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Racconti erotici sull'Incesto

Rosa dei miei pensieri

By 11 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Salve sono Antonio, per gli amici Tonino di 39 anni, sposato con due figli, che vuole raccontarvi l’ incredibile storia con la mia cugina più piccola Rosa di 18 anni. Tutto &egrave successo l’estate scorsa, con un turbinio di eventi di amore e di sesso, esplosi e accaduti con una velocità incontrollabile.

Le nostre vite quotidiane si sono sempre intersecate, vivendo praticamente a due passi l’uno dall’altra, in un quartiere residenziale di Brindisi denominato Verdeggiada. Io mi sono trasferito lì circa dodici anni fa, quando mio zio mi informò, sapendo che volevo acquistare casa, di un’occasionale vendita vicino la sua.

Da quel momento Rosa ha fatto parte integrante della mia vita. Veniva spesso a casa e dopo la nascita i miei figli era quasi onnipresente. Malgrado abbia sempre considerato Rosa come una figlia, infatti mio zio spesso mi ha delegato nell’arco degli anni la parte del padre quando Lui, per motivi di lavoro, non poteva svolgerlo, devo ammettere che qualcosa &egrave cambiato in me man mano che lei cresceva. Inconsapevole del tarlo che stava scavandomi il cervello, le sono sempre stato vicino, coccolata e accarezzata, tenuta sulle mie gambe, abbiamo giocato insieme e quando potevo l’accompagnavo e la prendevo da scuola.

Ogni estate affittiamo una cabina al mare che dividiamo volentieri tra le due famiglie. Un bel posto chiamato lido San Benedetto in località Apani sulla costa Brindisina. Lì il litorale &egrave pulito, trovandosi lontano dalla città e dalla zona industriale e vicinissimo alla riserva marina di Torre Guaceto. Un giorno proprio al mare, mentre io e lei ci divertivamo nell’acqua i miei occhi si posarono sulle sue forme ancora un po’ acerbe della sua adolescenza ma ben definite. Notai che il costume bagnato non nascondeva affatto una fitta peluria tra le gambe e due capezzolini ben tesi facevano sfoggio di un seno prossimo alla maturazione. Di certo, pensai, avrà anche il ciclo da tempo. Quello splendido fiore stava infatti per sbocciare, anzi esplodere prepotentemente. D’improvviso vidi davanti a me una splendida ed eccitante ragazza.

Mentre facevo queste riflessioni, compresi il significato di quel ‘buco’ che il tarlo aveva scavato così diligentemente in tutti quegli anni nel mio cervello. Quello che credevo amore filiale si stava invece per rivelare un’ossessione carnale. Pensieri strani passarono violentemente nella mia mente e una forte erezione si impose prepotente a testimonianza di come alla fine desideravo follemente la mia non più bambina. Lei ignara di tutto continuava a giocare con me strusciando le sue curve sulla mia pelle ad ogni sommozzata. Io ormai eccitatissimo non perdevo occasione per tastarle il culo e le tette. Improvvisamente Rosa perdendo l’equilibrio e cercando appiglio su di me, con la mano mi fece scivolare giù il costume e come una molla il cazzo mi saltò fuori in tutto il suo splendore. Lei scontratavisi sopra con la faccia, aveva gli occhialini da piscina, riemerse improvvisamente rimanendo turbata e muta ad osservare quella strana figura nell’acqua evanescente. Io ormai dimenticando che quella fosse la mia piccola figlioccia, la guardai negli occhioni verdi e le dissi ‘cosa stai fissando? Non hai mai visto il sesso degli uomini?’ Lei arrossendo ‘Be’dal vivo no’qualche volta’ in biblioteca con le amiche’.sui libri di anatomia” Balbettava tenendo però gli occhi sempre fissi sul cazzo. Io ormai infoiato ruppi gli indugi e le presi una mano, dopo essermi assicurato che nessuno ci stesse guardando, facendoglielo stringere forte. Lei sussultando chiuse gli occhi e rimase ferma a tastarne la durezza e consistenza ‘Ti piace?’ le dissi ‘Senti com’&egrave duro? Dai fai una sega allo zio!’ Come un’automa senza contraddirmi inizia a menarmelo tenendo sempre gli occhi chiusi. Così le abbassai la mutandina del costume, deciso a tastare quel bel fresco bocciolo che nascondeva tra le gambe. Era una fica splendida, labbra gonfie e una peluria fitta e morbida tanto che decisi di allungare le dita fino al culetto, provvedendo ad allargarglielo per trastullarle l’ano. Mentre mi dedicavo a questo, le ordinai di accelerare la menata, alternando con dei movimenti sinistra-destra-sinistra. Provando un piacere immenso, non resistetti alla tentazione di infilarle il pollice in culo che aiutato dall’acqua scivolò dentro senza che vi si opponesse alcuna resistenza. Glielo entravo e uscivo velocemente e ogni volta che lo spingevo dentro forzavo lo sfintere col piatto del polpastrello, così da allargarlo di più. Con il medio invece le sollazzavo labbra della fica e clitoride. Lei fece una smorfia ma non proferì parola, capii che le piaceva dal fatto che si contorceva e faceva la pelle d’oca, accelerando sempre più i movimenti della mano. Continuammo ancora così per qualche minuto fin quando con un rantolo di piacere venni spruzzando nell’acqua densi getti bianchi che lei osservava incuriosita. Ricordo ancora la sua strana osservazione ‘Ho sempre cercato di immaginare come fosse realmente. Alcune mie amiche mi avevano detto che era bianco e denso, qualcuna ha pure cercato di descrivermi il sapore, però vederlo &egrave ben diverso. Hai visto zio come una parte più liquida si dissolve nell’acqua in una nuvola opaca e quella più solida e pesante affonda?’ ‘Certo’ le risposi ridendo ‘avrai modo di conoscerlo molto bene nei prossimi anni!’. Con queste parole che, pur essendo venuto, mi mantenevano l’eccitazione alle stelle, la tirai a me di spalle leccandole il collo e un lobo dell’orecchio. Le palpavo la fica con una mano e da dietro strusciavo il cazzo tra le chiappe per mantenerlo duro. Volevo ancora approfittare della mia cuginetta. Le dissi ‘hai visto come spruzza? Ti eccita vero? Vuoi che facciamo un altro gioco? Allora’. fammi vedere quanto tempo resisti in acqua tenendotelo in bocca’ non finii neanche la frase che ridendo la girai di scatto, come facevamo sempre nel giocare, contai fino a tre per farle prendere fiato e mettere gli occhialini e poi la spinsi giù nell’acqua. Come vidi che era a tiro glielo infilai in bocca, iniziando a spingere. Dapprima notai dalle numerose bolle che non riusciva a trattenere l’aria e subito la feci uscire per farla respirare. Poi ricontando la sommozzai di nuovo, ficcandoglielo ancora in bocca. Sulle prime si agitava molto e usciva subito fuori, ma poi iniziò ad apprezzare molto il giochino del cuginetto perché si immergeva sola e da sola lo prendeva in bocca. Il tempo che rimaneva sott’acqua era sempre maggiore come sempre più numerose erano le spinte che le assestavo in bocca. Provavo un piacere enorme a dominarla così stranamente e dopo poco, ormai nuovamente pronto a sborrare, uscita fuori per l’ennesima volta le dissi ‘Senti ora com’&egrave più duro? Sta per spruzzare nuovamente! Ora ti immergerai di nuovo ma non lo prederai più in bocca. Avvicinati con il viso per vedere quando succede e con le mani menalo più che puoi’. Così dicendo prese fiato e si posizionò stesa tra le mie gambe aperte con il viso vicino all’asta, menandola di brutto. Da sopra io la spingevo giù tenendola per la fica per non farla emergere e gustandomi una scena più unica che rara presi a sborrare. Vedevo la mia linfa spruzzare nelle forme più strane che le sfioravano delicatamente il naso, la bocca e gli occhi che lei teneva ben sgranati per non perdersi neanche un’attimo dello spettacolo. Poi riemerse mentre il seme le scivolava via e con un sorriso malizioso mi disse che era stato uno spettacolo fantastico. Rimesso nel costume la mazza ormai smoscia la presi per mano e tornammo verso riva”..(continua)

Dopo quel giorno al mare non successe più nulla. Io pentito, cercavo di scacciare ogni pensiero perverso che puntualmente facevo vedendo Rosa. Mi limitavo a scaricare nel bagno con delle poderose seghe tutta la tensione che ogni volta accumulavo all’eccesso. Avevo delle fastidiosissime erezioni per ore che, soprattutto quando c’era gente, mi torturavano il corpo e l’anima. Il tarlo maledetto mi stava svuotando il cervello. L’unico modo era quello di evitarla. Lei al contrario mi rendeva tutto difficile, mi &egrave stata ancora più vicina, cercava con ogni pretesto un contatto fisico o di restare sola con me, fino a quando giungemmo alla famigerata scorsa estate. Lei ormai maggiorenne, bellissima con i suoi 1,70 di altezza, capelli rossi ricci, occhioni verdi, un corpo abbronzato da dea greca, lievi lentiggini sulle guance (cosa che mi ha sempre arrapato) faceva girare la testa a tutti gli uomini presenti sulla spiaggia. Senza esagerare un tipo alla Incontrada. Io la guardavo estasiato, gambe lunghe e affusolate sempre depilate e unghie ben curate, un culo alto e ben tornito che lei evidenziava con dei costumi ridottissimi, due tette da quarta misura ampie e sode, due ciliegie al posto dei capezzoli ed un monte di venere gonfio di tutta la sua femminilità. Ero di nuovo impazzito. Vedevo in lei la donna più bella del mondo. Doveva essere mia a qualunque costo! In fondo lei già conosceva la mia intimità.

Forse perch&egrave da qualche tempo non riuscivo ad avere una buona intesa sessuale con mia moglie o forse per i problemi di lavoro che mi stressavano, mi convinsi che dovevo evadere dalla monotona quotidianità che stavo vivendo. Rosa mi sembrava l’unica via d’uscita.

Questa estate non perdeva occasioni per darmi con contatti epidermici brividi di sofferenza . Giocando mi veniva da dietro puntandomi le tette sulla schiena, dove le ciliege attraverso la leggera magliettina le sentivo strusciare senza remore, mentre con le dita sfiorava appena il mio torace. Si sedeva sulle mie cosce e divaricando lentamente le sue mi faceva sentire tutta la sua natura. Era una tortura. Poiché la cosa mi rendeva eccitatissimo, i miei sensi erano tesi al massimo nel percepire ogni piccola variazione di calore, morbidezza della pelle, umidità che quello splendido corpo emanava.

Il tarlo era sempre più frenetico. Scavava, scavava ed io la guardavo con sempre più libidine, sempre più convinto di volerla possedere quanto prima.

Una sera mia moglie tornò via dal mare prima di me con i miei zii per preparare la cena. Avevamo deciso di stare tutti insieme in allegria a casa nostra. Era la notte di San Lorenzo e un po’ tutti si davano da fare per passare una bella serata, che sarebbe culminata con il classico conteggio delle stelle cadenti. La ragione principale era la ricerca di un po’ di refrigerio, data la forte afa di quell’estate. Io e Rosa siamo rimasti al lido per sistemare e ripulire la cabina. Mentre raccoglievo i giochi dei bambini mi sono soffermato nel guardarla, ancora in costume, che piegata in avanti per raccogliere le sue cose mi mostrava il culo in tutto il suo splendore. Sgranai gli occhi sul filo del costume che a mala pena nascondeva le labbra della fica ed in parte vi si infilava dentro. I peli che ne uscivano qua e là furono la miccia della santabarbara che avevo in corpo. Ebbi una improvvisa erezione e, siccome in fondo non aspettavo altro, istintivamente chiusi subito la porta della cabina avvicinandomi velocemente a lei nel buio. Prima che potesse dire qualcosa, faccio saltare fuori il cazzo dai pantaloncini e mi piazzo dietro di lei. Le tiro giù di scatto il costume ed inizio a strofinarle la cappella sul piccolo orifizio e sulle labbra della fica, con piccole pressioni sui buchi. La sensazione che provai era la stessa di un paio d’anni prima. Lei ansimava e con un filo di voce rauca diceva ‘zio no’.che fai’non qui’ Io senza dir nulla le prendo tra le mani le chiappe ed iniziando a palpeggiarle per goderne di tutta la superfice, mi spingo su fin sulle tette sfilandole anche il pezzo di sopra per strizzare e massaggiare quelle ciliegine fantastiche. Con la verga invece infilata nelle cosce strusciavo le labbra che sentivo gradatamente bagnarsi di umori sempre più abbondanti. Lei respirando più pesantemente ‘si’.così’.Tonì come ti desidero! Ti ho sempre desiderato da quando quel giorno in acqua mi hai fatto sentire la maestosità del tuo randello e come riesce a spruzzare i suoi liquidi’.uuuuummmmm ti voglio! Non mi sono mai concessa totalmente a qualcuno perch&egrave sapevo che questo momento sarebbe arrivato, voglio che sia tu il primo, insegnami tutto, ti desidero ti ho sempre sognato! Sapessi quante volte mi sono masturbata pensando a te, infilandomi le dita nella passera e nel culo, così come facesti tu! Fin’ora mi sono limitata a fare giochini con i miei fidanzatini e ogni volta che toccavo il loro membro immaginavo fosse il tuo, ogni volta che esplodevano la loro linfa sul mio corpo o nella mia bocca, immaginavo fosse la tua verga! Prendimi ora!’ Così dicendo si gira e preso il cazzo in mano inizia a menarlo con dolcezza, strofinandolo a tratti sul seno e sul muso. Le sue parole però si erano abbattute su di me come una scarica elettrica. Vergine?! La mia Rosa era ancora vergine! Si &egrave davvero conservata per me?! Questo cambia tutto, pensavo. Non so perché, ma mi ero convinto che Rosa avesse avuto chissà quali esperienze, del resto qualche anno prima prometteva un roseo futuro di zoccola. Per un attimo la mia mente si annebbia ed una confusione totale mi assale tra mille pensieri. Rosa intanto, approfittando della mia apparente immobilità, si era impegnata nel tirarmi un bocchino colossale. Frullava sapientemente le palle con la lingua e le infilandone una per volta in bocca si ritraeva aspirando con foga. Il risultato era che le mie palle, bloccate tra le sue labbra, si appiattivano procurandomi una sensazione di piacevole dolore. Poi risaliva l’asta con la lingua, ora a colpetti di punta ora a piena spennellata, facendo attenzione ad insalivarla per bene. Raggiunta la fine della corsa sulla punta del glande, tirandomi un lieve succhiotto e sputandovi sopra un po’ di saliva, riprendeva a pompare furiosamente, interrompendosi solo per infilarselo interamente in gola. Sentivo la cappella toccare le pareti dell’esofago e le sue labbra arrancare verso l’inguine attraverso i peli, alla ricerca dei pochi centimetri di cazzo ancora fuori dalla sua bocca, per poi di colpo sfilarselo velocemente ritraendosi, facendomi impazzire di piacere nel sentire la lunga corsa che faceva l’uccello nella sua accogliente bocca, quasi come la lama di una spada che viene improvvisamente sguainata. Cazzo com’era brava! Evidentemente con i fidanzati non si era limitata solo a fare dei giochetti. Le potrebbero dare la cattedra di bocchinologia applicata. Continuò così per altri minuti che a me sembravano interminabili, alternando veloci pompate a delicati e profondi ingoi. Io ormai alla sua merc&egrave, totalmente intontito per gli innumerevoli pensieri misti allo splendido lavoro che mi stava facendo, raggiungo violentemente l’orgasmo. Lei forse presa in contropiede, poiché io non avevo dato il minimo cenno dell’imminente sborrata, si blocca di colpo al primo spruzzo con il cazzo ben piantato in bocca, facendomi percepire perfettamente i lunghi getti che andavano a colpirle la gola, mentre la cappella le urtava il palato ogni volta che eiaculando pulsava. La nebbia che fino a quel momento mi aveva intorpidito si diradò d’improvviso, e con lei l’oblio dei miei pensieri, con il prepotente e quanto mai inopportuno squillare del mio cellulare che trillando nel silenzio, rotto fino a quel momento solo dai piccoli mugoliii e dai risucchi di Rosa, mi riportò di botto alla realtà. Estraendole velocemente il cazzo dalla bocca che ancora emetteva piccoli getti, rispondo quasi sotto infarto e affannato ‘Pronto’si amore, certo abbiamo finito, no’non ho nulla &egrave solo che ero fuori e son dovuto correre a rispondere, avevo paura smettesse di squillare’certo, stiamo tornando!….mmmbene, dì allo zio di cominciare ad arrostire la carne.’ Non so se quella telefonata sia arrivata come una punizione per farmi comprendere l’enorme errore che stavo commettendo e, soprattutto, il vortice senza fondo in cui mi stavo infilando, sta di fatto che rivolgendomi a Rosa, rimasta con la bocca imbrattata di sperma, immobile e gelata dal mio comportamento e dalle parole al telefono, le dico ‘bambina’sei stata fantastica’.io’.sono confuso, io’noi’…b&egrave, dobbiamo andare, ci aspettano’ ne riparliamo presto ok?’ Il silenzio ripiomba inesorabile tra di noi. Ci vestiamo e usciamo per recarci a casa. Nella macchina non una parola o accenno a ciò che era successo e così per i giorni a venire, finch&egrave un’afosa mattina di un sabato qualunque avvenne che”’..(continua)

Nei giorni che seguirono la sera di San Lorenzo Rosa era intoccabile. Litigava con tutti per qualsiasi banalità ed al mare trascorreva molte ore in solitudine, distesa sul lettino a prendere il sole e sentendo musica con le cuffiette, quasi a volersi isolare dal resto del mondo. Io credo che in realtà il resto del mondo avesse un solo nome: Tonino. Anche io non me la passavo poi meglio. Ero nervosissimo, anch’io litigavo peggio di prima con mia moglie e cercavo in tutti i modi di evitare Rosa. Non avevo paura tanto della mia coscienza, quanto della reazione che avrei avuto nel guardarla nuovamente negli occhi. Temevo l’incontrollabilità delle mie azioni. In fondo, mi ripetevo sempre come la puntina di un disco che salta all’infinito per scacciare i miei pensieri, Rosa &egrave ancora vergine, io non ho il diritto di rovinarle la vita, io sono un uomo sposato con degli splendidi figli, se la stessa cosa accadesse a uno di loro io come padre cosa penserei? Ma anche questi blandi tentativi di sana moralità non sfioravano minimamente la mia coscienza. In realtà ormai ero completamente ammaliato dalla piccola fattucchiera. Bastava che volgessi lo sguardo verso la sua direzione per sentirmi salire il cuore in gola. La notte sudavo e non riuscivo a dormire, chiaramente non solo per il terribile caldo. Le solite violente erezioni mi torturavano per ore, Rosa era sempre lì, piantata nel mio cervello. La sognavo nuda e distesa su un grandissimo letto con lenzuola di seta nera, con i capelli sciolti sul letto quasi a formarle una sensuale corona, le gambe distese e allargate, mentre con le dita un po’ si masturbava la passera dal colore ramato e un pò torturava i capezzoli divenuti durissimi, invitandomi poi a cogliere lo slendido fiore della sua verginità. La immaginavo morbida, profumata, pronta ad accogliere la mia verga e a soddisfare tutti i miei desideri più perversi. Era lì, che mi diceva ‘dai Tonino &egrave tua, l’ho preservata per te, perché fossi tu a coglierla, fammi donna!’ Eccitatissimo mi avvicinavo a lei e le piazzavo l’asta in bocca. La mia mente si &egrave sempre soffermata a pensare alle capacità orali della mia nipotina. Poi mi svegliavo di sobbalzo e purtroppo il vero finale della storia era sempre lo stesso: furtivi e veloci margiali (voce dialettale del masturbarsi) liberatori, consumati nel bagno. Una volta, all’alba, fui persino sorpreso da mia moglie che, incredula per lo spettacolo pietoso che le si parava davanti, mi tirò uno schiaffone montandomi una vernia, che ancora oggi ricordo perfettamente e che nel raccontarla ancora mi turba fortemente: ‘stronzo, verme, così ti sei ridotto? Riesci solo ad auto soddisfarti con la manina? Io, caro il mio impotente, ho il diritto come giovane donna di essere soddisfatta! Voglio la mia parte di cazzo! Fai il tuo dovere coniugale, se ne sei capace, se non vuoi ritrovarti sputtanato sulla bocca di tutta Brindisi come frocio e cornuto di serie A! Visto che sei così bravo a soddisfarti da solo, puoi anche andartene di casa a vivere da solo!!”.e tante altre offese che lascio immaginare. Poi scoppiata a piangere , tornò mestamente a dormire. Io rimasi letteralmente di merda, se ci fossimo trovati in un condominio sarebbero accorsi tutti a vedere cosa stesse succedendo. Fortuna che i bambini avevano la porta chiusa ed il sonno pesante. Ero rimasto lì, immobile seduto sulla tazza del cesso con il pisello che si era talmente impressionato da rifugiarsi nelle palle. Mi sentivo davvero un verme e mi rendevo conto che la mia vita, e quella di chi mi era vicino, stava diventando un inferno. Dovevo porre fine a questa tortura, prima di rimanerne annientato e soprattutto di fare del male ad altri innocenti. Sarò un porco pervertito ma non uno stronzo figlio di zoccola. Ho anche rischiato di mandare a puttane il lavoro per uno stupido litigio, un po’ troppo acceso, con un mio collega che ho mandato in ospedale con il naso sanguinante. Ma di questo non ho voglia di parlarne. E Rosa? Be, continuava a far finta di niente e a provocarmi. Un giorno nella controra del primo pomeriggio, quando amava stendersi al sole rovente per diventare nerissima, mi fece una manovra da vera stronza doc. La gente sulla spiaggia era davvero pochissima, tutti erano affannati nella ricerca di un po’ d’ombra e quelli che ancora resistevano sull’arenile erano praticamente cotti e incapaci di prestare attenzione al mondo circostante. Rosa si accorge che io ero lì ad osservarla da lontano, e decide improvvisamente di prendere il sole in topless. Assicurandosi che in quel momento l’unico spettatore fossi io, inizia a mordersi le labbra e a passarvisi sopra la lingua con lenta sensualità. Prende poi lo spruzzatore, con il quale usava bagnarsi e rinfrescarsi la pelle, e inizia a nebulizzare l’acqua un po’ sui capezzoli, che reagivano indurendosi all’inverosimile, per poi scendere ad occuparsi del pube, che aveva maliziosamente in parte scoperto. Poi, prendendoci evidentemente gusto, tara la manopola dello spruzzatore in modo che l’acqua non sia più nebulizzata ma a spruzzo. Cosa vorrà fare, penso incuriosito. La mia domanda non ha atteso a lungo risposta. Non vuoi che apre la bocca ed inizia a spruzzarsi l’acqua dentro, simulando una sborrata! Io sudavo e salivavo. Non riuscivo a toglierle lo sguardo di dosso, ero imbambolato. Osservavo come spruzzava nello stesso modo i capezzoli, che erano diventati due antenne di cellulare, il costume sulla fica, bagnandolo completamente. Poi, dulcis in fundo, inizia con il dito a farsi lentamente strada tra i peli e le morbide labbra della passera, scomparendole dentro e uscendone carico di umori, che ovviamente porta alla bocca. Io ormai avevo il cazzo talmente a tiro che fui costretto a tuffarmi a coffa (di pancia) sulla sabbia, prima che qualcuno potesse notare l’evidentissimo gonfiore, urtando la testa su una pietra semi nascosta. Questa manovra e le mie bestemmie, fecero talmente divertire Rosa che, non potendo più simulare di non vedermi, scoppiò a ridere a crepapelle. Io mi sentivo offeso, idiota, avrei voluto che una voragine mi facesse sprofondare improvvisamente nel sottosuolo, non avevo il coraggio di alzare la testa dalla sabbia. Facendo appello all’orgoglio maschile le gridai ‘che cazzo mi ridi stronza! Ho urtato la testa su una pietra’.mi sono fatto male’.vaffanculo a te e al giorno che sei nata! Sei la mia rovina, puttana!’ Con queste pesanti imprecazioni, l’unica cosa sensata che mi passò per la mente in quel momento, fu di scappare gettandomi in mare. Vidi con la coda dell’occhio che alle mie parole Rosa aveva smesso di ridere e anche l’espressione del viso era vistosamente cambiata. Si rimise velocemente il pezzo di sopra del costume e si buttò in acqua dietro a me. Mi raggiunse a nuoto imprecando ‘Ma chi cazzo ti credi di essere, stronzo! Sono io che dovrei maledire il giorno che mi sono innamorata di un coglione che non riesce a decidere in quale scarpa stare!’ Oltre ad urlare agitava le braccia, quasi a volermi colpire in viso e io, istintivamente, sono stato costretto a bloccarle i polsi. Nella foga ci siamo avvinghiati e siamo finiti entrambi sott’acqua. Nel risalire per prendere aria mi sono trovato con la mia bocca ad un centimetro dalla sua. Dopo esserci guardati in silenzio per un secondo, che sembrava fosse un’eternità, le ho preso la nuca per i capelli e l’ho baciata con foga, mentre lei cercava con disapprovazione di divincolarsi dalla presa. Dopo poco la sua lingua ha cominciato a rispondere alla mia e con le mani frugava freneticamente nel costume per tirarmi fuori il randello. Riuscita nell’operazione ha iniziato una delicata sega, alternando il movimento del su e giù con sapienti carezze alla cappella con le manine vellutate. Io completamente impazzito le ho strappato da dosso l’intero costume e mi sono tirato via il mio. Le ho allargato le gambe e, senza pensare a cosa facessi., alla sua verginità e a tutte le mie paranoie dei giorni passati, dopo aver strofinato velocemente la cappella sulle labbra della fica per puntarne l’ingresso, l’ho penetrata d’un colpo, prima che lei potesse proferire parola. Sono riuscito ad entrare solo qualche centimetro, bloccato dal suo improvviso irrigidimento e dall’imene. Stringendole allora con le mani ben bene le gambe, concentrandomi a dovere, le assesto un altro potente colpo di reni dal quale, finalmente, mi ritrovo ad urtare con le palle al perineo e con l’asta fin dentro l’utero. Ero felice, mi sembrava fosse caduto il muro di Berlino e con lui tutte le paranoie.

L’espressione contratta del viso di Rosa mi fece comprendere il dolore che doveva aver sentito, ma grazie alla lubrificazione dell’acqua l’operazione era stata abbastanza agevole. La sensazione di avvolgimento e di calore che ho provato sulla mazza &egrave stata unica e indescrivibile, in netto contrasto con la freddezza dell’acqua in cui tutto il resto del mio corpo era immerso. Così ben piantato dentro di lei ho iniziato a muovere il bacino, buttando però il peso in dietro e allargando le braccia per non affondare, la classica posizione del morto. Lo stesso fece Rosa che si era un po’ rilassata, con la sola variante di stringermi le gambe intorno al fondo schiena, per non rischiare di perdere l’uccello che aveva così bene alloggiato. Nuotammo per qualche minuto in quella posa plastica, che doveva sembrare agli occhi di un pesce una strana creatura. Mentre gemevamo, dicendoci frasi senza senso, ho avuto un’improvvisa e violenta eiaculazione, che mi ha fatto scaricare in lei una massiccia dose di sperma. Rosa sentendosi riempire da quella calda fontana, con un rantolo di approvazione mi ha seguito nell’orgasmo. Siamo rimasti così avvinghiati per qualche minuto andando alla deriva in balia delle onde. Poi sollevando la testa per guardarle la fica le ho sfilato via la verga e ho notato che nell’operazione nuvole di sperma, umori e sangue si liberavano nell’acqua tirate via dalla vagina. Questa scena mi ha colpito ed eccitato, tant’&egrave che ho sentito di nuovo pulsare il basso ventre. Rosa intanto mi osservava, cercando di cogliere ogni piccola variazione nei miei occhi. Rompo gli indugi e le dico ‘ Rosa..io..forse sono stato troppo impulsivo’la tua verginità, forse non &egrave stato proprio come lo avevi sognato’.’ ‘Schhhhh! Non dire niente stupido. Doveva succedere’. e con te. E’ stato bellissimo’ mi disse accarezzandomi teneramente le guance e i capelli. Io guardola negli occhi ‘ Si hai ragione, così non si può continuare’.devo prendere una decisione. Questa sera inventiamo una storia io a mia moglie e tu allo zio e usciamo insieme! Abbiamo molte cose da chiarire e’. da fare!!’ Lei con aria divertita ‘Mmmm’non so se avrei voglia di ascoltarti’piuttosto mi piacerebbe approfondire la tua ultima affermazione”comunque, per ora cerca di riprendere i costumi!’ E ridendo mi spinse con la testa in acqua verso il fondo. In effetti i costumi erano finiti chissà dove. Dopo alcune ricerche li ritrovo che galleggianti qua e là e non visto da Rosa che in quel momento era di spalle, mi immergo per prenderla da sotto di sorpresa. Lo spettacolo che mi si &egrave parato davanti agli occhi era paradisiaco. Mentre Rosa muoveva le gambe per mantenersi a galla, la fica le danzava nel mezzo, con i peli che, perfettamente armonizzati con l’ambiente circostante, sembravano uno splendodo ciuffo di alghe ondeggianti nella corrente. Super eccitato sono risalito puntando la testa verso quella splendida visione, a missile. Le ho infilato il naso nel culo e con la bocca le ho bloccato la fica. Se l’istinto di respirare non fosse stato più forte di qualsiasi altra sensazione, sarei morto lì sotto. ‘Tonì’.mi hai fatto prendere una coccia!(paura) Sei proprio un maniaco della fica!’ Le risposi ‘Ti piaccio proprio perché sono così! E stasera ti farò vedere di cosa sono capace!’ Mentre tornavamo a riva, continuammo a ridere e scherzare e a giocare come facevamo un tempo ingenuamente, quando Rosa era semplicemente la mia cara bambina. Tutti i rancori e le incomprensioni, le persone che circondavano la mia vita sembravano non fossero mai esistiti. Lì nell’acqua il tempo si era fermato. Eravamo solo noi due. In quei lunghi minuti ho compreso che Rosa &egrave il mio mondo e la mia vita. Ero eccitato come un adolescente, pensando a cosa sarebbe successo quella sera.

(CONTINUA)

Avevo sverginato la mia nipotina. Questa nuova realtà aveva completamente cambiato il mio modo di vivere il rapporto con lei. Mentre prima ero paranoico, insicuro, pieno di paure per cosa sarebbe potuto succedere in futuro, ora mi sentivo splendidamente bene. Passai la notte più tranquilla degli ultimi mesi, dormivo e sognavo la mia splendida Rosa dagli occhi verdi e dai capelli ramati. Se in passato giocando al mare con lei piccolina, la mia fragile bambina, avessi immaginato che di lì a pochi anni sarebbe divenuta l’unica donna che veramente avrei desiderato, mi sarei dato del pazzo. E invece così pazzo non sono. Ho scoperto le sue voglie più nascoste, il suo essersi preservata per me, per il suo Tonino. E’ il nostro destino non possiamo sfuggirlo, mi ripeto costantemente. Siamo nati per essere una sola cosa, non c’&egrave nulla di male. Siamo un uomo e una donna che si desiderano ardentemente. Tra sogni e pensieri si fa mattina. Mi alzo per andare a lavoro. Esco di casa euforico, quasi a voler accelerare la routine quotidiana per arrivare al più presto alla sera. Si, la sera che avrebbe suggellato definitivamente il vincolo inscindibile con Rosa. Anche a lavoro mi vedevano iperattivo, chiedendomi quale droga avesse causato il mio stato. Io rispondevo ridendo ‘la più potente ed eccitante fra tutte le droghe: la fica’. Alle 17 esco da lavoro e mi reco velocissimo a casa. Nell’entrare butto lo sguardo alla vicina casa di Rosa e, come per telepatia, la vedo affacciarsi al balcone. Le sorrido e le faccio segno all’orologio di sbrigarsi. Lei con un sorriso smagliante mi fa cenno con il capo che avrebbe fatto presto. Il giorno prima, al mare, avevamo organizzato tutto nei minimi dettagli. Infatti Rosa a cena, eravamo soliti cenare tutti insieme con mio zio e la sua famiglia, aveva chiesto al padre di accompagnarla ad un seminario nell’Università di Lecce, nel tardo pomeriggio del giorno dopo. Rosa sapeva che il padre proprio quel giorno era impegnatissimo e che avrebbe volentieri delegato qualcun altro. Fu proprio il padre, dispiaciuto per non poter accontentare la sua piccola, a chiedermi come favore personale di andarci io. Si fida molto di me e mi ama all’inverosimile. Vede in me il fratello che ha perso troppo giovane e con il quale avrebbe voluto condividere tutto. Io annuisco e facendo finta di cadere dalle nuvole mi rivolgo a mia moglie per dare una parvenza di legalità alla cosa. Lei con una smorfia mi fa capire che non le importa e che avrei potuto fare che cazzo volevo.

Mi convinco sempre più che Rosa &egrave diabolica. Tutto sembrava andare secondo i suoi piani. Entro in casa, senza dare molta corda a mia moglie. Mi faccio una doccia, mi vesto e arrivano le tanto attese 18.30. Esco con l’accompagnamento di qualche imprecazione di mia moglie, alla quale non do neanche peso e busso a casa di Rosa. Mi apre lei e davanti agli occhi mi si presenta una visione idilliaca. Abbronzatissima e truccatissima con il lucida labbra al posto del rossetto, capelli alti legati a coda di cavallo, leggermente schiacciati ai lati dal gel, in modo da scoprire le sue splendide piccole orecchie che lei ben sa mi fanno impazzire, camicetta leggera colore pesca attillata e scollata, dalla quale premono prorompenti i capezzoli di quel seno ampio e sodo, minigonna fantasia attillata e sfoggiata con due splendide gambe lucide e vellutate. Il cazzo mi diventa subito duro. La prendo sotto braccio e le dico soffiando delicatamente nell’orecchio ‘se non ce ne andiamo ti fotto qui!’. Entriamo in macchina e usciamo in strada. ‘Amore, non ci appartiamo subito, ti prego’.fammi godere questi preamboli magici’e poi non &egrave ancora sera. Senti facciamoci una passeggiata che fa così caldo, vedrai che poi col FRESCO sarà molto, molto meglio’.’. Io brontolando un po’, ma non potendo resistere a quegli splendidi occhioni languidi, faccio come desidera. Scendiamo in centro a prenderci un gelato, non importa se qualcuno ci veda, tanto per gli altri &egrave normalissimo che noi due passeggiamo insieme. All’imbrunire Rosa ,che voleva andare sul monumento ad ogni costo, mi propone di arrivarci con il barcone di linea. Lo prendiamo e arrivati sull’altra sponda del porto decidiamo di salire sul belvedere del Monumento al Marinaio D’Italia, da dove si gode una splendida vista. Non so come io abbia potuto raggiungere la cima delle numerose scale che portano su, godendo della vista paradisiaca dell’interno coscia di Rosa e del suo perizoma chiaro che, salendo avanti a me, contornava splendidamente le chiappe sode, facendo sì che ad ogni movimento il cuore mi salisse in gola ed il cazzo fosse continuamente in tiro.

Giunti sul piazzale ci siamo affacciati per contemplare dall’alto il panorama del porto, insolitamente lucente in quell’imbrunire d’estate sereno ed incantato. Rosa nell’indicarmi il posto dove da anni manca la colonna terminale della via Appia per restauro, si affaccia un po’ di più dalla balconata. La gonna sollevandosi mette in luce ancor meglio il bianco filetto del perizoma, che divide equamente i due bei globi abbronzati. Spinge indietro il suo bel culetto, non so se volutamente o casualmente, diretto verso la mia erezione. Io non perdo l’attimo andandogli incontro e bloccandomi nel solco del culo all’inizio delle gambe. Mi sono ben posizionato e lei mi lascia fare. Le prendo i fianchi e spingo di più la mia protuberanza, mentre lei volutamente si piega avanti per agevolarmi nell’operazione. Lentamente sposto una mano dai fianchi verso le sode natiche palpeggiandole e con l’altra inizio a sfiorarle i seni, notando che i capezzoli, diventati durissimi, sembrano esplodere. Scosto furtivamente di poco il pantaloncino per far toccare il mio pene nudo sulla pelle di Rosa, facendola ansimare.

Rimaniamo fermi, stretti per lunghi minuti silenziosi e ansimanti, mentre io volutamente le pulso il cazzo sul culo. Sono momenti sublimi, esaltanti, capisco che &egrave giunta l’ora di terminare quanto avevo iniziato la mattina al mare. Per fortuna non eravamo soli, altrimenti l’avrei presa lì, senza aspettare di cercare un posto appartato con la macchina.

Svogliatamente mi stacco, le prendo la mano e ci avviamo frettolosamente giù per le scale verso il barcone.

Sull’altra sponda prendiamo l’auto e percorriamo qualche chilometro, sulla strada del mare che porta sulla costa. Mi fermo in un punto isolato sugli scogli in località Crocetta. Lei &egrave molto tesa. Credo che in certe situazioni &egrave meglio non parlare e agire con rapidità. Inizio accarezzandole i capelli e sciogliendole la coda. Allungo la bocca verso il suo orecchio sinistro ed inizio a spennellarlo con la punta della lingua. Rosa chiude gli occhi, apre la bocca e allunga la nuca all’indietro. Mi sposto dall’orecchio alla bocca e inizio a pomiciare con passione. Con entrambe le mani le apro la camicetta e le sgancio il reggiseno. I seni sbocciano alla mia vista. Le sussurro di togliersi velocemente la gonna, la voglio tutta nuda e subito. Approfitto per denudarmi anch’io. Riprendo a baciarla, scendo poi sul collo, sul seno e succhio i capezzoli, mentre rosa mi spettina i capelli respirando con affanno. Mi sollevo, le stringo delicatamente il capo e lo dirigo verso l’asta. Non oppone alcuna resistenza. Come tocca la cappella con le labbra le spalanca e scendendo lentamente si lascia impalare fino alle palle. Poi risale, sempre con una lentezza interminabile, scende, risale. Ogni tanto mi lecca le palle ed insaliva tutta l’asta. Poi con la sola cappella in bocca improvvisamente mi tira un risucchio da darmi la sensazione che mi stia sfuggendo anche l’anima. Continua così per lunghi minuti. Come sente che l’asta, ormai pulsante, diventa sempre più dura nella sua bocca, accelera decisamente il ritmo della pompa, facendomi capire che desidera abbeverarsi del mio seme. Io mi lascio trasportare e all’apice del piacere riesco solo a dire ‘Ecco’ecco amore, rallenta che ti faccio bere tutto’. Inizio a spruzzare sperma come un tubo sotto pressione che viene improvvisamente spanato. Lei rallenta la corsa ai primi forti e densi spruzzi, cercando di indirizzarli diritti in gola. Poi, come l’esplosione si attenua, continua ad ingoiare ruotando la bocca intorno all’asta. Prosegue fino a quando sente che anche l’ultima goccia &egrave stata spremuta. Si alza e con un sorriso mi viene a baciare sulla bocca. ‘Questa volta l’ho gustato fino in fondo il mio bel gelato alla crema’ dice ridendo. Le rispondo ‘Riprendi a succhiare e fallo rimanere duro. Voglio che questa sera non ci sia tregua’. A Rosa piace la proposta e riprende a pompare con una passione da vera agonista. In effetti il cazzo mi resta in tiro e Rosa non smette fino a quando, soddisfatta del lavoro, decide che sia abbastanza in tiro per farsi impalare. Rimanendo nella mia posizione comoda e centrale, avevo messo un cuscino sul freno a mano, altrimenti’., la sollevo e le sposto le ginocchia in modo che ognuna occupi un sedile anteriore. Leggermente inarcata, con la passera che sfiora la cappella, le strofino le labbra per aprirle e per lubrificare la parte anteriore della vagina con i suoi umori. Appoggiata la punta all’ingresso, le prendo i fianchi e tirandola a me la impalo fino alle palle con un unico secco movimento. Rosa resta per un attimo senza fiato. Poi lentamente inizia a sfregare le labbra sul mio inguine, tenendosi con le mani al mio collo. Continua a sfregare, sempre più velocemente fino a quando, tenendosi alle maniglie sul vetro, si appoggia con la schiena allo sterzo e grida tutto il suo violento orgasmo. Non aspetto la fine delle convulsioni. Voglio che ricordi bene questa nostra prima volta. Le sfilo improvvisamente il cazzo dalla fica pulsante, facendole bloccare nuovamente il respiro. Mi guarda con espressione persa e allo stesso tempo interrogativa. La risposta non la faccio attendere molto. Senza dir niente velocemente la giro, la posiziono a pecorina e sputando sulla mano le lubrifico il roseo sfintere. Lei, ancora in preda ai postumi dell’orgasmo resta inerme alla mia merc&egrave. Appoggio la cappella sul buco e con una forte pressione le apro e sfondo improvvisamente il culo. Lei grida per il dolore. Dalla forte resistenza iniziale capisco che anche da li era vergine. Ora sono tutto dentro. Mi fermo e le lecco nuca ed orecchie per farla rilassare. Inizio a muovermi, molto lentamente. Lo sfintere &egrave ancora molto contratto, sento una specie di dolore per l’attrito che ne deriva. Mi fermo di nuovo, non voglio dilaniarla. Cerco di sollazzarle la clitoride. Inizia a mollare i muscoli del perineo. E’ il momento per tentare dei piccoli movimenti. Inizio a pompare accelerando gradatamente gli affondi. Il risultato &egrave una violenta pompata in culo, con Rosa ormai in preda al piacere più totale. Ogni botta emette un rantolo, cercando di agevolare la penetrazione con dei colpi di culo in sincronia ai miei. Non resisto molto e le scarico nelle viscere tutto il seme che i miei coglioni sono ancora in grado di produrre. Voglio vivere questo rapporto come mai ho fatto con una donna. Mi sento di voler fare qualsiasi cosa con Rosa, qualsiasi cosa non ho mai osato fare. Lo sfilo dal culo e glielo piazzo direttamente in bocca dicendo ‘Ora lo devi pulire per bene’. Rosa ormai &egrave in mio potere, esegue tutto ciò che gli viene ordinato. ‘Glubb’.ha un sapore strano’aspro e pungente’diverso da prima’ ‘Non ti preoccupare, sono le mucose intestinali o un po’ di feci’&egrave tutta roba tua con solo un gusto diverso, goditelo’. Mi sento un porco. Tutta la repressione ed i pensieri perversi accumulati nelle scorse settimane li stavo scaricando. Lei dapprima un po’ titubante, si dimostra molto accondiscendente alle mie strane richieste e finisce col pulirmi perfettamente l’asta con la lingua. Vedendo che gustava molto, soprattutto queste strane perversioni, decido di dar sfogo a tutta la mia libidine. In fondo io e Rosa siamo uguali e se certe cose piacciono a me devono piacere necessariamente anche a lei. Dopo le sborrate, avendo la vescica piena di urina, decido di fare il salto nel buio e di accennare una pisciata in bocca. Inizio, trattenendomi, con dei piccoli getti. Lei si blocca, spalanca gli occhi e si sfila il cazzo dalla bocca. ‘Ma’cosa sta succedendo”non &egrave sperma, ha un sapore salatissimo”..non starai mica’..’ ‘Si amore, ho deciso che tutto di me deve essere tuo e se vuoi’anche tutto di te deve essere mio! Non ti lasciare condizionare da falsi pregiudizi. Ricorda che l’urina non &egrave un veleno, il PH &egrave sempre neutro. Cosa ti può fare di diverso dallo sperma?’ ‘Non so’non ci ho mai pensato’..ha solo un sapore salatissimo ed in gola non mi ha fatto niente, ho solo sentito un liquido caldo scendere’ ‘E allora? Rilassati e lasciami fare’riprendi a succhiarlo’. Tutti questi discorsi mantengono la mia eccitazione ai massimi regimi. Il cazzo &egrave sempre in tiro e Rosa riprende a pompare. Aspetto qualche minuto, mi rilasso e riprendo a piscierle lentamente in bocca. Anche questa volta si ferma e sbarra gli occhi, ma continua a tenerlo in bocca serrando le labbra, quasi ad impedire all’urina di uscire. Mi fermo, non voglio allagarla, vedo che declutisce e riprende a pompare. E’ il momento di farle bere un’altra dose. Poi penso che non posso continuare così all’infinito. L’eccitazione ormai non ha limiti, la vescica mi sta scoppiando e devo urinare al massimo. Non posso farla tutta in bocca a Rosa, si affogherebbe e inonderei la macchina. Ho un’idea improvvisa. ‘Rosa, non ce la faccio più devo finire di pisciare’..esco un attimo’.senti’vuoi vedermi quando la faccio?’ ‘E perché no, me l’hai fatta bere”. Scendiamo dalla macchina. Il litorale &egrave deserto le stelle e la via lattea illuminano tenuamente i nostri corpi. ‘Ora ti insegno un altro gioco’inginocchiati davanti a me e apri la bocca’ ‘Ormai ho capito dove vuoi arrivare porco! Si lo faccio, perch&egrave mi stai facendo eccitare incredibilmente e sto scoprendo un lato della mia persona che non avrei mai immaginato ci fosse. Sono una grandissima maiala’ ‘Allora inginocchiati e chiedimi di pisciarti sopra’. ‘Dai Tonì, pisciami tutta’.fammi sentire i tuoi caldi getti da per tutto’. Non me lo faccio ripetere. Prendo il cazzo, ormai molto meno duro, e orientandolo sul suo viso inizio a pisciare. Rosa chiude gli occhi e allungando e muovendo la lingua cerca di farne schizzare quanta più possibile il bocca. L’agevolo nell’operazione sparandole un lungo e copioso getto diritto in gola. Ha un sussulto. Un conato di vomito la costringe a desistere. Io mi concentro con i getti a prenderle le tette e la fica. Finisco di pisciare e glielo sbatto sul viso. Sempre eccitatissimo la guardo completamente fradicia ed inizio a menarmelo velocemente. Voglio completare quest’opera più unica che rara con l’ultima sborrata. Non ci metto molto a venire e avvicinatomi alla sua faccia dall’alto le spruzzo ancora seme ovunque. Lei leccandosela tutta mi dice ‘Sei soddisfatto porcone? Guarda come mi hai ridotta!’ ‘Dai maialina, so che ti &egrave piaciuto molto, perché sei la mia zoccolona. Ora andiamo a tuffarci in acqua, così ti ripulisci per bene’. Questa idea le piace subito e completamente nudi corriamo a farci il bagno. La sera &egrave calda e un bagno notturno &egrave quello che ci vuole. E’ l’acqua l’elemento che ci unisce. Dal mare &egrave nata la nostra passione. Quando siamo lì tutto cambia, tutto intorno a noi si smaterializza. Giochiamo, ci sommozziamo. Torniamo ad essere lo zio e la sua piccola nipotina felicemente insieme. Penso che in futuro non potrò più fare a meno di pensare alla mia piccola Rosa.

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