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Babi

By 15 Ottobre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Babi

La conobbi un paio di anni fa, ad un corso, a cui fui mandato per errore, infatti erano presenti solo segretarie. Naturalmente nella mia amministrazione erano tutte signore di una certa età e di una certa immancabile bruttezza. Parte la lezione, io sono l’unico uomo in classe, sono l’unico informatico, sono l’unico sotto i quaranta, dopo un po’ davanti al pc, invece di seguire incomincio a cazzeggiare in internet, mi collego alla posta, rispondo a qualche email e navigo un po’ distratto per svariati siti. Ad un certo punto mi sento battere su di una spalla, mi volto e la vedo, carina, magra, con gli occhiali stretti, i capelli raccolti, labbra carnose, soprattutto una voce al tempo stesso suadente e fiscale. Mi riprende, mi esorta a smettere, invece di darle retta continuo, mi riprende di nuovo, allora smetto. Ma mi ha colpito, la voce il modo di stare seduta tutta impettita, è carina anche se si maschera da secchiona. Dopo qualche giorno per capire chi sia e cosa fa, la chiamo, con una scusa, risponde provo a chiederle qualcosa del suo lavoro e lei con quella voce precisa e morbida si mette a parlare a macchinetta. Mentre parla si fa strada in me il desiderio di vendetta per lo smacco subito al corso, la voglio. Dopo qualche mese di riunioni inventate con bieche scuse, per incontrarla e interminabili telefonate, riesco ad invitarla ad un aperitivo. Accetta, scelgo con cura il posto, il vino, è una bella serata, insisto con argomenti piccanti, la provoco, lei mi guarda intensamente e mentre mi gira la fede al dito, mi dice che non ha mai fatto l’amore con uomo sposato, per poco non sputo il vino che stavo bevendo. Usciamo, non vedo l’ora di averla, ma si nega, deve andare dal suo ragazzo. Il giorno seguente la chiamo e le propongo di prendere un giorno di ferie per farle vedere la mia casa in montagna di cui avevamo parlato qualche volta, tituba, ad un mio invito risponde che non è il caso lei convive ed io sono sposato, ma insisto le dico che l’aspetto il tal giorno alla tal ora alla fermata del 36, e che non deve aver paura, io non ci proverò sarà solo una giornata di svago lontano dalla città. Arriva il giorno, arrivo puntuale, speriamo che venga, ma non credo, è troppo bella ed intelligente per accettare…, invece arriva sale veloce nella macchina e mi saluta un po’ impaurita, partiamo, nel tragitto è agitata, cerco di calmarla parlando di musica, di natura, arriviamo e un po’ si tranquillizza. Facciamo un po’ di spesa alla coop e poi andiamo a casa mia, le faccio vedere la casa, composta da due appartamenti, uno al piano terra con la cucina arredata ed uno al piano di sopra. Mangiamo, le mi cucina la piadina, essendo romagnola, apro il vino che avevamo bevuto in quel bar poco tempo prima sperando che ricreasse un po’ l’atmosfera, ma niente da fare, avevo promesso fra l’altro di non provarci, quindi mi mantengo galante, ma la vedo agitarsi. Gliela sto dando su, ma mentre andiamo al piano superiore per godere della vista della vallata, mi bacia, allora mi infiammo, l’afferro con foga le tolgo il maglione e la maglietta e mi compaiono davanti due seni deliziosi, quasi adolescenziali che mordo, che afferro con forza, lei ansima mi abbraccia, mi tocca il pacco, ma mentre cerco di spogliarla completamente si ritrae, mi blocca, come la prima volta che ci eravamo visti, avevi promesso.. , mi dice, non possiamo. In quel momento mi viene in mente un epsisodio che mi aveva raccontato un amico che non riusciva a far l’amore con una ragazza, perchè sul più bello lei si fermava sempre, io scherzando gli dicevo, scusa, ma tiralo fuori, vedrai che se ne ha voglia lo afferra subito. Allora con il sangue che mi pulsava nelle orecchie ed anche in altre parti, decido di mettere in pratica quello che per scherzo avevo consigliato, mentre lei mi parla descrivendomi ragioni che non comprendo di non iniziare nulla, con una grande nonchalance, mi sbottono i pantaloni, li abbasso insieme alle mutande e metto in mostra il mio organo, anzi più canna che organo. Si ammutolisce, diventa paonazza in volto e in catalessi mi si avvicina di nuovo, si inginocchia ed inizia un pompino, straordinario, inizia a leccare delicatamente il glande poi inizia a prenderlo in bocca, prima la punta, poi piano piano ad ogni pompata arriva fino alla base, durante la fellathio, la vedo che inizia a strofinarsi le gambe, più tardi scopro che questa operazione la fa spesso pre masturbarsi, dopo un po’ di questo trattamento però non ce la faccio più, ho voglia di prenderla allora la afferro per le braccia e la metto sul di un tavolo, la spoglio e mi spoglio in un battibaleno e la prendo sul tavolo di fronte a me, c’è freddo siamo ad 800 metri di quota e la casa è umida e non è riscaldata, ma è un dettaglio trascurabile, siamo solo noi due tutto il resto non esiste, c’è solo il mio corpo, il suo, le nostre lingue, le nostre mani, l’odore dei nostri sessi. Inizio a penetrarla piano, ma per l’intera lunghezza del mio membro poi aumento, la velocità finchè non do colpi violenti poi violentissimi, lei urla, mi pianta le unghie nella schiena e mi sprona a continuare, sento ad un certo punto un crack, abbiamo incrinato il cristallo del tavolo, ma non conta, continuo, sto per venire, l’avverto e lei mi risponde di uscire, eseguo, si inginocchia di nuovo e beve tutto il risultato dell’accoppiamento. Ci rivestiamo e senza rassettare il casino lasciato, ci dirigiamo verso la città. Prima di entrare in autostrada mi fermo e scendo per fumare una sigaretta e telefonare, nel mentre vedo che dall’interno dell’automobile lei mi chiama sbracciandosi. Salgo e mi dice che il suo ragazzo la cerca perché è rimasto chiuso fuori di casa, così mi precipito in città fregandomene dei limiti e la lascio vicino all’ufficio. Mi fermo però poco distante e assisto ad una scena affascinante, il loro incontro, lui la bacia, un lungo e affettuoso contatto e penso: chissà se sente il mio sapore?

Di questi incontri ce ne sono stati altri’.

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