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Racconti erotici sull'Incesto

Le mutandine di mamma

By 19 Aprile 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Quando ho compiuto 25 anni andai a vivere da solo. Pur lavorando non sguazzavo nell’oro e pertanto non potevo pagare qualcuno che mi pulisse l’appartamento e mi lavasse e stirasse i panni.

Così mamma veniva una volta a settimana per ordinare un po’ il disastro.
Mia mamma ha 49 anni, è sola e per me è una delle donne più belle che conosco. Forse sto esagerando, ma la verità è che da quando ero un bambino sono molto attratto da lei. Mi ricordo quando avevo 5 o 6 anni mi piaceva giocare a mettermi sotto le gonne, lei mi spingeva via, ma io insistevo e ritornavo tra le sua gambe.
Una volta, qualche anno dopo, eravamo al mare e stavamo giocando in acqua e ad un certo punto per caso, le abbassai il reggiseno del costume, solo un poco ma quel che bastava per farle uscire una tetta.
Che visione quel seno bianco, grande, con un capezzolo appuntito e una areola di grandi dimensioni. Ricordo anche che la mamma si arrabbiò molto e rossa come un peperone si rimise a posto il costume e mi trascinò fuori dall’acqua.

Da adolescente, oltre a spiarla quando era in bagno o quando era in camera a cambiarsi e bearmi delle visioni delle sue tette e del suo culo, il mio passatempo preferito diventò quello di andare in camera sua e aprire il cassetto della sua biancheria intima. Potevo passare ore a guardare le sue mutandine, i suoi reggiseni e le sue calze, che con il passare degli anni aumentavano di taglia. Li tastavo, li odoravo e sceglievo uno slip od una mutandina e lo indossavo, mi piaceva sentire il mio cazzo in tiro stretto nelle sue mutandine. Mi stendevo sul letto e mi facevo delle seghe furiose, macchiandole di sperma e mettendole dopo tra la roba sporca da lavare.
Era una pratica che continuai religiosamente per anni e mamma non si è mai accorta o forse è meglio dire faceva finta di non vedere.

Quando trasferii nel mio appartamento decisi di prendere dei souvenir dal cassetto di mamma, scelsi uno slippino rosso, delle mutandine a pantaloncino e un paio di autoreggenti nere. Con questo tesoro potevo continuare a godere di mamma nel mio appartamento.

Però un giorno dimenticai le sue mutandine usate sul pavimento. Un errore fatale, perché quel giorno venne mamma a pulire la casa. Al rientro la sera trovai l’appartamento perfettamente ordinato e sul letto tutti i panni lavati e stirati e tra loro le mutandine rosa piegate e pulite.
Fui preso dal panico e mi sono maledetto per la mia distrazione. La mamma aveva visto le sue mutandine completamente sporche di sperma sul pavimento della casa di suo figlio. Non osavo immaginare la sua reazione.
Passato il primo momento di panico, però realizzai che le aveva lavate, piegate e messe tra i miei panni. Non potevo credere che non le avesse riconosciute, cosa voleva dire? Perché non erano state prese? Chiamai mamma con una scusa e per sondare la sua reazione, ma non fece cenno a nulla. A che gioco stava giocando? Conoscendola era un mistero la sua non reazione.

Lasciai passare la settimana successiva, quindi il giorno che sapevo che sarebbe venuta le ho fatto trovare le sue autoreggenti nere tutte belle impiastricciate.
Al ritorno le ho trovate appese in bagno ad asciugare. Il gioco si faceva interessante.
La settimana successiva mi presi un giorno libero e l’aspettai. Quando mi vide in casa mi chiese il perché ed io le dissi che stavo lavorando da casa e lei, tranquillamente, cominciò a pulire, a riordinare.
Sul comodino, in bella mostra, avevo lasciato i suoi slippini rossi . La curai e quando la vidi dirigersi verso la camera, scrutai le sue reazioni. Li raccolse e dopo aver fatto scorrere le dita sul tessuto impregnato dai miei umori, sbuffando li gettò tra la roba sporca. Il tutto senza dire una parola. Tutto mi sarei aspettato da lei, ma anche quella volta non reagì.

Stava appoggiata alla lavatrice e stava insaponando i panni prima di metterli nel cestello. Quando toccò agli slippini gli passò sopra le dita e poi se li avvicinò al naso annusandoli. Entrai in bagno e lei li teneva ancora in mano, mi guardò con uno sguardo per niente severo anzi notai uno strano languore nei suoi occhi.
‘Mamma …’ non ero in grado di articolare una frase, ma feci una cosa che non avrei mai creduto di avere il coraggio di fare. La abbracciai da dietro e cominciai a baciarla sul collo. Lei non si muoveva, non accennò ad un gesto di rifiuto, non mi respinse.
‘Sei bellissima’ furono le uniche parole che riuscì a pronunciare.
‘Lasciami …. Tu sei pazzo’ la sua voce non aveva toni di collera ed ancora una volta non ci furono gesti di rifiuto.
‘No, mamma, lasciami.’ continuai a baciarle il collo, mentre con le mani cercavo il suo seno.
‘No, no, no’che stai facendo, smettila ti prego. .’ la sua voce per niente indignata, anzi aveva un tono caldo, suadente.
Le mie mani si fecero più intraprendenti, lei si limitò a dire:
‘No, no dai’lasciami, non si può’
Però, si lasciò slacciare il vestito e scoprire il seno. La feci voltare viso contro viso e le baciai il seno morbido e pieno, succhiai i capezzoli che erano già turgidi. Lei chiuse gli occhi e con una mano mi accarezzò la testa.
Continuai a baciarle il seno e le mani scesero ad accarezzarle il sedere da sopra il vestito.
Lei mi lasciò fare e cominciò, con dei sospiri, a mostrare segni di piacere:
‘Ti piace Ma..’ le chiesi e quando lei mi rispose ‘Tu che ne pensi’ le presi il viso tra le mani e la baciai sulla bocca, la mia lingua forzava le sue labbra fino a quando lei non rispose, prima timidamente e quindi con più ardore.
‘ Da quando aspettavo questo momento, mamma’
‘ Lo so’.lo so’
‘ Come fai a saperlo?’
‘ Chi lavava le mie mutande tutte macchiate di seme?’
‘ E cosa pensavi quando le lavavi?’
‘ All’inizio mi arrabbiai molto, ma poi pensai che era una tappa che molti adolescenti fanno e non ti dissi nulla e lo accettai.’ e poi proseguì ‘ poi passarono gli anni, ma tu continuavi e la cosa cominciò a piacermi, mi sentivo’mi sentivo desiderata, eccitata’
‘Ah, Ah’.’ sospirò quando la mia mano risalì le cosce sotto il suo vestito e le accarezzò il sesso prima da sopra le mutandine, poi scostandole direttamente sul taglio.
”e quando ti eccitavi, ti toccavi?’
‘ Non sono fatta di pietra, però quando mi masturbavo mi sentivo una degenerata.’
Le presi una mano e me l’appoggiai li dove il mio sesso teso ingrossava i pantaloni. Mamma prese ad accarezzarmelo da sopra la stoffa, poi prese coraggio e mi aprì la cerniera e lo impugnò saldamente. Si era lasciata andare, avevo vinto tutte le sue remore.
Le avevo alzato tutto il vestito, sotto aveva delle mutandine nere, davanti tutte in pizzo e dietro erano solo un velo che lasciava intravedere il solco tra le natiche, non potevo resistere e mi inginocchiai e spinsi il mio viso tra quella carne invitante.
‘ No’cosa fai, alzati’
‘ No Ma, lasciami sono anni che sogno di farlo’
Era meraviglioso, con delicatezza feci scivolare le mutandine e inizia a baciare le natiche di mamma, che sospirò:
‘ Aah’.sei tremendo’ti piace il mio culo, vero piccolo? ‘
‘ E’ il più bello che abbia visto in vita mia. ‘
‘ Bugiardo’avrai baciato culi più belli del mio.’
‘ E’ bellissimo, Ma’è bellissimo. ‘
‘ Ooh, piccolo’.oohh cosa mi fai.’
Mamma aveva le mutandine sui ginocchi e la mia lingua andava e veniva tra la sua figa ed il culo. Era bellissimo sentire i suoi peli e sentirla ansimare.
‘ Ti piace Ma? ‘dimmi che ti piace. ‘
‘ Oh piccolo, è bellissimo. ‘
‘ Era tanto che non te lo facevano eeh Ma? ‘
‘ Tanto’troppo. Continua ti prego.’
Da quando era rimasta sola, mamma, avrà avuto anche altre storie, ma era sempre stata molto discreta e mai avrei immaginato di sentirmi dire quello che mi disse:
‘ L’ultimo chi è stato, Ma?’
‘ Ooh’piccolo mi vergogno, cosa vuoi sapere?…ahhhh, si, sii così.’
Avevo smesso di baciarle il culo e stavo dietro lei, una mano sul seno e l’altra che titillava il clitoride:
‘ Chi è stato? Dimmelo? ‘
‘ Ssandro, il figlio dei vicini è stato l’ultimo.
‘ Chii? Sandrinoo? Quel truzzo? Ti sei fatta scopare da quel bulletto? ‘
‘ Si, no’non mi ricordo, era venuto per la parabola e non so come è successo.’
‘ E’ venuto per la parabola e siete finiti a letto. ‘
‘ Noo’non a letto’sul divano.’
‘ Sul divano? ‘.e Sandro è il solo che ti sei scopata.’ io l’incalzai
‘ Basta, basta.’ Mamma mi abbracciò e disperata mi baciò, mettendomi la lingua in bocca, per farmi tacere.
Mi liberai dei pantaloni e la piegai sulla lavatrice, alzandogli il vestito, le allargai le gambe cercando di penetrarla:
‘ No’questo no’ non voglio.’
‘ Perché no’non hai voglia?’
‘ Si che ho voglia, ma’.non possiamo’accarezzami.’
Continuai a sfregare la punta del cazzo sulla sua figa, mamma ansimava, sentivo che era pronta ad accogliermi, ma volevo che fosse lei a pregarmi di farlo’e finalmente:
‘ Non resisto più’dai mettimelo dentro’scopami.’
Era talmente bagnata che con una leggera spinta fui subito dentro completamente, mamma lanciò un urletto di godimento ed alzò una gamba per accogliermi meglio:
‘ Si così’così, huuh’ dai piccolo scopami. ‘
‘ E’ bellissimo Ma’è bellissimo.’
L’orgasmo per mamma fu la naturale conseguenza del mio martellamento, io però non ero però ancora soddisfatto, la feci mettere a quattro zampe sul pavimento, l’afferrai per i fianchi burrosi e ripresi a scoparla.
Mamma ora gridava come un’ossessa mentre il mio cazzo entrava tutto in lei:
‘ Ti piace Ma’dimmi che ti piace”
‘ diooo piccolo’. come scopi bene.’
Non durai a lungo ero troppo eccitato dal culo di Ma che sbatteva come un budino sotto i miei colpi:
‘ Ma’ vengoo.’
‘ Anch’iooo’sì amore’vieni dentro la tua mamma.’
Mi svuotai in lei, finalmente avevo appagato il mio sogno.
Lei rimase a lungo piegata sul pavimento,ansimante e lentamente rilassò tutti i muscoli. Quando cercai di aiutarla a sollevarsi, mamma s’irrigidì e restò piegata piagnucolando. Passata la foia aveva realizzato cosa era successo:
‘ Cosa abbiamo fatto’sono una degenerata, siamo due degenerati.’
‘ No Ma’non dire così, hai goduto’.abbiamo goduto.’
cercai di consolarla, ma questa volta, lei mi respinse con decisione:
‘ Lasciami’vattene via, tu sei un porco ed io una vacca, una troia.’
Mi allontanai da lei e rimasi sulla porta del bagno aspettando che si rialzasse.
Cosa che fece dandomi le spalle e senza dire una parola si rimise le mutandine, si abbassò il vestito e dopo essersi in qualche modo rassettata usci dal bagno e passandomi davanti senza guardarmi uscì dall’appartamento.
Passarono i giorni e mamma non rispondeva alle mie chiamate, aveva risposto solo ad un sms in cui le chiedevo come stava con un: ‘ Di salute bene.’.
Poi un paio di settimane dopo, al rientro casa trovai l’appartamento, che con la sua assenza si era trasformato in un immondezzaio, tutto in ordine e pulito.
Mamma riprese a venire a pulirmi l’appartamento e soprattutto, anche se freddamente, a rispondere alle mie chiamate.
Un bel giorno mi decisi ed in segno di buona volontà le feci trovare sul letto i suoi indumenti intimi, puliti e piegati, accompagnati da un biglietto con scritto ‘mettiamoci una pietra sopra’. Lei le prese, ma ci volle oltre un mese prima che mi invitasse di nuovo a casa sua per il pranzo domenicale, ma mai soli io e lei, c’erano sempre o parenti o qualche sua amica.
Una di queste domeniche, dopo pranzo ero di fronte alla TV per la partenza del GP e lei e la sua amica erano in camera, eravamo stati invitati ad un matrimonio e lei si era comprata un vestito nuovo. Sentivo le loro voci, discutevano sulla lunghezza della gonna: ‘è giusta al ginocchio’, del reggiseno da indossare:’ ce ne vuole uno che le alzi’, delle scarpe da abbinare: ‘no sono troppo basse, devi avere un po’ di tacco’.
La sua amica fece capolino in soggiorno e mi chiamò: ‘vieni un attimo abbiamo bisogno di un occhio maschile’. Entrai e rimasi meravigliato, mamma faceva una gran bella porca figura. Il vestito fasciava bene le sue forme piene, la scollatura metteva bene in risalto il seno florido, l’amica continuò nei suoi commenti: ‘diglielo anche tu, che quelle pantofole non vanno’deve mettere i tacchi che la slanciano’, io annuivo e non toglievo gli occhi di dosso a Ma e notai un turbamento nei suoi occhi ed un leggero rossore sulle guance. La situazione era imbarazzante ed allora ritornai velocemente in soggiorno, il GP era in una fase di stanca ed allora approfittai per salutare ed andarmene.
Il giorno della cerimonia, prima passai a prendere degli zii, poi arrivai sotto casa di mamma. Quando uscì dal portone rimasi sbalordito, aveva seguito alla lettera i consigli dell’amica. Il seno sostenuto al meglio sembrava volesse esplodere dalla scollatura e le gambe fasciate da calze nere erano slanciate da tacchi altissimi. Era veramente seducente, è proprio vero che bastano pochi dettagli azzeccati per fare risaltare il fascino femminile. Lei notò i miei sguardi d’approvazione e sorrise compiaciuta.
Quando si piegò per salutare gli zii che attendevano in macchina, mettendo in risalto il suo lato B, non potei fare a meno di pensare a che tipo di mutandine avesse indosso.
Dopo la cerimonia ci fu il pranzo, a tavola eravamo seduti praticamente di fronte ed iniziò tra noi una schermaglia di sguardi furtivi.
E venne il momento del ritorno a casa, accompagnai prima gli zii, anche se il giro logico sarebbe stato prima mamma poi loro. Quando Ma se ne rese conto sul suo viso apparve un’espressione di approvazione.
Poco prima di arrivare sotto casa sua lei ruppe il silenzio con una semplice domanda: ‘Sali?’, io annuì solo con la testa.
Appena entrati in casa mi assalì: ‘ ma che figura che mi hai fatto fare, mi guardavi sbavando! ‘ io rimasi in silenzio, non era quello che mi sarei aspettato e lei proseguì:’ ma che avevi ‘a cosa pensavi’cosa vuoi, ancora?’.
Presi la palla al balzo e risposi deciso e sfacciato: ‘ Ti guardavo e cercavo d’immaginarmi cosa ci fosse sotto il vestito, che reggiseno’che mutandine hai indosso.’
Ma mi guardò con occhi severi, mi aspettavo che partisse un ceffone, invece anche questa volta mi sorprese, e che sorpresa, si allontanò di qualche passo da me e si tolse il vestito. Rimasi imbambolato, lei era lì davanti a me, in reggiseno, perizoma, autoreggenti e scarpe con tacco: ‘Ora sei contento? Guardami.’ e roteò su se stessa. Aveva assunto una espressione di sfida:
‘ Allora non hai niente da dire? Sono abbastanza troia?’
Avevo la bocca secca mi ci volle uno sforzo per risponderle:
‘Sei una gran figa ‘Ma’
Mi avvicinai a lei, che se ne stava lì con le mani sui fianchi, le presi il collo con la mano da dietro e l’attirai verso me, la sua bocca sulla mia.
Mi inginocchiai rapido, stringendo le sue cosce con entrambe le mani
e con il volto andai a cercare il suo sesso.
Solo un poco di raso mi separava dal clito gonfio che feci preda della mia bocca, completamente presa da ciò che le stavo facendo si appoggiò alla parete, con una mano sulla mia testa guidava i miei movimenti., mentre con l’altra teneva scostato il lembo di perizoma dalla sua figa.
Ansimava, sembrava stesse già per venire, probabilmente era dal mattino quando si era vestita che aspettava questo momento: ‘ Sii, così’.ancora’ gemeva.
Lasciai scorrere le mani dalle caviglie lungo le gambe fasciate di nero su fino alle cosce nude e palpai la consistenza dei morbidi glutei. Le tremavano le gambe, capii che era sull’orlo dell’orgasmo ed infatti venne, godendo quasi gridando.
Mi alzai, Ma era ancora preda delle ultime scosse e si appoggiò a me, il suo capo sulla mia spalla, ci volle più di un attimo prima che si riprendesse:
‘ Cosa mi hai fatto?…sei stato dolcissimo’Vieni’
Mi prese per mano e mi guidò in soggiorno, si sdraio sul divano implorandomi:
‘ Spogliati.’
un po’ raffazzonato ma ero ancora completamente vestito da cerimonia, mi spogliai mentre lei a gambe larghe si accarezzava lascivamente.
Nudo mi avvicinai a lei con il mio cazzo svettante, lei si mise seduta la bocca era all’altezza giusta:
“..lo prendo in bocca vuoi ? ”
e me lo chiedeva, ormai non era più mia madre ma una donna , una femmina che volevo sbattere fino a riempirla.
Iniziò a leccarmelo con calma, quindi me lo prese in bocca e me lo succhiò lentamente, sfiorandolo delicatamente con le labbra morbide. Quando si accorgeva che mi stavo eccitando troppo, passava a leccarmi le palle in modo che mi riprendessi, per poi riprenderlo in bocca. Mamma era una grande bocchinara!
Si staccò da me sdraiandosi sul divano, si sfilò il perizoma e si mise in attesa a gambe larghe:
‘Vieni piccolo’scopami. Dimmi che sono una donnaccia, ma mettimelo dentro.’
‘Sei una troia Ma’.una bellissima, desiderabile troia.’
mi misi tra le sue gambe e senza nessuno sforzo entrai in lei.
Le uscì dalla gola un grido soffocato…è cominciai a pomparla. Il divano non era dei più comodi, ma lei riusciva a spingere il suo bacino verso di me, la sentivo bagnarsi sempre di più. Gemeva sotto i miei colpi, ansimava; mi fermai un attimo per liberarle il seno, volevo vederlo dondolare mentre la scopavo. I suoi seni gonfi ondeggiavano ora davanti alla mia faccia scossi dal nostro movimento, stavo per venire e lei lo capì, portò la sua mano sul suo sesso per accelerare il suo orgasmo. La riempì del mio latte, aveva la bocca aperta e lanciava gridolini mentre con le dita si sfregava il clitoride:
‘ E’ bellissimo’è bellissimo’
piagnucolava fino a quando non sbarrò gli occhi e fu scossa da tremiti in tutto il corpo e le sue gambe si chiusero a morsa sulla mia schiena sudata.
Repentinamente Ma ebbe uno scatto da donna di casa, capì che doveva alzarsi subito per evitare danni maggiori al divano, con il mio seme che le colava tra le gambe si diresse al bagno. Ripresi fiato, indeciso se seguirla o no.
Tornò dopo qualche minuto avvolta in un accappatoio. si sedette sulla poltrona di fronte a me in silenzio, distesa e tranquilla:
” Come stai Ma? ”
” Sto bene’anzi benissimo… ” sorrise
Passammo un po’ di tempo in silenzio, ciascuno immerso nei propri pensieri:
‘ A cosa pensi Ma?’
‘ A quello che abbiamo fatto’. dovrei vergognarmi, ma mi è piaciuto tanto.’
‘ Anche per me è stato bellissimo’ Ma sei fantastica.’
Ci fu ancora attimi di silenzio poi mamma mi chiese:
‘ Dormi con me? ‘
‘ Se vuoi, molto volentieri.’
Si alzò e si diresse in cucina chiedendomi se volessi qualcosa da bere o da mangiare.
Prima andai in bagno e quindi la raggiunsi, bevemmo del succo di frutta, di mangiare neanche ci venne in mente dopo il banchetto del mezzogiorno.
Mentre riordinava andai a sdraiarmi sul letto, il suo, quando arrivò aveva indosso solo una mia vecchia T-shirt che le copriva a mala pena i fianchi. Si raggomitolò al mio fianco, nella posizione in cui eravamo, il mio cazzo era appoggiato al suo sedere nudo e non ci volle molto prima che desse decisi segni di risveglio.
‘Ma non ti basta mai’.cosa vuoi farmi ancora?…come tuo padre’
‘ Papà era bravo a letto?’
‘ Che domande mi fai?…che ne so.’
‘ Come che ne sai’era bravo o no?’
Lei non rispose, mi dava di schiena e non riuscivo a guardarla in faccia, stava cercando di svicolare dalla mia domanda, allora io l’incalzai:
‘Ti scopava bene? Ti faceva godere o una botta e via?’
‘ Ma sei tremendo’cosa vuoi sapere, è acqua passata.’
Andammo avanti così per un po’, non si sbottonava, sviava le mie domande.
Poi, piano piano, cedette e cominciò a raccontare:
‘ A lui non piaceva farlo a letto, gli piaceva prendermi in posti strani.’
‘ Posti come? Dimmi Ma, dove ti scopava?’
‘ In bagno, in cucina’anche sulle scale l’abbiamo fatto’.e anche sulla scrivania del suo ufficio e in macchina.’
‘ Cazzo che mandrillo, ce l’aveva sempre pronto.’
‘ In effetti, bastava che mi vedesse un po’ le cosce o le tette e mi saltava addosso, ma quello che preferiva era guardarmi’.’
‘ Guardarti? Come?’
Scosse la testa come a dirmi di lasciar perdere, dovetti insistere e lei prosegui a raccontare:
‘Ci mettevamo sul letto, così come siamo adesso io e te e poi’..’
‘ E poi cosa facevate’continua Ma’
si era bloccata e aveva bisogno di una spintarella:
‘ ma vuoi sapere proprio tutto eh? Cosa facevamo?… facevamo che io mi toccavo e lui guardava e si eccitava e poi’.poi facevamo l’amore.’
La guardai dritto negli occhi e lei capì tutto al volo:
‘ No, no’..no, non pensarci nemmeno’
‘Toccati Ma’toccati, voglio guardarti che ti masturbi’
Lei serrò le gambe e si portò le ginocchia al petto e restò immobile, anche io d’altro canto non mi mossi e la guardai in attesa, sicuro che si sarebbe sciolta, avevamo giocato fino ad allora, perché smettere sul più bello?
Infatti, come previsto, rilassò le gambe ed una mano scese lungo il ventre, sul pube. Potevo vedere il dito medio che si muoveva, ma teneva le gambe strette ed allora mi avvicinai e dopo averle tolto la maglietta le ordinai:
‘ Apri le gambe, voglio vedere il rosa della tua figa.’
Non fece una piega per le mie parole, si allungò sul letto aprì le cosce e il suo dito prese percorrere tutto il taglio della figa, soffermandosi molto sul clitoride.
Aveva chiuso gli occhi ed in breve il suo respiro diventò ansimante, iniziava a godere. Era uno spettacolo eccitantissimo, per me era la prima volta che vedevo una donna masturbarsi ed il cazzo mi stava scoppiando, ma resistevo, lei continuava a sfregare il dito sul taglio, ogni tanto si penetrava con due dita per poi tornare a titillare il clito:
‘ Mettimelo dentro subito, o impazzisco’
mi disse con tono implorante
‘ Continua, continua è bellissimo’ risposi infoiato, smanettandomi il cazzo:
‘ Porco scopami, ho la figa che mi brucia’.non volevi fare come tuo padre’
Le saltai sopra, infilandole il cazzo duro tutto d’un colpo fino in fondo. Lei strabuzzò gli occhi e restò senza fiato:
‘Sììì, cosììì, montami come una vacca’
urlò non appena ripreso fiato, non c’era bisogno di dirmelo, la stavo sbattendo a dovere. I muscoli del viso si tirarono in una smorfia, una smorfia di godimento. Tra il suo ditalino ed il mio cazzo l’orgasmo era lì, pronto e servito:
‘ Sì, continua’ vengo, vengo ‘.senti come vengooo.’
Infatti si poteva sentire lo sciacquettio che faceva il mio cazzo nella sua figa.
Non mi resi conto di quanto durò, ma scopai mamma da sopra, da sotto, di fianco, da dietro. Era sudata fradicia, i capelli appiccicati al viso, il viso teso dal piacere:
‘ Basta’.basta, fermati’.non ce la faccio più, mi fai morire.’
Ero a fine corsa, uscì da lei e avvicinai il cazzo alla sua bocca che lo accolse. Bastarono poche succhiate per riempirle la bocca.
Restammo entrambi ansimanti per diverso tempo. Quindi mamma si alzò e andò in bagno, il fiato le era tornato normale, ma le gambe tremavano un po’.
Restò sotto la doccia per una eternità, forse presa da sensi di colpa cercava in qualche modo di lavarli via. Quando la raggiunsi in bagno la trovai avvolta da un telo di spugna, immobile di fronte allo specchio:
‘ Promettimi che non lo faremo mai più’
Mi disse senza voltarsi, l’abbracciai e le diedi un casto bacio sulla guancia:
‘ Se è quello che vuoi mamma, non la faremo più’
Mi infilai a mia volta sotto al doccia anche per evitare eventuali suoi piagnistei.
Quando ritornai in camera la trovai intenta, quasi volesse purificarlo, a cambiare la biancheria del letto. L’aiutai e visto l’umore, le chiesi:
‘Posso restare o e meglio che vada?’
‘Se vuoi resta, tanto ormai’.’
Non so lei, ma io mi addormentai come un sasso.
Il mattino successivo, era domenica e mi svegliai che era quasi mezzogiorno, mamma era già vestita, in modo molto più sobrio rispetto al giorno prima, stava uscendo, aveva un appuntamento con l’amica:
‘Chiudi bene quando esci’
Mi disse sorridendo e accarezzandomi il viso. Quel sorriso e quella carezza furono più espliciti di tanti bei discorsi.

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