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20 – Caffè Pedrocchi

By 28 Dicembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

La giornata è trascorsa veloce ed Elisa non ha avuto modo di pensare a quanto le era accaduto, un via vai continuo di gente nell’ufficio, telefonate a clienti e fornitori e le continue richieste dei suoi superiori le avevano fatto accantonare quel turbinio di emozioni che quell’incontro le aveva procurato. Solo quando era andata i bagno si era ricordata che non aveva più addosso le mutandine.
‘Meno male che quando sono salita sulla sedia per prendere quel faldone sull’armadio in stanza con me non c’era nessuno’, la mano scende ad accarezzare il sesso, i pochi riccioli fanno da contrasto al morbido e liscio delle labbra, il dito che affonda, raramente le capitava di fare simile gesto, gli umori sono ancora abbondanti, è ancora eccitata. Le è bastato far ritornare alla mente che è stata accarezzata da SignorE. Che, come un fiume in piena, è arrivato l’orgasmo, ‘Fortuna che a quest’ora il bagno è poco frequentato dalle colleghe’. Elisa continua a carezzarsi immaginando cosa possa accadere quando, finito il lavoro, andrà al Caffè Pedrocchi.
Le resta poco più di mezz’ora di lavoro, poi, via a scoprire l’ignoto. è una delle prime, Elisa, a lasciare l’ufficio stasera, ‘hai la neve in tasca stasera?’ le dice sarcastico il capo quando la vede che, frettolosamente, posa le carte sulla scrivania ed indossa il soprabito. ‘No è che ho delle commissioni da fare in centro stasera’ è la sua risposta, ‘scappo a domani’, aggiunge trafelata.
‘Vai, vai, non voglio trattenerti’ le dice sorridendo e si rimette al computer.
Corre giù per le scale e si affretta a raggiungere la fermata dell’autobus. Durante l’attesa è impaziente, non riesce a stare ferma, ogni attimo le fa ritornare alla mente quanto accaduto questa mattina. Quella voce calda e tranquilla l’ha letteralmente stregata, non ha mai sentito prima di allora la voce di SignorE., ha parlato con lui, ma solo in chat.
Sin dal primo momento SignorE. ha saputo leggere nei suoi pensieri e lei si è fatta trasportare, si è fatta condurre. Elisa ha tanta voglia di sapere, di imparare, di sentirsi presa. Docile e remissiva, stamattina ha ubbidito agli ordini che le ha impartito, la sua mente ed il suo corpo sono stati investiti da emozioni mai vissute sino a quel momento. Ora non vede l’ora di riviverle ed impaziente aspetta il nuovo incontro.
‘Ecco l’autobus, tra dieci minuti sarò in centro’. Sale Elisa sulla corriera che la conduce al suo secondo incontro con SignorE. le quattro fermate che la separano dalla sua meta sembrano non arrivare mai. A quest’ora il traffico paralizza la città, come in tutte le città nell’ora in cui gli impiegati escono dai loro uffici e si apprestano a tornare alle proprie case. L’autobus è affollato e il contatto dei corpi, anche se infagottati dal paltò fa ricordare alla piccola Elisa, ‘scricciolo’, come l’ha chiamata SignorE. che sotto la gonna non ha intimo, dal suo ventre partono ondate di piacere che inconsciamente percorrono tutto il suo corpo. Piccole gocce di sudore imperlano la sua fronte mentre i capezzoli si drizzano sotto il vestito.
Per fortuna giunge la fermata in cui deve scendere ed il freddo della sera le fa per un po’ dimenticare l’eccitazione. Elisa percorre veloce i due isolati che la separano da via 8 febbraio. Un attimo di esitazione la assale quando, davanti le appare il caffè ‘senza porte’.
‘Mi ha detto di andare alla sala Ercolana, chissà se è già arrivato’. Entrando nel caffè Elisa si guarda intorno un po’ spaesata. Via vai di gente, odore di caffè, un vocio continuo. Si guarda intorno Elisa, cerca qualcuno che possa darle indicazioni, appena scorge un cameriere chiede ‘scusi, dovrei andare alla sala Ercolana, mi sa indicare dov’è?’, il ragazzo velocemente le indica le scale, ‘secondo piano’, e scappa. Lo scalone con la sua maestosità sale ai piani superiori, Elisa guarda estasiata le varie sale e cerca quel volto che ha incontrato stamattina.
Attraversa la sala Etrusca e quella greca, chiede ancora indicazioni, oramai è vicina, le indicano il percorso da fare. Attraversa la grande sala Rossini, con il suo magnifico lampadario e, timorosa, si immette nella sala tanto cercata, il continuo girare le ha fatto quasi perdere l’orientamento, anche la cognizione del tempo è sbiadita, le sembra di essere in quel locale da un’eternità. Lentamente entra, guardando attentamente i volti delle persone presenti. Per fortuna la sala è piccola ed Elisa scorge SignorE. seduto sulla poltrona vicino alla finestra. è intento a leggere un giornale e non ha ancora alzato lo sguardo. Timidamente avanza verso di lui e sottovoce, guardando chi le è di fronte dice ‘buona sera SignorE.’ l’uomo di fronte a lei, senza alzare lo sguardo risponde calmo, ‘scricciolo, sei in ritardo di 15 minuti. Togli il cappotto e poggialo qui, accanto a me’.
Elisa rimane imbambolata ma obbedisce all’ordine ricevuto, Si sfila il cappotto e ordinatamente lo ripone sulla poltrona accanto all’uomo. Ritorna al suo posto, in piedi di fronte a quello che da oggi in poi sarà il suo padrone.
‘Siediti!’, solo ora SignorE. alza lo sguardo e, quasi automaticamente Elisa lo abbassa suggellando la sua sottomissione. ‘Cosa vuoi da bere? Ti va bene un caffè o vuoi un the?’. ‘Un the, grazie’ è la sua risposta. ‘Un the, grazie, mio signore’, il rimbrotto arriva immediato e secco tanto da far sobbalzare la piccola Elisa. ‘S-si, un the, grazie, mio signore’. SignorE. chiama un garzone ed ordina, the con pasticcini ed un caffè. Mentre il ragazzo va via tira fuori dalla tasca gli slip di Elisa e li poggia sul tavolo tondo. Il lampioncino acceso, al centro del tavolo, illumina in pieno quel piccolo triangolo di stoffa. Elisa guarda incredula quell’oggetto sul tavolo. Solo in quell’istante ricorda di non avere più l’intimo addosso. Arrossisce ed allunga una mano per nasconderlo alla vista degli astanti. ‘Lascialo lì’, solo adesso Elisa si rende conto che SignorE. non la perde mai d’occhio, lentamente ritrae la mano e la rimette in grembo, le gambe strette a celare la sua nudità, lo sguardo abbassato ‘si, signore’.
‘Allora come è andata la giornata di lavoro, scricciolo?’ Elisa racconta a SignorE. come si è svolta la sua giornata lavorativa che mostra interesse al suo racconto. Passano i minuti ed Elisa, trasportata dai modi gentili che il suo padrone mostra in quei momenti, dimentica del tutto le mutandine lasciate in bella mostra sul tavolino, lì accanto al giornale. Alcune persone in sala hanno notato quell’oggetto e commentano tra di loro, guardando ora Elisa, ora SignorE.
Arriva il cameriere con le bevande ed i pasticcini e posa il vassoio sul tavolino. In quell’istante, e solo allora Elisa si ricorda di quell’indumento, non sa cosa fare, SigorE. l’anticipa e con un tono di voce abbastanza alto dice ‘la consegni pure alla signorina, del resto è sua e deve reindossarla’. Il volto si Elisa diventa rosso, il ragazzo afferra lo slip con tre dita ed alzandolo per farlo vedere bene aggiunge ‘signorina, credo che questo slip sia suo’, il tempo sembra essersi fermato, nulla sembra più muoversi, Elisa, in quel momento è il centro dell’attenzione di tutti, il centro dell’universo e tutto ruota intorno a lei.
è confusa Elisa, il sudore le imperla la fronte, anche le sue mani sudano. ‘G-grazie’, è l’unica cosa che riesce a dire mentre allunga la mano. ‘Prima di andare via le rimetterai’ aggiunge SignorE. e rivolto al cameriere ‘grazie, può andare’. Con calma aggiunge un po’ di zucchero al caffè e, rivolto ad Elisa ‘oggi ho avuto modo di annusarlo più volte e debbo dire che hai un odore magnifico’. Elisa è immobile al suo posto , si sente osservata da tutti, non sa cosa fare, cosa dire. SignorE. la guarda e con un cenno la invita a prendere il proprio te. Lentamente la mano cerca la tazza e, al ‘quanto zucchero’ risponde ‘tre, mio signore’.
Prontamente SignorE. aggiunge lo zucchero e porge la tazza fumante ad Elisa che guardando quell’uomo che ha di fronte, quell’uomo che l’ha stregata, lo vede per la prima volta sorridere. Tutta la sua paura si scioglie, ora si sente davvero di SignorE. e felice i cuor suo ricambia quel dolce gesto. Non fa più caso a quel triangolino di stoffa e, rassicurata dalla presenza, accanto a se del suo ‘padrone’, lo rimette di nuovo dove SignorE lo aveva posato.
Passano dieci minuti di piacevoli chiacchiere, poi, guardando l’orologio ‘si è fatto tardi signore, dovrei andare via’ chiede timorosamente Elisa.
‘Va pure scricciolo, ma prima indossa lo slip’, Elisa chiede dove sia il bagno ma viene subito gelata dal suo padrone, ‘devi indossarli ora, qui, davanti a me’. ‘Ma qui c’è gente, non posso’, SignorE. la prende per un braccio e stringendo la presa le sussurra all’orecchio ‘ORA, QUI! E’ UN ORDINE’. Fortunata Elisa, questa sera, nella piccola sala oltre loro è rimasto un signore troppo intento a leggere dei documenti, se si muove rapida non si accorgerà di nulla.
Dalle sale vicine un vocio indistinto, veloce si china ed infila entrambi i piedi nello slip e lo fa risalire fino alle ginocchia, poi, rivolgendosi a SignorE. chiede, quasi implorando, ‘posso almeno coprirmi le gambe col giaccone?’ ed aggiungendo subito ‘la imploro mio signore’. SignorE. non dice nulla ma guardandola fisso fa cenno di assenso con il capo. Elisa prontamente si copre e con attenzione tira su la gonna senza scomporsi, un movimento repentino e finisce di tirare su la mutandina, ricomponendosi poi con cura. SignorE. non ha smesso per un istante di fissarla, di guardarla, infila una mano in tasca e ne tira fuori un bigliettino, lo porge ad Elisa, ‘ a domani’ e senza aggiungere altro va via. Elisa rimane seduta mentre il suo padrone va via.
Quando scompare alla sua vista legge quanto c’è scritto.
‘Ci vediamo alle 19.30, via Doge Loredan 5, secondo piano, interno 6’, non sa ancora che domani non sarà sola.
Domani Elisa conoscerà Laura.

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