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Racconti erotici sull'Incesto

mamma remissiva 01

By 26 Maggio 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Questo &egrave il racconto di cosa accade a una mia cara … carissima .. amica …

ciao, mi chiamo Maria, ho 64 anni, un fisico e un carattere appesantito dalla vita, come tante donne del resto.
mio marito &egrave morto circa 20 anni fa lasciandomi con due figli adulti, uno di 20 anni e l’altro 22.
Entrambi una delusione, nessuno dei due realizzato nella vita, solo il maggiore sposato con una donna oscena che gli ha dato due figli. Il minore &egrave ancora a casa che vive con me.
La mia giovinezza e tutto il periodo del matrimonio li ho vissuti come un incubo, moglie sottomessa di un uomo autoritario, approfittatore del mio carattere remissivo. Nessun lampo nella vita, nessuna soddisfazione, solo le sue urla dominanti su me e sui figli.
Muore circa 20 per un infarto, manco a dirlo. Nessun problema economico evidente, pensione di mio marito e due locali commerciali in affitto come rendita.
Rimango a casa con il più piccolo dei miei figli, Enrico. Un po’ di problemi comincia a crearmeli, decidendo di isolarsi dal mondo, non uscendo più di casa, passando le sue giornate guardando il televisore o leggendo libri.
Tutto comincia circa 18 anni fa, cominciano le discussioni per spingerlo a fare qualcosa, per dare una regolata alla sua vita, ma niente lo smuove, anzi. Comincia a manifestare le prime similitudini caratteriali con quelle del padre, urla, sbatte, rompe.
Poi si pente, chiede scusa, mi abbraccia. Poi si ricomincia, stesso percorso, stesso ciclo.
Un giorno, settembre, pomeriggio, sul finire dell’estate, il motivo della discussione non lo ricordo più, tornò dopo un paio d’ore per chiedere scusa.
Ero di spalle che lavavo i piatti, mi abbracciò da dietro e mi strinse dicendomi che ero la sua mamma, che mi voleva bene: solite cose.
Le sue mani mentre mi abbracciava finirono sulle mie tette, una quarta abbondante e appesantita, nonostante avessi da poco passato i quaranta. Le sue mani indugiarono leggermente, sono convinta che anche lui non pensò a nulla.
Ma tutto cambiò in quel preciso istante, ne sono certa.
Riprendemmo il solito menage, dopo qualche giorno, altra lite, accesissima questa volta.
Ruppe un vaso da fiori, andò nella sua stanza sbattendo la porta, esagerammo molto con le parole quella volta, ce ne dicemmo troppe.
Nel pomeriggio ero in camera che cambiavo le lenzuola al letto, entrò e come sempre tentò di scusarsi, cominciammo a litigare di nuovo, gli dissi che non era un uomo, gli dissi che era un fallimento.
Si avventò, mi diede uno schiaffo, poi un altro, mi diede una spinta e mi fece finire sul letto.
Me lo ritrovai sopra di me che mi colpiva, mi ritrovai nuovamente succube di un uomo, questa volta violento.
Si stese sopra di me.
– Ora ti faccio vedere io se non sono un uomo !
Cominciò a sollevarmi il vestito scoprendomi le gambe, si insinuò in mezzo.
Mi strappò le mutande, erano vecchie, si strapparono quasi facilmente.
Si abbassò il pantalone della tuta da ginnastica che usava in casa.
– Che fai ??? Che vuoi fare ??? Fermati !!! Lo dico a tuo fratello !!! Fermati !!!
Non ci fu nulla da fare, mi mostrò il suo cazzo già in piena erezione.
Si abbassò, io scalciavo e tentavo di divincolarmi, riuscii a spostarmi ma non ci fu verso di farlo fermare.
Si prese il cazzo e lo puntò alla mia figa, non fu facile penetrarmi, mi muovevo, ero asciutta. Mi dimenavo.
Uno schiaffo, questa volta ancora più forte mi colpì in viso. Rimasi bloccata e impaurita. Urlava.
L’imbarazzo delle urla, il dolore della situazione, il terrore che qualcuno capisse cosa stesse succedendo. Rimasi per un attimo impietrita.
Si sputò sulla mano una gran quantità di saliva e se la passò sul cazzo.
Lo puntò nuovamente sulla figa, due volte su e giù tra le labbra della figa. Spinse e cominciò a entrare.
Grugniva.
– Ecco, così lo vedi se sono un uomo. Tieni, prenditi questo cazzo. Ora ti faccio vedere io.
La scopata era iniziata, schiacciata sotto il peso di mio figlio. Mi stava scopando con decisione e profondità, godendosi ogni affondo.
Sentivo la sua cappella scoperta che mi entrava fin dentro l’anima.
Le sue mani mi artigliavano le cosce e il culo, il suo cazzo entrava ed usciva. La mia figa si era bagnata, ero ferma immobile, remissiva, ancora una volta remissiva. Soprattutto muta.
Erano quasi sei anni che non scopavo, precisamente non venivo scopata, anche suo padre mi scopava.
La mia figa era stretta, aveva perso la dimestichezza con il cazzo.
Enrico aveva più o meno le stesse dimensioni del padre, forse un po’ più largo.
A questo pensavo mentre lui ad un tratto si irrigidì, lo tirò fuori e mi sborrò addosso, sudato e tremante.
– Vai a pulirti che fai schifo sporca di sborra e tutta sudata.
Così mi disse mentre si alzava e andava in bagno. Mi alzai e anche io andai a darmi una ripulita.
Cenai da sola, lui si era chiuso in camera sua.
Tentavo di non pensare a niente di quanto fosse accaduto, cercavo di capire come venirne fuori. Mi sedetti sul divano a guardare un po’ di televisione, al buio della sera rischiarata solo dalle luci dei programmi.
Lo sentii arrivare in salotto, si sedette accanto a me in silenzio. Cercavo di capire cosa stesse succedendo.
La sua mano sinistra sulla mia nuca, mi tirò a sé, mi spingeva giù, con la destra si era scoperto il cazzo nuovamente in erezione.
Mi avvicinò la faccia al suo cazzo e mi spinse a prenderglielo in bocca, tentai di divincolarmi ma uno schiaffo mi colpì ancora una volta, capii che non potevo farci nulla, aprii la bocca e feci uno dei pochi pompini della mia vita. Mio marito non li chiedeva quasi mai.
Mi riempiva la bocca, dettava il ritmo.
– Succhia, succhia troia. Spompinalo come si deve.
Mi tolse la mano dalla testa, ma io ormai continuavo a spompinarlo anche da sola. La sua mano finì sul mio culo, mi sollevava la gonna, scoprì il culo e cominciò a toccarmelo, mi scostò le mutandine e giocava con i miei buchi. Figa, ano, figa, ano.
– Fermati, alzati, mettiti in ginocchio sul divano.
Obbedii.
Mi fece alzare, mi sollevò la gonna e scostò le mutandine. Mi penetrò con decisione e cominciò a montarmi a pecorina. La scopata non durò molto, forse era molto eccitato, forse l’avevo fatto godere molto con la bocca.
Lo tirò fuori e mi cosparse di sborra ancora una volta.
– Vai a darti una ripulita che sei tutta sporca della mia sborra !!!
Andai a dormire, ormai in preda al panico ed al terrore di quanto stava accadendo. La situazione mi stava sfuggendo di mano.
Arrivò il mattino successivo, ero in cucina. Preparavo la colazione.
Entrò in cucina, con la classica erezione mattutina maschile. Non disse neppure buon giorno, si avvicinò alle mie spalle, mi spinse sul lavabo e dopo aver abbassato le mie mutande mi penetrò senza dire nulla.
Piangevo oscenamente. Disperata, ma lui non se ne curava. Mi scopava, scopava, mi toccava dappertutto. Aveva scoperto le mie tette e le stringeva, si godeva il corpo della sua donna. Come un uomo fa con la sua donna. Mi possedeva.
– Ecco, finalmente l’hai capito cosa sei per me, sei la mia donna, la mia puttana, tienilo troia, senti come ti scopo !!! Senti il mio cazzo che ti monta come una vacca !
Sentii la mia figa che si allagava, questa volta stavo godendo anche io, l’orgasmo mi sorprese ma riuscii a nasconderlo, non volevo dargli alcuna soddisfazione.
Stava per sborrare, uscì dalla mia figa.
– Girati, inginocchiati troia, apri la bocca e datti da fare.
Mi inginocchiai e si fece fare un pompino, continuai con gli occhi chiusi a fargli un pompino che non era più forzato, imposto, ma era agito.
Mi riempì la bocca della sua sborra.
– Vai dal medico, ora !!! Fatti dare la pillola. Da domani ti sborro dentro, pillola o non pillola. Stasera ti salvi perché ho voglia del tuo culo, preparalo, puliscilo.
Feci come mi aveva ordinato. Sia il medico che la pulizia personale.
Quella sera, ero impaziente, preoccupata. Non mi ero mai fatta inculare. Sapevo che molte lo facevano, ma io non l’avevo mai fatto.
Cenai da sola, ancora una volta. Lui era chiuso in camera, non venne fuori. Aspettai fino alle 23 ma inutilmente, sospirando nell’illusione che fosse rinsavito e avesse cambiato idea andai a letto.
Ero quasi addormentata quando si accese la lampada del comodino. Era lui. Aveva con se una bottiglietta di olio idratante per la pelle, l’aveva presa dal bagno.
Si sfilò i pantaloni mostrandomi il suo cazzo che ormai cominciavo a conoscere bene. Si masturbava lentamente mentre prendeva consistenza. Era già in piena erezione, grosso.
– Mi farai male, &egrave troppo grosso. Non l’ho mai fatto col culo.
– Girati e mettiti a pecorina !!
Feci come diceva. Vidi che si riempiva il cazzo di olio e poi fece altrettanto con il mio culo.
Cominciò ad allargarmelo con un dito, con l’altra mano mi toccava la figa, me la masturbava. Non capivo più dove fossero le sue mani, le sue dita.
Sentii la sua cappella poggiata sul mio sfintere. Cominciò a premere, sentii la corona che si dilatava per lasciarlo entrare.
Aggiungeva olio. Sentivo dolore, poco però, meno di quanto avevo temuto.
Aggiungeva olio, infilava e tirava fuori la sua cappella, con una pazienza sorprendente.
Mi ritrovai con il suo cazzo interamente dentro il mio culo, fermo. Mi teneva per i fianchi.
– Ohhhh finalmente ti inculo ! Non sai da quanto tempo l’ho desiderato incularti mamma !! Da oggi sarai mia, ti scoperò ogni giorno, ogni momento. Mi farò il tuo culo ogni volta che ne avrò voglia. Sarai mia, per sempre, mia bella troia !!!
Cominciò a scoparmi il culo, prima dolcemente, profondamente. Fino in fondo. Poi aumentò la velocità.
Le sue mani passavano dalle mie tette ai miei fianchi. Mi montava con sempre più decisione.
Assurdo, cominciavo a godere anche io, stavo imprevedibilmente raggiungendo l’orgasmo. La sorpresa dell’orgasmo che arrivava colse anche me.
– Ahhhh !!
– Cazzo, ti stai godendo l’inculata ?
Silenzio, non risposi. Mi diede un colpo più forte.
– Rispondi troia !!! Ti stai godendo l’inculata ?
Silenzio, mi mordevo le labbra ma non volevo rispondere. Altra sculacciata ancora più forte.
– Sì, sì, sì ! Sto godendo, maledetto, sto godendo !
– Ohhhhh sborro troia, sborrooooooo !!!
Con tre affondi aveva raggiunto l’orgasmo e mi aveva sborrato in culo, riempiendomelo.
Rimase dentro un po’, sentivo il suo respiro affannoso che si calmava, il suo cazzo ancora duro dentro il mio culo.
Venne fuori, si mise in ginocchio sul letto mentre con un mano mi afferrava i capelli per tirarmi a sé.
Prese la mia testa e la spinse verso il suo cazzo pieno di sborra e non so che altro, mi aveva scopato il culo, qualcosa era rimasto attaccato.
– Puliscimi il cazzo, succhia !! Forza dai, puliscimelo.
– Noooo lasciamiiii. Dissi !!
Un man rovescio mi colpì la faccia. Aprii la bocca, feci quello che chiedeva. Il sapore della sborra e del mio culo erano nella mia bocca, si stavano insinuando fin dentro i più remoti recessi della mia mente.
– Brava la mia puttana, da oggi sarai la mia puttana, datti una ripulita e organizzati…

Da quei giorni sono passati 20 anni, quasi.
Venti anni di scopate, inculate, pompini.
La pillola che non ho mai mancato di prendere gli consente di sborrarmi dentro, di farmi sentire i suoi schizzi direttamente nella testa.
Mi scopa ogni volta che ne ha voglia, viene e mi prende, ovunque io sia.
Sono vent’anni che mio figlio mi tratta come la sua troia, la sua puttana, la sua amante, la sua donna.
Ci sono periodi più sereni in cui dormiamo persino insieme come una coppia vera, scopando quando ne abbiamo voglia, come le coppie normali. A volte ci sono periodi litigiosi in cui mi scopa solo per sfogare i suoi istinti. Ho un armadio pieno di guepiere, tacchi, completini intimi in pizzo, sono in tutto e per tutto la sua amante.
Che aggiungere, se non che a 64 anni ho una intensa vita sessuale che le mie coetanee non si immaginano.
Da qualche anno, ho cominciato a cercarlo anche io. A volte, al mattino lo sveglio con un pompino, oppure metto qualche vestito più aderente passandogli davanti per istigarlo a scoparmi furiosamente dove capita.
Abbiamo solo una regola, il culo, l’inculata, spesso e volentieri. Mi piace farmi inculare.

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