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BELLA DI GIORNO PER CASO

By 26 Febbraio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Giovedì. Giornata deliziosa. C’&egrave un bel sole caldo e il mio umore &egrave a mille. Io e Lavinia seguiamo una lezione di diritto internazionale sbadigliando per tutto il tempo. Il sole &egrave alto, potente, attraversa le finestre e perfino i muri spessi e grondanti storia dell’Ateneo.
Prendo appunti svogliatamente, ma cerco di concentrarmi: l’esame di diritto &egrave tosto, temo la bocciatura, ogni parola detta dalla prof può diventare preziosa. Lavinia &egrave nelle stesse mie condizioni, vorrebbe seguire ma si distrae spesso anche lei.
La penna spesso si blocca a metà di una frase sul mio foglio, quando la mia mente vola via e perdo il filo del ragionamento logico portato avanti dalla docente. Non &egrave facile, perché con i pensieri son già avanti, verso l’estate ormai prossima, verso la programmazione delle vacanze, verso il mare, la sabbia, i fusti in mutande sul bagnasciuga. E invece mi tocca star qui a preparare l’ultimo esame prima di luglio. Sic!
Guardo un’altra volta Lavinia e lei si piega verso di me. ‘Appena finisce qui scappiamo via’, sussurra. ‘Shopping?’, le propongo. ‘E shopping sia’, risponde lei ridendo.
Fuori, finalmente. Pelle bollente di sole, sotto gli abiti striminziti dell’incipiente estate. Io ho il mio vestitino preferito addosso: una provocazione. Tre strati di voile, in tre diverse tonalità di azzurro. Impalpabile, sexy, con spalline sottili come ragnatele. Sandali argentati, con tacchi sottili e una fibbia minuscola a forma di polipo, che mette in risalto la caviglia. Sono seducente e lo so: lo faccio apposta a vestirmi così, per incantare, per sedurre, per far sognare gli uomini che incontro. Cammino con Lavinia e gli uomini in effetti al mio passaggio si voltano, incantati o, più semplicemente, arrapati.
Devo dire che anche la mia amica fa la sua bella figuretta: poco più bassa di me, e contrastante nei colori e nello stile, ma flessuosa, molto sensuale. Ha seni pieni e tondi, che premono contro una maglia in filo sottile, lasciando intravedere il pizzo del reggiseno. La maglia &egrave infilata nei jeans aderenti, che rivelano un culetto alto, benfatto, fianchi morbidi, e la vita esile resa più evidente da un’alta cintura bianca, di vernice. Lavinia ha i capelli biondo grano, la pelle chiara leggermente ‘sporcata’ di lentiggini dorate., gli occhi blu. Ora la guardo, &egrave proprio bella, sexy. Mi scopro a fantasticare su di lei. mi piacerebbe stringere tra le mani i suoi seni soffici, mi piacerebbe spogliarla ed assaggiarla tutta, infilare le dita in ogni suo anfratto o piega, eccitarla, farmi eccitare da lei. Sono bagnata in un attimo. La fisso, d’improvviso vogliosa, porca. Ha i capelli legati in una coda tiratissima, che le lascia scoperti collo ed orecchie. E’ leggermente sudata sulla fornte: vorrei leccarglielo, il sudore, con la punta della lingua, e poi scender giù, sul viso, sul collo, sul seno, succhiandole i capezzoli fino a farla fremere’.
Mi scuoto dalle mie fantasticherie con la sua voce. E’ davanti alla boutique di Alberta Ferretti, il naso incollato alla vetrina, rapita da un abito da sera splendido: nero, di seta lucente, con un fiore color avorio sulla spalla. Mi incanto anch’io a guardar questo splendore da sartoria. Dietro di noi, due uomini sulla cinquantina ci osservano. Sembrano uomini d’affari. Eleganti, curati. Quello più alto &egrave più brutto, ha un naso grossissimo che gli deforma il volto. L’altro &egrave piacente, ha lineamenti regolari, piccoli occhiali con montatura di metallo, giacca in lino, di buon taglio. Sulla pelle porta le cicatrici di un’acne adolescenziale importante, ma &egrave decisamente un bell’uomo. Entrambi comunque sono raffinati, nient’affatto volgari. Sono in caccia, &egrave chiaro. Ottimo: dalla reazione di Lavinia, potrò capire che tipo &egrave. Non la conosco granch&egrave, siamo compagne di facoltà ma non so com’&egrave fatta, che rapporto ha con il sesso, se &egrave fidanzata o cos’altro. La prendo sottobraccio e le mormoro: ‘Ehi, questi due maschioni ci stanno puntando’.
La sua reazione mi sorprende. Si gira di scatto, fa gli occhiacci ai due uomini, si rigira sdegnata. Poi entra nel negozio. Non so cosa fare, guardo smarrita i due uomini, confusi anche loro. Poi seguo Lavinia nella boutique.
La trovo seminascosta dietro una fila di soprabiti. ‘Ma cos’hai?’, chiedo. ‘Paura’, risponde. Confusamente, mentre la commessa ci guarda un po’ seccata, mi spiega che teme gli uomini: da ragazzina, un collega di suo padre le ha fatto delle avances pesanti, e da allora ha una specie di trauma.
Io penso subito che questa sua diffidenza nei confronti dei maschi potrà aiutarmi nel mio scopo: farmela, e farmela per bene, una scopata da favola con la piccola, raffinata Lavinia. Ma devo esser brava, paziente. Le insegnerò a fidarsi di me, e solo dopo, quando sarà pronta, cera molle tra le mie mani, sferrerò il mio attacco. Tentare un approccio prima sarebbe un errore. Lo farò al momento giusto, e il suo sarà un sì: resa totale, incondizionata.
Al solo pensiero mi bagno di nuovo: devo andar via, adesso, subito, a cercare un cazzo che mi soddisfi. Adduco un pretesto con Lavinia e la saluto, abbracciandola forte: sento il suo seno che preme contro il mio, &egrave un brivido che mi eccita ancor di più. Ommamma, che smania!.
Esco dalla boutique, mi dirigo verso il parco. Chissà, magari un bell’incontro con uno studentello alla ricerca di una sveltina?
Cammino rapida sul viale alberato. Davanti a me, sulla sinistra, c’&egrave il Colonial Bar. Ne esce un uomo, che appena mi vede si blocca. E’ quello di prima, quello con il viso rovinato. Uno dei due manager arrapati. Lo riconosco dalla giacca in lino grezzo poggiata con nonchalance sulle spalle, dai capelli brizzolati che gli scendono sulla fronte. Dallo sguardo che mi spoglia. ‘Ehilà’, esclama, sorridendo. Ma che approccio originale. Me la tiro un po’.
‘Prego?’
‘Si, ora vuoi dirmi che non mi riconosci! Ma se ci siamo appena visti”, mi fa. ‘Anzi, perché la tua amica &egrave scappata? Il mio collega ci &egrave rimasto male, la biondina gli piaceva parecchio’.
‘Aveva da fare’, rispondo. Non capisco dove vuole arrivare. Ha un modo di fare eccessivo, non corteggia, parla diretto, franco, come se già sapesse che può avermi. Ho scritto in faccia che sono alla ricerca di una bella trombata?
‘Bon, dai ‘ prosegue il tipo ‘ peggio per lei. Giorgio &egrave generoso, l’avrebbe pagata bene. vuol dire che non ne aveva bisogno, la mula’.
Strabuzzo gli occhi. Oggesù, ci hanno prese per due puttane. Apro la bocca per replicare, ma lui mi infila un dito sotto la bretellina del vestito e mi sfiora la spalla. E io comincio a tremare. Ha un tocco delizioso. Mi sento impazzire di desiderio. Ho il perizoma bagnato fradicio. E ho voglia di un cazzo dentro la fica. Presto, presto.
‘Sei molto bella ‘ continua l’uomo -, molto bella. non direi quasi che sei una puttana. Quanto prendi?’.
Deglutisco. Oddio, quanto chiedo, quanto chiedo? Sono bella, mi ha detto, quasi al punto da non sembrare una puttana. E lui &egrave ricco. Lo rivela l’abbigliamento, il Rolex d’oro che ha al polso, le scarpe impeccabili. Non avrei mai pensato di prostituirmi’..ma qui c’&egrave una occasione d’oro. Un maschio tutto per me, belloccio, che ha voglia di scoparmi, e che vuol pure pagare! Ma quanto posso chiedergli? Quanto prende una prostituta d’alto bordo? E chi lo sa? Bleffo. ‘Eh’.io costo cara’.
‘L’avevo capito-, replica lui ‘ ed &egrave per questo che mi sono avvicinato. Se devo scopare, voglio farlo alla grande. Non sono il tipo da 200 euro a botta alla ragazzetta presa sulla tangenziale’.
Ok, allora devo chiedere di più, un bel pò di più di 200 euro.
‘Allora secondo te quanto valgo?’, lo provoco.
‘Secondo me sei da’.fatti guardare’.’e mi prende per il braccio e mi fa fare un giro su me stessa, e poi mi blocca, e mi sfiora la pelle morbida delle ascelle e scende piano, fino all’incavo del gomito. Io vibro.
‘Eh, vali molto mi sa’, dice, con voce strozzata dal desiderio. Il gioco mi piace, mi eccito sempre più. E voglio continuare.
‘Fai un’offerta, allora’, lo invito.
‘Possono bastare 800 euro?’.
Dio, 800 euro. per una scopata che, lo so già, sarà splendida.
‘Solo? E che facciamo con 800 euro, un po’ di petting?’
Ride, divertito. ‘Spara, dai. Che c’ho voglia’, mi fa, e poi mi tira a sé per la vita.
‘1.500, e ti do tutta me’, rispondo, mentre lui mi insinua la lingua dietro l’orecchio.
Se gli sembra troppo, non lo dà a vedere. ‘Andiamo’, dice, deciso, e mi prende per mano e mi porta verso la sua auto, parcheggiata proprio lì. E’ un’Audi station wagon nera che sembra un aereo; dentro ha interni in pelle bianca e un computer di bordo da paura. Non sbagliavo, ha un mare di soldi.
Parte di corsa e di corsa percorre viale Garibaldi. ‘Perché non mi massaggi un po’ il cazzo mentre guido?’, mi chiede.
Io lo faccio, lo faccio perché mi va, perché quest’uomo &egrave bello e ha un buon profumo, perché ho voglia di scopare, perché &egrave simpatico e seducente. E il fatto che mi pagherà 1.500 euro &egrave l’ultimo dei miei pensieri.
Tendo un braccio verso di lui e poggio la mano sul suo corpo. Il suo pene si fa sentire subito sotto la stoffa leggera dei pantaloni. E’ pieno, teso. Guizza sotto la mia mano. Lo accarezzo con il palmo aperto, muovendolo su e giù. Poi attraverso il tessuto percepisco la cappella e la prendo tra due dita, la premo, la stuzzico. Lui sorride. ‘Sei bravissima’, dice con voce roca.
Entra con l’auto in un largo cortile, aprendo il cancello con un telecomando. Ci sono altre auto parcheggiate, ma sembra non ci sia nessuno.
‘Tranquilla ‘ mi fa ‘ &egrave il parcheggio della mia azienda, e a quest’ora gli operai sono tutti al lavoro’.
Ferma l’auto sotto una tettoia di canne. ‘Così siamo all’ombra’, dice, accarezzandomi il viso. Mi scosta i capelli dal collo e poi mi bacia, là dove la pelle &egrave più calda. ‘Quanto odori, cazzo’, mormora tra i miei riccioli.
Io lo abbraccio e poi torno a strofinargli il pene, ancora imprigionato nei pantaloni. ‘Spogliami dai, vediamo come me lo succhi’, mi chiede.
Gli apro i pantaloni e il suo cazzo spunta fuori, fiero. Lo prendo in bocca. Sa di buono, di pulito. Ci gioco un po’ con la lingua, leccando la testa, soffermandosi sul frenulo, stringendo la punta fra le labbra. L’uomo geme, mi tira i capelli facendomi fare su e giù con la testa. Mi guida in un pompino da favola, con il suo cazzo sempre più grosso e rosso e lucido. Finch&egrave, all’improvviso, mi tira con forza i capelli per fermarmi.
‘Basta, sennò vengo ‘ dice in un soffio ‘ e 1.500 euro per un bocchino sono francamente un po’ troppi’.
Rido e mi ricompongo, rassettandomi i capelli e rimettendomi al mio posto; ma lui ha voglia di me, adesso.
Mi tira a sé e cerca il mio sesso mettendomi le mani sotto l’abito. ‘Questo vestitino leggero ‘ sussurra ‘ me lo ha fatto rizzare da subito. Pure 5.000 euro t’avrei pagato, per vedere cosa c’&egrave sotto’, e solleva la stoffa e si blocca davanti al mio pube.
Ho un perizoma di pizzo color crema, e i ciuffetti di peli si sono infilati tra le trame ricamate. ‘Cazzo, cazzo ‘ dice l’uomo, fissandomi il ventre come ipnotizzato ‘ cazzo quanto sei bona’. Sfiora i miei peli, che maliziosi spuntano dal pizzo, li tira un po’. Mi mette una mano tra le gambe. ‘Come sei calda’, mi sussurra tra i capelli, palpeggiandomi l’inguine e il monte di venere. Mentre mi tocca con una mano, con l’altra abbassa il mio sedile, finch&egrave mi trovo stesa sotto di lui.
E’ rapido a sfilarmi lo slip. Lo butta sul sedile di dietro e riprende le sue carezze. Io sono pronta, aperta, mi infila facilmente un dito nel sesso e comincia a farmi un ditalino. Bellissimo. Assecondo il suo massaggio inarcando i fianchi. ‘Quanto sei bona ‘ commenta lui ‘ senti che fica bagnata, senti che fica aperta. Sei proprio bona’.
Scende fino alla mia pancia e si diverte un po’ a masturbarmi guardandomi la fica. ‘Che bello ‘ mormora ‘ il mio dito entra ed esce da te ed &egrave sempre più bagnato. Hai una fica enorme, e bagnatissima. Sei bona. Cazzo, quanti peli che hai’, e così dicendo li sposta con due dita, per guardare meglio. Io sento il familiare calore dell’orgasmo che arriva e mi attacco alla sua mano. Dimeno il bacino e ondeggio e comincio a gemere e mugolare. ‘Oddio vengo” mmmmmmmhhhhmmm’.. ohhhhh”’ vengo, sì, vengo” sì sì’.. mhhhhmmm mhhhhmmmmm, vengo vengo, sì vengo ooohhhh ohooohoh ooooh’, ed esplodo di piacere, mentre lui continua a sditalinarmi all’impazzata.
Dopo, mi rilasso sul sedile, ma lui non mi dà tregua. ‘Girati, voglio il culo’, ordina. Io ubbidisco. Non ho voglia, son stanca, ma questa situazione mi piace, mi sento molto porca. Mi sollevo l’abito e lo sfilo via, posandolo sul cruscotto. Poi mi metto alla pecorina sul sedile, sollevando il culo verso di lui.
L’uomo sale dietro di me e intravedo il suo pene un po’ floscio. Mi prende i seni tra le mani e comincia a massaggiare e strizzare e strofinare, e quando il suo pene &egrave di nuovo bello rigido, mi incula senza perder tempo. Mi penetra da dietro con forza, sento i suoi testicoli sbattere contro di me. Mi mette una mano tra le cosce e cerca il clitoride, lo stuzzica con un tocco dolce ed esperto, mentre mi scopa il culo vigorosamente. E io sono eccitata e fremo di piacere. Il mio ‘cliente’ conosce il sesso, eccome. Scopa bene, attento a darmi piacere, ma senza trascurare il proprio.
Il mio grilletto si scalda e si gonfia sotto le sue dita, e sento avvicinarsi ancora l’orgasmo ma lui si stacca da me, si prende il cazzo fra le mani e se lo stringe. ‘Non voglio ancora venire’, spiega, e continua a frenare il proprio orgasmo, me contemporaneamente mi ha messo due dita nella fica e me la massaggia, ‘tanto per tenerti calda’, spiega.
Dopo un paio di minuti, nei quali la mia fica si &egrave così bagnata che le dita dell’uomo provocano uno sciacquettìo imbarazzante, il suo pene &egrave tornato allo stato normale. Lui abbassa il sedile su cui &egrave seduto e mi chiede di salirgli sopra.
Eccitatissima, salgo. Nuda, sudata, con la fica scivolosa, mi calo su di lui e comincio a montarlo. E’ una sensazione stupenda, mi pare di non aver mai desiderato così tanto il cazzo di un uomo. Comincio a muovermi, cercando di sentire bene l’oggetto di piacere che sto cavalcando. Lui mi fissa ipnotizzato, stringendomi i seni. Salgo e scendo sul cazzo sempre più duro, ogni volta spingendomi più in avanti, per sentirne la pressione anche sul clitoride. Sono bollente e vogliosa, ho bisogno di sentirmi strofinare dentro, ho un calore, una smania da impazzire. Sono io che sto scopando lui, ormai, che &egrave bloccato nella morsa delle mie gambe, impegnato a soddisfarmi. La mia fica &egrave fuoco, &egrave una caverna bollente e avida che stringe e si contrae, e quando l’orgasmo arriva &egrave una liberazione, per me e per lui. Urliamo insieme, ci tocchiamo i volti e ci stringiamo le mani. E’ un muoversi e gemere insieme, alla ricerca del piacere perfetto, quello che arriva in contemporanea, impetuoso, come una cascata di lava bollente. Gridiamo e ci lecchiamo gli occhi e le guance e ci baciamo.
Sembra quasi amore. Alla fine, restiamo in silenzio, quasi imbarazzati dal coinvolgimento di pochi istanti prima. Lui mi accarezza i capelli, infilando le dita tra i riccioli inanellati. Scende con un tocco leggero verso il seno ancora palpitante, mi sfiora un capezzolo. Si avvicina a me, si appoggia con la testa sul mio grembo. Accarezza di nuovo il seno, mi tocca le labbra, poi si gira dall’altro lato e rivolge di nuovo le sue attenzioni al mio sesso. Giocherella con i peli che si arricciano, un po’ appiccicosi tra il suo sperma e i miei umori. Mi solletica l’ombelico, mi bacia la pancia. Sembra quasi amore.
Poi sono io che mi accuccio sul suo petto e lo accarezzo. Sfioro il suo viso e sento sotto le dita i buchi della pelle. Mi intenerisco. Lo bacio sulla bocca e lui fa altrettanto, giocando con il mio labbro inferiore. Lo mordicchia teneramente, lo succhia. Mi sorride, col viso e con gli occhi. Sembra quasi amore.
Passano alcuni minuti, poi lui si solleva e comincia a rimettersi a posto. Io lo imito. C’&egrave un silenzio un po’ strano. L’uomo mi fa un’ultima carezza ai capelli poi tira su i sedili: prima il suo, poi il mio. E senza dire una parola mette in moto l’auto e partiamo. Mutismo assoluto mentre la città scorre rapida dal finestrino, ancora più assolata, ancora più calda. E’ quasi l’una quando ci fermiamo davanti al Colonial Bar. Apro lo sportello per scendere. Non ci siamo scambiati neppure una parola per tutto il tragitto.
L’uomo mi prende il polso. ‘Aspetta ‘ dice ‘ i tuoi soldi. Te li do subito, ho i contanti’.
Lo guardo. E’ proprio un bell’uomo. Porterò sempre con me il ricordo di questa scopata fantastica. ‘Lascia stare ‘ gli dico -. Avevo dimenticato di dirtelo: hai sbagliato, io non faccio la prostituta’.
Lo lascio immobile, a bocca aperta, nella usa lussuosa macchina, e mi allontano lentamente, un po’ traballante sui miei tacchi color argento.

Gioialuna

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