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Racconti erotici sull'Incesto

La sveltina 2

By 9 Aprile 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Vi consiglio di leggere il primo capitolo.

Le ciliegie sono ottime da mangiare quando sono ancora appese al ramo. Perché una tira l’altra, in un gioco infinito, piacevole al palato.
Mia figlia Roberta è stata una piacevole ciliegina, fresca, genuina, appena colta dall’albero, che mi ha lasciato addosso un gradevole gusto.
Guardando la sua amica Susanna, un dolce frutto fresco, fragrante e già maturo per la raccolta, mi sovvenne il gioco delle ciliegine, una tirava l’altra.

Mia figlia Roberta si era appena allontanata dalla cucina, correndo in bagno a lavarsi la sborra che abbondante le colava dalla figa.
Andai ad aprire la porta e trovai Susanna l’amica del cuore con cui doveva andare in gita ai laghi.
Roberta mi aveva confidato che aveva un debole per me. Gli piacevano i tipi maturi, con i capelli brizzolati.
Infatti, tutte le volte che l’avevo incontrata ho colto nel suo atteggiamento un pizzico di civetteria, sia nel modo di proporsi, che nelle battute a doppio senso.
La cosa non mi dispiaceva affatto, ma la fortuna non mi ha mai aiutato ad avere l’occasione giusta. Quel giorno invece’

‘Ciao!
‘Buongiorno Signor Mario! E Roberta? è pronta?
‘No! E ancora in bagno! Entra che ti preparo un caffè!
‘Grazie lo accetto volentieri!

Entrò in cucina e l’occhio le cadde su una mela che giaceva a terra, era caduta dal cestino del picnic nel corso della frenetica sveltina consumata un attimo prima con Roberta,
Sorrise in modo gentile, poi si chinò a raccoglierla.
Poiché anche lei indossava una tutina di raso attillatissima, quel gesto mise in risalto il suo stupendo lato B. Probabilmente, come Roberta, sotto non indossava nulla. Lo scoscio comunque era perfettamente percepibile ed anche l’abbondanza delle labbra vaginali. Era un gran pezzo di fica.

Quella scena mi turbò nuovamente i sensi, peraltro già sollecitati dalla intensa scopata che avevo fatto poco prima con mia figlia Roberta.
Il leggero boxer seppure largo risultò inadatto ad occultare la rigidità del cazzo. Così, avendo colto nello sguardo di Susanna un po’ d’interesse per il pacco, che fissava in continuazione, preso da imbarazzo di circostanza, cercai di sottrarre dalla sua scena quel momentaneo fardello, celandolo dietro il tavolo.

‘Signor Mario! Non mi ha offerto un caffè?
‘Scusami Susanna! Lo preparo subito!

I fornelli erano dietro la sua schiene, quindi, dovendo abbandonare il riparo offerta dal tavolo, con molto imbarazzo, raggiunsi il piano cottura sfilando davanti allo suo sguardo malizioso che, in modo spudorato, fissava il voluminoso spessore del cazzo.

La dimostrazione di interesse per il mio cazzo mi affascinava, ma, in considerazione delle circostanze di tempo e di luogo, mi creava un po’ di impiccio.

Dopo aver preparato la caffettiera mi girai per andare a prendere il barattolo del caffè, posto sul ripiano superiore della credenza, che si trovava a ridosso della parete opposta della cucina.

‘Signor Mario! Non si scomodi! Sono già stata qui! Il caffè lo prendo io!
‘Grazie!

La vidi raggiungere la credenza con passo felpato, ancheggiando il sedere. Tipico delle donne che sentendosi osservate espongono magnificamente le loro grazie per attirare l’attenzione di un uomo. Poi con una vocina delicata:

‘Signor Mario! Mi scusi! Non ci arrivo!

In punta di piedi era completamente allungata sulla credenza, cercando di afferrare il barattolo posto sull’ultima mensola.
In quella posizione ostentava un fisico longilineo, dalle linee morbide, esibendo un culo proporzionato alle dimensioni del corpo; natiche divise perfettamente dalla tuta attillata, che aderiva come una seconda pelle.

‘Aspetta! Lo prendo io!

Mi postai dietro la sua schiena, allungando un braccio oltre le sue spalle, nel tentativo di afferrare il barattolo.
Non feci in tempo a cingere il contenitore del caffè purché lei, con movimenti repentini, abbassò i talloni, cosicché, abbassandosi con il culo fece in modo di farlo coincidere esattamente allo spessore del cazzo, appoggiandosi definitivamente con tutto il peso del suo corpo longilineo.
Dopo quel contatto posò il capo sul petto abbandonandosi con le mani giù, fino a lambire le miei natiche.

‘Ti piace giocare duro?
‘Si! Lo sento anche!
‘Sei una piccola troia!
‘Sii! Lo dico in tanti!

Quando è troppo! è troppo! Senza più timori reverenziali mollai il barattolo e l’afferrai con entrambi le mani dalle tette. Non erano grosse come quelle di Roberta, ma comunque belle sode.

Cominciai a baciare il collo, aromatizzato da un profumo dolce e sensuale, e nello stesso istante, feci scivolare le mani all’interno della tuta, quindi con poche mosse raggiunsi la sommità del seno e la profondità della figa. Iniziando così a pomiciarla di brutto.
Aveva la figa completamene rasata, per cui le dita si trovarono direttamente a razzolare tra i solchi delle labbra interne della fica, bagnata abbondantemente dagli umori vaginali.

‘MMM.. Signor Mario’ mi fa impazzire!

Lei, nel frattempo non avendo perso tempo, intrufola le mani nel boxer impastando il cazzo ed i coglioni in una piacevole miscela.

‘Senti è inutile perderci in preliminari, abbiamo pochi minuti a disposizione! Mettiti a pecorina appoggiandoti al piano cottura!
‘No! Voglio guardarti in faccia mentre mi scopi!

Si abbassò i pantaloni della tuta fino alle caviglie, esibendo uno scoscio incredibile. Poi si sedette sul tavolo ed allargò le gambe invitandomi ad infilarmi tra le sue cosce.
Senza esitare ulteriormente mi precipitai tra quelle delizie della natura, che generosamente si stavano immolando al piacere del sesso.
Con i boxer calati fino alle caviglie ed il cazzo sporgente in tutta la sua boriosa rigidità, mi infilai tre le sue gambe spalancate, dalla pelle liscia e vellutata.
Boccheggiante dall’emozione offertimi da quegli attimi di altissima tensione sensuale, afferrai il cazzo come l’elsa di una spada, puntando la grossa cappella sanguigna tra le labbra interne di quella fichetta imberbe.
Gli umori vaginali, secreti in abbondanza, favorirono la penetrazione, per cui fu sufficiente una semplice spintarella per trovarmi completamente dentro le pareti vaginali infuocati dall’eccitazione.

La guardai negli occhi. I tratti dell’adolescenza non erano ancora completamente scomparsi.
Il viso dolce e gli occhi azzurri esprimevano una smorfia per il piacere che stava provando in quel momento.
I capelli biondi, lisci e corti, stile Valentina, ondeggiavano accarezzandole le gote. La bocca si apriva alla mia, accogliendomi con una enfasi incredibile.
In quella posizione, le afferrai le natiche iniziando a pompare come un forsennato dentro quella fica calda e stretta.
Il cazzo, duro come l’acciaio, unto dagli umori vaginali, scivolava velocemente trascinandosi dentro e fuori le labbra interne della figa, in un gioco erotico di grande godimento.
Mentre la fissavo negli occhi, sentivo dentro di me una libidine straordinaria. Inoltre percepivo le vibrazioni di quel giovane corpo, che martellavo in modo devastante, facendolo fremere come se fosse scosso da corrente elettrica ad alto voltaggio.

‘MMM’ Signooor marioooo!

Stava godendo come una maiala.
Il tempo a disposizione non era molto, Roberta poteva arrivare da un momento all’altro, dovevo terminare in fretta quella straordinaria scopata.
Quella mattina fortunata era la seconda scopata in pochi minuti, per cui non era facile venire.
Intanto Susanna aveva perso totalmente il controllo del corpo ed il senso del tempo.
Non si curava più di nulla. Per cui si lasciava andare in singulti acuti, che io cercavo di tamponare mettendogli una mano sulla bocca.
Poco dopo, si era completamente distesa col dorso sul tavolo, accarezzandosi freneticamente le tette; In quella posizione la tenevo saldamente dai fianchi tirandola verso di me ogni qualvolta che spingevo dentro la sua figa infernale, completamente in balia del cazzo.
Mentre ero concentrato a raggiungere l’estremo godimento un voce acuta mi bloccò in piena estasi:

‘Papà! Che cazzo combini?

Mi voltai e sulla porta di ingresso vidi Marica, mia figlia minore, la seconda per intenderci, che con le mani sul volto mi guardava sconvolta.

Susanna, colta con le gambe oscenamente spalancare, in pieno imbarazzo, si compose immediatamente, poi si alzò in piedi, e tirandosi su i pantaloni fuggì come una lepre impaurita, urtando la spalla di Marica.
Sforzandomi di controllare la situazione, con molto imbarazzo, mi tirai su i boxer, per coprire il cazzo unto e lucido come una biglia di vetro, che ancora si ergeva in avanti in tutta la sua altera rigidità, e Marica non mancò di fissare scioccata.
In quel preciso istante entra Roberta.

‘Ciao Pà! Dove è Susanna?
‘Ti sta aspettando in auto!
‘Allora Corro! i miei amici mi stanno aspettando! – poi rivolta a Marica ‘ e tu che ci fai in piedi a quest’ora!

Marica mi guardò accigliata, poi con tono irato disse!

‘Mi ha svegliato il casino che hai fatto! poi non sono riuscita a prendere sonno!

Il volto di Robertà divenne scuro. Mi fissò cercando di capire se Marica avesse visto qualcosa. Le feci segno che tutto era a posto. Si tranquillizzò.

‘Bene! Questo e mio! Ci vediamo domani!

Afferrò il cestino del Picnic e corse via, lasciandomi in pasto a quelle furia di Marica, che incazzata nera continuava ad osservarmi.
Fu lei a rompere il silenzio.

‘Papà! Ti stavi scopando l’amica di Roberta!
‘Ok! Ho avuto un momento di cedimento!
‘Ti rendi conto che cosa hai fatto? Susanna ha appena 22 anni! Potrebbe essere tua figlia!
‘Non è mia figlia!
‘Tu sei un pazzo! In cucina! In casa nostra! La mamma è di la che dorme! E se fosse entrata lei?
‘Marica ora basta! Smettila di fare la morale!

Che stronza. Aveva interrotto un chiavata spaziale. Sentivo ancora il profumo del corpo di Susanna. I coglioni insoddisfatti facevano un male incredibile.
Il cazzo inoltre era ancora duro come l’acciaio. Mi sedetti su una sedia della cucina appoggiando il mento sulle mani, poi iniziai a fissare Marica che in piedi stava ancora sulla porta della cucina.

‘Marica! Se hai intenzioni di continuare a gridare ti prego di chiudere la porta della cucina! Non vorrei che le tue urla svegliassero la mamma!
‘Che faccia tosta! Voi uomini siete tutti uguali! Appena vi mettono una figa sotto il naso non capite più cazzo! Ragionate solo con i coglioni!
‘Porca puttana! Adesso finiscila! Che cazzo ne sai tu della vita! Sei ancora una mocciosa!

Quelle parole la fecero andare fuori di senno. Si avvicinò con fare minaccioso. Mi fissò con lo sguardo incazzato.

‘Io sarei una mocciosa! Bastardo! Traditore! Ti spacco la faccia!

Cercò di darmi uno schiaffo. Feci appena in tempo a schivarlo afferrandole i polsi.
Lo slancio che aveva impresso alla mano le aveva fatto perdere l’equilibrio in avanti, investendomi in pieno. Mentre mi cascava addosso, il busto fece un giro di centottanta gradi, quindi finì per sedersi con il culo esattamente sullo spessore del cazzo.
In preda alla collera cominciò ad agitare il corpo fino a quando la grandezza del cazzo non si incuneò oscenamente in mezzo alle sue chiappe. Quel movimento concitato del corpo provocò lo spostamento della sottana verso l’alto, oltre i fianchi, lasciando completamene scoperta il bacino.

Nel corso della lotta furiosa, mi trovai a doverle bloccare i movimenti concitati come meglio potevo, quindi, a volta le mani si chiudevano a coppa sulle tette ed altre volte scivolavano tra le gambe aperte. Alla fine esausta, si fermò appoggiando il capo sul petto. In quel preciso istante mi trovai con una mano proprio in pieno scoscio.

‘No! Lasciala!
‘Ma Marica!
‘Ti prego Pà’ continua a muoverla’ mi piace!

Ero dannatamente eccitato ed in preda ai più bassi istinti di depravazione sessuale. Inoltre il cazzo pulsava tra le sue chiappe al ritmo impazzito del cuore.
Perché no? Visto che avevo fatto trenta, be, faci trentuno.

Iniziai a strofinare la punta delle dita sulla stoffa leggera delle mutandine, ed in quel preciso istante mi accorsi che il suo culo ondeggiava sul cazzo incastrato tra i glutei, come se volesse masturbarmi.
Delicatamente le spostai le mutandine di lato esponendo una fighetta pelosa
Cominciai a sollecitarle le labbra interne ed il clitoride, e con un dito cominciai a penetrarle la vagina. Quelle carezze suscitarono lievi singulti, accompagnati da delicati lamenti di piacere.
Gli umori avevano già abbondantemente impregnato il folto vello e la mano. Era dannatamente eccitata.

Con leggeri movimenti riuscì a spostare il boxer quel tanto da liberare il cazzo dalla prigionia angusta della stoffa, facendolo spuntare rigido in mezzo alle gambe spalancate.
Successivamente, in preda ad un bramosia incontenibile, sbavando dal desiderio di quel giovane corpo, con la fava libera di muoversi tra le cosce aperte e la passera pelosa, cominciai a frizionare la massa carnosa del cazzo contro le labbra della figa bollente di umori, segandomi di brutto.
Quel movimento le piaceva un casino, perché la sentivo ansimare con la gola.

Ad un certo punto avverto la sua mano che spinge sulla grossa cappella, facendola sparire nella folte crine e tra le labbra della figa unta dagli umori vaginali, mentre io mi cimentavo ad impastare le sue tette grosse e sode.
Il piacere che stavo provando era straordinario. A sua volta, Marica, si muoveva in modo frenetico, masturbando contemporaneamente il cazzo e la figa. Dopo alcuni minuti di quel trattamento da infarto, avevo i sensi completamente scombussolati e un gran voglia di scopare. Ma senza il suo consenso non mi azzardavo ad andare oltre. Poi, finalmente il giubileo:

‘Pà! Ti prego scopami! Sto impazzendo! Lo voglio sentire dentro di me!
‘Ma Marica!
‘Ti prego pa! Non ce la faccio più! Sto impazzendo!
‘Ti accontento bambina! Anche io non riesco a resistere!

Quelle parole destarono un estremo desiderio, quindi senza esitare oltre sollevai il bacino di mia figlia Marica, quel tanto da permettere alla grossa cappello di intrufolarsi nella vulva vaginale
La discesa fu gioco facile, perché gli umori abbondanti agirono da lubrificante, per cui la sua fichetta pelosa si impalò completamente attorno al grosso cazzo paterno.
Appena percepì il cazzo dentro di lei, quella terribile peste non perse tempo, perché cominciò a muoversi freneticamente sul grembo, ondeggiando velocemente il corpo avanti ed indietro.

‘Ei! Vacci Piano! Senno cadiamo a terra!
‘Pa! Mmmm ohh! è bellissimooo! Mmmmm

Era completamente partita. Dopo alcuni affondi assestati profondamente, tali da avere i coglioni schiacciati dai suoi glutei, per ovvie ragioni le proposi di cambiare posizione.
Del resto avevo anche voglio di ammirarle il culo.

‘Senti Marica! Mi piacerebbe scoparti a pecorina!

Lei assenti con la testa. Così dicendo, senza togliere il cazzo dalla figa, ci muovemmo insieme facendola inginocchiare sulla sedia.
Le sollevai la sottana da notte fino sopra la testa ed afferrandola dalle natiche candide come la neve cominciai a pompare velocemente da dietro. Decisamente era tutta un’altra storia. Quella chiavata meritava un spettacolo degno della situazione, ed il suo bellissimo culo offriva un panorama da infarto, stimolandomi come una bestia selvaggia, con affondi devastanti e profondi.

‘Hooo! Dioooo! Mmmm svengoooo papaa!
‘Cazzo! Marica hai un culo da favolaaaa! Mmm!

Marica, in quella posizione esibiva un corpo di straordinaria bellezza. Giovanissima, senza cellulite, longilinea, perfettamente tonica. Sembrava di vivere in un sogno.

Fino ad allora non aveva mai pensato che sotto i vestiti nascondesse un corpo così incantevole. Mentre la scopava pensai a Beatrice, la sorella più giovane, ma, alla pari delle sue sorelle, aveva già un fisico imponente.
Vedendo il cazzo scomparire in quella nicchia di piacere, non potei fare a meno di immaginare la figa di Beatrice, era senz’altro calda ed accogliente come quelle delle sorelle maggiori.
Mentre martellavo quel giglio di bontà, cominciai ad avvertire i primi conati di sborra, il cazzo divenne ancora più duro, quindi penetrava senza deformarsi ed in modo devastante.
In quegli istanti percepivo lo spasmo dei muscoli vaginali, che pulsavano e si stringevano come una morsa infuocata attorno al cazzo; quelle contrazione erano esaltate dal canto angelico di Marica, che ansimava con la gola ogniqualvolta affondavo il cazzo interamente dentro di lei. Un inno alla gioa. Poi all’improvviso!

‘Mario! Sei in cucina?

Cristo era mia moglie. No! Non era possibile! Interrotto ancora una volta! il rumore della maniglia mi preannunciava che stava già entrando.
Con un movimento repentino sollevai Marica; e prendendola in braccio mi lasciai cadere sulla sedia, riuscendo a tenerla serrata sul grembo e con il cazzo ancora piantato dentro la sua figa.
Per fortuna la sottana era abbastanza lunga da nascondere al suo sguardo il piacevole misfatto.
Nonostante la situazione sgradevole, sentivo il corpo di Marica che, stimolato dal cazzo ancora si agitava sul grembo, fremeva come una foglia battuta dal vento; al fine di non destare sospetti in mia moglie, la cinsi attorno alla vite impedendole di muoversi, lei, innervosita, afferrò la caffettiera che si trovava sul tavolo.

‘A siete qua! Cazzo potevi anche rispondere?
‘Scusa non ti avevo sentito!
‘Ma guarda sti due! E tu non sei un po’ cresciuta per sederti sulle ginocchia di tuo padre?

Marica non rispose, non aveva la forza di parlare. La sentivo tremare, il suo corpo vibrava tutto, come le corde di un violino, quindi stava facendo un sforzo inumano per non gridare dal godimento, che le procurava il mio cazzo saldamente ficcato dentro di lei, e che lei sentiva pulsare in tutto la sua lunghezza e rigidità.

‘Stavo insegnando a Marica come si prepara un vero caffè espresso!

Mia moglie sbadigliò.

‘OK! Io intanto vado in bagno! Visto che è così volenterosa potrebbe anche preparare la colazione!
‘Perché no?

Marica, si trastullava nervosa con la caffettiere, ma continuava a fremere godendo in un silenzio forzato, contro natura.
Ciononostante indotta dai forti impulsi vaginali si lasciava andare a dei lenti movimenti, come se stesse dondolandosi su una altalena, traendone così il massimo diletto possibile.

Mentre mia moglie usciva, proprio in quel preciso istante, entrò Beatrice.

‘Ciao! Pa!

Il godimento che stavo provando era talmente intenso da non riuscì a rispondere.
I movimenti di Marica erano irresistibili ed inarrestabili, così senza più controllo, e senza più la forza di trattenere ulteriormente gli stimoli, stavo cedendo ad una poderosa sborrata dentro la sua vagina.
Proprio allora Beatrice si avvicinò abbracciandomi.
Chiusi gli occhi per l’intenso godimento, cingendo i fianchi di Beatrice; quindi nel momento in cui mi stavo abbandonando all’estasi estrema, felice di svuotare i coglioni dentro la figa di Marica, successe l’incredibile .

‘Ei Marica finiscili di dondolarti sulle ginocchia di papà, e lasciami il posto! anche io vorrei coccolare il mio Daddy!

Marica con il viso nascosto dai capelli lunghissimi, per evitare che la sorella scorgesse la passione dei sensi che trapelava dal suo volto sconvolto dal godimento, si alzò repentinamente dal mio grembo e corse via.
In quei pochi istanti feci appena in tempo a coprire il cazzo con la T-Shirt.
Maledizione, rimasi con il cazzo in tiro ancora una volta insoddisfatto.

Una altra opera incompiuta e questa volta dolorosissima perché il coito è stato interrotto all’ultimo minuto, provocandomi delle forti contrazioni ai testicoli, dolorosissimi. Cosa che non auguro a nessuno.

Scommetto che nella storia umana non è mai accaduto un fatto simile. Eppure sono stato protagonista di una vicenda incredibile. Due scopate consecutive interrotte violentemente, una vera e propria sfiga.

Beatrice, rimase con l’espressione perplessa mentre fissava la sorella che si allontanava di corsa, poi rivolgendosi a me.

‘Ma è pazza! Si è offesa? Le ho soltanto chiesto di lasciarmi il posto!
‘Ha dormito male! Ha avuto un incubo! Adesso siediti qua e raccontami che cosa hai sognato?

Osservai Beatrice, e la vidi come l’ultima spiaggia, il desiderio di un condannato a morte.
Altissima, un corpo forgiato da notevole pratica in palestra, una vera stangona rispetto alle sue sorelle, che seppure avvenenti erano più basse.
La sottana da notte le arrivava fino a metà coscia, lasciando esposte la possente muscolatura ed una pelle liscia ed abbronzata.
Un corpo snello, con fianchi e tette grosse, oltre la media, ed un culo che sporgeva come un mandolino.
Si dice che le ragazze giovani non hanno bisogno di alcun accorgimento per essere belle, perché madre natura ha pensato a darle tutto, compreso quella beltà cosiddetta dell’asino, che tanto affascina il palato dei vecchi libidinosi come me.

Beatrice si sedette di lato sulle mie ginocchia, ed accavallando le gambe espose le sue bellissime cosce abbronzate.

‘E adesso, birichina, raccontami cosa hai sognato!

Si sistemò avvinghiandosi al mio corpo, con le braccia attorno al collo, poi appoggiò il capo tra la spalla ed il collo, facendomi percepire la straordinaria tonicità del suo corpo, ed io, con discrezione, posai una mano sulle sue ginocchia, delicatamente, cominciando ad accarezzarle lentamente la coscia.
Il tutto allietato dalla visione dello scoscio che in quella postura era completamente esposto alla mia bramosia, alimentando così all’ennesima potenza la fantasia erotica, peraltro già abbondantemente sconvolta dai cicloni Marica e Susanna.

Una ciliegia tira l’altra, pensai’..

Il cazzo, lietamente compresso tra lo stomaco e la sua anca, continuava a restare stabilmente duro e, sollecitato da tutta quella grazia divina, pulsante come un cuore in preda alla tachicardia.

Beatrice prese a raccontare la sua esperienza onirica, di cui in quel momento non me ne fregava un cazzo, poiché ero concentrato a trovare il modo di cogliere quel frutto prelibato, che generosamente era adagiato sulle mie ginocchia.

Pensai, Beatrice non doveva essere diversa dalle sorelle, sicuramente anche in lei dimorava il virus latente dell’istinto incestuoso.
Le sorelle avevano ceduto facilmente ai primi assalti, e senza tanti problemi reverenziali si erano concesse in modo lascivo alle avance dell’anziano genitore.
Dovevo agire comunque con prudenza, trascinandola nel campo minato della perversione sessuale paterna senza possibilità di ritorno.

Le cose che si desiderano bisogna volerle con tutta l’anima.

Il tempo stavolta era dalla mia parte. La madre era in bagno, non le piaceva la doccia, perché preferiva immergersi nella vasca piena d’acqua, aromatizzata da spezie esotiche. Conoscendola non sarebbe uscita per almeno un paio d’ore.
Marica era rintanata in camera sua a smaltire il sentimento di imbarazzo che aveva vissuta poco prima in cucina, al cospetto della madre e della sorella. Anche lei non sarebbe apparsa prima di mezzogiorno. Avevo campo libero.

Mentre narrava i suoi sogni con una vocina civettuola adottando un tono infantile, il palmo della mano, spinta dalla bramosia che aleggiava nella mia mente contorta, lavorava imperterrita sulla sua coscia e le dita stavano quasi lambendo lo scoscio, tra cui si notavano le mutandine bianche e voluminose, molto aderenti, che lasciavano intendere una folta peluria. Poi accadde il miracolo.

All’improvviso la gamba accavallata si sollevò spostandosi di lato, tale da essere oscenamente spalancata rispetto all’altra che era adagiata sulle mie ginocchia. In quella posizione era possibile osservare il lato interno delle cosce, ma soprattutto la panoramica completa dello scoscio, con le candide mutandine infilate tra i glutei compresse sulle mie gambe. Le mutandine inoltre in mezzo tracciavano un solco profondo che lasciavano immaginare chiaramente le dimensioni delle grosse labbra vaginali.
Una scena di straordinaria sensualità che poteva provocare un infarto fulminante in coloro che soffrivano di malattie cardiache.
Il cazzo, sebbene stretto tra la sua anca e lo stomaco, ebbe un sussulto improvviso, che lei assurdamente non percepì, poiché la sua voce non tradiva alcuna emozione.
La mia mano intanto si inoltrava nelle sue gambe e lei, incredibilmente non aveva ancora colto lo scopo libidinoso che si nascondeva dietro quel movimento lascivo, che spudoratamente le accarezzava l’interno coscia.

Avevo i nervi a fior di pelle, la mente completamente presa da quella delizia e fortemente stimolato dall’esposizioni di quelle magnifiche gambe che erano completamente scoperte fino al bacino.

Ero terribilmente eccitato e desideroso di soddisfare gli istinti più bassi della mia perversione sessuale, quindi arrivai al punto di non ritorno.
Ormai ero prigioniero delle depravazione pi estrema e la ragione non esisteva più gia da un pezzo, così presi coraggio e feci l’ultimo azzardo, come un cavaliere che con disprezzo della propria vita si getta a rotta di collo contro un nemico imbattibile.

Ficcai la mano in mezzo allo scoscio chiudendola a coppa attorno al rigonfiare vaginale.

Lei, dopo quel gesto smise improvvisamente di parlare. Il movimento veloce del petto segnalava una respirazione concita, poi calò un silenzio quasi palpabile.
Il suo corpo cominciò a fremere come se fosse stato scosso da una invasione di corrente elettrica ad alto voltaggio.
Si coprì il viso tra la mia spalla ed il collo, e la sentivo respirare affannosamente.
Intanto in preda alla libidine, continuai a far scorrere la mano nello scoscio e con le dita seguivo la fenditura delle labbra; la stoffa era sottile ed una chiazza umida comparve in corrispondenza delle vulva vaginale. Non c’era alcun dubbio: era eccitata.
Dopo quel contatto improvviso iniziò a tremare come una foglia in balia di una tempesta impetuosa. Ebbi il timore di aver esagerato.

‘Tesoro! Vuoi che smetta?

Ci fu un lungo silenzio, interrotto a tratti da lievi singulti che fuoriuscivano ovattati dalla profondità della sua gola. Infine con voce tremula e completamente stravolta dall’emozione:

‘No! Pà! Mi piace! Molto’..

Sante parole. Che significavano una solo casa: la soddisfazione immediata di quel desiderio di incesto, che avevo vissuto con Roberta e Marica, e del desiderio sessuale che ardeva in ogni cellula del mio corpo.
L’atteggiamento di Beatrice confermava la mia ipotesi.
Le mia figlie era delle troie depravate, chissà da quando tempo nutrivano l’idea di far sesso con me. Fu un grande sollievo aver scoperto quel lato oscuro della loro personalità, chiaramente con mia grande gioia.

Ottenuto il suo consenso, considerai che fosse ormai fuori luogo tenere il povero cazzo paterno a soffrire nello spazio angusto in cui era stato forzatamente celato.
Mi tolsi la t-shirt e come per incanto sotto lo sguardo sconvolto di Beatrice apparve il destriero paterno, scuro come la liquirizia, con la cappella tirata al massimo e lucida come una boccia di bigliardo.

Le spalline della sottana erano due tenui fili sottili, quindi fu sufficiente spostarli sotto le ascelle. Beatrice non portava reggiseno per cui le sue grosse tette si mostrarono borioso al mio sguardo intriso di cupidigia.
Così con la bava alla bocca, e senza ulteriore indugio, le afferrai con entrambe le mani impastandole come se fossero plastilina da modellare a mio piacimento.

L’elastico delle mutandine era robusto per cui trovai difficoltà a spostarlo di lato, mi rivolsi a lei, con voce concitata dalle forti emozioni che stavo provando:

‘Tesoro! Potresti toglierti le mutandine?

Senza batter ciglio, con un movimento serpentino delle anche, si sfilò l’indumento intimo fino a meta coscia, poi, lentamente lo fece scivolare fino alle caviglie liberandosene definitivamente.
Senza mutande, spalancò le cosce mostrando il fantastico triangolo delle bermuda.
Quasi mi venne un colpo, quando sotto i miei occhi si manifestò la sua superba figa pelosa, che superba ostentava una peluria castano chiaro, folta e riccioluta, tra cui si intravedevano le labbra interne, frastagliate e scure.
Era uno spettacolo difficile da concepire con la fantasia e difficile da descrivere, un pensiero mi sovvenne, non era una immagine adatta ai cardiopatici, sarebbero morti all’istante.

‘Dio santissimo che gnocca! Cazzarola sei uno spettacolo unico!

Lusingata da quel complimento, mi volle ringrazia a modo suo, apri la bocca offrendomi un bacio. Le sue labbra carnose e morbide si fusero dolcemente alle mie, e per alcuni minuti eravamo un solo corpo.

Quella figa meritava il massimo riguardo. Così, senza esitare, ficcai la mano dentro lo scoscio nudo, lasciandomi accarezzare i polpastrelli da quella fitta e morbida crine, ed inoltrandomi tra la peluria alla fine sprofondai con il dito medio nella vagina calda, impregnando la mano di umori secreti in abbondanza.

Le dita si fecero strada tra le piccole labbra frastagliate, entrando profondamente all’interno, fino a percepire le calde e scivolose pareti vaginali. Quel contatto suscitò subito i suoi lamenti e d’istinto mosse il corpo in modo convulso. Sembrava che fremesse come un fuscello in preda a venti tempestosi; Ad un tratto serrò le cosce intrappolando la mano, come se avesse il timore che potessi sottrarle quella piacevole scopata manuale.

Hoooo! Paaaa! Mi piace! Mi fa impazzire mmmmm!

Nello stesso istante percepì la sua manina delicata che si chiudeva attorno al cazzo; ed iniziando a muoverla su e giù spostava piacevolmente la pelle tesa sulla massa carnosa.

‘Tesoro! Non c’è la faccio più! Ti Desidero!

Non rispose subito, dopo un breve silenzio, serrando il cazzo e fissandomi intensamente negli occhi:

‘Siii! Pà! Anche io!
‘Vieni! Cavalcami come un destriero!
‘Aspetta!

Si alzò in piedi e si liberò definitivamente della sottana da notte, restando completamente nuda. Prima che montasse sul mio grembo ebbi modo di ammirare la sua bellezza, un fisico perfettamente modellato da una costante attività ginnica. Beatrice era una vera atleta, praticava molte discipline sportive: nuoto, pallavolo e corsa. I risultati erano sotto i miei occhi, ventre piatto, pelle lisce e senza cellulite, tette perfettamente toniche e due chiappe che parlavano da sole. Rispetto alle sorelle era più alta ma altrettanto avvenente. Era una figa galattica.

Afferrò il cazzo, puntò la grossa cappella lucida contro la vulva vaginale, poi sfruttando la sola forza di gravità, si lasciò penetrare fino a toccare i coglioni con i glutei e premendoli contro il piano della sedia.
Le calde pareti vaginali racchiusero il cazzo come un dolce cappotto termale. Era un sensazione di straordinaria sensualità.
Il suo seno si ergeva esattamente all’altezza della mia bocca, per cui mi venne naturale immergervi il viso lasciandomi accarezzare da quella pelle liscia e vellutata.
Le afferrai le natiche e con la precisione di un arciere la guidai sicuro nella scia frenetica e convulsa della cavalcata.
Aveva le gambe lunghe, per cui fu gioco facile muoversi su e giù con disinvoltura, senza soluzione di continuità.

Si muoveva velocemente gustandosi ogni centimetro del cazzo paterno.

La furia che imprimeva nei movimenti concitati, la faceva sembrare un Erinne, une della mitiche ninfe della mitologia Greca, che partecipavano alle feste orgiastiche fino all’estremo sacrificio. Ed io in quel momento ero il suo Dionisio, che si immolava ai piaceri carnali e lei la sacerdotessa di quel tempio dedito al godimento estetico.

Il piacere che provavo a stringere il suo meraviglioso corpo era straordinario. Tante volte avevo assistito alle gare di nuoto, alle rappresentazioni teatrali, e tutte le volte rimanevo turbato dalla bellezza conturbante del suo meraviglioso corpo. E finalmente lo potevo stringere e toccare con uno spirito palesemente libidinoso. La sua calda figa scivolava sul mio cazzo ad un ritmo incredibile. Beatrice era un atleta potente e lo stava dimostrando alla grande anche in quella occasione.

Il suo movimento era devastante, infatti i conati di sborra cominciarono a manifestarsi presto. Il mio corpo già abbondantemente provato dai cicloni Marica e Susanna, ed aveva un gran voglio di sfogarsi.
Ma il generoso slancio vitale espresso da Beatrice meritava un premio speciale. Così con sforzo smodato, cercai di resistere il più a lungo possibile per offrirle il massimo godimento. Le gambe mi facevano male ed ogni muscolo del corpo soffriva oltremodo, così lasciai il gioco nella mani di Beatrice, subendo il suo impeto distruttivo che si scatenava piacevolmente attraverso la sua splendida e pelosa figa affamata di cazzo.
Quel mucchio di peli sembravano un animale famelico che fagocitava il cazzo paterno a velocità impressionante.

Hoooo Pà! Sto impazzendooooo mmmm!

Ero diventato un giocattolo, un trastullo nelle sue mani. Sentivo le forti braccia che si serravano sulle spalle per darsi lo slancio nei movimenti concitati del corpo. I capezzoli turgidi del seno urtava contro il viso ed i capelli sembravano onde gigantesche mosse da farti venti di burrasca.

Alla fine stremato, quando percepì il movimento delle pareti vaginali che si stringevano come morse infuocata attorno al cazzo, l’afferrai dalle natiche e, imprimendo l’ultimo impulso vitale, la tenni a stretto contatto del mio grembo liberando dentro di lei tutta la bramosia che si era accumulata nei coglioni.
Svuotai il seme paterno dentro la sua vagina mentre lei continua a muoversi freneticamente. Era una sensazione incredibile, l’estasi estrema:

Hooooo,!!!!! Pààààà! E’ Bellissimoooo! Mmmmm!

Il suo viso era completamente stravolto da una maschera di pura passione. Ci abbracciammo all’unisono, spossati da quello istante di assoluto piacere. Il tempo sembrava che si fosse fermato.

Alla fine, sudata, stanca e provata da quella maratone di sesso, si alzò dispiaciuta, poi raccolse i propri indumenti e corse via, lasciandomi un casto bacio sulla guancia.

‘Marioooo!

Era mia moglie che chiamava dal bagno.

‘Elisa! Hai chiamato?

Rispose con un tono di voce civettuola.

‘Siii! Potresti venire qua a lavarmi la schiena?

La trovai sorridente, perché avevo capito le sue intenzioni. La guardai immersa nell’acqua e nella schiuma da bagno. Perché no? Era pur sempre una bella donna! La degna madre della mie splendide figliole.

Un uomo fortunato’.. continua’.

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