Skip to main content
Racconti erotici sull'Incesto

Naturalmente

By 5 Febbraio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

(dal diario di eva)

C’eravamo incontrati a una conferenza che aveva un tema interessante, ‘La pruderie’, almeno per me che da poco avevo conseguito il diploma magistrale, dopo aver frequentato un istituto privato, gestito da religiose.

L’argomento era stato trattato con garbo sottolineando che quando si insisteva nel perbenismo esteriore, e si ostentava un pudore eccessivo, molto spesso, troppo spesso, si andava contro le leggi della natura. Bisogna lasciarsi guidare dalla natura, ovviamente in modo equilibrato e corretto, in quanto ciò non significa far prevalere sfrontatezza, indecenza, e tanto meno amoralità.

Il mio vicino, dall’aria coinvolta e attenta, ogni tanto scuoteva il capo. Era giovane, vestito con accuratezza, forse un po’ artificioso, convenzionale.

Non applaudì, alla fine. Si voltò verso me, sorrise, e mi chiese cosa ne pensassi. Quando gli dissi che ritenevo la conferenza molto stimolante, aggrottò la fronte.

‘Bisognerebbe avere più rispetto per il modo in cui rettamente l’uomo &egrave chiamato a vivere”

Oddio ‘pensai- mi tocca ascoltare un altro oratore!

Ci avviammo all’uscita, mi disse che avrebbe avuto molto piacere a scambiare qualche considerazione sul tema trattato, e mi invitò a prendere un t&egrave.

Era gradevole, d’aspetto. In fondo’ andare a prendere un t&egrave’ e poi mi incuriosiva sapere cosa mi avrebbe detto.

Ecco, con Eligio &egrave cominciato così.

Parlava con tono un po’ predicatorio, ma aveva un linguaggio corretto, appropriato.

Sentii subito una certa simpatia e decidemmo di rivederci.

Eligio, bibliotecario al Comune, era fiero del suo nome, soprattutto del significato, sia che ci si riferisse al latino, per cui era ‘eletto del signore’, sia che si risalisse all’ebraico, nel qual caso voleva dire ‘nobile guida’.

Presto ci accorgemmo che ci volevamo bene. Ma mentre io tendevo a dimostrarglielo con gesti e atteggiamenti più che naturali tra due giovani di sesso diverso che si piacciono reciprocamente, lui era, come dire, controllato all’eccesso. Carezze lievi e caste, baci appena accennati e al massimo lievi sfioramenti di labbra’

Le mie amiche dicevano che faticavano per arginare le esuberanze affettive dei loro ragazzi, con Eligio, invece’

Trovò il metodo, mentre eravamo seduti sulla panchina della villa, di fronte al laghetto, per spiegarmi che il sesso era indispensabile per la riproduzione della specie. A questo lo ha destinato il creatore che, nella sua bontà e lungimiranza, ha reso piacevole l’evento affinché il genere umano ne sia attratto e soddisfaccia il biblico ‘crescete e moltiplicatevi’!

Eligio, forte dell’ etimologia ebraica del suo nome (nobile guida) riteneva suo dovere catechizzare il prossimo, e più di una volta mi ha ripetuto che il suo destino, e quindi la sua missione, &egrave proprio nel nome che porta. Non dimenticare, aggiungeva, nomen omen!

Com’era nell’ordine delle cose, ci sposammo.

Finalmente, pensavo, era giunto il momento di obbedire all’ordine divino di moltiplicarci! Ero totalmente e ridicolmente inesperta in materia.

Eligio mi spiegò che ‘doveva’ deflorarmi (disse proprio così) e lo fece con scrupolosa osservanza di quella che per lui era la ritualità aderente ai dettami religiosi e alle caratteristiche anatomiche’ insomma’ una cosa da spegnere anche un vulcano attivo!

Come, per la prima volta nella mia vita, e dopo mille fantasticherie, sentii il glande al mio orifizio vaginale, ero in trepidante attesa della ‘prima volta’. Mi era stato confidato, dalla solita amica sapientona, che ci sarebbe stata come una ‘punturina’, al momento della ‘lacerazione dell’imene’ (vi prego notare la proprietà del linguaggio), ma poi’ un godimento sempre crescente, una fantastica ascesa verso il paradiso della voluttà, e il raggiungimento gratificante, dell’acme del piacere. Al solo pensiero del ‘godimento’ stavo quasi per’venire.

Eccolo Eligio’ avrebbe spinto’ e’imene, impaziente, avrebbe testimoniato la mia verginità e avrebbe ceduto, con bramosa trepidazione, all’atteso signore della mia vita. Doloretto impercettibile, sopportabilissimo’ anche perché’

Perché un corno! Lui si &egrave fermato. Mi ha guardato, e mi addetto che stava attendendo che il mio ‘grembo casto’ si adeguasse a quella invadenza.

Il mio bacino fremeva’

Finalmente, cominciò, con delicatezza’ ancora uno ‘stop’ e poi un controllato andirivieni’ mi sforzavo di trarne piacere e quasi ci stavo riuscendo, quando improvvisamente, una spinta un po’ più decisa e poi un rivolo tiepido nella mia vagina. Quel liquido, meschino e deludente, ebbe l’effetto di spegnere in me ogni entusiasmo. Tutto qui.

Giacque su me per qualche secondo, poi mi guardò sorridendo e mi augurò la buona notte.

Ero letteralmente distrutta, disperata. Era questo il tanto decantato ‘rapporto sessuale’. Possibile che quella che le mie amiche chiamavano una ‘fantastica scopata’ era tutta qui? Mi veniva la voglia di alzarmi, scappare.

Rimasi a lungo sveglia, con gli occhi sbarrati.

Ma il peggio doveva ancora capitare.

Eligio amministrava il suo ‘debito coniugale’ con molta parsimonia, e allorché decideva di pagarlo lo faceva con lo stesso entusiasmo di chi paga una cambiale!!!

In quanto a me, non sapevo proprio cosa fare. Avevo un senso di pudore a parlarne con mia madre, con le amiche. Dicevo che tutto andava bene.

Inutile, tutti si interessavano della mia vita coniugale.

Anzi, fu la prima domanda che mi fece Bruno, mio cugino e mio testimone di nozze, quando, dopo circa un anno, venne a trovarci, ma Eligio, puntualissimo, non poteva attenderlo, ed era già tornato in biblioteca.

Eravamo seduti sul divano, a prendere il caff&egrave, nel salotto.

Evidentemente nello sguardo che gli lanciai doveva esserci tutto quanto mi covava dentro, perché Bruno prese la mia mane e mi scrutò attentamente.

‘Cosa c’&egrave che non va cuginetta?’

Bruno aveva quasi dieci anni più di me, da poco festeggiati i 30, e insegnava all’Accademia di Belle Arti, a Venezia.

Alzai le spalle, senza rispondere. Si avvicinò a me. Mi prese la mano.

‘Allora? Cosa c’&egrave che non va?’

Alzai le spalle.

‘Niente, forse &egrave tutta colpa mia, ma la vita di coppia é’&egrave un po’ deludente”

Mi guardò fissamente.

‘Screzi o’ qualcosa di più’ privato?’

‘Te l’ho detto, chissà cosa mi aspettavo’ lui &egrave così protocollare’ così’ frenato”

Strinse la mia mano tra le sue.

‘Ti sei sempre confidata con me’ credo ti farà bene a sfogarti’ dai”

Mi sentivo a disagio, ma, nello stesso tempo, avevo una gran voglia di vuotare il sacco.

‘Che ne sò’ mi aspettavo qualche attenzione di più”

‘Scusa, Eva, ma se cominciassi tu a’ carezzarlo”

Sorrisi un po’ sconsolata.

‘Si’ carezze”

‘Tu diglielo. Lui che, come mi hai detto, si richiama sempre alla legge del creatore, certo comprenderà. La natura (o se lui preferisce il creatore) ci ha dato i sensi perché li usassimo’ Carezzalo piano’ così” -mi carezzò il dorso della mano.- ”così’ spiegagli che il tatto &egrave l’organo più diffuso, coinvolge ogni centimetro della nostra pelle’ digli del sapore della nostra carne, dei baci, del profumo di ognuno, e del godimento di una vista incantevole’ come la tua visione’ e del rapimento che l’insieme di tutto ciò può donarci, accompagnato dall’inebriante melodia dei gemiti voluttuosi’ diglielo”

Le carezze sulla mia mano erano sempre più insistenti, e io stavo vivendo sensazioni sconosciute, mi sembrava d’essere ubriaca, tanto che fu spontaneo appoggiargli la testa sulla spalla’

Mi prese il volto tra le mani e poggiò le sue labbra sulle mie’ sentii la sua lingua cercare d’intrufolarsi nella mia bocca, un contatto delizioso che mi turbava ed eccitava, stimolandomi ad accoglierla, ad andarle incontro con la mia. Finalmente, si incontrarono, si allacciarono. Com’era vero quello che aveva detto Bruno. Un sapore splendido, sensuale che si diffondeva in tutto il mio essere’

Era irresistibile il desiderio di carezzare Bruno’ dappertutto’ Evidentemente anche lui aveva la stessa frenesia perché mi sembrava che avesse mani infinite, tentacolari e seducenti. Le sentivo sul mio seno, sulle gambe, sui fianchi’ Adesso ero io ad avere il suo volto tra le mani e lo stavo baciando, sugli occhi, sulla bocca, sul collo’ lo carezzavo sul petto, sulla camicia’

Non mi ero quasi accorta che s’era intrufolato sotto la mia gonna, mi carezzava le gambe’le cosce’ tra le cosce!!!! Oddio’ era entrato con le dita nelle mutandine, le scostava delicatamente’ ma che sta facendo? Oddio, sta frugando tra i riccioli che contornano la mia’ ma che dico’ le sta infilando tra le grandi labbra’ e io, disgraziata, che non dico niente, non lo allontano’ anzi’ mi accorgo che ho involontariamente dischiuso le gambe e lui’ ma é impazzito’ tocca il clitoride, lo titilla, e quel peduncolo sembra entusiasmarsi’ &egrave rigido’ mi sta dando un piacere nuovo’ sconosciuto’ non ha finito’ no’ (guai, però, se smettesse!!!) le dita sono entrate in me’ nella mia vagina’ sì’ nella vagina e’.. ooooooh’ e adesso’ che mi succede’ sto per svenire’ siiiiiiiiiiiiiii’. &egrave bello’. Bello’. Bellissimo’. Bruno’ Brunoooooooooo.

Mi strinse forte a lui, mi sussurrò all’orecchio che ero bella, splendida, meravigliosa quando godevo’

Già’ avevo goduto’ per la prima volta’.

Ero affannata, sudata’ soprattutto sbigottita per quello che era accaduto’ come era accaduto’ e profondamente turbata’ una sensazione che non immaginavo’

Non so rendermi conto del perché, ma la mia mano si posò, impulsivamente sulla patta di Bruno’ era gonfia, voluminosa’ le dita ‘lo’ afferrarono’ era grosso’ imponente’ e mi piaceva sentirlo così’ chissà perché Eligio non me lo faceva fare’

Bruno trasalì’

Si alzò, mi sollevò tra le sue braccia e, senza proferire parola, si avviò verso la mia camera, guardandomi fisso negli occhi, con uno sguardo affascinante, le nari vibranti. Entrò, mi depose dolcemente sul letto’

Intuivo cosa volesse fare’ alzarmi la gonna’infilarlo e’ Volevo ribellarmi, oppormi, ma ero totalmente priva di energia’ incapace di difendermi’ In fondo, però, volevo veramente respingerlo?

Si tolse la giacca, si avvicinò e con mani ferme cominciò a sbottonarmi il vestito’ lo sfilò con abilità’ si fermò un momento per guardarmi, si abbassò e mi baciò sugli occhi’

Ero rimasta in reggiseno e con le mutandine spiegazzate, abbassate’

Era esperto Bruno’ il mio cuginetto’ mani dietro la mia schiena e prontamente slacciò il reggipetto’ lo gettò per terra’ ancora il suo sguardo su me, era chiaramente compiaciuto’

‘Che belle, Eva’ sei bellissima”

La sua voce, calda, suadente, come una carezza’.

Si chinò e sentii qualcosa di caldo e umido lambirmi un capezzolo, che rispose prontamente ergendosi prepotente’ ed ora le sue labbra lo avevano preso, stretto’ e lui ciucciava, teneramente, poppava come un bambino ingordo’ sentivo il grembo sussultare’ e uno struggente calore tra le gambe’

Bruno lasciò il capezzolo e con la lingua scese sul mio stomaco, il ventre’ le mani, intanto, tiravano giù le mutandine’ ed io’ scellerata’ alzavo le natiche per agevolarlo’

La sua testa era tra le mie cosce’ che non riuscivo (o non volevo?) mantenere congiunte’ sentivo su me il suo respiro caldo, il gradevole strofinio della sua cortissima barba sulla mia pelle’

Ora’però’ questo non lo prevedevo’ la sua lingua lambiva le piccole labbra’ una sensazione meravigliosa’ voluttuosa’ e non si limitava a ciò’ entrava in me’ mi esplorava’ girava intorno intorno, mi carezzava le pareti’

Bruno, però, si era accorto che stavo distillando generosamente la linfa del mio piacere?

Che cosa mi stava facendo’ e le sue mani che palpeggiavano le tette, vellicavano i capezzoli’

Sentivo sempre più impetuosi i sussulti del mio grembo’ gli avevo messo le mani sulla testa e lo stavo ‘spingendo’, sì ‘spingendo’ contro me’ era bellissimo’ sentii che gemevo, mugolavo, un piacere travolgente e non mi accorsi che con le cosce stringevo forte, fortissimo, la sua testa’

Ancora un sobbalzo più impetuoso degli altri e mi sentii presa in un vortice inebriante che non mi faceva comprendere dove stessi e cosa facessi’

Bruno mi baciò tutta, da’ là’ alla bocca’

Si alzò lentamente, si spogliò completamente, e lo vidi in tutta la sua virile magnificenza, col fallo sporgente come un boma.

Non ci crederete, ma non avevo mai visto Eligio in analogo modo’

Era come svuotata di forze, ma sentivo palpitare il mio sesso.

Bruno si mise in ginocchio, tra le mie gambe ormai spalancate’ Prese il glande, vermiglio, e lo portò, delicatamente, all’orifizio palpitante della mia vagina, ne introdusse appena un poco’ sentivo le pareti del mio sesso che lo accoglievano, bramose. Era una cosa viva, animata, il suo fallo, che penetrava in un’altra cosa piena di vita’ nulla a vedere con Eligio che sembrava introdurre in me una cannula inerte’

Fu naturale sollevare il bacino e andargli incontro’ lui continuò, maestoso, il suo ingresso in me’ accolto dal pulsare smanioso del mio grembo’ sembrava non finire mai’ ebbi la percezione di un bacio caldo sulla mia cervice’. Una cosa inebriante’

Ma non era che l’inizio’ Bruno diede inizio a un lentissimo andirivieni, in me, col suo scettro di carne ardente, e non riesco a spiegare cosa produceva il contatto del grosso glande con quello che certamente era il mio punto ‘G’, il punto di Gr’fenberg, una cosa che non credevo potesse esistere’

Deglutivo a fatica’

Il ritmo di Bruno andò sempre più aumentando’ il mio incantevole cuginetto precedeva deliziosamente le inedite esigenze del mio sesso’ stavo godendo da matta’ muovevo la testa a destra e sinistra, inarcavo la schiena, gli avevo intrecciate le gambe dietro al dorso, gli andavo incontro’ mi allontanavo’ tornavo ad attirarlo in me’ stavo veramente andando in brodo di giuggiole’ dunque’ era questo l’orgasmo’. oddio com’era delizioso, sensuale, lascivo’ e mi sconvolse voluttuosamente per due volte consecutive’ fin quando’

‘questo, poi’ incredibile’. Bruno dava eccitati ed eccitanti colpi di reni’ sentivo che voleva fare qualcosa fantastica’ sapevo che avrei sentito’ mi attendevo il solito rivoletto tiepido’ ma fui invasa, improvvisamente, da un torrente incandescente che si sparse in me, lungo le pareti vaginali, come un balsamo ristoratore, e cominciò a stillare da me, unitamente alle mie secrezioni, copiose come non mai.

Giacqui, esausta, sorpresa, appagata.

Bruno era su me, un peso dolcissimo, col suo membro ben piantato nel mio grembo.

Fu normale pensare che’questa sì che &egrave una scopata’

Glielo sussurrai a Bruno. E gli dissi come si potessero gustare piaceri simili.

Mi carezzò, mi baciò sulla bocca.

‘Naturaliter, bambina bella, naturaliter’ &egrave naturale, secondo natura!’

Bruno si sollevò un po”sgusciò da me’ si sdraiò, supino. Era bello come un dio!

Se avessi ragionato, mi sarei alzata e sarei corsa nel bagno per una opportuna irrigazione che avrebbe asportato da me quel seme caldo e viscido.. chissà se ero ancora in tempo. Se avessi ragionato, dicevo, ma non ero in condizioni di riflettere, ero presa da un’incantevole estasi e il mio corpo esitava tra l’appagamento e il desiderio’ Allungai una mano, cercai il sesso di Bruno. Era vischioso, caldo, e manifestamente pronto per un altro round. A quel contatto la mia ‘cosina’ si contrasse, lasciando scorrere quanto ancora la riempiva deliziosamente’ afferrai quello che mi venne a portata di mano, e mi asciugai alla meglio’ era tutto un pasticcio’

Mi girai su un fianco.

Bruno mi abbracciò e con tanta tenerezza mi attirò su di sé’ ero quasi a cavallo, su lui’ Il suo fallo era tra le mie gambe’

Mi guardò con chiara cupidigia negli occhi.

‘Vieni, bambina, ti voglio ancora”

Allungò una mano, prese il glande e lo posizionò tra i peli impiastricciati, all’ingresso della vagina’ mi afferrò le natiche e mi avvicinò a lui’ Incredibile, era entrato dolcemente, facilitato da quella abbondante e naturale lubrificazione.

Mi accorsi che potevo muovermi a piacimento, facendolo penetrare fin quanto e possibile, e poi allontanarmi per sentirlo strusciare in me, e quindi’ era veramente una cosa inebriante’ lo potevo cavalcare come volevo’ lui mi strizzò un capezzolo, pose una mano sul mio fondo schiena, la introdusse tra le natiche e un dito, ricoperto dalla vischiosità che era colata tra le chiappe, vellicò teneramente il mio buchetto’ strano, si contraeva, a quel contatto, e la contrazione si ripercuoteva nella vagina’ era bello’

Bruno mi chiese in un sussurro.

‘Ti piace?’

Annuii, istintivamente, senza riflettere.

E il suo dito, ora, stava lentamente entrando nel mio buchetto, e faceva un lento massaggio’

Evidentemente spingeva contro la vagina, e tutto a vantaggio del famoso punto G che stava facendomi esplodere in un orgasmo che mi travolse di nuovo, e più che mai’

Lo cavalcavo con furia, con golosità, e quando sentii quel meraviglioso getto caldo zampillare in me’ mi sembrava di perdere i sensi’ ero al settimo cielo’

Mi gettai su lui.

Mi veniva da sorridere: ero colma del suo seme caldo, sparso dovunque, eppure mi sentivo svuotata, completamente’, fiacca, spossata, affranta’ ma’ tremendamente vogliosa’

Guardai di sfuggita l’orologio.

Ci voleva tempo, molto tempo, prima del rientro di Eligio.

Bruno, con una mano mi carezzava le natiche e’ e.. teneva ancora il suo dito nel mio didietro! E, che strano!, non mi dispiaceva’ poi’ lentamente lo tolse ‘ mi sollevai, mi sfilai dal suo palo, ancora di rispettabili dimensioni, e mi sdraiai accanto a lui.

Che abbuffata di sesso, signore, veramente compensativa’

Mi guardò sorridendo’ passò la sua mano su tutto il mio corpo’soffermandosi sapientemente sulle parti sensibili’ Il mio sesso, lo sentivo, era abbastanza turgido’. lo credo con quel genere di amplessi ‘ e chi immaginava esistessero e tantomeno che ce la facessi ‘

Le mani di Bruno mi facevano fremere’

Sentii un sussurro nell’orecchio’ non capii’ gli dissi di ripetere’

‘Mettiti carponi, pupa”

Lo guardai interrogativamente.

‘Carponi?’

Annuì.

Beh, pensai, vediamo cosa si inventa’.

Mi misi carponi, e lui si pose in ginocchio, dietro me’ sentii che dilatava delicatamente le natiche’ avevo sentito parlare di qualcuno che lo infilava dietro’ ma io’ non volevo’ non volevo’ almeno per ora’

Mi tranquillizzai, lo aveva portato all’ingresso della stillante vagina, e lo stava infilando’ di nuovo’ quasi più massiccio che mai’ aaaah’ era entrato tutto’ mi aveva di nuovo baciato la cervice con la testa del suo fallo’ cominciava il suo fenomenale avanti-indietro che mi faceva impazzire’ e contemporaneamente mi strizzava i capezzoli e titillava il clitoride’

Inutile, quest’uomo mi voleva morta’ morta di piacere’

Mi dimenavo ingorda, insaziabile, e non ci volle molto per essere di nuovo agitata dall’orgasmo’ e lui che seguitava, imperterrito’ procurandomene ancora’ ancora’ fin quando la mia vagina incandescente non fu irrorata dal suo balsamo ristoratore’

Stesi le gambe, caddi sul ventre’ con lui ancora dentro’

In quelle poche ore avevo, certamente, vissuto tutta la mia vita’.

Il tempo trascorreva, si avvicinava il rientro di Eligio..,

Ci dovevamo rimettere in ordine’lavarci’ era indispensabile cambiare le lenzuola, riassettare il letto’ cambiare l’aria alla stanza’

Lo guardai.

Bruno’ una doccia?

Accennò di si. Lo presi per mano, misi qualcosa tra le gambe e, nudi come eravamo, andammo sotto la doccia calda. Mi passava le mani sul corpo’ bellissime’ con amorevolezza lo lavai’ afferrai il suo fallo e lo sciacquai accuratamente’ mi chinai a guardarlo’

‘Bacialo, Eva!’

Posi le mie labbra sul glande’

‘Lambiscilo con la lingua”

Pensavo che quell’azione mi avrebbe disgustato, ma non volevo contraddirlo’

Lo sfiorai timidamente con la lingua’

Lui aveva apposito una mano sulla mia testa, spingeva leggermente’

‘Succhialo, Eva’ ciuccialo”

E giù una spinta alla testa.

Mi entrò abbondantemente in bocca. Era immenso, non mi rendevo conto neppure di come fosse possibile contenerlo’ iniziai a ciucciare’ in fondo’però’ niente male’ era persino piacevole’ Lo sentivo pulsare, vibrare e’ inaspettatamente’ sentii anche che spruzzava seme’ mentre Bruno gemeva di piacere’

Però, strano, avrei immaginato di vomitare’invece’ in fondo era un sapore nuovo, particolare, agrodolce, come uno sciroppo’.

Bruno mi prese per le ascelle, mi fece alzare, mi strinse a lui, si inginocchiò e, con la maestria che ormai sapevo, prese a passare la lingua tra le mie gambe, fin quando’.ancora una volta’ mi si piegarono le ginocchia nel momento che un nuovo orgasmo si impadronì di me’

Non fu facile riuscire a separarci’ a rivestirci’ a mettere a posto tutto’

Bruno mi baciò appassionatamente, lo accompagnai alla porta, mi disse che non mi avrebbe lasciata mai’

Mi guardai allo specchio, sembravo trasfigurata, come se avessi avuto una notizia lieta’. Altro che notizia’. Tra le gambe era ancora tutto un palpito’

—-

Dopo qualche minuto tornò Eligio.

Mi guardò, curioso. Mi chiese se c’erano delle novità

‘Sai, &egrave venuto a trovarci Bruno, mio cugino, era tanto che non ci vedevamo, mi ha fatto piacere”

‘Si, Bruno’ ottimo ragazzo.. ma un po’ timido, riservato’ con te come si &egrave comportato?

Gli sorrisi incantevolmente.

‘Con me? Naturaliter, Eligio, naturalmente!’

—–

Leave a Reply