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Attrazione carnale

By 17 Maggio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Attrazione carnale

Si spiavano da tempo a vicenda mamma e figlio, all’insaputa l’una dell’altro. Lei, mamma Silvana, perché seguiva con apprensione l’adolescenza un po’ sfuggente del suo figlioletto adorato, cercando di capire di più e di venire incontro alla sua crescente scontrosità. Lui, Roberto, perché verso la madre avvertiva un’attrazione e un desiderio che non riusciva a tenere a bada, ma di cui si sentiva in colpa.
Silvana, insegnante di scuola media, era una donna matura ma molto piacente. 50 anni ben portati, l’espressione sicura di una donna volitiva, un seno prosperoso, anzi abbondante, due fianchi ed un culo imponenti, due cosce piene e sode: insomma un corpo un po’ matronale, ma non cadente.
Il marito era morto dieci anni prima per un infarto e le aveva lasciato in custodia due figli. Il primo, Stefano, aveva 27 anni, si era laureato e lavorava in un’altra città, dove conviveva già da qualche anno con la sua ragazza.
Roberto invece era il cucciolo di mamma: aveva 16 anni, aveva sofferto più di tutti l’assenza della figura paterna, si era perciò legato morbosamente alla madre, con la quale trascorreva gran parte del suo tempo libero. Ora, nel pieno delle turbolenze ormonali dell’adolescenza, si era fatto più taciturno e nervoso e manifestava sentimenti quasi possessivi di gelosia per la madre. Le amiche della madre lo infastidivano con la loro presenza chiassosa, meno che mai sopportava i suoi alunni, dei quali immaginava le volgarità e le sconcezze alle palle della madre.
Silvana aveva notato i bruschi cambiamenti di umore del figlio e li aveva attribuito appunto alla fine dell’infanzia. Perciò si era messa a guardarlo di nascosto nella sua stanzetta, a rovistare nei suoi cassetti, ad origliare dietro la porta; era arrivata a spiarlo dal buco della serratura del bagno, e proprio da quella visuale aveva visto per bene le sue parti intime, la peluria del pube e un cazzo ormai di dimensioni significative. Sapeva che quella era l’età in cui il desiderio sessuale si impadronisce della mente dei ragazzi e voleva rassicurarsi che Roberto non subisse sbandamenti; voleva capire come maturava la sua sessualità, se si masturbava, se si incontrava con qualche amica.
Aveva notato che il figlio le sfuggiva, che non la guardava mai negli occhi, come se volesse nasconderle qualcosa. Non aveva ancora capito che era proprio lei la ragione di quell’atteggiamento, che era lei l’oggetto dei turbamenti del ragazzo.
Per Roberto la madre era, in quel momento, l’intero universo femminile: era il rifugio sicuro dalle paure, era la confidente unica per le sue angosce, ma era anche la fonte e lo sfogo agognato delle sue prime pulsioni sessuali. Si stringeva a lei per assaporare la morbidezza delle sue forme, indugiava ad accarezzarle le spalle ed i fianchi, desiderava ardentemente palparle le mammelle e le chiappe, farla sua come donna. Naturalmente non aveva il coraggio di esternarle questi istinti ed era costretto a spiare le sue nudità, quando si faceva la doccia, quando si svestiva e rivestiva. Quella carne materna, calda ed accogliente, la attraeva e lo eccitava, sentiva che solo nel grembo materno avrebbe trovato requie e refrigerio. E la repressione del desiderio gli stimolava le fantasie erotiche più incontrollate e più sconce, con la madre trasfigurata nel ruolo amorale e perverso della puttana.
Fu naturalmente Silvana a rompere il gioco del gatto e del topo e ad affrontare più direttamente il figlio. Una sera in salotto, mentre al solito Roberto le stava sdraiato vicino con la testa abbandonata sulle gambe, aveva preso ad accarezzargli la testa e poi aveva insinuato la mano sotto la canottiera, cominciando a vellicargli il petto e, in particolare, i capezzoli. La cosa procurava al ragazzo un piacere sottile ma irresistibile, tanto da farlo trasognare e da fargli ingrossare vistosamente il cazzo. Silvana se ne accorse ma continuò come se nulla fosse, e, quando Roberto cominciò a dimenarsi dal piacere, si piegò verso la sua faccia e lo baciò delicatamente sulla guancia, sussurrandogli a bassa voce:
‘Ti piace, piccolo? Lasciati andare, non ti preoccupare di nulla. Mamma è qui per farti felice’.
‘Sì, mamma, è bellissimo il piacere che mi dài con le tue mani. Ma non resisto, ho bisogno di andare in bagno ‘..’. ‘Ma no, no, che devi fare in bagno? Lasciati andare al piacere’ Anzi, per stare ancora meglio, girati verso di me ed appoggia il tuo viso al mio seno’.
Aveva aperto ancora di più la vestaglia ed aveva tirato fuori le splendide mammelle per offrirle alla bocca del figlio. Roberto tuffò il volto dentro quel bendidio e cominciò a succhiare i capezzoli turgidi della madre, la quale cominciò a sospirare anche lei di piacere e, accortasi del rigonfiamento dei boxer del figlio, introdusse all’interno la sua mano. Appena in tempo per ricevere la sborra che il figlio ormai non riusciva a trattenere.
‘Scusa mamma, non ce la facevo più ‘. perdonami’.
‘Ma che scuse, che perdono! Tesoro mio hai goduto nelle mani di tua madre! Cosa c’è di più bello! ‘. Ah, ma quanta ne hai fatta! Chissà da quanto tempo volevi cacciarla fuori!”’
Era fatta. La situazione si era sbloccata e Silvana si sentì finalmente libera di affrontare con il figlio le questioni più delicate della sua intimità.
‘A mamma puoi dire tutto, non avere timore. Puoi dirle cosa ti turba, se provi interesse per qualcuna, se ti tocchi e ti ecciti ‘.. Sono cose di tutti gli adolescenti ed è bene che tra di noi se ne parli in tutta confidenza’.
Anche Roberto trovò la circostanza buona per cominciare a confessarsi.
‘Mamma, tu sei tutto per me e non voglio dispiacerti per nessuna ragione. Ma se vuoi sapere davvero la verità, non ho in testa altre donne, sento soltanto un desiderio continuo di possederti e di essere posseduto da te ‘. Mi vergogno di dirlo e persino di pensarlo, ma è così ‘.’
‘Di me? ‘.. Hai voglia di me? Ma dici davvero? ” Con tante belle donne e belle ragazze in giro vai a pensare proprio ad una vecchia signora come me ‘. Non dico che sono da buttare, ma certo non sono da concorso di bellezza ‘.’ Diceva queste cose con la preoccupazione di distogliere il figlio dalle morbosità di un incesto, ma anche con un malcelato senso di orgoglio femminile. Questa passione edipica del figlio non la disturbava, anzi le sembrava persino naturale, come fosse la prosecuzione degli affetti carnali dell’infanzia. Soprattutto non le dispiaceva poter estendere alla sessualità nascente del suo Robertino le cure e l’assistenza dedicate in tutti questi anni alla sua salute ed alla sua educazione.
‘Vedi tesoro, su di me potrai sempre contare, sono tua madre e mi potrai chiedere quello che vuoi ‘.. ma penso che devi cominciare a guardare alle ragazze della tua età ”’.
‘No, no, mamma, non ci penso proprio. Non mi piacciono quelle smorfiose. Voglio te!’.
Per rabbonirlo Silvana continuava ad accarezzarlo; ma l’episodio appena accaduto le aveva anche consentito di toccare con mano la ragguardevole dimensione raggiunta dal cazzo di Roberto: un cazzo di tutto rispetto che poteva tornare appetitoso anche per le voglie che da tanto tempo teneva represse. Negli ultimi anni aveva resistito ad ogni tentazione, aveva respinto le attenzioni di colleghi e conoscenti, si era limitata a sfogarsi introducendo nella fica qualche ortaggio (cetrioli o carote). Ma senza mai debordare e, soprattutto, nel più assoluto riserbo, proprio per non turbare il suo bambino. Ora era proprio lui l’occasione per interrompere una vedovanza sessuale ormai insopportabile.
‘Mah, io non sono convinta ‘. Ma non c’è da preoccuparsi. Visto che ci siamo aperti ed abbiamo cominciato ad affrontare insieme queste questioni, dopo cena possiamo continuare in tutta tranquillità, se vuoi ‘.. anche nel mio letto’, aveva alla fine detto suscitando nel figlio un entusiasmo a mala pena dissimulato.
E così fu. Consumata la cena e spenta la tv mamma e figlio si erano immediatamente fiondati in camera da letto e si erano distesi nudi sotto le lenzuola. Silvana aveva subito cominciato a maneggiare con cura i coglioni del ragazzo agevolando una sua nuova, formidabile erezione. Roberto si lasciava fare estasiato e andò in visibilio quando la madre si mise a cavalcioni e si infilò quel cazzo dritto dentro la sua caverna pelosa, lasciando penzolare le grosse mammelle sulla sua faccia. Con quel cazzo ben piantato nella fica materna e con quei meloni ondeggianti che continuava a leccare gli sembrava di essere diventato il re della terra.
Il sogno si stava realizzando: dominava la madre e ne era dominato, con il sesso infiammato la penetrava nelle profondità, la sentiva gorgogliare di piacere, avrebbe voluto che quei momenti non finissero mai. Silvana stava godendo davvero, sentiva il cazzo del figlio pulsare dentro la sua fica e si predisponeva a catturarne il seme. Si distese di sotto e attrasse il ragazzo di sopra e, prendendolo dai glutei, se lo tirò dentro incitandolo a possederla:
‘Tesoro mio, prenditi quello che è tuo, chiavami forte, fammi sentire quanto sei maschio. Sei un vero uomo’. sono davvero fortunata ad avere, alla mia età, un amante giovane così aitante. Su, dài, vai a fondo ‘ così ‘.. così ‘.. sì, così, che mi fai venire ‘.’
In effetti la percussione del figlio le aveva resuscitato le voglie represse e la fica aveva cominciato a liberare i suoi umori. Ma anche a Roberto il desiderio era diventato incontenibile e una nuova eiaculazione si avvicinava.
‘Mamma, sei stupenda, sono l’uomo più felice della terra. Oh quanto mi hai fatto eccitare! non lo tengo più’. oh, sì, voglio riempirti del mio seme ‘. sì, vengo, vengo, vengoooooo!!!’.
‘Vieni, vieni, amore mio, vieni, riempimi di te, fammi diventare la tua donna ‘..’
Era stata una chiavata memorabile. Ma, soprattutto, era l’inizio di una nuova stagione della vita. Tanto per lui quanto per lei. Tutte le apprensioni degli anni precedenti si erano dissolte, ogni velo di peccato era evaporato. Ma quale incesto! Era amore carnale, e solo una madre ed un figlio potevano capire cosa significasse.
Nei giorni che succedettero mamma e figlio si lasciarono andare alla più sfrenata lascivia, ma finalmente senza morbosità. E Silvana, con la convinzione di una missionaria, si impegnava a liberare il suo piccolo di ogni desiderio perverso o inconfessato. Si fece sborrare in bocca, sulla faccia, sui seni, si fece inculare, si fece pisciare addosso:
‘Sì, tesoro mio, non avere vergogna, fai di me quello che vuoi, sono la tua mamma e non ti lascerò mai solo ‘.’
Ma quel sesso sfrenato, ancorché intermediato dal grande affetto materno, le aveva risvegliato i furori sessuali sopiti da anni, e lei stessa si scatenava, masturbava freneticamente il figlio, si faceva leccare da lui la fica ed il culo, lo incitava a chiavarla, a sfondarla, a farla sbrodolare, con l’atteggiamento e il linguaggio di una vera baldracca.
Stavano divinamente bene tutti e due, anche se erano diventati sempre più asociali e stavano praticamente sempre tappati in casa. Ma stavano talmente bene che Silvana si svegliava di notte in preda ad uno spavento improvviso e cercava subito il corpo del figlio dormiente. Cominciava a sentire l’incubo inconscio che, prima o poi, l’incantesimo potesse interrompersi, che Roberto comunque dovesse lasciarla per farsi una sua famiglia. Era giusto ed era inevitabile che, prima o poi, accadesse, e lei come madre se l’era sempre augurato. Ora la prospettiva le appariva inquietante, e, siccome del suo bambino non poteva più fare a meno, anche sessualmente, cominciò a preoccuparsi di escogitare qualche accomodamento possibile.
Era presto per prendere decisioni, Roberto non aveva una ragazza e chissà ancora per quanto tempo non l’avrebbe avuta. Ma era sempre possibile pensare di continuare a vivere con lui, anche dopo sposato, o almeno di vivere nello stesso stabile o in appartamenti vicini. La carne è carne, pensava, e nessuno e nulla può cancellare un amore carnale tanto vissuto.

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