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Racconti erotici sull'Incesto

Quel pomeriggio a casa di Francy

By 11 Aprile 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Ero appena uscita da scuola, quel pomeriggio faceva un caldo insopportabile, cercavo di sventolare il viso con i lembi della camicetta, cosciente che, così facendo, mi scoprivo quasi completamente il décolleté, lasciando intravedere il mio reggiseno di pizzo rosa, ma ero anche consapevole del fatto che con quell’afa, e in quell’orario critico, non c’era neanche un cane in giro…
Ero seduta su una panchina rovente, piano piano perdevo ogni senso del pudore e allargavo sempre più le gambe per sentire un po’ di frescura, attraverso la gonna, anche sulle cosce nude e sul pube, ormai madido di sudore.
“Ma perchè ci mette così tanto?”, pensavo, guardando l’orologio.
Stavo aspettando Francy, un’amica che frequentava il mio stesso liceo, ma in una classe diversa, che, come sempre, era in ritardo.

Avevo conosciuto Francy una mattina in cui nessuna delle due aveva voglia di andare a scuola e, dopo esserci studiate a vista, sospettose come due fuggitive, ci eravamo fidate e confidate l’una con l’altra, suggellando in quel momento un patto di amicizia sincera.
Francy era una ragazza dal viso molto intrigante, mediterraneo, sensuale, con grandi occhi color nocciola, zigomi alti, carnagione olivastra e labbra molto carnose. I lunghi capelli neri le incorniciavano quel suo viso bellissimo, e ogni volta che li scuoteva per sistemarli o per legarli, inarcava la schiena accentuando ancor di più il suo culo tondo e grande. Francy aveva 19 anni, come me, ma fisicamente sembrava più grande della sua età, probabilmente per via del suo fisico (era piuttosto alta e molto formosa) e perchè, già allora, si truccava spesso eccessivamente, a differenza di me, che sembravo più piccola dei miei 19 anni, minuta com’ero, con il viso acqua e sapone e con quella timidezza quasi patologica che mi caratterizzava.

Quel giorno, Francy ed io ci eravamo date appuntamento all’uscita da scuola, la sera prima mi aveva inviato un sms per invitarmi a casa sua, dove, dopo pranzo, avrei dovuto aiutarla a scrivere un tema per un compito in classe. Frequentavamo l’ultimo anno del liceo scientifico, Francy non era mai stata un’amante dello studio, ma era esausta della scuola e l’unica cosa che voleva in quel periodo era riuscire a diplomarsi, e per questo chiedeva spesso il mio aiuto.
Accettai volentieri il suo invito, ma il caldo straordinario, il sole che picchiava su quella panchina, e i suoi famigerati ritardi mi avevano fatto pentire di quella scelta.
Stavo cercando nervosamente un fazzoletto nella mia borsa, quando ho sentito una mano che mi scuoteva i capelli.

“Quante volte mi hai insultata da quando sei qui?”
“Scema, è mezz’ora che ti aspetto, mi sto sciogliendo con ‘sto caldo. Ma dov’eri finita?”
“Ehm, scusami, ma… Giuseppe, quello del 5′ B… è un mese che ci prova con me, lo sai… mi ha fermata per dirmi che domani la madre gli lascia prendere la macchina, e vorrebbe fare un giro con me… Sara, io ho accettato, in fondo è carino, no?”
“Mmmh… sarà… ma quello ha una sola cosa in mente, lo sai, vero?”
Francy era scoppiata a ridere: “Ahahah! Magari è la stessa che ho in mente io!”.

Ci eravamo incamminate lungo una stradina di campagna che portava a casa sua, una grande e meravigliosa villa lontana dalla città, con la piscina e un giardino curatissimo; non era troppo lontana, ma con il caldo quella distanza sembrava infinita.
Francy, abituata a quel percorso, era più spedita e camminava davanti a me: le guardavo incantata quel culo tondo che si muoveva ad ogni passo, immaginando quale dei suoi mille perizoma colorati portasse sotto i jeans attillatissimi.
Ad un tratto, si era fermata e l’avevo vista accovacciarsi a terra.
“Muoviti, lumaca!”, le avevo gridato.
“Un secondo, mi si è slacciata una scarpa.”
Mi ero avvicinata e, mentre lei era piegata per allacciare la scarpa, non riuscivo a non fissare lo spacco del suo culo sopra l’orlo del jeans a vita bassa, sottolineato dal sottile filo del suo perizoma nero.
Improvvisamente, ho sentito delle pulsazioni nella mia vagina calda, ma in quel momento avevamo ripreso il nostro cammino.

Arrivate finalmente a casa di Francy, eravamo andate in bagno insieme per rinfrescarci. Lei si era tolta la maglietta, scoprendo un seno abbondante, rotondo, sodo, appetitoso, con due capezzoli grandi e turgidi. Le mie pulsazioni stavano diventando sempre più forti.
“Sary, che guardi? Le mie tette? Ma hai visto come sono toniche? E’ merito di una crema che compra sempre mia madre, saranno due mesi che la uso anch’io, ed è ottima, senti qua!”
Mi aveva preso una mano e l’aveva poggiata sul suo seno, massaggiandolo con vigore. Sentivo davvero un seno tonico ma morbido, liscio, caldo, ancora sudato. E la mia vagina si inumidiva.
In quel mentre, la madre era entrata in bagno ed io, imbarazzata, ho tolto subito la mano dal seno di Francy, che invece non sembrava minimamente a disagio.
“Mamma, Sara stava notando gli effetti della tua crema… davvero eccezionali, vero, Sara?”
Non avevo risposto, fissavo la mamma di Francy che aveva preso a massaggiare i seni della figlia, commentando: “Eh sì, costa un occhio della testa, ma ne vale la pena… guarda qui che belle tette sode che ha l’amore mio! Mmm, stupende….”.
“Si, mamma, è vero, sono belle come le tue!”
Quei pochi secondi in cui, davanti a me, si erano massaggiate il seno a vicenda, mi erano sembrate ore… piacevolissime ore…
La madre di Francy era una donna piacente, curata, sulla quarantina, con occhi e capelli nerissimi, piuttosto bassa, molto più formosa di sua figlia, con un grande culo e un enorme seno messo in risalto da camicette e maglie sempre scollatissime. Scambiava spesso i vestiti con Francy, e questo le dava un’aria giovanile, ma quando eccedeva con jeans troppo attillati e top troppo corti sembrava una prostituta felice di andare a lavorare, e gli uomini del quartiere (compresi i nostri compagni di scuola) erano sempre ben contenti di spogliarla con gli occhi ogni volta che lei usciva di casa.

Dopo pranzo, Francy ed io andammo al piano di sopra, nella sua camera adiacente a quella del fratello Alberto, che, come sempre, se ne stava rintanato tutto il giorno nel suo mondo di solitudine.
Alberto era un ragazzo particolare, aveva 18 anni e un carattere schivo, introverso e difficile. Francy mi confidò, molto tempo prima, che suo fratello aveva dei lievi disturbi psicologici, ma che si limitavano alla sua personalità riservata. I genitori viziavano molto Alberto, permettendogli tutto ciò che desiderava: computer, tv, ma non solo… ogni volta che, ad esempio, non aveva voglia di andare a scuola, la madre gli consentiva sempre di oziare a casa, nella speranza che, assecondandolo in tutto, potesse aiutarlo a trovare fiducia in se stesso e a vivere normalmente, come i suoi coetanei.
Francy, invece, si comportava da vera stronza nei confronti di Alberto: lo tormentava di scherzi, insulti, offese, lo prendeva in giro continuamente, mentre lui, inerme, non riusciva a sottrarsi a queste torture quotidiane. Francy diceva di non farlo con cattiveria, ma voleva scuotere e far reagire quella larva umana di suo fratello, come lei lo definiva.

Appena eravamo entrate nella sua stanza, Francy aveva chiuso a chiave la porta e si era buttata a peso morto sul suo letto, invitandomi con una mano a raggiungerla. Come al solito, avevamo iniziato a parlare fitto fitto dei nostri argomenti preferiti: i ragazzi e il sesso.
Ero totalmente affascinata dalle parole di Francy, che, senza il minimo imbarazzo e descrivendo sempre dettagliatamente ogni particolare, mi raccontava con chi era andata a letto quella settimana. Io, ancora inesperta, la ascoltavo attentamente e pendevo dalle sue labbra, lasciando che le pulsazioni ritornassero a battere forte nella mia vagina.
“Sary, cazzo, hai 19 anni… ma quando la vuoi dare? Quando ormai è marcia? Devi divertirti!”
“Fra’, lo so, ne abbiamo già parlato… io… io non so con chi uscire, e poi… dai, lasciamo stare questo argomento e raccontami ancora di quella volta fra te e Massimo, dai!”.
Francy provava sempre a spronarmi e a farmi interagire col sesso maschile, ma io ero troppo timida, mi infastidivo solo a parlarne e preferivo eccitarmi ascoltando le sue vicende erotiche, e lei era sempre ben disposta a raccontarsi, le piaceva stare al centro dell’attenzione in ogni circostanza, e adorava parlare di se stessa.
Dopo mezz’ora che chiacchieravamo, avevo la vagina talmente bagnata che avvertivo un impellente bisogno di urinare, ho aperto la porta e sono corsa in bagno.
Asciugandomi con la carta igienica, ho provato un sussulto quando ho toccato il clitoride, e sono tornata il prima possibile in camera di Francy per ascoltare ansiosamente l’ennesimo racconto.
Mi ero buttata sul letto, dimenticando di chiudere la porta. Francy aveva iniziato a parlare di sé e di un certo Luigi, quando, ancora una volta, spostò il discorso su di me.
“Sary, ma sai che Luigi ha un cugino della nostra età? Dice che è carino, alto, moro e muscoloso. Perchè non organizziamo un’uscita a quattro, così lo conosci e… hai capito, no? Non puoi rimanere vergine per sempre!”
“Mah, ci penserò, magari più in là, però non mettermi pressioni… lo sai come sono fatta!”
“Sary, che devo dirti? Tieniti stretta la verginità, allora, ma ricorda che non sai quello che ti stai perdendo, cara mia!”

Proprio in quel momento, abbiamo visto passare fuori la camera di Francy, attraverso la porta che io avevo lasciato aperta, suo fratello Alberto.
Francy aveva subito colto l’occasione per deriderlo.
“Ecco, un altro sfigato che si tiene stretto stretto la sua verginità! Vieni qua, idiota!”, aveva detto ad alta voce.
Alberto era rimasto immobile davanti l’uscio, con lo sguardo basso.
Francy si era alzata dal letto, l’aveva tirato da un braccio in camera sua e aveva chiuso la porta a chiave.
Non capivo cosa avesse in mente.
“Allora, deficiente, che sei andato a fare in bagno, eh? Sei andato a torturarti quel cazzo moscio che hai? Ahahah!”. Francy rideva di gusto, lui era paralizzato. “Sai, Sara, questo scemo sta tutto il giorno davanti al computer a scaricare film porno e poi, ogni mezz’ora, va in bagno a masturbarsi come un pazzo! Sei un coglione, esci da quella tua camera di merda e vai a scopare con una donna vera, vedrai come ti svegli!”.
“Lascialo stare, Fra’! Non vedi come sta? E poi, chi vuoi che conosca per poter scopare? Almeno così si sfoga, no?”, avevo detto, senza pensarci troppo.
Improvvisamente, Francy abbassò con forza i pantaloni di suo fratello, scoprendo un cazzo grande, gonfio, pulsante e rossissimo.
“Ma vedi come si tormenta da solo? Finirà col staccarselo, prima o poi, a furia di farsi seghe!”
Alberto aveva provato a reagire, mugolando qualcosa di incomprensibile e coprendosi il cazzo con le mani, ma Francy gli allontanò le braccia, lasciandolo di nuovo nudo davanti ai nostri occhi.
“Ora ti faccio vedere io come si fa a scopare una donna!”. Non riuscivo a credere ai miei occhi, ma Francy si era inginocchiata davanti al fratello e aveva iniziato a succhiargli il cazzo che continuava a gonfiarsi.
Io ero rimasta in totale silenzio, completamente assuefatta dal piacere della mia vagina sempre più bagnata.
Alberto stava mugolando ancora più forte, cercava di ribellarsi, ma la bocca esperta della sorella era irresistibile, nel giro di qualche secondo i suoi lamenti erano diventati sospiri di piacere, ansimava allo stesso ritmo con cui Francy lo succhiava.
Avevo preso un cuscino e l’avevo messo in mezzo alle mie gambe, per resistere alla tentazione fortissima di masturbarmi davanti a quella scena. Ero incredula, ma Francy stava facendo un pompino da vera professionista a suo fratello!
Dopo pochi minuti, Alberto stava quasi per accasciarsi a terra per il piacere che stava provando, lo vedevo barcollare, aveva gli occhi chiusi e la bocca semi aperta. Francy, continuando a spompinare, gli massaggiava il culo con vigore, e lentamente infilava l’indice nel suo buco… Ho sentito Alberto ansimare più forte. A quel punto, Francy aveva staccato le sue labbra rosso fuoco dal cazzo del fratello, che sembrava sul punto di scoppiare, e lo aveva spinto sul letto, proprio accanto a me.
Velocemente, Francy si era tolta la maglietta e i jeans, restando solo in perizoma. Aveva afferrato le mani del fratello e le aveva poggiate prima sul seno, poi sul suo culo enorme.
“Toccami, bastardo, toccami il culo… ti piace, eh? Porco! Dai, succhiami le tette come fai con mamma, dai, dai che ti piace… aaaahh, siii, bravo, bravo, succhia, ancora, dai, così, sì, sì….”.
Francy si era sdraiata sopra il fratello, lasciando penzolare sopra il suo viso le tette grandi, e Alberto le stava succhiando i capezzoli. Io non riuscivo più a restistere: tenendo il cuscino davanti a me, avevo infilato una mano sotto la mia gonna; dopo aver spostato gli slip, avevo scoperto un lago di umori in cui ho iniziato a muovere le mie dita. E mentre li guardavo, pensavo alla frase che Francy aveva appena detto ad Alberto: “succhiami le tette come fai con mamma!”… ma che voleva dire? Ero confusa, ipnotizzata da quella scena, completamente impotente di fronte al piacere immenso che provavo, e non diedi importanza a quella frase.
Poco dopo, Francy si era sfilata il suo perizoma ormai quasi gocciolante dei suoi umori, aveva preso in mano il cazzo di Alberto e se l’era infilato completamente nella fica. Stava scopando il fratello. Alberto era ormai stremato dal piacere, si lasciava cavalcare dalla sorella insaziabile, quando avevamo sentito bussare alla porta.
Io ero terrorizzata, mentre Francy non si era staccata neanche un secondo dal cazzo del fratello, e disse tranquillamente: “Sì?”.
“Francesca, sono mamma! Alberto è lì con voi?”
“Si, mamy, è qui. E ci stiamo divertendo da morire!”
“Bene! Però, Francy, ricordati di studiare”.
La madre si era allontanata, avevamo sentito i suoi passi mentre scendeva i gradini della scala, e subito dopo Francy aveva ripreso a scoparsi il fratello. Si muoveva come una troia in calore, il fratello le toccava quelle natiche grosse e burrose, i suoi seni ondeggiavano ad ogni movimento, e la sua pelle iniziava a imperlarsi di sudore. Alberto stava emanando un lungo lamento, sempre più acuto, mentre Francy lo incitava: “Dai, maiale, godi… daaai, vieni!”. Si era staccata dal cazzo di Alberto, e aveva ricominciato a spompinarlo forte, lui non riusciva più a resistere e in un attimo le aveva cosparso il viso del suo liquido bianco e copioso, schizzando ovunque… io avevo continuato a masturbarmi e, toccandomi il clitoride, l’avevo sentito gonfiarsi incredibilmente e subito dopo gemevo di piacere anch’io, in silenzio, con il cuore che batteva come un ossesso.
Esausti, ci eravamo abbandonati tutti e tre sul letto, ma Alberto si era alzato quasi subito, si era rivestito rapidamente, guardando sempre il pavimento, ed era corso a rifiugiarsi nella sua camera, senza pronunciare una sola parola. Francy mi guardava a sorrideva.
“Vai a sciacquarti il viso, Sary, sei tutta rossa e sudata!”
“Fra’, ma che è successo? Che hai fatto? Vèstiti, sei ancora tutta nuda!”
“E allora? Con il caldo che fa… yaaahhhaaahh!”, stava sbadigliando e si stiracchiava come una gatta in calore.
Ho iniziato a fissare il soffitto, incredula e sconvolta per quello che era appena successo, Francy invece sembrava piacevolmente tranquilla e rilassata…
“Io non ho voglia di studiare, Sary… non mi va proprio…”.
“Neanche a me”, aggiunsi, con un filo di voce.
Siamo state in silenzio per oltre mezz’ora, lei sembrava sul punto di addormentarsi, quando ho trovato il coraggio per chiederle:
“Mi dici una cosa, Fra’? Che volevi dire quando hai detto ad Alberto “succhiami le tette come fai con mamma”?”
“Eh, quello che ho detto…”, mi aveva risposto con gli occhi chiusi e con la bocca coperta dal cuscino su cui aveva poggiato la testa.
“Cioè?”
“Oh, che palle, Sara… senti che bell’arietta che viene dalla finestra, chiudi gli occhi e rilassati, dai…”.
Era chiaro che in quel momento, assonnata e accaldata com’era, non aveva voglia di parlare… ma non trascorse molto tempo prima di capire da sola cosa intendeva dire Francy con quella sua frase…

Le due settimane successive erano trascorse velocemente, io non facevo altro che pensare e ripensare a ciò che era successo quel pomeriggio a casa di Francy… la sera, poi, quando andavo a letto, non riuscivo ad addormentarmi facilmente per il caldo… chiudevo gli occhi e rivedevo la scena di Francy e suo fratello… mi eccitavo, mi bagnavo, e mi masturbavo… raggiungevo l’orgasmo in poco tempo, e poi mi addormentavo subito, rilassata…
Quella mattina mi sono svegliata al solito orario, quando sono andata in bagno a farmi il bidet, sentivo ancora il liquido di umori della notte precedente, massaggiavo la figa con il sapone, e mi eccitavo di nuovo… ma era già tardissimo, dovevo correre a scuola…
Come ogni mattina, sono passata velocemente davanti al bar della piazzetta, dietro il liceo, e ho sentito qualcuno che mi chiamava con insistenza, ma a voce bassa.
Mi sono girata distrattamente, ho visto Francy nascosta dietro il cartello del bar che esponeva gelati e ghiaccioli.
“Ehi! Ma che ci fai qui?”
“Ssssh… zitta, non farti vedere, entra qui, svelta!”
Mi stava trascinando dentro il bar, e, senza rendermene conto, mi sono trovata seduta con lei al tavolino più distante dall’ingresso, in un angolo poco illuminato vicino ai cessi.
“Ma che cazzo fai? Vuoi fare colazione adesso? E’ tardissimo, tra due minuti suona la campanella!”, le avevo detto, incazzata.
“Appunto! Restiamo nascoste qui per una mezz’oretta, poi ce ne andiamo! Lo prendi un cappuccino?”, mi aveva risposto, con quel suo sorriso malizioso e irresistibile.
“No, Frà, cazzo, un’altra assenza no… se lo vengono a sapere i miei, stavolta mi uccidono!”.
“Ma non rompere, Sara… con quei voti che prendi, i tuoi si lamentano pure? Piuttosto, parliamo di cose più importanti… ieri sera sono uscita di nuovo con Giuseppe… Sara, devo assolutamente raccontarti tutto… ma prima prendiamo qualcosa, ho una fame che svengo!”.
Non riuscivo più a controbattere, ero già curiosa e ansiosissima di ascoltare la nuova confessione erotica che mi aveva annunciato.
Davanti a un cappuccino e una brioche alla crema, Francy aveva iniziato a raccontare la sua scopata con Giuseppe… la ascoltavo attentamente, con il cuore a mille sia per l’eccitazione, sia per la preoccupazione che qualche prof ci vedesse.
“Oddio, Sara, che serata stupenda… Giuseppe è venuto a prendermi alle sei, prima siamo andati in pineta, ha parcheggiato la macchina e abbiamo subito abbassato i sedili… ha iniziato a baciarmi i lobi, il collo, e scendeva sempre di più, lentamente… dio, solo a pensarci mi eccito di nuovo… poi, ha messo una mano sul mio ginocchio e piano piano mi massaggiava la coscia fino ad arrivare sulla figa… mi diceva che lo facevo impazzire con quella minigonna… sai, quella nera con lo spacco laterale di mia madre… sotto avevo anche un paio dei suoi autoreggenti a rete, e i sandali bianchi col tacco a spillo… sopra, avevo quella camicia nera senza maniche che mi ha regalato Lidia al compleanno, te la ricordi?”.
“Ehm, si… ma… non l’hai mai messa, Fra’, mi hai detto che la taglia era piccola per te!”, le avevo risposto subito.
“Brava, proprio quella! E infatti mi stava strettissima, e non sono riuscita ad abbottonarla all’altezza del seno… ma chi se ne fregava, sono uscita con metà camicetta sbottonata!”.
“Quindi… avevi il seno tutto scoperto?”, avevo chiesto, trepidante.
“E allora, che male c’è? E poi, si vedeva solo il seno, non i capezzoli, mica ero totalmente nuda!”, aveva detto, ridacchiando.
“Fantastica!”, pensai, immaginandola con quell’abbigliamento da puttana.
Dopo essersi leccata le labbra sporche di crema, facendomi sussultare sulla sedia, aveva ripreso il suo racconto: “Dov’ero rimasta? Ah si, alla minigonna… mentre lui continuava a toccarmi, io lentamente me l’ero sbottonata e lui me l’ha subito tolta e l’ha lanciata sui sedili posteriori… poi si è avventato sulle mie tette… ci è voluto un attimo per sbottonare quella camicetta, e Giuseppe ha cominciato a succhiarmi forte i capezzoli… oddio, Sara, non puoi capire quanto ero eccitata, mi sembrava di impazzire… poi mi ha sfilato il perizoma, e mi ha infilato due dita nella figa… com’era bravo… io mi dimenavo come una pazza, ero bagnatissima… all’improvviso, mi ha infilato il suo cazzone in gola e me lo spingeva in fondo, mi ha praticamente scopato la bocca come un lurido porco… e mentre lo spompinavo, lo guardavo negli occhi, quant’era bello, Sary, tutto sudato e spettinato, con quello sguardo da pervertito che ha… mi eccitava da morire… non so per quanto tempo gliel’ho succhiato, ma poi ha voluto staccarsi, mi ha fatto girare e mi ha inculata… Sara, ho ancora il buco del culo in fiamme, ma è stato bellissimo, sentivo le sue palle gonfie che sbattevano sul culo e sulla figa… lui ansimava come un maiale, mi diceva >… Sara, sentivo la figa che gocciolava ogni volta che mi urlava queste cose…”.
Aveva continuato il suo racconto per altri venti minuti circa, ed io, eccitatissima, non desideravo altro che trovarmi nel mio letto a masturbarmi.
La ascoltavo, fissando le sue labbra rosse e carnose. Ad un tratto, mi chiese: “Senti, sono le nove e un quarto, e io mi sono rotta di stare qua… che ne dici di andare a casa mia?”.
Non mi aveva più invitata a casa sua da quel pomeriggio di due settimane prima… io, timida e imbarazzata, ogni volta che la incontravo a scuola o quando chiacchieravamo durante le nostre lunghe telefonate, evitavo accuratamente di parlare di quel pomeriggio, e lei non aveva mai affrontato l’argomento…
In quel momento, sentivo il viso avvamparsi e non sapevo proprio cosa risponderle… “Ehm… a casa tua? Non so… ehm… sarebbe meglio di no, non credi? Potrebbe esserci tua madre, o sbaglio?”.
“E quindi? Stai tranquilla, le diremo che c’era lo sciopero a scuola, quella mica si mette a indagare.”

Prima di uscire dal bar, avevamo comprato due biglietti per l’autobus, preferivamo evitare di passare a piedi davanti la scuola. Siamo scese alla quarta fermata, quasi davanti al cancello della sua villa.
Il caldo diventava sempre più intollerabile in quei giorni, ero contenta di non aver fatto quella lunga camminata sotto il sole, ma Francy ed io eravamo ugualmente accaldate e sudate.
Eravamo entrate in casa e sembrava non ci fosse nessuno. Francy aveva provato a chiamare sua madre, ma non ci fu risposta.
“Aaahh, che bello… hai visto, siamo sole! Contenta?”, mi chiede sorridendo.
“Bhè, almeno per il momento evitiamo di raccontare cazzate, no?”, le avevo risposto.
Francy, ignorandomi, si stava spogliando completamente, sapevo che aveva caldo, ma ero piuttosto imbarazzata alla vista di quel corpo invitante, morbido e rotondo, coperto solo da un minuscolo perizoma fucsia.
“Spogliati anche tu, fa troppo caldo qui dentro!”
“Ehm… no, non preoccuparti, sto bene…”, avevo mentito.
In quel momento, avevamo sentito la porta dell’ingresso aprirsi.
“Mamma, sei tu?”, aveva gridato Francy, senza pensare minimamente a rivestirsi.
La madre era entrata in cucina, dove io e Francy ci trovavamo, carica di sacchetti della spesa. Indossava una camicetta di lino scollata, su un paio di jeans stretti e decisamente troppo a vita bassa, dai quali sbucavano due enormi fianchi burrosi.
“Francy, Sara… ciao! Ma non dovreste essere a scuola, voi due?”, aveva chiesto, indifferente della totale nudità della figlia.
“Si, ma oggi c’era lo sciopero.”, aveva risposto sicura Francy, “E tu? Sei andata a fare spese?”.
“Si, tuo fratello voleva il gelato al pistacchio, sono uscita a comprarlo e ne ho approfittato per fare altre compere… comunque, Francy, non stare davanti la finestra, c’è corrente e ti fa male…”.
Mi chiedevo come fosse possibile per una madre accettare la visione di una figlia nuda che girava tranquillamente in casa. Sarà stata l’educazione rigida e tradizionalista che mi avevano inculcato i miei, ma non vedevo in tutto quello qualcosa di normale.
Francy aveva acceso il televisore, e si era sdraiata sul divano, mentre la madre versava il gelato in coppette di vetro.
“Ragazze, ecco un po’ di gelato anche per voi… mi fate un favore? Portate questa coppetta ad Alberto, è sopra, in camera sua!”.
“E dove vuoi che sia, quel demente?”, aveva bisbigliato Francy.
Mi aveva invitata a seguirla con un gesto della mano, e stavamo salendo le scale… avrei voluto ficcare la lingua in quel suo culo nudo e ondeggiante che avevo davanti agli occhi…
Senza tanta gentilezza, Francy stava sbattendo un pugno sulla porta della camera di Alberto.
“Apri, idiota, altrimenti lo butto nel cesso il tuo gelato!”. Sentivo la chiave girare nella toppa, la porta si stava leggermente aprendo e una timida mano aveva afferrato la coppetta, per poi sparire di nuovo dietro la porta.
“Testa di cazzo!”, gli aveva gridato Francy.
“Dai, vieni, sdraiamoci un po’ sul mio letto”, mi aveva detto subito dopo “… questo caldo mi sta stancando…”.
Dopo qualche secondo, eravamo stese sul suo letto, Francy se ne stava supina con gli occhi chiusi e io le fissavo il seno. Aveva i capezzoli turgidi e la pelle lucida, oleosa.
“Hai usato di nuovo quella crema, vero?”, le avevo chiesto.
“Sì, si vede? E’ diventato un rito, per me… mi piace massaggiarmi il seno, e poi questa crema è davvero miracolosa… vuoi provarla anche tu?”.
“Ehm… io… non so…”, avevo risposto, stupita dalla sua domanda.
“Ma si, dai, provala! Vai a prenderla in bagno, è un tubetto rosso e bianco vicino lo specchio”.
“Ok, vado!”. Ero eccitatissima all’idea di spalmarmi una crema sul seno con Francy, e in quel momento non volevo assolutamente pensare alla timidezza e all’imbarazzo.
Mi ero alzata dal letto e stavo raggiungendo il bagno, quando all’improvviso avevo sentito dei rumori provenienti dalla camera matrimoniale in fondo al corridoio.
La porta era aperta, e la troppa curiosità mi aveva spinto ad avvicinarmi e spiare.

Avevo sgranato gli occhi davanti la scena che si mi era presentata davanti: Alberto era steso sul letto dei suoi genitori e fissava sua madre che si stava spogliando tranquillamente; era rimasta in reggiseno di pizzo nero trasparente e perizoma, e ripiegava i suoi vestiti su una sedia, mentre Alberto si masturbava.
Ero incredula, ma non riuscivo ad allontanarmi, volevo spiare ancora, come una guardona maniaca, e mi ero nascosta dietro la porta semi aperta.
La madre, in quel momento, si stava slacciando il reggiseno, scoprendo due tette sode e lucide, come quelle di Francy, ma molto più grosse e rotonde.
Alberto continuava il suo massaggio sul cazzo, che si induriva visibilmente, e dopo pochi secondi si era alzato dal letto, raggiungendo la madre nuda che intanto si era accasciata su una poltroncina. Si era seduto sulle sue ginocchia, lei gli accarezzava i capelli e gli copriva il viso di languidi baci, mentre, con l’altra mano, gli toccava il cazzo gonfio.
Il mio clitoride pulsava violentemente, non avrei resistito molto all’eccitazione che provavo.
Poco dopo, vedevo Alberto succhiare avidamente un capezzolo della madre, mentre le sue mani le massaggiavano con vigore tutto il seno, e lei ansimava dal piacere, continuando a masturbare il figlio.
In quel momento, ho avvertito dei passi dietro di me, mi sono girata di scatto, Francy mi stava venendo incontro, ancora tutta nuda.
“Mi stavo chiedendo che fine avevi fatto! Hai trovato la crema?”
“Io… io… ehm…”, respiravo affannosamente mentre cercavo una risposta esaustiva, ma avevo la bocca secca e non riuscivo a pensare a niente.
“Ma… perchè sei qui? Che stavi facendo?”, mi chiedeva sorridendo.
Aveva scostato la porta e ora anche lei vedeva quello scenario incestuoso.
Era rimasta pochi secondi in silenzio, il sorriso malizioso le era sparito dal volto, poi mi ha preso per mano e mi ha portata in bagno.
“Sara, so quello che stai pensando… ma… vedi, da quando mio fratello ha questi disturbi mentali, i miei fanno di tutto per soddisfare i suoi bisogni e i suoi desideri… lo viziano e lo assecondano in tutto… ripeto, in TUTTO… hanno parlato con molti medici ed esperti, ma non fanno altro che prescrivergli psicofarmaci fortissimi… mia madre non vuole imbottire Alberto di quella merda, vuole aiutarlo in altri modi… e quello che hai appena visto, è uno di questi metodi… mamma, per esempio, pensa che, facendogli succhiare il seno, possa riportare la mente di Alberto al ricordo dell’allattamento, dell’infanzia, e cercare di capire se da lì sono scaturiti i suoi problemi… il fatto che poi facciano sesso, non ti deve allarmare: è un naturale gesto d’amore, d’altronde Alberto ha 18 anni, i suoi ormoni sono come uragani impazziti, non frequenta nessuno all’infuori della famiglia e ha bisogno di aiuto anche nel sesso. Mi prometti che però non dirai mai niente a nessuno di questa storia?”.
“Certo, Francy, non c’è neanche bisogna che tu me lo chieda!”, avevo pronunciato senza pensarci, ancora sconvolta per ciò che mi aveva rivelato.
“Ora andiamo, abbiamo un discorso in sospeso con la crema di mia madre!”, aveva detto Francy con il suo solito e meraviglioso sorriso.
Stavamo tornando in camera sua, la vedevo sculettare quel suo culone enorme che sembrava inghiottire il perizoma e la seguivo, ipnotizzata dal suo corpo… quanto poteva resistere ancora la mia voglia di masturbarmi davanti a lei?

(continua…)

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