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Racconti erotici sull'Incesto

La cugina di campagna

By 16 Giugno 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Da sempre passavo il settembre al paese dei miei genitori in campagna, un posto molto isolato ma che mi piaceva per la tranquillità, l’essere fuori dal mondo, dove, a inizio agosto, settimana si teneva la festa patronale e tutti andavano anche a ballare e il paese si animava.

Per la festa venivano anche i miei zii da un paese vicino, con la figlia molto carina, Elena di un anno maggiore di me. Con lei mi trovavo bene, aveva un anno più di me era simpatica e dormiva nella cameretta ricavata da una soffitta sopra la mia. La porta era di legno tanto sottile che dalle scale si sentiva cosa uno faceva dentro e dalla finestra sul muro di fronte vedevo le ombre cinesi di lei che si spogliava e magari non si accorgeva o faceva apposta chissà. Il fatto era che io mi allupavo vedendola togliere i vestiti e infilarsi una camicia da notte e mi addormentavo pensando che sopra di me c’era lei.

Ma che faceva ? io non conoscevo ancora le donne e non avevo idea se avessero anche loro impulsi sessuali o meno, e più ci pensavo e più mi dicevo che era l’occasione buona per vedere.
Le persiane facevano trasparire la luce dei lampioni e dentro c’era un discreta luce’Raggiunsi la porta e piano piano guardavo dal classico buco della serratura .

Quella notte non vidi nulla di insolito aveva letto un libretto e poi, spenta la luce, si era addormentata. Un po’ di morbosità comunque mi fece indurire un po’ il coso.
Arrivò la serata della festa del paese, con tutti i parenti. Allora con un po’ di risate i miei dissero Elena fai ballare Giuseppe . Io ero ancora imbranatissimo a 18 anni, erano i ’60, i ragazzi erano in ritardo su quello che sono ora.
E fu la prima volta che avvicinavo così un donna, sentivo il seno che premeva sul mio petto, ero altino per l’età e il lento ballonzolando la tenevo per i fianchi sentendo sotto il vestito di lino l’elastico delle mutandine.

La cosa mi allupò un pò ma c’era confusione e l’ultimo ricordo è lo sbuffo di profumo proveniente dal mezzo del seno quando ci staccammo sorridendo..
Poi lei ballò con vari ragazzi più grandi e vedevo che si stringevano particolarmente.
Quella sera probabilmente era stata eccitata dal ballo e forse in particolare dalla stretta delle braccia ei vari maschietti.

Erano ormai le 2 di notte dopo che rientrammo verso l’una, e allora la mia osservazione diede i suoi frutti’Con la luce ancora accesa vidi che lei si era sdraiata e aveva fatto scendere la camicia da notte scoprendo il seno che si stava accarezzando dolcemente. Iniziò a sospirare
La cosa mi eccitò molto e ancora di più vidi che una mano scendeva verso il pube , che non vedevo, c’era la coperta davanti ma indugiò molto e il sospiro aumento di frequenza per almeno 10 minuti e poi vidi che si contraeva a scatti tutta e stringendo le gambe sostò la coperta si voltò verso di me vidi poi allargarsi le cosce e il triangolo nel che intrappolava la mano. Poi si girò di nuovo vero la luce che spense. Io avevo eiaculato ero tutto bagnato e senza far rumore corsi a letto e mi feci n’altra sega, poi crollai esausto.

Il giorno dopo andammo come al solito in bicicletta fin verso una sorgente contornata da dei campi dove a volte ci stendevamo nell’erba, come facemmo quella volta solo che nel sedersi un silo d’erba duro le fece un taglietto nella parte posteriore di un coscia sopra il ginocchio, e lei si toccava a vedeva del sangue.

Io dissi, fammi vedere e lei da sdraiata aprì le gambe per farmi vedere sotto la coscia , io vidi questo taglietto lungo circa 3 dita da cui usciva sangue che sulla pelle bianchissima mi faceva effetto. Dissi non è niente, adesso te lo lecco via che la saliva disinfetta, e lei non disse niente’e io accostai la bocca all’interno della coscia sinistra mentre la gonna tirata un po su faceva da tenda e leccai il sangue nella lunghezza del taglietto. Il sangue usci ancora per un po’ e quindi dovetti entrare ed uscire dalla tenda tre o quattro volte e ogni volta vedevo l’inguine con il pelo nero che usciva dai bordi delle mutandine rosa e le teneva un po’ gonfie.
Non potevo fare a meno di pensare al suo orgasmo della sera precedente e indugiai un po’ con quella leccatina che tendeva a risalire in alto lungo la cosce finchè arrivai a un palmo dalla gnocca e leccavo ormai un pelle morbidissima e non tagliata.

Lei restava sdraiata guardando il cielo, con le gambe allargate e mi sembrava rilassata e che le piacesse , feci l’ultimo balzo e la lingua aderì al cotone delle mutandine , bagnandole leggermente.

A quel punto si agitò un pò, io ero tutto sotto la gonna, potevano vederci i passanti sulla strada.. lei fece un sospiro, io sentivo che il bagnato non era solo a causa delle mia lingua e preso dalla frenesia allungai un mano per scostare il sottile tessuto e lei disse cosa fai? Mi fermò la mano ‘daiii Giuseppe! Possono vederci!! ..poi’siamo cugini! Non si fanno certe cose tra cugini !’

Io diventai paonazzo e dissi ‘eh, non esce più sangue’ niente possiamo andare!’ lei si alzò di scatto passandosi un mano sulla ferita che non sanguinava più ma io sapevo che c’era un’altra ferita molto molto umida.

Facemmo il nostro giro senza dire nulla e la giornata continuò normalmente.
La sera vidi nelle ombre che si spogliava e quando fu a letto mi rimisi a guardare dallo spiraglio , e dopo un po’ lei riprese l’accarezzamento e questa volta era più decisa, e la mano al pube si muoveva velocemente, io premetti tanto l’occhio nello spiraglio che spinsi la porta che scricchiolò e lei si interruppe, si alzò e venne verso di me.

Girò la chiave e apri io feci finta di passare di li per caso, ma non era credibile essendo quasi le 11,
Mi guardò con sorrisetto ironico e indicando il pisello duro nei blue jeans disse, ‘vuoi masturbarti guardandomi?’

Io rimasi imbarazzato e dissi ‘scusa..sai oggi, nel campo, ‘.la ferita, a proposito è guarita?’ e lei sollevando la gamba tesa in modo che la sua peluria uscisse dalla camicia da notte disse ‘si si ha la crosta, merito delle tue leccate’.

Beh dissi..senza convinzione ‘andiamo a dormire..? o no?’ stemmo un pò in silenzio e lei disse ‘no, vieni dentro’parliamo un po’, ne ho un bisogno!’

Mi raccontò che era innamorata di un ragazzi di città, ma che i suoi non volevano che vedesse perché lo consideravano di ceto inferiore, anche se era figlio di un geometra, loro avevano un piccola azienda’lui la faceva impazzire d’amore e quando lo pensava doveva toccarsi, ‘.

Poi mi disse :’ senti, noi siamo cugini, ma se io penso che sei un altro non è peccato, chiudiamo la luce e tu mi aiuti’ti spiace ? io ti piaccio, vedrai che se mi aiuti ti piacerà’vedrai ”
Io dissi ok, ma come? Per tutta risposta mi sbottonò il pantaloni lei si distese sul letto io in piedi a destra e cacciò la mano sopra l’elastico delle mutande tirando fuori il pisello che già stava indurendosi e iniziò a maneggiarlo con cura. Intanto con l’altra mano si accarezzò il seno sinistro e scese alla sua vagina infilandoci un dito e con il pollice muovendo il clitoride, e continuava con la mano a menarmelo finchè addirittura me lo scappellò.

Essendo non praticante il sesso la pelle del glande era stretta, pur essendo giovane ed elastica, ma lo scapellamento portò a strozzare la parte anteriore che divenne paonazza e durissima..
Inutile dire che appena al buio sentii che lei sospirava forte e veniva scossa da tremiti di orgasmo venni e bagnai tutto il suo seno e la camicia da notte. Lei scosse la mano bagnata prese un dito di liquido sul suo seno e lo portò al naso aspirandone l’odore e fu scossa da un ultimo tremito..sussurrò ‘l’odore è uguale..bravo’!’

Ripreso fiato accese la luce, mi guardò e disse ancora ‘bravo’!’
Io con fatica rimisi a posto la pelle sul pisello che mi faceva anche male ed era ancora mezzo gonfio, e dissi senza voce ‘ ciao’ buona notte ..’ e la lasciai tutto confuso…
Nel mio letto ripensandoci mi feci ancora un servizio autonomo e poi dormii,

Tutto il giorno dopo non pensavo ad altro ed ero percorso da un desiderio di sesso ma che dovevo reprimere per ovvi motivi, in famiglia, a pranzo, al mercato.
Al pomeriggio, mentre eravamo seduti insieme sul letto sfogliando fumetti i nostri sguardi si incrociarono. Era un po’ pensierosa. ‘cos’hai? Sei stanca ? pensi a lui? “.

La rividi sorridere, e mi schioccò un bacino sulla guancia: fui soddisfatto di sentirla un po’ più felice.
Ad un tratto, ci avvicinammo praticamente fino a toccarci coscia con coscia… avvertivo un leggero calore a quel contatto fisico, ma mai avrei immaginato quel che sarebbe successo da lì a pochi minuti…

‘Tu, Giuseppe, mi trovi carina?’ – chiese sorridendo e mi sorrise maliziosa… io, a dire il vero, iniziavo a dar segni di insofferenza, il pisello si era svegliato, trovavo scuse per dimenarmi, col risultato che lei aveva capito .
Si mise una mano al cavallo dei jeans, si sfregava guardandomi con aria ingenua…poi cominciò a chiudere gli occhi e a gemere. Mi accorsi che lei si mordeva un po’ il labbro… si stava eccitando anche lei.

Lei mi diede un’opportunità: – Se vuoi, puoi toccarti anche tu…- Ma come?!? Qui davanti a te?!? — Beh, dopotutto anche io lo sto facendo davanti a te.- Hai ragione.- e così dicendo mi sbottonai pantaloni, mi infilai una mano nelle mutandine e ‘I nostri gemiti cominciarono a sovrapporsi. I suoi iniziarono a diventare più intensi finché mi comunicò, con un filo di voce: – Vengooooo…-La vidi serrare occhi e labbra e rannicchiarsi su se stessa. Decisi di venire anch’io. Intensificai il movimento e in breve mi sentii al culmine e glielo dissi, i miei jeans erano bagnati per metà coscia, mi vergognavo un po”ma lei mi diede un bacio sulla guancia e mi disse:- Grazie, era una cosa che mi mancava-

Sentendo ciò ero tentato di andare avanti, ma avevo paura di aver equivocato, e la paura di una figuraccia mi bloccò. Lei intanto continuava a respirare in fretta !

Era un massaggio innocente, ma quando per gioco le solleticai i fianchi, mi resi conto che potevo osare.

Di colpo si girò di scatto: “Oddio – pensai dentro di me -, ora arriva il casino”…

E invece, pudicamente senza nemmeno guardarmi negli occhi esclamò: “Lo sai che piace anche a me – mi disse -? E il fatto che siamo praticamente soli in tutto questo piano mi fa eccitare ancora di più. Però sono combattuta”.

‘Oh Elena per favore’ – risi ‘ ‘attenta e parlo seriamente, che questa sera te la ricorderai per tutta la vita”.
Presi il coraggio a due mani, leinfilai la mano negli slip slacciati e iniziai a lisciarle gli slip: era già bagnata…

“Ahhh – esclamò -, ? Mi sto vergognando, queste cose con te, un cugino, ma non riesco a fermarmi…”.
“Ssshhh… – le dissi tappandole la bocca -. Hai voluto la bicicletta? E ora pedala”…e iniziai ad armeggiare dentro le sue mutandine nere… era un lago, ma feci finta di nulla. Giocai col suo clitoride sfregandolo col medio, mentre l’indice cercava quella vagina piena di umori.

“Mamma mia – iniziò a dire con un filo di voce – mi farai morire”.

“Ma che hai in quelle mani – disse ‘ ‘ahhhh ahhhh”…si vede del giorno prima aveva stimolato i suoi nervi sensoriali e tutto il sistema nervoso del piacere era acceso in modo speciale.
Volevo farla soffrire un po’, rallentando il suo orgasmo: tirai fuori la mia mano piena dei suoi umori.

Ero curioso di vedere fino a che punto volesse arrivare e se fosse in grado di scandalizzarsi.

Stava dicendo ‘e pensare che ci conosciamo da anni, non..non abbiamo mai fatto niente”.iiiiiiiiii… ahhhh ahhhhh basta ti pregoooooooo”.

Ma io non avevo intenzione di smettere, e continuavo il mio giochino: le presi gli slip e glieli tirai su, in modo che la striscia sul davanti le strusciasse la vagina, mentre io giocavo con la sua folta peluria.

Erano passati già dieci minuti dall’inizio di questa avventura, e volevo lasciare il segno… Fu così che stavolta entrai di nuovo con due dita in quelle mutandine fradicie, ma volli andare al massimo: con l’indice sfregato il clito e trovai il pertugio per infilare il medio nei dintorni del suo orifizio anale.
“Nooooooo, cosa fai ? Noooo noooo…”

Usai una tattica “attendista”, e girai attorno al suo centro del piacere in senso circolare… “ahhhhhhh bastaaaaaa ‘ sussurrava perché i suoi che dormivano sotto non sentissero.’ mi farai morire”…

Era un segnale di resa…. entrai con due dita nella fica e con l’anulare poco poco nel boscoso ano, e poi un’altra… il tutto senza lasciare scoperto il clitoride curato dal pollice.

La mano sentiva molto liquido che copriva le sensibili mucose e lei vibrava dicendo “Ahhhhh, oddioooooooooo vengo ancoraaa”… e poi calò il silenzio.

Era venuta copiosamente, me ne accorsi ma lei restò seduta con la testa china, poi si girò e volle pomiciare come due innamoratini…

‘E tu non hai goduto però ? – mi disse ricomponendosi – mi sento in debito ancora “.

No no, io godrò tra poco – risposi -… ora tocca a te darmelo”. “Che vuoi dire – affermò con faccia curiosa – non vorrai mica continuare qui?”. Vabbè che ti sono debitrice”.

Dopo esserci un minimo riassettati, mi alzai in piedi davanti a lei, e avevo ancora il pene durissimo… lei lo notò e sorrise e si sdraiò restando immobile, gli occhi al soffitto .

‘ Dai , facciamolo di nuovo..! Non eri così eccitata poco fa ? ‘ la spronai , lei sospirò lievemente e poi si portò una mano al seno e iniziò a carezzarsi lentamente, sfiorando con le dita il capezzolo che, non aveva ridotto il suo gonfiore.

Anche l’altra mano aveva iniziato a massaggiare il seno, ed in breve tornava verso la meta del suo piacere.
Ansimava piano, con gli occhi chiusi, godendosi il contatto delle sue mani.

Io avevo sempre pensato che le mani di Elena fossero affascinanti: anche a tavola, se pranzavamo in famiglia, quando erano impegnate con coltello e forchetta, avevo sempre notato l’estrema eleganza dei suoi gesti, dei suoi movimenti aggraziati.

Ora vedevo le sue mani, dalle dita lunghe ed affusolate, percorrere il suo corpo, teso e di nuovo vibrante alla ricerca del piacere. Era un maniaca di autoerotismo…

Scendevano impazienti dal seno alla pancia, e poi all’interno delle cosce, per quindi risalire lente e suadenti lungo il corpo, fino al collo e ai capelli; e ancora, si soffermavano sulle umide labbra dischiuse, per essere leccate dalla lingua con evoluzioni di straordinaria sensualità. Mi offriva uno spettacolo di un erotismo così intenso e raffinato da togliermi il fiato.

Non resistevo più: quel momento corpo così eccitante, quei movimenti ipnotizzavano, sdraiato accanto a lei, mi presi il pisello con le mani. La situazione mi aveva eccitato più di quanto avessi mai immaginato Aprii gli occhi e mi voltai a guardarla.

Vidi che Elena era già più avanti: una mano sempre a tormentarsi il seno, l’altra che sfiorava la fica, le gambe piegate ed aperte. Ora gemeva di nuovo e si agitava preda di una eccitazione montante.

Adesso anche lei mi guardava; nel suo sguardo mi sembrò di leggere un qualcosa che si stava affacciando anche nella mia mente. I nostri occhi si incontrarono, e quello sguardo valse più di mille parole.

Elena si girò verso di me e, in un attimo, le nostre labbra si cercarono, le bocche si unirono e le lingue si abbracciarono avide. Fu un bacio pieno di passione e di desiderio, come una miccia di una bomba pronta per esplodere. e pensare che eravamo cugini!

Quando le nostre bocche si staccarono, le sue labbra scesero lungo il mio corpo ed arrivarono al pisello, chiusi gli occhi e mi abbandonai alla sua calda lingua che scorreva sul mio ventre teso: la sua bocca, le sue calde labbra sembravano scivolare sul mio pisello fremente.

Stavo impazzendo. Provavo sensazioni così forti da non capire più nulla; volevo sentire anche io la pelle di Elena sotto la mia lingua, volevo che lei vibrasse al contatto della mia bocca e lentamente mi spostai mettendomi in ginocchio sul letto: Elena si sdraiò e si impossessò del mio sesso e lo succhiava, guardandomi desiderosa mentre continuava ad accarezzarsi i seni.

Anche io le feci scivolare una mano fra le gambe, le dita a massaggiare il clitoride indurito e ci masturbammo così, lei sdraiata ed io in ginocchio, fino a godere entrambi di un orgasmo dirompente.

Restammo un attimo a guardarci, ansimanti: ma il nostro desiderio non si era certo placato: domani sarebbe stato un altro giorno.

Infatti durante la gita in bici del giorno dopo, eravamo soli come sempre, e le chiesi se fosse soddisfatta di quello che avevamo la sera prima , a casa.

Lei mi rispose:’Si’…e’ tutto molto eccitante quello che stiamo facendo,pero’ mi manca qualcosa…’
Io:’Che cosa,Elena?’

Lei:’te lo dico stasera…ne parliamo un’altra volta…’

Io decisi di non insistere più di tanto, e cambiai discorso, ma gia’ pensavo di aver capito cosa mancasse a mia cugina per essere pienamente appagata e soddisfatta e mi dicevo’dai prima o poi la vorrei chiavare…chissà.. ma era già successo qualche toccamento, certo non così coinvolgente, con alcune amichette e la cosa poi nn si era verificata, quindi per me restava un sogno

Ma la sera dopo, al ritorno dalla festa di paese, non ce la feci a resistere e spinto da una passione sfrenata, arrivai a baciare Elena in bocca, sul resto del viso, sul collo, poi rapidamente le tolsi il top e cominciai a palparle le tette con vigore…le sfilai anche i jeans ed Elena rimase con addosso solo mutandine di colore celeste chiaro trasparente, reggiseno in coordinato ‘ era davvero sexy !

Si stava rivelando molto ‘aperta’la mia cuginetta ed io perciò’ decisi di andare oltre ..forse lei voleva proprio quello e a quel punto, le il reggipetto, ed incominciai a palparla con decisione ed a succhiarle i capezzoli con un certo impeto, e lei prese a masturbarsi in modo scomposto ed esagerato infilandosi due dita dentro…
Lei perse completamente il controllo, e io liberai il mio strumento, la girai e inizia a chiavarla ancora con le mutandine, in modo veemente e senza alcun limite…

Continuavo a spingere e le sussurravo finalmente ! Ti piace troppo prenderlo? Era questo che volevi?’…
E ‘difficile sentire una donna gridare tanto come mia cugina quella volta…’siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!’

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