CAPITOLO 1 : LA SORPRESA
Anne è una donna moldava, qui per mancanza di lavoro. Dopo un anno da clandestina finalmente l’opportunità di lavorare a casa di mia suocera Giuseppina, 85 anni, purtroppo, in seguito a qualche problema, non completamente autosufficiente.
Il nuovo lavoro di badante le piaceva, si trovava bene con la vecchia che chiamava nonna, i parenti erano cortesi, disponibili, educati. Nel contempo, anche lei si dimostrava gentile e premurosa verso la vecchietta e svolgeva bene il suo lavoro.
Capitavo poco in casa della suocera, vuoi per la distanza, vuoi per gli impegni, le mie visite si riducevano alle feste comandate, fino ad un giorno ove un incarico mi chiamò vicino al paese di residenza della suocera e decisi di andare a trovarla. Come tutti i parenti avevo le chiavi di casa e quindi entrai senza suonare il citofono, anche per non disturbare la suocera che poteva riposare in quel momento.
Entrando in casa non scorsi nessuno e ben presto mi accorsi che Anne stava facendo la doccia a mia suocera, non so perché non mi feci sentire, forse per quella mania che prende a molti di spiare le cose altrui e pian piano mi accostai dove potevo vedere senza paura di esser visto.
Per essere più comoda Anne si era spogliata anch’essa e quindi il primo spettacolo cui mi trovai davanti fu quello delle chiappe di Anne che, chinata, stava lavando i piedi a Giuseppina, mia suocera. Credo opportuno dare una breve descrizione di Anne, castana, capelli corti, non molto alta, snella con due seni ancora sodi non grandissimi e un personale in perfetta forma per la sua età di 45 anni. Sullo sfondo il corpo bianchissimo di mia suocera, che aveva al contrario grossi seni cadenti, una bella pancia e insomma il corpo abbondante che a quell’età si può facilmente immaginare, la particolarità era rappresentata dal colore della pelle, davvero bianchissima ad eccezione del viso e del giro collo più coloriti dagli anni e dagli agenti atmosferici.
In quel momento mi ritrovai a pensare che comunque la visione di due donne nude è sempre una bella visione e scartai subito l’idea di tornare indietro e farmi sentire, rimanendo a godermi lo spettacolo.
Ben presto la doccia terminò e vidi Anne prima asciugare mia suocera e poi se stessa avendo avuto cura di far sostenere mia suocera al carrello di sostegno. Mi nascosi dietro la tenda non sapendo bene come uscire da quella situazione e a pochi centimetri da me passarono mia suocera, sempre aiutata dal carrello con le ruote e Anne che, intenta a badare che mia suocera non potesse cadere, non si accorse della mia presenza. Fu qui che iniziò la parte impensabile della situazione.
Anne distese mia suocera sul letto avendo avuta cura di metterle sotto un telo e cominciò a spalmare la pelle di Giuseppina con della crema, necessaria per chi è costretto a lunghe ore nel letto per così lunghi periodi. Con sapienza spalmava la crema sul corpo di mia suocera facendola ben assorbire e poi la sentii dire “Adesso nonna facciamo il trattamento speciale” mia suocera profferì un sospiro e la guardò in silenzio. Le mani di Anne si soffermarono più a lungo sui seni e cominciarono a massaggiarli con un vigore eccessivo. Fra le mani della badante il grosso seno di mia suocera veniva sballottato, compresso, massaggiato troppo energicamente. Mentre assistevo attonito alla scena, Anne prese un capezzolo della vecchia e lo strinse un poco e poi sempre più forte. Ero basito. Ma ancor di più quando lei gli disse “Ti piace nonna? Ti piace quando ti faccio male?” e così dicendo prese anche l’altro capezzolo e lo strinse con forza. Vidi gli occhi di mia suocera riempirsi di lacrime ma la sentii dire “Si, mi piace” e allo stupore cominciò a subentrare una particolare eccitazione dovuta all’inaspettata visione. “Allora adesso giochiamo un po’” sentii ancora dalla badante che si allontanò andando nella sua stanza e tornando poco dopo con una sua borsa dalla quale trasse dei legacci con i quali cominciò a legare alla base il grosso seno della suocera. Per fare un lavoro accurato le disse, ma a questo punto è più giusto dire, le comandò di girarsi, aiutandola, prima su un fianco e poi su un altro e ben presto apparvero i grossi seni di mia suocera stretti come palloncini alla base che nonostante tutto ricadevano sul corpo stante la scarsa consistenza della pelle. Non contenta Anne ordinò a Giuseppina “Tira fuori la lingua, nonna” E questa subito la espose ricevendo prima un pizzico sulla stessa e poi una molletta che la tenesse stretta. “Ti piace nonna? continuava a ripetere Anne e mia suocera assentiva con un lento movimento del capo e con gli occhi umidi di lacrime.
Avrei forse dovuto intervenire, ma quella situazione mi turbava e mi eccitava nello stesso momento e quindi non feci altro che accendere il video del telefonino riprendendo, per quanto possibile, la scena. Anne intanto aveva tolto la molletta dalla lingua della suocera e le montò sopra avvicinando il suo ventre alla bocca di questa, “Adesso leccami nonna, se vuoi il tuo premio” e vidi la lingua di mia suocera cominciare a dare lievi colpi alla vagina della badante. Non contenta questa cominciò a stringerle i seni, che assumevano un colore sempre più rosso e, in particolar, modo i capezzoli facendola mugolare di dolore. “Dai che so che ti piace nonna, lecca per bene e io ti faccio male come piace a te, vero che ti piace nonna troia?”. Ormai non potevo dirmi più sorpreso dall’assentire della vecchia che davvero pareva trovare piacere in quelle situazione.
Attonito e, lo confesso, eccitato vidi Anne prendere delle mollette ed applicarle ai capezzoli della suocera e poi un dildo vibrante con il quale cominciò a lavorare esternamente l’inguine della vecchia. Mise al massimo le vibrazioni cominciando a stuzzicare la zona del clitoride: Ci sapeva fare, sapeva della secchezza della vagina di un’anziana e quindi le solleticava esternamente le labbra e il clitoride per farle arrivare il piacere. Intanto la vecchia continuava a leccarle la vagina e ad Anne quel trattamento piaceva se è vero che diventava sempre più rossa in volto e dimenava i fianchi facendolo rimbalzare sul viso della vecchia. “Forza nonna, datti da fare che dopo ti sfondo come piace a te”. Dai nonna fammi vedere quanto sei troia”. Intanto aveva preso un gel e umettava il dildo. Ciò fatto riprese un poco a far vibrare il clitoride della donna e poi, posto il dildo sulla vagina lo infilò con un colpo solo. Per quanto inferma la vecchia ebbe un notevole sobbalzo a quell’intrusione così poderosa e non appena Anne cominciò a muovere il dildo i suoi occhi uscirono dalle orbite. Inebetita continuava a leccare la vagina di Anne mentre dei suoi occhi non si scorgeva che il bianco. Come impazzita Anne cominciò a sfregare la sua vagina sul viso di mia suocera e intanto muoveva rapidissimamente il dildo nella vagina di lei. Non contenta le tormentò ancora i capezzoli stretti nelle mollette e cominciò a darle sonore pacche sulla pancia e sui fianchi. La scena era estremamente eccitante e mi ritrovai davvero eccitato dall’inusuale e inaspettato spettacolo.…. (continua)
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Mentre continuava a sfregare la sua vagina sul viso di mia suocera Anne continuava a muovere il dildo, vibrante alla massima potenza, nella vulva di lei. Stringeva rabbiosamente le tette legate della vecchia, le tolse le mollette dai capezzoli e cominciò a torturare con la mano libera i capezzoli di lei. Le grosse tette di mia suocera erano ormai di un intenso rosso vermiglio con striature più chiare. Informi erano sballottate dalla badante moldava facendola mugolare di dolore, eppure quel dolore, con mia immensa sorpresa, era gradito a mia suocera, i suoi occhi, grazie ai trattamenti ricevuti, erano fuori dalle orbite, si distingueva solo il bianco delle pupille e quel che riuscivo a vedere del viso mi rilanciava l’immagine di un godimento estremo che, sicuramente, le prendeva le residue sensazioni.
Con alti sospiri Anne venne e bagnò il viso della vecchia che si trovò a bere il godimento di Anne, e, appena dopo, anche la vecchia venne, con sospiri sempre più affrettati ed il rosso che ormai era padrone del suo corpo, le tette per i legacci, i fianchi e la pancia per gli schiaffi ricevuti, ma anche l’altra pelle era irrigidita e rossa e piena di brividi. Non pensavo, sinceramente, che la sessualità di una donna di 85 anni potesse essere così evidente. Ma era chiaro che Anne sapeva quali emozioni toccare di mia suocera. “Sei stata brava nonna, brava e troia e adesso la tua Anne ti premierà ancora”, Dette queste parole la badante la rigirò sul letto mettendole un cuscino sotto la pancia e le molli grandi chiappe di mia suocera si ritrovarono all’aria, ancora piene di piccoli brividi. La badante, dal canto suo, trasse dalla sua borsa uno strumento che non avevo mai visto se non in foto, della mutandine di un grezzo cotone che avevano applicato uno strap on, la particolarità però era data dal fatto che avevano un dildo anche internamente posto appena più in basso di quello esterno.
Dapprima Anne cominciò a colpire la vecchia sulle chiappe. Una sontuosa sculacciata fece ben presto assumere alle grosse chiappe un colorito rosso intenso. La vecchi si lamentava ma Anne le diceva: “Nonna vuoi che smetta?” e, puntigliosamente, questa negava col capo, anche se il successivo colpo la rifaceva sobbalzare e lamentarsi per il dolore.
Era diventata una specie di nenia, un colpo ben assestato sulle chiappe, “Nonna vuoi che smetta?” e al diniego di questa un successivo colpo. Non contai certo i colpi ma il trattamento fu lungo e i glutei della suocera erano ormai di un rosso bordeaux molto intenso. Quando la badante decise che poteva bastare si sentirono, per qualche istante, solo i lamenti della vecchia. Anne incurante indossò allora quelle particolari mutande, si ficcò per bene il membro all’interno nella vagina e prese un gel per massaggiare il buchetto della vecchia e il dildo esterno. “Adesso ti spacco il culetto Nonna, vero che ti piace tanto?” Con un cenno del capo mia suocera assentì e Anne cominciò a prepararle il buchetto inserendo prima un dito e poi un altro. Poi, quando il culo della vecchia le parve pronto, poggiò il membro sull’orifizio e disse “Nonna adesso devi chiederlo tu” fermandosi sul buchetto posteriore e facendo solo sentire a lei la pressione che poteva entrare in lei. “Devi chiederlo tu Nonna altrimenti ti lascio così con le tue voglie” era chiara l’intenzione di Anne, far sentire sempre più umiliata mia suocera. Questa, evidentemente vogliosa di provare quelle sensazioni riuscì a dire “Mettilo dentro” “No, Nonna sai come devi dire e non voglio ripeterlo” “Dai” “nonna adesso vado via” disse Anne staccandosi un poco. Questo decise mia suocera e la sentii dire “Inculami”.
Non aveva finito di dire la parola che Anne infilò di colpo il membro nell’intestino della suocera e questa fu come colpita da scarica elettrica. Riflettevo inconsciamente sul fatto che mia suocera fosse sempre più inferma a causa della sua malattia e, pazzamente, mi ritrovai a pensare che quel trattamento potesse avere come degli effetti fisioterapici perché il sussultò alle reni che manifestò era, da un punto di vista medico, consolante, dimostrava che aveva ancora reazioni nervose e fisiche. Ma ovviamente ero preso dallo spettacolo cui stavo assistendo, ignaro ospite, al riparo di una tenda e di uno stipite.
Il volto di mia suocera si riempì di mille colori e Anne cominciò a cavalcarla affondando profondamente il membro nelle viscere di lei, facendolo completamente riuscire e riaffondandolo continuamente. Quella stimolazione procurava godimento ad entrambe. La badante moldava aveva il potere della dominazione nell’affondare tra le chiappe di mia suocera e, ovviamente il contrappasso del membro interno alle mutandine che affondava in lei simultaneamente. La mia vecchia suocera, alla cui latente sottomissione non avevo mai fatto caso prima, era profondamente violata nello sfintere e questo pareva darle un godimento assoluto. Evidentemente il membro le toccava parti intime profonde e ben presto vidi il suo volto ancora cadere preda dell’estasi ed assistetti al secondo godimento d mia suocera che, ben presto unì al godimento la sua orina. “Nonna stai pisciando ancora, meno male che ho messo l’incerata. Sei proprio una vecchi porca che si fa la pipì addosso” Anne continuava a torturare psicologicamente mia suocera e questo, insieme al disposto dei due membri dovette andare anche al suo cervello perché ben presto, ancora una volta con alti gemiti e sospiri, anche lei venne accasciandosi poi sulla schiena della vecchia.
Ripresasi Anne tornò a sdraiare supina mia suocera, la liberò dai legacci ai seni che erano ormai quasi neri dalla costrizione, e ripulì per bene gli attrezzi che aveva usati. “Va bene così per oggi nonna altrimenti ti stanchi troppo. Hai sete vero? Fammi rimettere a posto le cose e ti do da bere”. L’apparente normalità contrastava con quanto avevo assistito e ammisi in me stesso un’ammirazione per la badante che sapeva ben presto riprendere il proprio ruolo. Ma “In cauda venenum” profferivano i nostri antenati latini, il veleno è nella coda e anche l’apparente normalità della badante nascondeva un ultima umiliazione per mia suocera.
Anne rimise ogni cosa a suo posto e poi disse “Nonna adesso ci facciamo un’altra doccia e ripulisco tutto qui, ti do prima da bere” Così dicendo si pose sopra il viso della vecchia e von colpi rapidi e precisi, versò la sua urina in bocca alla suocera, era rapida e precisa, e vidi sempre più sorpreso (ed eccitato), mia suocera bere tutta la pipì di Anne, che ovviamente poi ripulì la sua vagina strofinandolo sulla lingua esposta di mia suocera. “Sei contenta Nonna?” al sorriso di approvazione di mia suocera Anne fece seguire quello che evidentemente era un rito. Si fece baciare le mani, non mancando di pizzicarle e tirarle ancora un poco la lingua e poi sentii ancora dirle “Adesso la Nonna fa un regalo alla sua badante”. In breve prese il borsellino di mia suocera dal quale trasse alcune banconote e se le prese come pagamento della sua bravura. Spensi anche il video del mio cellulare e pensai a come uscire da quel posto.
Per fortuna io potei uscire dalla situazione perché quando furono in doccia mi allontanai in silenzio dall’appartamento richiedendomi piano la porta alle spalle. Presi comodamente un caffè e dopo un poco di tempo tornai a casa della suocera ovviamente suonando il campanello. Le donne erano appena uscite dalla doccia e Anne stava ancora sistemando mia suocera e quindi attesi che finisse, poi le chiesi “Come va Giuseppina?” “Oggi non si sente molto bene, ha dolori e il viso stanco” rispose con una faccia angelica di bronzo.
Entrai nella stanza da letto per salutare mia suocera che quasi sonnecchiava, gli occhi più cerchiati del solito che testimoniavano, senza sapere quel che era successo, di un stanchezza imprevista. Nel chinarmi a darle un bacio con noncuranza poggiai un mio braccio sui suoi seni comprimendoli un poco e al suo sussulto le chiesi cosa non andasse. “Nulla –sussurrò- oggi mi fa male un po’ tutto”, anche la suocera quanto a faccia di bronzo non scherzava….
(continua)
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CAPITOLO 3 : IL RACCONTO DELLA SUOCERA
Avevo assistito non visto all’esibizione di Anne badante, moldava 45enne, che faceva sesso con mia suocera Giuseppina 85enne, sostanzialmente non autosufficiente, sottomettendola. Ora ero lì ancora turbato ed eccitato da quella particolare visione pensando a come far evolvere la cosa.
Con grande apprensione di Anne presi una sedia confidando di voler scambiare due chiacchiere con mia suocera, lei mi disse che la vedeva stanca che era meglio lasciarla dormire, ma argomentando che presto sarei dovuto andare via non le diedi ascolto e mi misi seduto di fianco al letto di Giuseppina porgendole qualche domanda di rito. La furba Anne aveva avuto cura di coprirla per bene ma con una scusa la scoprii un poco e potevo appena vedere un segno rosso cupo in corrispondenza della base del seno destro, profittando di un leggerissima scollatura della camicia da notte.
Fingendo sorpresa chiamai Anne e vincendo ogni resistenza le feci sollevare un poco l’indumento in modo che si vedesse tanto il segno lasciato dal legaccio alla base, quanto un poco di seno ancora di un bel rosso intenso. Come detto mia suocera conservava una pelle bianchissima e quindi erano ben strani quei segni. “come se qualcuno li avesse legati” mi trovai a dire, notando un lieve rossore sul viso della badante e un sospiro preoccupato di mia suocera. “Forse sarà il caso di chiamare un medico” insistetti. “No già altre volte le son venuti a Nonna dopo vanno via” rispose preoccupata la badante. Non insistetti ma rimasi dubbioso e mi divertivo a scrutare l’ansia di Anne e quella di mia suocera, anche lei affermò che ogni tanto comparivano ma dipendevano dalle medicine che prendeva. Feci finta di crederci, sapevo che Anne l’avrebbe lasciata sola per andare a fare velocemente spesa e attesi quel momento. Infatti, non appena Anne si assentò riscoprii le coltri di mia suocera e le sbottonai la camicia da notte mettendole a nudo i seni. Normalmente bianchissimi, questi avevano un profondo segno quasi nero alla base ed erano notevolmente arrossati per l’intera circonferenza, i capezzoli anche erano ovviamente arrossati. “Chi ti ha fatto questo Giuseppina?”, al silenzio di lei la incalzai “E’ stata Anne vero?”, continuava a tacere, rossa di imbarazzo, non sapeva cosa dire, “Giuseppina se mi dici tutto, risolveremo ogni cosa, se ti ostini a tacere, chiamo i carabinieri, questi segni che hai sul corpo mi dicono che qualcuno ti ha maltrattata e quindi…”. Spaventata mi disse di non pensare a una cosa simile, che non era accaduto nulla, che non era stata costretta. Cominciò a piangere e la feci calmare, telefonai dapprima ad Anne chiedendole di rientrare solo quando le avrei ritelefonato. “Perché? C’è qualcosa che non va con nonna” mi chiese lei. “Nulla solo che mi sta parlando di alcune sue volontà testamentarie e non voglio che altri ascoltino”, le risposi per lasciarla tranquilla. “Ora Giuseppina devi dirmi tutto”. Tra mille titubanze e sospiri e lacrime cominciò il racconto di mia suocera. Lo stesso è stato fatto in momenti diversi ma è utile qui riassumerlo per intero nei tratti fondamentali.
Fu sorprendente ascoltarla, lei mi parlò di una sua antica passione che aveva sepolto e dimenticata con gli anni, di una ragazza giovane che aveva provato brividi di emozione quando, raccogliendo frutta nei campi, veniva trattata male dal padrone di turno. Che queste sensazioni poi si erano trasferite anche nel campo più intimo, alle prime uscite, di nascosto, con i ragazzi. Era appena finita la guerra e lei si trovò a fare assistenza ad un ospedale dove molti sopravvissuti curavano le tristi ferite, non solo fisiche, subite con il conflitto. In quell’occasione aveva una dottoressa che le comandava le cose da fare, ebbe così i suoi primi rudimenti fino a che un giorno la dottoressa, per controllarle lo stato di salute non la obbligò ad una visita. La fece spogliare e cominciò a toccarla dappertutto con fare esperto e deciso. Vedendo la naturale timidezza della ragazzetta questa non si fermò, si accorse ben presto che quella piacente ragazzetta era un animaletto obbediente e da quel giorno divenne per lei una sorta di schiava, Doveva eseguire ogni comando prontamente e, alla sera, prima di far ritorno a casa, doveva superare l’esame giornaliero. “Pina oggi hai tardato nel portare la padella al tal degente, poi hai pulito male il corridoio negli angoli, considerato che gli angoli sono quattro più la mancanza precedente questa sera cinquanta”. La dottoressa si limitava, ogni sera a dirle un numero, quel numero erano le sculacciate che avrebbe dovuto prendere per le sue mancanze, Giuseppina doveva mettere il sedere a nudo, poggiarsi sdraiata sulla scrivania ed attendere. La dottoressa dal suo canto pian piano cominciò a punirla più severamente, dalle mani passò alla ciabatta, da questa ad un frustino, e poi ad una sottilissima verga. Ogni sera tornava a casa col sederino dolorante e scoprì che quella sensazione, la umiliava e, allo stesso tempo, la eccitava. Ancora non aveva fatto sesso completamente, non conosceva molto della materia ma si sentiva sciogliere dentro quando veniva punita e anche dopo quando, dolorante, si avviava per tornare a casa. Ben presto la dottoressa la plasmò completamente, la introdusse non solo al dolore e all’umiliazione ma anche al piacere, le insegnò ogni cosa e una sera le annunciò che doveva trovar marito. Lei non voleva toglierle la verginità, ma ormai quel suo stato era un ingombro, pertanto le diede sei mesi di tempo per trovar marito e farsi sverginare, così poi sarebbe finalmente divenuta donna completa nelle sue mani.
Fu in quel periodo che conobbe il mio futuro suocero, ricoverato in quell’ospedale per la riabilitazione dalle ferite avute in guerra, le piacque, si piacquero. Ben presto si parlarono e, anche per le buone parole della dottoressa verso lui e verso le famiglie convolarono a nozze. Allora non c’era certo tempo e disponibilità per viaggi di nozze, e appena due giorni dopo il matrimonio, che era stato felicemente consumato, la dottoressa si fece accompagnare ad un simposio per due giorni a Firenze.
Era la prima volta che Giuseppina usciva dal suo ambiente e il marito fu fiero di lei perché tra tante la dottoressa aveva scelto proprio la moglie. In realtà non c’era alcun simposio, le due donne si recarono a Firenze ma prima di partire, nei bagni della stazione la dottoressa costrinse Giuseppina a togliersi ogni intimo. Quel suo lungo vestito le pareva dovesse rivelare a tutti che sotto era nuda e, dati i tempi, ella si sentì profondamente umiliata. Sul treno lo scompartimento era occupato quasi interamente da donne e con abilità la dottoressa, forte della sua professione e della sua cultura, non faticò a fare conoscenza con altre viaggiatrici. Nel parlare a un certo punto Giuseppina la sentì dire “La mia assistente è una brava ragazza” ma l’orgoglio che le stava nascendo si gelò quando la sentì continuare, “molto brava e molto ubbidiente, pensate che sotto, per mio ordine non porta nulla, ha solo il vestito che le vedete e lo spolverino”. Si sentì avvampare soprattutto quando guardandola negli occhi la dottoressa le ordinò: “Schiava solleva il vestito” le parve di morire ma fu costretta dal tono sicura ad obbedire e si trovò a sollevare il vestito davanti a delle sconosciute. Apparvero le sue gambe bianchissime, le sue cosce ben tornite. Si sentiva morire ma la dottoressa non era ancora soddisfatta: “Voltati e mostraci i glutei” uno sguardo la indusse ad eseguire l’ordine e la timida ragazzetta di paese si trovò ad esporre le sue grazie posteriori. “Vero che ha un bel culetto? Pensate che io lo sculaccio ad ogni sua mancanza.” Giuseppina era paonazza in viso per la vergogna. “Spalanca le gambe ora e mantieni il vestito sollevato”. “Questa schiavetta è davvero una piccola troia, lei non lo sa ancora bene, ma lo imparerà presto. Volete scommettere che se adesso la sentiamo fra le gambe la troviamo umida?” Solo a sentire queste parole, con sgomento Giuseppina si sentì davvero bagnare, quella strana eccitazione che provava nell’essere umiliata ed anche battuta, la stava riprendendo, con vergogna sentì davvero l’eccitazione crescere in lei. E quando la dottoressa le mise la mano tra le gambe si sentì morire all’esclamazione soddisfatta di lei: “Visto? Guardate come sono bagnate le mie dita. Sentite anche voi, potete farlo, la schiavetta non si opporrà.” Le sgomente viaggiatrici però non osarono tanto e quell’esperienza più o meno si concluse così. Scesi alla stazione di Firenze però una delle viaggiatrici si avvicinò alla dottoressa e Giuseppina le vide parlottare e poi lasciarsi con un cenno d’intesa. Non poteva certo sapere che quel cenno la vedeva protagonista, la sera fu condotta dalla dottoressa presso un periferico casale di campagna, lì giunte la dottoressa prima di entrare la bendò e da allora ella visse la serata più sorprendente della sua vita. Senza molto volerla tirare in particolari ella fu introdotta nel casale e, sempre bendata, spogliata di ogni abito e lasciata in silenzio. Ad un certo punto sentì la voce della dottoressa ordinarle “Allarga le gambe e toccati come ti ho insegnato a fare”. Ella non sapeva chi ci fosse in quell’ambiente eppure non trovò, come sempre, il coraggio di disobbedire a quella voce imperiosa, cominciò a carezzare il suo corpo, i seni, il ventre, fino a giungere alla sua vagina e, come le aveva insegnato la sua dominatrice cominciò a toccarsi. “”Brava, vai avanti”: Ecco, bastava un accennato compiacimento in quel che faceva da parte della dottoressa che lei si sentiva sciogliere, quella voce la soggiogava completamente e si trovava ad eseguire immediatamente quel che chiedeva. “Toccati e vieni, voglio vederti venire e mentre vieni sospira come ti ho insegnato a fare”. E così fu. Giuseppina ben presto venne e, come faceva solo con la dottoressa, liberava la sua energia in lunghi e alti sospiri di godimento, che sembravano darle ancora maggior piacere e continuò a masturbarsi fino a che il dolore al polso non la costrinse a fermarsi, ansante, vogliosa di sdraiarsi per abbandonare il suo corpo allo sfinimento. “Rimani in piedi mani sopra la testa e gambe ben diritte e larghe”, come sempre non le concedeva di rilassarsi lasciandola sempre, in un modo o nell’altro in tensione. Le sedute con la dottoressa la sfibravano completamente.
Ascoltavo con interesse quel discorso del cui seguito tornerò a parlare ma quel che importa ora e che questa relazione con la dottoressa durò alcuni anni fino a che questa non si trasferì all’estero. La dottoressa trovò il modo di coinvolgere altre persone care a Giuseppina, ma dopo quella lunga esperienza, quasi per reazione e dolore per aver perso la sua musa, Giuseppina riacquistò una vita tranquilla, sesso solo con il marito, neppure così spesso, e si dedicò ai propri figli con bravura e sapienza. Quando rimase vedova, per lei il capitolo sesso parve archiviato per sempre, fino a che le cattive condizioni di salute non avevano portato nella sua casa Anne che, scoperto per caso questo suo lato ormai remotamente nascosto, ne aveva ben presto profittato a proprio vantaggio.
Giuseppina mi confessò che anche se si profittava dei suoi soldi non si sentiva di condannare Anne, che era vero, all’inizio era stata costretta ma che poi aveva riprovato antiche sensazioni che ancora riuscivano a farla emozionare e mi confidò altre cose adesso inutili da ripetere. Poi, con le lacrime agli occhi mi guardò e mi chiese se ero intenzionato a dire tutto alla figlia. Non risposi subito, rimasi ai suoi occhi dubbioso, infine, le offrii una via d’uscita. “Non dirò nulla a tua figlia Giuseppina, ma da ora farai tutto quel che io ti indicherò, tutto, completamente. E mi asseconderai sempre, soprattutto con Anne”. Lei non aveva molte scelte ed accondiscese.
Telefonai quindi ad Anne dicendole che poteva rientrare. La accolsi con molta tranquillità ed ella si mise a preparare qualcosa da mangiare per la suocera. La vedevo dubbiosa, sicuramente si chiedeva come mai io non me ne andassi. Mi piaceva farla rodere da mille dubbi e mi comportai normalmente fino a che non ebbe accudito Giuseppina che mangiò una minestra e poi, stanca, fu avvinta dal sonno pomeridiano. Anne mi chiese se doveva preparare qualcosa anche per me da mangiare, ma non era questo che intendevo fare. Andai in salotto e le dissi: “Vieni con me ti devo parlare”….
(continua)
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Mentre mi sedevo in salotto attendendo Anne, sicuro di aver molto tempo a disposizione perché mia suocera faceva sempre un lungo sonno pomeridiano, ripensavo a quel che era accaduto. Negare l’eccitazione che avevo provato mi appariva ipocrita e neppure in me negavo gli sviluppi che potevo introdurre nella questione.
Anne si sedette guardandomi dubbiosa, decisi di giocare con quella che ormai consideravo la mia preda. La mattina le avevo telefonato pregandola di non rientrare perché la suocera mi stava chiedendo consiglio su sue volontà testamentarie e decisi di continuare a giocare su questa falsariga.
“Anne, stamane Giuseppina mi ha confidato che vuole ricordarsi di te nel suo testamento, però vuole che io sia un suo esecutore testamentario, presto verrà un notaio che metterà per iscritto le sue volontà ma vuole essere sicura dei tuoi buoni sentimenti nei suoi confronti.” Vidi gli occhi brillarle e la sua tensione stemperarsi, era ciò che volevo, giocare con lei, illuderla per poi averla decisamente mia preda. “Io devo verificare, secondo le volontà di mia suocera, se tu meriti diciamo questo suo ricordo quando lei non ci sarà più”. “Grazie… ma io.. non so che dire… sono sorpresa.” “Devi solo accettare che io possa farti delle domande precise, essere completamente a disposizione, se accetti ok altrimenti lo comunicherò a Giuseppina e non se ne farà nulla” “Be si grazie accetto”. “Bene allora so che qualche pomeriggio viene a trovarvi Claudia la vicina, valla a chiamare perché ho bisogno di una testimone”: Mentre Anne andò a chiamare la vicina ripensai a quanto mia suocera mi aveva detto in proposito, Anne aveva soggiogato anche Claudia una donna vedova sessantenne o poco più, che spesso partecipava con loro. Anne sottometteva anche lei. A differenza di mia suocera però Claudia non amava molto essere sottomessa ed alcune volte, quando il dolore o l’umiliazione erano particolarmente correnti, aveva reagito contro Anne che trovava però sempre il modo per riprendere in mano la situazione approfittandosi di una sorta di delirio che l’eccitazione faceva salire in Claudia, pareva, a detta di mia suocera, che quando questa Claudia fosse eccitata perdeva ogni confine e poteva far di tutto.
Quando Anne arrivò, seguita da una sorpresa Claudia, spiegai brevemente anche a lei la falsa situazione che mi ero inventato e che avevo bisogno di una testimone. Questa Claudia era un’anziana che si teneva in discreta forma un bel viso sempre curato, capelli freschi di acconciatura, un seno generoso, che introduceva ad un ventre appena prominente e a due fianchi che si allargavano portando ad un ben sodo sedere. Resta da aggiungere che aveva sempre delle vesti che mettevano in risalto queste sue curve e delle gambe ancora toniche, relativamente all’età.
“Grazie Claudia, io devo chiederti una cosa, siccome parlerò di argomenti delicati devo chiederti una grande cortesia, la tua promessa che non andrai via prima che io abbia finito non mi basta, devo essere sicuro che tu non lo faccia, vorrei che Anne legasse le tue caviglie alla sedia, così anche se l’argomento sarà delicato sarò sicuro che tu non ceda alla tentazione di andartene”. Come era ovvio Claudia si rifiutò. Mi limitai a dire “Anne io vado a bere qualcosa in cucina, vedi se riesci a convincerla tu, altrimenti come non detto e anche per te salta tutto”. Avviandomi verso la cucina ero certo che la moldava avrebbe convinto la ritrosa Claudia, spinta dal ruolo che sapeva di esercitare e ingolosita dalle volontà testamentarie che avevo lasciato balenare.
Così fu e tornando vidi che le caviglie di Claudia erano già legate alla sedia. “Bene adesso legale anche le mani dietro la schiena” nel dirlo mi volsi per cercare la mia sedia, non senza accorgermi che le rimostranze di Claudia furono vinte da una feroce strizzata al capezzolo da parte di Anne.
Tutto era pronto. Anne non lo sapeva ancora, ma si era messa in trappola senza possibilità di uscirne. Ruppi ogni indugio e guardando Anne gli ordinai “Adesso spogliati completamente”, vidi quel viso cambiare di colore e continuai “Vedi Anne stamane mia suocera mi ha firmato una denuncia nei tuoi confronti per maltrattamenti, mi ha raccontato delle sevizie che le imponi, ho fatto delle fotografie al suo corpo che ancora porta i segni dei tuoi trattamenti, io adesso devo davvero eseguire le sue volontà, ovvero denunciarti e farti arrestare”. I colori che si alternarono sul viso di Anne furono infiniti e quando vinse la secchezza della sua gola trovò appena da sussurrare “Ma perché devo spogliarmi allora?” “Perché io ti voglio dare una via d’uscita, da oggi non sei più la badante di mia suocera, o meglio non solo, sarai anche la mia e sua schiava e Claudia in questo momento sa che, se vuole, sarà la mia assistente e ti controllerà quando io non ci sarò senza che tu possa mai negarle nulla”. Gli occhi di Claudia brillarono velocemente. Se non l’avessi fatta legare probabilmente sarebbe scappata per non aver a che fare con una brutta storia, ma considerando la sua impossibilità la costringevo a riflettere su quello che andavo dicendo. Anne ebbe un moto di reazione “Giuseppina stamane è caduta ecco perché ha dei segni sul corpo e io mi sono sempre comportata bene. Io non accetto nulla la mia parola vale quanto la sua” “Dimenticavo di dirti che oltre che per i maltrattamenti sarai denunciata anche per furto” “Io non ho mai rubato nulla”.
Anne ignorando che io avevo vista la scena, nascosto, la mattina, si giocava le sue carte. “Anne ha un ultima possibilità o ubbidisci in tutto quel che ti dirò e poi accetti Claudia come tua padrona in mia assenza oppure proseguirò fino in fondo”. Il mio tono sicuro le mise qualche dubbio ma…. “Io non temo nulla, la mia parola vale quanto la vostra”. “D’accordo Anne, faccio una telefonata e poi proseguo, ah dimenticavo…. Ho un filmato qui magari prima gli diamo un’occhiata insieme” Mi posi vicino a Claudia e accesi il filmato della mattina dove tutto era fin troppo chiaro, rivedemmo tutte le scene con una faccia di Anne che assumeva sempre più i toni dello sconforto, fino a che il vedersi ripresa mentre prendeva i soldi di mia suocera non la fece crollare. Il pianto sgorgò dai suoi occhi, irrefrenabile, chiese scusa, adducendo che le servivano i soldi per i suoi quattro figli in Moldavia, che non avrebbe voluto e così con tutte le scuse che è troppo facile immaginare.
Guardandola gelido le parlai “Spogliati e finiscila, da oggi per te cambia vita, rimarrai in questa casa, nessuno saprà mai nulla, continuerai a lavorare ma farai tutto quel che ti comanderò”. Poteva perdere tutto o rimanere a queste condizioni e quindi, pensato velocemente al da farsi, cominciò a spogliarsi. Mentre si spogliava mi avvicinai a Claudia e le dissi confidenziale “Potrai finalmente rifarti su Anne, ti va l’idea?” “Certo che si, sapessi quanto mi va” rispose questa. Messa Anne nuda con le mani sopra la testa chiesi a Claudia “So che godere non ti dispiace e che le tue ribellioni sono frutto più di un vecchio istinto che di consapevolezza, so che ti piace in fondo il sesso ma dimmi, cosa proprio non sopporti di quello che ti fa Anne?” “Quando mi riempie la pancia di acqua e poi non mi fa andare al bagno”. Tra i metodi di Claudia c’era quindi anche l’enteroclisma e decisi di dare soddisfazione all’anziana vicina “Bene, per cominciare faremo un bel clistere ad Anne, vedrai che se ne ricorderà a lungo”. Una grande pentola fu messa a bollire per filtrare della camomilla e poi, mentre Claudia predisponeva il tutto mi rivolsi ad Anne “So che ti colleghi con la cam per salutare la tua famiglia, chiamali e avvisali che fra breve lo farai, stavolta però sarai piena di camomilla che dovrai trattenere fino a quando te lo diremo Claudia ed io” “Ma non posso collegarmi nuda” “Dirai che qui fa molto caldo e che sei sola in casa, ti vergognerai mica della tua famiglia vero? E poi loro vedranno solo il tuo viso”.
Quando fu tutto pronto Anne si poggiò di fianco sul divano e ben presto la cannula entrò nel suo retto, aprii il liquido che cominciò lentamente a defluire nei suoi intestini. Claudia si divertiva un mondo, quel ruolo le piaceva e trovarsi a somministrare e non a ricevere un clistere la stava eccitando ed intrigando. Lo si notava dai suoi occhi lucidi e dalle gote appena imporporate. Decisi che la prima punizione dovesse essere esemplare, per tre volte fu riempita la sacca del liquido e alla fine oltre tre litri di camomilla trovarono accoglienza negli intestini di Anne. La feci andare a prendere la sua borsa e guardai le attrezzature di cui era dotata. Con soddisfazione di Claudia la feci saltare per umiliarla ancor di più non mancando di darle, di tanto in tanto, qualche colpo con un frustino che avevo trovato nella sua fornita borsa. Quando i tormenti cominciarono a prenderla le dissi di chiamare con la cam la famiglia, noi non ci saremmo fatti vedere, lei sarebbe stata inquadrata solo dalle spalle in su ma doveva mettersi poggiata al tavolo, rimanere così in piedi e non vista Claudia avrebbe potuto colpirla col frustino sulle natiche.
Con le gocce di sudore che le riempivano la fronte e preda dei tormenti della pancia Anne si collegò, a casa c’erano solo le sue due figlie, i maschi erano al lavoro, si salutarono con i soliti convenevoli e le solite domande di questi casi quando una figlia le chiese se c’era qualcosa che non andasse, la mamma cercò di tranquillizzarla (il tutto lo avremmo saputo meglio dopo perché tra loro parlavano nella lingua madre) ma lì entrò in azione Claudia che diede col frustino un paio di colpi sulle chiappe protese e serrate di Anne. Le contrazioni del viso misero in allarme le figlie a quel che ne so la mamma ebbe la prontezza di rispondere che forse qualcosa tra quel che aveva mangiato le stava facendo male, ma non mancò di tranquillizzarle. Intanto avevo preso qualcosa dalla sua borsa di Anne e mi misi sotto il tavolo da dove mi godevo lo spettacolo della parte inferiore del corpo di Anne. Questa stava con le gambe serrate per aiutarsi a trattenere il liquido, piccoli brividi increspavano la sua pelle. Presi un dildo e lo accesi andando a solleticarle il clitoride. Dopo poco l’effetto cominciò a farsi sentire perché lei comincio a muovere le gambe e, ben presto, i brividi aumentarono di volume. Le feci aprire un poco le gambe e decisamente le infilai il dildo nella vagina con un colpo improvviso, il sussulto di Anne fu visibile anche attraverso la cam alle figlie perché nuovamente le udii ripetere gli stessi suoni di rassicurazione. Claudia intanto incoraggiata ritmicamente le frustava le natiche e la povera Anne viveva realmente una situazione difficile, anche perché trovai un perfetto membri artificiale utile per le sue natiche, di quelli che hanno un restringimento alla base in modo da rimanere ben infissi nell’ano. Le preannunciai che lo avrei infilato e di non far movimenti bruschi per non far insospettire le figliole. Mi spostai strisciando in terra e, sicuro di non esser visto dalla cam mi apprestai a conficcare il membro nell’intestino di Anne, lo avevo lubrificato perché se avessi tardato troppo nell’operazione rischiavo di essere investito dal liquido che certamente premeva lo sfintere contratto. Le dissi di stare attenta appena un momento prima di infilarlo e poi con un gesto deciso lo ficcai tutto. Per quanto avvertita Anne non riuscì a trattenere un lamento e un gesto di sofferenza. Sentii le voci preoccupate delle figlie e ancora una volta i toni rassicuranti di Anne.
Stava decisamente sopportando bene la prova, questo mi lasciava intravedere un futuro molto interessante dal mio punto di vista. Continuai quindi nell’opera di abbattimento di ogni barriera psicologica, dapprima le infilai profondamente un altro dildo acceso alla massima vibrazione poi le applicai una mollettina sul clitoride che aveva decisamente sviluppato, non contento dissi a Claudia di continuare a frustarle le natiche. La pelle di Anne era tesa e gonfiata da brividi sempre più evidenti. Le contrastanti sensazioni, del liquido che premeva per uscire trovano un innaturale tappo non solo nelle contrazioni ma anche nel dildo conficcatole attraverso l’ano, le vibrazioni del fallo infisso nella vagina, le scariche di dolore che la molletta le procurava attraverso il clitoride erano decisamente amplificate dalla constatazione che aveva perso ogni suo potere.
Girai gli occhi verso Claudia e vidi uno spettacolo che era decisamente eccitante, la mano era scivolata sotto le vesti si era infilata nelle mutandine e l’anziana vicina mi stava dimostrando quel che la suocera mi aveva detto. In preda all’eccitazione perdeva ogni contegno, il viso era tirato ed assumeva variopinti riflessi rossastri, gli occhi serrati e quando li apriva brevemente se ne intravedeva solo il bianco, mugolii di piacere sempre più intensi. Non volevo far degenerare la situazione con le figlie ed anche perché Anne più volte mi aveva sussurrato “Non ce la faccio più” le diedi il permesso di chiudere la cam, assicurando alle figlie che le avrebbe richiamate dopo per tranquillizzarle, adducendo che doveva ritirarsi in bagno.
Come si chiuse la cam, la tensione provocò ancora un pianto ad Anne, Dissi a Claudia di continuare a muovergli il fallo nella vagina, e ad Anne che avrebbe potuto liberarsi solo dopo che fosse venuta. Impresa certamente non facile vista l’abbondanza delle diverse sensazioni. Dal mio canto mentre Claudia le muoveva forsennatamente il fallo nella vagina e si accarezzava altrettanto furiosamente, applicai altre mollette sui seni della badante, ogni tanto le stringevo con le dita perché volevo prolungarle all’infinito quei momenti in cui a volte il dolore sopravanza ed allontana il piacere per essere, immediatamente, sopravanzato e respinto. Anne era in una sorta di crisi isterica, si lamentava, lacrimava, mugolava, sospirava. Ormai incapace di ogni reazione era un oggetto nelle nostre mani. Claudia non ne poteva più la vidi dilatare gli occhi e muovere ossessivamente la sua mano nella sua vagina e il fallo nella vagina di Anne. Fu la prima a venire con dei mugolii e dei sospiri talmente alti che mi preoccupai potessero essere sentiti dai vicini. I residui sensi di Anne furono catturati da questo parossismo e finalmente venne anche lei con grida alte e acute. I suoi muscoli cedettero e quasi si accasciò al suolo e mentre questo avveniva non riuscì più a contrarre le natiche, con un suono simile al tappo di spumante che salta, il dildo infisso negli intestini non trovò più la protezione dello sfintere che si dilatò e non lo trattenne più. Mentre si accasciava in terra, preda del godimento, la nostra piccola bestia di nome Anne si lasciò andare completamente e dal suo intestino defluirono quei liquidi che vi avevamo intromessi, con i risultati che è ben facile immaginare.
Anche Claudia riprendeva fiato seduta in terra, a lei mi rivolsi “Claudia, di alla bestia di pulire tutto per bene e poi che obbedisca ad ogni tuo ordine fino a domani mattina, quando tornerò a controllare che ti abbia obbedito ed a punirla perché ha goduto senza chiedermi il permesso”. Me ne andai pregustando quel che avevo in mente per l’indomani.
(continua)
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L’indomani mattina riandai a casa della suocera e trovai un atmosfera decisamente diversa, avevo preavvisato Claudia del mio arrivo e le avevo chiesto di informare mia suocera degli accadimenti e di farmi trovare il segno del suo comando quando fossi arrivato. Claudia non si fece pregare.
Appena entrai in casa trovai mia suocera già lavata e seduta sulla sua carrozzella i suoi piedi non erano poggiati sul reggi piedi che era stato tolto da Claudia e per terra nuda e legata, sdraiata con la faccia in terra Anne le faceva da poggiapiedi. Claudia aveva preso un ramo di salice e lo aveva portato a mia suocera che ogni tanto lo frustava sulle natiche di Anne. Le chiappe di Anne erano già di un bel rosso vivo, ma Claudia mi confermò che era stata più lei a frustare Anne perché Giuseppina, mia suocera, era davvero poco portata a comandare, aveva allora pensato di dare sollievo anche a Giuseppina e mi invitò a sollevarle la camicia da notte che indossava.
Giuseppina aveva i seni legati, rosso intenso e sui capezzoli Claudia le aveva applicati due morsetti, poi mi aiutò un poco a sollevarla e mi accorsi che Claudia si trovava proprio bene in quel nuovo ruolo, nella vagina di Giuseppina era infilato completamente un vibratore, acceso a media potenza che Giuseppina, col proprio peso aveva completamente dentro di se. Non contenta Claudia aveva preso il membro rettale, quello con un incavo alla base e l’aveva invece infilato attraverso lo sfintere di Anne, Mi chiese se tutto andava per il mio gusto e io mi sentii di muoverle un piccolo appunto: “Claudia quando ci sono io tu diventi la mia assistente, ma sei ai miei comandi anche tu, molto bene con loro ma a te ti vedo vestita e senza un segno della tua devozione verso di me”. Il rossore sul viso mi dimostrò che ella non aveva pensato a questa eventualità, si scusò ma io le dissi “Capisci che prima di ogni altra cosa devo adesso punire te”: Abbassò gli occhi e si pose in attesa. Volevo rappresentare simbolicamente il suo stato di devozione e quindi mi misi seduto e la attirai sopra di me avendo cura di alzarle la gonna e calarle le mutande di un bel rosso. Apprezzai le sue autoreggenti anche se le dissi che avrei preferito, vista anche la sua età, calze e reggicalze e mi apprestai a sculacciarla. “Claudia sai che dovrò farti male, ma voglio che tu sia conscia del tuo nuovo ruolo. Quante sculacciate pensi di meritare?” “Non so, come vuole lei, io resisterò” “Quante?” “Come la mia età può andare bene?” Claudia aveva sessantatré anni e quindi decisi che era stata giusta nella risposta e decisi le sculacciate in venticinque per chiappa premiando la sua sincerità.
Sculacciare è un’attività molto particolare, a seconda del posto battuto, dell’intensità, della rigidità della mano l’effetto varia di molto, altra fondamentale differenza è la rapidità con la quale si danno i colpi. Ad esempio 20 sculaccioni intervallati sono facilmente sopportabili da chiunque. Quanto parlo di sculaccioni intendo sempre con la propria mano, altrimenti sono altra cosa. Usare uno strumento può essere bello ma si perde il contatto con la pelle che va riscaldandosi mentre si arrossa e per chi è abituato a godere di una sculacciata, questa è una sensazione di grande importanza. Inoltre chi subisce la sculacciata potrà certamente provare meno dolore da una mano rispetto ad altri strumenti, ma il contatto con la mano dello sculacciatore è molto più umiliante. Con la propria mano chi sculaccia diventa padrone di quella parte di corpo di chi subisce. Con qualsiasi strumento profana quella parte che rimane però distaccata dal proprio corpo.
Tutto ciò per dire che a Claudia preannunciai venticinque sculaccioni su ogni gluteo ma la avvisai che, sarebbero stati efficaci e punitivi solo se dati di seguito. Pertanto le intimai di non lamentarsi e che avrebbe avuto una breve pausa solo tra una chiappa e l’altra. Effettivamente notai che l’anziana vicina aveva un bel didietro non grande ma polposo e sodo allo stesso tempo, la curva delle natiche disegnava bene il semicerchio e che, considerata l’età era ancora molto sostenuto e alto. Mi apprestai quindi all’opera ricordandole che avrei somministrato la punizione molto velocemente e che lei doveva contare i colpi poiché, se non contava bene, si sarebbe ricominciato. Le spiegai che, apparentemente la parte ove il colpo fa meno male corrisponde alla parte alta della cupola rappresentata dal globo posteriore, questo perché più lontana dai centri nervosi e protetta da maggiori cellule adipose. Le spiegai anche che questo era vero solo per i primi colpi, perché proprio la conformazione diciamo a cupola, dopo qualche tempo scaricava la tensione tutto intorno e che quindi fosse pronta a non muoversi e a soffrire perché lo aveva meritato. Ella comprese bene e mi chiese di punirla e che per il futuro avrebbe fatto di tutto per non essere punita.
Cominciai quindi dalla chiappa sinistra, i primi colpi cominciarono ad arrossare il gluteo di Claudia che, diligentemente contava, verso il termine della prima decina la voce cominciò ad incrinarsi, pochi colpi e divenne lamentosa, non arrivò alla seconda decina e la sua voce fu accompagnata dal pianto. Apprezzai moltissimo che, nonostante il dolore, si sforzava di non muoversi e non cercava protezione con le mani. La elogiai per questo, dandole la sicurezza che, ove si fosse sempre ben comportata saremmo andati molto d’accordo. Alla fine della prima serie la natica sinistra di Claudia aveva un buon rosso vermiglio alla sommità della cupola e un rosso acceso che degradava man mano che si allargava. La feci alzare qualche istante per favorire una migliore circolazione e poi mi apprestai alla chiappa destra rimettendola sulle mie ginocchia.
Mia suocera Giuseppina intanto si godeva la scena e palesemente il lavorio del vibratore nella sua vagina produceva i suoi effetti, il colorito del suo viso raccontava delle sensazioni profonde che stava provando, una sua mano, per quanto tremante andò a trovare rifugio tra le sue cosce cercando il proprio clitoride, pur non avendo completa libertà di movimenti la suocera mi dimostrava che la sua sessualità era stata ben risvegliata e che lei voleva godersela a dispetto di ogni situazione. Col telecomando aumentai al massimo la vibrazione e immediatamente mia suocera volse gli occhi in alto e i suoi sospiri si fecero più intensi. Il godimento la stava prendendo e riempendo, si dimenò per quanto poteva e parve impazzire, un tremolio la sconvolgeva ma, finalmente, era un tremolio benefico e non dovuto a qualche malattia. Con grandi sospiri venne sulla sua carrozzina e gli umori si vedevano copiosi. “Anne alzati e leccale la vagina” Anne, legata si mosse con molta difficoltà e non potendo reggersi a causa dei polsi legati dietro praticamente le tuffò la faccia nella vagina cominciando a leccarla impedita anche dal vibratore che rimaneva ben piantato nell’anziana vagina. Pian piano mia suocera si aprì le labbra per gustarsi meglio quella leccata ed io ripresi ad onorare la chiappa destra di Claudia con lei che diligentemente contava e, come prima, dal tono della voce intuivo come nei suoi sensi stesse salendo il dolore, ma questa volta Claudia riuscì a non piangere, dimostrando una notevole attitudine che apprezzai moltissimo.
La lascia riposare un istante e poi in piedi davanti a me, “Allarga le gambe” le mie mani trovarono la sua vagina piena di umori, già molto densi, il segno, qualora ce ne fosse stato bisogno di una sessualità ancora molto sveglia in lei. Cominciai a carezzarla nelle parti intime e Claudia parve apprezzare moltissimo. Ben presto il rosso che era sulle chiappe volle affacciarsi anche sul viso, ma questo era un rosso di sensazione, di emozione, di piacere. La sentivo fremere, rabbrividire, manteneva le gambe aperte nella posizione eretta, ma si capiva bene che avrebbe voluto lasciarsi andare. La portai alle vette del godimento, quando mi accorsi di quale intensità stavano assumendo i suoi brividi improvvisamente mi fermai. “Nooo per favore continua” ma ben conscio di quanto mi aveva detto mia suocera, che Claudia perdeva ogni freno se eccitata, mi guardai bene dal continuare, neppure le permisi di carezzarsi da sola, come avrebbe voluto fare. “E’ tempo prima che ci dedichiamo ad Anne, deve essere punita convenientemente, non trovi?”. Per quanto delusa non ebbe coraggio di negare questo. E ci apprestammo a dedicarci ad Anne.
“Ascolta Claudia, ora rimettiamo Giuseppina a letto ed Anne dovrà continuare a leccarle la vagina, col suo sedere ben proteso in alto, tu come mia assistente dovrai frustarla sulle chiappe, con metodo ed energicamente, voglio che Anne nei prossimi giorni non possa sedersi senza pensare a noi. Avrai un premio per questo, dipende dai colpi che riuscirai a dare ad Anne. Vuoi godere? Io ti farò godere e il mio pene ti darà tanti colpi nella vagina quanti colpi riuscirai a dare ad Anne”. Claudia annui con una strana luce negli occhi. La conoscevo poco ma compresi che quella luce era il segnale del non ritorno della sua mente, era in preda a crisi di astinenza, astinenza dal piacere, voleva godere e potevo chiederle qualsiasi cosa che l’avrebbe fatta. Le consegnai la mia borsa, le dissi che l’avevo preparata affinché lei la custodisse in mia assenza e la aprii facendole notare tutto quel che conteneva, tra i tanti attrezzi ripiegato un sibilo. “Con questo dovrai colpire Anne, veloce e incisivo, il suo sedere se ne ricorderà a lungo”.
Rimettemmo Giuseppina sul letto, avendo cura di sfilarle il dildo e notai che davvero il godimento di mia suocera era stato portentoso. A dispetto dell’età, il sedile della sua carrozzina era pieno del suo piacere, le sue cosce bagnate all’inverosimile e aveva in faccia un bel colorito rosso. Anne venne slegata e le ordinai “Pulisci la carrozzina” ma mentre questa si avviava a prendere qualche canovaccio le intimai “Con la tua lingua, troia, puliscila con la tua lingua e per bene”. Davanti all’indecisione di Anne dissi a Claudia “Comincia a colpirla”, lesta questa afferrò il sibilo e il primo schiocco si abbatté sulle carni di Anne, strappandole un grido di dolore e sorpresa. “La musica è cambiata troia, pulisci e bene”. Convinta finalmente Anne cominciò a leccare il sedile della carrozzina. Mentre diligentemente eseguiva con Claudia liberammo i seni di mia suocera, i capezzoli martoriati dalle mollette e la base legata praticamente a contatto avevano ridotto il suo grande seno ad un ammasso violaceo, le massaggiammo un poco i seni e le dissi anche per farlo sapere a Claudia “Per qualche giorno basta legare i seni, hanno bisogno di riposo, tra una decina di giorni avrai la visita di controllo e la dottoressa cosa penserebbe se li trovasse in questo stato?” Mi accennò un sorriso comprensivo e Claudia mi assicurò che ci avrebbe badato lei. “Claudia hai il seno di Anne se vuoi divertirti”. Intanto la badante aveva eseguito un buon lavoro, aveva con la lingua ben ripulito il sedile della carrozzina e la feci mettere a quattro zampe sul letto. “Quel fallo anale lo dovrai meritare, pertanto adesso lecca per bene lo sfintere di Giuseppina, molto per bene e con abbondanza di saliva perché lo passeremo nel retto di lei, intanto Claudia comincerà il suo trattamento. Ti avviso, ogni volta che ti interromperai, le frustate che ti darò io triplicheranno, così se per caso tu ti interromperai cinque volte, dopo Claudia sarò io a darti quindici frustate, difendere le tue chiappe, in parte dipende da te”. Anne cominciò a leccare lo sfintere di Giuseppina e Claudia, senza fretta cominciò a frustare le sue chiappe col sibilo, ad ogni colpo ricevuto Anne sobbalzava per il dolore, ma riusciva a non interrompere il suo lavoro di lingua. Io dal mio canto ero eccitato e messolo a nudo avvicinai il mio pene alla bocca di Giuseppina. Questa, preda della lingua di Anne sullo sfintere e delle carezze che le facevo io sul clitoride, vinse presto la sorpresa e cominciò pian piano a leccare il mio pene. Lentamente una mano si spostò verso la base di esso quasi a non farlo sfuggire. Per la prima volta, fino a due giorni prima mai lo avrei immaginato, il mio pene trovò accoglienza fra le labbra della mia anziana suocera, che davvero non sembrava molto esperta in materia e quindi la guidai e consigliai su come era meglio fare.
Claudia dal suo canto, con una mano frustava Anne e con l’altra si carezzava la vagina. Era tutta sudata e rossa in volto. La feci fermare, dovevo conservarla sempre vogliosa per portare a termine la punizione di Anne. Mi pregò di farla carezzare ma le promisi che questa sua voglia sarebbe presto stata premiata, seppur di malavoglia riuscì a fermarsi. E mentre Anne si sfilava il suo dildo dallo sfintere e lo ripuliva ben bene con la sua lingua, feci avvicinare Claudia e la masturbai un poco, riportandola quasi in vetta e poi fermandomi. Rischiavo di farla impazzire così, ma la volevo carica per dare ad Anne la sua giusta punizione. Anche lei accolse il mio pene fra le sue labbra, dividendolo con mia suocera e ben presto venni fra le labbra di mia suocera, che fu costretta a mandare giù il mio godimento, Per lei una novità assoluta avremmo saputo poi, una piccola smorfia accompagnò quel deglutire. Eravamo solo all’inizio…
(continua)
Commenti a questa storia sono graditi alla mail domrome@supereva.it
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…