUTTO A PAPA’, COSA NE DICI?
L’idea mi parse subito fantastica, almeno alleggerivamo la nostra posizione, non ci volle molto che l’evento si verificasse, zio tornò dall’ospedale, ORNELLA apparecchiò la tavola sulla verandina e cenammo, durante la cena cercava di capire se avevo parlato con mia sorella, non le feci capire che lo avevo fatto, lui abbondava con il vino fresco, voleva chiaramente ubriacarci, ma non ci riuscì, parlava, parlava, e in tutto ciò che diceva le allusioni cadevano sempre su ORNELLA, alla fine della cena mia sorella mi fece cenno di lasciarli da soli, e così con la scusa di andare a prendere le sigarette a casa nostra mi tolsi dai piedi.
ORNELLA aveva già previsto tutto, si era vestita in modo provocante, un gonnellino corto con perizoma di sotto, un top senza reggiseno che lasciava intravedere le sue forme perfette, con la scusa di sparecchiare cominciò a passare davanti a zio CARLO, ogni volta più vicino, le passava dietro e gli strusciava il seno sulla spalla, passava davanti e si allungava sul tavolo per prendere le cose più lontane sulla tovaglia scoprendo tutto il suo ben di dio, zio CARLO, molto sensibile alla carne cadde subito e si lasciò andare in apprezzamenti e ricordi lontani:
ZIO: CARA LA MIA NIPOTINA, MA LO SAI CHE SEI VENUTA SU BENE?
ORNELLA: VERO ZIO? DEL RESTO DA UNA COME MIA MADRE CHE VOLEVI CHE NE SALTASSE FUORI, E POI ZIA GINA NON E’ DI MENO.
A onor del vero devo dire che zia GINA era una figona da far paura, l’avevo sempre idealizzata, le avevo dedicato quasi tutte le seghe fatte in vita mia, e non mi sarebbe poi nemmeno dispiaciuto se mio zio mi avesse invitato in un triangolo appassionato con lei, una donna tutta da coccolare prima e chiavare con violenza dopo, avevo sempre immaginato che lei triste per non avere avuto figli mi avesse accolto come mia madre nel suo letto, e li avessimo consumato un rapporto di quelli passionali, mi attirava tantissimo il suo fondo schiena, un culo maestoso, di quelli che penetrandolo rischi di perderci dentro tutte le palle e che riescono ad accogliere la sborra fino all’ultima goccia. Ma era rimasto sempre un bel pensiero.
Dette quelle parole ORNELLA, zio passò alla carica riproponendogli quello che aveva fatto tre anni prima in montagna, ORNELLA che non aspettava altro si sedette sulle sue gambe e lui subito cominciò a carezzarle le gambe levigate, nel frattempo io ero tornato e stavo nascosto per intervenire al momento opportuno, zio continuava a toccarla, con entrambe le mani le pizzicava i fianchi e lei si dimostrava contenta, si lasciò toccare i seni, zio di tanto in tanto aggiustava il membro da sotto le bermuda, ORNELLA si poggiava su di lui, lui le mise le mani davanti a frugargli la vagina, lei lo assecondò, le sposto quel pezzo di filo interdentale e le sue dita cominciarono ad esplorala, il porco si inumidiva le dita e le leccava, io stavo eccitandomi, il doppio pensiero mi travolgeva, mi ingelosivo ma speravo che andassero oltre, ad un certo punto la sollevò e la fece posizionare pancia in giù sul tavolo, lui seduto sulla sedia le ha baciato le natiche e ad un tratto ORNELLA ha messo le due mani sui glutei e si è allargata, a quel punto mi sono detto lo porta all’estremo e poi gli pianta un ceffone, niente di tutto ciò, si continuava, zio CARLO l’ha girata su un fianco le ha alzato una gamba e ha cominciato a sfregarle il filo del tanga a mò di seghetto sul clitoride, ORNELLA cominciava ad emettere dei gemiti, lei stessa si è sfilata il tanga, è stato a quel punto che lui ha messo della saliva su due dita le ha avvicinate alle sue grandi labbra e facendosi largo ha cominciato a infilarle dentro, la saliva era stata inutile, mia sorella colava già tanto, le dita entrarono con facilità, io nascosto dietro un angolo mi toccavo e non resistendo più decisi di farmi vedere, speravo così che si ponesse fine a quella performance.
Appena zio CARLO mi vide mi strizzò l’occhio, (pensava fossi stato io a combinare l’incontro) e mi fece segno di unirmi a loro, a quel punto mi conveniva e mi avvicinai, abbassai i pantaloncini ed estrassi fuori il mio manico, lo poggiai sul tavolo in prossimità della bocca di ORNELLA e con piccoli avanzamenti gli sfiorai le lebbra, lei apri la bocca e cominciò a succhiarlo, zio CARLO si alzò dalla sedia e abbassatosi il bermuda tirò fuori qualcosa di inguardabile, un pezzo di filetto mai visto nemmeno nei film hard, una cappella che sembrava una pesca, lo teneva con una mano e ne avanzava oltre la metà ( a quel punto ho capito l’invidia che si attira zia GINA verso le donne del nostro paese, perché più di una ha assaggiato quel pezzo di carne e in giro si sa), venne al mio fianco e anche lui lo avvicinò alla bocca di ORNELLA la quale fino a quel momento aveva tenuto gli occhi chiusi, sentendo un altro membro vicino si destò e sbarrò gli occhi, prese quello di zio con una mano e cominciò a menarlo, tirava la pelle fino alle palle e poi il ritorno a coprire la cappella, sembrava una corda senza fine, dopo un po’ di colpi zio si allontanò e si piazzò dietro di lei, tento di penetrarla ma la posizione risultava scomoda, così ci invitò ad andare tutti su una panca, ORNELLA sembrava frastornata, la accompagnammo sorreggendola dalle ascelle, zio la fece posizionare alla pecorina mi invitò ad allargare ORNELLA con le mani, prese in mano la verga e l’appoggiò sulla vagina, fu in quel momento che mia sorella ebbe una reazione, pensavo ponesse fine al gioco, invece si rivolse ad entrambi e disse:
‘ HO UNA VOGLIA MATTA DI ESSERE SCOPATA, PERO’ DOVETE METTERE IL PRESERVATIVO, NON VOGLIO RISCHIARE’, a questa richiesta zio rispose ‘CON ME PUOI STARE TRANQUILLA NON C’E’ POSSIBILITA’ CHE RESTI INCINTA’ ,
ORNELLA rivolse lo sguardo verso di me per chiedere conferma, sapeva che poteva fidarsi del fratello, io annuii, per lei fu una conferma liberatoria, desiderava da tempo quel coso enorme e non me lo aveva mai detto.
Zio a vederla così disponibile si ringalluzzì, questa volta senza chiedere il mio aiuto con una mano la divaricò e con l’altra preso il membro in mano lo indirizzò sull’apertura, spinse delicatamente, sulla faccia di ORNELLA comparve un’espressione di dolore, doveva sentire un gran male, ma resistette, zio cominciò a chiavarla di gran carriera, appena le fu tutto dentro lei avvertì il primo orgasmo e lanciò un grido di piacere, zio continuava come un maglio colpo su colpo, io guardavo stupito la capacità che aveva mia sorella di ricevere quel pezzo di carne, ero eccitatissimo, mi portai davanti a lei e cominciò a spompinarmi, non aveva nemmeno bisogno di fare movimento, quello glielo provocava zio con i colpi che le assestava, raggiunse un secondo orgasmo ancora più dirompente del primo, ma la stanchezza la stava fiaccando, pochi gemiti per comunicare la sua goduria, furono quei gemiti a procurami una copiosa sborrata che le finì tutta in bocca, non la ingoio, ma la fece colare dai lati della bocca, si vedeva che si era stancata, ma quell’animale di zio quanto durava? Erano oramai oltre venti minuti che lo teneva dentro senza dare segni di cedimento, ORNELLA oramai emetteva solo dei lamenti ad ogni botta che lui dava, zio godeva a sua volta spingendo ed emettendo solo dei monosillabi, quando si accorse che era arrivato il suo momento volle cambiare posizione, ORNELLA oramai era in sua balia, avrebbe fatto qualsiasi cosa le avrebbe chiesto, le chiese di spostarsi sulla brandina da piscina, lui si mise sotto e ORNELLA su di lui rivolta verso avanti e con le piante dei piedi sulle ginocchia di zio, io non volevo perdermi un attimo di quella scopata, mi inginocchiai davanti alla brandina e finalmente potei vedere mia sorella che era un lago e la nerchia di zio che la impalava, la circonferenza di quel pezzo di carne era tale che entrando arrotolava le grandi labbra di ORNELLA spingendoli verso l’interno, zio CARLO se ne accorse e presala dai glutei la sollevò agevolando la penetrazione, quasi non riusciva ad entrare fino in fondo, ORNELLA iniziò a sobbalzargli sopra, zio assecondava i suoi colpi, zio stava per raggiungere l’orgasmo e si fermò, ORNELLA continuò da sola ed esplose per la terza volta poi si calmò, fu allora che zio cominciò una lunga serie di affondi rapidissimi, poi si fermò di colpo e disse ‘VENGOOOOOO!!!!!!!!’ tenne sollevata ORNELLA un po’ e potei cosi vedere le vene del suo pene che si gonfiavano e pulsavano lui era immobile, solo le vene si muovevano e quando ebbe finito lentamente alzò ORNELLA, la sua vagina era rimasta aperta, il pene di zio lucido degli umori di lei, uscì dolcemente non una goccia di sborra fuori, soltanto quando zio fu uscito completamente tra le grandi labbra fece capolino un grumo lattescente di sborra bianca.
Zio ci baciò entrambi e andammo a fare tutti e tre una bella doccia.
Il racconto nasce dall'unione di alcune esperienze sessuali e relazionali che ho vissuto. Celeste esiste, ma non è quello il…
Pazzesco..sarebbe bellissimo approfondire la sua conoscenza..
Mi piace pensare sia un racconto reale..se ti andasse di parlarne scrivimi a grossgiulio@yahoo.com
Molto interessante, è realtà o finzione? Dove è ambientato?
Felice che le piaccia. Le lascio il beneficio del dubbio…