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Casa al mare

By 9 Gennaio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

‘E’ qui’ disse Clara, fermando la macchina in un vialetto chiuso tra due siepi di ligustro. Pioveva e intorno non c’era anima viva.
‘Ci fermiamo solo un momento’ aggiunse. Scesero dalla amcchina e si avviarono verso il porticato davanti alla casa. Clara tirò fuori le chiavie e aprì. Dentro, stagnava un odore di chiuso.
‘Sono due mesi che non ci metto piede’.
La casa, una volta accesa la luce, apparve subito molto grande, con una bella vetrata sul mare.
‘Dovresti vedere c’estate, che spettacolo!’ esclamò Clara, da un’altra stanza.
Lara si avvicinò alla vetrata. Nel giardino era buio, ma si intravvedevano sagome di alberi di pino e si sentiva il rumore delle onde che sovrastava al pioggia. ‘Ci credo’ disse.
Poco dopo Clara riapparve con due borse piene nelle mani. ‘Scusa per questa sosta, ma dovevo proprio prendere delle cose. Sai, fuori stagione le case vengono regolarmente visitate dai ladri, per cui cerco di non lasciare mai oggetti di valore durante l’inverno’. Posò le borse vicino alla porta. ‘Dài, vieni a dare un’occhiata fuori, &egrave bellissimo adesso che &egrave smesso di piovere’.
Lara si lasciò condurre in giardino. Sotto l’ombrello dei pini quasi non si avvertiva la pioggia. ‘Il mare &egrave lontano?’.
‘Macch&egrave. E proprio qui davanti’.
Clara allungò il passo lungo un sentieor di aghi di pino. Nemmeno una ventina di passi e si affacciarono sulla spiaggia. Il fornte delle onde era ancora molto distante; si sentiva rumoreggiare in lontananza e si vedeva la linea bianca della schiuma ribollente.
‘Il mare &egrave stupendo in questa stagione!’ disse Clara. Si sfilò le scarpe e prese a correre sulla sabbia umida. Lara la seguì, con meno entusiasmo.
Conosceva Clara fin dall’infanzia. Erano cresciute insieme, figlie di amici comuni, e solo crescendo si erano un po’ perse di vista, pur continuando a frequentare gli stessi ambienti. Del resto, vivevano in una piccola città, prvenivano entrambe da famiglie ricche ed era anturale che finissero spesso epr incrociarsi.
Quel giorno, però, si erano incontrate per puro caso, all’aeroporto di Roma. Clara aveva accompagnato suo amrito, Lara rientrava da un breve viaggio d’affari. Naturalmente, Clara ‘ che era venita in machcina ‘ si offrì di accompagnare Lara fino a casa.
‘Saremo in città prima di mezzanotte’ precisò mentre filavano sull’autostrada ‘Però, lungo la strada, devo fermarmi un attimo nella mia casa al mare, in maremma”.
Un attimo un po’ lungo, pensò mentre seguiva Clara sulla spiaggia. Sbadigliò. Era stanca del viaggio e non vedeva l’ora di mettersi a letto. Ma certo, quel paesaggio era splendido. Una baia circondata da dolci colline, boschi, e quasi nessuna abitaizone intorno. Solo vento e rumore del mare.

La prima goccia le raggiunse sulla linea del bagnasciuga. Sembava uno schizzo d’onda. Invece era un acquazzone di quelli seri. Cominciarono a correre, ma la casa era più lontana di quello che immaginavano. Quando chiusero la vetrata scorrevole dietro di loro, era tutt’e due zuppe fradice.
Clara crollò ridendo sul divano. Anche Lara si sentiva allegra nonostante tutto.
‘Mi &egrave preso freddo’ disse stringendosi le braccia al corpo.
‘Vieni’ suggerì Clara. Andò in bagno e accese un termoventilatore che in pochi minuti riscaldò il piccolo spazio. ‘Dài, togliamoci questa roba prima che ci prenda un accidente’ disse slacciandosi la cintura dei pantaloni.
Lara prese a sbottonarsi la camicia.
‘Ci credi che ho persino la biancheria fradicia?’. Clara si tolse il golfino e la maglia e li lasciò cadere a terra. Sotto indossava un reggiseno di pizzo nero e dai pantaloni slacciati spuntava un perizona, anch’esso nero. ‘Anche tu, immagino’.
‘Un po” rispose Lara. Finì di sbottonarsi e appese la camicetta all’appendiabiti. Si asciugò i capelli con un asciugamani mentre l’altra si sfilava i pantaloni e li buttava sugli altri indumenti bagnati.
Clara sentì lo sguardo dell’amica e fece un sorrisetto. ‘Mi piace l’abbigliamento sobrio, ma sotto’ voglio qualcosa di provocante’.
‘Per tuo marito?’.
‘Figurati. Quello pensa solo agli affari’.
‘Per un altro allora?’.
Lei alzò le spalle. ‘Può sempre capitare, no?’.
Lara la fissò, sorpresa. ‘Lo tradisci?’.
‘Finora non l’ho mai fatto. Però ultimamente ci sto pensando’ Spero di non averti scandalizzata!’.
Lara scosse la testa, mentre si toglieva i pantaloni. ‘Per niente. Del resto sei ancora una bella donna’
‘Macch&egrave! Sono troppo magra’ rispose Clara battendosi sui fianchi.
Lara guardò lo specchio dove entrambe erano riflesse, due donne non giovani ma belle: lei mora, capelli lisci, forse appena più pienotta dell’altra, Clara bionda, un taglio corto che esaltava una certa aggressività, sottolineata dalla corporatura asciutta e nervosa.
Clara scoppiò a ridere. ‘Vieni di là che cerchiamo qualcosa di asciutto da metterci’.
Vestiti nell’armadio non ne mancavano, anche se era soprattuttto roba estiva. Clara aprì ante e cassetti, sparpagliando gli indumenti sul letto; per sé scelse una gonna larga color panna, una maglia, un cardigan. Lara prese un paio di jeans e una camicia bianca.
‘Sull’intimo decido io” disse Clara, infilando fra le dita uno slip rosso semitrasparente. E quando l’altra fece cenno di no, aggiunse: ‘B&egrave provalo, almeno’.
‘D’accordo. Vado in bagno a cambiarmi’.
‘Puoi farlo anche qui’.
Lara annuì e sedette sul bordo del letto dando le spalle all’amica. Sfilò il reggiseno e calò le mutandine, piegandole e mettendole da un lato.
‘Me lo passi?’ chiese senza voltarsi.
‘Certo’ disse Clara, che si distese sul letto per allungarle la biancheria. ‘E non fare la timida! Se sei imbarazzata me ne vado”.
Lara la guardò da sopra la spalla, con un sorrisino.’Non ci far caso. Un residuo adolescenziale’. Si lasciò andare a pancia in giù, sul letto. ‘Di quando ci prendevamo in giro per le tette piccole’.
‘Sì, mi ricordo. E a me sono rimaste piccole’.
‘Piccole, ma sode. E hai davvero un bel sedere’.
Clara le diede una pacca su una natica. ‘Anche tu non sei messa male. Tette e culo fanno impazzire tutti i maschietti’.
Lara si girò su un fianco. ‘Sì? Pensavo che smaniassero per questa…’ disse facendo scivolare la mano sotto l’ombelico, fino a sfiorare la striscia di peli scuri sul ventre.
La dita di Clara, strette sulla stoffa delle mutandine rosse, si aprirono e scivolarono su pochi centimetri di lenzuolo, verso di lei. Rimasero immobili, così vicine alla sua pelle che ne poteva sentirne il calore. Incontrò gli occhi dell’amica: uno sguardo intenso, ironico, enigmatico. Dopo un attimo Clara ritrasse la mano e Lara raccolse la biancheria.
‘Credo che dobbiamo andare ora’ disse, infilandosi le mutandine.

Il bagliore fioco dei fari era stato un gran brutto segno, appena uscite di casa. Girò la chiavetta, ma il motorino d’avviamento emise un debole lamento che non produsse alcun risultato.
‘La batteria &egrave andata’.’ Mormorò Clara. Provo a girare ancora una, due volte, ma non c’era niente da fare.
‘Proviamo a spingere, forse va in moto’ suggerì Lara.
C’era una breve discesa, durante la quale Clara cercò disperatamente di far andare il motore. Niente. Alla fine, la macchina si arenò al lato di una strada deserta, in piena campagna.
‘Che si fa?’.
Clara scosse la testa. ‘Dobbiamo aspettare domani mattina. E’ l’unica’. Sospirò. ‘Sono stata davvero una scema”.
Lara non disse niente. Aprì la portiera e la richiuse con un colpo secco. ‘Torniamo alla casa’.
In quel momento, un furgoncino sgangherato passò accanto a loro, rallentando.
Clara si sbracciò. ‘Ehi! Ehi, ferma! Abbiamo bisogno di aiuto’.
Il mezzo frenò bruscamentre e si fermò a una decina di metri da loro. Scesero due ragazzi, entrambi sui vent’anni. Uno basso, coi capelli rasati, l’altra più alto e slanciato, biondo. Fu affare di pochi minuti. Due cavetti di collegamento fra le batterie, e subito la macchina si rimise in moto.
‘Bene’ disse il ragazzo biondo, mentre chiudeva il cofano. ‘E’ tutto a posto’.
‘Grazie ragazzi.’ Clara allargò le braccia. ‘Non so davvero come ringraziarvi. A proposioto..io sono Clara’.
‘Mario’.
‘Antonio’ si presentò l’altro. Tese la mano, ma subito la ritrasse. ‘Mi sono sporcato trafficaneo intorno al motore. Non sai dove potrei lavarmi le mani?’.
‘Puoi venire su da me. Che ne dite? Ci beviamo qualcosa?’.
Lara trattenne uno sbadiglio e non disse niente. I ragazzi accettarono.
‘E’ una casa per le vacanze, non so nemmeno cosa &egrave rimasto da bere’ disse Clara, mentre entravano.
Tornò dalla cucina con quattro bicchieri che posò sul tavolino insieme a una bottiglia di wiskey mezza vuota e due confezioni di the freddo.
‘Un bel posticino’ disse Mario. ‘E’ vostro?
‘E’ mio’ rispose Clara. ‘E voi, siete di queste parti?’.
‘No. Stiamo andando in Spagna per qualche settimana’.
‘Bella la Spagna”.
Lara partecipò poco alla conversaizone. Era stanca e quei due ragazzi li sentiva estranei. Clara invece sembrava divertirsi. Continuava a versarsi da bere, e ne versava anche a loro. Pareva avere un feeling soprattutto con Mario, mentre Antonio più che altro se ne stava zitto, e ogni tanto le lanciava delle occhiate. All’inzio erano semplici sguardi sfuggenti, ma col tempo cominciarono ad assumere un significato diverso, che la faceva sentire a disagio. Quel ragazzo la stava osservadno con una specie di annoiato interesse, come se non aspettasse che il momento opportuno per allunganre le mani.
Forse erano paranoie da stanchezza, ma di sicuro non era una paranoia il modo in cui Mario stava parlando addossato a Clara, una mano sul ginocchio di lei.
In che situazione ci siamo messe? pensò.
‘B&egrave, noi dovremmo andare, vero Lara?’ disse finalmente Clara.
Lara si alzò in piedi quasi di scatto.
Mario si strinse ancora di più a Clara. ‘E ci lasciate così?’. Alzò gli occhi verso l’amico, e poi si chinò a baciare Clara sulla bocca.
‘Ehi! Non ti allargare adesso”.
Lei si alzò in piedi e fece un passo indietro, scontrandosi con Lara. Anche Mario era in piedi. Antonio abbracciò Lara, da dietro.
‘Mi spiace per voi, ragazzi, però dobbiamo lasciarvi. Chissà quante ragazze troverete in Spagna..’.
‘MA stanotte siamo soli’ disse Mario, tentando ancora di baciarla.
‘Perché non vi divertite tra voi, allora?’.
Lara lo capì subito, che l’amica non avrebbe dovuto dirlo, prima ancora di sentire la voce alterata di Amrio che gridava: ‘Cosa?! Ci hai preso per froci?’, prima perfino di percepire l’irrigidirsi delle braccia di Antonio itorno al suo corpo. Una battuta sbagliata, una frase infelice.

‘Eh? Ci avete preso per due finocchi?’.
Clara cercò di spintonarlo via ma lui l’afferrò per le braccia e la tenne ferma.
‘Ora te lo faccio vedere io, se siamo froci o no’.
‘Aspetta, lei scherzava” intervenne Lara, ma Antonio la bloccò ancor prima che Mario le intimasse di stare zitta.
‘Vieni Antò, portiamole in camera”.
Lara si sentì trascinare, mentre ascoltava Clara che urlava: ‘Lasciami bastardo! Lasciami andare!’. Si trovò stesa sul letto e subito dopo anche l’amica venne spinta accanto a lei.
‘Ragazzi ora calmatevi’ disse.
Mario e Antonio erano in piedi vicino alla porta chiusa. Si tolsero maglione e canottiera e scalciarono via le scarpe.
‘Calmarci un cazzo. Adesso vi scopiamo per bene, ok?’.
Mario afferrò l’orlo della gonna di Clara e gliela sollevò, mettendo in mostra un paio di assurde mutandine quasi trasparenti che lei aveva scelto solo un paio d’ore prima. Lara sentì la risatina del ragazzo. Si alzò e si strinse ad Antonio. ‘Possiamo divertirci tutti insieme, se state tranquilli’ gli disse a bassa voce. Il ragazzo le strinse le mani sui fianchi.
‘Mario &egrave un po’ esaltato ma &egrave innocuo’ disse Anto’, e la bacio sulla bocca. Lara strinse le labbra, ma subito dopo le socchiuse, permettendo alla lingua del ragazzo di scuvolare sulla sua lingua. Chiuse gli occhi. Le dita di lui le stringevano le natiche. Era tanto che non faceva sesso con qualcuno che non fosse suo marito. Era tanto che non faceva sesso con nessuno. Perché non lasciarsi andare se la situazione aveva preso quella piega?
Quando lui cominciò a sbottonarle la camicetta lo lasciò fare; sentì le mani che entravano sotto il tessuto, si aggrappavano ai seni e giocavano con in capezzoli. Si rese conto che si stava eccitando. Certo, non avrebbe dovuto essere lì, a letto con due uomini, ma già a casa, a sfare le valige, a rispondere alle domande di suo marito. La colpa era di quella scema di Clara, della sua sosta in quel cazzo di casa, della dimenticanza delle luci della machcina, e poi di quell’ultima stupida provocazione’
Aprì gli occhi mentre il ragazzo le stava abbassando i jeans. L’amica era sul letto, senza gonna e con la maglia sollevata all’altezza dei seni nudi. Mario gliela sfilò via senza tante complimenti e quindi le strappò gli slip. Lei scivolò indietro sulla schiena e si rannicchiò contro la spalliera del letto. Il ragazzo si calò insieme pantaloni e mutande. Aveva un corpo muscoloso ma ben proporzionato; il pene gli spuntava da un ciuffo di peli neri, appena inturgidito. Lui sembrava più debole ora che era nudo, ma era una debolezza pericolosa, che deve far male agli altri per negarsi.
‘Girati’ disse rivolto a Clara. Lei non si mosse.
‘Ho detto: girati!’.
L’afferrò per le gambe, rivoltandola a faccia in giù sul letto, poi le passò un braccio sotto lo stomaco e la sollevò fino a piazzarla in ginocchio. Le strinse le mani sulle natiche e le divaricò, mettendo in evidenza le labbra della vagina e il piccolo foro dell’ano. Si inginocchiò dietro di lei, una mano premuta in mezzo alla schiena, l’altra stretta sul pene, per guidarlo.
Mentre guardava, Lara sapeva già dove l’avrebbe diretto. Era implicito nella situazione, nella forma che aveva bruscamente preso la loro relazione; un modo per pareggiare non soltanto l’offesa di poco prima, ma tutto l’insieme di differenze che c’erano tra una rispettabile signora e un ragazzo senza futuro. Un modo come un altro per saldare i conti dell’esistenza. Il grido di sorpresa e di rabbia di Clara le diede la conferma che aveva intuito giusto.
Anche Antonio girò la testa verso il letto. ‘Accidenti! Subito a farle il culo” disse, slacciandosi i pnataloni.
Lara provò un brivido intenso di paura e di eccitazione insieme. Aveva sempre sentito una vaga soggezione nei confronti di Clara, più grande di lei, più sveglia, più bella; qualcosa che con l’età si era attenuato ma mai spento del tutto. Tra loro, era sempre stata l’altra a condurre il gioco. E adesso, invece’
Sul letto, intanto, Clara si era divincolata ed era riuscita a rovesciarsi sulla schiena.
‘Così le fai solo male’ intervenne Lara. Aprì i cassetti del comodino, finch&egrave non trovò quel che cercava. Un flaccone di olio solare, rimasto lì dall’estate. Sedette sul letto accanto a Clara e le disse: ‘Usa questo come lubrificante”.
L’amica sollevò la testa di scatto. ‘No! Quello stronzo non deve nemmeno toccarmi!’.
Lara svitò il tappo e aspirò l’odore di cocco che sapeva di sole e di spiaggia. Non faceva fatica a immaginare l’ultima volta che Clara aveva usato quella confezione: in riva al mare, sotto il sole’ Di sicuro non pensava lontanamente, mentre si spalmava felice, che quello stesso olio solare sarebbe servito in un’occasione del genere.
‘Rilassati, sennò &egrave peggio’ le disse.
La fece stendere sulla schiena; strizzò il flaccone sul palmo della mano e la fece scivolare nel solco della natiche dell’amica, massaggiando in particolare la zona intorno all’ano.
‘Non l’hai mai fatto, vero?’.
‘No’ sospirò Clara.
‘Lo immaginavo. Ora solleva il bacino. Così.’.
Clara si mise nuovamente in ginocchio. Lara scivolò col polpastrello nell’anello dello sfintere, e lo sentì serrarsi contro il dito.
‘Sei troppo tesa’. Le sfiorò le labbra della vagina e si accorse di una debole umidità. Prese il flaccone in mano ‘ un tubo largo qualche centimetro ‘ e lo appoggiò sulla fica dischiusa di Clara.
‘Cosa fai, Lara”.
‘Voglio solo farti rilassare, altrimenti quello ti sfonda, lo capisci?’.
‘Lasciami stare, per favore lasciami stare’ troia!’lasciami stare”.
Lara spinse il flaccone che penetrò a fondo dentro di lei. Lo mosse un po’ avanti e indietro, e si chinò su Clara che teneva la faccia affondata nel cuscino. ‘Sei solo una stronzetta, lo sai? ‘ le disse – Ti sei messa tu in questa situazione, e ci hai messo anche me’ Perciò goditela tutta, io mi tolgo di mezzo.’
Si voltò. I due ragazzi le stavano fissando, Mario sul letto, antonio ancora in piedi vicino alla porta.
Lara si alzò, si avvicinò ad Antonio e lo baciò sulla bocca. Lingua contro lingua. Poi si accovacciò davanti a lui, scivolando con le labbra lungo il suo corpo, dal mento al petto, dal petto all’ombelico, dall’omelico, fino alla peluria del basso ventre. Infilò le dita nelle mutande e gliele abbassò, scoprendo un pene pallido, solcato di vene azzurre.
Dietro di lei, Mario si aggrappava alle spalle di Clara, due dita nella fica, l’uccello che le strusciava tra le chiappe. Tornò subito in perfetta erezione e si appoggiò al buchetto, spingendo per farsi strada. Clara ansimò, urlò. Offese, supplicò. Minacciò. Promise: denaro, prestazioni, silenzio. Lo invitò a soddisfarsi su Lara. Lo chiamò ancora frocio, frocio, frocio.
Lara stava leccando il membro di Antonio, la lingua che esplorava le vene che innervavano quel pezzo di carne rigido, fino alla punta snudata, la bocca che si chiudeva, che faceva pressione, aspirando’
Un grido, secco. Rumori frenetici, un ritmo che accellerava. Altri gemiti, più smorzati.
Lara continuava a succhiare, le dita che artigliavano i fianchi di Antonio. Dopo un po’, sentì il ragazzo che si scostava. Lo vide avvicinarsi alla coppia, mormorò qualcosa. Mario si girò verso di lui. Continuò a muovere il bacino per un po’, quindi si tirò indietro.
‘No, ti prego. Aspetta” disse Clara.
‘C’ha già preso gusto, questa’ sbuffò Mario, strappandosi da lei.
Clara urlò quando il ragazzo si sfilò. Antonio si mise dietro di lei e la penetrò con pochi colpi decisi.
Mario sedette sul bordo del letto, sfinito. Lara gli accarezzò i testicoli, gli strinse il pene umido nella mano. Lui le prese la testa, spingendola verso il basso. Lara spalancò la bocca. Sapore di coco, sapore di uomo e di donna. La lingua cercò la punta, la solleticò. Le labbra si serrarono sull’uccello, aspirando. Lo sentì mugolare di piacere. Si aspettava di sentirlo venire da un momento all’altro.
Antonio sul letto stava sbattendo Clara come se non dovesse mai smettere. Lei ansimava, lui spingeva, le mani strette sui seni di lei.
Lara si fermò, nel momento in cui il calore liquido le invase la bocca. Solo i suoi spasmi la scuotevano, adesso. Aspettò che finisse, poi spinse la testa indietro e sputò tutto sul pavimento. Le dita di Mario continuavano a stringerle i capelli. Lanciò un’ultima occhiata al letto dove Antonio e Clara giacevano uno sopra l’altra, i corpi che sussultavano per le spinte, i respiri rotti, le parole che uscivano smozzicate, brevi frasi di piacere, di rabbia, di desiderio, di riufiuto.
Tra poco, anche lì ci sarebbe stato solo silenzio.

La svegliò il freddo. Si alzò, scostando il braccio di Clara appoggiato contro di lei e a piedi scalzi uscì dalla stanza. La luce del bagno era accesa. Mario ancora nudo era in piedi davanti al vater e stava orinando rumorosamente.
‘Ah, sei tu’ disse voltandosi..
Lei entrò dentro e si sedette sulla tazza.
‘Antonio dorme?’
‘Sì’.
‘Ci ha dato dentro con quell’altra, eh?’.
‘Anche tu, ci hai dato dentro’.
‘Già’ disse sfiorandosi il pene ‘Ce l’aveva così stretto che mi fa ancora male’.
Guardò dal basso l’uccello che pendeva floscio, inoffesivo, insignificante e ricordò i gemiti di Clara solo poche ore prima. Ricordò di averlo stretto tra le labbra, di essersi senitta invadere la bocca e la gola, il corpo intero. Era tutto lì? Lo prese in mano, sotto lo sguardo stupito di Mario, e cominciò a far scivolare le dita su e giù lungo la pelle morbida, fino a sentirlo inturgidirsi.
‘vieni’ disse. Uscì dal bagno, spalancò la porta finestra e corse fuori, nell’aria freedda che sapeva di mare e di pioggia. Mario la seguiva. LA raggiunse tra i pini, poco prima della spiaggia. Lei appoggiò la schiena a un tronco d’albero, aprì le gambe e gliele serrò alla vita. Lui le entrò dentro con un solo colpo. Dentro di lei. Spalancò la bocca in un grido muto. La corteccia del pino le graffiava la schiena; lei piantò le unghie nella pelle di lui e prese a muoversi sempre più forte.
Lo allontanò con una spinta, un attimo rpima che lui venisse. Guardò lo sperma gocciolare alla luce della luna che si affacciava tra le nubi.
Tremava per il freddo quando rirpese il sentiero verso casa.

Clara era distesa sul letto, avvolta nel elnzuolo.
‘Sono andati via’ disse Lara, straiandosi a fianco a lei.
Clara si scostò, senza dire niente.
‘B&egrave, che hai?’. Lara si sollevò sul gomito, per fissarla. ‘Ti fa male?’.
‘No. Cio&egrave sì. Un po”. Sospirò. ‘Spero che mio marito non se ne accorga’.
‘Fammi vedere’. Lara tirò via il lenzuolo.
‘No, dài..’.
‘Adesso non fare la timida, tu. E ricordati che ti ho già vista lì”.
Clara la lasciò fare. Aveva l’ano molto arrossato, ma nessun segno di lacerazione.
‘Sei fortunata, tra un paio di giorni non si noterà più niente In due avrebbero anche potuto sfondartelo, il culetto’.
Clara sospirò e la guardò da sopra la spalla. ‘Non dire di stasera a nessuno, per favore’.
‘Ma no, stai tranquilla. Anche se”. Le accarezzò la schiena fino alle natiche. ”tu non l’avresti fatto, vero? Quanti segreti miei hai mantenuto, eh? Ne avresti parlato a tutte le tue amiche nel giro di qaulche ora.’ Continuò a massaggiarla sulle cosce, sulle gambe. ‘Mi sembra già di sentirti’sapete cos’&egrave successo a Lara? Ha perso la verginità posteriore, poverina”.
‘Non &egrave vero, lo sai..’
‘Finiscila!’.
‘Vorrei che’ che l’avessero fatto a te’ esclamò Clara.
‘Lo so che lo vorresti. Ma non &egrave così. E’ toccato a te, cara, farti sbattere come una troia’. Le affondò le dita nelle spalle. ‘Hai goduto almeno?’.
‘Con Antonio sì. Sono venuta”.
‘Ti piaceva?’.
‘Lui’ mi toccava davanti, con le dita”.
Lara fece scivolare una mano sotto il ventre della donna, fino a sentire il ruvido del pelo sotto il palmo. ‘Così?’.
‘No, Lara, no’.
‘Ti ho chiesto: così?’. Mosse il polpastrello lungo la linea della fessura, verso il clitoride.
‘S-sì’così”.
Lo spinse più dentro e cominciò a muoverlo su e giù.
‘Però intanto ti spingeva da dietro, vero?’.
‘Sì..era..grosso. mi’oddio,mi riempiva tutta”.
Lara spinse un dita dentro la fica di Clara. Lo spinse a fondo, fino alla radice, poi ne inserì un secondo. Con l’altra mano cercò il clitoride e prese a stimolarlo, mentre le due dita si aprivano, dilantando le pareti della vagina. Piegò la testa sui capelli dell’amica, ne apsirò il profumo, cercò la bocca di lei. La baciò sulle labbra. Clara esalò un ‘nooo’ dalle labbra dischiuse, e prontamente Lara fece scivolare la lingua all’interno, oltre la barriera dei denti.
Poco dopo si ritrovano l’una la faccia tra le gambe dell’altra, a mimare gli stessi movimenti, le stesse minuziose esplorazioni. La lingua spinta dentro la fica, le dita che allargavano le labbra della vagina, la bocca che succhiava il clitoride. Si staccarono solo per baciarsi ancora, fuoriosamente, finch&egrave non rotololarono giù dal letto, sul tappeto.
‘E’ giorno, ormai’ disse Clara, alzando gli occhi sul rettangolo luminoso della finestra.
‘Già’. Lara appoggiò la testa sul ventre di lei. ‘Dobbiamo tornare a casa’.

Viaggiarono quasi sempre in silenzio, per tutto il tragitto di ritorno.
Quando la macchina si fermò davanti alla villetta di Lara, Clara scese con lei e l’accompagnò fino al cancello. Si guardarono per un attimo negli occhi, mentre Lara premeva il pulsante del citofono.
‘Ci sentiamo’ disse Clara. Le allungò un bacio sulla guancia e si allontanò verso la macchina.

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