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Bea (quinta parte)

By 11 Dicembre 2024No Comments

RISPONDIMI !

Quella sera al cinema mi rimase tatuata nella mente, il ricordo di quelle sensazioni, di quello che mi ero fatta fare da quell’uomo e la mia silente complicità, anche nei confronti del mio ragazzo, non mi dava pace, mi sentivo maledettamente sola e colpevole, sporca, una poco di buono.. non potevo nemmeno raccontare alla mia migliore amica, figuriamoci ad amici od amiche della compagnia, sarei passata per una zoccola, Marco mi avrebbe mollata senza possibilità di redenzione, le ragazze mi avrebbero evitata come la peste ed i ragazzi liberi ci avrebbero provato senza mezze misure. Fu un periodo di introspezione, dovevo metabolizzare quello che avevo fatto, da sola!
La mia sorellina..? Non potevo raccontarle quello che avevo vissuto, mi fidavo di lei ed eravamo molto unite, ma solo l’idea di darle il cattivo esempio invece di indicarle la strada più giusta per stare fuori dai guai, mi frenava.. non ero certo fiera di quello che avevo fatto, sapevo che era sbagliato, sapevo che quel comportamento era da condannare, la Bea che conoscevano tutti lo avrebbe condannato.. Eppure ero lì a combattere con quel ricordo, il ricordo di quella avventura, l’eccitazione che nasceva e dopo tanti pensieri dettati dal senso morale, ancora li su quella poltrona del cinema ! Cercavo di non pensare a quella mano calda tra le gambe e l’orgasmo provato, ma non riuscivo più a controllare le mie emozioni: Credevo di impazzire, forse il mio ragazzo non mi dava quello di cui avevo bisogno, forse credevo di essere sessualmente felice ma non era così, forse il mio inconscio lo sapeva ed alla minima occasione mi urlava la sua frustrazione.. insomma che i giorni passavano ed ero sempre più combattuta: l’unico modo che avevo per parlare con qualcuno di quello che mi stava succedendo senza rischiare l’inquisizione, era comporre quel maledetto numero, si ! Era l’unico modo! Raccontare a lui che mi aveva trascinata in quell’incubo, raccontargli cosa mi stava succedendo e sperare in qualche parola di conforto, forse mi avrebbe aiutata a capire, o forse mi avrebbe aiutata ad accettarmi. Mi rendevo conto che telefonare a quell’uomo sarebbe stato come consegnarsi nelle sue mani, poteva approfittarsi facilmente di una ragazza di ventidue anni, lui che ne aveva almeno cinquanta, esperienza da vendere e forte di una situazione che mi vedeva vittima delle mie stesse emozioni.. però mi sentivo persa! Vivevo le giornate lavorando, vedendo amici ed il mio ragazzo, ma dietro alla maschera di Bea attrice del quotidiano, cera una ragazza in crisi esistenziale e spesso, chi mi conosceva bene, mi chiedeva cosa mi preoccupasse: almeno Marco non mi stressava con mille domande a riguardo, ci vedevamo, facevamo l’amore e stavo bene.. anche se ormai consideravo il sesso con lui un po’ una routine..
Una mattina mi decisi, già il giorno prima avevo acquistato una tessera telefonica, volevo garantirmi un tempo sufficiente di conversazione, avevo anche individuato una cabina vicina al lavoro abbastanza isolata, non potevo certo farmi sentire con certi discorsi, i 20 minuti che di solito prendevo per un caffè al mattino insieme ai colleghi, li avrei spesi per fare quella telefonata.. quella mattina non feci nemmeno colazione, avevo lo stomaco chiuso, fu sufficiente un caffe per poi uscire di casa ed aspettare il fatidico momento, nel mentre che a lavoro il tempo passava e la pausa caffe si avvicinava, mi resi conto che nella mia mente non c’era più quell’avventura al cinema, non c’era più quella mano nel mio sesso, ora cera solo quel numero da comporre, mi sentivo più leggera, come se dessi per scontato che quell’uomo che a breve avrei sentito al telefono, si potesse assumere parte se non tutta la responsabilità di cio che era successo.
Arrivò l’ora e la mia collega amica mi chiamò per scendere al bar come al solito, ma le risposi che avevo appuntamento con Marco e che ci saremmo viste più tardi.
Scesi frettolosamente con la borsa a tracolla, mi diressi in quella via secondaria ed individuai la cabina prescelta, come pensavo non c’era nessuno e mi infilai all’interno: credevo mi venisse un colpo, avvertivo lo stesso imbarazzo di quando mezza nuda ero nascosta nel boschetto dietro all’albero, con la voce di quell’uomo a sconvolgermi..
Presi la scheda dal portafogli e la inserii nello slot, alzai la cornetta, iniziai a comporre il numero con alla gola un nodo che non mi avrebbe permesso di dire una sola sillaba, infatti dopo il primo squillo buttai giù, non ce la facevo, mi veniva da piangere, non mi obbligava nessuno ed avrei potuto lasciare perdere, fregarmene, ma erano troppi giorni che ci pensavo, avevo bisogno di raccontare a qualcuno, di chiedere, di sentire una parola di conforto..
Ripresi la cornetta e rifeci il numero, dopo due squilli sentii rispondere con un “pronto”, io rimasi zitta, con il cuore impazzito, ad ascoltare la voce di quell’uomo, calda, profonda..
“Bea, sei tu?”
Mi fermai dal respirare, in testa mille domande, mille parole, ma niente! non un solo fiato..
“Bea, parlami..”
Buttai nuovamente giù, mi prese il panico, afferrai la borsa e scappai in ufficio.. mi chiusi in bagno qualche minuto per riprendermi da quello stress, mi bagnai il volto con l’acqua fredda, mi sedetti sul water e pensai a quanto ero stata deficiente.. cosi decisi di richiamare la sera all’uscita del lavoro.
Arrivò la pausa pranzo ed i soliti colleghi con i quali andavo al bar mi aspettarono come sempre dalla portineria del palazzo, io li raggiunsi e dissi loro che avevo da fare delle commissioni, non avevo voglia di parlare con nessuno, dovevo pensare a cosa dire a quell’uomo dall’altra parte della cornetta: così mi diressi verso l’ufficio postale a dieci minuti di cammino, mi fermai in un bar lì vicino e presi un tramezzino ed un caffè, l’ora di pausa trascorse velocemente, pensai molto a cosa dire ma senza focalizzarmi su niente. Il pomeriggio passo lento ed in preda all’orologio, fortuna che quella non fu tra le giornate lavorative più intense, perché di sicuro avrei combinato poco, l’ora arrivò, presi le mie cose, salutai chi ancora doveva finire e mi diressi verso quella dannata cabina del telefono, mi chiusi dentro e composi quel numero diabolico:
“Pronto”.. sentii rispondere..
Rimasi zitta ad ascoltare qualsiasi rumore provenisse dalla cornetta,

“Bea sei tu?”
Sssi ! Risposi..
“Perché mi hai chiamato” mi chiese..

Rimasi in silenzio per un po’ di secondi, ma poi, quasi con rabbia..

_Perché mi hai seguita!
Perché ti sei seduto vicino a me al cinema!
Perché mi hai toccata tra le gambe!
Perché mi hai fatto questo!
Non riesco a darmi pace, non riesco a non pensare a quello che mi hai fatto, non riesco a non pensare a quello che mi sono fatta fare, mi sento sporca, una poco di buono, mi sento una PUTTANA!
Lo sai questo!? Penso a quella sera al cinema e mi eccito, perché mi sta succedendo questo: ho accettato me stessa dall’essere guardata quando facevo l’amore, quando ero nuda, quando mi esibivo per il mio ragazzo, ma non immaginavo di arrivare a tanto. Aiutami a capire, ti prego! aiutami..-
Ci fu una breve pausa oltre la quale urlai:
RISPONDIMIIIII !!!_

“Bea, mi stai dicendo che ti è piaciuto e che continui a pensarci, perché queste domande..?”

_TI ODIOOOOO!!! E buttai giù il telefono.

Tornai a casa in lacrime, almeno fino a quando non dovetti entrare nel portone di casa, quella sera la trascorsi sul divano con un libro in mano, fingendo di leggerlo per non dover giustificare il mio stato d’animo così pensieroso, mi sentivo sconfitta, calpestata, abbandonata al mio destino, avevo cercato una parola di conforto e raccolsi l’esatto opposto.. il colpo di grazia! Mi ero illusa che quell’uomo potesse essermi d’aiuto, che potesse alleviare il peso che incombeva sulla mia coscienza, ma non fu così.. mi aveva dato la risposta più razionale che potesse darmi: l’unica sua colpa..? essersi seduto affianco a me su una poltroncina di una sala di un cinema..
Sono io che non ho evitato il contatto fisico con lui, lui ha solamente fatto quello che gli ho permesso di fare.. quando ho sentito la sua mano sulla coscia, ho lasciato fare e poi ho allargato le gambe, immaginando che mi toccasse il sesso, quando la sua mano è arrivata alle mutandine, volevo godere di lei, sentirla dentro.. lui ha fatto quello che volevo che facesse, è stato abile a capire il mio desiderio al momento giusto e mi ha fatta godere come mai in vita mia: che colpa potevo dargli se non facevo altro che pensare alla sua mano tra le coscie ed all’orgasmo provato sulla poltrona di quel cinema..?
Decisi che non lo avrei più richiamato, allontanarmi da lui e da quel pensiero era l’unico modo per superare quel momento di smarrimento.. Concentrarmi sulla mia vita lavorativa, la mia relazione, gli amici, quella era la cosa giusta da fare, senza farmi trascinare da uno sbaglio dietro l’altro..ma nonostante tutte le riflessioni della sera, mi addormentai stringendo il suo braccio al mio corpo, mentre la sua mano violava le mie mutandine, le sue dita accarezzavano la vagina e le mie gambe si aprivano di desiderio.. avevo voglia di lui, del suo odore, della sua intraprendenza, mi trovai le mani tra le gambe e l’orgasmo accompagnò il pensiero di quel desiderio.. non riuscivo a non pensare a lui.

“Ciao Bea, stasera ci vediamo al centro commerciale X, scegli un vestito da provare ed entra dalla porta degli spogliatoi”

Il desiderio vinse sulla ragione e gli telefonai nella pausa pranzo, buttai nel cesso tutti i buoni propositi, sembravo una tossica che rimandava alla prossima dose l’intenzione di smettere, senza darmi il tempo di parlare, mi disse che voleva vedermi e sapevo che rimanere chiusa in una cabina con Lui, sarebbe stato come dargli un’altra occasione per toccarmi nuovamente: Non mi diede nemmeno il tempo di rispondere, sapeva che ero attratta e non avrei rifiutato, per questa ragione butto’ giù il telefono e mi lascio con l’ansia ed i miei fantasmi.
Più si avvicinava l’ora dell’appuntamento e più mi sentivo a disagio, in forse, non sapevo ancora cosa fare, se andare all’appuntamento con l’uomo del cinema, oppure andare diritta a casa ed evitare ulteriori situazioni di cui pentirmi: La scelta di andare all’appuntamento dopo il lavoro, nel tardo pomeriggio, come se fosse stato il mio amante, mi eccitava troppo, mi sentivo una ragazzina al primo appuntamento, ma andarci con la consapevolezza che ci avrei fatto sesso, mi faceva sentire sporca, una poco di buono che tradisce il proprio uomo e fa sesso con altri:
Ma lo avevo cercato io, volevo che mi aiutasse a riprendere il mio equilibrio, avevo bisogno di parlare con lui, di sentire le sue parole, la sua saggezza ed il timore di perdere la sua disponibilità ad incontrarmi mi inquietava ancora di più che trovarmici a stretto contatto in uno spogliatoio.
Uscii dal lavoro alle 18 e raggiunsi la fermata del bus, ci saltai sopra e raggiunsi quel centro commerciale dove molto spesso, con il mio ragazzo o con le amiche, passavo giornate piovose, lo conoscevo bene, l’appuntamento era nella sala dei camerini di un negozio di abbigliamento, ma quale..? Non mi aveva detto..! Entrai nella galleria e distante alcune decine di metri vidi quell’uomo, mi stava guardando, mi stava aspettando, forte del suo carisma e della mia insicurezza, mi fece il cenno di seguirlo, entrò in un negozio in cui non avevo mai comprato, forse perché aveva cose un po’ troppo da adulti, classiche.. mi guardai intorno e vidi un vestito grigio, gonna e giacca, scelsi una camicetta bianca e mi avvicinai verso i camerini, la commessa mi diede un’occhiata, forse per rendersi disponibile ad aiutarmi a scegliere, o forse solo per capire i miei movimenti: mi sentii osservata, in imbarazzo, mi avrebbe vista entrare nelle cabine con quell’uomo al seguito, mi vergognavo, chissà cosa avrebbe pensato.. ma almeno lui rimase distanziato abbastanza per non farsi notare troppo, prese una camicia da provare e venne nella mia direzione: aprii la porta e mi ritrovai in un corridoio con almeno sei cabine, l’uomo dietro di me, dopo essere entrato a sua volta, aprì la porta di una di queste e mi fece cenno di entrare. Mi ritrovai all’interno di questo spogliatoio abbastanza spazioso con quell’uomo elegante, giacca e pantaloni, camicia bianca senza cravatta, due bottoni aperti ed il pelo nero che emergeva dal petto, alto e robusto, sembrava avere un bel fisico anche da vestito, alzai lo sguardo ed osservai il suo aspetto curato, capello corto un po’ grigio, barba fatta, viso spigoloso, zigomi sporgenti e mascella pronunciata, basetta a mezza lunghezza e quel profumo di dopobarba che tanto mi prendeva..
Dentro quello spogliatoio c’era una panchetta imbottita di colore nero, e due appendi abiti attaccati al muro, l’uomo con estrema delicatezza, mi prese dalle mani gli indumenti da provare e li adagio sulla panchetta, poi dall’alto della sua statura mi guardo dritta negli occhi e mi disse:

“Spogliati nuda!”

Rimasi senza respiro, non mi aspettavo quella richiesta a sangue freddo.. anche se temevo l’evolversi dell’incontro in quella direzione, mi aspettavo un approccio più affettuoso, anche amichevole, comunicativo.. invece mi trovai con il suo sguardo severo addosso, esigente della mia obbedienza, in attesa di vedermi compiacente.
Non dissi nulla, rimasi passiva.. abbassai lo sguardo e lentamente mi tolsi il giubbino e lo appesi ad un’appendiabiti, poi mi tolsi i jeans ed appesi anche quelli, poi fu la volta della maglietta.. rimasi in mutandine e reggiseno, senza il coraggio di continuare..
“Bea, adesso girati”..
Rimasi ferma qualche secondo con lo sguardo sulla sua camicia, non osavo più guardarlo negli occhi, poi lentamente mi voltai verso la parete dotata di specchio ma senza guardarci attraverso, restai in piedi, ferma, con le braccia appese alle spalle e lui dietro di me:
Sentii subito il calore delle sue mani sulla pelle, chiusi gli occhi in attesa del suo desiderio, mi sganciò il reggiseno velocemente, avvertii le sue mani sulla schiena farsi strada sotto le spalline molto delicatamente, le fece scivolare lungo le braccia e poi tutto cadde ai miei piedi, sconfitto, inutile e abbandonato come uno straccio.. Rimasi ferma in quella posizione in attesa di sentire ancora le sue mani, a breve sarebbero scese lungo le braccia per fermarsi sull’elastico delle mutandine, poi con delicatezza quasi impercettibile, abbassate lungo le coscie e fatte cadere anche loro ai miei piedi..
Ma non avvertivo nessun movimento, l’eccitazione si stava impossessando dei miei sensi, ferma davanti a lui con gli occhi chiusi, a seno nudo, con un brivido di freddo, rimasi in attesa delle sue attenzioni.. ma sembrava scomparso, sembrava che tutto fosse il frutto della mia fantasia, immaginavo il suo tocco leggero sulla pancia ruotare intorno all’ombelico, percorrerne la sua rotondita ed insinuarsi dentro il triangolo del mio piacere… quelle mani grandi, morbide, forti e decise, capaci di farmi volare come quella sera al cinema e capaci di far volare la mia fantasia nei momenti di solitudine, capaci di… Ma di colpo un dolore quasi insopportabile, non potevo urlare, mi avrebbe sentita la commessa che tanto mi aveva osservata e che probabilmente si stava chiedendo cosa stessi facendo dopo così tanto tempo..

ahhhiiii… Ti prego… Fai piano!

Due morse sui capezzoli, aprii gli occhi e vidi le sue mani, le sue dita, indice e pollice serrati su di loro, che gonfi di eccitazione, mi trasmettevano il doloroso piacere di quella violenta masturbazione. Era la prima volta che mi toccava i seni e che vedeva il loro splendore, ero orgogliosa di loro che oltre alla loro forma a coppa, erano adornati da splendide gemme, grosse e pronunciate.
Sentivo male, non ero abituata a simile forza su di loro, ma lentamente mi piaceva sempre di più, quel dolore che inizialmente mi toglieva il fiato, si trasformò in scosse di piacere in tutto il corpo… senza rendermi conto, mi lasciai andare in dietro e verso di lui, mi appoggiai al suo petto, ed alzai il volto tenendo la bocca aperta, come per essere baciata.. ma purtroppo Lui non lo fece, rimase concentrato sul mio corpo.. mi sentii sollevare da terra da quelle mani serrate sui seni, credetti volesse staccarmi i capezzoli dal petto, non potendo più resistere mi alzai sulle punte dei piedi per sentire meno dolore, rimanendo prigioniera delle sue braccia forti..

_Ti prego fai pianooo… Ti pregooo…mi piace sssiiiiiiiiiiii…..
Mmmmmmmmmmmmmmmmmm…
Ahhhhhh…Siiii ancoraaaa… Ahhhiiiiiiaaaaa…..Siiiiiiiii…. Fammi godereeee…._

Gli sussurrai la mia eccitazione, volevo le sue mani tra le gambe e non mi importava più niente della commessa e di cosa avrebbe pensato nel sentirmi, non mi importava più niente se quello che stavo facendo erano le corna del mio ragazzo , non mi importava se mi stavo comportando da puttana: Lo volevo!
Tra le gambe, ancora quelle mutandine ormai bagnate e nemiche del mio desiderio, sentivo quel bisogno di essere toccata, quel bisogno di essere nuda con le sue mani nel mio sesso, come quel bellissimo film vissuto qualche sera prima al cinema:
Invece si fermo di scatto, mi afferrò i polsi e li uni’ come volesse legarli, poi con la mano libera mi abbasso le mutandine fino alle caviglie, le sfilo via da sotto i piedi e le avvolse intorno ai polsi immobilizzati..
Voleva possedermi e le mie mutandine usate come lacci ai polsi divennero sue alleate..
Ebbi paura!
Passai dallo stato di eccitazione più travolgente a quella di terrore che potesse farmi del male, volevo piangere e scappare via, avrei voluto essere sul comodo divano di casa come la sera prima, quando fantasticavo con la mia eccitazione, invece ero lì, preda di quell’uomo forte e legittimato a usarmi come preferiva, che credevo di conoscere e di controllare, in un momento di follia gli avevo pure detto di farmi godere, di continuare a fare quello che gli piaceva fare, ora quel maschio maturo e virile si stava prendendo quello che gli avevo offerto.. con i polsi legati e bloccata dalla sua fisicità, lo sentivo muoversi come se si stesse sbottonando, come se cercasse l’elastico degli slip, come se volesse liberare quel membro eccitato dai pantaloni: mi usci un gemito di paura, mi sentivo una stupida, mi ero cacciata in un guaio più grande di me, lo avevo cercato più volte ed avevo accettato la follia del suo invito, un attimo prima desiderosa di fare qualsiasi cosa, adesso tremante e vigliacca, tanto da non riuscire nemmeno a dire un “basta!”: passarono dei secondi in cui Lui non fece nulla ed io con il cuore impazzito dalla paura aspettavo da un momento all’altro che il pene di quell’uomo entrasse prepotente e sfondasse la mia giovinezza..
Ma proprio in quel momento, le sue mani mi accerezzarono la pancia, per poi scendere tra le gambe e passare dietro, sulle natiche.. Con tocco leggero prese a massaggiarle, schiudendole leggermente e facendomi sentire il caldo del suo respiro.. cosa voleva farmi..? Non riuscivo a dire nulla, a capire nulla, le sue mani più decise, afferrarono completamente i piccoli glutei, grosse e forti li strinsero come volerne estrarre il succo, mi sentii allargare e bagnare in mezzo.. qualcosa di viscido scorreva caldo! Umido! Scendeva lungo il solco del sedere e risaliva… Mi piaceva, non mi ero ancora tranquillizzata ma quella sensazione mi piaceva, non sapevo dove mi avrebbe portata, però mi piaceva.. quel calore che riscaldava i miei sensi, il viscido della saliva che solleticava la pelle…e poi… quel tocco…. Quel tocco nel buchetto!
Mi fermai di pensare, di provare, di respirare.. mi irrigidii e lui si accorse, ci sapeva fare quel bastardo, si fermo per un attimo, forse raccolse più saliva dalla bocca e ritorno li, lo sentii sopra, proprio all’ingresso, ruotava fradicia intorno, poi di nuovo ferma nel mezzo ed iniziò a spingere con delicatezza.. mi piaceva! La sua lingua mi piaceva, non mi ero mai fatta leccare il sedere fino a quella sera, perché solo l’idea mi dava fastidio, ma lui mi piaceva! Era bravo, mi stava massaggiando con la punta della lingua, mi dava piacere, a tratti si fermava e spingeva, poi raccoglieva ancora saliva e continuava.. mi sentivo stupida, stupida ad aver creduto di essere vittima di chissà quale violenza, mi rilassati e mi venne istintivo chinarmi in avanti, per sentire di più, volevo agevolarlo, vedere fino dove mi avrebbe portata…
Mi abbassai in avanti e subito mi disse “Brava Bea”, poi afferrò meglio i glutei e li allargo ancora di più, inizialmente avvertii un po’ di fastidio, ma quando avvicino nuovamente la bocca ed il suo fiato caldo, sentii qualcosa insistere e farsi strada, quella lingua esperta stava entrando, forte! appuntita! ero bagnata, mi aveva preparata bene e adesso la sentivo entrare ed uscire, dura! incontenibile! Scopava! Mi scopava il culo! Mi provocò una piacere immenso, completamente diverso da farmi leccare davanti.. e gli sussurrai timidamente:

_continua ti pregooo, daiiii.. ancoraaaa…_

Lo sentii sputare e ancora più saliva colarmi sulle labbra, volevo sentire ancora la sua lingua mi chinai di più in attesa del suo ritorno, poi lui mi chiese:

“Bea, ti piace questo?

_Siiiiiiiiiiiiiìiiiiiiiiiiii……………._ risposi….

Avevo voglia di Lui, con quel modo così adulto, virile, capace, Lui che sapeva gustare ogni centimetro del mio corpo come mai mi era successo, perché mai avevo conosciuto così intimamente un uomo maturo, sempre di più cresceva in me la voglia di essere posseduta, quella paura di essere abusata, forzata, violentata poco prima, si era dissolta nell’aria di quel piccolo spogliatoio, non mi importava più con chi ero e cosa mi stava facendo, la voglia era irrefrenabile, volevo sentirlo sempre di più, volevo che entrasse dentro di me… ma non gli dissi nulla, tenni quel desiderio nascosto, senza un perché…
Mi slegò le mutandine dai polsi, mi fece girare verso di lui e si accucciò davanti a me.. di nuovo il suo respiro caldo, le sue labbra umide, la sua lingua forte, calda e bagnata ancora sul mio corpo, con una mano mi allargo le gambe e risalì le coscie, poi allargo delicatamente le labbra della vagina e scoprì il clitoride.. la lingua esperta lo esplorò, circondandolo ed accarezzandolo delicatamente, io con le tempie sempre più calde, il respiro affannoso e la bocca aperta, afferrai i capelli di quell’uomo che sapeva prendermi, che sapeva farmi godere, che sapeva quello che volevo.. stavo ferma a gambe divaricate davanti a lui, sapevo che a breve avrei raggiunto quell’orgasmo tanto desiderato, quel pericoloso orgasmo da dover vivere in silenzio, poi arrivo quel dito, grosso, lungo e meraviglioso, mi sentii allargare, riempire, penetrare in profondità, mentre la lingua proseguiva quella fantastica vibrazione sul clitoride.. iniziai a tremare, le gambe non mi reggevano più, mi lasciai andare fino a sedermi su quel divino movimento, iniziai a godere..ed a tremare.. godere e tremare .. godere…e….

Gnniiiiiiiiiaaaaahhhhhh……uuuuuuuuuuu……….ssssssiiiiìiiiiiiiiii…..ah.. ah.. ah.. ahhhhhhhhhhhhh…….

Sussurrai all’aria l’orgasmo appena raggiunto, rimase in me le maggior parte della tensione che non potei sfogare come volevo, provocandomi una specie di crampo allo stomaco.

“Brava Bea, brava!” Mi disse…

Poi si alzo in piedi ed io crollai esausta sulla panchetta alle mie spalle, rimasi a fissarlo, ero completamente affascinata da quell’uomo che neanche si era spogliato, quello che mi aveva fatto fare all’interno di un negozio del centro commerciale e dentro quel camerino era impensabile, ma lo avevo fatto ed ero estasiata… Mi disse ciao, aprì la sottile porta ed uscì velocemente..
Mi rivestii velocemente mentre avvertivo ancora il calore dell’orgasmo provato, l’odore di sesso intorno a me, il profumo di dopo barba, avrei voluto restare ancora lì a godermi tutto questo, ma non potevo. Uscii velocemente dalla cabina, rimisi al loro posto gli indumenti che avevo preso da provare e mi diressi verso l’uscita, cercando di non attirare l’attenzione:
– non andavano bene ? –
La ragazza che mi aveva notata entrare mi rivolse la parola, si avvicino e sorridendomi mi disse: – dev’esserci parecchio caldo nelle cabine per la prova vestiti…- Forse aveva capito quello che era successo la dentro e provo’ a farmi sentire in imbarazzo.. ma in quel momento nulla avrebbe potuto rovinare il ricordo di quelle fantastiche emozioni provate qualche minuto prima: Non le risposi ed uscii velocemente, evitando qualche altro cliente dallo sguardo stranito.. Prima di raggiungere la fermata dell’autobus trovai il modo di specchiarmi e capii l’affermazione della commessa, avevo il viso sconvolto ed i capelli in disordine, “come se avessi fatto sesso sfrenato”, ma non mi importava, mi sentivo leggera e distante dalla tensione che mi aveva turbata giorni prima, appagata dal rapporto sessuale appena avuto e felice di aver incontrato nuovamente quell’uomo maturo. Ogni passo verso casa mi ricordava Lui, avvertivo un piacevole dolore al seno, quei capezzoli ancora gonfi mi sembravano più pesanti, più ingombranti, il contatto con il reggiseno mi procurava fastidio, dolore, che si tramutava in piacere, eccitazione, tanto sensibili da temere qualsiasi contatto, sfregamento tra i passeggeri dell’autobus e ad ogni fitta il piacevole ricordo di quella mani su di me..
Arrivai a casa, salutai velocemente e mi buttai sotto la doccia, la spugna naturale imbevuta di sapone accarezzava la pelle, percorreva il corpo delicatamente, come se avesse il timore di rovinarlo, iniziando dal collo per scendere sul petto, indugiare sui seni doloranti, continuare sulla pancia, attraversare il pube.. i riccioli.. il sesso.. e poi ancora.. fino a lasciare che il getto d’acqua ripulisse il dolce peccato: infilai l’accappatoio, mi diedi una veloce pettinata e legai i capelli, indossai una tuta molto comoda senza niente sotto e andai in salotto sul divano: il contatto dei capezzoli doloranti con la felpa mi dava ancora fastidio, qualsiasi movimento lo sentivo su di loro, qualsiasi movimento ricordava quei momenti e mentre la TV trasmetteva il tg regionale, sentivo ancora sul mio corpo le sue mani, la sua lingua: era diverso da quando rientravo a casa dopo aver fatto l’amore con il mio ragazzo, questa volta ero stata con un uomo, un uomo che mi faceva sentire donna.. un uomo che mi stava facendo crescere: ma quello che più mi dava piacere, era non sentirmi colpevole..avevo scelto di vivere quell’ esperienza consapevolmente e con la passione di una giovane donna. Pensai a Lui tutta la sera ed i giorni successivi, vivendo la vita sentimentale e lavorativa come al solito, ma decisa a non rinunciare alle sensazioni che ancora avrebbe potuto regalarmi, decisa a frequentare ancora quel mondo.. il nuovo mondo di Bea.
Dopo cena mi chiamò Marco, voleva che uscissi per andare a bere qualcosa, voleva fare l’amore, ma io gli dissi che non stavo bene, che avevo mal di testa, che avevo avuto una giornata impegnativa e che sarei rimasta a casa.. mi dispiaceva non vederlo, ero innamorata di lui, ma avrei corso il rischio di non essere presente con la testa e sarebbero nati discorsi che non volevo sentire.
Si fece l’ora della buonanotte e mi infilai sotto le lenzuola continuando a pensare all’esperienza appena vissuta, alle riflessioni che mi portarono a contattare Lui, l’uomo sconosciuto, a tutte le domande che gli avevo fatto, alle risposte che non avevo avuto.. ma alle risposte che avevo capito: non disse nulla per aiutarmi, però mi fece rivivere la mia sessualità ancora e liberamente, ancora più intensamente delle prima volta, facendomi capire quanto poco importanti fossero le parole che volevo ascoltare. Mi addormentai con il sorriso, rivolta su un lato ed immaginando Lui dietro di me, custode della mia intimità.

Bea

Mar

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