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Racconti erotici sull'Incesto

Mamma con addosso quella vestaglia azzurra, così trasparente

By 12 Settembre 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Questa storia affonda le radici nella mia adolescenza. Era il pomeriggio di un 2 novembre freddo e piovoso ed io e il mio migliore amico ce ne stavamo a giocare in camera mia, come quasi tutti i pomeriggi.
Eravamo ancora ragazzini e con i primi pruriti. Lui di due anni più piccolo di me. Vicini di casa e quindi compagni di giochi.
Non esisteva ancora internet, quindi si giocava ai videogiochi con il famoso “commodore” e fra un gioco e l’altro spesso i discorsi cadevano su un’altra nostra passione comune: le donne. 
Forse anche per via della nostra tenera età, ma le mature erano le più indicate. Si iniziava a scoprirle proprio in quegli anni, nei pomeriggi trascorsi insieme, magari spulciando le pagine di intimo del postalmarket o delle riviste con qualche pubblicità in qui si vedeva o intravedeva una tettina. Il porno non era così diffuso come ai giorni nostri.
Proprio quel pomeriggio del 2 novembre sentivamo le nostre palline prudere non poco. Così i nostri argomenti sono capitolati sulle mammelle. E su due mammelle in particolare: quelle di mia mamma. 
Già, perché lei all’epoca era una splendida quarantenne con una quinta di seno spettacolare. Sembrava avere due bombe piene di latte pronte ad esplodere da un momento all’altro. A completare l’opera c’erano due capezzoloni che sembravano due micce piazzate proprio lì, al centro di ciascuna tettona, di un rosa scuro che dava sul nocciola, belli lunghi e pronti ad essere accesi per far brillare quelle enormi bombe.
Io gliele vedevo spesso, molto spesso, e quindi potevo parlarne da vero esperto dell’argomento. Contrariamente alla mia, la mamma del mio amico invece non era assolutamente ben messa con il suo apparato mammario. Era la classica tavola da surf. Capezzoloni grossi, sì, forse più grossi di quelli della mia. Ma senza bombe da far esplodere. Solo due piccole protuberanze.
Potete quindi immaginare come il mio amico fosse particolarmente attratto da mia mamma come lo ero anch’io, del resto. Ed io approfittavo spesso della cosa. Mi piaceva sapere che gli altri si eccitavano su mia madre e quel contesto di quel pomeriggio del 2 novembre di moltissimi anni fa era proprio la situazione ideale per dar alito a questa frenesia.
Quindi vi chiederete cosa sia successo. Come dicevo eravamo in camera mia, con la porta chiusa alla quale per sicurezza avevo precedentemente dato anche un giro di chiave. Cominciammo a parlare delle tettone di mia mamma, di quanto erano grosse e di come spesso in casa mi passava davanti senza alcuna copertura, sfoggiandole e facendole ballonzolare per ogni dove. A quel punto, quando eravamo al culmine dell’eccitazione, gli ho chiesto di raccontarmi una fantasia molto porca su di lei. 
“Dai, raccontami qualcosa di spinto”, gli feci. Lui sul principio era titubante. Poi, dietro le mie insistenze ha cominciato a sciogliersi. E così comincia a parlarmi di un episodio ambientato proprio nel mio ambiente domestico. Era un suo racconto di fantasia ma che poteva anche essere reale da come lo raccontava.
Ecco il racconto/fantasia del mio amico: “Un pomeriggio sono venuto a cercarti a casa, come di consueto per giocare insieme. Suono il campanello e pochi secondi dopo si spalanca il portone. Davanti a me si presenta tua madre dicendomi che in quel momento non eri in casa. Io volevo andar via ma lei ha insistito nel farmi entrare ed aspettarti perché da lì a poco saresti ritornato. Quindi mi accomodo sul divano in salotto. Lei stava in piedi di fronte a me. Continuava a guardarmi e io la guardavo. A un tratto non ho resistito dal farle notare che indossava una lunga vestaglia azzurra, e così le ho detto – MA, SIGNORA, LEI HA ADDOSSO SOLO UNA VESTAGLIA – e lei mi risponde – E ALLORA? CERTO, PERCHE’? COSA DOVREI AVERE SE NO? – ed io continuo a dire, balbettando – MA… SIGNORA… NON SO, DEI VESTITI NORMALI INVECE DI QUESTA VESTAGLIA, COSI’ TANTO OTRASPARENTE… – e lei – E CON QUESTO? DICI CHE TRASPARE? – ed io – SI’ CERTO, SIGNORA, E SI VEDE TUTTO QUELLO CHE C’E’ SOTTO – ed a quel punto lei mi dà il colpo di grazia – ALLORA MEGLIO TOGLIERLA – ed in un attimo scioglie la vestaglia che era legata con un nastrino sottile, la apre sul davanti gonfiando gli enormi seni e lasciando scivolare dalle spalle quel sottile indumento lasciandolo cadere giù per terra.” 
Qui il suo racconto si interrompe un attimo e mi chiede, dicendomi che era eccitatissimo come non gli era mai successo prima, se si poteva masturbare mentre continuava a raccontare quella sua storiella di fantasia. A quella sua richiesta anch’io mi sono eccitato come non mai e, ovviamente, ho acconsentito che si smanettasse il suo gingillino mentre era concentrato sulle mammelle di mamma. Quindi, senza più guardarlo, mi voltai su di un fianco con lo sguardo rivolto verso il mio letto e limitandomi ad ascoltare cosa continuava a raccontarmi mentre si eccitava sempre più. 
Così riprende il racconto: “Mi si presenta così, completamente nuda, con due mammelle turgide e bianche come il latte che mi fissano dritto negli occhi. Le areole divergevano verso l’esterno, scure e perfettamente rotonde, con al centro due capezzoloni dritti e lunghi, grossi come le mie dita. Poi abbasso gli occhi sulla sua pancia, sui fianchi, e infine sul bacino. Le vedo il pelo. Pochi peluzzi concentrati nella parte più bassa della sua figona da dove sei uscito tu tanti anni fa, chiari e riccioluti. Poi proseguo ad ammirarle le cosce, belle, perfettamente dritte come il resto delle gambe. A quel punto non ho resistito più dal trattenermi a guardarla e le sono fiondato addosso tuffando il viso in mezzo alle tettone ed abbracciandola con tutta la mia forza. La stringevo forte forte facendo premere le sue mammelle sul viso e appoggiando il mio cazzone in tiro sulla sua vulva umida……..”
Io ero curiosissimo di sapere cos’altro a quel punto avrebbe immaginato. Stavo per venire in un’orgasmo pazzesco, pur non toccandomi e tenendo il mio arnese in tiro ancora ben riposto negli slip, ma qui il suo racconto si è interrotto di colpo. Mi chiama e mi chiede: “hai un fazzolettino? un pezzo di carta? un foglio? qualcosa per asciugare?”.
Mi sono girato verso di lui cercando di non guardarlo in mezzo alle gambe, con la coda dell’occhio l’ho visto in piedi coi pantaloni abbassati e a terra un’enorme chiazza di sborra. La sua eiaculazione, tutta sul mio pavimento, il frutto che quella sua fantasia poteva avergli fatto secernere.
Alla fine non era successo nulla di che, solo un’innocente eccitazione tra adolescenti, ma realizzata in un contesto che mi fece eccitare di brutto: vedere il mio migliore amico eccitarsi al punto tale da sprizzare tutto quel liquido seminale parlando e pensando a mia madre mi sorprese tremendamente. In quel momento mi sentivo orgoglioso di essere suo figlio. Mi sentivo tanto figlio di troia, anche se la “troia” in questione non aveva nessuna complicità se non quella di aver stuzzicato le nostre fantasie.
Dopo quell’episodio il mio amico si ripulì per benino, risistemò gli slip e i calzoni e, riaperta la porta andò via tornandosene a casa. Ma da quel giorno un pizzico di curiosità è affiorata nei miei pensieri e ancora oggi non vuole assolutamente andar via dalla mia mente: “come avrà fatto a descrivere così dettagliatamente e con tanta precisione tutte le forme nascoste del sensualissimo corpo della mia mammina senza sbagliare?”

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