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By 22 Gennaio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Nelle serate solitarie passate a spulciare annunci erotici, a cercare un incontro che possa dare un senso alla giornata, ho scritto questa breve fantasia in risposta ad un’inserzione che trovavo particolarmente interessante, e che chiedeva esplicitamente cosa si sarebbe fatto nel caso di un eventuale incontro. Per una volta non sono troppo insoddisfatto del risultato, quindi ve lo ripropongo:

Mi apriresti la porta imbarazzato, con gli occhi bassi eviteresti il mio sguardo. Ci accomoderemmo sul divano, tesi, incapaci di spezzare un silenzio carico di tensione. Con la fronte rivolta a terra sembreresti quasi ripensarci, saresti tentato di fuggire. Senza dire nulla appoggerei la mano sul tuo ginocchio, cominciando a scorrere con calma la pelle dell’interno coscia. Sentirei il tuo muscolo guizzare, irrigidito dalla paura di un contatto completamente nuovo. Lentamente, molto lentamente le mie carezze si farebbero sempre più temerarie, fino a raggiungerti il pacco. Massaggerei il tuo organo da sopra la stoffa, lo afferrerei sentendone la crescente durezza, tastando impudicamente l’incipiente erezione. Il tuo viso comincerebbe a tradire i primi segni del piacere, la mascella serrata, gli occhi chiusi, il respiro ti si farebbe più affrettato. La mia mano si muoverebbe brevemente verso l’alto, sotto la maglietta, ad accarezzarti gli addominali, prima di tuffarsi finalmente dentro gli slip, a toccare, senza più barriere, il centro del tuo essere. Non riusciresti a trattenere un sospiro, un breve mugolio. Mi inginocchierei davanti a te, che tieni sempre gli occhi chiusi, le mani poggiate sulle ginocchia.
Con delicatezza comincerei a slacciare i bottoni dei tuoi jeans, uno alla volta, fino a liberare il pene dalla sua prigione di stoffa. E sarebbe davanti a me, finalmente, completamente eretto e svettante. Con le labbra ne percorrerei la lunghezza e accarezzerei la cappella violacea, con la lingua gusterei il tuo sapore. Le mie dita scenderebbero ad accarezzarti i testicoli, la mia bocca si aprirebbe, golosa, nell’accoglierti al suo interno. La tua mano, persa ogni timidezza, mi accarezzerebbe la nuca e mi inviterebbe a continuare, il tuo respiro si farebbe più corto, i mugolii più frequenti. Ma vicino al tuo acme, mi fermerei, alzandomi di scatto. Per la prima volta da quando sono entrato mi guarderesti in faccia, stupito: io ti prenderei le mani, senza dire nulla, e le porterei sulla mia erezione, che preme decisa contro i pantaloni. Mi sorrideresti malizioso, mi apriresti la patta e, inesperto ma voglioso, ti tufferesti ingordo tra le mie gambe. Con la bocca insicura cominceresti a succhiarmi violentemente e con passione, avanzando un pezzo alla volta fino a poggiare il naso contro i miei addominali, le mani saldamente aggrappate ai miei glutei. Lentamente saresti costretto a ritirarti per prendere fiato: ma io ti afferrerei per i capelli, costringendoti a ingoiare nuovamente tutto, fottendoti la bocca con violenza. Cominceresti a lacrimare, sopraffatto: ma la situazione ti piacerebbe, la tua erezione si farebbe quasi dolorosa dall’eccitazione e le tue dita temerarie rimarrebbero appoggiate sulle mie natiche nude, saggiandone la consistenza. Dopo qualche minuto ti spingerei via, e cadresti sfinito a terra. Prima che tu possa riprendere fiato ti afferrerei per i fianchi, mettendoti sulle ginocchia, a pecorina. Con la sinistra comincerei ad accarezzarti il sedere, mentre la destra correrebbe a saggiare la durezza del tuo cazzo, massaggiandolo. Inizierei a solleticarti il buchino, con delicatezza: tirata fuori la crema, e una volta untomi le dita, comincerei lentamente a penetrarti, prima con uno, poi con due , infine con tre dita. Mi supplicheresti di prenderti subito, di sbatterti, di fare di te la mia troia: e ti accontenterei. Infilatomi il preservativo mi farei spazio nel tuo sfintere: la cappella, aiutata dal lubrificante, si farebbe spazio tra le tue carni, fino a che il mio pene non sarebbe completamente dentro di te. Ti sentiresti pieno, allora, come mai prima: e cominceresti a mugolare sempre più rumorosamente, prima per il dolore, e poi per il crescente godimento. Mi insulteresti, mi sproneresti a fotterti con più violenza, sempre più’ velocemente: io, afferrato con la destra il tuo fianco e con la sinistra stuzzicando sempre il tuo cazzo, aumenterei sempre più il ritmo, fino a che non verremmo insieme, tu nella mia mano e io dentro di te, in un estasi di piacere.
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