Skip to main content
Racconti erotici sull'Incesto

La storia di Elle

By 13 Dicembre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

i miei racconti
https://raccontimilu.com/viewuser.php?uid=843

La storia vera di Elle.

Nota:
scritto dopo le lunghe chiacchierate con la protagonista.

‘.

Piange, me la coccolo stretta al mio petto mentre con un braccio la stringo e la mano libera le accarezza un braccio in segno di affetto.

Osservo l’erezione che oramai è scemata e muovendo i piedi, raccolgo il lenzuolo e quando posso, uso le mani per coprirci.

‘Stai tranquilla… Calmati. Hai voglia di dirmi cosa ti sta capitando?’

Fra singhiozzi e lacrime, fra tirate di naso e sussulti, riesco a decifrare una frase di senso compiuto.
‘Ecco… Io… Non… L’ho… Mai… Fatto…’

La guardo perplesso, ma vedo solo la sua testa. So per certo che è maggiorenne, non è diversamente abile e so per certo che ha una figlia graziosa e questa la chiama appunto mamma! Forse avrò capito male?

‘Bea, hai voglia di raccontarmi tutto dall’inizio? Abbiamo parlato tanto in questi tre mesi, ma non abbiamo mai affrontato il tema del sesso. Hai voglia di raccontarmi tutto dall’inizio?’

‘Mh! Mh!’ Mugola muovendo la testa in segno affermativo

Ciò che segue è la storia vera di Elle….

Infanzia

è difficile dire e soprattutto comprendere appieno come sono e ciò che sono diventata. Incominciamo dall’inizio. La mia famiglia medio borghese. Una madre poco presente perchè sempre a lavorare. Pulizie negli alloggi, stira, cucina, pulizie in uffici… Diciamo che dalle 8 alle 20 era sempre occupata. Raramente la trovavo a casa quando mi alzavo dal letto ed era una preoccupazione se tornava a casa prima dal lavoro. Papà era da quanto ne so un cassaintegrato cronico. Metalmeccanico credo, comunque sempre al bar a giocare a carte e alle bocce. Troppe volte è arrivato a casa che puzzava di alcool e di fumo. Ricordate quando si poteva fumare nei locali pubblici? Nelle poche volte che sono andata a trovarlo, l’aria era irrespirabile e dopo qualche tempo ti bruciavano gli occhi!!!
I miei fratelli. Incredibile ma vero, sono nati nello stesso mese di Maggio anche se ci sono quattro anni di diversità mentre io sono quasi più o meno a metà fra loro. La nostra casa è piccola per contenere noi tutti e quando c’è in casa anche lo zio diventa molto stretta! Spesso lui è agli arresti domiciliari e mamma lo tiene in casa.

La mia maturazione è quasi comparsa inaspettata. Da un giorno all’altro sono diventata donna. Quando è accaduto ero a scuola, nelle medie. Sapevo dalle mie compagne tutto quello che c’era bisogno e devo dire che da quel momento ogni mese è iniziato un fastidioso rituale! Il mettere e togliere il pannolino mi imbarazzava e poi, continuavo sempre a chiedere alle mie amiche se si vedeva qualcosa’ Se ero sporca’ Invidiavo i maschi in quel periodo del mese e li invidiavo ancor di più per la loro spensieratezza mentre a me, a noi ragazze ci toccava preoccuparsi e poi da parte mia ero sempre perennemente preoccupata, avevo paura che il pannolino si fosse spostato o troppo bagnato o che mi fossi sporcata.

In famiglia il primo ad essersene accorto è stato mio zio. Era la seconda volta, il secondo ciclo che mi era venuto e devo dire col senno del poi che è stato bravo nel spiegarmi tutto come fossi un’adulta. Mia madre credo non si sia mai accorta del mio cambiamento. Il seno… Grande crucio e delusione! Più mi allungavo e quello meno cresceva! Come dicevo spesso, quando distribuivano le tette io ero nella fila per mangiare il cioccolato’ Alta, slanciata e piatta come una tavola. Niente sedere e seno! Comunque se da un lato i ragazzi non mi guardavano, riuscivo a mimetizzarmi bene in mezzo a loro! Sempre con loro a giocare a calcio in pantaloncini e maglietta, ho indossato la gonna solo per la comunione e… Poi ci arrivo.

Ho condiviso tutto con i miei fratelli compreso i vestiti. Nella nostra camera, un vero campo di battaglia. Un letto a castello e un lettino oltre ovviamente all’armadio e ad una scrivania. Vestiti, giocattoli, scarpe e riviste ovunque! Se la scrivania sarebbe dovuta servire per fare i compiti, c’era sempre lo zio che l’occupava a giocare ai videogiochi e quando non c’era lui c’eravamo noi! Quante zuffe e litigate con i miei fratelli per giocare chi prima, chi in coppia, chi prima di uno o dell’altro!

La sessualità quando l’ho scoperta? Tardi! La diversità fra maschi e femmine molto presto, perche privacy non c’è ne era in casa nostra. Papà, zio, i miei fratelli entravano in camera o in bagno a tutte le ore e senza distinzione che ci fosse uno o l’altro di noi! Quando c’era papà in bagno o lo zio cercavo di evitare di entrarci ancora per un ora dopo che erano usciti… Certe puzze lasciavano!!! Ma se mi scappava veramente e non potevo più trattenerla entravo e facevo la pipì nel bidè o nella vasca da bagno! Stessa cosa valeva per loro, solo che la facevano nella vasca da bagno! Non ricordo negli ultimi tempi che sia stata usata comunque come tale. Ci siamo sempre fatti la doccia per economizzare l’acqua del boiler. Comunque, devo dire che mi piaceva quando uno di loro mi lavava i capelli o la schiena e per tanto, fare il bagno era poco pratico.

No, non ho mai provato imbarazzo nel fare i bisogni in presenza di loro. Ricordo quando ero piccola, che li andavo ad osservare come facevano e mi incuriosiva parecchio il fatto che loro potevano farla da in piedi. Come li invidiavo; loro non dovevano sedersi sulle tazze dei cessi gelati in inverno.

Per me, ingenua, era tutto nella norma. Eravamo una famiglia in cui ci si voleva bene e ci si curava l’uno dell’altro. Quando non c’era nostro zio a casa, toccava a me a lavare i piatti mentre ai miei fratelli spettava il compito di lavare e scopare per terra!

Come ho detto, la diversità l’ho scoperta molto presto. I maschietti avevano il pistolino e noi femminucce le farfalline poi una volta diventati grandi, quando sono cresciuti i peli, diventavano cazzi e fighe rispettivamente. Nulla di anormale. Era normale per me vedere i cazzi lunghi ed eretti perche sapevo che dovevano essere svuotati dal sapone e… Si lo so! Come vi ho detto ero ingenua, ma questo mi avevano detto furbamente loro e nessuno si è degnato di smentire e poi il termine sega, sapevo che serviva per sborrare mentre i maschi di casa si liberavano del sapone che gli era entrato…. Ed erano molto puliti anzi, eravamo molto puliti!

Dico questo perchè anche io mi lavavo spesso, con loro, e le loro attenzioni e sfregamenti mi facevano sentire sempre strana e bene’ e mi piaceva. Dal canto mio, non mi tiravo indietro a fare quello che facevano a me, ma con la variante che se mentre le prime volte me lo chiedevano poi divenne abituale nel prendere il loro pistolino, anzi, il loro cazzo e muovere la mano per aiutarli a togliere il sapone che era entrato. Per me era un atto normale, quasi quotidiano.

In tutto questo, la nostra famiglia andava avanti bene anche se avevamo mille difficoltà economiche! Le nostre vacanze le abbiamo passate sempre a casa o nei boschi attorno al paese in cerca di refrigerio dalla calura estiva. Tal volta si andava al mare ed era una festa! Potevo sfoggiare il bikini da bagno e indossare il reggipetto anche se non vi era molto da nascondere. Infatti, puntualmente non lo tenevo mai molto allacciato addosso perché fra tuffi e giochi con i miei fratelli questo mi si slacciava o si spostava e io, dopo l’ennesima volta che lo mettevo a posto, infine lo toglievo.

Anche in questi frangenti, l’unione e l’amore della nostra famiglia si vedeva. Ci spalmavamo la crema solare uno con l’altro e non trovavo strano che mi spalmassero la crema sul petto. Lo facevo anche io a loro e in più provavo un certo formicolio piacevole quando lo facevano, esattamente le stesse emozioni che provavo in bagno con l’uno o l’altro! Era come se vivessi in un mondo tutto mio, fatto di amore e semplicità!

Tutto questo non poteva andare avanti per sempre. Ci sono tappe nella vita che ti obbligano a maturare, a cambiare’ Questo è avvenuto il giorno della cresima, ma i segnali vi erano tutti già da tempo.

Sapevo in cuor mio che avrei dovuto indossare un abito con tanto di gonna, ma era come se questo non mi riguardasse e quando invece sono stata costretta ad andare a misurarlo dalla sarta, sono quasi svenuta e l’avevo solo visto, figurati! Non indossavo una gonna dal tempo della comunione e non vi dico la litigata che è scaturita nel negozio con mia madre.

Ditemi voi come si può correre dietro ad un pallone o ad andare in bici con la gonna!?!?!? Che dire poi delle scarpette di vernice? Quelle da ginnastica sono tanto comode che non hanno eguali con niente!
Così, se mentre la domenica precedente ero vestita con maglia, maglietta e jeans come ogni altro giorno, in quella drammatica domenica mi alzai dal letto solo perché fu lo zio a tirarmi giù di peso e come imboccai il corridoio per andare in cucina a fare colazione, vidi il mio abito appeso sulla porta della camera dei miei genitori e i successivi passi era come se fossi diventata una zombi!

Vestita, iniziarono già in casa a farmi mille foto assieme ai miei fratelli. Tutti e tre impeccabili! Loro in giacca e cravatta mentre io con un abito di raso bianco trattenuto da delle spalline a filo. Visto che il mio malessere non era sufficiente, ci misero del loro anche le mie cugine, vollero truccarmi e cosi agghindati ci recammo in chiesa. Misi un copri spalle e un velo in testa, ma come uscimmo fummo sommersi dagli amici dei nostri genitori cui ci fecero mille complimenti che continuarono anche a pranzo. La tortura non era finita ed ecco che mentre i miei fratelli e gli altri ragazzi poterono togliersi la cravatta e la giacca, per noi ragazze questo non poteva avvenire. Loro giocavano e noi sedute sempre a parlare di cose futili che non mi interessava per niente e poi c’era questa tipa che le avrei strappato i capelli!!!

‘E io qui e io li…’ Ogni tanto si aggiustava il vestito per far vedere che aveva due bocce incredibili e ogni volta notavo con una certa invidia che portava il reggipetto. Il vestito era molto scollato e fatto apposta come se avesse voluto mettere in mostra la parte superiore del seno e il gesto che faceva apparentemente per aggiustare qualcosa, era come se volesse esporre e mettere in vendita i due meloni come se fossimo al mercato. Che se li aggiustava a fare se si vedevano bene sia prima che dopo non so! Secondo me lo faceva apposta per farsi guardare!

Anche noi altre ragazze per imitazione ci comportavamo come lei, ma mentre per alcune di loro era facile, io ero nell’impossibilità di imitarla sia per mancanza di seno sia perche non portavo nulla sotto al vestito. Non vedevo l’ora di alzarmi e togliermelo di dosso e strapparlo per non vederlo mai più!!!

Finalmente, con una scusa sono riuscita a farmi portare a casa grazie ad alcuni cugini che dovevano andare via prima. Per tutto il tragitto non ho fatto altro che ringraziarli anche se loro hanno continuato ad adularmi per come ero bella ed altre cavolate simili. Io non vedevo l’ora di arrivare a casa e spogliarmi e lavarmi la faccia per poi buttarmi a letto con l’aria del ventilatore addosso.

Giunta in casa, ho visto come sempre lo zio sdraiato a letto. Per tutto il tempo era restato nascosto. Non voleva far parole con il resto della famiglia e penso anche perché non voleva dire il motivo reale per cui non poteva uscire e venire a messa e poi al ristorante con noi. Arrivata in casa, la prima cosa che ho fatto è stato di mettere la testa nel frigo e bere qualcosa di fresco. Poi ho cercato di togliermi il vestito, ma non potevo. C’era una cerniera posteriormente e non ci arrivavo senza aiuto.

Ho visto lo sguardo meravigliato e stupito dello zio che mi osservava senza spiaccicare parola e devo dire che mi sono sentita un poco in imbarazzo.
‘Ti piace? Non farci l’abitudine. è solo per oggi!’

Mi ammiravo riflessa allo specchio e come non dargli torto. Mi piacevo anche io. Il cerchietto sulla testa incorniciava la faccia esaltando la figura e i miei occhi e poi, c’era il trucco che faceva il resto. Non mi ero mai truccata prima e devo dire che le labbra lucide, il fondo tinta, il contorno degli occhi mi facevano sembrare un’altra e io stessa non riconoscevo la me stessa riflessa allo specchio.

Mamma non ha mai detto nulla sul fatto che stessi sempre mezza nuda per casa. Anche lei lo era o meglio, qualche volta. Tutto questo, nella mia testolina infantile e ingenua veniva considerato normale. Ogni atto fatto in quella casa e fuori durante l’estate è stato per me considerato normale e consono ai doveri di una brava sorella, nipote, figlia.
Oh! Solo a pensarci… Che rabbia! Che vergogna!

Continua’

Durante l’estate, ho scoperto che il massaggio al seno stava portando a risultati concreti! I capezzoli erano praticamente sempre duri e il seno aveva preso una certa dura consistenza aumentando di volume che per la fine dell’estate era notevolmente aumentato.

Mamma lavorava sempre durante il giorno e quando una sera abbiamo avuto da dire sul fatto che ero completamente nuda, come tra l’altro anche i miei fratelli, comunque, grazie a questa litigata l’indomani ho potuto mettere una delle sue tanto preziose vestagliette. Ne aveva una collezione intera e penso che non ne usasse mai una per più di una volta.

Non è che eravamo sempre in quello stato. C’è da dire che quella sera eravamo appena tornati dal mare ed eravamo cotti dal sole. Avevamo finito da poco di fare la doccia e in oltre faceva un caldo tremendo mentre lei non è venuta con noi per via del lavoro. La volta prima, il signor Domenico ci aveva comprato il materassino gonfiabile ed è stata una festa quel giorno perché usarlo con le onde era spettacolare. Facevamo la lotta per restare a cavallo sul materassino sfidando le onde e non mi sono mai divertita tanto. Avevo male agli zigomi dalla felicità e anche un poco alla patatina. Il costume mi si era infilato troppo fra le chiappe e lo sfregamento del materassino mi aveva un poco ferito l’interno coscia e fra le gambe e restare senza slip mi faceva stare meglio.

Mamma non l’ho vista spesso indossare i suoi preziosi babydoll. In alcuni giorni speciali come diceva lei o in alcune serate l’ho vista indossare i mini abiti trasparenti e una volta per gioco ne avevo indossato uno perchè volevo andare in giro per la piazza e farlo vedere alle amiche. Mi piaceva tantissimo, ma mio padre mi ha ripreso e sgridata seriamente. Da allora ho capito quanto mamma fosse particolarmente affezionata a quei vestiti. Comunque, anche se potevo indossare il nuovo regalo, l’ho portato sempre molto poco. Il caldo era tale che volevi strapparti la pelle da dosso.

Agosto è iniziato ed è finito e il mio seno si era ben sviluppato. Chiedevo con insistenza di indossare un reggipetto, ma nessuno mi ha mai voluto ascoltare. A volte, solo sentire i capezzoli sfregare contro la stoffa delle camicie o delle magliette mi procurava un piacere tale che mi faceva ansimare e tremare; mi capitava spesso quando ero in macchina con il vento che correva fra i finestrini aperti e proseguivo a palparmi, spesso ero aiutata dai miei fratelli o da chi mi era seduto vicino. La mia opera umanitaria era notevolmente aumentata al punto che molto spesso in casa avevo la fila che attendeva in cucina. Per fare prima avevo preso l’abitudine di farli spogliare in camera mentre ero impegnata in bagno a lavare il poveretto di turno. I miei fratelli e lo zio devo dire che mi hanno dato un bel da fare, ma per lo meno loro mi massaggiavano i seni e mi succhiavano i capezzoli facendomi provare piacere.

Durante l’estate, una sera che era troppa afosa per dormire, ho spiato mamma che faceva sesso con papa e ho scoperto che quel che faccio sedermi sulle ginocchia mentre il lui di turno mi bacia e mi palpa il seno è sesso o comunque una variante in tal senso. Quando poi ne ho parlato con lo zio, ha smontato subito le mie convinzioni con una semplice domanda.
‘Hai le mutandine addosso? Vuol dire che non può essere sesso, perche i due sessi non si toccano!’

Devo dire che ero un po’ preoccupata e poi avevo sempre quella voglia, quel desiderio in corpo che rivoleva provare quelle sensazioni piacevoli che avevo sperimentato il giorno della cresima. Anche quando ho provato a dirigermi il suo cazzo in me, lui se ne è sempre accorto. Mi ha fatto promettere di non riprovarci più anche se a volte ho fatto la monella e ci ho riprovato lo stesso.

A settembre, ho iniziato a sentirmi male. All’inizio è iniziato con un problema di digestione, avevo come l’impressione che quello che mangiavo mi faceva stare male e poi una mattina ho vomitato ancora prima di fare colazione. Prima dell’inizio della scuola, volevamo andare ancora al mare, ma ho iniziato a stare male molto presto e fino a metà mattinata avevo continui conati di vomito. Ciò che non capivo era perchè stavo bene da metà mattinata in poi mentre la mattina appena sveglia apriti o cielo, stavo uno straccio. Comunque ci siamo andati lo stesso anche se la macchina si è dovuta fermare un paio di volte lungo la strada per farmi vomitare.

Quando è iniziata la scuola facevo fatica ad alzarmi e a riuscire ad andare a prendere il bus. Spesso mi sentivo male a metà percorso al punto che dovevo scendere per vomitare. Devo dire che i miei fratelli sono stati premurosi e furbamente mi riportavano a casa perchè non si fidavano di lasciarmi sola.

Ho provato ad eliminare cibi grassi e anche se avevo sempre fame, ho iniziato a non mangiare al punto che una mattina mentre facevamo ginnastica durante l’ora a scuola sono svenuta. Mio padre è venuto a prendermi e mi ha portata a casa e quando è venuto il dottore, mi ha dato delle medicine da prendere e mi ha detto che dovevo iniziare a mangiare. Anche lui ha voluto essere lavato come le volte precedenti che l’ho visto e dopo che hanno parlottato fra loro, sono poi usciti lasciandomi in casa sola con i conati di vomito. Quando papà è tornato, mi ha detto che dovevo andare in bagno e fare la pipì su un coso strano. Dall’indomani ho smesso di andare a scuola e il lunedì successivo ero in macchina con il signor Domenico, come sempre gentilissimo e premuroso che ci accompagna dappertutto e presa la direzione del nord, sono poi arrivata quà a casa dei nonni.

Volevo strapparmi i capelli! Uccidermi! Non potevo capire perchè dovevo restare quì, lontano dalle mie amiche e dagli amici. Ho pianto tanto e non ho mai smesso per giorni. Il dottore, quello nuovo, quello di qui, è venuto spesso a trovarmi e poi, è comparsa una dottoressa. Questa mi ha ricevuto in uno studio e gentilissima mi ha guardato la pancia e mi ha detto che aspettavo un bambino. Ero già alla ventiquattresima settimana e non sapendo cosa dire o fare, ho semplicemente annuito.

A casa, davanti ad un calendario ho contato a ritroso e sono caduta al cinque maggio, il giorno della mia cresima. Il giorno in cui io e zio abbiamo fatto sesso.

Nonna è stata gentilissima, affettuosa, aveva sempre una parola dolce per me. Era la mamma che non ho mai avuto. Nonno si faceva in quattro per tutto. Qualsiasi cosa avevo bisogno lui partiva subito e se non c’era in casa l’andava a comprare. I miei abiti sono cambiati in premaman. Tutto il mio corpo è cambiato. Stavo diventando enorme e pesante. Alla trentesima settimana ero ingrassata di 20 chili e per natale ero una botte!

Durante le feste è venuto a trovarmi mio padre, mio fratello maggiore e il signor Domenico. Che natale triste. Hanno preteso che li lavassi e gli facessi uscire il sapone… Sé! Non ero più quella bambina ingenua che ero. Durante le mie lunghe giornate in solitudine, chiusa in casa, avevo letto molto e quando loro mi hanno detto ‘lavarli per togliere il sapone’ è esplosa tutta la mia rabbia. Ho iniziato ad urlare e a lanciare ogni oggetto che mi arrivava a tiro finchè non sono scappati di casa.

Le doglie del parto non le auguro mai a nessuno, ma quando mi hanno messo in braccio la mia piccola, ho dimenticato tutto. Ero innamorata, felice e vedendo lei, ripensavo a quanto piacere ho provato con lo zio quel giorno, quell’unico giorno. Con l’aiuto dei nonni ho iniziato a tornare a scuola, ma ho frequentato le serali per recuperare l’anno perso e una volta superata la maturità, ho trovato lavoro al supermercato. La mia bimba cresce bene ed è quello che è più importante per me, ma poi sei arrivato tu e’

‘Sì, lo so. L’incidente non era voluto. Stavo cercando i sottaceti e non guardavo dove camminavo. Il venirti addosso e farti cadere era accidentale, ma se avessi saputo che mi sarei innamorato di una dolce e sensibile ragazza come te’ L’avrei fatto subito.’

Nel letto, nudi, la gira e posizionatosi sopra di lei la guarda dritta negli occhi mentre il cazzo in perfetta erezione è stretto e schiacciato fra i loro ossi pubici. Il calore della figa, l’umidità che sgorga lo fa ansimare di eccitazione.

‘Amore, non potremo mai dimenticare il passato perché fa parte di noi. Prendi le cose belle, cerca di dimenticare le cose brutte e sentiti libera di provare e sperimentare l’amore nei tempi e nei modi che ti sentirai di fare. Io sarò al tuo fianco e desidero esserlo per molto tempo.’

Lei apre maggiormente le gambe e muove il bacino in modo da far aderire perfettamente la figa contro al cazzo che sente premere contro. Non ha fatto ancora l’amore e si sente già pronta per godere. Chiude gli occhi e le pare di percepire l’odore del dopobarba di suo zio quando quella volta, la sua prima e unica volta aveva scoperto cosa volesse dire ‘fare all’amore’. Apre gli occhi e muove il bacino in modo da andare avanti e indietro lungo il cazzo. Vuole vedere lui, l’uomo che le fa battere il cuore quando lo pensa, che quando riceve un sms sul cellulare si sente prendere da una agitazione incontrollata e che quando non lo sente e vede ha come l’impressione che le manchi l’aria. Non ha idea di dove mettere le mani e le parole le escono incontrollate.
‘Amami. Fammi tua.’

Maxtaxi

Aiutatemi a migliorare. Aspetto le vostre critiche.
Sono in attesa delle vostre proposte e suggerimenti da inserire nei prossimi capitoli’

Questo romanzo non deve essere riprodotto elettronicamente o a mezzo stampa senza la mia autorizzazione scritta.
This novel should not be reproduced electronically or in print with out my written permission.

Leave a Reply