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Racconti Erotici

All’Università

By 11 Giugno 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono all’università per assistere ad una delle ultime lezioni prima della sessione di esami. Siamo tutti stanchi morti, eppure sappiamo che manca ancora un’ultimo sforzo, malgrado lo stress e il caldo.
C’&egrave l’aria condizionata ma un sottile velo di sudore mi vela le tempie e parte della fronte.Ho i capelli raccolti in coda e un vestito nero non scollato che mi arriva pochi cm sopra il ginocchio lasciandomi le braccia scoperte. Ai piedi indosso scarpe a stiletto anch’esse nere. Sono truccata poco, per nulla sulle labbra, un po’di mascara e matita che quasi non si nota sugli occhi. Non amo esagerare se non in occasioni particolari. Ho una bottiglia di acqua fresca davanti a me, l’ho appena acquistata dal distributore. Il solo contatto con essa mi reca un brivido. La appoggio alle labbra e bevo avidamente.
La lezione non &egrave noiosa in sé, anzi: il professore &egrave coinvolgente e preparato, ma qualcosa mi distrae anche se sulle prime non riesco a percepire esattamente cosa.
Mi sistemo meglio sulla seduta lisciandomi il vestito. Mi sta proprio bene, penso, semplice ed elegante. In tanti mi hanno guardata quando sono entrata la mattina stessa, ricordo con una punta d’imbarazzo.
Allungo le gambe divaricandole impercettibilmente. Avrei voglia di togliermi le scarpe per lasciarmi a piedi nudi. Amo stare scalza appena posso. Mi dà una sensazione di freschezza davvero piacevole.
Mi devo correggere, vorrei togliermi tutto.
Una ben nota sensazione di calore mista a lieve formicolio mi scuote risalendomi dall’inguine. Mi sto eccitando. E’ capitato altre volte ma in quei casi mi concentravo sulle lezioni e, quantomeno, aspettavo di tornare a casa per soddisfare i miei desideri.
Ma questa volta &egrave tutto più subdolo e impellente, complice il caldo, la sensualità dell’estate e il fatto sia poco vestita.
La mia mano con finta casualità preme un poco all’altezza del pube. La risposta automatica &egrave un brivido di piacere che m’impone di proseguire. Ma non posso! Sono al centro di un’aula scolastica ad anfiteatro. Devo contenermi.
Bevo ancora qualche goccia d’acqua quasi a raffreddare questi bollori ingestibili.
Quindi, approfittando di una domanda sciocca che una collega ha posto al professore, mi specchio col cellulare. Non avrei dovuto, non avrei davvero dovuto.
I miei occhi color nocciola sono davvero luminosi e intensi. Sarà forse la luce ma mi paiono più brillanti e chiari del solito, quasi tendenti a sfumature dorate. Ammiro le mie labbra ad arco di Cupido, le dischiudo lievemente, le guance sono un poco arrossate, mentre l’incarnato presenta un accenno di abbronzatura, così come le spalle e le guance, grazie al precedente week end al mare. Adoro i lineamenti del mio viso: sono delicati, angelici, mi dicono tutti, ma, al tempo stesso, riverberano una femminilità e una sensualità voluttuosa e potente. Credo mi si possa leggere in viso quando ho un desiderio che mi attanaglia.
Perché ho così voglia, mi chiedo? Non ho fatto l’amore col mio fidanzato proprio domenica scorsa? E siamo solo a mercoledì. Mi rispondo. Stavolta ho voglia di me stessa. Di darmi piacere. Di soddisfarmi come nessun altro saprebbe fare.
La testa mi martella intenta a cercare soluzioni, mentre brividi spontanei che si dipartono dall’inguine mi pervadono. Sento spandersi l’odore del mio profumo al sandalo e ne sono lievemente stordita. Percepisco il mio respiro velocizzarsi.
Lo immagino: sono già bagnatissima. Quando mi eccito una gran copia dei miei umori fluisce dal mio sesso e quando poi raggiungo l’orgasmo quei rivoli che colano diventano fiumi in piena. Purtroppo non posso constatarlo ora. Non sono mai stata una ragazza eccessivamente audace. Conosco altre, anche mie amiche, che si sono toccate impudicamente in pubblico. Io non ci riuscirei. Per timore delle conseguenze, certo, ma anche perché non riesco ad essere spregiudicata.
Eppure, l’erotismo &egrave tale che la mia mano &egrave quasi automaticamente condotta sul pube una seconda volta. Premo ancora un po’, per pochi secondi. Nessuno può aver notato quella che pare una semplice mossa per sistemare il vestito.
Mi sfioro i capelli. Lo faccio sempre quando sono imbarazzata. Penso a come sarebbe magnifico potermi spogliare completamente. Vedere i miei seni svettare liberi sul petto, sfiorare i capezzoli sensibilissimi, allungare e divaricare le gambe prima di dedicarmi completamente all’atto di autoerotismo che non &egrave più rimandabile.
Ripenso a quella volta mentre preparavo gli esami del liceo. Erano giornate calde come questa. E tra lo stress e la frustrazione di dover sempre restare chiusa in casa sui libri, mi aveva presa una voglia tale che l’avevo sfogata toccandomi ripetutamente senza neppure spogliarmi. Avevo semplicemente tolto le mutandine fradice e iniziato. Era stato bellissimo, così intenso, così passionale. Non c’era nessuno in casa così avevo lasciato scivolare una mano lì sotto e avevo preso a masturbarmi non trattenendo sospiri e gemiti. Ero venuta tre volte di seguito. Era stato davvero meraviglioso!

Senza quasi rendermene conto, prendo a muovermi su quella seduta non troppo comoda come fosse infuocata. “Fermati!” mi dico. “Devo fare qualcosa”. Guardo l’orologio. Mancano ancora tre quarti d’ora. Se me ne andassi, apparirebbe quantomeno strano. “E con ciò? Tutti possono avere un contrattempo e poi la presenza neppure era obbligatoria” “Sì, ma cosa fai? Per toccarti, cosa che puoi benissimo fare a casa, vuoi lasciar perdere la lezione?” “E’ solo di recupero, sono argomenti che già conosci e poi comunque hai la media del 28 e più, non credo ti darà noia un esame su una materia abbordabile” “Va bene, ma, ammesso che possa lasciare l’aula, dove potrei…….soddisfarmi?” “Lo sai già: in bagno” “E se mi sentisse qualcuna? No troppo rischioso” “Sciocchezze, ricordi quando ogni tanto ti sfiori prima di addormentarti. Riesci benissimo a soffocare gemiti e sospiri” “Sì, ma lì sono nel mio letto, riesco a controllarmi bene e a fermarmi in casa di rumori sospetti” “Ok, ma tu inizia ad andare in questo benedetto bagno, poi deciderai cosa ti va di fare”.
Eccitata da questo dialogo interiore che mi mostrava sistematicamente i risvolti più allettanti di ciò che avrei potuto e voluto fare, silenziai tutte le ragioni contrarie e prendendo la mia ampia borsa a tracolla mi incamminai giù per le scale che portavano alla porta. Sentii non pochi sguardi su di me, ma feci finta di nulla. Sono certa arrossii un poco. Sicuramente divenni quasi paonazza quando il professore mi apostrofò: “La lezione non &egrave di Suo gradimento?”-“No, si figuri, ma purtroppo ho un impegno non rinviabile” ebbi la prontezza di rispondere senza quasi guardarlo negli occhi. “Non si preoccupi, Lei non &egrave mai mancata ad una mia lezione e stavo per avviare solo un veloce riassunto del corso per cui nulla di nuovo. Arrivederci” “Arrivederci professore” riuscii a rispondere a bassa voce mentre aprivo la porta.

Finalmente sono fuori.

Quasi correndo raggiungo i bagni delle ragazze. “Fa’ che li trovi vuoti, ti prego fa’che li trovi vuoti”. Con mio disappunto noto c’&egrave un’altra ragazza. La classica nerd con gli occhiali e qualche brufolo. Alta come me, fisico asciutto, peccato si valorizzi poco, pensai. Si sta lavando le mani. Mi avvicino anch’io al lavabo fissandomi allo specchio. Ho assunto un’aria languida che mi dona un nonsoché di torbido e sconvolgente da un punto di vista erotico. La nerd non si spiccia, si guarda allo specchio come fosse un’Afrodite sembra non avere fretta.
Io stessa fingo di prendermela comoda, anche se ho urgenza di mettermi le mani addosso. Malgrado il sangue mi ribolla nelle vene, con calma affettata, prendo una salvietta, la bagno di acqua fresca e me la passo su tempie e fronte. Finalmente, rimango sola. Se nessuna mi vede entrare, penso, nessuna s’insospettirebbe se rimanessi chiusa in bagno per un certo lasso di tempo. Anzitutto constato che il bagno era pulito. “Almeno le nostre rette servono a qualcosa” rifletto ironicamente. Sono sola, sola, e potevo dedicarmi a me stessa, esclamo trionfante tra me e me.
Per prima cosa premo la mano destra sul pube, come ho fatto in aula, ma soffermandomi, indugiando con lascivia. Quindi la mano galeotta scava sotto il vestito ed entra a contatto col tessuto del mio slip brasiliano di pizzo blu. Era già zuppo dei miei umori. Rapidamente me lo sfilo riponendolo dentro la borsa. Sono piacevolmente frastornata dall’odore del mio nettare che permea l’aria. Per un attimo vengo terrorizzata all’idea che, se mi toccassi, chi userà il bagno dopo di me saprebbe cosa sono stata intenta a fare. Mi risolvo per far finta di nulla e procedo..

Mi slego i capelli lasciando che ricadano ovunque. Mi trovo più selvaggia così e il momento lo richiede. Alzo il vestito fino all’ombelico e finalmente scorgo il mio pube depilato fatta eccezione per un ciuffetto sul monte di Venere. Non posso attendere oltre. Inizio a circuire l’area attorno alla clitoride. Sono così rapita da me stessa e dal mio corpo. Inizio ad ansimare ma soffoco il respiro dimodoché non si senta nulla o quasi dall’esterno. Decido quindi di rimanere nuda. Mi sfilo il vestito dai piedi e tolgo anche il reggiseno riponendo anch’esso nella borsa. Ora posso avere una visione completa del mio corpo. Prendo a carezzarmi ovunque, presa dalla foga e dall’attrazione che nutro verso me stessa. I miei lineamenti sono magnificenti e mi eccita sfiorarli, constatare l’elasticità della pelle, la perfezione delle mie curve. Guardo i miei piedi graziosamente avvolti nelle scarpe. Ormai sono l’unica cosa che indossi.

Mi siedo sul wc richiuso dopo aver appeso il vestito a un gancio. Inizio.

Non posso indugiare. L’indice della mano sinistra inizia subito a stuzzicare la mia clitoride gonfia e pulsante. Raccolgo i succhi che copiosamente mi colano poco più sotto e inondo il bottoncino di quel miele. Lo ricopro scostando delicatamente la pelle. Inizio a giocarci mentre godo intensamente. Porto alle labbra tutto quel ben di Dio cercando di fare il minor rumore possibile quando finalmente apro le mie piccole labbra con le dita iniziando a penetrarmi la vagina rorida e bollente. Sensazioni potenti mi pervadono. Purtroppo il ritmo deve essere forzatamente lento perché non posso permettermi si senta il rumore dello scorrimento delle mie dita lungo le pareti zuppe della vagina. Mi sto scopando ed &egrave meraviglioso!

Divarico le gambe al massimo e stuzzico i seni bagnandoli della mia stessa linfa e di saliva. Li vedo luccicare. Perdo il contatto con la realtà e continuo lentamente ma incessantemente con quella fantastica penetrazione unita allo sfregamento incessante della clitoride che richiede ancora maggiori attenzioni. Le sensazioni sono irripetibili: sono tutta un’estasi di brividi, di scariche elettriche e adrenalina. Il compito più difficile &egrave quello di soffocare i gemiti perché vorrei esalare tutto il mio piacere e sbattermi a un ritmo più indiavolato.

Godere così, in modo clandestino e inaspettato, &egrave davvero divino. Sto scaricando tutta la mia tensione erotica. Vedo i seni che si muovono coerentemente col ritmo delle mani sulla mia intimità. Il sesso mi sta colando sulle dita e dei rivoli di umori stanno traboccando procedendo verso l’interno coscia e il perineo. Mi fermo un attimo perché non voglio esplodere subito. Desidero prolungare e godermi quegli attimi.

Strizzo i seni e per poco non mi lascio sfuggire un gemito piuttosto sonoro. Mi blocco. Qualcuna &egrave entrata nel bagno.

Sono due ragazze, due colleghe di classe. Le conosco bene. Una si chiama Cinzia e l’altra Maria Chiara. “Hai visto come l’ha guardata il prof quando &egrave uscita?”-“Beh, chiamalo scemo, &egrave una gran gnocca! Però se la tira un sacco, mi dicono”. Capisco si riferiscono a me. Sono come fulminata da tale rivelazione. Il cuore prende a battermi velocemente. Se mi scoprissero non avrei scuse. Però, faccio un rapido calcolo, ci sono quattro porte. L’importante &egrave che non s’insospettiscano di quella dove mi trovo, qui dentro sono sicura.

“Sì. Non ho mai sentito di nessuno che se la sia fatta. O &egrave una suora o &egrave lesbica” ipotizza Cinzia. “O tutte due” replica Maria Chiara, aggiungendo “beh a me sta simpatica, &egrave sempre disponibile e solare. Certo un po’riservata”. “Magari nel privato &egrave una zoccoletta. Quelle col viso d’angelo spesso sono così”. Mi vien da sorridere. Non sanno che il soggetto del loro discorso &egrave a due metri da loro, dietro la porta, completamente nuda, con la patatina gocciolante e in fiamme e una voglia folle di venire. Cambiano argomento.

“Certo non troia come te” le fa Maria Chiara. Ridacchiano. “Che faccio di male? Mi diverto un po’in giro, se non lo si fa quando si &egrave giovani. A proposito t’invito a un party, mi pare che anche tu dovresti darti da fare di più. C’&egrave uno bonazzo che ha finito l’università da un paio d’anni che ti vorrei far conoscere” “Per te sono tutti bonazzi, però sì mi farebbe piacere uscire un po’prima di questi dannati esami”. Si separano. Una delle due cerca di entrare dove sto io, ma, vedendo chiuso, opta per il bagno a fianco.

Sono eccitatissima. Riprendo molto piano e con circospezione. Purtroppo il rumore dello sfregamento sulla clitoride bagnata mi rende impossibile continuare. Mi rassegno ad attendere che escano. Per incrementare l’eccitazione mi guardo allo specchio del telefono. Le immagini sono spettacolari. Sono tutta nuda, accaldata e bagnata. I miei seni hanno le punte bagnate dai miei umori che mi sono sfacciatamente sparsa pure sulle bocca. Mi guardo la patatina allargandomela con l’ausilio di due dita. E’ lievemente arrossata per quello che mi sono fatta ma comunque di un bel colore rosa intenso. E’ lucida per la quantità di umori che fuoriescono. Non posso far altro che portarmeli alla bocca per assaggiarmi come faccio ogniqualvolta sono eccitata da morire. Sono gelatinosi e hanno un sapore del tutto particolare e indescrivibile, quasi fruttato. Mi piacciono molto. Sento lo sciacquone. Una collega esce, si lava le mani e attende l’altra. Esce anche l’altra. Prego che nessuna faccia menzione del fatto che la mia porta era chiusa prima del loro arrivo e si ostina a rimanere tale. Le due chiacchierano ancora un po’, poi escono.

Ora devo sbrigarmi. La mia fighetta &egrave bagnatissima e fa rumore ovunque la si tocchi. Se voglio arrivare all’orgasmo devo affrettarmi. M’infilo ben tre dita della mano destra fino in fondo, quasi lambendo l’utero. Vorrei tanto gemere mentre affondo le falangi dentro di me. Mi alzo in piedi piegandomi oscenamente in avanti, le dita sprofondata nella fessura, il bacino che ruota su di esse. Prendo anche a sfregarmi la clitoride a un ritmo indiavolato. Immagino che la porta non esista e al rischio che mi sto prendendo nel caso entrasse qualcuno. Mi sento troia e non capisco più nulla se non gli impulsi che mi giungono dall’inguine.

Le mie gambe sono rigide e tese, mi &egrave difficile stare in equilibrio. Devo a malincuore estrarre le mie dita dalla fessura così da potermi appoggiare. Prima però mi porto quelle dita colme dei miei succhi alla bocca: voglio godere col mio sapore in bocca.

Divarico le gambe piegandomi ancora un po’in avanti e tenendomi a delle tubature nel muro. Mi sto torturando la clitoride. Quello che mi sto facendo in mezzo alle cosce basta ed avanza per eccitarmi senza che ricorra ad altre fantasie. Il rumore dello sfregamento sul sesso zuppo &egrave davvero forte e sono certa che chiunque entri potrebbe intuire ciò che sto compiendo. Mi sfugge addirittura un gemito. Per fortuna, penso, non mi sembra sia entrata anima viva.

Sto per venire. La passione e l’erotismo mi possiedono completamente. Rivoli mi colano dalla vagina sulle cosce. Le gambe quasi mi tremano. Chiudo gli occhi e mi mordo le labbra. Sento il profumo del mio respiro riflesso dalla parete. Esalo l’aria a soffi così da silenziarmi. Sto venendo ed &egrave pazzesco! Velocizzo ancora la mano, non credevo di poter andare così veloce!

Proprio in quegli attimi emerge un mio lato: l’esibizionismo. Sono tutto tranne che propensa a mostrarmi. A tratti, malgrado le mie curve e il mio fisico tonico, mi vergogno a mettermi persino in bikini al mare. Ma, prima dell’orgasmo, mi accade sovente d’immaginarmi di essere vista da qualcuno, di accenderne la fantasia erotica, di essere sconciamente esposta.

Lampi di lussuria mi sconvolgono e annebbiano. I muscoli sono sempre più rigidi. Sento che non posso più tornare indietro. Già mi tremano le gambe e sento montare l’orgasmo dalle profondità del mio utero. Eccolo! mmmm cerco di tacitarmi mentre godo immensamente colmata da sensazioni travolgenti. Con estrema difficoltà riesco a mantenermi in piedi, tanto le gambe mi tremano. La fessura si contrae energicamente mentre scariche elettriche mi annichiliscono nel parossismo orgasmico. E’bellissimo, sembra non finire mai. Continuo a massacrarmi il bottoncino del piacere, gonfio e pulsante, e riesco a prolungare l’orgasmo fino ad averne un altro a breve distanza. Tremo tutta serrando le labbra in un urlo muto. La mia vagina, ancora percorsa da tremiti, rilascia grandi quantità di succhi che si raccolgono e ricongiungono in rivoli. Alcune gocce cadono a terra. Non mi era mai successo di venire così intensamente. Le gambe mi cedono e ho un giramento di capo. Debbo sedermi.

Proprio allora sento che qualcuna si sta sciacquando le mani. Ho il cuore in gola. Mi batte in petto a perdifiato. Sono tutta nuda e indecentemente innaffiata dei miei umori. Cerco di riprende fiato e capire se la persona che era entrata se ne stia andando o meno. Purtroppo se ne va in bagno.

Attendo. Nessuno si muove.

Con una mano raccolgo gli umori che sono colati, me li porto sulle labbra leccando con voluttà tutto quello che c’era sopra.

Ora mi rivesto: guardo l’orologio. Mancano ancora trenta minuti di lezione, se mi sbrigo faccio in tempo ad andarmene senza che nessuno noti che mi trovo ancora all’università. Sembra passata un’eternità ma da che sono entrata &egrave passato un solo quarto d’ora. Mi sfioro le guance: scottano. Le mani sanno del mio intenso profumo di donna così come le mutandine che ho rimesso pur essendo ancora fradice.

Mi sistemo i capelli raccogliendoli ancora in una coda. Sono orgogliosa dei miei capelli: così luminosi e lunghi. Sono lisci e mi arrivano un po’oltre mezza schiena. Mi lego il reggiseno e m’infilo il vestito facendo attenzione a fare poco rumore. I capezzoli erano ancora bagnati delle mie gocce di piacere. Mi rendo conto di quanto sia stata scandalosa.

Traggo un profondo sospiro ed esco. Mi guardo allo specchio: sono incantevole. Gli occhi sono ancora molto luminosi ma hanno assunto una nota di languido appagamento. Il volto incorniciato da un ricciolo ribelle che mi scende sul lato sinistro della guancia. Mi sorrido con dolcezza seducente. Le guance tuttora arrossate. Le labbra di un rosso intenso, naturalissimo e pieno.Temo mi si legga in viso quello che ho appena fatto. L’euforia dei sensi.

Mi risciacquo guance, fronte e polsi, pronta per tornare a casa. Sento spalancarsi la porta di un bagno alle mie spalle. Il cuore riprende ad accelerare quando noto che &egrave la ragazza nerd di prima. Mi guarda sorridendomi di sottecchi. Cerco di distogliere lo sguardo, lo abbasso per un po’. Incrociamo ancora gli sguardi, ancora lei mi sorride equivoca. Non &egrave bella: gli occhiali non la valorizzano, ha qualche brufolo sulla fronte, ma non potrei neppure affermare sia brutta. “Io &egrave la terza volta quest’oggi” ed esce chiudendo la porta alle sue spalle.

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