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Racconti erotici sull'Incesto

Vino e scopate

By 24 Settembre 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Vino e scopate :omaggio a Bukowski

Questo racconto un po’ particolare ha la pretesa di rifarsi,solo nello stile,non nell’argomento trattato,alla lezione del grande Bukowski (pace all’anima sua nel paradiso degli alcolici).
Io speriamo che me la sono cavata’

**********

Il capo si avvicina. un vecchio con le braghe bianche e le bretelle nere,la faccia rossa e la pelle butterata.
‘B****o ,sei arrivato in ritardo anche oggi’ mi fa.
‘Sì,capo’
‘E’ la quinta volta ‘sto mese’
‘Sì,capo’
‘Gli altri si lamentano,mica gli garba di lavorare al posto tuo”
‘Sì,capo’.Metto giù la cassa che sto caricando sul camion e lo guardo.
‘Tu carichi un furgone in 1 ora,gli altri ce ne mettono mezza’
‘Sono nuovo del mestiere, e poi ci ho il mal di schiena’ gli fo, ricominciando a caricare
‘No caro ,te sei solo un fancazzista,ecco quello che sei’
‘Sì ,capo’
‘Se mi dici ‘sì capo’ nantra volta ,ti puoi pure levare dai coglioni ,che non ce la voglio gentaglia come te qua’
‘Certo,capo’
‘HAI CHIUSO B****o,FINE DELLA CORSA,FUORI DALLE BALLE’ mi urla ,rosso che pare ‘n semaforo.
‘Passo domani pei soldi’gli dico senza guardarlo ,pulendomi le mani nelle braghe
‘No.I soldi te li do adesso , ché la tua brutta musa non ce la voglio più vedere qua’
Tira fuori il portafogli e mi ammolla 2 biglietti da 100 euro.
Per 8 giorni di lavoro. non protesto. non servirebbe . li piglio.
Mi incammino per il viale,verso l’uscita. osservo i miei oramai ex colleghi che caricano e scaricano ,caricano e scaricano i camion color veleno della ditta. così per 10 ore al giorno ,se va bene,11 mesi l’anno,30 anni,se ci arrivano,alla pensione.
Pori stronzi! Scannarsi la vita per qualche stupida moglie grassona,le rate del frigo ,i soldi pel cinema. a sognare di arrivare ad avere,dopo 30 anni, le braghe bianche e le bretelle nere,e far sputar sangue ad altri pori cristi ,che sognano pure loro di avere,dopo 30 anni,le braghe bianche e le bretelle nere’roba da impiccarsi coi calzini’

Cammino piano. libero! il pensiero corre alla signora che mi aspetta a casa. impastata nel burro,calda come due fette di pan tostato ,succosa come ‘na pesca. mi s’indrizza l’uccello.
Mi fermo in sala scommesse . pieno . fumo. puzza.
Sono ancora abbastanza sobrio per giocarmi qualcosa sul 5, l’8 e il 19.
Buoni cavalli. oddio, il 19 &egrave un po’ vecchiotto’diciamo pure pronto pel macello, ma la settimana scorsa &egrave arrivato secondo , dato 1 a 50’fosse mai che’
Mi metto in coda.
Davanti a me c’&egrave un ganzo , occhiali da sole da 500 euro,infradito ,bermuda ,camicia a fiori, che ogni tanto si gira e mi fissa.
‘Sarà ‘n frocetto cazzomoscio’ penso ‘vorrà ciucciarmelo’
Il ganzo continua a voltarsi. ho la barba di tre giorni,la maglietta bisunta e le emorroidi . chissà se gli piace prenderlo o metterlo ‘
Entra un negro, in ciabatte e canottiera verde, che inizia a girare pel locale a chieder soldi. arriva da me . ci fissiamo un attimo e passa oltre.
Basta , ho caldo,e la puzza di noia e disperazione che c’&egrave lì dentro &egrave insopportabile. esco.
Continuo a pensare alla focaccina calda e sugosa che mi sta aspettando a casa,in vestaglia.
L’uccello mi s’indrizza ancora,bello tosto che pare un galletto. la mia mamma ha questo potere su di me , non posso farci nulla.
Mi fermo al negozietto vicino casa. vado subito al reparto salvavita. piglio 2 scatole di lattine di birra e 5 bottiglie di rosso, che ho l’anemia. alla cassa una ragazzotta con gli occhi bovini e la faccia insignificante prende a battere clic clic clic clac sulla sua stupida macchinetta e mi fa ’11 e 50’
Mi restano quasi 190 euro. per ‘na settimana dovrei essere a posto. niente fabbrica o magazzino, a litigare con qualche stronzo in braghe bianche , coll’orologio,con la noia, a buttare nel cesso la vita.
C’ho ‘na settimana di vita pacchia davanti. sveglia quando mi ricordo ,vino,birra e la mamma che mi tiene al caldo’ah,la vita per cui son tagliato.
Arrivo a casa e ,appena aperta la porta ,la vedo. &egrave in vestaglia. i capelli biondi,con qualche striatura argentea , sono sciolti sulle spalle ,e il suo bel culo sembra darmi il benvenuto.
‘Ciao ma’ ‘ . mi avvicino e appoggio l’arnese contro le morbide chiappe,che lo senta che sono in palla. la prendo per le mammelle e inizio a pastrugnarle un po’,piano.
‘Ciao Davide’ma sei già a casa ‘a quest’ora?’
‘M’ hanno licenziato’brontolo. metto le mani dentro la vestaglia e inizio a cincischiarle i capezzoli ,duri come chiodi. le tette sono bollenti ,mi sembra di stringere due borse dell’acqua calda. ah,la mia mamma’
‘Come licenziato?nantra volta!’mi fa, incazzata. ‘E sta fermo con ‘ste mani !sempre a quello pensi!e poi oggi non te lo meriti!’
‘Come non me lo merito?Proprio per questo dovresti consolarmi un po”ho anche preso qualcosa da bere”.
Abbassa lo sguardo verso la borsa appoggiata per terra : vede la birra e le bottiglie.
Il suo volto si trasforma. la madre severa diventa ‘na gatta in calore,pronta a farsi scopare per bene. il galletto che ho nelle mutande se ne accorge e inizia a scalpitare pel pollaio.
‘Quand’&egrave così,ci potremmo anche divertire un po’,prima di cena” mi fa sorridente,rassegnata a farsi chiavare.
‘Certo ma’, ‘sto pomeriggio ci ho ‘na voglia’vedrai che ci divertiamo,piccola!’
Le sciolgo la cintura e la vestaglia cade a terra,mostrandomi la tavola imbandita.
Oh porco mondo! l’uccello batte in testa’se non scopo muoio.
Mia madre nuda lo farebbe rizzare anche a un castrato cieco. quanta ciccia,quanta carne,quanti bei posticini in cui far beccare il galletto. ciccia buona,intendiamoci,ciccia bella soda,pastosa,bianca come la neve’.e poi due tette enormi scolpite nel marzapane,con due rosei capezzoli grandi come piattini da caff&egrave,che ti fissano come due fanali.
I vecchietti del circondario hanno la bava alla bocca, hanno,quando la vedono passare per strada,dimenando il culone. solo quella per fortuna, ché l’uccello potrebbero venderlo al robivecchi.
Mi strappo di dosso le braghe e la maglietta. restiamo un attimo ad osservarci,nudi,l’uno di fronte all’altra. prendo il cavatappi lì vicino,sul tavolo della cucina,e stappo ‘na bottiglia di rosso.
La vecchia mi sorride,leccandosi le labbra. non perde tempo:si inginocchia di fronte all’uccello e inizia a lavorarmelo di bocca,con calma ,fino in fondo. io intanto ci do dentro col vinello,gustandomelo a garganella. lunghe sorsate che appagano il palato, che all’uccello ci sta già pensando la mamma.
Ciuccia che ti riciuccia, dopo 5 minuti buoni la vecchia mi fa ‘ci ho sete’
‘Tieni’le dico,e abbasso il collo della bottiglia,ormai a metà,verso la sua bocca.
Si attacca alla bottiglia e, anziché il galletto,inizia a spompinare quella,avida.
Beve 3 o 4 abbondanti sorsate di nettare,talmente in fretta che un torrentello violaceo prende a scenderle dalla bocca verso il collo, e poi giù allegro sulle tette, sullo stomaco e sulla sorca rasata.
‘Basta!adesso ciuccia!’ le faccio. le strappo la bottiglia e,tirandola pei capelli,la rimetto al lavoro.
‘Oddio ma’,come lo ciucci”na favola’il paradiso in terra’ balbetto.
‘mmmh’.glub”
‘Ti piace il gelato,eh?vecchia porcellina”
‘mmmh’glub’che vuoi per cena?’ mi fa ad un tratto,interrompendo la poppata.
‘Ma cazzo ma”mi stai facendo un pompino e ti fermi per sapere che cazzo voglio da mangiare?Ma vaffanculo, ma’ !’
La tengo ferma per la testa e le infilo il mio ragguardevole sfollagente di 10 pollici fino in fondo alla gola,che lo capisca chi porta(o meglio portava)le braghe,in ‘sta casa.
‘Comunque’uff,uff’voglio l’arrosto ,colle patate’ahhh’ grugnisco, mentre me lo lavora che sembra voglia rubarmi l’anima. vedo l’uccello uscire e rientrare fradicio in quella fornace,mentre le accarezzo piano i capelli biondi,spruzzati d’argento. intanto mi scolo a piccoli sorsi il vinello.
Ne lascio cadere qualche goccia anche sull’uccello ,di tanto in tanto,che le finisce direttamente in gola,mentre lo succhia di gusto. del resto,devo aver letto da qualche parte che il vino rosso ci sta bene con la carne,ci sta.
Porc’la bottiglia &egrave finita. tolgo l’uccello dalla bocca di mamma ,duro e lucido che pare di vetro. Mi avvento sulla borsa lasciata per terra e stappo la seconda bottiglia di rosso.
La vecchia nel frattempo &egrave stanca dell’antipasto,vuole l’ ‘entree’ ,o piatto forte che dir si voglia:si &egrave seduta sul tavolo,in fregola,dopo aver buttato per terra tovaglia e posate.
Oh per tutti gli angeli dell’inferno. due cosce bianche e sode come il marmo,che quando ti stringono mentre la scopi sembra ti vogliano spaccare come ‘na noce. le apre piano, sorridendomi,finch&egrave riesco a scorgere la sua fichetta glabra ,coi grossi petali già dischiusi,pronti per l’impollinazione.
Avvicino la bottiglia alla sorcetta e l’annaffio con un po’ di vino.
‘Ma che fai cretino!’ride ‘buttare il vino così’dammene un po’ ‘
Gliene verso un paio di sorsate in gola, mentre un rivolo le scende lungo il collo e il ventre,che pare quasi l’abbiano sgozzata. poi giro la bottiglia e metto un dito nel foro perché il vino non esca. la vecchia sa già cosa l’aspetta,ma non sembra scomporsi. inizio ad infilare il culo della bottiglia nella sua sorcetta fumante. incontro poca resistenza:la mamma non &egrave certo nuova a questi giochetti.
Inizia a gemere piano solamente quando la bottiglia &egrave entrata per 20 centimetri buoni: la fichetta e il ventre sono così dilatati,tesi come un tamburo,che sembra quasi stia per partorire.
Inizio a scoparla con la bottiglia,dentro e fuori ,dentro e fuori,sempre più forte,sempre più in fondo,sempre più cattivo,finché mi grida ‘porco’così forte che devono averci sentito al bar di fronte.
E se ne viene. &egrave tremante ,sudata,disfatta.
‘Mmh porco,fare questo alla tua mamma” borbotta accarezzandomi i capelli,ad occhi chiusi,cercando di trattenere gli ultimi brandelli di piacere.
‘Adesso tocca a me, ma’ ‘ le sussurro.
‘Sì ,vieni qui amore,vieni al caldo, dalla mamma’ risponde, spalancando le cosce che pare faccia la spaccata.
La inforco così,sul tavolo,tra l’oliera e il pane,come piace a me.
‘Tiralo fuori ,quando vieni,che non ho preso niente’aahhh’porco!’
‘Ok ma”mmhh’che gran fica che sei’mi fai morire’rantolo,mentre prendo a scoparla sul serio.
La vecchia ,che non &egrave certo una verginella,fatica a tenermi testa : comincia a latrare come un’ossessa sotto i miei colpi,graffiandomi la schiena e dimenandosi che pare tarantolata.
I miei 10 pollici di carne tosta la scavano fino in fondo,implacabili,fino a sentire le budella.
‘Porco’ahh’ inizia a gemere. con le gambe però asseconda la mia galoppata,attirandomi a sé neanche volesse staccarmelo.
Mentre me la scopo con dovizia,bevo lunghe sorsate di rosso,versandone un po’anche sui nostri sessi abbracciati’chissà se come lubrificante il valpolicella funziona’si potrebbe brevettare.
‘Dammene un sorso’mi fa la vecchia,rossa in volto che pare ustionata
‘Taci e scopa’
‘Fammi bere o ti mando in bagno a farti ‘na sega’
Meglio non scherzare col fuoco’pardon,col vino.
Le passo la bottiglia e inizia a tracannare con gusto,respirando rumorosamente. se ne lascia scivolare un goccio sulle tette,ridendo forte ,sguaiata,che pare la sgualdrina d’un lupanare.
Quella risata mi spappola definitivamente l’autocontrollo. basta,non capisco più nulla,vado fuori giri.
Vedo solo mia madre,mezza ubriaca e sogghignante,che si sta facendo scopare a sangue,lucida di vino. Comincio a pomparla con violenza,un maglio impazzito sono,finch&egrave riesco a toglierle quello stupido ghigno dalla faccia e a farla urlare senza ritegno.
‘Uggh’ti piace farti fottere dal tuo piccolino’ahh” mugugno, sbattendola con brutalità,eccitato nel vedere la sua ciccia bianca e soda tremolare sotto i miei colpi,come carne al macello.
‘Oh amore’scopami così’spaccala,la mamma”blatera lei,in delirio.
La prendo per le caviglie e cavo l’uccello dalla sorcetta calda. una lunga bava viscida unisce i nostri sessi,come un ponte sospeso.
Senza fiatare la sollevo leggermente, e glielo sbatto nel culo.
La vecchia lancia un gridolino,più di sorpresa che di dolore’aperta com’&egrave!
L’uccello entra tutto d’un fiato,coltello rovente in un panetto di burro,accompagnato da un rumore come di risucchio,che mi manda il sangue al cervello.
‘Tieni,pure nel culo!’ grugnisco,iniziando a lavorarle il budello.
‘Sei’un porco’non ti accontenti mai’ahhiii!…cazzo,mi fai male!’ ringhia, con le lacrime agli occhi pel dolore,muovendosi all’unisono coi miei fendenti.
La scopo così ,nel culo,per un tempo che mi pare interminabile. mi arresto solo quando l’uccello mi fa male e mi sembra di scopare un cadavere:la vecchia &egrave esausta,respira affannosamente,non ha nemmeno la forza per gridare o lamentarsi. si fa scopare e basta,assente,carne morta sotto i miei colpi.
Abbandono il suo dolce culetto. mamma con gli occhi sembra chiedermi pietà,ma sa che non sono ancora al capolinea.
Rimetto l’uccello,sozzo di merda ,dentro la sua sorcetta bollente.
Ricomincio a chiavarmela piano ,con dolcezza,assaporando il massaggio che il galletto riceve dalla sua elastica fichetta. ci passiamo la bottiglia di rosso e beviamo piccoli sorsi di vino,in silenzio,continuando a scopare.
‘Uuggh’oh santoo’.cielo’aggh” rantola la vecchia ad un tratto. si irrigidisce e, stringendomi da farmi male, se ne viene per la seconda volta.
Io sono ancora a bocca asciutta,però,e ho anche fame’
Aumento il ritmo e ,fissando mamma negli occhi,occhi da pazza,da cagna in calore, mi appresto a venire.
Pochi colpi bastano,profondi e rapidi.
‘Tiralo fuori ,che non ci voglio mica restare!’mi urla la vecchia,accorgendosi della sborra in arrivo.
Le contrazioni sono già iniziate,ma io sono su un altro pianeta,rimbambito dal piacere.
‘Eh che cazzo,togliti!’ esclama mamma,spingendomi violentemente fuori dal suo corpo.
Tempismo perfetto. l’uccello in subbuglio sputa un’abbondante cascata bianchiccia,che finisce sul tappeto.
‘Stronzo,ti avevo detto di tirarlo fuori”mi sibila la vecchia ,visibilmente incazzata. ‘E poi,se resto incinta,lo mantieni tu il tuo fratellino’o figlio’o quel cavolo che &egrave insomma,visto che ci hai tanta voglia di lavorare?’
‘Scusa ma”non ci stavo più colla testa”
‘Scusa un cazzo!E poi hai sborrato anche sul tappeto. Lo sai che &egrave difficile da togliere,quella maledetta sborra’potevi venirti in mano’
‘Va beh ma’,poi pulisco’ e vado a pisciare.
Quando ritorno &egrave ancora lì,nuda,seduta sul tavolo della cucina,che si sta nettando la sorcetta con un tovagliolo. nella bottiglia ci sono ancora 2 dita di vino. la prendo e iniziamo a berne piccoli sorsi,passandocela alternativamente. un rivolo rossastro mi scende lungo il corpo fino all’inguine. Mamma lo segue con la lingua ,assetata. arrivata in prossimità dell’ uccello, comincia a leccarmelo piano,con gusto,massaggiandosi la fichetta vogliosa.
‘Sei proprio una porcellina’ le sussurro ‘di vino e di cazzo non ti stufi mai’
‘Dipende dal vino’e soprattutto dal cazzo!’ mi risponde,ridendo sguaiatamente,come una battona avvinazzata.
Il galletto ha rialzato la cresta,il pomeriggio &egrave ancora lungo e ci sono 3 bottiglie di rosso di scorta’
Va beh,adesso vi lascio,tanti saluti,che c’ho dell’altro da fare’

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