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Racconti erotici sull'Incesto

Quasi una vacanza

By 12 Novembre 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Quasi una vacanza

i miei racconti
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La Croazia
Una vacanza o quasi…

Grazie al mio lavoro di taxista, mi capita spesso di poter visitare o meglio, girovagare lungo le strade di mezza Europa’
Un giorno, un mio cliente mi chiede:
‘Quanto mi prendi per andare in Croazia, esattamente a Fiume?’
‘Se andiamo a fine settembre le chiederò solamente di rimborsarmi le spese che vado a sostenere per il viaggio. Vado a Bolzano per trovare i miei parenti, quindi non c’è nessun problema.’

Detto, fatto. Entro la metà del mese mi richiama e fissiamo l’appuntamento per la partenza.
Durante il viaggio ci auguriamo che il tempo migliori visto che è da una settimana che piove incessantemente e fare il viaggio sotto l’acqua non è piacevole. Invece, a partire da Venezia, il tempo si mette al bello e il sole ci lieta la strada. Le maglie pesanti che prevedibilmente ci siamo portati, sembrerebbe che non le indosseremo.
Arriviamo che è appena passata l’ora di pranzo, ma ben presto mi accorgo che i nostri orari canonici per loro non valgono. Dopo gli abbracci e baci di rito mi presentano alla famiglia per poi condurci in casa. In breve la nonna prepara la tavola e dalla famiglia vicina arrivano a trovarci i parenti dell’anziano cliente che ho accompagnato, portando da bere e da mangiare. Dopo aver spizzicato fra le diverse portate, arriva il vero pranzo preparato in cucina. Insalata, rostelle, formaggio, patate bollite in insalata, marmellate, torte e biscotti fatti in casa, ecc’

La tavola non bastava per tutte le portate e il tutto ovviamente accompagnato e innaffiato abbondantemente col vino. La mia intenzione manifestata più e più di dover ripartire è andata via, via scemando a causa delle innumerevoli insistenze da parte di tutti, quindi decido di fermarmi e dormire almeno una notte con loro. Ci alziamo da tavola solo dopo aver incredibilmente cenato! ‘Non pensavo di poter mangiare così tanto.’

Alzarmi dalla sedia è stato molto duro anche perché ero piuttosto brillo. Ci facciamo una passeggiata verso il centro e presso il lungomare passiamo vicino ad un locale di uno degli amici del fratello. Qui si rinnovano gli inviti di cenare e di bere, e per non discutere troppo, ci limitiamo ad un piatto con formaggi, bruschette e l’immancabile vino. La serata passa in allegria e con abbracci e baci anche agli amici più lontani che venivano nel frattempo a salutare. Quando si ritorna a casa è notte fonda. Non so dire in che stato ero, anche perché non sono un forte bevitore, ma come ho visto il letto, già stavo dormendo.

Il mattino è giunto troppo presto. Mi sentivo ancora sazio da quanto ho mangiato il giorno prima e già pregustavo una buona tazza di caffè almeno per digerire. ‘Se devo fare un lungo viaggio, cerco di rimanere leggero.’ Finito di lavarmi, vado in cucina dove trovo la nonna intenta a cucinare.

‘Buon giorno.’ Le dico attirando al contempo la sua intenzione.

‘Buongiorno. Non sapevo cosa preparare e ti ho fatto una frittata. Spero che ti piaccia.’
Come poter dire di no? Come posso spiegare che sono abituato al cappuccino e brioche ad una cara vecchietta che ha messo in tavola ogni ben di dio, come se dovesse aspettare un reggimento di soldati?
‘Mangia tranquillo. Non fare complimenti. Tutto quello che vedi viene dal nostro orto. Solo il burro è stato comprato, altrimenti fino a qualche anno fa, lo facevo io qui in casa.’.

Mi sforzo e assaggio un poco di tutto e mi ritrovo ancor più sazio, come dopo un pranzo di matrimonio. Mi raggiunge il signor Antonio, il mio cliente ancora in pigiama e discutiamo bevendo caffè alla turca.
-Per chi non ha mai assaggiato il caffé turco, è fatto facendo bollire il caffé direttamente nella pentola senza filtrarlo. I primi sorsi forse sono acqua calda, ma il fondo è drammatico! Provate voi a mangiarvi i fondi di caffé della vostra moka o di bere la bratta che ne deriva. Orribile!-

‘Questa mattina ho l’intenzione di salutarvi tutti e di ripartire. Mi aspettano in Italia i miei parenti.’

‘Va bene. Se cerchi mio fratello per salutarlo è al porto che lavora. Ti accompagno io se vuoi aspettare.’

Detto, fatto? Come no! Dopo essermi rasato la barba e preparato per partire, lui era ancora in pantofole e pigiama a parlare seduto a tavola con gli amici e con sua madre. Fortunatamente arriva in mio soccorso la nipote che si offre ad accompagnarmi e ci avviamo a piedi. A causa del mio lavoro cammino poco e ogni volta è una bella sensazione, ma in quel giorno, ne approfitto per digerire. Parliamo in italiano, o meglio, in un mix di italiano-inglese-tedesco-croato.

A differenza dei genitori che parlano in modo quasi corretto, anche se in dialetto friulano, le nuove generazioni difficilmente parlano l’italiano. Lo sanno capire, ma a parlarne sono ben in pochi. Camminiamo lungo una passeggiata proprio a ridosso del mare. Non ci sono spiagge se non piccole insenature, altrimenti tutti scogli. La vista spazia sul mare e si vede bene il golfo dove siamo. Abbazia, pochi chilometri ancora a piedi e siamo a Fiume-Rijeka.
Mi spiega come si vive e come è difficile tirare avanti. Mi racconta com’è stata dura durante la guerra e cosa si aspettano dal futuro.

So bene, perché ho visto la sera prima che è fidanzata in casa, che devo restare al mio posto e non fare il cascamorto. Per loro ha ancora un certo valore ‘all’antica’ come diremmo noi. Riceve una telefonata al cellulare e ci fermiamo. Non sono sorpreso dalla tecnologia, ma vorrei sapere come scrivono i caratteri runici con gli sms. Dopo alcune battute tipo, ciao, come stai amore o cose del genere, incomincia ad urlare. Per fortuna che non c’è nessuno e siamo a 20-30 metri di altezza sul mare. Mi sposto leggermente per lasciarla sfogarsi con quello che presumo sia il fidanzato e arrivo proprio sopra ad una spiaggetta. Sdraiati che prendono il sole, c’è una coppia di nudisti, mentre un’altra sta facendo il bagno. Non mi stupisco, anzi li invidio. Il caldo è piacevole e io stesso mi sono levato la camicia rimanendo però in maglietta. Osservo meglio e vedo che anche l’altra coppia in acqua sono nudi. Due coppie nude in una insenatura.

La fantasia galoppa in mille intrecci e sogni pornografici e mi chiedo se siano semplicemente due coppie di naturisti. Come non detto. La coppia in mare si è avvinghiata e si baciano calorosamente. Il movimento che fanno è inequivocabile. Stanno scopando e lei gli ha cinto le gambe attorno alla vita del suo compagno. Scopano in mezzo all’acqua come se fossero in piedi e dalla mia posizione posso vedere tutto distintamente.
‘Beati loro che si divertono.’

Li osservo per un pò eccitandomi come un guardone e mi volto in segno di privacy e la guardo. Lei è sempre più arrabbiata. Sembra quasi che stia per piangere. Continua a raccogliere all’insù i capelli, come se dovesse fare la coda di cavallo, ma con una mano sola. In questo modo scopre il collo lungo e affusolato. Peccato che indossi una maglia larga che m’impedisce di vedere meglio le sue forme. I jeans non sono certo all’ultima moda e questo mi piace. Come anche la sua sobrietà. Niente perizoma che esce dall’orlo dei pantaloni, quando ci si abbassa. Niente strappi in ogni dove da sembrare dei mendicanti. Niente trucco, tutto all’acqua e sapone. Urla e litiga per telefono ancora per qualche minuto rimanendo sempre ad una certa distanza mentre resto ad osservarla appoggiato alla balaustra. Ogni tanto guardo le due coppie là di sotto. Ora sono entrambi sulla spiaggia e si dedicano ad effusioni da semplici innamorati, anche se sono tutti e quattro nudi. La mia erezione è sempre costante. Quando lei ha finito di parlare al cellulare, cammina per un po’ avanti e indietro fumando nervosamente per poi raggiungermi.
‘Mio uomo merda! Idiota!’

‘Brava. Questo è italiano internazionale. Vedi che quando vuoi sai farti capire?’

Faccio una mezza risata per sciogliere la tensione, ma lei ora con i gomiti appoggiati alla ringhiera piange. Da buon cavaliere gli porgo un fazzoletto che accetta prontamente. Lascio che si sfoghi per qualche minuto, mentre continuo ad osservare le due coppie di sotto, intenti a prendere la tintarella integrale. Lei cerca di trattenere le lacrime e singhiozza. Le passo una mano sulle spalle e l’accarezzo per consolarla. Senza guardarmi si solleva. Il viso è ancora rigato dalle lacrime.
‘Questo fatto (da) Mussolini’. Indicando la passeggiata.

Avevo già notato delle scritte con numeri romani, come molti tombini con la dicitura ‘Anno Fascista’. Noto che anche lei guarda spesso le due coppie al mare. Arriviamo speditamente al porto senza proferire parola e l’osservo ogni tanto portasi il fazzoletto agli occhi per asciugare qualche lacrima. Arrivati da suo padre lei si nasconde in bagno, mentre a me spetta il compito di informare il genitore di quanto accaduto. I miei propositi di un rapido saluto stanno svanendo e la vediamo comparire solo dopo una mezzora abbondante.

Ora si è un po’ truccata e ha raccolto i capelli in una coda di cavallo. Al sole hanno riflessi ramati. Mentre parlano animatamente fra loro in croato, lei trangugia due bicchieri di vino come se fosse acqua. Io mi sono limitato a tastarlo lasciando in pratica il bicchiere pieno, mentre lei in un secondo li ha svuotati entrambi, sia il mio che quello di suo padre. Ora si è rimessa a piangere e si siede nascondendo il viso nell’incavo del gomito appoggiato sul tavolo.
‘Mi spiace non potervi accompagnare. Max, ti chiedo un piacere, puoi accompagnare mia figlia a casa? T’impresto la mia macchina’.
Mi consegna le chiavi e poi aiuto lei ad alzarsi prendendola per un braccio. è lei a condurmi alla macchina o meglio al cimelio storico. è una replica della nostra fiat128. L’abitacolo puzza di pesce marcio e con fatica abbasso i finestrini. Senza servosterzo, per far manovra ed uscire dal parcheggio, mi devo letteralmente appendere al volante per farlo girare. Non sono più abituato a guidare vecchie auto senza l’ausilio dell’elettronica e per scalare la marcia, devo ricordarmi di fare la doppietta. Lei continua a piangere in silenzio e come arrivo a casa si catapulta in camera chiudendosi dentro.

‘Come mai siete arrivati in macchina?’ Mi chiede la nonna.

‘Sua nipote ha avuto una discussione col fidanzato e così il padre ci ha offerto la sua auto per riportarla indietro velocemente.’

‘Tutti i fidanzati hanno sempre gli stessi problemi. Passerà anche questa.’

‘Ho già capito che rimarrò qui anche per questa notte. Posso chiederle di poter farmi una doccia?’

‘Ma certamente. Sei come a casa tua. Fai pure.’

Non so più dove l’ho letto (Freud?), ma mi pare che il primo piacere per gli esseri umani sia quando si defeca. Giuro che ho raggiunto l’estasi. Dopo tutto quello che ho mangiato è stato un vero godimento poter liberarmi. Lascio tranquillamente la finestra aperta e mi lavo. Non è una vera doccia con tanto di cabina, quindi tiro la tenda una volta entrato nella vasca da bagno. Sto quasi finendo di sciacquarmi che entra la nonna.

‘Scusa Max, volevo portarti gli asciugamani.’

Non so perché ma non ci ho creduto nemmeno per un secondo. Le sorrido, mentre finisco di lavarmi e senza imbarazzo mi volto verso di lei. Vedo bene che il suo sguardo è calamitato sul mio cazzo e sporgo leggermente in avanti il bacino come per offriglielo. Mi guarda un poco perplessa e vedo che continua a deglutire. Dal canto mio, resto calamitato a guardarle le tettone e la scollatura generosa. I capezzoli duri spingono la leggera stoffa rendendola ancora più eccitante, mentre il fratellino di sotto incomincia a dare segni di risveglio. Lei allunga la mano e prende il cazzo stringendolo dolcemente. Mi stupisco per come ha la mano vellutata. Dopo alcuni brevi movimenti il cazzo è bello duro, si china e si mette in ginocchio per incominciare un favoloso pompino.

Succhia e lecca, mentre le sue mani mi palpano le cosce e il sedere. Sento solo il suo mugolare e il rumore di risucchio che fa con la bocca. Percepisco chiaramente il calore che mi sale dalle palle. Mi appoggio con le ginocchia al bordo della vasca e metto una mano alla sua nuca. Abbasso la sinistra in cerca del suo seno che accarezzo fino a trovare il suo capezzolo. Incomincio a giocherellarci tirandolo e accarezzandolo, mentre lei mi accarezza senza smettere di succhiarmi, ora le palle, ora il cazzo. Non potendo più resistere, gemo e mi svuoto nella sua bocca. La sento mugolare, mentre ingoia lo sperma, forse perché le ho attanagliato il capezzolo. Lei non si ferma. Continua imperterrita a muovere la testa avanti e indietro, succhiando e mugolando di piacere. Mi volto di scatto verso la finestra come se avessi visto un’ombra, ma non vedo nessuno. Credo che il lavoro di pulizia sul cazzo sia finito e cerco di farle capire che è ora di smettere.

Le metto una mano sulla fronte cercando di spingerla leggermente lontano dal cazzo, ma sembra che non ne voglia sapere di fermarsi. Va avanti ancora imperterrita ancora per qualche tempo finché piano, piano, si discosta lasciando libero il cazzo. Continua ancora a leccarlo e a succhiarmi le palle dandomi di tanto in tanto qualche occhiata per poi mettersi seduta a terra e guardarmi. Il cazzo è ancora bello duro e lucido di saliva e osservarla con una tetta di fuori mi piace e mi arrapa. Si sbottona il camice per rimettere la tetta sotto alla sottoveste, ma la fermo con un gesto.
‘Sbottona tutto, dai.’

Lei mi guarda di sottocchio con un largo sorriso che mi mostra i bei denti. Allarga la veste e abbassa le spalline facendo fuoriuscire il seno. Bello, grosso, con grosse areole violacee che risaltano il candore della pelle. I capezzoli durissimi e lunghissimi, attirano immediatamente le mie labbra che lecco e succhio alternativamente. Lei si sdraia a terra e io appoggiato su una mano uso quella libera per esplorarla. Il seno morbido cade leggermente di lato che palpo e accarezzo. Raggiungo in breve la sua figa che al tatto la trovo bagnata e calda. Mi stupisce che una donna della sua età sia ancora cosi attiva. Alzo la vestaglia fin sopra al pube e mi abbasso leggermente. Lei allarga le gambe appoggiandone una sul bordo della vasca, mentre con le mani mi guida il cazzo verso la sua figa. Come sento il forte calore avvolgere la cappella spingo in fondo senza aspettare che tolga le sue mani.

Per l’inaspettata spinta, sgrana gli occhi e apre la bocca senza emettere alcun suono. Incomincio a scoparla con foga e desiderio. Il mio cazzo duro la penetra sbattendo contro il morbido utero. Le palle toccano le sue carni ad ogni affondo. Sento le sue mani sulla mia schiena accarezzarmi e prendermi le natiche per guidarmi e darmi il ritmo della scopata. La sento mugolare e ansimare. Come un martello la sbatto con foga, sento la figa aderirsi perfettamente al cazzo. La vedo inarcare il collo all’indietro irrigidendosi, mentre io continuo a scoparla senza cambiare ritmo. Le sue tette dondolano facendomi venir voglia di succhiarle e mangiare, ma sono troppo intento a scoparla e non voglio staccarmi da lei.

Come si riprende dall’orgasmo, mi spinge il sedere con i talloni, mentre il suo bacino mi viene incontro. Sento contro la mia pancia la sua peluria e sulle palle un certo solletico provenire sicuramente dalla suo folto pelo. Sto per venire e vorrei uscire, ma lei mi imprime un ritmo ancora più forte e veloce. Il rumore di sciacquettio dei suoi umori è forte come l’odore di sesso che riempie il bagno. In breve godo in lei, scaricando ancora violenti getti di sperma caldo. Sento il cazzo stretto e bollente come in un forno. Letteralmente impazzisco e urliamo il nostro godimento. Mi abbasso su di lei cercando di non schiacciarla e i nostri gemiti sono urlati direttamente nelle nostre orecchie.

Mi muovo scopandola al ritmo della mia pullazione e continuo imperterrito iniettandole ogni volta il mio seme in profondità, per poi rallentare il ritmo e fermarmi con il cazzo ancora palpitante immerso completamente in lei. Premo il mio bacino contro il suo e la sento gemere e fremere ogni volta che il clitoride viene solleticato. Mi piace la sensazione di caldo che sento dentro di lei e mi prende una certa piacevole spossatezza. Mai avrei pensato di poter godere in questo modo con una donna tanto più vecchia di me. Lei respira pesantemente con una mano appoggiata sulla fronte. Tiene gli occhi chiusi, vedo le sue narici aprirsi all’unisono per permettere un maggior afflusso d’aria nei suoi polmoni. Le tette enormi si alzano ritmicamente e sento contro il petto il calore che emanano. Piccoli movimenti pervengono dalla sua vagina, come di spasmi involontari che dolcemente mi stringono e mi eccitano ancora. Anche io non sono da meno e muovo dolcemente il pube contro il suo. Sento il suo clitoride duro e caldo contro di me sfregarsi sui miei peli. La bacio dolcemente sulla fronte e sulle labbra, lentamente esco da lei. I miei come i suoi peli sono fradici da quanto sono bagnati.
‘Sono tutto sudato, ho bisogno di un’altra doccia.’

La guardo così abbandonata a terra con un’espressione di felicità che le illumina il viso. Noto ancora un’ombra muoversi provenire dalla finestra. Mi sollevo di scatto e ancora una volta non vedo nessuno. Solo ora mi viene in mente che abbiamo urlato e con la finestra aperta qualcuno potrebbe averci sentito. Senza tirare la tenda, mi sciacquo e mi lavo. Come ho finito, mi allunga le mani e l’aiuto ad alzarsi. Si appoggia al bordo della vasca, per poi sedersi.
‘Mi hai distrutta. Sono troppo vecchia per queste cose.’

Lo dice, mentre è intenta ad accarezzare il cazzo. Lo prende più strettamente e se lo dirige alla bocca. Lo bacia alcune volte e lo lecca, mentre non smette di muovere la mano avanti e indietro nel classico movimento della sega.
‘Meglio dire basta. è già abbastanza tardi.’

Lo dice con un’espressione e un tono dispiaciuta per poi passarsi la spugna bagnata sulla figa e si ricompone vestendosi. Ferma davanti allo specchio, si pettina e si liscia ancora una volta il vestito ed esce lasciandomi solo a pettinarmi. Mi fanno veramente male le spalle e il sedere. Una scopata selvaggia così, era da tanto che non la facevo. Mi sono sempre vantato che mi piacevano le donne più mature di me, ma una nonna non l’avevo mai scopata; anzi, bisnonna.

Mi avvolgo l’asciugamano attorno alla vita e mi rinchiudo in camera. Mi sdraio sul letto per rilassarmi per qualche minuto e osservo la camera. è del figlio del signore si vede. Ci sono foto di lui di quando era a militare; di alcune ragazze; lui da piccolo in tenuta da calcio; una montagna di mangiacassette con alcuni cd. Riviste e libri sugli scaffali con l’immancabile enciclopedia. Alcuni quadri di navi e aerei. Mi chiedo dove sia ora, dove abbia dormito questa notte. Mi alzo e appoggio sulla scrivania il mio zaino. Svuoto il contenuto per far prendere aria alla roba e scelgo una maglietta con l’accoppiata di mutande e calzini. Li appoggio sul letto e risistemo lo zaino.

Per curiosità guardo nei cassetti della scrivania. Le solite cose. Penne, fogli, cd, cassette.. Nell’ultimo trovo una cassetta porno con la copertina scritta in inglese. Peccato, avrei preferito un autore locale. Tanto per farmi un’idea. Leggo il retro per vedere chi sono gli autori e leggere la trama, ma ecco che entra la nipote della signora.
‘Qui è come essere al Colosseo… Le porte non servono.’ Gli dico. Non so dire se ero in imbarazzo per l’oggetto in mano o perché beccato a frugare fra i cassetti del cugino o incazzato perché è entrata di botto.

Lei arrossisce vistosamente. Non so se è per la sua giovane età o perché ha capito quello che gli ho detto o più semplicemente perché sono mezzo nudo e con la cassetta porno in mano. Rimane per alcuni secondi ferma sulla porta mentre l’osservo anche io immobile.

‘Vieni pure avanti.’ Le dico giusto per rompere il silenzio imbarazzante che era calato fra noi. Allungo la mano e poso la cassetta in piedi sul bordo della scrivania.

Lei mi risponde in inglese. ‘Scusa. Avevo bisogno di un libro.’

Prende un volume da un ripiano in alto e letteralmente scappa via. Rido fra me e me per la situazione creatasi. Non c’era proprio nulla da imbarazzarsi. Certo che se aspettava ancora qualche minuto mi avrebbe trovato nudo. Faccio alcuni esercizi di stretching e poi mi rivesto. In casa non c’e nessuno. Esco in cortile e sento delle voci provenire da dietro la casa. Sono tutti sulla terrazza seduti a tavola che parlano, mangiano e bevono felici. Chissà chi c’era di loro alla finestra. La nonna è intenta a preparare da mangiare in cucina come sempre. Saluto tutti e declino l’invito di mangiare ancora. Mi soffermo quel tanto che basta per bere un bicchiere di vino e dire quattro parole. Faccio un giro attorno alla casa per non stare seduto e fermo in mezzo a loro ed essere tentato a mangiare qualcosa.

Giro fra le terrazze coltivate a orto e guardo gli alberi da frutta. Su in alto, su un noce, c’è uno scoiattolo strano, nero e con il petto bianco. Mai visti di quella specie. Mi sembra di essere tornato bambino, quando andavo dai nonni materni presso la baita in montagna, lontano come sono dalla ‘civiltà’. Vicino alla stalla ci sono galline, anatre e conigli. Dentro, vi sono solo due capre da latte. Grande com’è, sicuramente una volta conteneva ben più di due animali.

‘Ciao max. Sei venuto a vedere come mungo le capre?’

‘Non per insegnare nulla a nessuno signora, ma guardi che sono capace. Mia nonna mi ha insegnato quando ero piccolo.’

Detto fatto, mi metto seduto accanto alla capra e con l’acqua pulisco le mammelle. Mentre lei è china a tenere la capra, io metto il secchio sotto la sacca e incomincio a mungere. La capra è una brutta bestia in queste cose. Se non riconosce chi la munge incomincia a scalciare e a scappare. Cerco di sforzarmi a restare concentrato sul lavoro che faccio. Lei si è chinata moltissimo e dalla scollatura le vedo chiaramente una tetta e il capezzolo. Con le mani sulle mammelle calde e a quella vista il cazzo ha un guizzo e autonomamente si indurisce. Quando penso di aver finito, lascio a lei il compito di controllare. Non so che fare e mi limito ad osservarla dall’alto. In breve passa alla seconda capra che la munge con mano esperta. Si vede che è una maestra in questo campo. In poco tempo ha finito.

‘Mette caldo questo lavoro, non trovi?’

Non ho il tempo di rispondere, si sbottona un bottone dopo l’altro della vestaglia e io resto a bocca aperta come un ebete. Quando la apre, resta completamente nuda. Non aspetto oltre e mi avvicino prendendole le enormi tette in mano e le soppeso. Pesantissime e caldissime. Mi chino e incomincio a leccare i capezzoli; prima uno e poi l’altro, alternando i colpi di lingua con lente succhiate a dolci mordicchiamenti. Quando metto la mano fra le sue gambe la trovo bagnatissima. Si distende sulla paglia e io la seguo sempre attaccato ad un suo seno a succhiarla e con la mano che non smette di masturbarla. è molto larga e due dita entrano benissimo. Ansima e gesticola con le mani. A volte mi accarezza la testa, altre invece, le tiene appoggiate al suo viso mentre bisbiglia qualcosa di incomprensibile. Lentamente scendo a baciarla in mezzo alle gambe. Faccio scorrere la punta della lingua lungo la sua pancia per arrivare sul monte di venere. I suoi peli sono talmente tanti, che quasi non credo ai miei occhi.

Un folto cespuglio attornia tutto. Tiro leggermente indietro la pelle e il clitoride molto sviluppato si apre pronto e invitante. I miei colpi di lingua la fanno letteralmente fremere e gemere. Non riesce a stare ferma. Mi sorprende nel vederla prendersi le tette e leccarsi i capezzoli. Mi eccita da impazzire vederglielo fare. Ho la lingua e le guance che mi fanno male per il lavoro che le sto facendo e lei emette un lungo lamento come l’estasi esplode facendola godere. Mi attanaglia la testa fra le gambe, mentre trema e gode. Non smetto un attimo di leccare e succhiare anche se il suo odore e il suo sugo è molto forte.

Mi prende per i capelli e mi tira a sé liberandomi la testa. L’appoggia sulla sua pancia, mentre cerca di respirare. Mi abbasso i pantaloni liberando il cazzo duro e rimessomi in ginocchio, la faccio girare e mettere a quattro zampe. Avvicino il cazzo all’ingresso della figa e senza fretta entro tutto in lei. Progressivamente incomincio a scoparla aumentando sempre di più il ritmo. La tengo per i fianchi finché non si abbassa appoggiandosi sui gomiti. Come la sento emettere dei lamenti ritmici cerco ancora di resistere aumentando le spinte fintanto che non sono certo che stia godendo.

Percepisco come se a posto della figa ci fosse una mano il cazzo stesse correndo dentro al pugno chiuso. Sono i muscoli pelvici che mi stringono. Non resisto oltre e mi scarico spargendo il mio liquido caldo sulla sua schiena e sul sedere mentre lei emette un lungo gemito e alcune parole sospirate in modo incomprensibile. Passiamo alcuni minuti a rilassarci sdraiati sulla paglia uno fianco all’altro. Dopo avermi baciato e ringraziato accarezzandomi su una guancia si pulisce con la paglia e si riveste.
‘E’ tardi, devo andare.’

Esce con calma dalla stalla lasciandomi lì sdraiato, sfinito e mezzo nudo. Mi ricompongo anche io rimanendo lungo e ben disteso finché non mi assopisco. Quando mi alzo non è passato molto tempo. Rientro in casa andando in bagno a lavarmi. La trovo in cucina intenta ad affettare del pane.
‘Sarebbe possibile bere un po’ di caffé?’

‘Certamente. Ne ho fatto ora. Lo messo nel termoss. Vuoi anche un po’ di latte appena munto?’

Mi guarda sorridendomi e io contraccambio il sorriso guardandola negli occhi e leccandomi le labbra.

‘Fra poco è pronto il pranzo. Vieni in terrazza.’

Passa in camera da sua figlia e si chiudono dentro, non le vedo arrivare finché non siamo già a metà del pranzo. Siamo in tanti e le pirofile fanno il giro della tavola più e più volte. Gnocchi al ragù, ai funghi, ai formaggi. Coniglio con insalata, patate, piselli e funghi. Formaggi, salami e fette di prosciutto. Continuamente sento dire:
‘Mangia, roba buona. Naturale. Fatto io..’

Il vino scorre a fiumi e quando siamo arrivati finalmente al caffé e alla grappa, ho deciso che avrei rinviato la partenza all’indomani. Come lo comunicato, mi ha stupito di vederli che erano tutti veramente contenti della mia decisione e hanno brindato con un altro giro di grappa. Quando mi sono alzato ero notevolmente brillo. Ho lasciato il posto ad altra gente che veniva a trovare e a salutare il mio cliente/amico. Tutti parenti e amici che non si vedevano da anni.

Dopo che mi sono dato una rinfrescata in bagno trovo le ragazze che guardano un film in sala. Mi metto in mezzo a loro e guardo l’ultimo Batman in inglese con sottotitoli in croato. Peccato o fortuna che era quasi alla fine, rivederlo in Italia che non è ancora uscito in dvd mi scocciava. Mi invitano ad andare con loro al paese vicino e ci andiamo con la loro macchina. Volume a palla e guida da rally. Fortuna che il viaggio è breve.

‘Al ritorno guido io ok?’ Gli dico.

‘Perché, hai paura?’

Ridono come due oche e non posso ribattere perché arrivano le loro amiche.
‘Non male, dove sono finito. Una meglio dell’altra.’ Mi dico passandomi la lingua sulle labbra. Mi presentano e rimango folgorato da una con due occhi blu come il mare e con due tette grosse come meloni. Dalla sua maglietta si intravede il pizzo del reggiseno. Vestita in jeans e maglietta, ma con una bocca e un bel visino da fare impazzire anche i morti. Il tema è solo uno e tutte hanno da dire la loro e discutono della rottura o crisi che vi è stata fra lei e il suo fidanzato, ma certamente non mi rendono partecipe della cosa, visto che non mi traducono una akka.

Resto nel mio mondo in disparte osservando lei che ogni tanto piange e a rifarmi gli occhi sulle curve prosperose della tettona. Dopo alcuni minuti si dirigono verso un’area che capisco essere un campo da pallavolo.
‘Giochi?’

Accetto, ma faccio presente che ho mangiato troppo e non sono in forma.

Suddivisi in due squadre da quattro, sono l’unico ragazzo fra loro. Non va per niente bene alla mia squadra; o io sono una vera frana o loro sono troppo brave. Più volte la piccolina mi salva le palle che sbaglio. In mia discolpa posso affermare che l’attenzione era tutta indirizzata verso la tettona e alle sue tette per come ballavano! Sotto rete riesco a fare tre punti di fila saltando a muro, ma poi perdiamo il set e alla fine la partita è persa. La tettona è troppo arrapante e non le tolgo gli occhi da dosso. Penso anche che se ne siano accorte per delle battute che si scambiano nella loro lingua e le risate che poi scaturiscano le loro frasi.

Andiamo al bar tutti sudaticci, dove offro da bere a tutti. Birra e whisky. Un mix imbevibile per i miei gusti, ma che a loro piace. Dopo un secondo giro (loro) ci alziamo e camminiamo fino al mare. Una di loro si toglie i pantaloni e si bagna fino alle ginocchia. Gli slip che intravedo sono normalissimi, anonimi, bianchi. Come vorrei che si spogliasse la tettona, ma niente da fare, rimane vestita a parlare. Passiamo così un lungo piacevole tempo e mentre loro parlano e fumano più sigarette che non le parole che si dicono, io mi dico che sono finalmente in vacanza. Quando finalmente si schiodano, ci incamminiamo verso la macchina e qui punto i piedi al punto che quasi ci mettiamo a litigare. Vuole guidare lei ad ogni costo. Cedo, solo dopo averle strappato la promessa che avrebbe guidato piano. Mi fanno fare un giro lunghissimo fra i boschi in montagna, fino ad arrivare in cima alla montagna dove ci fermiamo. La vista toglie il fiato. Si vede il mare e le isole del golfo e tutta la costa istriana da un lato e croata dall’altra.

‘Peccato non essere con il partner.’

A volte se mi mangiassi la lingua sarebbe meglio, lei capisce perfettamente l’italiano e si rimette a piangere. Cerco di consolarla fornendole l’ennesimo fazzoletto mentre con una mano le accarezzo la schiena e lascio che le passi. Non mi ha spiegato per quale motivo hanno litigato e non posso intervenire. Esco dalla macchina lasciandola sola a calmarsi e sono raggiunto dalla cuginetta poco dopo. Parliamo in inglese e cerco di farmi spiegare il motivo della rottura, ma lascio perdere poco dopo per le incomprensibili parole. Ho bisogno di ripassare il vocabolario e lei di limare l’accento e la pronuncia. Tiriamo sassi giù per il burrone finché non ci raggiunge lei con l’immancabile sigaretta in mano.

Incomincio a sparare cazzate e a fare il clown cercando di farla ridere. Forse l’unico risultato che ottengo è farmi credere ubriaco o pazzo, anche se la pantomima riesce forse a rallentare le lacrime. Quando ripartiamo ha finito un’altra sigaretta. Questa volta guida realmente piano. Mi spiega che hanno litigato con il fidanzato perché vuole fare sesso con due donne o insieme con un’altra coppia. Questa fantasia c’è sempre stata fra loro, ma la sera precedente c’era la possibilità di realizzarla e lei non ha voluto, mentre lui ha fatto ugualmente sesso con l’altra coppia. Quando arriviamo a casa lei è in preda ad un’altra crisi di pianto. Ci accoglie la zia (la mamma della ‘piccolina’) e mentre lei corre in casa a piangere, io accompagno la piccolina al supermercato a comprare. Ne approfitto per vedere com’è fatto e a spolverare un po’ d’inglese che è molto arrugginito. Un normale supermercato come quelli che ci sono in Italia e i prodotti per la maggioranza sono tedeschi.

Quando si torna a casa è già drammaticamente l’ora di cena. Mi accomodo a tavola e mangio solo minestrina o meglio, brodo vegetale con i grissini e formaggio grattato. Passiamo la serata a vedere le foto di famiglia. Scherzo, forse un po’ pesantemente a causa dei vapori del vino, quando vedo le foto delle figlie in costume da bagno. Quelle figliole immortalate, ora erano diventate mamme ed una di esse l’avevo già scopata. Fortunatamente non usciamo più per la sera e mi metto in sala con le ragazze a guardare la tele. Non c’e nulla salvo le partite. Parliamo ancora io e lei e mi sembra ora più serena.

Con la bocca impastata non so bene che discorsi faccio, ma ridiamo spesso. Beviamo ancora e continuiamo anche dopo che la sua cuginetta ci lascia per andare a dormire. Quando raggiungo il letto sono completamente ubriaco. Mi spoglio e mi infilo sotto le coperte, ma mi addormento tenendomi al materasso perchè mi gira tutto. Che brutta sensazione. Di notte devo alzarmi per andare al bagno e ne approfitto anche per lavarmi i denti, visto che non l’ho fatto la sera prima. In corridoio sento provenire dalla camera di Maria un russare profondo. Vorrei tanto vedere come dorme, ma non sono un maniaco e lascio perdere. In cucina ne approfitto per bere un poco di caffé. Vista l’ora, ne faccio tanto da mettere nel termos come fanno loro. Sono lì tranquillo che mi sorseggio la tazza quando vedo uscire dalla camera di lei lo zio, alias il mio cliente.

‘Ma hai capito che razza di falsa moralista che è!’ Lui si rimette a dormire nella sua camera mentre io con la tazza ancora in mano mi sdraio nella mia.

Sto per assopirmi quando sento la porta aprirsi. Nella penombra distinguo chiaramente la capigliatura di lei. Indossa una lunga camicia da notte.
‘Sono venuta a ringraziarti per aver preparato il caffé.’

‘Non c’è problema.’
Si china in avanti e discosta le lenzuola. Abbassa gli slip e mi succhia il cazzo. Con fare famelico va avanti e indietro con la testa. La lascio fare e non l’avviso che sto per godere e le riempio la bocca di sperma. Continua a leccare e a succhiare ancora per qualche minuto finché non si rialza.
‘Ora siamo pari. Questo ieri non te l’avevo fatto.’

Esce dalla camera dopo avermi dato un veloce bacio sulle labbra. Penso di essere in paradiso e mi assopisco nel pensare alle sue fattezze di quando abbiamo scopato nella stalla. Mi desto quando sento nuovamente aprire la porta e vedo la piccolina entrare.
‘Buongiorno.’ Le dico.

‘Scusami, devo prendere un libro’

‘Peccato. Pensavo tu volessi venire a letto con me.’

Ride, mentre esce dalla camera e devo dire che pur avendo goduto solo qualche ora prima, avevo ancora voglia e il ‘fratellino’ era in piena erezione. Aspetto ancora qualche minuto e poi, mi rivesto e vado in cucina. Fuori della camera saluto e parlo con il signore che sta uscendo per andare a lavorare e poi mi reco in cucina. Lei è ancora in camicia da notte. Le sorrido.
‘Peccato non essere soli in casa.- Le bisbiglio all’orecchio mentre la cingo per la vita.- Mi piace restare nudo.’

Prepara la tavola posando ogni sorta di prodotto.

‘Lascia perdere. Bevo solo caffé questa mattina.’

‘Se ti faccio vedere una cosa forse ti viene fame.’
Sbottona la camicia e abbassando le spalline la fa scorrere lungo le braccia finché non rimane completamente nuda. Con quelle grosse tette non posso fare a meno di incominciare a leccare i suoi capezzoli attaccandomi come un assetato. In breve passo ad esplorarle la figa con le dita che trovo già fradicia. La faccio sedere sul bordo della tavola e incomincio a leccarla. L’odore è di sesso e il gusto è ben più forte rispetto al giorno prima. Quasi mi stomaca, ma la sento gemere in modo inconsulto. Gode in poco tempo, segno che il pompino che mi ha fatto l’ha eccita non poco. Raccoglie la sua vestaglia e senza rivestirsi esce dalla cucina e va in bagno. Quando torna è già pronta per affrontare una nuova giornata attaccata hai fornelli. Quasi in contemporanea arriva anche la nonna, portando il pentolino di latte appena munto della capra.
‘Bevi questo che ti fa bene. Ti da nuova forza.’

Mi sorride con fare malizioso, ma non credo che ne avrò poi molta di forza dopo tutte le scopate e le godute che ho avuto. In meno di 24 ore ho fatto gli straordinari eppure mi sento già pronto. Mi limito a bere latte e caffé. Poco dopo mi siedo sul divano a guardare il notiziario della CNN e faccio un po’ di zapping tanto per non perdere l’abitudine. Le guardo parlare fra di loro e chissà perché, mi viene in mente la legge della maniglia: ‘Prima la madre e poi la figlia.’

Ho sempre pensato che il detto si riferisse a donne giovani e piacenti, ma queste poi. Si sa che la realtà supera sempre la fantasia. Mi assopisco un’altra volta e mi risveglio solo quando sento parlare la figlia della signora con Antonio, il mio cliente. Sembrano molto intimi e poi dopo quello che ho visto questa notte la fantasia corre… Il fratellino si risveglia al solo pensiero di loro due che fanno sesso e mi chiedo se lui si sia scopato anche la cognata per la famosa legge della maniglia. Mi siedo a tavola a parlare con loro e a bere ancora caffé. Dopo aver passato il mio turno al bagno ed essermi liberato le intestina, mi siedo con loro in veranda. Mi stupisce quando Maria, la nipote del mio cliente, mi invita ad andare a fare una passeggiata con lei. Accetto senza remore. Mi piace camminare e poi mi piace il posto.

Vuoi perchè la giornata è stupenda, vuoi perchè stiamo camminando da tanto, ho l’impressione che faccia più caldo rispetto al giorno prima e senza accorgermi arriviamo alla cala dove ho visto le due coppie fare il bagno.
‘Hai voglia di fare una nuotata?’ Le chiedo.

Dopo aver passato dieci minuti di tira e molla per convincerla, mi spoglio rimanendo con le sole mutande addosso e con lei che si limita a restare a guardarmi seduta. Piano, piano, facendo pochi passi per volta, mi immergo nell’acqua.
‘E’ caldissima. è bellissimo. Non sai cosa ti perdi.’

Mi volto e mi accorgo che si era già tolta i jeans e si stava togliendo anche la maglietta. Mi viene incontro con indosso solo gli slip e il reggiseno anche se si protegge quest’ultimo con le mani come se avesse timore o vergogna. L’acqua è veramente calda, pulita e limpida. Faccio un paio di immersioni per vedere meglio il fondale, ma senza maschera è pericoloso per via dei troppi ricci. Mi accorgo che lei mi nuota di fianco e abbastanza lontani dalla riva, ci fermiamo su uno scoglio. Mi arrampico sulla sommità e incomincio a fare i tuffi come un bambino. Più volte le mutande mi si abbassano lasciandomi il culo scoperto e sentendo lei ridermi alle spalle, la stuzzico per ripicca:
‘E voglio vedere te se sei tanto capace.’

Lanciato il guanto di sfida, ed è prontamente accettato. Alzandosi e mettendosi in cima allo scoglio posso bearmi delle sue forme. Il reggiseno è parzialmente imbottito e forse anche un po’ troppo stretto visto per come alza vistosamente le tette. Gli slip bianchi e bagnati, sono diventati trasparenti. Si vede benissimo il pelo scuro che ricopre il pube e parzialmente l’inizio delle sue ‘grandi labbra’. Mi dico fra me e me, un bel cespuglio selvaggio.

Incominciamo una serie di tuffi su chi arriva più affondo, su chi arriva più lontano, una gara non scritta in cui non perdiamo occasione per strusciarci o per toccate sfuggenti e ‘involontarie’.
Guardando lei intenta a fissare la riva e solo a in quel momento noto della gente. Non mi ero accorto di non essere più soli e sulla spiaggia erano arrivate le due coppie del giorno prima. Questi sono già sdraiati a prendere il sole nudi.

‘Guarda.’ Mi dice indicandoli ‘Sono tornate le coppie di nudisti.’

‘Sì le ho viste. Chissà se ci regalano uno spettacolo come ieri.’ Le dico guardandola con aria maliziosa. Ieri lei era al cellulare con il fidanzato che litigava e non ha visto la scena di sesso in acqua e continuo:
‘Hanno fatto uno spettacolo hard ieri.’

Mi guarda con aria interrogativa come se non capisce. Mentre ci sediamo sullo scoglio per riposarci le due coppie si avvicinano all’acqua e incominciano a schizzarsi per poi gettarsi a nuotare. Mi rilasso allungandomi al meglio, senza perderli di vista e incominciano a giocare alla cavallina. Gli uomini sotto e le donne a cavallo sulle loro spalle. Dopo alcuni minuti ecco che la prima coppia cade in acqua. Subito dopo rifanno la gara, ma cambiandosi i rispettivi partner. Non durano ancora molto e finiscono in un groviglio di spruzzi e schizzi d’acqua. Sono sicuro che una delle due ragazze abbia tirato i capezzoli all’altra e ha vinto in questo modo. Molto disonestamente direi.

Parlottano fra di loro, poi vedo una delle due ragazze sparire ritmicamente sotto all’acqua. Non capisco perché si abbassa continuamente, scompare restando per un po’ in apnea e poi risale. Osservo meglio e intuisco cosa stesse facendo, quando la vedo sorretta dall’altra coppia, mentre l’uomo libero si posiziona in mezzo alle sue gambe che sorregge e con chiari movimenti di bacino la scopa. A quella vista non riesco a stare calmo e in poco tempo sono costretto a mettere una mano sul cazzo per farlo stare dentro agli slip. I due che sorreggono la ragazza, si abbassano spesso per succhiare e leccarle le tette mentre viene scopata. Lei è al pelo dell’acqua con le gambe piegate sulle braccia dell’uomo che la sta scopando ritmicamente.

Mi sollevo seduto per cercare di nascondere parzialmente la mia erezione, ma vedo che Maria pur essendo seduta, ha una mano infilata nelle mutande in cui le dita si muovono in un movimento inequivocabile. Mi faccio coraggio e la bacio delicatamente su una spalla. Continuo in attesa di un suo movimento arrivando fino al collo. Lei non smette di muovere le dita sul clitoride e mi facilita i baci reclinando la testa. Non perdiamo di vista lo spettacolo offerto dal quartetto. Con una mano abbasso una spallina del reggiseno e continuo a darle piccoli baci alternati da carezze fatte con la punta della lingua.

Scopro un seno mentre continuo a baciarle il collo e impossessatomi del capezzolo incomincio a giocherellarci. Vedo che chiude gli occhi e la sento ansimare. Approfitto della sua mancanza di volontà per slacciarle completamente il reggiseno. Ora, con le tette all’aria, prendo entrambi i capezzoli e li stringo fra il pollice e l’indice giocherellando e rendendoli ancora più duri. La sento respirare più profondamente, tremando e stringendosi le gambe con forza. Segno questo, dell’inequivocabile orgasmo appena raggiunto. Non mi sono accorto, ma le due coppie si sono spostate venendo vicino al nostro scoglio ma restando ad una certa distanza. Maria forse non se ne è accorta, appoggia ora la testa sulla mia spalla dandomi dei piccoli baci. Sento il cazzo così durò che punta contro le mutante, che mi fa quasi male. La sua mano è sempre in mezzo alle sue gambe, mentre le mie l’accarezzano un po’ ovunque.

Praticamente la sto abbracciando seduti uno di fianco all’altro. Le due coppie ci hanno quasi raggiunto. Si fermano a pochi metri da noi su uno scoglio vicino. Uno dei due uomini, ‘il biondo,’ ha il cazzo bello duro e non fa nulla per nascondersi, mentre ‘il moro,’ si vede chiaramente che ha goduto. è ancora rosso e la cappella esce dal prepuzio, ma la consistenza non è tale dal poter essere utilizzato, a breve per lo meno. Ci scambiamo sguardi di intesa entrambi mentre la mia lei tiene ancora gli occhi chiusi.

La mano di Maria mi scorre lungo la gamba e le apro per facilitarle la carezza, ma così facendo, dall’elastico superiore degli slip esce in tutta la sua consistenza la cappella del mio fratellino. La mano continua a percorrere l’interno coscia fino a raggiungermi le palle. Le palpa e le accarezza per poi abbandonarle e dedicarsi al cazzo. Anche le due ragazze di fronte a noi ci imitano e si dedicano ad un gioco di mani col cazzo ancora incordato del biondo. Sono al limite, mi sento pronto per godere. Maria ha una mano leggera e velluta e mi sta facendo una sega che mi fa impazzire. La mano non stringe eccessivamente il cazzo, la velocità di sali e scendi è costante, né veloce, né lenta.

Anche il biondo sullo scoglio vicino è al limite, lo intuisco da come grugnisce. Una delle due ragazze si abbassa e si fa sparire tutto il cazzo in bocca, restano in vista solo le palle. Maria sente il cazzo tremare e prontamente scende anche lei e se lo imbocca. Come appoggia le labbra sul glade accelera la velocità della sega stringendo con più forza la mano. Sborro copiosamente lasciandomi andare. Lei non muove la testa come fa la sua controparte di fronte a noi, si limita a bere e a succhiare come se fosse un ciuccio. Sembra che la mano stia accelerando il suo movimento mentre succhia con avidità e beve ingurgitando tutto.

Appagato e felice, mi rilasso sdraiandomi sullo scoglio e con sorpresa Maria abbassa la testa facendosi scomparire il cazzo fino in gola. Lentamente risale facendomi sentire la lingua. Succhia e lecca, la testa sale e scende sempre più velocemente e la mano passa dallo stringere il cazzo alle palle dove le accarezza dolcemente. Ora siamo noi a dare spettacolo. Le due coppie ci fissano scambiandosi poche frasi appena sussurrate cui non riesco a percepire cosa si dicono mentre le due donne si stanno vistosamente masturbando.

Quando Maria si solleva mi guarda con un’espressione da vera porcellina assatanata. Ha le guance rosse e le labbra di fuoco. Si sistema sopra di me e prendendomi il cazzo con una mano se lo dirige verso la sua patatina. L’altra mano la usa per tenere scostato l’elastico degli slip e lentamente scende fino ad impalarsi. Sento il piacevole calore avvolgermi completamente. Dopo alcuni piccoli movimenti per aggiustarsi meglio il cazzo incomincia a salire e scendere sempre più velocemente. Si appoggia alle mie ginocchia chinandosi leggermente in avanti per sentire meglio il cazzo entrarle nella figa.

Di fronte a noi, una delle due ragazze, sta scopando il ragazzo moro allo stesso modo. Vedo le sue tette ballare disordinatamente e penso alla stesso spettacolo che stiamo dando noi. Maria emette piccoli gridolini, cerco di aiutarla nella scopata prendendola per i fianchi e guidandola mentre il mio bacino va incontro al suo e il cazzo è spinto nelle profondità dell’utero. Ogni volta che i nostri corpi si scontrano uno sciacquettio inconfondibile ci sovrasta. Il brunetto non c’e la fa più e la sua compagna sfilatasi il cazzo da dentro alla passera lo fa sborrare, facendogli una sega mentre lei si finisce da sola masturbandosi. Maria non ha intenzione di smettere anzi, il suo orgasmo è prossimo e si lascia cadere sempre più pesantemente su di me.

Andiamo avanti scopando in questa posizione ancora per qualche minuto fintanto che non c’è la faccio più a resistere e cerco di sollevarla, ma lei mi si resiste e anzi godiamo quasi in contemporanea. Per un certo tempo siamo solo noi due su questa terra. La sborrata e il godimento che ne segue è tanto selvaggio e piacevole che può cadere il mondo domani che morirei felice. Appagata, sfinita anche lei dal piacere, si rilassa allungandosi su di me sempre con il cazzo dentro di lei. In questo modo le posso accarezzare le tette e i capezzoli, mentre sento il mio e il suo succo scendermi e solleticarmi le palle.

Respiro affannosamente, ma non certamente per il suo peso. Ho il cuore che batte a mille. Percepisco chiaramente il cazzo che si sta ritirando e mi procura un certo solletichio. Anche lei sente che si sta rimpicciolendo ed emette un lamento di disapprovazione. Si rimette seduta sopra di me e appoggia una mano per tenere dentro il cazzo. Anche io mi sollevo sui gomiti e guardo di fronte a noi. Entrambe le coppie sono in piena attività. Il biondo sta sodomizzando la sua donna dandogli poderosi affondi di cazzo, mentre il moro slingua la figa della sua donna. I gemiti e i lamenti di piacere ci giungono distintamente erotizzandoci nuovamente, mentre Maria si sta masturbando il clitoride con una mano e l’altra è sempre attenta a trattenermi il cazzo e a palpare le palle.

L’accarezzo graffiandola dolcemente la schiena fino a raggiungere nuovamente i seni e poi i capezzoli ancora duri. Quando le due coppie hanno smesso di soddisfarsi Maria ha goduto nuovamente. Gli spasmi della sua figa, al principio, hanno letteralmente risucchiato all’interno il mio cazzo e poi lo hanno spinto fuori. I nostri abbondanti succhi ora mi stanno colando liberi sul cazzo. Per un lungo tempo ci osserviamo tutti senza muoverci. Poi lentamente ci lasciamo cadere in mare dove vengo avvolto da una piacevole frescura. Gli slip mi danno fastidio e le tolgo gettandole sullo scoglio, tanto sono imbrattati di sperma.

In acqua facciamo la conoscenza con le due coppie e scopro che sono danesi. Parliamo usando un po’ di tedesco e un po’ d’inglese e scopro che sono alloggiati in un albergo vicino a dove abitiamo noi. Maria mi impressiona per la sua padronanza della lingua tedesca. A riva, continuiamo a parlare scambiandoci anche delle battute in cui rido più per simpatia che non perché ho capito cosa ci stiamo dicendo. Li lasciamo a malincuore, anche perché volevo meglio conoscere le loro libere abitudini amatoriali, ovviamente al femminile. Rivestiteci ci incamminiamo verso la passeggiata dove arrivati in cima trovo Antonio, il mio cliente, che ci accoglie con un largo sorriso.
‘Finalmente vi siete decisi a salire. è più di un’ora che vi osservo.’

Non so cosa voglia sottintendere e forse ha visto tutto. Ero convinto che così sotto alla scogliera non ci potesse vedere nessuno. I miei pensieri sono interrotti dal sui racconti, mi spiega che quando era piccolo, fra i ragazzi di all’ora vi era prova di coraggio e dovevano fare il tuffo dalla ringhiera. Lo guardo perplesso e osservo lo strapiombo a picco sul mare. Mi assicura che il fondale è molto basso e non ci sono pericoli. Guardo perplesso e cerco di ricordare quando ero là di sotto in mare. Se non ricordo male dovrebbero essereci circa dieci o dodici metri di salto. Considero anche il fatto che il mare è molto calmo quindi l’impatto è molto duro e poi sul fondo ci sono un colonie e colonie di ricci. Lo guardo, gli sorrido:
‘Ok. Lo faccio.’

Incomincio a togliermi la camicia mentre Maria cerca di convincermi a non farlo. Antonio fa allusioni sul fatto che sono senza mutande, effettivamente le ho lasciate giù di sotto sullo scoglio.
‘Vedi, motivo in più per andare a riprenderle e non solo quelle.’

Maria ha uno sguardo di vero terrore. Mi avvicino a lei e finalmente la bacio lungamente e con passione sulla bocca. Mi volto e faccio due passi in cui il cuore letteralmente mi si ferma. Giungo al bordo della roccia in cui il respiro mi si strozza in gola e mi getto. Terrore, panico, vera paura. L’adrenalina mi sale al cervello e il cuore incomincia a battere all’impazzata. Vedo avvicinarsi la superficie troppo velocemente e mi rendo conto che sono troppo spostato all’indietro. Trattengo il respiro o non riesco a respirare paralizzato come sono dalla paura.

Allungo i piedi e sento distintamente lo schiaffo che le piante dei piedi danno all’acqua. Sento l’acqua entrarmi nel naso e discendermi in gola. Apro gli occhi e mi ritrovo in mezzo a mille bolle. Cerco di frenare la mia discesa verso il fondo, aprendo le mani e le braccia anche se un dolore profondo mi toglie ogni forza. Scalcio. I polmoni li sento bruciare. Ho voglia di tossire per l’acqua che mi è entrata in gola. Mi accorgo di essere su un fianco con il fondo pericolosamente vicino. Non riesco a muovere le gambe per il dolore e muovo solo le braccia. Giungo in superficie che ho i polmoni che mi scoppiano e li riempio con tutta l’aria con cui posso respirare.

Voglio tossire, voglio respirare. resto a galla con fatica. Ho le palle che mi fanno male in modo inverosimile. Non riesco a nuotare se non le prendo e le sorreggo con una mano. Giungo allo scoglio di prima e mi aggrappo con la mano libera. Il dolore è atroce. Non mi fanno male solo le palle, ma anche le chiappe e la schiena. Dalla mia posizione vedo su in alto sopra di me le loro facce e le loro mani che mi salutano. Ora sono certo che il mio cliente ha potuto godersi uno spettacolo incredibile.

Con vera difficoltà cerco di arrivare verso la riva, mentre mi maledico ogni secondo per la cazzata che ho fatto. Alla spiaggia mi raccolgono i ragazzi danesi che si congratulano con me o mi stanno dicendo che sono pazzo. Sono completamente nudo tranne che per il reggiseno che ho raccolto sullo scoglio. Le mie mutande erano troppo lontane per poterle raggiungere e non ne avevo la forza per rizzarmi sulla roccia. Dopo aver ripreso un poco di respiro mi accingo sugli scalini sorreggendomi le palle e usando il reggiseno per coprirmi almeno le ‘vergogna’. Ogni passo è come ricevere un calcio nei coglioni. Lungo la passeggiata, fortunatamente, non c’è nessuno e posso camminare sulle punte dei piedi, piegato in due per il dolore e in tutta calma. Quando li raggiungo mi accoglie uno spettacolo incredibile.

Maria è appoggiata di spalle a un albero, mentre suo zio, la sta slinguazzando a dovere. Mi ha visto arrivare e non si è scomposto per niente. Continua imperterrito, mentre i gemiti di lei si perdono verso la baia. Quando si solleva ha tutta la bocca bagnata dai suoi succhi. Mi avvicino per vedere meglio e per riprendermi i vestiti. Lei ha gli occhi chiusi e un’espressione sognante; ha la camicia sbottonata, con le tette in vista e dei chiari cerchietti umidi attorno hai capezzoli. Le mutande sono abbassate insieme hai suoi jeans e le ginocchia semi aperte, per permettere a suo zio di succhiarle meglio il clitoride. La vedo distintamente tremare tutta e quasi si abbassa come se le gambe non la sorreggessero più. Lui si solleva e le passa sotto al naso le sue dita che poco dopo aperta la bocca le succhia. Quando ha deciso, che sono sufficientemente pulite dai suoi stessi umori gliele sottrae.

Dopo averle baciate, si china e la riveste con lei sempre immobile e aggrappata all’albero. Sono impietrito per la scena e sono contento che le mie impressioni siano state confermate per l’ennesima volta.
‘Ciao uomo. Come ti senti?’ Mi chiede.

Lo guardo e poi guardo lei. Come se nulla fosse accaduto, ora si stanno ricomponendo. Quando lei riapre gli occhi le sorrido e le passo il reggiseno ancora bagnato. Rispondo con un filo di voce piegato in due.
‘Sto malissimo.’

Quando mi sposto per prendere i miei vestiti incominciano a ridere a crepapelle tutti e due. Piangono per quanto ridono.

‘Hai tutto il sedere rosso come un pomodoro.’

Giù a ridere.

‘Hai due gambe come due wurstel.’ Continuando a ridere piegati in due.

Colpito nell’orgoglio prendo gli abiti e mi siedo con molta calma sulla panchina vicina. Il dolore è veramente lancinante. Piano, piano, e con vera difficoltà, riesco a infilarmi i pantaloni, anche se non li allaccio. Le scarpe no. Non riesco a piegarmi a sufficienza. Mi raggiungono finalmente e si catapultano sulla panchina con le lacrime agli occhi.

‘Quando io ho fatto da piccolo il salto, non sono riuscito a camminare per molte ore. Ho visto gente piangere per ore, ma non mi ricordavo che le palle fossero così elastiche come le tue.’

E continuano a ridere tenendosi la pancia.

‘Tu essere giù in fondo e le tue palle essere ancora in superficie.’ Ribatte lei.

Li lascio ridere mentre io cerco di allungarmi alla meglio per riprendermi e prendere un poco di sole. Arriviamo finalmente a casa, indubbiamente grazie all’aiuto di loro due. Hanno dovuto anche allacciarmi le scarpe. Mi sdraio a letto qualche minuto per riprendermi e poi faccio il giro della casa per salutare tutti. è ora di partire. Sono tutti molto dispiaciuti per la mia partenza e anche io non sono certamente felice, ma devo andare o non parto anche oggi. Finalmente mi siedo in macchina e mi avvio a malincuore. In fondo alla strada che sta salendo a piedi, incontro la ‘piccolina’ per cui la invito a salire per dargli un passaggio fino a casa. Anche lei è rattristata per la mia partenza e arrivato all’ingresso del viale mi fermo per farla scendere. Mi avvicino per darle i soliti baci di saluto sulle guance e lei inaspettatamente mi ruba un bacio sulle labbra. Scende dal taxi di corsa e io sempre più con un coltello piantato nel cuore, mi rimetto in viaggio. Chissà come sarebbe andata con lei.
‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘ ‘

Com’è andato il viaggio di ritorno?
Dopo pochi chilometri mi fermo sul ciglio dell’autostrada con il motore che fuma. Arrivato il carroattrezzi e rimorchiato in officina, mettono subito il taxi sul ponte. Nulla da dire sulla loro professionalità ed efficienza.
‘Mi dica la diagnosi?’ Gli chiedo dopo aver visto il motore smontato pezzo a pezzo.

‘Alternatore bruciato!’

‘Tempo di arrivo del pezzo di ricambio?’

‘Vediamo, oggi è giovedì. Se paga un taxi e a Trieste hanno il pezzo di ricambio domani in giornata può ritirare la macchina, altrimenti deve aspettare che arrivi il pezzo di ricambio dall’Italia.’

‘E quanti giorni dovrei aspettare?’

‘Forse fino a martedì o giovedì.’

Sto pensando..
‘Alla nonna..
”.Alla figlia’
”’..Alle due nipoti’
””’Ad Antonio’
”””..A come fare per telefonargli…

Maxtaxi

Aiutatemi a migliorare. Aspetto le vostre critiche.
Sono in attesa delle vostre proposte e suggerimenti da inserire nei prossimi capitoli’

Questo romanzo non deve essere riprodotto elettronicamente o a mezzo stampa senza la mia autorizzazione scritta.
This novel should not be reproduced electronically or in print with out my written permission.

Ultima correzione e modifica il 17-10-2010

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