Un giorno per una circostanza casuale, ci spostammo – io e mia sorella – nella nostra casa di città poiche‘ dovevamo partecipare ad un matrimonio di una nostra comune amica. Lei era fidanzata ufficialmente con un tizio che abitava nel nostro stesso palazzo. Io avevo circa 16 anni e mia sorella invece 2O. Capelli lunghi, mora, abbronzatissima dopo una intera stagione al mare, ben messa, falsa magra due tette maestose, contenute in una quarta abbondante. Timida, ma nello stesso tempo molto volitiva, esuberante e facile a farsi coinvolgere sul terreno ormonale, era da parecchi anni che giocavamo di nascosto, ci toccavamo e ci scambiavamo piacere reciproco anche se non si faceva deflorare. Il gioco lo comandava sempre lei che dettava i tempi di questo peccaminoso ma infantile gioco di passione, lei inoltre doveva soddisfare anche le esigenze del fidanzato che non stimava in nessuno modo, per la sua mancanza di personalità e anche goffaggine . Io, invece, ero ammirato da tutti, già prossimo al diploma , scuro come il carbone , atletico e longilineo, figuratevi che mia sorella era anche un po’ gelosa delle sue amiche che mi ammiccavano continuamente. Quella sera, avevamo tutta la casa a disposizione e dormimmo nel letto matrimoniale della stanza degli ospiti, io bramavo per potere assaporare i suoi umori ma non ci fu ragione, si limito’ a qualche bacio e qualche strusciamento, ci rimasi malissimo sapendo che difficilmente in seguito si potevano creare quelle stesse circostanze favorevoli. La mattina successiva era il giorno del matrimonio e io avevo perso le speranze perché lei si affaccendava a prepararsi e anche perché quel rompi del fidanzato la sollecitava in ogni modo. Rimasi a letto con tanta voglia ma col cuore in pace conscio che non avremmo combinato nulla. Dopo lo shampoo il mio compito era quello di asciugarle i lunghi capelli con il phon e assecondarla pazientemente . Finita la lunga operazione, mi rimisi nel lettone e ascoltai che al telefono liquidava il fidanzato, invitandolo a non farsi vedere poiché lei era occupata. Entro‘ nella stanza con solo le mutandine bianche e la cuffia in testa e si sdraiò accanto a me coprendosi con le lenzuola, la prima cosa che feci fu abbassare la serranda per evitare che filtrasse troppa luce; nel palazzo c’era un silenzio surreale perché la gente era ancora in vacanza e fu facile per tutti e due assopirsi nuovamente. Il successivo risveglio fu un’apoteosi, eravamo ancora in dormiveglia, accaldati e io non riuscivo ad immaginarmi quel ben di Dio che di lì a poco avrei assaporato. Lei come sempre faceva finta di dormire perché lasciava che fossi io a prendere l’iniziativa e poi spettava a lei accettare il gioco o rifiutarmi sdegnosamente. Questa circostanza di iniziale inferiorità mi metteva in forte soggezione ma nello stesso tempo mi faceva eccitare terribilmente, perché mi rendevo conto che ero inizialmente il suo servitore, anche se partito il gioco le posizioni spesso si ristabilivano ed ero io a metterla in difficolta’ perché conoscevo i suoi punti deboli. Non mi spettava altro che fare la prima mossa ed aspettare la sua reazione, ancora oggi dopo moltissimi anni vivo quei momenti con smarrimento e consapevolezza. Ero sempre molto discreto e ripetitivo e quindi mi avvicinavo a lei e provavo a toglierle le mutandine per affondare la mia lingua nelle sue grandi labbra umide, calde e sempre accoglienti. Mi presi di coraggio e feci la prima mossa con lei che mi dava le spalle e tentai di scostarle gli slip , quasi ansimavo e la sua risposta fu fulminea e non inaspettata, fu lei che con rapidità si tolse le mutandine per rimanere nuda anche se ancora dormiente. I mie battiti aumentavano , il mio ritmo cardiaco stantuffava e devo dire non solo quello, poiché la mia verga ancora contenuta tra gli ingombranti slip mi arrivava quasi all’altezza dell’ombelico .Avevo il semaforo verde e allora non mi restava altro che iniziare Il nostro gioco innocente, piazzai la testa tra sue gambe e iniziai a cogliere con la lingua mulinello il nettare caldo dei suoi umori, mi prese la testa fra le sue mani e assecondava quel ritmo incessante. La tensione saliva, lei controllava i suoi gemiti perché non le piaceva abbandonarsi del tutto poiché temeva che io mi potessi spingere oltre. Allora mi fermo, le salgo sul bacino e infilo il pene tra le sue tette che lei stringe con maestria, ogni tanto salgo e le metto la cappella in bocca e la cosa non le dispiace affatto. Dopo che me lo ha slinguato per qualche minuto, provo il mio attacco finale e passo a strisciare il cazzo mezzo le sue gambe, allora lei come sempre si irrigidisce perché ha paura che possa entrare e magari lasciare andare qualche schizzo. Ormai conosco la lezione a memoria e quindi pazientemente gioco di punta senza forzare, un colpetto avanti e subito mi ritraggo; piano piano senza farle male e rassicurandola con frasi che le sussurravo all’orecchio. Era pronta per essere penetrata e lo capisco di riflesso per dei colpi di lingua che mi passava in bocca che non facevano parte del suo repertorio, infatti si concedeva sempre ma fino ad un certo punto. Cercava in questo modo di lenire il suo senso del peccato, ma quella volta stava capitolando, io lo capii e con molta prudenza e senza irruenza rendevo la cosa naturale e piacevole per ambedue. Mi inarcavo le spalle e mi faceva sempre più spazio nella sua vagina ma non sprofondavo non valeva la pena, doveva essere lei a doverlo decidere con i suoi tempi. Lei ogni tanto mi assestava qualche colpetto col bacino per sentirlo meglio e mi assecondava nella mia paziente penetrazione , il glande già toccava la parete della vagina, bastavano soltanto gli ultimi colpi, questa volta si di impeto per poterla dominare e stabilire le giuste gerarchie che devono esistere a letto che seppur basate al rispetto devono essere sempre reciproche. Era fatta mi apprestavo a sprofondare e portala all’orgasmo che questa volta sarebbe stato completo, travolgente e non frutto di giochetti innocenti ed estemporanei. Ero pronto a 16 anni mi sentivo maschio ed anche esperto sessualmente grazie a mia sorella, allora decido di gustarmi il momento e conquistare la mia meta e non in solitaria evidentemente. Ma ci sono momenti nella vita imponderabili che non puoi ne prevedere, ne gestire, infatti nel più bello, giuro nel più bello, suonano alla porta. Il panico ci colse tutti e due che cercammo di ricomporci e nello stesso tempo capire cosa stesse succedendo, visto che nessuna chiamata era stata preannunciata dalla portineria. Mia sorella mi ingiunse di andare a vedere chi fosse, temendo che si trattasse del suo fidanzato con cui aveva pomiciato fina al pomeriggio del giorno precedente . Mi ricompongo e vado alla porta per vedere di chi si trattasse ed era quel tonto del fratello del fidanzato, apro la porta i impedendogli di entrare e lo mando a quel paese. Pericolo scansato mi dirigo verso la camera da letto per riprendere dallo stesso punto dove ci eravamo interrotti, ma in una stessa giornata un treno non può passare per ben due volte dalla stessa stazione ed allo stesso orario. Mi sorella impaurita si era rivestita e non vi fu ragione di poterla convincere a riprendere quel treno e io , mio malgrado, me ne dovetti fare una ragione. Unico elemento positivo essere riuscito a piazzare l’asticella della sfida un po’ più in alto. C’ero riuscito ? Non lo so ! La risposta me l’avrebbe dato il tempo, con la speranza di non essermi spinto oltre.
grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.
Leggendo i tuoi racconti continua a venirmi in mente Potter Fesso dei Gem Boi
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…