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Racconti erotici sull'Incesto

La nuora

By 9 Marzo 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

La prima volta che vidi mia nuora rimasi colpito dalla straordinaria bellezza e somiglianza che aveva con una nota attrice porno americana: Brienna.

Era identica a lei. Persino il colore degli occhi e dei capelli erano uguali; per non parlare del seno abbondante, il culo rotondo e borioso, fianchi larghi, gambe affusolate e robuste.
Tutto combaciava perfettamente. Sembrava lei, appena uscita dallo schermo del computer.
L’hard disk del mio PC conteneva una cartella nella quale avevo registrato tutti i film hard noti, in cui la conturbante Brienna, protagonista assoluta, esibiva le sue eccelse grazie, facendosi scopare come una porca in tutte le posizioni ed in tutti i buchi, anche contemporaneamente.
Conoscevo ogni particolare anatomico del suo magnifico corpo, su cui nutrivo tutte le fantasie erotiche, oltre ogni limite immaginabile.

Certe notti la sognavo, come se fosse reale, e lei, in quei momenti onirici, si presentava avvolta in un trasparente body stocking, a rete, accogliendomi sorridente tra le braccia aperte, regalandomi così momenti di gioia e di piacere.

L’avevo scoperto alcuni anni prima.
All’età di quarantacinque anni rimasi vedovo, con un figlio ancora adolescente: Vittorio.
Quando s’iscrisse all’università comprai un computer, così potevo tenermi in contatto con lui.
La sera, dopo la solita chiacchierata in chat, prima di andare a dormire, deliziavo il palato guardando immagini di donne bellissime, completamente nude o in lingerie, e clip hard di siti porno.
Quindi, navigando nei mari hard d’internet, approdai per caso nelle calde acque di Brienna.

La sua conturbante bellezza mi fulminò all’istante. In pochi anni divenni un fan ed un frequentatore accanito del suo sito.

La vedovanza cominciò a starmi stretta; così, per colmare la solitudine, iniziai ad incontrarmi con donne non giovanissime ma adatte alla mia età.
Nonostante i buoni propositi, e gli apprezzamenti per le mie capacità amatorie, i rapporti non duravano molto, perché nella mia mente c’era sempre lei, Brenna, ed il confronto non reggeva.
Alla fine mi rassegnai al mio destino di singolo, fui consapevole che alla mia età era impossibile trovare una donna giovane e bella come Brienna, quindi mi accontentavo d’espedienti con donne che incontravo occasionalmente, in giro o al bingo.

Vittorio, dopo la laurea in giurisprudenza, ritornò a vivere con me.
La casa era grande ed accogliente, offriva anche la possibilità di crearsi una propria privacy.
Dopo anni di gavetta finalmente divenne socio di uno studio legale. Così in poco tempo la sua vita cominciò ad andare a gonfie vele. Lavoro e divertimento. Non sembrava affatto interessato a trovarsi una compagna fissa.

Fino a quando, una sera, si presentò a casa con l’ennesima ragazza.
Appena la vidi rimasi incantato. Credetti di assistere ad un miracolo. Non mi sembrava vero, eppure era li, in carne ed ossa e sorrideva. Rimasi letteralmente senza fiato.

‘Papà ti presento Beatrice! La mia ragazza!

La voce di Vittorio rimbombava come un eco lontano. I miei sensi erano completamente concentrati su quella visione incantevole; ero in estasi, in pieno marasma, davanti all’immagine della donna dei miei desideri che, fino allora, credevo fosse esistesse solo in internet.
Vittorio continuava a parlare ed io non sentivo. Ero immobile, davanti a lei, a contemplare la sua bellezze. Poi una mano si posò su una spalla scrollandomi da quello stato comatoso.

‘Ei papà!
‘Si? o certo la tua ragazza!

Poi la sua voce penetrò soave nelle mie orecchie:

‘Piacere di conoscerla Signor Mario!

Mi sorrise poi si avvicinò, fino a sfiorarmi il petto con la punta del seno, dandomi un bacio su una guancia.

‘Piacere di conoscerla Signor Mario!
‘Signore! Per carità! Chiamami Mario, preferisco!

Sorrise ostentando labbra rosse e carnose. Tante volte avevo immaginato quella bocca sul mio cazzo. Ed era lì, davanti a me e sorrideva.

‘Ok! Però lei mi deve chiamare Bea!
‘Brienna?
‘No! Bea! Diminutivo di Beatrice!
‘Scusa avevo capito male! la vecchiaia gioca brutti scherzi!
‘Lei vecchio? Mi prende in giro! Ha un aspetto giovanile! Anzi è anche un uomo affascinante!

Lusinghe di circostanza, pensai.

Stavo lì, impalato come una mummia, a contemplarla, come si fa con i santi davanti alle loro statue. Il suo profumo aleggiava nella stanza stordendomi i sensi.
Apparve come l’avevo sempre immaginata: bella e sensuale. Era impossibile restare insensibile di fronte a tanta aggressività erotica.
Il cazzo, infatti, reagì ai comandi nervosi e si mosse come un perfetto soldatino. Eccitato come un ragazzino, continuavo a fissarla negli occhi, con un’attenzione viva, quasi a voler penetrare dentro la sua mente, nei recessi più nascosti dei suoi pensieri più intimi. Lei non poté fare a meno di ricambiare lo sguardo scrutando il mio che, in quel momento, esprimeva un solo sentimento: desiderio.
Forse lei aveva colto l’intensità del quel momento, perché era apparso turbata ed impacciata. Infatti, un lieve rossore le comparve sulle guance.

Vittorio s’intromise:
‘Ei papà! Invece di stare lì, a fissarla come se fosse apparsa la madonna! Che ne diresti se la invitassimo ad entrare in casa?
‘ Certo! Scusatemi! Ma è stato una vera sorpresa!
‘Non si preoccupi Mario! Capisco molto bene! Oramai era rassegnato ad avere un figlio zitello!
‘A certo! Non mi aspettavo che si presentasse con una ragazza!

Vittorio:
‘Papà aggrappati a qualcosa perché sto per darti un’altra comunicazione, che ti farà perdere l’equilibrio!
‘Avanti spara! Oramai sono abituato alle tue stravaganze! Come quella volta che ti sei lanciato nel vuoto dal monte ‘Spirito’; avevi detto che era uno sport estremo il ‘Bungee jumpy’ se non sbaglio?
‘hahahah è vero! Ti ricordi ancora?
‘E’ impossibile dimenticarlo! è da pazzi gettarsi nel vuoto in quel modo! Ora mi dire che intendi scalare la cima dell’Everest?

Bea si divertiva a sentirci parlare in quel modo ironico, e rideva ad ogni battute. Non potei fare meno di osservarla anche in quegli atteggiamenti così intimi.
La maglietta attillata, perfettamente aderente al busto, glorificava le grosse dimensioni del seno. Che vibravano al ritmo delle risate.
Il petto esaltato da un decolté mozzafiato; molto aperto, che lasciava scoperto parte dei seni, con la pelle vellutata e candida, che si perdevano sotto la maglia.
Gli jeans, stretti, esaltavano uno scoscio da infarto, compressi a tal punto che potevo immaginare chiaramente le protuberanze vaginali.
Era un’icone di bellezza seducente, che mi affascinava, veramente incantevole, una corale sinfonica conturbante, piacevole da guardare.

‘Non esagerare, è qualcosa di meno pericoloso, che ti farà molto piacere!
‘Avanti spara a questo povero vecchio!
‘Abbiamo deciso di sposarci!
‘Perbacco! Ooo! Hai ragione è meglio che mi sieda!

Bea aveva colto immediatamente la mia gioia. Era una donna straordinaria che dimostrò subito di possedere la capacità di comprendere i sentimenti che stavo provando. Del resto sono sempre stato un libro aperto. Anche la mia povera Sara, riusciva a leggermi la mente, e sapeva sempre quello che pensavo o volevo.
Tra me e Bea si stabilì subito un forte legame empatico.

Prima di celebrare il matrimonio abbiamo ristrutturato un’ala della casa, ricavandone un appartamento autonomo, adattato alle loro esigenza.
Vittorio non volle che la casa fosse divisa in modo definitivo, così lasciò alcune porte di comunicazione tra il mio appartamento ed il suo.
Fui felice di quella scelta perché mi permetteva di stare vicino alla donna dei miei desideri.

Fin dal primo giorno in cui Bea venne a vivere in casa, capì che la sua vicinanza mi avrebbe provocato grossi problemi, e starle accanto senza poterle esprimere i miei sentimenti, era un vero e proprio inferno.

Bea, su consiglio di Vittorio, lasciò l’impiego di segretaria. In realtà Vittorio era geloso, e timoroso che la moglie potesse diventare una preda prelibata di qualche avvocatuccolo da strapazzo. Ignorando che la sua Bea era anche l’oggetto del desiderio di suo padre.

I primi mesi furono rose e fiori. Vittorio si dimostrò orgoglioso di avere al fianco un donna meravigliosa come Bea, ed io ero fiero della sua bellezza, da molti invidiata.
Si amavano e lo dimostravano chiaramente.
Passavano molto tempo insieme. La sera lui rientrava presto a casa e si comportava sempre con estrema gentilezza. I fiori non mancava mai. Insomma Vittorio e Bea sembravano una coppia felice.

Dopo un anno, Bea restò incinta.
La nascita di Katia segnò l’inizio del disastro.

Bea, dopo il parto, entrò in crisi perché il suo corpo mantenne ancora tracce della gravidanza. Si sentiva robusta. E non perdeva occasione per lamentarsi della perdita della sua linea.
Non si piaceva più. Perse la sicurezza in se stessa ed iniziò a comportarsi in modo isterico. Vittorio, dal canto suo, iniziò a trascurarla; così, senza volerlo, contribuì ad aggravare la situazione.

Quel periodo cambiò anche il tipo rapporto che c’era tra me e Bea.
Infatti, iniziò ad avvicinarsi, sfogando le angosce e le paure che la tormentavano, ed io, ogni volta, cercavo di confortarla, ma soprattutto di darle fiducia in se stessa, perché era sempre una donna bella ed attraente.
Ed era vero. La maternità l’aveva resa più affascinante. In pochi anni si era trasformata in una donna piacente e di un tipo di bellezza provocante. Ora la somiglianza con Brienna era totale.
Sembrava una vera e propria Brazzers.
Le Brazzers sono attrici porno che hanno forme meravigliose. Creature divine, maggiorate, caratterizzate da grossi seni, vita stretta, fianchi larghi ed un culo da infarto.
Bea aveva raggiunto le misure perfette; era la degna rappresentante delle Brazzers.
Per me divenne sempre più difficile restare nell’ombra della donna che desideravo, ed accontentarmi del semplice contatto verbale, quando avrei voluto abbracciarla, baciarla e sfogare la bramosia che ardeva nella mia anima.

La complicità nei rapporti, il nuovo modo di proporsi, più personale, rafforzò la sua vicinanza, e fu per me l’inizio di una gran sofferenza, da vero e proprio girone infernale.
Vedere qualcosa di prezioso e non poterlo toccare; avere accanto l’oggetto più desiderabile del mondo, senza poterlo neanche accarezzare, era un supplizio immane.
Sentimenti repressi nei meandri della mente, che mi facevano tribolare come se fossi un adolescente alla prima cotta.
Il mio corpo rivendicava un piacere negato dalle convenzioni morali e dalle circostanze di vita. La donna che desideravo più d’ogni altra cosa al mondo, era la moglie di mio figlio e la mamma di mia nipote.

In ogni modo un po’ alla volta riuscì a controllare i miei impulsi, anche se non potevo fare a meno di ammirare comunque le sue stupende linee, e dare sfogo alla cupidigia con sguardi discreti, caratterizzati da erezioni spaventose.
Quindi, in presenza mia nuora, mi sforzavo di reprimere i desideri morbosi per lei, che albergavano costantemente nel mio intimo, turbandomi continuamente.
Tuttavia, la sera, nell’intimità della mia stanza, passavo molte ore a contemplare le foto del matrimonio, del viaggio di nozze, in cui era ritratta in bikini, e altre fatte in diverse occasione, nelle quali le sue grazie si mostravano in tutta la loro conturbante sensualità.
In quelle occasioni mi lasciavo andare, naufragando nel mare della lussuria, ed immaginando le sue strabilianti tette, martellavo il cazzo fino a renderlo completamente inerte.

Il rapporto tra Vittorio e Bea iniziò a vacillare. Soffrivo molto per quella situazione perché mi sentivo impotente ed incapace di aiutarli.

Vittorio prese l’abitudine di rientrare in tarda notte, persino dopo la mezzanotte. Bea era sempre più nervosa. Alcune sere li sentivo gridare.
Lei lo rimproverava urlandogli che non aveva il coraggio di ammettere che non gli piaceva più.
Lui sosteneva il contrario; giustificando le lunghe assenze con riunioni di lavoro, cene societarie, e quanto di meglio la mente umana potesse inventare. Quando, non li sentivo più, capivo che avevano fatto pace e, forse, si stavano riconciliando con una sana scopata.

Col tempo, Bea iniziò a dubitare della fedeltà di Vittorio. Il tarlo cominciò ad insinuarsi profondamente nelle sua testa, e le provocava angoscia e prostrazione.
Così si rivolse a me, cercando un porto tranquillo dove sfogare le sue angosce. Passavamo molto tempo a discutere sul problema. In quelle circostanze cercavo di dissuaderla del contrario. La invitavo a rivedere il suo atteggiamento ad essere più conciliante con Vittorio, possibilmente meno nervosa; di sforzarsi ad essere più disponibile al dialogo, per il bene suo e della piccola Katia.

Dall’altro fronte, Vittorio, da grande incosciente che era, continuava a trascurarla, nonostante i consigli utili. Inoltre iniziò a stare lontano da casa anche per diversi giorni.

Così, un po’ alla volta, la sera, Bea, in preda alla disperazione, iniziò a cercarmi anche nel mio appartamento, spinta dalla voglia di trovare qualche parola di conforto.

Certe sere, dopo avere messo la bambina a dormire, si presentava da me, nel cuore della notte, quando ero già a letto.
In quei momenti, inconscia del mio imbarazzo, dovuto alla sua presenza, si sedeva sul bordo del letto iniziando a sfogare la rabbia che la tormentava.
Col tempo, quando i rapporti confidenziali divennero sempre più frequenti, prese l’abitudine di stendersi sul letto, al mio fianco.

In quelle occasioni era una sofferenza immane starla vicino e non poterla sfiorare neanche con un dito.
Le poche volte che ebbi la fortuna di abbracciare Bea, per consolarla da una crisi di pianto, non riuscivo a prendere le distanze dai sentimenti che nutrivo per lei, nonostante provassi compassione per la sua disperazione.
La stringevo a me, pensando che, forse avrei fatto bene a consolarla evitando parole inutili, mentre la dovevo serrare forte, baciarla e scoparla lì sul letto, fino farla impazzire dal godimento.

Quando mi raggiungeva in camera da letto, a volta, si presentava indossando delle succinte sottane da notte, poi si adagiava al mio fianco incrociando le gambe.
Una sera, mentre stavo esprimendo il mio ragionamento, la sentì respirare in modo forte, mi voltai e la trovai addormentate. Senza il controllo della coscienza, le sua gambe si erano rilassate, divaricandosi quel tanto da lasciare scoperto lo scoscio. Le mutande nere sparivano divinamente tra i glutei in carne, mostrando un triangolo gonfio, lasciava intendere un figa voluminosa.
In quelle circostanza, il desiderio di toccarla mi sconvolgeva la mente. Ma grazie alla mia capacita d’autocontrollo, per evitare ulteriori tentazioni, mi spostavo per andare a dormire sul divano, il più lontano possibile dall’oggetto del desiderio. Chiaramente il sonno non era sereno.

La mattina seguente, durante la colazione, mi rimproverava severamente, dicendomi che alla mia età non dovevo esagerare, sacrificandomi in quel modo, e che non ci sarebbe stato nulla di male se fossi rimasto a dormire al suo fianco. Non potevo dirle che era proprio quello il motivo che mi spingeva ad allontanarmi da lei. Che il desiderio di possederla mi faceva impazzire e che, forse, mi avrebbe portato a commettere una cazzata, una meravigliosa cazzata.

Vederla lì, addormentata, bella come una dea, mentre i sensi erano sconvolti dal desiderio, mi veniva in mente quello incosciente di Vittorio, la sua stupidità, perché stava sprecando un bene così prezioso.
Bea era una donna trascurata, una splendida cavalla da monta che voleva essere domata.
Se solo avessi avuto il coraggio di osare, il domatore potevo essere io, e le avrei potuto dare tutto quello che una donna sensuale come lei meritava.
Un terapia di sesso sfrenato, senza limiti e condizioni.
Mio nonno diceva: ‘non fate mancare il cazzo a vostra moglie perché è l’oggetto più comune e a buon mercato ‘

Ero preoccupato; perché prima o poi, Bea, avrebbe cominciato a rivolgere le proprie attenzioni ad un altro uomo. Una donna come lei in pieno rigoglio giovanile aveva necessità di sfogare gli impulsi morbosi, naturali per la sua età.
Quel pensiero mi creava delle grandi angosce perché significava perdere i contatti con la donna che desideravo come l’aria che respiravo.
La situazione coniugale tra Vittorio e Bea stava peggiorando giorno per giorno, quindi dovevo decidere cosa fare per salvare almeno le apparenze.

Il tempo passava tra momenti lieti e altri caratterizzata dalla solita tensione nervosa. Molto spesso mi aveva confidato di valutare l’ipotesi di separarsi da Vittorio. Non ero d’accordo ed avevo i miei buon motivi, così per distrarla dai problemi coniugali le rammentavo le cose belle che aveva creato insieme a lui.

In uno di questi momenti, mentre stavamo ricordando gli avvenimenti lieti trascorsi, Katia, che aveva già quattro anni, si avvicinò chiamandomi papà.
Bea alzò subito lo sguardo verso di me, fissandomi intensamente. Fu la prima volta che vidi nei suoi occhi una luce strana. Non potei fare a meno di provare un senso di turbamento. Per sottrarmi da quella situazione imbarazzante, presi Katia in braccio e la feci volare in area, come un aeroplanino, suscitando la sua candida risatina.

Quando ritornai a sedermi in poltrona, lei era ancora la, ad aspettarmi, adagiata sul divano, con le gambe accavallate, e continuava a fissarmi negli occhi, non parlava, però si capiva chiaramente che stava riflettendo.

‘Papà?
‘Dimmi Bea?
‘Ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati?
‘Si!
‘Quando mi sono presentata?
‘Si, lo ricordo benissimo!
‘Tu hai pronunciato un nome di donna; era molto strano! Ora ricordo bene! Quale era?

Perché gli è venuto in mente quel particolare? Era la prima volta, dopo tanti anni, che si rivolgeva a me con un tono di voce così dolce. Mi sembrava emozionata.

‘Non mi ricordo! E’ passato tanto tempo!
‘Mi sembra che fosse Britanna o Brienna! Aiutami ti prego?
‘Sinceramente non mi ricordo!

Perché? Perché? Quel ricordo! Perché proprio adesso? Il cervello cominciò ad andare in tilt. Mille domande senza risposta. Che cosa le stava passando per la testa? La guardai e i miei dubbi iniziarono a turbinare nella testa come foglie sbattute dal vento.
Il suo modo di guardare insistente, non era più lo stesso. Nei suoi occhi c’era quella strana luce; oserei dire che mi stava guardando con un interesse più vivo.

‘Comunque mi pare che fosse Brienna! Chi è Brienna? Anzi chi era?
‘Non so! Forse qualcuna che avrò conosciuto tanti anni fa! Adesso non ricordo!
‘Perché mi hai chiamata con quel nome? Somiglio a qualcuna che hai conosciuto?

Cribbio! Ero imbarazzato, mi tremava la voce, come se mi avesse colto in castagna, a fare chissà che cosa! Non ero bravo a fingere, aveva intuito benissimo che le stavo mentendo.

‘Da giovane ho conosciuto tante ragazze! Forse!
‘Mi zia Rachela! Lei mi somiglia tantissimo! Forse è lei?

Aveva ragione. Sua zia era molto simile a lei. Solo che ora era una donna anziana ed aveva perso il vigore e la bellezza dei tempi andati.

‘Si! Ho conosciuto tua zia! Ma a quel tempo non ero il tipo che poteva interessarle!
‘Ho visto alcune foto di te, quando eri giovane! Io ti avrei trovato interessante! Molto!

Che cosa era? Una dichiarazione? La mia mente stava letteralmente impazzendo. Mille pensieri turbinavano nella testa. Per la prima volta si stava interessando della mia vita privata.

‘Zia Rachela, comunque, non aveva sopranomi! Brienna poi! Ahahah
‘Forse mi sarò sbagliato! Non saprei dirti nulla in proposito!

Ero agitato e, da come mi stava osservando, lo aveva capito anche lei. Che cosa le stava passando per la testa? Cosa aveva suscitato il suo interesse? E’ stato sufficiente che Katia mi avesse chiamato papà perché un meccanismo scattasse nella sua testa? I suoi occhi ora guardavano oltre l’apparenza e stavano scrutando nella mia anima.

‘Te l’immagini Zia Rachela con quel nome? Mi sembra un nome d’arte? Vero?

Ad una donna come Bea, era impossibile mentirle; lei sapeva leggerti negli occhi. Era arrivata alla soluzione. Ora mi stava fissando intensamente aspettando una risposta.

Proprio in quel momento suona il suo cellulare.
Dio ti ringrazio per avermi sottratto da quello angosciante supplizio. Non ero ancora preparato ad affrontare Bea sul piano personale, avrei voluto dirle la verità, ma lei era la moglie di mio figlio e non volevo essere la causa del suo disastro. In quei giorni, andando contro le mie intenzioni, facevo di tutto per farli riconciliare, ma l’impegno era finalizzato soprattutto a dare serenità a Katia.
Quella mattina era successo qualcosa d’importante. Katia mi aveva chiamato papà, e questo voleva significare molto per Bea.

Dopo aver chiuso il cellulare, si rivolse a me:

‘Scusa papà, era la mia amica Michela, penso che sia già all’ingresso! Il discorso con te non è ancora finito! Sono curiosa di sapere chi è questa Brienna? Mi piacerebbe saperne di più? Penso che tu mi abbia raccontato poche cose della tua vita! Di me sai tutto?

In quell’istante suona il campanello. Bea si alza con la sua mole imponente e, facendo oscillare i suoi strabilianti fianchi, raggiunge la hall. Mi è parso di cogliere un altro cambiamento. Bea, prima di allora, non aveva mai curato il suo modo di camminare. Il movimento del corpo, volutamente sinuoso, era un chiaro segnale.

‘Buon giorno Mario!
‘Ciao Michela! E questo giovanotto chi è?
‘Dario, non fare il maleducato e saluto il nonno di Katia!
‘Ciaooo!
‘Ciao! Se viene con me ti faccio vedere una cosa, che ti piacerà molto!

Il bambino sorrise e mi porse la mano. Poi insieme a Katia ci siamo avviati nel giardino. Lì c’era una vecchia fontana, in cui, nell’acqua torbida, si sollazzavano dei ranocchi verdi.

Dopo mezz’ora lasciai i bambini a giocare nella stanza di Katia, era ora di merenda e volevo chiedere a Bea se potevo darle qualcosa da mangiare.

Appena fui vicino alla porta del salotto percepì la voce di Michela:

‘Non capisco coma cavolo fai a restare tanto tempo senza scopare! Tuo marito è un coglione!
‘Quello stronzo! Pensa che i primi tempi ero io che dovevo dirle basta! Mi ha scopato in ogni angolo della casa! Persino sul letto del suocero!
‘ahahaha questa poi! Lo hai sposato per questo! Sei sempre stata esigente con gli uomini! Soprattutto con quelli perversi!
‘Già! Adesso invece me lo fa vedere una volta ogni morte di papà!
‘Cosa hai deciso di fare? Di continuare con questo gioco al massacro? Sei giovane e, mi pare, una grande gnocca per essere sacrificata a fare la suora di clausura?
‘Non me lo dire! Sto cercando di sforzarmi di salvare qualcosa del matrimonio! Ma se continuerà con la solita minestra, primo o poi farò la cazzata di cercarmi un altro! E lo sai quanto ne ho bisogno!
‘Lo so! si! Non dimentico quello che hai fatto in Spagna!
‘Ti ricordi ancora di quella sera?
‘Come faccio a dimenticarla? Avevi litigato con Luca! Io venni a cercarti per consolarti e cosa scopro? Che ti stavi facendo sbattere davanti e da dietro dal proprietario dell’Hotel e da suo figlio, contemporaneamenteeee! Hahahahah!
‘Già! E tu cosa hai fatto?
‘Secondo te cosa potevo fare in quelle condizioni?
‘Ci hai raggiunto e ti sei unita alla festicciola! Hahahahahahah
‘ahahahahahah giaaaaaaaaaaaa!
‘tu piuttosto come va con tuo marito!
‘non ho aspettato tanto! Appena ha cominciato a trascurarmi mi sono subito data da fare per risolvere il problema!
‘come?
‘Con suo fratello! E’ uno studente universitario! Lo stiamo ospitando in casa! Così tra un esame e l’altro il caro studentello soddisfa le voglie della cognata! Vedessi che stallone! Ahahahahah
‘ahahahah Cribbio che troia!

Erano due troie, non credevo alle mie orecchie. Bea, la dolce e bellissima nuora. Era simile a Brienna anche nella perversione. Anche lei, nei suoi film, si era fatto scopare nel culo e nella figa, contemporaneamente, da due stalloni con cazzi enormi. Sentire parlare mia nuora in quel modo mi aveva suscitato un forte tremore alla schiena. Il corpo vibrava come le corde di un violino. Ero super eccitato ed il cazzo sembrava che volesse esplodere nelle mutande.

‘A proposito conosci qualcuna che si chiama Brienna?
‘Perché?
‘Così! sono curiosa di sapere chi è?
‘Scommetto che è il nome dell’amica di tuo marito? Quella che si scopa! ahahah
‘No, è semplice curiosità?
‘No! Aspetta ho il mio Ipod, predisposto per la navigazione in Internet, un attimo che mi collego alla rete!

Mi prese l’angoscia appena la vidi armeggiare con il piccolo portatile e dopo alcuni minuti:

‘Accidenti! è incredibile! Questa devi proprio vederla!

Sudavo freddo e nel momento i cui porse l’apparecchio a Bea, mi mancava il respiro e sembrava che il pavimento stesse cedendo sotto i piedi. Bea appena scrutò lo schermo cambiò subito l’espressione del viso:

‘Accidenti! Ma sono io?
‘Si! Sembri proprio tu! Anzi sei tu!
‘Cosa dice la didascalia?
‘attrice porno americana!
‘Attrice porno?
‘Si! E’ una brazzers!
‘Che cosa è?
‘Una brazzers! Sono attrice caratterizzate da grandi seni ed un grosso culo, come il tuo! Ahahahah!
‘Ora capisco!
‘che cosa?
‘Una volta, uno uomo mi ha chiamata con quel nome!
‘Azzo! Ora sai perché? Chissà come si è arrapato appena ti ha vista! ahahah
‘E già!
‘Lo vedi ancora?
‘Si!

Le gambe iniziarono a tremare. La pelle s’increspò, come se fosse stata colpita da una folata di aria fredda. Bea ora sapeva tutto. Una domanda mi sorse spontanea: che cosa le stava passando per la testa?

‘Lo conosco?
‘forse!
‘Ho capito non vuoi dirmi chi è? Mi sa che il nostro amico deve essere molto allupato, e scommetto che se gli dai l’occasione giusta, mmmm ‘quello ti mangia come un agnellino! Ahahahahah
‘Credo proprio di si! ahahahahah
‘Allora? Che aspetti? Dopotutto è anche quello che si merita quel coglione di tuo marito! ahahah
‘Già! Pero non è facile! Ma ci farò un pensierino!
‘Conoscendoti! mi sa che il nostro pollo è già fritto!
‘ahahahahahah che stronza che sei!

Continua..

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