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Racconti erotici sull'Incesto

Vortice – 06 – Il weekend: sabato

By 16 Novembre 2023No Comments

Il weekend che arrivò fu bellissimo e decisivo.
Lo ricordo ancora oggi, passati tutti questi anni. Per le cose successe, per le parole dette e anche perchè, anche ora nello scriverne, materialmente ne tengo in mano le prove, le tracce.
Sono tre foto, all’apparenza simili.
In tutte e tre ci siamo io, Cecilia e Anna. Ce le fece Lorenzo, su insistenza di mia figlia che voleva tre foto, in cui, a rotazione, diciamo così, ognuno di noi fosse al centro dell’attenzione.
Anna con una faccia buffa che guarda in alto, mentre io e Cecilia la baciamo sulle guance e lei con le mani dietro le nostre nuche ci tiene stretti a lei: i suoi grandi occhi neri splendono, la maglietta rossa si alza leggera mostrando parte del suo corpo all’altezza dell’ombelico, i fuseaux le avvolgono le gambe tenute leggermente divaricate. Ricordo ancora che voleva provare a farla mentre saltava in mezzo a noi, vari tentativi falliti (con io che la prendevo in giro “Bella la vita con gli smartphone! Volevo vedere ai nostri tempi come avresti fatto: tutti questi scatti li avresti dovuti stampare e pagare!”) e poi finalmente arrivammo a quel bacio che ora stavo guardando a distanza di anni.
Cecilia che mi guarda dolce mentre ci accarezziamo il viso e con Anna alle spalle di mia moglie che ci guarda fingendo sorpresa con le mani sul viso: qui fummo fortunati perchè dovemmo ripeterla solo una volta, nonostante Anna fosse una regista esigentissima (“Mamma!! Però se metti la mano così non si vede papà!! Usa l’altra!”).
E poi venne il mio turno: io, che da sempre amo fotografare ma odio farmi fotografare, con le braccia incrociate sul petto e Anna e Cecilia appoggiate sulle mie spalle che mi abbracciavano fissando l’obiettivo e alzando una gamba dietro di loro (fu subito, ovviamente, ribattezzata come la foto “Luigi’s Angels”).
Quando settimane fa ho deciso di scrivere queste pagine mi sono subito tornate in mente e le ho cercate, sicuro di trovarle ancora in qualche remota cartella del computer, e una volta trovatele sono subito andato a stamparle da un fotografo (che in verità era una fotografa!): una signora gentile, di una decina d’anni più grande di me, mi accolse sorridendo nel suo negozio e sempre sorridendo mi porse le foto, una volta fatto il suo lavoro.
– Che bella famiglia, se posso permettermi.
– Grazie. Abbiamo provato ad esserlo. – risposi prendendo le tre stampe e sorridendo anch’io nel riguardare quelle immagini – Sono ormai passati tanti anni.
– Nel suo caso non si direbbe.
– La ringrazio, ma meglio che passino piuttosto che si fermino.-, abbozzai un sorriso, pagai e tornai a casa da Cecilia.
Ora sono qui a scrivere le ultime parole, sfiorandole, come se mi potessero ispirare. A volte riescono nel loro intento, altre volte meno, ma sempre, immancabilmente, mi portano indietro nel tempo.

Il weekend iniziò con la speranza di godermi un po’ di relax e il risveglio dolce e caldo donatomi dalla bocca di Cecilia pareva la migliore premessa possibile. Ma le emozioni del venerdì sera sembravano avvolgere la mia famiglia in ogni movimento, in ogni parola, come se un’enorme bolla avesse preso e trascinato tutti noi in un mondo parallelo.
Non ricordo se fossero sensazioni o forse solo alcuni atteggiamenti, ma qualcosa di diverso nell’aria mi pareva di percepirlo.
Cecilia, oltre all’orgasmo regalatomi al risveglio, era stata di fuoco tutto il giorno. Appena possibile non perdeva occasione per mettermi la lingua in bocca o per toccarmi. Mi tenne in tensione per l’intero sabato, dopo la già intensa nottata di venerdì. Ad ogni mia richiesta, quasi supplica in alcuni casi, di “alleviare quella tensione”, lei mi rispondeva con un bacio ancora più intenso e con parole che mi invitavano alla calma.
– Lo sento, amore, quanto nei hai bisogno, ma non è ancora il momento.
Tra l’altro, Anna pareva fare il suo gioco, lasciandoci soli a volte improvvisamente, altre volte per telefonate “urgenti”, oltre ovviamente al sabato sera che passò fuori casa, con la previsione di tornare solo il pomeriggio successivo dopo aver dormito dal suo ragazzo.
– Pensi che stanotte la soddisferà?
La domanda di mia moglie mi aveva preso alla sprovvista, mentre mi stavo sedendo a tavola per cenare.
– Lo spero per entrambi!-, risposi ridendo.
– Lo spero anch’io, ma di Lorenzo m’importa il giusto.
Era dietro di me e si era chinata per appoggiarmi davanti il piatto di pasta che aveva preparato. Sentii chiaramente il suo seno appoggiarsi a me, come altrettanto chiaramente la sentii strusciarsi su di me mentre si abbassava per arrivare all’altezza del mio orecchio.
Nonostante i tre orgasmi avuti fra la nottata e il risveglio, la giornata di eccitazione continua in cui Cecilia mi aveva tenuto mi stava facendo barcollare. Mi ritrovai ad occhi chiusi e con il cazzo nei pantaloni che reagì immediatamente a quel contatto. Decisi di provocarla.
– Chissà se riuscirà a godere come stanotte ha fatto sua madre.
– Luigi, ma cosa dici mai? La nostra bambina…
La mano scese lungo il mio petto, fino ai pantaloni. Ci entrò dentro.
– Senti, senti quanta bella cremina abbiamo già qua…
La mano avvolse la cappella. La strinse. Per poi abbandonarla che spuntava lucida, stretta dai pantaloni contro la mia pancia.
Mi avvicinò la mano al viso. Potevo sentire il mio odore.
– Lecca il tuo desiderio. Mi stai diventando un papà molto porcello. Devo decidere se essere gelosa…o invidiosa…
Iniziai avidamente a leccare e succhiare quelle dita.
– Amore, non temere, io sono tuo, lo sai.
– Lo vedremo, lo vedremo.- e di nuovo portò la mano verso il mio cazzo, questa volta liberandolo del tutto e scappellandolo completamente.
– Quel bambino di Lorenzo già non deve essere abbastanza bravo per la nostra piccola, figurati quanto durerebbe a carezze più esperte… Chissà questo paparino invece quanto regge…
– Cecilia…cosa dici?
– Nulla…- e lentamente iniziò a masturbarmi – Dieci…
Lentamente mi scappellava, tirando ogni singolo centimetro di pelle del mio sesso durissimo, per poi risalire altrettanto lentamente, quasi strizzandolo.
– Nove…
Una lenta tortura stava avvenendo in quella cucina e io ero completamente abbandonato con la testa piegata all’indietro, appoggiata sulla spalla di mia moglie.
– Otto…
Il silenzio della stanza e di tutta la casa era riempito solo dalla sua voce sussurrata.
– Sette…
La stretta salda al mio cazzo si fece più leggera, ma solo per ricominciare nuovamente a contare, mentre ora solo pollice e indice avvolgevano il sesso duro, avvitandosi intorno alle vene ormai pienamente esposte.
– Sei… Bravo amore, lo sapevo che non eri uno sbarbatello qualsiasi. Aggiungiamo una piccola difficoltà…
Con la mano libera si tirò su la maglietta che indossava e il seno nudo venne a contatto con il mio corpo. Iniziò quindi a muoversi su e giù con il corpo, al ritmo lento della mano. Potevo sentire chiaramente i capezzoli duri che sfregavano sulla mia camicia. Iniziavo ad ansimare.
– Ceci…
– Cinque… Che c’è amore? Qualcosa non va?
– Sto impazzendo… Ti prego…
– Quattro… Mi preghi per cosa?
Fra una parola e l’altra mi leccava la guancia e l’orecchio.
Biascicai qualcosa.
– Tre… Non ho capito…mi preghi per cosa?
– Ti prego…mi stai facendo impazzire…
– Due… Lo so, lo vedo…sei bellissimo, così impotente e così nelle mie mani…
Non ce la facevo più. Volevo godere. Il cazzo mi faceva quasi male per il trattamento che mia moglie gli stava riservando. Ansimai sempre più forte.
– Uno… Bravo amore, sei stato proprio bravo.- e dopo averlo nuovamente strizzato lentamente e fino alla punta, Cecilia lasciò il mio cazzo, schiaffeggiandolo contro la pancia – Ora puoi rivestirti e mangiare.
– Ma…
– Si?
– E mi lasci così?
– Te l’ho già detto prima: ogni cosa a suo tempo.
– Ti odio!
– Non si direbbe -, rispose leccandosi le dita che erano state a contatto con il mio cazzo.

Il supplizio riprese arrivati in camera da letto. Lei era salita qualche minuto prima di me e quando la raggiunsi la ritrovai seduta sul bordo del letto, nuda, si stava accarezzando i seni, vedevo chiaramente i capezzoli grandi e duri, circondati dalla sua aureola leggermente più scura rispetto alla sua pelle.
– Ti stavo aspettando.
– Che splendore che sei. – e iniziai a spogliarmi anche io.
– Fermati.
– Cosa?
– Fermati. Resta vestito. Ammirami.
Lentamente iniziò ad allargare le gambe. Non smise mai di fissarmi negli occhi, mentre le sue gambe si spalancavano e con le mani era passata dal seno all’interno delle cosce.
– Mi trovi sempre bella?
– Certo amore.
– Mi desideri sempre?
– Ma che domande sono? Si, certo…non si è visto in questi giorni? Non si vede ora? – misi la mano sul pacco in evidente erezione nei boxer.
Con entrambe le mani si allargò il sesso. Lo vedevo lucido, voglioso, desiderabile. Lo volevo.
– Lo vedi Luigi? Il mio desiderio…lo vedi?
– Da morirci dentro, amore mio.
– Ma stasera non lo farai. Mi guarderai, da lontano. Al massimo posso concederti di tirarlo fuori, ma non potrai toccarlo.
– Ma…
– Nessun “ma”…stasera è così, tu guardi, mentre io avrò questo che mi soddisferà.
Aveva spostato la sua mano destra dal sesso e l’aveva portata dietro di lei a prendere qualcosa che finora non avevo notato.
Ebbi un brivido: il piccolo dildo che ogni tanto usavamo, quello con l’anello che mettevo al cazzo e che usavamo sia per il suo che per il mio piacere.
Erano mesi che non lo vedevo.
Non potei reagire se non aprendomi la zip dei pantaloni e tirando fuori il cazzo.
– Occhio a quello che fai. Ricordati: non puoi toccarti. Anche se vedo già di qua quanto questa sorpresa abbia fatto effetto.
Il leggero ronzio della vibrazione del dildo iniziò a riempire la stanza, entrandomi nel cervello, facendomi capire ancora meno.
Cecilia mi sorrise mentre iniziava ad accarezzarsi con quel piccolo oggetto. Sospirò fortissimo quando iniziò a torturarsi i capezzoli: con una mano impugnava il dildo, mentre con l’altra si portava il seno vicino alla bocca per sputarci sopra.
– Che spettacolo che sei, amore mio.
Quel lieve rumore.
Io in piedi a poco più di un metro da lei.
Lei seduta nuda che non perdeva mai il contatto visivo con i miei occhi e con il mio cazzo.
I suoi occhi piantati nei miei.
Le sue mani che lentamente accarezzavano tutto il corpo.
Le sue dita che stringevano il dildo.
La sua figa esposta, con grandi labbra e clitoride gonfi.
Il mio cazzo fuori dai pantaloni, pulsante, fradicio, gocciolante.
– Luigi, io lo so cosa desideri. Ma non lo avrai, non lo avremo.
– Si amore, desidero scoparti.
– Non parlo di ora. Non parlo di me.
Feci una faccia dubbiosa, non capivo dove volesse arrivare Cecilia con quelle parole. Ma ormai la mia attenzione era tutta per lei, per ogni sua mossa, per ogni suo sospiro. Non perdevo un centimetro di movimento della sua mano che inesorabilmente stava avvicinando sempre di più quell’oggetto alla sua figa.
Allargò ancora di più le gambe. Con un mano espose il clitoride e ci portò sopra il dildo vibrante.
– Ah!! Sii! Che bello Luigi! E che bello sei tu! Vedo le gocce di sperma che escono e scendono lungo il tuo cazzo. Adorami sempre così.
Ansimava ormai fortissimo, faceva fatica a parlare. Era uno spettacolo a cui era durissimo resistere. Glielo dissi.
– Sei tu ad essere bellissima, sei tu da adorare.
Gridò appena il dildo entrò dentro di lei.
Lentamente, fino in fondo, ogni scanalatura solleticava le labbra umide, ma entrò completamente. Cecilia buttò indietro la testa dal piacere, il seno esplose in avanti, avevo voglia di morderlo e leccarlo tutto. Mi feci forza per restare immobile.
– Oddio Luigi!! – teneva il dildo fermo dentro di lei, ma sempre con la vibrazione accesa.
Tornò a guardarmi. Uno sguardo di lussuria che mi fece vibrare.
– Ti vedo che stai scoppiando. Ma se penso a chi vorrei qui ora mi vergogno, ma mi bagno ancora di più.
Avevo gli occhi solo per la sua figa oscenamente esposta e piena. Le sue parole mi giungevano come da lontano.
– La nostra piccola Anna…ecco l’ho detto! La vorrei qui! Cazzo!
Strabuzzai gli occhi. Mossi le mani verso il mio cazzo.
– Vedo che anche a te fa effetto questa cosa! Lo sapevo! L’ho sentito stanotte come ti pulsava dentro di me quando l’hai detto. Ho visto il tuo sguardo ieri sera quando mi ha baciata. Ferma quella mano!! Ho detto di non farlo….oddio!! Siiiii!!!
Aveva iniziato a muovere il dildo avanti e dietro e stava uscendo completamente di testa.
Ero fuori di testa anche io. Avevo iniziato a masturbarmi ma dovetti bloccarmi. Misi le mani sul pube, cosa che accentuò ancora di più la mia erezione, il cazzo si scappellò maggiormente con il frenulo che tirava quasi impazzito ad ogni pulsione.
– Siamo due pazzi. Ma è un piacere che non ho mai avuto così forte.
Stava godendo: pochi altri movimenti di quel cazzetto finto e avrebbe goduto di questa follia.
– Cecilia…amore…nostra figlia…non possiamo…
Ormai biascicavo anch’io.
Il cazzo pulsava autonomo. Non riuscivo a controllarlo e a controllarmi.
– Non possiamo e non faremo, ma possiamo goderne. E non voglio più resistere.
– Godi per me, amore. Godi per Anna.
Muoveva forsennatamente il dildo dentro di lei, mentre con l’altra mano di masturbava veloce. Nel sentire il nome di nostra figlia, esplose in un orgasmo che non le sentivo da tempo.
– Luigiiii! Cazzoooooooooo!!!! Siiiiiii!!!!!
Come un’automa, senza toccarmi, venni anch’io. Un primo schizzo uscì di getto andando a cadere poco più avanti, sul pavimento, fra le gambe di mia moglie. Poi lentamente altra sborra iniziò a colare lungo l’asta.
Cecilia lasciò andare fuori dalla sua figa fradicia il dildo, che cadde sul pavimento andando a fermarsi vicino alla chiazza di sperma che avevo appena schizzato.
Nell’aria della stanza rimasero solo i nostri respiri affannati e l’odore dei nostri piaceri appena esplosi.

Ci lavammo e ci mettemmo a letto in silenzio.
La trovai sdraiata su un fianco, dandomi le spalle. La avvolsi in un abbraccio.
– Ti amo Luigi, sempre e per sempre.
– …anche in un’altra vita, quando saremo tutti e due gatti – continuai la sua frase, citando un film che tanto avevamo amato anni prima.
Lei si girò. Sorridendo, mi diede un bacio dolce. Sentii la sua guancia bagnata: solo in quel momento mi accorsi che stava piangendo.
– Ceci…
– Ho paura Luigi, tanta. Che ci sta succedendo?
– Non lo so. È tutto così folle. Ma come hai detto tu, possiamo goderne e giocarci, ma fermarsi, non andare oltre.
– Ne saremo capaci? Stamattina la guardavo con amore, ma poi mi ha sfiorata, mi ha abbracciata ed io…non lo so, ho provato anche altro…
– Stamattina? Non capisco…
E mi raccontò quanto successo in cucina: entrambe a bere dell’acqua, l’abbraccio fra loro, le parole di Anna che invitavano mia moglie a salire. Ebbi l’impressione che stesse comunque omettendo qualcosa, ma decisi di soprassedere: d’altra parte anche io avevo i miei segreti in tutta questa storia.
– Quindi mi stai dicendo che sei venuta su perchè lei ti ha detto di venire a soddisfarmi?
– Si, cioè non solo, non lo so amore…ero come una marionetta che si muoveva lenta, nelle sue mani… Sono venuta da te, baciarti e farti godere nella mia bocca è stato bellissimo, come sempre, ma mai mi era successo di farlo pensando che lo stessi facendo anche per qualcun’altro…non so se riesco a spiegarmi, è tutto così confuso…forse solo quando facevamo le nostre porcate per la gioia dei guardoni nei parcheggi mi ero sentita così, ma lì, con la scusa della gita fuori porta, mettevamo chilometri fra noi e la vita vera! Stamattina ho solo cambiato stanza, ma la sensazione era la stessa: soddisfare noi, ma soddisfare anche qualcun altro.
Io mi girai a pancia in su. Pensavo ad alta voce quando inizia a parlare.
– Anna m’ha visto nudo, eccitato…e ti ha mandato da me, Anna ti ha guidato per farmi godere ancora…mio dio…questo è un supplizio ancora maggiore di tutta questa giornata in tensione…
– Luigi, ma che dici? Hai uno sguardo… Mio dio, Luigi, anche tu! Il desiderio di Anna ci sta travolgendo. Guardaci. Guardati.
Fissai prima lei, poi, seguendo il suo sguardo, il mio sesso che di nuovo si stava indurendo.
– Si amore, il desiderio malato che abbiamo ci sta travolgendo. Dobbiamo controllarci e tornare a vivere come prima.
– Come prima…che quasi non mi sfioravi? Guarda che me ne sono accorta che la passione di questi giorni è coincisa con certi tuoi sguardi che ti ho visto lanciarle. Non ci ho fatto troppo caso, ma ora collego tutto.- provai a parlare, ma mi bloccò subito – Amore, fermo, lasciami parlare. A me va bene averti così…attivo…anzi, sai quanto tempo abbiamo perso e sai quanto io ami il sesso, l’amore con te, le passioni nostre e tutto quello che abbiamo vissuto. Voglio solo che insieme si capisca quanto stiamo vivendo e cosa comporta per entrambi, soprattutto in termini di fiducia reciproca. Non sono mai stata gelosa e non lo sarò ora. Non lo sono mai stata per le colleghe giovani che ti ronzano intorno e non lo sarò ora per nostra figlia. Perchè alla fine è te che voglio ed è con te che voglio continuare a godere e perchè so che al massimo sarà l’ennesimo gioco fra noi, senza rovinare nessun altro.
Mi girai e la baciai in profondità con la lingua per poi abbracciarla ancora più forte di quanto fatto prima. I nostri corpi nudi si unirono per un tempo lunghissimo. Probabilmente saremmo rimasti così fino ad addormentarci, ma fummo disturbati dal vibrare del telefono di mia moglie.
Erano quasi le 23 e ci preoccupammo.
Cecilia prese il telefono per leggere il messaggio appena arrivato.
– È Anna.
– Anna? È successo qualcosa?
Mia moglie rise e mi ripete ad alta voce quanto aveva appena letto.
– “Di’ a papà, che sicuramente ti starà chiedendo cosa sia successo, che sto bene, che stiamo bene e che andrò piano in macchina”. Ti conosce più di quanto tu creda.- Cecilia mi prese in giro, dandomi un leggero schiaffetto sul fianco con il dorso della mano sinistra, mentre continuava a leggere.
– Oh cazzo…cazzo, cazzo, cazzo…così però non vale…
– Che succede, Ceci? Aveva appena detto che era tutto ok!
Cecilia si girò verso di me. Di nuovo ci fissammo intensamente, mentre si avvicinò a baciarmi su tutto il viso, accarezzandomi i capelli.
– Mi vuoi dire che è successo?
– Leggi tu, tanto ormai… Dannata figlia mia…
Presi il suo telefono, mentre mi rigiravo mettendomi comodo per leggere, con Cecilia che non smetteva di baciarmi e accarezzarmi.
Inizia a leggere a mezza voce.
– “Ciao mamma. Innanzitutto di’ a papà, che sicuramente ti starà chiedendo cosa sia successo, che sto bene, che stiamo bene e che andrò piano in macchina. Sono ancora a casa di Lorenzo e stiamo per uscire per andare al Pineta a ballare. Non riesco a non pensare al nostro abbraccio di stamattina. Ma soprattutto non riesco a non pensare a quanto siamo simili, più di quanto credessi. Oggi ho visto come baciavi e sfioravi papà, ho visto l’effetto che hai su di lui. Più volte vi ho lasciati soli apposta per ammirarvi. E così mi è venuta un’idea: imparare dai maestri migliori che potrei mai avere. Tu, mia madre. Voi, la mia…”
Mi interruppi perchè mi mancò il fiato nel leggere la parola dopo.
Cecilia mi invitò a continuare, mentre con le carezze scendeva sempre più giù lungo il mio corpo e anche lei si stava spostando, seguendole da vicino con le labbra.
– Continua amore, continua a leggere.- con il viso era ormai all’altezza del mio ombelico, mi fissava con uno sguardo avido di risentire quelle parole appena lette uscire dalla mia bocca.
– “…Voi, la mia famiglia. Ho iniziato a mandare foto sempre più succinte a Lorenzo e poi ora qui a casa l’ho portato ad uno stato tale di eccitazione, facendomi ammirare dal vivo, da farlo venire senza nemmeno sfiorarlo o che lui si toccasse.”-, deglutii, pensando al parallelismo di quanto appena successo a me, pochi minuti prima.
La lingua di mia moglie cominciò a giocare con il frenulo e le unghie tornarono a deliziare i miei capezzoli e a scendere lungo i fianchi.
Brividi di piacere ovunque lungo il mio corpo.
– Non fermarti Ceci…
– Non fermarti nemmeno tu, adoro sentire la tua voce.
– “Ora te lo dico: se dopo non mi fa godere come papà fa con te, glielo taglio!” -, avvertii i denti di Cecilia torturarmi la cappella ormai scoperta.
– Capito? Guai a non farci godere…
– “Ora ti lascio perchè sono arrivati gli altri e dobbiamo andare”
Strabuzzai gli occhi nel leggere la frase successiva.
Fissai mia moglie che ormai aveva preso in mano il mio sesso, un cazzo quasi dolorante per la giornata di eccitazione continua appena passata, per masturbarlo sempre più convintamente, mentre con l’altra mano aveva iniziato a masturbarsi.
– Non è quello che penso, vero?
– Non lo so, Luigi, pensa quello che vuoi. A me viene in mente solo un pensiero, fisso.
– “Dai a papà un bacio, come solo tu sai fare.”
– Devo darti un bacio -, ripeté Cecilia prima di portarsi la cappella lucida sulla lingua – Un bacio come solo io so fare – e iniziò ad ingoiarla lentamente senza staccare gli occhi dai miei.
Riprese fiato, sempre masturbandomi veloce.
– E chi sono io per non esaudire i desideri di mia figlia?

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