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Racconti erotici sull'Incesto

LEA – Atto 2°

By 31 Marzo 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Quattro anni. Nella scala del tempo &egrave un gradino del tutto invisibile eppure &egrave un periodo infinitamente ampio per quanto &egrave accaduto. Ho perso mio marito durante una battuta di pesca che periodicamente organizzava insieme ai suoi amici. Un tempesta rovesciò la barca che affondò insieme al suo carico di vite umane. Ne rimasi profondamente colpita. Amavo mio marito. Lo sconforto fu tale che mi fece rasentare l’orlo della depressione. Fu mio figlio Pippo ad evitarmi la completa perdita della ragione per la scomparsa di mio marito. Mi stette vicino e si prese cura di me facendomi tornare a vivere ed uscire dal torpore in cui ero caduta. Si, mio figlio; l’altro mio amore. L’uomo che mi fece perdere la ragione e mi precipitò nel mondo della perversione e della lussuria. Sono quattro anni che mio figlio &egrave il mio amante. E sono due anni, ovvero un anno dopo la scomparsa di mio marito, che Pippo occupa nel mio letto il posto che fu di suo padre. Il mio non &egrave solo perversione ma &egrave anche passione e soprattutto &egrave amore. Si, amo mio figlio; &egrave un amore che i benpensanti ritengono perverso. Sarà vero e forse &egrave così. Non posso farci niente. Quando non &egrave con me o quando non posso stringerlo fra le mie braccia mi sento perduta e vado in fibrillazione. E dire che tutto ebbe inizio dopo aver ascoltato inavvertitamente una conversazione telefonica che lui ebbe con il suo amico: Marco. Fu allora che venni a conoscenza del suo desiderio di voler giacere con me e fu allora che la mia mente cominciò a fantasticare sull’eventualità di avere un rapporto con mio figlio. Quando poi Pippo mise in atto il suo proposito non mi ribellai; al contrario lo accettai. Feci di più; lo spronai a portare a termine quando aveva cominciato. Da quel giorno niente mi fermò. Feci di mio figlio il mio amante. Mio marito non ha mai saputo niente del rapporto che avevo con nostro figlio; ne gli ho dato motivo di sospettare. Li amavo entrambi. Il mio corpo lo concedevo all’uno come all’altro. La differenza stava nel fatto che con Pippo c’era l’irruenza giovanile e la trasgressività mentre con il padre c’era moderazione. Poi la sciagura mi portò a considerare il rapporto con mio figlio in modo diverso. Era si il mio amante, ma era anche l’uomo che condivideva la mia vita. In me si fece strada il pensiero che Pippo non era più solamente mio figlio ma era anche l’uomo che mi mancava. Pertanto dovevo meglio conoscerlo. In primo luogo dovevo sapere chi lo aveva svezzato nell’arte di amare una donna. Di sicuro &egrave stata una donna molto esperta. Un tarlo mi torturava le meningi. Il subconscio mi diceva di sapere chi fosse la donna, ma doveva essere lui a dirmelo. Un sabato mattina siamo: io e mio figlio, abbracciati nel nostro letto. Lui ha la testa nell’incavo della mia spalla sinistra.
‘Amore; sto per farti una domanda; mi prometti che mi risponderai e che mi dirai la verità?’
Lui solleva la testa e mi da un bacio sulla bocca.
‘Fai pure la tua domanda. Io ti dirò la verità. Non mentirò mai ne a mia madre ne alla mia amante.’
Nel portare la testa nuovamente nell’incavo della mia spalla sfiora con le labbra, baciandolo fugacemente, il capezzolo che risponde irrigidendosi e provocandomi fitte al basso ventre. Un altro passaggio di quella bocca sul mio capezzolo e non ci sarebbero più state domande da fare.
‘Ricordi che ti ho detto che ho ascoltato la tua conversazione telefonica che hai avuto con il tuo amico Marco? Bene. Ora dimmi: il tuo amico ha veramente un rapporto, come il nostro, con sua madre; oppure &egrave stata una tua messinscena per entrare nel mio letto?’
Pippo sposta un braccio e lo porta all’altezza delle mie tette. La mano si posa, a coppa, sulla mia zizza destra.
‘Mamma &egrave tutto vero. Marco &egrave veramente l’amante di sua madre. Lo so per certo. Il mattino dopo quella telefonata l’ho incontrato a scuola e glielo ho chiesto. Lui non l’ha negato. E per dimostrarmi che tutto quello che mi aveva detto per telefono e che le foto che mi aveva mandato sul telefonino erano tutta verità, mi ha invitato a casa sua per farmi constatare di persona che quanto asseriva non erano baggianate.’
‘E tu ci sei andato?’
La mano messa a coppa sul capezzolo esercita una lieve pressione che mi provoca una piacevole sensazione.
‘Certo che ci sono andato. Non dimenticare che io ti desideravo. Volevo scoprire come aveva fatto Marco ad entrare nel letto della madre e diventarne l’amante.’
‘Oh! Credo che non &egrave stata solo la curiosità di sapere come Marco abbia fatto a chiavarsi la madre. C’&egrave anche dell’altro. Ti ho sentito quando hai detto al tuo amico che sua madre &egrave una bella gnocca. Dai raccontami tutto e non solo dei fatti della madre di Marco ma anche dei fatti tuoi.’
‘Veramente vuoi sapere? Non &egrave che poi ti arrabbierai?’
‘Perché dovrei arrabbiarmi? Anche se mi dirai che te la sei scopata stai tranquillo che non mi offenderò e sai perché? Perché ho la certezza che quando glielo mettevi nella pancia pensavi di sbatterlo nel mio ventre. Sbaglio?’
‘No.’
‘Allora inizia a raccontare.’
Pippo e Emma

‘Dopo quella telefonata che ascoltasti trascorrono due mesi durante i quali non faccio altro che parlare con il mio amico Marco del mio desiderio di entrare nel tuo letto e possederti. Parlavamo anche del rapporto che lui aveva con sua madre. Lo invidiavo. Lui era riuscito là dove io sognavo. Marco si chiava la madre ed io mi sparo seghe fantasticando di chiavarti. Un giorno mi invita ad andare a casa sua. Fu di sabato. Era una giornata piena di luce. Accetto l’invito. Ti chiamo per dirti che sarei andato a casa di Marco. Lui chiama la madre e gli comunica che l’avremmo raggiunta. Vi giungiamo dopo circa mezz’ora. Marco bussa. Alcuni secondi e la porta si apre. Una fantastica donna mi appare. Mamma, ti assicuro, non ho mai visto una donna bella come Emma (così si chiama la madre di Marco). Alta circa 1,75 cm, capelli biondi che le scendono fino a metà schiena, occhi blu, viso un pò ovale, bocca con labbra carnose, collo lungo, gambe lunghe e ben tornite, un culo da sembrare un grosso mandolino capovolto, fianchi larghi e girovita stretto, un seno da suscitare fantasie neonatali. Il tutto inguainato, la parte inferiore, in una gonna blu stretta che le arriva sopra il ginocchio con le gambe fasciate da calze nere ed ai piedi scarpe lucide rosse con tacchi altissimi. La parte superiore &egrave coperta da una camicetta bianca che ha i primi quattro bottoni sbottonati in modo da mostrare il solco che le separa le mammelle. Non indossa il reggiseno. Lo so perché si notano le protuberanze dei capezzoli che spingono contro la stoffa della camicia come volessero perforarla. Insomma una donna da suscitare pensieri impronunciabili e voglie indicibili. Restai come folgorato da quella visione. Non riesco a parlare. Marco l’abbraccia e le da un bacio poggiando le sue labbra sulla bocca della madre. Emma risponde al bacio del figlio leccandogli le labbra poi si separa dal figlio e si avvicina a me.
‘Così tu saresti il famoso Pippo. Sei un bel ragazzo.’
Mi prende la mano e mi invita a seguirla.
‘Vieni. Io e te abbiamo molto da parlare. Sono due mesi circa che mio figlio non fa altro che parlare di te. Marco mi ha raccontato tutto di te. Mi ha detto del tuo sogno e del tuo desiderio che sono gli stessi che aveva lui alcuni anni fa e che sono diventati, già da diverso tempo, reali e concreti. Non capisco come un ragazzo come te sia ancora a sognare.’
Capisci mamma, Marco aveva parlato alla madre della mia voglia di scoparti e questo mi faceva arrossire. Emma mi incalzò.
‘Su, via, non arrossire. Io sono l’unica a capire la tua frustrazione. Anche il tuo amico l’ha vissuta. Poi ha avuto un raptus di decisionismo e se ne &egrave liberato. Oggi &egrave un ometto tranquillo. Io ne sono stata contenta. Quella sua decisione mi ha fatto bene. Ero diventata scorbutica ed inaccostabile. Oggi posso dire che Mio figlio mi sta facendo vivere una nuova vita. Vedrai, verrà anche per te il giorno in cui il tuo sogno diventa realtà ed il tuo desiderio sarà soddisfatto. Vedrai che tutto si appianerà.’
Intanto abbiamo raggiunto il salotto. Un enorme stanzone. Si siede su una poltrona e mi invita a sedere su una poltrona che le sta davanti. Marco si siede sul divano.
‘Non ti faccio sedere sul divano perché &egrave presto per usarlo. Io e Marco lo usiamo raramente. Preferiamo il letto. Non per questo disdegniamo di farlo anche in posti diversi. Ad esempio la cucina &egrave un luogo ideale; &egrave un palcoscenico dove la fantasia si può sbizzarrire. Oh, c’&egrave anche la doccia, ma preferisco la cucina. Il tavolo ed il top del piano cucina ed lavello sono i miei preferiti. Ci sono anche le sedie ma vanno bene solo se sono io a cavalcare il destriero.’
Capisci, mamma, la madre di Marco mi stava parlando dei posti dove preferiva soddisfare i suoi pruriti e quelli del figlio ed io a rodermi l’animo per non riuscire a farmi capire da te. Continuavo a guardarla con un’espressione da ebete dipinta sul viso quando mi accorsi che aveva allargato le gambe. I miei occhi si spostarono ed il mio sguardo si insinuò fra le sue gambe. Vedevo il bianco delle sue cosce e risalii fino alla congiunzione di quelle marmoree colonne dove c’era una grossa macchia scura. Aguzzai la vista e scoprii che quella macchia altro non erano che i peli che ornano la sua vagina. Emma &egrave una pelosona. Stava senza mutande. Il mio cazzo si imbizzarrì. Lei se ne accorse. Sorrise. Allargò ancora di più le gambe.
‘Ti piace quello che stai vedendo?’
Spostò gli occhi sul figlio.
‘Marco, perché non vai al nostro appartamento in città? Credo che ci siano della cose da sistemare. Non preoccuparti per Pippo. Sarò io e tenergli compagnia. Lo tratterò come fossi tu.’
Il figlio con una smorfia dipinta sul viso le rispose.
‘Mi raccomando non lo scioccare altrimenti non avrai più occasioni ed io perderò la possibilità di stringere un rapporto amichevole con sua madre:Lea.’
Sapevo della passione che Marco nutriva per te ma non avrei mai creduto che mi avrebbe usato come merce di scambio. Entrare nel tuo letto ripagandomi col letto della madre. Un pizzico di gelosia mi pervase. Non dissi niente anche perché ero sicuro che Emma mi avrebbe dato quello che dava al figlio già da molto tempo ed a me la madre di Marco piaceva. Non ti nascondo che a volte mi sono masturbato pensando a lei. Marco si alza e si avvia all’uscita; la madre lo segue.
‘Aspetta, amore, ti accompagno alla porta.’
Sono appena usciti dal salone che una irresistibile voglia di spiarli mi afferra. Li seguo e seminascosto vedo la mano di lei che stringe la mano del figlio e camminare verso l’uscita dalla casa. Prima di aprire la porta i due si abbracciano e si baciano. Vedo la lingua di Marco penetrare la bocca della madre e restarvi attaccato per un tempo che a me sembra infinito. Poi si staccano.
‘&egrave meglio che io ritorni dal tuo amico. Tu cerca di trattenerti fino a tardi. Dammi il tempo di sedurlo. Non ci vorrà molto perché sono sicura che &egrave già partito.’
‘Ci credo. Gli hai fatto vedere che sotto non indossi niente e che la tua miciona prende aria senza niente che la copra. Mamma non ti ho mai vista indossare le vesti di ammaliatrice. Lo hai incantato. Speriamo che anche Lea, sua madre, abbia nei miei confronti le stesse attenzioni che tu hai con suo figlio.’
‘Dal come la desideri mi fai essere gelosa. &egrave talmente bella?’
‘&egrave una donna fantastica. Quando la vedrai mi capirai. Non hai motivo di essere gelosa. Io amo te e nessuna ti sostituirà nei miei pensieri. Voglio, però, entrare nel letto della madre di Pippo perché ne sono innamorato.’
‘Hai appena detto che ami solo me?’
‘Il mio amore per Lea non &egrave lo stesso di quello che provo per te. Tu oltre ad essere la mia donna sei anche mia madre. Il bene che ti voglio &egrave duplice. Ti amo come donna e ti voglio bene come madre. Per Lea invece provo solo desiderio.’
‘Dovrò necessariamente conoscere questa misteriosa bellezza che &egrave nei sogni del figlio e nei desideri di mio figlio.’
‘Hai l”occasione per farlo. Nelle tue mani c’&egrave suo figlio; convincilo a fartela conoscere.’
‘Ci puoi contare. Ora va e, mi raccomando torna il più tardi possibile.’
Marco apre la porta ed esce. Io mi precipito nel salone e vado a sedermi nella poltrona che prima occupavo. Emma mi raggiunge e ritorna a sedersi.
‘Dove eravamo rimasti? Ah, sì. Vorresti vederla senza niente che la nasconda?’
‘Veramente, signora, io desidero vederla tutta e senza vestiti.’
‘Oh! Oh! Sei di colpo diventato intraprendente. Con tua madre non lo sei. Vuoi vedermi nuda. Ti sembra corretto fare una richiesta di questo tipo alla madre del tuo amico? Eppoi non chiamarmi signora. Dammi il: tu. Ho un nome. Anzi chiamami ‘mamma’ perché io per te sarò tua madre e ti farò dono delle stesse cose che ho dato a mio figlio.’
‘Anche farmi entrare nel tuo letto? Cio&egrave, si insomma, mi hai capito.’
‘Soprattutto. Tu mi piaci e ti voglio. Ed ora goditi lo spettacolo.’
Si alza e si libera della gonna. Resta con la camicetta, il reggicalze, le calze e le scarpe. La grossa macchia di peli &egrave in bella mostra. &egrave una vera foresta. Si risiede, alza le gambe e le accavalla sui braccioli della poltrona. In questo modo la foresta si &egrave apre e il bianco delle grandi labbra della sua vulva fanno capolino dal groviglio dei peli. A quella vista il mio pomo di Adamo sale e scende ingoiando aria. Lei lo nota.
‘Ti piace? Avvicinati. Vieni a guardarla da più vicino.’
Mi alzo dalla poltrona e mi inginocchio davanti a quella meraviglia della natura.
‘Emma, -mamma- &egrave fantastica.’
‘&egrave la prima volta che ne vedi una?’
‘No. &egrave la seconda vulva che vedo dal vivo. La prima &egrave stata quella di mia madre. Anche lei &egrave una pelosona.’
‘Cosa provasti?’
‘Ti basta se ti dico che mi masturbai quasi in sua presenza?’
‘Non provasti il desiderio di baciarla?’
‘Non te lo so dire. So che i miei ormoni andarono in ebollizione.’
‘Vuoi baciare la mia?’
‘Posso farlo? Voglio dire me lo permetti?’
‘Certo che puoi farlo. Credi che sarei qui a cosce spalancate a farmi guardare la mia miciona da un bel ragazzo senza dargli il permesso di baciarmela. Ti do anche il permesso, se lo vuoi, di leccarmela. Dai, fa conto che sia tua madre. Immagina che quella che bacerai &egrave la figa di mamma tua.’
Pippo ed Emma 2

Era la prima volta che una donna si offriva di soddisfare le mia necessità. Era la prima volta che una donna mi dava volontariamente in visione la nudità di parte del suo corpo.
-Tu lo facevi, ma lo spettacolo che offrivi non era a me destinato. Tu eri una naturista. Spogliarti per te era una consuetudine. Mai ti &egrave passato per la testa che potevi provocare in tuo figlio desideri d’amore. Emma, invece, lo faceva perché lo voleva e, cosa più importante, mi voleva.-
Non ebbi bisogno di altri incitamenti. Fiondai la mia testa fra quelle bianche cosce e cominciai a baciarne le parti interne. Lei, al contatto delle mie labbra sulla sua pelle, si lasciò sfuggire un gemito che mi fece capire che ero sulla strada giusta. Dopo aver spaziato per diversi minuti sulla viva carne delle cosce di Emma spostai la mia attenzione sulle grandi labbra di quella polposa e pelosa pucchiacca. Avevo il sangue alla testa. Cominciai a morderla. Lei guaiva e lanciava grida di incitamento.
‘Sìììììììììììì, bravo, continua cosììì, mangiamela. Dio non ti facevo così bravo. Tua madre non sa cosa si sta perdendo.’
Baciavo e mordevo. Lei mi mise le mani sulla testa e la spinse contro il suo ventre. Aspirai il profumo che emanava la sua vulva. Mi inebriai. Tirai fuori la lingua e pennellai quel fantastico e meraviglioso prodotto della natura. Emma spostò le mani dalla mia testa e le portò sulla sua vulva. Con le dita esercitò una pressione sulle grandi labbra facendo in modo che si aprissero e dando modo al roseo della vagina di emergere. Fra quelle collinette sporgevano, a protezione del fantastico antro, due ali di farfalla: erano le piccole labbra. Le stuzzicai con la punta della lingua. Emma lanciò un urlo.
‘Sì, ci sei. Dai leccamele e succhiale.’
Lo feci. Avvolsi con le labbra della mia bocca prima un ala e poi l’altra e le leccai e le succhiai. Emma gemeva e si dimenava.
‘Non posso crederci. Chi ti ha insegnato a dare piacere ad una donna. Non me la conti giusta. Tu sei già stato con altre donne. &egrave troppo bello quello che mi stai facendo. C’&egrave voluto un po di tempo prima che mio figlio diventasse bravo come te a leccarmi la passera. Dai, leccamela anche dentro. Infilaci la lingua e fottimi.’
Come facevo a dirgli che l’unica donna con cui volevo stare era mia madre e che non avevo avuto rapporti con altre donne. Ero vergine e lei era la donna che mi stava sverginando. Esaudii il suo desiderio. Prima spaziai in lungo ed in largo sull’intera superficie vaginale e poi la penetrai con una parte della mia lingua insieme alla quale vi aggiunsi due dita e la chiavai. Grida ed ululati di piacere accompagnarono la mia azione. Le sue cosce strinsero la mia testa in un morbido abbraccio. Durante quel fantastico cunnilingus mi imbattei nel clitoride che era cresciuto fino al punto da sembrare un piccolo cazzo di circa 7 cm.
‘Finalmente ci sei. Ora avvolgilo con le tue labbra e succhiamelo. Fa conto che sia un gelato. Fammi un pompino.’
Feci come mi aveva ordinato. La mia bocca si aprì e le mie labbra circondarono quel piccolo organo; lo trattai come fosse veramente un gelato. Lo leccai e lo succhiai. Le feci un pompino. Intanto le mie dita continuavano a chiavarla.
-Avresti dovuta vederla. Si dimenava come un serpente ed il suo ventre era un susseguirsi di sobbalzi.-
Poi un grido più forte degli altri mi fece irrigidire. Non capivo il perché di quel grido cosi acuto. Le dita delle sue mani mi afferrarono i capelli e mi tennero ferma la testa in modo da non farmi spostare la bocca dalla sua vagina. Un secondo dopo la mia bocca fu invasa da un liquido denso e limaccioso. Emma stava avendo un orgasmo e la sua uretra stava scaricando nella mia gola il prodotto di quell’orgasmo.
‘Bevi, bambino mio; ingoia il miele che l’ape regina sta rovesciando nella tua bocca.’
Non mi spostai. Accolsi il suo miele e lo ingoiai. Era la prima volta che bevevo, ingoiavo ed assaggiavo sperma di donna. Lo trovai gradevole di sapore anche se un po asprigno. Lei ne fu molto contenta.
‘Credevo che non l’avresti ingoiato; che ti avrebbe fatti schifo. Non a tutti gli uomini piace bere il piacere di donna. Meriti un premio. Vieni spostiamoci nella mia camera da letto. Staremo più comodi.’
Raggiungemmo la sua camera.
‘Ora &egrave il tuo turno di spogliarti. Togliti questi ingombranti vestiti; voglio vederti nudo; voglio vedere come sei fatto.’
Due minuti ed ero nudo; il mio fisico era esposto agli occhi di quella ‘bonazza’. Le guardai il viso e notai che i suoi occhi si erano riempiti di bramosia. Dopo aver fatto scorrere lo sguardo sul mio corpo si avvicinò e mi mise una mano sul petto mentre l’altra sua mano andò ad impugnare il mio gladio che, nel frattempo, si era allungato nella sua massima espansione e si era anche indurito tanto da farmi male.
‘Dio, come sei bello. Tua madre ha avuto molta fantasia nell’impastarti. Ha creato un toro preoccupandosi di fornirlo di un meraviglioso organo da riproduzione. Hai un cazzo fantastico. Lungo e grosso abbastanza da provocare brame di possesso in donne di ogni fascia di età. Tua madre quando lo vedrà non se lo lascerà sfuggire. Lo imprigionerà fra le sue cosce e lo demolirà togliendogli tutta la forza che lo pervade. In attesa di quel giorno toccherà a me giocare con il tuo attrezzo. Io e te faremo tanti giochini e ci divertiremo molto. Ora la tua ‘mammina’ vuole assaggiare la consistenza di questo poderoso muscolo. Ti farò un lavoretto che non dimenticherai facilmente. In quello che stai per avere sono una maestra. Quando lo faccio a mio figlio lo mando nel pallone.’
Finito che ha di parlare si piega sulle ginocchia e un attimo dopo la sua bocca &egrave sul glande del mio cazzo. Sento uno schiocco ed una sensazione di piacere attraversa tutta la lunghezza del mio piolo e raggiunge il mio cervello. Mi sta baciando il cazzo. Abbasso lo sguardo ed incontro i suoi occhi. Ha lo sguardo bramoso. Vedo la sua lingua uscire dalla sua bocca ed avviluppare il mio paletto. Lo lecca per tutta la sua lunghezza e per tutta la circonferenza assicurandosi che non un centimetro venga lasciato inesplorato. I miei pensieri si bloccarono. Vedere quella lingua spaziare sulla superficie del mio lungo e muscoloso cilindro non mi fa pensare. Lunghi ululati mi salgono nella gola e uscendomi dalla bocca si propagano nella stanza. Intanto lei sposta la sua bocca sui miei testicoli. Li avvolge con le labbra e dopo averli stuzzicati con la punta della lingua li succhia strappandomi forti gemiti di piacere. Poi la sua bocca abbandona i testicoli e rimettendo in funzione la sua lingua risale lungo l’asta di dura carne del mio cazzo. Giunge sul glande. Vedo la sua lingua scorrere lungo la corona del glande. Si sofferma per un attimo sul frenulo e lo lecca con la punta della lingua. Un attimo e vedo la sua bocca aprirsi ed avvolgere con le sue labbra il mio glande. Le sue mani vanno ad agganciarsi ai miei glutei e la sua testa si avvicina sempre di più al mio ventre; il mio cazzo, cm dopo cm, sparisce nella sua bocca. Inizia a pomparlo. Muove le labbra esercitando una pressione sul mio cazzo. Lo munge come fosse il capezzolo di una vacca. Senza aprire la bocca lo fa uscire e prima che esca del tutto lo fa riaffondare nella sua gola. Mi sta chiavando con la bocca. La mia resistenza &egrave fievole. Un paio di pompate e sento il piacere salire nel condotto uretrale. Non faccio niente per trattenerlo. Le metto le mani sulla testa e ne blocco il movimento. Un gemito e vengo. Uno, due, tre, quattro bordate di denso sperma vengono sparate nella bocca di Emma che le ingoia senza alcun problema. Poi libera il mio cazzo dalla prigione della sua bocca. Da un ultima leccata al glande pulendolo dei residui di sperma. Si solleva rimettendosi in posizione eretta e si siede sul letto.
‘Ne avevi parecchia. Mi hai allagata la bocca; ho faticato ad ingoiarla. Aveva un buon sapore anche se un pò salato. Mi &egrave piaciuto. Ora pensiamo al seguito. Vieni a stenderti sul letto che i giochi continuano.’
Ho le gambe che mi tremano; mi sento svuotato. Accolgo l’invito. Mi stendo di schiena sul letto. Lei si mette stesa di fianco su di un mio lato. Una sua mano va ad impugnare il mio scettro che ha perso la forza di stare dritto.
‘Per quello che devo fare &egrave meglio che questo stia ritto e duro; nelle condizioni in cui &egrave non serve. Ci penserà mamma Emma a tirarlo su.’
Comincia a smanettarlo. Non ci vuole molto. Il mio cazzo riprende vigore e si inalbera. Emma smette di manipolarlo. Mi scavalca con una gamba e si posiziona come se stesse montando su di una sella. Impugna il mio pomello e lo accompagna fra le grandi labbra. Comincia ad impalarsi. Una sensazione di tepore lo investe. Sto entrando nella pancia di Emma. Quando il mio pube si schiaccia contro il suo pube lei arresta la discesa. Mette le mani sul mio petto.
‘Allora? Che ne dici? Ti piace quello che la tua ‘mammina’ ti sta regalando? Ora ti cavalcherò fino a sfiancarti. Prima però ti darò un alimento che i puledri del tuo pari agognano a cibarsi.’
Porta le mani alla camicetta e sbottona i pochi bottoni rimasti ancora abbottonati. Poi la sfila e la getta sul pavimento. Mette le mani a coppa sotto le mammelle e le scuote.
‘Ecco. Ora sono completamente nuda. Spero che le mie gemellone siano di tuo gradimento.’
-Mamma devi vederle. Sono talmente grosse che fanno paura. Non ho mai capito come faccia a tenerle su. Eppure vincono la forza di gravita. Sembrano due ogive di una bomba. Ha dei capezzoli che sono grossi come nocciole e spiccano al centro di due larghe areole di colore caffellatte.-
Lei flette il suo busto in avanti e le sue tette si schiacciano sul mio viso. Si muove facendo ondeggiare le zizze come fossero campane. I suoi capezzoli sfiorano le mie labbra.
‘Su, apri la bocca che mammina ti da il latte. Vedrai come sono buone le mie zizze.’
Pippo e Emma 3

Alzo le mani e artiglio quelle fantastiche zizze; blocco il movimento da lei impresso ed aggancio con le labbra uno dei due capezzoli. Tenendolo fermo fra le labbra della mia bocca lo titillo con la punta della lingua. Con la punta delle mie dita dell’altra mano artiglio l’altro capezzolo e lo strizzo stringendolo fino a farle male. Emma lancia un grido di dolore misto ad un gemito di piacere.
‘Mi stai facendo male. Calmati. Le mie gemellone non scapperanno. Loro sono qui per te. Vogliono allattarti. Dai succhia.’
Invece l’istinto animalesco mi pervade. Stringo fra i denti il capezzolo che sta nella mia bocca e lo mordo strappandole un ulteriore grido di dolore.
‘Cosa ti &egrave preso? Mi fai male.’
Per un attimo abbandono il capezzolo e le rispondo.
‘Emma, scusami, ma &egrave più forte di me. Non riesco a trattenermi. Voglio, desidero mangiartele.’
‘Quando verrà il momento mangerai anche quelle di tua madre? Vuoi usarle violenza? Se queste sono le tue intenzioni ti dico che tu nel letto di tua madre non entrerai mai. Devi essere gentile con lei. Devi trattare il suo corpo con amore e vedrai che lei ti darà tutta se stessa. Anche l’anima. Dai riprendi a ciucciare le mie zizze e immagina che io abbia latte da farti bere. E non morderle più.’

-Ti giuro, mamma, che erano le sue zizze che volevo mordere. Volevo cibarmi della carne di quelle stratosferiche lune. Volevo che il mio corpo si arricchisse delle proteine che quelle grosse mammelle contenevano. Continuai a morderle ma con meno violenza. Lei ne fu contenta.-

‘Ecco; &egrave cosi che vanno trattate. Puoi anche morderle, ma lo devi fare con delicatezza. Mi piace come le mordi. Lo so. Tu vorresti che al posto mio ci fosse tua madre. Stai senza pensiero; se seguirai i miei consigli ti prometto che non passerà molto tempo che entrerai nel letto di tua madre e ne farai la tua amante.’
Nel mentre io sono alle prese con le sue lune lei comincia a cavalcarmi. Il mio cazzo entra ed esce dalla sua pancia con sempre più velocità. Emma mi chiava. Il suo galoppare diventa frenetico. Gemiti, ululati e grida accompagnano la sua galoppata. Si mette con la schiena dritta e porta le mani nei suoi capelli. I suoi occhi sono chiusi ed il suo viso &egrave rivolto verso il soffitto. Scuote la testa facendola dondolare come una campana.
‘Dio, Pippo, non credevo che sarei stata contenta di farmi chiavare da un ragazzo come te. Spero che verrai a trovarmi più spesso. Non preoccuparti per il tuo amico. Parlerò io a mio figlio. Marco capirà. Lascerà che tu venga a casa per soddisfare la mia voglia di te.’
Sono le sue ultime parole. Poi un lungo ululato pone fine alla sua galoppata. Sento il mio ventre bagnarsi. Abbasso lo sguardo verso il mio pube e vedo sgorgare dalla sua uretra uno schizzo di denso e giallognolo liquido. Sta godendo ed io insieme a lei. Le sto riempiendo la pancia della mia forza. Il suo corpo sembra attraversato da scosse telluriche. Poi si abbatte sul mio torace e le sue zizze si schiacciano contro il mio petto. Restiamo in quella posizione per diversi minuti durante i quali lei non smette di baciarmi e di sussurrarmi parole d’amore.
‘Sai, sono innamorata di te. Non credevo che potesse accadere. Una donna della mia età innamorarsi di un ragazzino. &egrave roba da manicomio.’
‘Emma, anch’io sono innamorato di te. Ti giuro che nemmeno per un attimo ho pensato che tu fossi mia madre. Io ho goduto sapendo che eri tu. Ti ho sempre desiderato fin dal primo giorno che ti ho vista e non credo di essere il solo a desiderarti. Credo che tutti gli amici e colleghi di tuo figlio anelerebbero ad entrare nel tuo letto e chiavarti.’
‘Lo so. L’ho sempre saputo. Quando vado a scuola a prenderlo o ad accompagnarlo sento i loro occhi spogliarmi. Ma il loro resterà un sogno e basta. Sei l’unico amico di mio figlio a potersi vantare di essere entrato nel mio letto. Mi auguro, però, che non lo farai; voglio dire vantarti di essere riuscito a chiavarmi. Sai, non &egrave bello per una donna sentirsi additata come una puttana. Mio figlio ne soffrirebbe. Io gli appartengo e da oggi, se vuoi, sarò anche tua.’
‘Non lo farò, voglio dire non mi vanterò. Certo che lo voglio. E non mi importa della tua età. Anche mia madre ha la tua stessa età ed io la voglio così come voglio te. L’unico mio assillo &egrave rappresentato da tuo figlio; non vorrei che mio odiasse. Io non voglio sottrarti a lui.’
‘Se mi asseconderai non mi sottrarrai a lui. Vedrai saremo una sola famiglia. Due torelli e due vacche in un’unica stalla.’
‘Che cosa intendi? Chi sarebbe la seconda vacca?’
‘Tua madre. Tu e Marco siete i due torelli mentre io e tua madre saremmo le vostre vacche. Pippo, le nostre due famiglie devono diventare una sola famiglia. &egrave da quando Marco mi ha incominciato a parlare di te e di tua madre che ci sto pensando e non vedo alternative.’

All’epoca del fatto papà era ancora presente. Mi premurai di dirglielo. Lei non si scompose. Disse che ci avrebbe pensato e che una soluzione si sarebbe trovata. Poi il destino ha lui trovato la soluzione. Da quel giorno non ho mai smesso di frequentare la casa di Marco e ne ho smesso di frequentare il letto di sua madre. Ecco come sono andate le cose fra me e la madre di Marco. Ti basta o vuoi sapere altro?

Fine del racconto di Pippo.

Gli accarezzo la testa; lo bacio sui capelli. Lui solleva il viso e mi guarda negli occhi.
‘Sappi, mio giovane tigrotto, che io ho sempre saputo che facevo parte dei tuoi perversi sogni ed aver ascoltato quella telefonata fu la conferma a quello che già sapevo. Solamente che non avevo messo in conto che il pensiero che mio figlio mi volesse cavalcare diventasse anche un mio folle desiderio e, come ben sai, quando mi portasti nella tua stanza e mi adagiasti sul tuo letto e ti stendesti sul mio corpo non ti respinsi e ne mi ribellai quando mi prendesti. Al contrario ti incitai a portare a termine l’opera iniziata. Da allora non mi sono più fermata. Non ti ho dato un attimo di tregua. Ti ricordi? Ero talmente folle ed infoiata che mi feci prendere anche con la presenza di tuo padre a poca istanza da noi. Vi ho amati entrambi e sognavo di avervi insieme nel mio letto. Si, mio bel cucciolotto, ero sul punto di dire a tuo padre del rapporto che avevo con te. Volevo dirgli che tu eri il mio amante e che lui ti accettasse non più solamente come figlio, ma anche come concubino della moglie. Il destino decise diversamente. Devi anche sapere che so anche dei desideri che il tuo amico ha nei miei confronti. So di piacergli. Me lo ha confessato. Vuoi che io lo ricambi del favore che sua madre ti ha fatto facendoti entrare nel suo letto? Vuoi che io lo porti a letto? Che mi faccia cavalcare? Veramente vuoi che Marco chiavi tua madre?’
‘Mamma, io non lo voglio e ne lo auspico. Sono geloso. Ma non so come fare. Emma, la madre ”
‘Lo so. Vuole che io la conosca; che io la inviti a venire a casa nostra. Mi ha telefonato.’
‘Ti ha telefonato? Avete parlato? Cosa vi siete detto?’
‘Niente di particolare. Abbiamo convenuto che io e lei dobbiamo fare conoscenza e che ci incontreremo ma da sole. L’appuntamento &egrave per domenica prossima a pranzo; ci incontreremo in città e poi ci sposteremo in un ristorante che lei conosce. Ha già prenotato.’
Resto senza parole.
‘Emma ti chiederà di unire le nostre due famiglie. A me piacerebbe vedere voi due gironzolare per casa e prendervi cura dei vostri figli. Mamma, ti prego, non rovinare tutto.’
‘E come potrei? Siamo due donne che amano i propri figli al punto di averli come amanti. Credo che sia giunto il momento che le nostre due famiglie si incontrino. Che vengano gettate le basi affinché diventiamo un’unica famiglia e per farlo bisogna che Marco trascorra una intera giornata con me sola. Quando devi incontrarti con Emma?’
‘Giovedì.’
‘Bene. Fai in modo di restare con Emma fino a venerdì mattina e dici a Marco di venire da me nella stessa giornata in cui ti incontrerai con la madre.’
‘Te lo vuoi scopare?’
‘Se dobbiamo essere una unica famiglia &egrave giusto che quello che ha l’uno lo abbia anche l’altro. Tu ti chiavi la madre e giaci nel mio letto; Marco frequenta il ventre della madre ed &egrave giusto che abbia la possibilità di far sostare il suo attrezzo fra le mie cosce; sarebbe meglio dire nella mia pancia.’
‘Mamma, ho sempre saputo che sei una donna di mentalità aperta, ma non ti facevo così ‘, così ”
‘Vuoi dire troia? Sei tu che mi hai fatto diventare una libertina. &egrave da quando mi portasti nella tua stanza e mi chiavasti che sono diventata una troia. La tua troia. Ti dispiace?’
‘No. Al contrario; il mio amore per te cresce ogni giorno di più.’
‘Allora datti da fare. Fammi vedere quanto &egrave grande il tuo amore per tua madre. Vienimi sopra e metti il tuo pistone nel mio cilindro e dai corrente al motore. Mettilo in moto e fai stantuffare il tuo pistone nel mio cilindro. Mammina tua ha bisogno di sentirti dentro la sua pancia.’
Mio figlio non si fa pregare. Rovescia il suo corpo sul mio e mi penetra. Facciamo sesso per tutta la notte. Il mattino dopo mi sveglio soddisfatta ed appagata. Pippo &egrave già uscito. Mi metto seduta con le spalle appoggiate alla testiera del letto e penso ad Emma ed a cosa le dirò. Il mio pensiero corre anche al prossimo giovedì ed al giovane puledro amico del mio torello.
Aspettando Marco
I miei pensieri sono occupati dal racconto che mio figlio mi ha fatto del suo primo incontro con Emma, la madre del suo amico, e di come questa gli abbia consentito di giacere fra le sue cosce adducendo a scusa che lo avrebbe aiutato ad entrare nel mio letto liberandolo dalla frustrazione del tabù dell’incesto. Devo dire che ci &egrave riuscita. Fu un giorno fantastico. Un giorno che attendevo da molto tempo. Rivivo ancoro il momento in cui mi sollevò con le sue forti braccia ed alla mia domanda su quali erano le sue intenzioni mi rispose che mi avrebbe portato nella sua camera dove avrebbe fatto quello che avrebbe dovuto fare già da tempo e cio&egrave possedermi. A nulla valsero le mie (per la verità molto deboli) rimostranze. Sapevo che prima o poi doveva accadere e la telefonata che ascoltai mi confermò quanto già avevo intuito. Ero in attesa di quel momento. Il mio corpo lo invocava. Desideravo che mio figlio mettesse in atto il suo proposito di portarmi a letto. Lo volevo. Raggiungemmo la sua camera e dopo avermi fatto togliere la vestaglia, mi posò, nuda, sul suo letto. Si spogliò e si distese sul mio corpo. Gli resi il compito più facile allargando le cosce in modo che il glande del suo cazzo si posizionasse fra le grandi labbra della mia infuocata vulva. Mi penetrò. Era tanto il desiderio di averlo dentro il mio ventre che godetti senza che lui si muovesse. Fu l’inizio della discesa nel regno della perversione assoluta. Feci di mio figlio il mio amante. Me ne innamorai. Lo consideravo il mio secondo marito e lo diventò realmente quando suo padre venne a mancare. Dormiamo nello stesso letto. Oggi Pippo &egrave il mio unico uomo. Sono anche un pò gelosa. Non dovrei esserlo perché so di essere il suo unico sole, ma quando mi parla della madre del suo amico e di quanto &egrave bella vado in fibrillazione. Personalmente non la conosco. L’ho, qualche volta, intravista fuori la scuola ma non mi sono soffermato a guardarla. Conosco, invece, molto bene suo figlio Marco. &egrave un meraviglioso ragazzo ed &egrave un frequentatore abituale della mia casa ed ogni volta che viene si presenta sempre con dei fiori ed insieme ad essi mi riempie di complimenti. Gli piaccio; mi corteggia e non fa niente per nasconderlo. La cosa mi eccita. Ci fu la famosa telefonata e ne ebbi la certezza. Non ero solo mio figlio ad avere desiderio di giacere fra le mie cosce. Anche il suo amico lo ambiva. Cominciai a pensarci. Poi ebbe inizio la storia con mio figlio e Marco andò ad occupare un angolo dei miei pensieri. &egrave stato Pippo, a farlo uscire dall’angolo con il suo racconto. Eccomi qui in attesa che il giovedì arrivi. Il telefono squilla. Alzo la cornetta.
‘Pronto? Chi c’&egrave’
‘Pronto signora sono Marco. C’&egrave Pippo?’
‘No. &egrave uscito. Lo troverai a scuola. Hai fatto bene a telefonare. Non sapevo come rintracciarti. Giovedì prossimo potresti venire a casa? Dovrei parlarti. Si tratta di una cosa molto personale. Saremo noi due soli. Pippo non ci sarà. Ti prego di venire al mattino, diciamo sul presto. Ci sarai?’
Un attimo di silenzio e poi la risposta.
‘Certamente, signora, pur di vederla, ci sarò.’
Qualcosa su cui farlo fantasticare dovevo pur dargliela.
‘Non te ne pentirai. A giovedì e non mancare.’
&egrave fatta. Il puledro &egrave al laccio. Non mi resta che domarlo. Mi alzo e mi vesto. Indosso una gonna larga con sopra una maglietta aderente. Calze nere rigorosamente nere ed autoreggenti. Niente reggiseno e niente mutandine. Con mio figlio sempre arrapato &egrave inutile indossarli. Le ore scorrono veloci. &egrave ora di pranzo; sono in cucina a preparare da mangiare. Sento la porta d’ingresso aprirsi. Il mio stallone &egrave tornato. Un minuto dopo lo vedo portarsi dietro di me. Mi abbraccia e mi da piccoli e veloci bacetti sul collo. Mi sento liquefare. Le sue mani mi accarezzano soffermandosi sulle mammelle. Il mio ventre &egrave investito da forti scosse. La mia passera lancia acuti miagolii. Come faccio a resistere?
‘Stai fermo con queste mani. Non hai fame?’
‘Oh, sì mamma. Io ho sempre fame ma di te. Lo sai non riesco mai a saziarmi.’
‘Stamane mi ha telefonato il tuo amico. Ti cercava. Ho approfittato e l’ho invitato a venire a trovarmi. Il giorno stabilito &egrave quello che abbiamo concordato: giovedì. Ho fatto bene?’
Lui mi circonda la vita con le braccia e mi stringe contro il suo corpo.
‘Allora hai deciso? Ti farai cavalcare da Marco e poi?’
‘Poi cosa? Se io, tu, Marco ed Emma, andremo a formare un’unica famiglia, e sono convinta che così sarà, dovrai abituarti a vedere il tuo amico frequentare il mio letto. Dovrai dividermi con lui. Cosi come io devo mettere da parte il pensiero che sei il mio uomo e che un’altra donna ti darà ospitalità nel suo letto. Tu già ti chiavi la madre del tuo amico. Lo stesso dicasi di Marco che &egrave da anni l’amante di sua madre. Io invece ho solo te. Prima c’era anche tuo padre. Mi bastavate. Non &egrave più così. Lo ritieni giusto? Non credi che dovrei poter usufruire degli stessi vantaggi che ha Emma?’
La stretta si fa più forte.
‘Mamma, il tuo discorso non fa una grinza. Il fatto &egrave che io sono geloso. Saperti fra le braccia di un altro mi crea non pochi problemi.’
Rovescio la testa all’indietro e cerco la sua bocca. Lo bacio infilandogli la lingua in bocca.
‘E credi che io non sia gelosa? Sapessi come ti ho odiato quando mi hai raccontato di quanto ti &egrave piaciuto sollazzarti con la madre del tuo amico e non puoi immaginare del come mi sono sentita quando mi hai detto di esserne innamorato e che hai continuato a frequentarla diventandone anche l’amante? Amore mio, il tuo amico non entrerà nel mio letto per ripicca nei tuoi confronti. A me Marco piace e lo tratterò come sua madre sta trattando te. Ognuno di voi due avrà due mamme da accudire e soddisfare i loro bisogni e necessità. Io ed Emma saremo le vostre donne; le vostre amanti e se volete anche le vostre mogli. Ed ora basta parlare di Marco e di Emma. Pensiamo a noi due. Che ne diresti se andassimo a letto?’
La proposta lo alletta. Sento la sua bestia impennarsi e scalciare contro il mio deretano.
‘Mamma &egrave da quando sono tornato che ci penso. Per tutta la giornata non ho fatto altro che desiderarti. Preferisco farlo qui. C’&egrave il tavolo. A te piace farti ingroppare sul tavolo.’
‘Vuoi farlo qui? Ci sto. Invece del tavolo mi metterò sul top della cucina. Però prima me la devi baciare e poi leccare. Voglio che me la mordi. E devi mordermi anche le zizze così come hai fatto con quelle di Emma. Devi portarmi all’orgasmo usando la tua bocca. Devi bere il mio miele. Solamente dopo potrai mettermelo nella pancia. Ti sta bene?’
‘Dio, che prospettiva. Quando te lo metterò nella pancia ti sbatterò fino a farti gridare dal piacere. Il mio batacchio si divertirà a martellarti il ventre. I rintocchi che usciranno dalla tua campana saranno una meravigliosa sinfonia. Dai mamma, spogliati e diamo inizio alle danze.’
Finalmente Marco.

E’ giovedì. Sono in tensione. Sono le due del pomeriggio. L’intesa con mio figlio &egrave che lui all’uscita dall’università sarebbe andato a casa di Marco mentre il suo amico sarebbe venuto a casa nostra. Mi sono preparata come se dovessi ricevere un mio spasimante. Cosa tra l’altro veritiera. Ho fatto una doccia e mi sono spalmata sul corpo olio profumato. Ho indossato un reggiseno trasparente con buchi al centro dove ho infilato i capezzoli in modo che possano esercitare una spinta contro la stoffa della camicia rossa tanto da essere notati. Sotto la gonna ho indossato uno striminzito tanga che a stento riesce a coprire, davanti, la mia folta foresta di peli e dietro ha solo un filino di stoffa che si insinua fra le mie opulenti natiche nascondendolo. Un paio di nere calze a rete sorrette da un reggicalze di merletto nero fasciano le mie tornite e bianche gambe e parte delle mie cosce. Ai piedi ho un paio di scarpe di colore rosso lucido e con un tacco da 12cm. I capelli sono sciolti e scendono sulle spalle. Mi guardo allo specchio e mi lancio un bacio. Poi con il telefonino mi scatto una serie di foto e le spedisco sul cellulare di mio figlio accompagnandole con una domanda.
‘Come sto?’
La risposta arriva in una frazione di secondo.
‘Peccato che nell’andare a casa di Emma ho visto il figlio arrivare al cancello della nostra villa altrimenti farei marcia indietro e ti dimostrerei tutto il mio gradimento prendendoti sull’uscio di casa. Mamma sei arrapante. Quando Marco ti vedrà gli verrà un infarto.’
Oh dio, Marco &egrave già qui? Fra poco busserà alla porta. Mi innervosisco. Mi precipito in cucina e mi verso ben due dita di cognac che bevo tutto di un fiato. Il campanello trilla. Eccolo. Passo le mani sul mio corpo, mi do una veloce sbirciata e vado ad aprire. Il giovane stallone mi &egrave davanti. Mi guarda con occhi fuori dalle orbite. Vedo i suoi occhi spostarsi dal mio viso al mio corpo. Si sofferma a guardare le punte dei capezzoli che spingono contro la stoffa della camicia che fascia il mio torace mettendo in evidenza l’abbondanza delle mie mammelle. Vedo la sua bocca muoversi ma non un suono gli esce. Il suo pomo di Adamo sale e scende a velocità sostenuta. Sta ingoiando aria. Prima che mi svenga lo soccorro.
‘Ciao, ti stavo aspettando; vieni entra.’
Lo prendo per mano e lo trascino in cucina; lo faccio sedere.
‘Credevo che saresti venuto prima invece hai tardato. Stavo per mettermi a tavola. Vuoi pranzare con me?
Finalmente la voce gli esce.
‘Signora sono venuto perché mi avete detto che avete necessità di parlarmi e, se proprio non vi da fastidio, accetto l’invito a pranzo.’
E bravo il torello. Si sta lanciando. Non &egrave come il suo amico che ha dovuto subire un ricondizionamento psicologico per arrivare ad entrare nella mia pancia.
‘Certo che mi fa piacere che resti. Adesso prima mangiamo e poi ci sposteremo nel salone dove ci sta un lungo e comodo divano dove potremo affrontare tranquillamente l’argomento che mi ronza nel cervello già da un bel po’ di tempo.’
Metto tutto quello che ho preparato sul tavolo e mi siedo alla sua sinistra. Lui lancia un veloce sguardo nell’apertura della mia camicia. Per facilitargli il compito decido di sbottonare altri due bottoni in modo che l’apertura diventi più ampia facendo sì che buona parte delle rotondità del mio seno siano ben visibili. Lui capisce la mia manovra e si agita sulla sedia e va alla ricerca di una più comoda posizione per meglio guardare nell’apertura della mia camicia.
‘Senti Marco, non chiamarmi ‘ signora -. Sono la madre di Pippo. Dammi del -tu- e chiamami con il mio nome: Lea. So che anche mio figlio chiama tua madre con il suo nome e so che c’&egrave molto intesa tra lei e Pippo. Ad esempio so che in questo momento, mentre tu sei qui con me, lui &egrave a casa tua.’
Diventa rosso.
‘Come lo sa?’
‘Me l’ha detto Pippo. So anche che viene spesso a trovare tua madre. In una settimana ci viene almeno due volte. &egrave così? Tu, invece non vieni mai a trovarmi. Quando lo fai c’&egrave sempre mio figlio. Mai una volta che vieni quando sono sola. Potresti chiamare ed io ti direi se sono o no sola. Ho dovuto io invitarti. Non dirmi che la mia presenza ti mette a disagio?’
Allungo una mano sul tavolo e vado a coprire la sua mano e gliela stringo. Lui risponde alla mia stretta stringendo le sue dita intorno alla mia mano.
‘Ecco; &egrave così che voglio che tu faccia. Ora ti faccio una domanda e spero che tu mi risponda con sincerità. Io ti piaccio? Te lo chiedo perché sono anni che mi fai una corte spietata. Mio marito era ancora di questo mondo quando mi sono accorta che ero oggetto dei tuoi pensieri. Poi un giorno sentii per sbaglio una telefonata fra te e mio figlio ed ebbi la conferma. In seguito, quando un certo affare fra me e Pippo andò a felice conclusione, parlando del più e del meno, mio figlio mi disse che tu desideravi entrare nel mio letto; che eri innamorato di me. &egrave vero o mi sono inventata tutto? Io credo di no e sai perché? Sappi che io so di te e di tua madre cosi come so che tu sai del rapporto che esiste fra me e mio figlio. So che sei stato tu a parlare a tua madre del desiderio di mio figlio di entrare nel mio letto e di giacere fra le mie cosce e so anche che &egrave stata tua madre a convincere Pippo a portarmi a letto. Quindi non meravigliarti e non spaventarti. Io so tenere un segreto. Veniamo a noi due. Dal come ti aveva descritto mio figlio ho creduto che prima o poi ti saresti proposto. Io ti aspettavo. Desideravo sentirti dire che mi volevi. Lo sognavo. Invece niente. Hai continuato a struggerti d’amore per me e mai ti decidevi a dirmelo. Con tua madre non hai impiegato molto tempo. Con me cosa ti tratteneva? Qual’era l’ostacolo? Non certamente mio figlio; fra di voi parlavate. Sapevi che, nonostante la presenza di suo padre, Pippo era il mio amante. Allora qual &egrave stato il motivo che ti impediva di dichiararmi il tuo amore per me? Mio marito? Non credo. La differenza di età? Tua madre ha i miei stessi anni e non hai problemi a stantuffare il tuo pistone nel suo cilindro. Ne sei diventato l’amante. Cosa ti impedisce di dirmi che desideri che io diventi la tua donna così come lo &egrave tua madre? Dimmelo.’
Diventa bianco e ritrae la sua mano dalla mia. Mi guarda negli occhi con una luce piena di desiderio nei miei confronti. Si, Marco mi vuole ed io oggi sarò sua.
‘Lea &egrave vero, sono innamorato di te. Tu sei sempre stata nei miei sogni. Pippo lo sa ed anche mia madre sa che io ti amo. Gliene ho parlato. Con te invece ho avuto timore a dirtelo. La presenza di tuo marito mi impediva di dichiararti il mio amore. Poi tuo marito &egrave sparito ma &egrave subentrato il timore di un rifiuto. Sapevo di te e di tuo figlio e credevo che il fatto di essere diventata l’amante di Pippo ti avrebbe portata a negarti.’
‘Sei uno stupido. Tua madre &egrave la tua amante e questo non le impedisce di far entrare nel suo letto il tuo amico e per quanto ne so le piace e ne &egrave innamorata tanto da progettare l’unione delle nostre due famiglie in modo da non ricorrere più a sotterfugi per poter usufruire dei tuoi e suoi favori. Mi dici perché per me dovrebbe essere diverso. Tu mi piaci; mi sei sempre piaciuto. Ti voglio nel mio letto cosi come mio figlio entra nel letto di tua madre. Marco mi piacerebbe che tu non fossi solamente l’amico di mio figlio ma che fossi anche il mio amante.’
Il ragazzo &egrave disorientato. Si agita. Non si aspettava il mio attacco.
‘E tuo figlio?’
‘Non crearti preoccupazioni che non hanno ragione di esistere. Pippo sarà sempre il mio uomo così come tu lo sei per tua madre nonostante si faccia cavalcare da mio figlio; in questo momento il tuo amico &egrave di sicuro nel letto di tua madre. I due si stanno sollazzando e non a nostra insaputa perché tu ed io sappiamo che oggi sarebbe stato il nostro giorno e loro due lo sanno. Siamo in quattro ad averlo deciso. Dimmi che non &egrave così e puoi lasciare questa casa e nulla fra noi due &egrave stato detto. Ora vado in camera da letto. Se mi raggiungerai saprò che hai superato le tue paure e che sei pronto a frequentare il mio letto così come mio figlio frequenta il letto di tua madre.’
Mi alzo dalla sedia e mi avvio verso l’uscita della cucina. Raggiungo la mia camera e vado a sedermi nella poltrona e resto in attesa. Ho lasciato la porta aperta. So che verrà.
Marco mi ama

L’attesa non dura molto. Lui &egrave nel vano luce della porta della mia stanza. Mi sta guardando. Mi alzo e gli vado incontro. Gli prendo le mani ed indietreggio con lui che mi segue. Arrivata al centro stanza mi fermo. Lo attiro contro il mio corpo.
‘Sapevo che saresti venuto. Ti sto aspettando già da molto tempo. Se i ricordi non mi tradiscono credo che sono trascorsi più di due anni da quando hai cominciato a manifestare il desiderio di avermi. Ti facevo più intraprendente. Purtroppo voi giovincelli, con donne della mia età, vi fate prendere dall’ansia e dalle paure e non riuscite a vedere ciò che &egrave sotto i vostri occhi. Ora sei qui e certamente non ti lascerò andar via se prima non mi avrai dato ciò che mi aspetto tu mi dia. Quindi datti da fare.’
Lui indietreggia di un passo e ritira le sue mani dalle mie.
‘Spogliati. Ti voglio vedere nuda. Veglio vedere come sei fatta.’
Non mi faccio pregare ulteriormente. In un lampo mi tolgo prima la camicia e poi la gonna. Resto con l’intimo, le calze e le scarpe. Intanto i miei capezzoli, al contatto con l’aria fresca, si sono intirizziti ed induriti. Sto dritta davanti a lui. Si avvicina. Alza le mani e le poggia sulle mie mammelle. Con le dita artiglia i capezzoli e li strizza. Miagolo.
‘Allora sono come mi hai immaginata?’
Senza smettere di torturare i miei capezzoli mi risponde.
‘Se vuoi una risposta devi toglierti tutto.’
‘Ti va bene se tolgo solo il reggiseno e il tanga? Sai mi sento più eccitante se tengo le calze, il reggicalze e le scarpe. Intanto perché non ti spogli anche tu? Anche a me piacerebbe vedere come sei fatto.’
‘Ok; purché dopo ti siedi sulla poltrona ed accavalli le gambe sui braccioli.’
Hai capito il porcellino? Vuole godersi lo spettacolo della mia ‘funny’ in primo piano. Sta diventando audace. Credo proprio che mi farà divertire. Del resto ha avuto un ottima maestra: sua madre, la stessa che ha svezzato ed addestrato mio figlio a superare i suoi blocchi psicologici. Vado a sedermi sulla poltrona ed assumo la posizione da lui chiestami. Ho il culo sul bordo della seduta e le cosce a cavallo dei braccioli della poltrona. Ho le cosce allargate. Uno spiffero investe la mia passera. Sposto i miei occhi su Marco. &egrave nudo. &egrave come l’ho immaginato. Ben piantato e con un fisico da antico guerriero spartano. Si muove avvicinandosi. Il mio sguardo si sposta sul centro del suo inguine. Uno splendido e nerboruto randello si erge fra le sue cosce. &egrave dritto e punta nella mia direzione. La mia mente vola. Mi vedo, girata con le ginocchia sulla seduta della poltrona; assumere la posizione ‘alla pecorina’ e offrirgli la mia passera che alla vista della clava sta cinguettando a pieni polmoni. Torno sulla terra e lo vedo inginocchiato fra le mie cosce con la testa fiondata sulla mia miciona. La sta baciando. Gli metto le dita fra i capelli e lo costringo a sollevare la testa ed a guardarmi. I nostri occhi si incrociano. Nei suoi vi leggo bramosia.
‘&egrave questo quello che hai sempre sognato di fare? Baciarmela? Solamente o vuoi anche altro? Ti piace così tanto? Non credo che sia molto diversa di quella di tua madre.’
‘&egrave vero. Non &egrave diversa da quella di Emma. Ma ho desiderato baciartela fin da quando ti ho conosciuta. Sì, mi piace. Hai una figa bellissima. Sei una pelosona come mia madre e questo ti rende più desiderabile e più eccitante. Non voglio solo baciartela; voglio anche mangiartela. Voglio leccartela fino a farti godere. Voglio bere il miele direttamente dal favo che sta fra le tue cosce e quando mi sarò dissetato ti prenderò e ti sbatterò fino a farti gridare dal piacere.’
Dio che prospettiva. Le sue parole mi rimbombano nella cervello e mandano segnali guizzanti al mio ventre che da il là ai ricettori della mia vagina che non aspettava altro per mettere in funzione i suoi punti secernenti il piacere. In un attimo la mia passera si tramuta in una sorgente. Le pareti vaginali espellono grosse quantità di umori che diventano una cascata e colano verso l’esterno dove trovano la lingua di Marco pronta a lappare ed ingoiare il prodotto che la mia sorgente di vita sta eruttando. Sento la sua lingua guizzare veloce tra le grandi labbra della mia polposa vulva. La sa usare. Ha un modo magistrale di leccarmela. &egrave lo stesso che usa mio figlio quando viene a dissetarsi fra le mie cosce. Entrambi hanno frequentato la stessa scuola e la maestra &egrave la stessa e si chiama Emma. Devo necessariamente conoscerla. Intanto il mio compagno continua nella sua azione. I miei ricettori cerebrali si stanno deliziando. Raggiungo un primo orgasmo. Vengo e riverso nella bocca del mio amante tutto il mio piacere. Lo sento deglutire. Lo sta ingoiando e questo mi rende più felice. Nitrisco e grido.
‘Sì. Vai così. Ti piace? Ne vuoi ancora? Sei bravo nell’uso della lingua. Non smettere.’
Intanto il mio clitoride &egrave uscito dal cappuccio e si &egrave inalberato per tutta la sua lunghezza. Marco deve averlo visto perché la sua lingua abbandona la fessura fra le grandi labbra e riversa la sua attenzione sul glande del clitoride. Lo pennella con la lingua facendola vibrare su tutta la superficie del mio piccolo cazzetto. Un lungo ululato mi esce dalla gola e si perde nella stanza. Porto le mani sulla sua testa e la spingo contro il mio ventre. Lui sa quello che voglio. Con le labbra avvolge in un dolce abbraccio il mio clitoride e comincia a succhiarmelo. Mi fa un pompino. &egrave quello che desideravo facesse. Il mio corpo viene attraversato da una scarica elettrica. Mi agito e spingo il pube verso la sua testa.
‘Oh dio! Marco. Sei un ciclone. Mi stai distruggendo. Mi sento impazzire. Ecco, sììììì, sono pronta. Vengoooo!’
Ancora una volta il mio piacere va a riempire la bocca del mio amante. Lui la beve come fosse miele. Poi usa la lingua per lappare i residui del mio orgasmo e quando ritiene che la mia passera sia sufficientemente libera dalle mie secrezioni si rimette in piedi.
‘Dove vai? Non credere di aver finito. Questo &egrave stato l’antipasto. Ora passiamo al primo piatto. Devi usare il tuo batacchio e far suonare la mia campana. Marco voglio che tu mi chiavi.’
‘Non avevo nessuna intenzione di scappare. Mi hai dato da bere e mi sono dissetato. Come ti ho già detto ora ti prenderò e ti sbatterò fino a demolirti. Dai, scendi dalla poltrona; mettiti sul letto; stesa ed a pancia sotto.’
‘Che intenzioni hai?’
‘Tu fallo e vedrai che ti piacerà.’
Mi stendo sul letto a pancia sotto. Lui si distende sulla mia schiena. Sento la pressione del randello contro il mio culo.
‘Allarga le cosce.’
Eseguo. Il suo cazzo scivola fra le mie chiappe. Il suo glande entra in contatto con il mio buchetto posteriore. ‘Cosa vuoi fare? Se hai intenzione di mettermelo nel culo &egrave meglio che ci ripensi. Se solo ci provi te lo taglio.’
‘Lea tu hai un culo fantastico. Mi piacerebbe sfondartelo ma non lo farò senza il tuo consenso. So che prima o poi sarai tu a volerlo. Oggi mi accontento di chiavarti standoti dietro. Noi due oggi siamo due animali. La mia bestia entrerà in te attraverso il tuo ventre.’
Ed &egrave l’animale che entra nella mia pancia. Il suo cazzo, favorito dalla vischiosità delle pareti della mia vagina, lentamente scivola nel mio corpo. Giunge a fine corsa. Il suo pube &egrave schiacciato sui miei glutei. Il suo glande &egrave in contatto con la cervice del mio utero. La spinta si arresta. Mi abbraccia infilando le sue mani tra il mio corpo e le lenzuola; le aggancia alle mie mammelle; le impasta. Con le dita artiglia i capezzoli e li strizza. Mi bacia la nuca. Vado in fibrillazione.
‘Lea ti amo. Sapessi quanto ho sognato questo momento. Avevo perso la speranza di chiavarti. &egrave stato tuo figlio a mantenere in vita la fiammella del mio amore per te. Mi mancava il coraggio di propormi. Pippo mi diceva di non perdere la speranza. Lui &egrave sempre stato fiducioso. Diceva che prima o poi noi due ci saremmo incontrati. Che tu mi aspettavi.’
&egrave vero quello che dice. Pippo sapeva del mio desiderio di stringere il suo amico fra le mie cosce. L’incontro con il mio giovane puledro l’ho concordato con il mio amante. Non &egrave tradimento perché lui, mio figlio, sa della mia bramosia di farmi cavalcare dal suo amico.
‘Non parlare. Finalmente sei qui e mi stai dando quello che ho sempre sognato tu mi dessi. Su, gira la chiave e dai corrente al motore; fallo funzionare; fammi sentire tutta la potenza del tuo pistone.’
Ed &egrave un martello pneumatico che sento martellare la mia incandescente vagina. Me la sta sfondando. A mia memoria mai sono stata presa nella posizione in cui mi sta prendendo Marco. Non lo hanno fatto gli uomini che ho avuto nel corso della mia vita; ne lo ha fatto mio marito e non lo ha fatto nemmeno mio figlio.
‘Sìììì; bravo; dai; vai avanti così; picchiala più forte, falla piangere, puniscila. &egrave così che la devi sempre trattare. &egrave una viziosa e degenerata.’
Marco muove il suo cazzo nel mio corpo in modo magistrale. I ricettori erogeni del mio corpo sono al massimo della loro potenza. Sono sul punto di esplodere. Ancora un secondo e sento l’orgasmo sopraggiungere. Grido e squirto. Svengo.
Quando riprendo conoscenza prendo coscienza di quanto &egrave avvenuto. Io, una donna che ha da poco superato i 40 anni perdere il senno accoppiandosi con un giovincello di 20 anni e svenire per il raggiunto apice del piacere. Non &egrave la prima volta. Già mio figlio mi ha fatta svenire e non una sola volta. Con gli occhi cerco il mio amante. Lo vedo che &egrave seduto sul letto e con le spalle appoggiate alla testiera del letto. Mi sta guardando. Mi giro su un fianco. Allungo una mano e l’appoggio sul suo torace. Lo accarezzo.
‘Marco, mi ami?’
‘Sì.’
‘Non ti importa che ho il doppio dei tuoi anni. Sono una ‘vecchia’.’
‘Lea, sei vecchia cosi come lo &egrave mia madre. Avete la stessa età. Eppure siete due belle donne. La vostra bellezza &egrave invidiata da molte ragazze della mia età ed anche da quelle più giovani. Per non parlare degli uomini. Quando vi vedono vi mangiano con gli occhi. Io e tuo figlio godiamo nel vederli dannarsi per avervi. E sai perché? Loro non sanno che voi siete nostre e mai lo sapranno.’
‘Non sei geloso di tua madre? Va a letto con mio figlio.’
‘E allora? Cosa c’&egrave di strano. Non sono io nel letto di sua madre? Come vedi l’età non conta. A tuo figlio piace mia madre e lei &egrave contenta quando Pippo la cavalca.’
‘Vuoi dire che non sei nel mio letto per vendicarti di mio figlio?’
‘Mai. Tu mi piaci e sono innamorato di te. Però sono anche innamorato di mia madre tanto da esserne l’amante. E da quello che so anche tuo figlio &egrave il tuo amante e questo non gli impedisce di sollazzarsi con mia madre. Lea noi quattro dovremmo essere una sola famiglia.’
‘&egrave quello che ha detto anche tua madre a mio figlio; penso proprio che cosi sarà. Devo necessariamente conoscere tua madre.’
Ho ancora il resto del pomeriggio e l’intera notte per completare la conoscenza del puledro che giace al mio fianco e domarlo. &egrave ora che mi dia una mossa. Il rodeo ha inizio. Il puledro dimostra di essere indomabile, ma io sono una giumenta che la sa lunga sulle galoppate e sul come sfiancare il mio cavaliere. &egrave quasi l’alba quando il guerriero cede le armi e si arrende. Ce l’ho fatta. L’ho domato. Marco &egrave mio.
Sono i raggi del sole a svegliarmi. Guardo l’orologio. Sono le 11. Accidenti &egrave tardi. Il cervello va in funzione ed il ricordo delle ore trascorse si materializza nella mia mente. Mi guardo intorno. Nel letto sono sola. Ho forse sognato? Non può essere. Sono spossata e questo mi capita solo quando trascorro intense e travolgenti ore di sesso, chiamiamolo, selvaggio. Ma dov’&egrave il mio amante? Sul cuscino, al lato del mio capo, c’&egrave un biglietto. Lo prendo e leggo.
‘Lea, amore, non ti ho svegliata perché ho visto che dormivi profondamente. Scusami, ma vado via. Non voglio che il tuo convivente, tuo figlio, mi trovi ancora qui quando torna. Fra le tue braccia ho trascorso ore da mille ed una notte. Ti amo e mi auguro che ci saranno altri momenti come questi.’
Di questo il mio giovane stallone può esserne certo. Ho già in mente il come il suo desiderio di avermi ancora possa realizzarsi. E non c’&egrave nemmeno il bisogno di scervellarsi. Basta concordare con il mio concubino che quando lui va a trovare Emma, il figlio di questa viene a trovare me. &egrave una soluzione provvisoria e durerà fino a che le nostre due famiglie si uniranno sotto un unico tetto. Sì, &egrave la giusta soluzione. Mi rotolo sul letto e avvolgo il mio corpo nel lenzuolo. Sono contenta. Ho un figlio che mi ama ed &egrave il mio concubino e da questa mattina ho anche l’amante. Il cervello comincia ad appannarsi e prima di sprofondare nuovamente nelle braccia di Morfeo una figura di donna mi si para davanti. So chi è non vedo l’ora di conoscerla. Una nuova notte ha inizio

&egrave pomeriggio inoltrato. Una dolce sensazione mi pervade il corpo. I miei capezzoli sono induriti e rispondono alle lappate che la punta di una lingua li sta facendo oggetto delle sue attenzioni. Apro gli occhi e vedo la testa di mio figlio che si sposta da una mammella all’altra. Gli metto una mano sulla testa e lo spingo contro le mie zizze.
‘Da quando sei qui a leccarmi i capezzoli? Mi piace molto il modo in cui mi hai svegliata.’
Lui smette di baciarmi le tette e mi guarda.
‘Mamma, avevi le tette al vento e mi sono eccitato a guardarle; sono talmente belle che non ho resisto. Dimmi di quello che hai combinato con Marco. Lo hai portato a letto? Avete fatto sesso? Ti ha chiavato? Ti &egrave piaciuto?’
‘&egrave stato magnifico. Ho trascorso delle ore da mille ed una notte. Mi sono divertita molto. Sappi che oltre te ho un nuovo amante: il tuo amico Marco. Sarò la sua Milf come Emma &egrave la tua. Abbiamo concordato che verrà a trovarmi ogniqualvolta tu andrai a sollazzarti con sua madre. Ti dispiace?’
‘Perché dovrebbe dispiacermi. &egrave vero. Non ti nascondo che ti vorrei solamente per me; vorrei essere solamente io l’unico uomo che ti sbatte, ma, conoscendoti, devo accettare che anche Marco sia il tuo amante.’
‘Anch’io vado in tilt quando so che ti stai sollazzando con la madre. Non mi sono fatta chiavare dal tuo amico per ripagarti della stessa moneta. A me Marco piace e sentire la sua bestia frugare il mio ventre mi manda in estasi. &egrave un bravo cavallerizzo. Del resto non può essere diversamente dal momento che tu e lui avete frequentato la stessa scuola ed avete avuta la stessa maestra. A questo proposito ti comunico che ho deciso di conoscerla. Ora fatti da parte; fammi alzare; ho fame e non c’&egrave niente di pronto.’
‘Non preoccuparti. Sapevo che il giostrare con Marco ti avrebbe fatta dimenticare di preparare da mangiare. Ho io ordinato al ristorante più vicino il pranzo; dovrebbe già essere qui. Devi solo indossare qualcosa perché vestita della tua sola pelle a tavola saresti indecente.’
Rido e gli allungo uno scappellotto.
‘Però all’amico che abita fra le tue cosce piace la mia indecenza.’
In quella il trillo del campanello di casa.
‘E’ arrivato il pranzo. Vai ad aprire. Intanto io indosso la vestaglia e ti raggiungo in cucina.’
Siamo a tavola seduti uno di fronte all’altra. La vestaglia che indosso &egrave completamente aperta sul davanti e le mie mammelle si mostrano in tutta la loro bellezza agli occhi di Pippo che le guarda con occhi carichi di bramosia. Quello sguardo da lupo arrapato mi rende felice. Un formicolio mi sale lungo la schiena e raggiunge le mie parti cerebrali. I miei capezzoli si induriscono. Un pigolio si manifesta fra le mie cosce. La passera sta pigolando.
‘Pippo, perché non ti avvicini? Sembriamo due estranei.’
‘Mamma, se ti vengo vicino il pranzo va a farsi benedire. Io ho fame e sono anche stanco. Non sono in grado e nemmeno nelle condizioni di affrontare una cavalcata; tu ne resteresti delusa ed a me dispiacerebbe. Mi spieghi come fai a recuperare così in fretta. Poco fa, quando ti ho svegliata, mi &egrave parso di capire che non avevi più forze. Invece eccoti pronta a lanciarti in una lunga galoppata con tuo figlio che ti fa da cavaliere.’
‘&egrave l’amore che sento per te che mi mette in ebollizione gli ormoni. Quando mi sei vicino la mia puledra scalpita ed ha bisogno che il suo puledro preferito la monti e la faccia galoppare.’
‘Se ti facessi vedere le condizioni in cui mi riduci il solo guardare le tue favolose zizze diresti che quello che ho detto non corrisponde al vero. Eppure &egrave così. La voglia di montarti c’&egrave. &egrave la forza che mi manca. Emma mi ha spompato. Mi ha distrutto.’
‘Ho capito. Oggi &egrave nisba. Mangiamo e poi a guardare la TV.’
Dopo aver pranzato andiamo nel salone. Io mi siedo sul divano e lui si sistema in una poltrona. Ho con me il cordless; compongo un numero.
‘Pronto? Marco, sei tu? Mi passi tua madre.’
Un attimo di attesa e poi la voce di Emma.
‘Sono Emma; con chi parlo?’
‘Sono Lea, la mamma di Pippo. Le telefono perché desidero conoscerla. Mio figlio parla molto di lei e del come si sente bene quando &egrave in sua compagnia. Anche Marco, vostro figlio, mi decanta le sue virtù. Entrambi sono entusiasti delle attenzioni che lei dedica loro e così mi &egrave venuta la voglia di conoscere la donna che tanto entusiasma i due giovincelli.’
Silenzio. Poi la voce di Emma. &egrave calda.
‘Sa, signora, anche a me &egrave venuta voglia di conoscerla. Pippo suo figlio e Marco mio figlio non fanno altro che magnificare le sue qualità di donna: aperta e moderna. Se lei &egrave d’accordo potremmo vederci domenica.’
‘Sono d’accordo. Ci vediamo domenica in piazza. C’&egrave un bar. Ci vediamo lì. Non prenda altri impegni perché ho intenzione di sequestrarla per l’intera giornata. Le va bene?’
‘Sì. Abbiamo molto di che parlare e penso proprio che un giorno non basti. A domenica.’
La telefonata si chiude. Mio figlio mi sta guardando.
‘Hai sentito? Domenica mi vedrò con la madre di Marco. &egrave il primo di una serie di incontri che intendo avere con la tua milf. Hai niente in contrario?’
‘Se il proposito &egrave quello di arrivare ad un’intesa che unisca sotto un unico tetto la nostra e la sua famiglia perché dovrei essere contrario a che vi conosciate.’
Dopo circa un’ora di televisione, stanca di guardare spettacoli insulsi e pieni di pubblicità, decido di andare a letto. Anche perché domani, essendo sabato, devo prepararmi all’incontro con Emma. Verso mezzanotte Pippo mi raggiunge. Si spoglia e, nudo, si rannicchia dietro di me che sono nuda. Andare nuda a letto &egrave mia abitudine. Dopo una decina di minuti sento una pressione contro una delle mie natiche. So di cosa si tratta. Lo stavo aspettando. Marco mi ha spossata ma quando mio figlio &egrave alla mia portata il mio corpo si ritempra ed &egrave quello che mi sta accadendo. I miei capezzoli si sono induriti ed il mio ventre sta miagolando. La voce di mio figlio.
‘Mamma, sei sveglia?’
‘Sì. Cosa c’&egrave?’
Silenzio. Capisco.
‘Hai voglia?’
‘Sì mamma.’
Alzo una gamba e porto una mano fra le cosce; afferro il suo cazzo; lo guido fra le mie natiche e faccio in modo che il grosso glande si posizioni fra le mie grandi labbra.
‘Dai spingi. Fallo entrare.’
‘Non ti da fastidio averti svegliata per le mie voglie?’
‘No. Lo sai; le tue voglie sono anche le mie. Io per te sono sempre pronta a soddisfare le tue necessità. Eppoi piace anche a me sentire che mi desideri. Dai entra. Il mio nido &egrave pronto a ricevere il tuo uccellino. Quando &egrave tutto dentro non muoverti. Lascia che sia io a condurre il gioco. Abbracciami e stringimi contro il tuo corpo. Voglio che le tue mani si ancorino alle mie tette. Me le devi strizzare.’
Una spinta ed il cazzo di mio figlio affonda per tutta la sua lunghezza nel mio ventre. Intanto le sue braccia mi hanno circondato il torace e le sue mani hanno artigliato le mie zizze e le stanno pastrugnando; le sue dita stanno torturando i miei capezzoli. La mia passerotta emette pigolii sempre più forti. Il sangue che attraversa le vene del cazzo di mio figlio, pulsa in modo incredibile e le pareti della mia vagina ne sentono i battiti. Metto in azione i muscoli vaginali e li comprimo sulla grossa clava che mi sta riempiendo la pancia. La sto mungendo. Pippo geme.
‘Dio, mamma, cosi mi fai morire.’
‘Sapevo che ti sarebbe piaciuto. Lasciati andare. Vedrai che alla fine ti sentirai meglio.’
Porto una mano fra le cosce a vado a coprire i suoi testicoli che accarezzo con delicatezza.
‘Mamma, ti amo.’
‘Lo so. Guai a te se così non &egrave. Tu sei mio. Ora arma il tuo fucile e spara la tua forza nella mia pancia.’
Un’altra notte all’insegna dell’amore sta per iniziare.

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