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Cena di… lavoro

By 24 Ottobre 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Rossana stava piangendo a dirotto stesa supina sul suo letto.
“È proprio uno stronzo!”, pensò arrabbiata e delusa.
Era stata insieme a Samuele per 7 anni, da quando lei ne aveva 17 e lui 18, poi l’aveva lasciata di punto in bianco senza spiegazioni e il giorno dopo si era messo con un’altra.
Dopo una settimana Ross, come la chiamavano tutti, iniziò a calmarsi un po’ e anche sul lavoro non era più così distratta. Faceva l’impiegata nell’ufficio di un grande impresario edile da quando era uscita dalle superiori e si trovava molto bene. Non voleva perdere il lavoro, soprattutto a causa di quello “stronzo”, come ormai lo chiamava sempre.
Piero, il suo datore di lavoro, era un uomo sulla cinquantina che si era fatto da solo: aveva iniziato come manovale ed ora aveva un’impresa con 70 dipendenti, che in tempi di crisi era rara e difficile da far andare avanti. Aveva modi bruschi e sgarbati, ma Ross era la sua preferita perché faceva bene il suo lavoro di contabile e non si lamentava mai. In più era una bellissima ragazza: era alta 1.73, capelli nerissimi e lisci, occhi verdi, terza soda di seno ed un sederino tondo da sballo, per non parlare delle gambe. Dopo un periodo in cui Piero le aveva fatto delle avance e Ross le aveva declinate educatamente, l’uomo aveva lasciato perdere, accontentandosi di guardarla.
Un giorno, poco prima che finisse il suo orario di lavoro, Ross fu chiamata dalla segretaria di Piero nel suo ufficio. Capitava poche volte e non erano mai buone notizie.
Entrò nell’ufficio del suo capo: «Mi ha fatto chiamare?».
L’uomo la squadrò dalla testa ai piedi, quel giorno indossava un tailleur nero con la gonna che le arrivava sopra al ginocchio con sotto una camicetta bianca che lasciava vedere una parte del suo decolté perfetto, poi disse: «Si. Avrei bisogno di una mano con un… diciamo, cliente».
«Certamente, cosa devo fare?», rispose disponibile Ross.
«Vedi, quest’uomo può farci entrare in un bel giro di palazzi da costruire, solo che bisogna ammorbidirlo un po’. Una ragazza brava e bella come te è l’ideale».
Ross aveva intuito di che tipo di aiuto aveva bisogno il suo capo e se fosse stata ancora con Samuele, avrebbe subito interrotto la conversazione, invece disse: «Se mi spiega meglio, le darò una risposta».

Piero le aveva spiegato cosa avrebbe dovuto fare e Ross si era presa qualche giorno per pensarci su e alla fine aveva accettato. Non si sarebbe trattato esattamente di quello che si aspettava all’inizio. “Sarà un’esperienza divertente”, pensò la ragazza mentre si faceva la doccia e si depilava accuratamente e completamente il corpo. Si mise uno smalto nero sulle unghie di mani e piedi, indossò una vestitino leggero con la gonna ed uscì di casa. Arrivò al ristorante giapponese in perfetto orario, un’ora prima che arrivassero Piero e il cliente. Entrò dentro al ristorante, ancora vuoto e chiese al commesso dietro al bancone: «Buona sera, vengo per conto di Piero Canero».
«Certo, prego venga pure di qua», le rispose cordialmente il ragazzo giapponese.
La ragazza lo seguì in una stanza dietro al banco: «Le hanno spiegato cosa deve fare?».
«Si, a grandi linee si»
«Bene, allora la lascio a Sakura che la preparerà e le spiegherà i dettagli».
Arrivò una bella donna sulla quarantina che si presentò come Sakura e la fece sedere su una sedia con davanti uno specchio. Mentre la truccava leggermente, le spiegò nei dettagli cosa avrebbe dovuto fare quella sera. Quando ebbero finito Sakura disse: «Perfetto, abbiamo finito. Adesso spogliati pure».

Piero e Giovanni entrarono nel ristorante in perfetto orario e la cameriera li guidò in una stanza privata dove c’erano un comodo divano su cui si sedettero i due uomini. La cameriera disse: «Tra poco arriverà la vostra cena, buona serata».
«Vado matto per il sushi! Grazie di avermi portato qui stasera», disse Giovanni con un gran sorriso.
«Lo so, caro amico mio, con la pancia piena di quello che piace di più si pensa meglio», rispose Piero.
La porta si aprì ed entrò un cameriere spingendo un tavolino basso con le ruote su cui era stesa Ross. Era completamente nuda e aveva il suo bellissimo corpo coperto di tanti tipi di sushi. Sui capezzoli e sul basso ventre aveva dei fiori di loto.
«Wow! Questa si che è una bella sorpresa!», esclamò Giovanni.
Ross sapeva di aver fatto un buon effetto su Giovanni, che tra l’altro era anche un bell’uomo sulla trentina.
Quando il tavolino con Ross fu proprio davanti ai due uomini seduti sul divano, il cameriere disse: «Buon appetito signori», poi se ne andò.
«Bene, amico mio. A te l’onore di aprire le danze», concesse Piero.
«Con molto piacere!», rispose Giovanni prendendo le bacchette. Prese il rotolino di sushi proprio sull’ombelico di Ross, la ragazza provò un brivido.
«Ottimo!», esclamò Giovanni.
Poi fu la volta di Piero che prese un sashimi sulla coscia della ragazza.
I due iniziarono a parlare del più e del meno, mentre continuavano a mangiare di gusto prendendo dal corpo sempre più scoperto di Ross, mentre sorseggiavano dell’ottima birra giapponese. Alla ragazza faceva uno strano effetto essere usata come “piatto”, però era una situazione divertente e lievemente eccitante. Anche perché con la coda dell’occhio notò due rigonfiamenti sospetti fra le gambe dei due uomini.
L’ultimo sushi lo prese con le bacchette Giovanni e chiese: «Anche la signorina deve voler la sua parte».
Ross annuì, le era stato detto che era consigliabile non parlare, e l’uomo le mise in bocca il sushi. Lei lo mangiò nel modo più sensuale possibile e gli fece l’occhiolino.
Quando ebbero finito, il cameriere porto loro del sakè caldo, quando se ne fu andato, Piero esclamò: «Ed ora un brindisi a quest’ottima cena. E che possa essere proficua per tutti e due».
Giovanni si unì al brindisi e sorseggiò il sakè.
Appena ebbero finito di bere, Piero disse: «Bene, amico mio. Adesso ti lascio pensare insieme a questa bellissima ragazza. Si chiama Rossana, ma puoi chiamarla Ross».
La ragazza si sentì stringere lo stomaco. Questa parte di serata non era stata concordata con lei…

 

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Dopo un primo momento di sconcerto, Ross decise di fare di necessità virtù e approfittare doppiamente della situazione: da quando si era lasciata con Samuele, ormai circa un mese prima, non aveva più fatto sesso con nessuno se non con sé stessa e, altra cosa importante, avrebbe potuto chiedere un aumento al suo capo per averla ingannata.
Si tolse i fiori di loto che aveva sui seni e disse con voce suadente: «Voglio fare un brindisi anche io. Passami il sakè». Michele le passò la bottiglia del sakè, che ormai si era intiepidito, Ross se ne versò un po’ nell’ombelico.
Giovanni rispose: «Brindo alla tua bellezza», si chinò a leccare il sakè. I capezzoli di Ross si inturgidirono subito e la ragazza si lasciò sfuggire un gemito.
Quando Michele si alzò, Ross, prima che lui riuscisse a dire o a fare qualcosa, si versò ancora del sakè su un seno, lui non si fece sfuggire l’occasione e leccò via il liquore dalla sua pelle liscia, poi iniziò a succhiarle il capezzolo.
L’uomo iniziò a palparle l’altro seno mentre, quasi istintivamente, Ross allungò la mano verso il pacco di Michele: sentì attraverso i jeans il pene molto duro che spingeva contro il tessuto. Iniziò a massaggiarlo e poco dopo Michele si sbottonò i pantaloni, liberando finalmente il suo pene. Ross, ormai molto eccitata, lo prese in mano: era bello grosso e durissimo, iniziò a masturbarlo lentamente, mentre ormai si sentiva completamente bagnata fra le gambe.
«Adesso tocca anche a me mangiare», quasi gemette Ross poi si sedette sul tavolino e l’unico fiore di loto che aveva ancora sul corpo cadde a terra. Michele era in piedi con i pantaloni e i boxer alle caviglie così che Ross aveva il suo pene proprio davanti al viso: era molto più grosso di quello del suo ex ed aveva un’eccitante profumo, gli diede un bacio sul glande, poi lo prese fra le labbra e scese pian piano lungo l’asta riuscendo a prenderlo quasi tutto in bocca. Lo fece uscire e leccò con gusto il glande sempre più gonfio, poi riprese il più possibile in bocca il pene. Dai gemiti e dai sospiri che non riusciva a trattenere, Michele sembrava gradire molto quel trattamento.
Ross andò avanti ancora un po’, poi disse: «Non lo vuoi il dessert?», diede un ultimo bacio al pene e si stese sul tavolino a gambe aperte sfiorandosi lascivamente con un dito la vagina depilata e bagnatissima.
Michele si tolse del tutto i pantaloni, mise la testa fra le cosce lisce di Ross e disse: «Non è una vera cena senza dessert, no?». La ragazza appena sentì la lingua umida dell’uomo passarle sopra al clitoride gonfio dall’eccitazione, non trattenne un gemito abbastanza forte. Michele la leccava molto bene, senza soffersi su un punto solo, ma esplorando interamente la vagina di Ross. La ragazza godeva moltissimo, gli mise una mano sulla testa, stringendogli i capelli castani e spingendolo ancora più contro di sé. Lui aumentò il ritmo e Ross non ci mise molto a raggiungere un forte orgasmo, gli tenne la testa ferma con le cosce mentre il piacere le invadeva il corpo.
Quando il picco più intenso fu scemato un po’, Michele si mise fra le sue gambe e guidò il pene dentro di lei. La ragazza sentendosi riempita inarcò la schiena, offrendo a Michele i suoi seni da baciare. Lui le mise una mano dietro alla schiena e le leccò i capezzoli. Ross raggiunse subito un altro orgasmo mentre Michele iniziava a muoversi lentamente e continuava a baciarle i capezzoli. L’uomo la palpava sulle sue gambe lisce e rassodate dalla palestra e lei gli accarezzava la schiena muscolosa.
Dopo un ennesimo ed intensissimo orgasmo, Ross spinse Michele seduto sul divano, allontanò il tavolino con le ruote con un leggero calcio e si mise in piedi davanti a lui, facendosi ammirare qualche istante. Poi si sedette su di lui e guidò il suo pene ancora umido dei suoi umori dentro alla sua vagina. Appena fu entrato tutto iniziò a muovere il bacino e si chinò a baciare intensamente Michele in bocca. Lui rispose al focoso bacio e le mise le mani sul sedere tondo e sodo. Ross aumentò il ritmo fino a saltare su Michele. La sua terza soda di seno sobbalzava davanti allo sguardo perso dell’uomo che seguiva i movimenti della ragazza con il bacino.
Ross aveva perso la cognizione del tempo, ma dopo un bel po’, sentì che il respiro di Michele si faceva più irregolare, allora disse: «Adesso voglio anche io il mio dessert!».
Scese dal divano e si inginocchiò fra le gambe dell’uomo, iniziò a masturbarlo tenendo il glande fra le labbra, dopo poco lo sentì gonfiarsi ed esplodere nella sua bocca. Lo sperma era tantissimo e dolciastro, un po’ le uscì dalle labbra, ma la maggior parte lo inghiotti con gusto. Leccò per bene il glande, poi si alzò in piedi e disse a Michele ancora ansimante: «Spero di averti convinto», gli fece l’occhiolino e uscì dalla porta da cui era entrata.

Il giorno dopo Piero la fece chiamare nel suo ufficio e gli disse: «Non so cosa gli hai fatto, ma ha deciso di collaborare con noi. E pensa che prima della cena era abbastanza restio».
Ross si fece molto seria in viso e disse: «Mi aveva detto che non ci sarebbe stato un dopo cena del genere. Mi ha ingannata ed io voglio essere risarcita».
Piero fu colto alla sprovvista da quell’atteggiamento duro assunto dalla solitamente pacata e gentile Ross, rispose: «Forse non ci siamo capiti. Comunque dimmi pure, se posso ti accontenterò».
«Io avevo capito benissimo, è lei che ha cambiato le carte in tavola. Voglio il raddoppio dello stipendio, se no racconterò cosa è successo in quel ristorante».

 

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