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Cercalavoro

By 14 Febbraio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Giorgia ed io, eravamo, nonostante i nostri venticinque anni, fidanzati da molto tempo. Ai tempi del liceo era scoccata la scintilla e avevamo cominciato a fare coppia fissa. Eravamo cresciuti insieme e fatto le esperienze che contano insieme. Giorgia è molto bella, alta e longilinea, con due tette che gridavano vendetta. Ma soprattutto, aveva un culo che funzionava da calamita per i maschi. Quando andavamo in giro dovevo continuamente difenderla dai tentativi continui di abbordaggio dei giovanotti della zona. Io sono alto e muscoloso e sempre sorridente. Insomma siamo quello che si dice una bella coppia. Il lungo fidanzamento aveva un po’ affievolito la passione e gli slanci erotici, ma le cose funzionavano egregiamente. Avevamo deciso di andare a vivere insieme, ma la morte di sua padre, frenò i nostri progetti. Mancavano i soldi e on il padre se ne era andata anche la possibilità di un aiuto. Giorgia decise che era arrivato il momento di cercare un lavoro per finanziare i nostri progetti. Ma in provincia non è così facile la ricerca di un lavoro e, dopo molti tentativi, lei decise di giocare la carta presso l’azienda dove aveva lavorato suo padre e, in particolare, di chiedere al suo vecchio capo che era un personaggio molto in alto in azienda. Chiese un appuntamento e l’ottenne  per le diciotto di un martedì di gennaio.

Aspettammo in sala d’attesa quasi venti minuti. La segretaria di affacciò sulla porta e ci invitò ad entrare. Giorgia si incamminò ed io rimasi seduto, ma la segretaria invitò anche me ad entrare.  L’ufficio in cui entrammo non era molto grande. L’ometto era seduto ad una scrivania con alle spalle una libreria stracolma di libri. Chissà se li aveva letti tutti! Alla sua destra un largo finestrone che, protetta da una tenda di quelle tipiche degli uffici, dava sulla strada. Sulla sinistra un tavolo da riunione per sei otto persone. Davanti alla scrivania una sola sedia. Giorgia si avvicinò alla sedia senza sedersi. Lui guardò lei e le indicò la sedia, guardò me e, per uscire dall’imbarazzo generale, disse: “lei può sedersi su quella sedia dietro il tavolo”

Fu l’ultima volta che mi guardò e si rivolse a me. L’ometto era piccolo e grasso, con un gran nasone e completamente calvo.

Giorgia cominciò a parlare e a descrivere il motivo che l’aveva spinta a chiedergli un incontro. Gli raccontò di quanto suo padre fosse affezionato e della stima che gli portava. Poi gli raccontò dei suoi studi ed infine delle sue aspirazioni e della necessità di lavorare. A terminare il discorso, fu la segretaria che si affacciò e disse che andava via. Erano le diciotto e trenta in punto.

Lui congedò la segretaria e poi, rivolto a Giorgia, disse: “Signorina ricordo bene suo padre ed ho apprezzato molto il suo lavoro. Ho saputo che è deceduto e me ne dispiace molto. Le faccio le mie condoglianze. Farei qualunque cosa per favorirla, ma purtroppo la nostra azienda, seppure navighi molto bene, non ha bisogno di una figura come la sua, né ne avrà bisogno nei prossimi anni, ne sono certo! ”

Si alzò in piedi, cominciò a passeggiare tra la sua sedia e quella di Giorgia e continuò: “Tuttavia una posizione, diversa da quella cui le aspira, è tuttora scoperta e stiamo cercando una persona da parecchio tempo senza trovarla. Se lei fosse disponibile potrei cercare di favorirla, sebbene una aspirante, molto quotata ed apprezzata, a quella posizione proprio domattina verrà qui per la definizione finale. È necessario che lei mi dica stasera stessa se la cosa può interessarle.”

“Si, certo, mi interessa, ho molto bisogno di lavorare e spero di essere all’altezza.”

“Certo! È necessario che io mi accerti che lei sia all’altezza. La nostra azienda non è molto grande e una persona sbagliata potrebbe essere fatale.”

“Bene, allora mi dica di cosa si tratta” rispose svelta Giorgia che cominciava ad essere a disagio per paura che quella opportunità non fosse tagliata per lei.

“Si tratta di una posizione di staff. Dipenderà direttamente da me e collaborerà su specifici temi di supporto a me, per sollevarmi dal peso, talora molto gravoso, di affrontare situazioni molto difficili, non direttamente collegate a quelle aziendali, ma del cui esito dipendono le sorti aziendali. Sono qui in ufficio dalle sette di questa mattina e rimarrò qui a lavorare almeno altre tre ore, anche togliendo mezz’ora di pausa per il pranzo, lavoro mediamente undici dodici ore al giorno. Ho bisogno di una ragazza che mi renda più gradevoli le ultime due o tre ore di lavoro e che, per lo stesso motivo, mi accompagni nei miei frequenti viaggi. Una collaboratrice che si occupi delle mie esigenze personali. Come può immaginare non è un lavoro per tutti e non posso permettermi di sbagliare persona. Per questa ragione, nonostante  lei mi sembra che abbia le phisique du role, devo accertarmi che abbia anche quella naturale predisposizione che hanno solo poche donne.” Disse l’ometto, tutto d’un fiato. E poi “Mi dica se è disponibile in modo che io possa verificare immediatamente la sua idoneità che mi permetta di favorire lei e rifiutare la sua collega che verrà qui domattina”

Disse tutto questo mentre continuava  a passeggiare e finì la frase quando era arrivato alla sua poltrona. Giorgia mi guardò stupita. Era evidente che la proposta era fuori dalla grazia di dio e, ciò nonostante, risultava attraente perché avevamo veramente bisogno di soldi se volevamo andare a vivere per conto nostro.

Giorgia accennò timidamente: “Quale impegno mi sta chiedendo, per quale compenso?”

“Signorina, l’impegno è limitato dalle 18 alle 20, dal lunedì al giovedì, al quale si aggiunge la disponibilità a viaggiare, anche all’estero, sei giorni al mese durante i quali avrà l’impegno dalle 20 della sera alle 7 del mattino oltre alle ore necessarie per il viaggio.  Le spese di viaggio, alloggio e vitto saranno tutte  carico dell’azienda, ovviamente, e potrà contare su una diaria e su alberghi di alto livello e voli in prima classe. Purtroppo per il compenso non posso anticiparle nulla perché esso dipende dalle sue capacità nell’occuparsi delle mie legittime esigenze personali. Capacità delle quali mi accerterò ora stesso.”

Giorgia si voltò verso di me con aria interrogativa. Era nel panico. Cosa le stava chiedendo esattamente? Feci un rapido conto di ciò che la proposta avrebbe potuto fruttare, senza contare il molto tempo libero che le lasciava e che le avrebbe consentito di fare anche un altro lavoro. Guardai Gorgia ed annuii. Di rimando Giorgia, rivolta all’ometto, rispose: “Bene. Facciamo questa valutazione, allora”

L‘ometto girò attorno alla scrivania e si avvicinò a Giorgia. Ora l’ometto era in linea con Giorgia ed era coperto alla mia vista, ma capii che verosimilmente stava lavorando sulla cerniera della patta. Ebbi un tuffo al cuore. Non mi sembrava possibile che avesse tirato fuori l’uccello. Poi l’ometto disse: “Bene signorina cominci a farmi vedere come se la cava con questo” Mi sembrò di morire. Rimasi attonito mentre Giorgia, dopo un attimo di esitazione, si piegò e, presumibilmente, gli prese l’uccello in bocca. Giorgia era molto brava con la bocca, io la scherzando le dicevo che aveva un secondo clitoride tra le tonsille, tanto amava succhiarmelo.

Sentivo i tipici rumori di chi succhia con abbondante salivazione, ma lui non emise un gemito che era uno. Poi, improvvisamente, le prese la testa far le mani e cominciò ad accompagnare la testa di Giorgia su e giù con violenza crescente. Non potevo crederci, quell’ometto le stava scopando la bocca. Sentivo la rabbia salirmi alle mani. Contemporaneamente sentivo che saliva anche il mio uccello.

Dopo parecchi minuti di questa ginnastica, l’ometto rallentò la corsa e disse: “Bene, signorina, ora si alzi in piedi e si giri.” Lei eseguì. Lui la spinse bruscamente vicino al tavolo di riunione, proprio di fronte a me. La fece piegare fino a che il petto non toccò il tavolo, poi senza mai guardarmi, le alzò la gonna, le abbassò calze e mutandine, le fece allargare le gambe. Poi portò la mano alla bocca e vi depose un bel po’ di saliva che spalmò, presumibilmente, sull’orifizio anale. Poi, come se stesse eseguendo una operazione chirurgica, si avvicinò a lei e, con una spinta di reni, penetrò nel culo di Giorgia.

Giorgia aveva il volto a meno di mezzo metro da me. Non appena lui la penetrò nel culo, vidi i sui occhi allargarsi ed un piccolo urlo le uscì dalla bocca.  Ero paralizzato dalla sorpresa e dal dolore. Giorgia mi guardava atterrita mentre l’ometto faceva i suoi comodi.  Io non avevo il coraggio di fare nulla, men che meno di accarezzarle il volto ed asciugare le sue lacrime di dolore. Non mi aveva mai permesso di entrare nel suo scrigno anale.

Piano piano, il volto di Giorgia si andava distendendo, il suo respiro diventava più affannoso e cominciai dopo qualche minuto a sentire i suoi gemiti di piacere che, non più soffocati, diventavano via via sempre più forti. L’ometto continuò imperterrito, con la fronte imperlata di sudore, trattenendo la sua preda ora per le anche, ora per le mani, ora per i capelli. Sapeva il fatto suo. Giorgia, in un crescendo spaventoso, ebbe almeno tre orgasmi simili ad una locomotiva a vapore sotto lo sforzo massimo. Non l’avevo mai vista così! L’ometto continuò a spingere nel culo di Giorgia per almeno venti minuti e finalmente liberò il suo carico di sesso dentro Giorgia. La scena era stata così erotica che anche io venni nelle mutande.

L’ometto pulì sommariamente e rinfoderò l’arma, allargò il nodo della cravatta e si sbottonò il collo della camicia. Nel frattempo Giorgia stava recuperando le sue forze, cercava di rivestirsi e piano piano si sedette. Io ero impietrito e ammutolito. L’ometto disse: “Bene signorina, valuterò la sua prestazione e domattina la segretaria le comunicherà la nostra offerta. Al tempo del Bunga Bunga dobbiamo tutti adeguarci. Ora mi lasci perchè ho molto da fare”

 

Uscimmo dall’ufficio e c’incamminammo giù per le scale. Rimanemmo in silenzio fino a quando non fummo nei pressi dell’auto. Io ripensavo a quanto era accaduto a quanto fosse incredibile. Avevo assistito a una scopata dal vivo e, per giunta, l’attrice protagonista era Giorgia. La mia Giorgia. Tecnicamente non avevo visto molto. Non mi era stato possibile. Tra me e la scena c’era sempre qualcosa, c’era sempre Giorgia. Non voglio dir che lo avesse fatto apposta, perché era evidente che l’iniziativa non era stata sua, ma, di fatto, era così. Non avevo visto, ma avevo sentito e così si erano materializzate le mie paure più terribili: lei con un altro. L’ometto, avvicinandosi e con l’uccello fuori dai pantaloni, le aveva detto “prendilo, succhialo” o qualcosa del genere. Poi lei si era piegata per prenderlo in bocca. Certo, avevo sentito il rumore tipico del pompino, ma non avevo visto né l’uccello, né Giorgia che succhiava. Poi, prima ancora che io riuscissi a razionalizzare ciò che stava accadendo, Giorgia si era alzata in piedi e si era girata verso di me. Si quello l’avevo visto e avevo visto anche che l’ometto le aveva alzato la gonna per scoprire il suo magnifico culo. Dopo, la fantasia si era semplicemente affidata al volto di Giorgia, così vicino al mio, ai suoi occhi strabuzzati nel momento della penetrazione anale e il grido di dolore erano lì, a mezzo metro da me. Il volto di Giorgia, che tanto amo, aveva cominciato a distendersi sotto i colpi paurosi dell’ometto e diventava via via prima più sereno per poi diventare una maschera di estasi. Ecco, sì, l’estasi era proprio l’emozione che la pervadeva. E ora, dopo aver goduto profondamente, in silenzio si avviava verso l’auto pensando ciò che doveva dire per giustificare il suo comportamento.

Giungemmo all’auto, io mi misi alla guida e lei di fianco. Non appena chiuse la portiera, cominciò a parlare. Fremeva di rabbia.

“Quel porco …….….. quel maiale …………. praticamente mi ha violentato …….. e tu cosa eri a fare lì? Avresti potuto intervenire! Avresti dovuto intervenire! Un lurido maiale violenta la tua ragazza e tu cosa fai? Rimani lì come una statua a guardare la scena! A goderti la scena ………..  e magari hai fatto anche il tifo ……….. e incitato il maiale!”

Ecco, ora era chiara la sua linea difensiva. Il colpevole ero io. Ero ancora frastornato dall’aggressione di Giorgia, è vero, ma ebbi la presenza di spirito di replicare: “Non sono un esperto, ma non mi è sembrata esattamente una violenza sessuale. Ero a cinquanta centimetri da te ed ho potuto vedere bene il tuo viso, mentre lui ti prendeva da dietro e ti posso assicurare che avevi un’aria piuttosto compiaciuta.”.

“Eri vicino a me? Dov’eri? Non ti ho visto!”

“ Forse, amore, non mi hai visto perché eri troppo presa dal sentire il tuo amante. Io non mi sono mosso dal mio posto e tu eri riversa sul tavolo con il tuo viso a cinquanta centimetri da me”.

“Oh, mio Dio! Amore, quel maiale si è approfittato di me. Mi ha letteralmente travolta con la sua violenza dialettica. Non mi ha dato il tempo di capire cosa stesse succedendo.”.

Mi abbracciò e appoggiò la sua testa sulla mia spalla. “Si è avvicinato a me come aveva già fatto prima. Quella volta, tuttavia, si comportò diversamente e velocissimo ha estratto il suo cazzo dai pantaloni. Sono rimasta sbalordita e incapace di reagire, di parlare, di urlare. Avrei voluto girare i tacchi e mandarlo a quel paese, e invece imperiosamente mi ha sfidato, ha voluto vedere di cosa fossi capace. Non mi domandare come fosse, non ricordo se fosse più grande o più lungo o semplicemente un cazzo normale. Non ci ho visto più e mi sono avventata con quella sfida nella mente e non mi ha nemmeno fermato l’odore acro di urina, sudore e sperma che emanava quel maiale. Volevo stracciarlo, volevo ucciderlo, volevo dimostrargli che ero io la più forte. Poi mi ha preso la testa fra le mani, sentivo le sue dita che stringevano il mio collo, quasi come se volessero lasciare le sue impronte digitali, la sua traccia sul mio corpo, come se volesse marcare il territorio. Ho sentito la sua forza, la sua volontà, il suo potere che mi ha piegato e mi sono lasciata andare. Passare dalla contrapposizione totale all’arrendevolezza, mia ha consentito di “sentire” ciò che mi stata succedendo.  Io non so se, come dici tu, ho un altro clitoride tra le tonsille, ma ho cominciato a godere, a godere molto e, devo confessartelo, sentivo la figa prima umida, poi continuava a secernere umori che mi colavano lungo le gambe e, credo di avere avuto un …….. orgasmo”.

“Amore, puoi esserne certa ……  hai avuto un orgasmo! Avevi la bocca piena, ma si è sentito benissimo cosa stavi ………….. sperimentando!”  

“Sì, amore, perdonami, ma ero completamente presa. Non capivo più nulla, non desideravo più nulla se non il suo sesso! E per questo, quando mi ha fatto alzare e girare, ho obbedito nella segreta speranza di essere posseduta profondamente. “Piangeva mentre parlava, forse provava vergogna, ma era completamente concentrata nel cercare di capire quel che l’era accaduto, quali meccanismi si erano messi in moto. Era sinceramente sbalordita e impressionata di come si fosse lasciata andare e di come avesse perso il controllo di se stessa.

Sentivo le sue lacrime calde che mi entravano sotto la camicia. Era sincera, ma sinceramente concentrata su quello che le era accaduto e non aveva nessun interesse per quello che avevo provato e come l’avevo presa io.

 Era certamente troppo chiederle di interessarsi a me quando il suo vero problema era lei stessa.

“Una volta girata, quando gli davo le spalle e non riuscivo a vedere i suoi movimenti, sentivo il fruscio dei suoi movimenti e cercavo di immaginare cosa stesse architettando, cosa mi aspettasse. Ero una scolaretta punita perché troppo esuberante, punita dalla maestra che l’aveva messa in un angolo con la faccia verso il muro. Aspettavo il giudizio per il peccato commesso e intanto speravo, ardentemente speravo di esser posseduta. Quando ho sentito le sue mani alzarmi la gonna, ho pensato: ecco, ci siamo, ora mi farà sua ancora. Avrei voluto segnalargli l’urgenza della mia necessità di essere riempita, di essere tappata, di essere usata per ciò che sono: una bella donna di fascino. Ma lui si muoveva con una lentezza estenuante che contrastava con le mie attese, con le mie esigenze ed io lo desideravo con maggior forza. Finalmente sentii le su mani sulle gambe, sull’esterno delle gambe, ruvide mi accarezzavano lievi, salivano lentamente e portavano con sé i lembi della gonna leggera. Fremevo. Avrei voluto gridare: cosa aspetti? Prendimi! Le mani salirono fino a raggiungere le natiche e poi ancora più su fino all’elastico delle mutandine. Sentii afferrare l’elastico e cominciare la discesa verso il basso fino a metà coscia. Poi le mani tornarono a salire accarezzandomi ancora. si fermarono all’altezza delle calze e abbassarono, una alla volta, anche quelle. Poi, con delicatezza ma anche con estrema fermezza, mi divaricò le gambe. Fece scivolare la mano nell’interno delle cosce ed io morivo dal desiderio che arrivasse fino alla mia figa. E la mano arrivò, lenta e delicata a bagnarsi nella calda fonte. Senti un tuffo nel mio cuore o, semplicemente, sentii un tuffo nella mia figa che era diventato un lago. Mi sfuggi un mugolio e me ne rammaricai perché non volevo fargli capire quanto mi piacesse quella sua mano.”

“Il mugolio, mia cara, forse ti è sfuggito ma più che un mugolio mi sembrava un muggito e, sebbene lui avesse già deciso cosa stava per accadere, il muggito fu interpretato da lui come un invito”.

“Può darsi, ma era un mugolio sincero, indicava esattamente ciò che desideravo. Volevo che mi prendesse. Sentivo la sua presenza imperiosa, sentivo la calma dei forti, la precisione dei suoi movimenti. Non sapevo ancora cosa mi aspettava, ma lo desideravo. E così, quando con una mano sul ventre e l’altra sulle spalle m’invitò a piegarmi, lentamente ma inesorabilmente seguii il suo volere e scoprivo, piano piano, cosa desiderava da me. Poi mi fece piegare fino a che il mio petto non tocco il tavolo e, ancor prima che potessi realizzare cosa stesse accadendo sentii la sua mano che inumidiva il mio buco del culo ed il suo cazzo che spingeva forte.”

“Non hai mai voluto che accogliermi nel tuo culo ed ora sei qui che stai magnificando le sensazioni e le emozioni provate. Sei una stronza!”

“Hai ragione, sono pentita di non avertelo permesso, non so cos ami sia accaduto. Lui cercava di sfondarmi il culo, ma ero io stessa che lo desideravo più di ogni altra cosa. E quando è riuscito ad entrare, ho sentito un dolore lancinante, mi sono sentita aperta in due come una mela, e tutavia felice come una ragazzina che dà il primo bacio.”

“Ti strozzerei con le mie mani. Stronza!

“Si, amore, lo so, mi sono comportata come una stronza, ma …..”

“No, ti sei comportata come una zoccola……”

“Si, hai ragione, ma non posso e non voglio nasconderti niente ……… sarai il padre dei miei figli e non voglio umiliarti. Quando l’ho sentito entrare, quando mi sono sentita aprire ho capito cos’è il piacere sessuale. Perdonami, amore, ma con te io non ho mai goduto tanto”

“Non faccio fatica a crederlo. Con quel satanasso che spingeva nel culo ho contato altri due orgasmi!  Ma anche io, mi sono divertito. Era così eccitante vedere la scena, la tua faccia che godeva, i tuoi orgasmi multipli, che solo toccandomi il cazzo sopra il pantalone, ho finito per avere un orgasmo anche io.”

“Meno male, amore, meno male, mi sarei sentita una vera stronza se non avessi avuto anche tu un po’ di piacere. Potrai perdonarmi? Non andrò a lavorare per lui, sarebbe troppo pericoloso, potrebbe succedere ancora. Sono debole, lo sai. Non voglio più vederlo.”

“Potrò perdonarti se non lo vedrai più e se adesso farai entrare nel culo anche me”

“Vorrei, ma non posso, amore. Quello stronzo mi ha sfondato il culo ed ora mi brucia troppo. Devo andare  casa e mettermi un po’ di crema”

“Va bene, non stasera, domani ti inculo io!”

“D’accordo, va bene. Ora lasciami qui, vado ritta a lavarmi e poi letto”

Scese dalla macchina e si infilò in casa.

Mi ero svegliato tardi e, senza far colazione, ero andato a mangiare un boccone. Ero ancora frastornato da quanto era successo la sera prima. Avevo scoperto un’altra Giorgia e non capivo se le sue parole, mentre l’accompagnavo a casa, avevano lo scopo di ribadire la nuova Giorgia oppure dovevo interpretarle come un sorta di scusa a giustificazione del suo comportamento. Indubbiamente era venuta fuori una donna tutt’altro che sprovveduta, una donna che prendeva ciò che voleva un po’ annebbiata dalla sua determinazione a rifiutare il lavoro che le avevano offerto.   

E poi ripensavo alle sue lacrime, lacrime calde che contrastavano con le sue parole che descrivevano la profonda emozione che le aveva avvolta ed il desiderio di essere posseduta da quel maiale.

Mentre  ero lì che mangiucchiavo e rimuginavo quel che era capitato, suona il telefono. Era Giorgia. “Ciao. Ho bisogno che mi accompagni!”

“Dove?”, le chiedo

“Mi ha chiamato poco fa, ha detto che vuole dare a me il lavoro. Bisogna che vada lì per prendere accordi”

“Amore, ma ieri hai detto che non volevi più vederlo, che sei debole e potresti ricadere……”

“Si! Hai ragione, ma poi stanotte ho pensato che forse questi soldi ci fanno comodo se vogliamo metter su casa insieme. Abbiamo bisogno di soldi per accendere un mutuo. E poi ci sarai tu a difendemi.”

“Amore, ma il lavoro che lui ti offre consiste nel tirargli su il morale, per non dir di peggio”

“Si, lo , ci ho pensato molto bene e molto a lungo, ma non ci sono alternative. Non ho trovato altri lavori e preferisco sacrificarmi io, piuttosto che lasciare a te il compito ingrato di fare un lavoro che non ti piace. E poi sono certa che mi pagherà bene, molto di più di quel ch potresti guadagnare tu.”

Non ci fu niente da fare. Giorgia era irremovibile. Mi disse che sarebbe stata forte, molto più forte di quanto era stata la sera prima e lo avrebbe messo ben chiaro subito che lei non era una prostituta. Ci accordammo per le cinque e mezza perché l’appuntamento era, come la solito, alle sei di sera.

Alle sei meno un quarto eravamo già lì. Entrammo e ci fecero accomodare nella solita sala d’attesa. Mentre ci accomodavamo feci appena in tempo a vedere una ragazza di un paesino vicino al nostro che conoscevo di vista. Era molto bella anche lei, non saprei dire chi fosse più bella tra lei e Giorgia. Decidere chi fosse più bella , era una gara durissima. Sembrava un po’ sconvolta,come se avesse dovuto affrontare un problema più grande di lei. Non potei fare a meno di pensare che forse era lei la concorrente di Giorgia, la ragazza che le contendeva il posto.

Aspettammo una mezzoretta e poi, come al solito, la segretaria ci fece entrare e nel chiudere la porta si congedò dal suo capo per tornarsene a casa.

Entrammo e questa volta davanti alla scrivania dell’ometto c’erano due sedie. Ci fece segno di accomodarci ed ancora una volta fu lui ad assegnare i posti: io vicino al tavolo da riunione  e Giorgia verso al finestra. Aspetto che ci fossimo seduti prima di cominciare a palare.

“Signorina, ho riflettuto e sebbene l’altra ragazza avesse ottime referenze, ho pensato che il ricordo di suo padre, che ha collaborato con me tanti anni, meritava un piccolo sforzo. E così ho pensato di prendevi in prova tutte e due per sei mesi alla fine dei quali sceglierò la più adatta. Poiché il lavoro da fare, però, richiede una sola persona, lavorerete una settimana per ciascuno. Per questa fase di prova visto anche l’impegno dimezzato, non posso garantirvi uno stipendio superiore a mille euro che dividerete equamente”

“Sta scherzando?” scattò Giorgia. “Tutto l’impegno che mi ha prospettato per cinquecento euro al mese! Meno di una segretaria!”

“Signorina, deve considerare che di tratta di un impegno part time ed in prova”

“Altro che part time! Si tratta di un impegno serio!”

“Signorina, l’altra candidata ha accettato di buon grado la sfida!”

“Ma le dia tutto il lavoro a lei, allora!” rispose Giorgia, mente lui si alzò lentamente e si diresse verso di noi.

“Signorina, forse lei non ha capito quale sia la situazione. Lei ieri mi ha chiesto un lavoro ed io mi sono prodigato per darglielo. Ora,la mia, non è un offerta che si possa rifiutare. Si accetta e basta” e non fini nemmeno di parlare che tirò fuori di nuovo l’uccello in tiro che ormai era quasi davanti a Giorgia.

Mi chiesi se non fosse arrivato il momento di intervenire. Ma la situazione era molto calda ed io ardevo dal desiderio divedere ancora Giorgia scopata dall’ometto e veder come lei stessa se la cavava. Se avessi dovuto scommettere avrei detto che questa volta Giorgia lo avrebbe scartato e mandato a quel paese. E coì fu!

“Lei è pazzo se crede di poter fare di me ciò che vuole, se crede che io sia qui per soddisfare i suoi immondi desideri.” Ma lui l’afferrò per il collo, così come aveva fatto il giorno prima e strinse le dita forte in modo che lei sentisse la sua forza. Lei cercò di divincolarsi, cercò di sfuggire alla morsa, ma non riuscì a distogliere ilo sguardo dall’uccello dell’ometto. Piano piano, smise di resistere e si lascio piegare fino a prenderlo di nuovo in bocca. A differenza del giorno prima, questa volta l’ometto non se ne rimase in silenzio,ma cominciò a parlare con parole dure, mentre la sua mano guidava la testa di Giorgia su e giù.

“Lei signorina è una impertinente e non considera che i miei non sono inviti, ma ordini. Suo padre lo sapeva bene e, a mio ricordo, non si rifiuto mai di eseguire i miei ordini. Lei lavorerà per me, in prova, per sei mesi e poi deciderò se dovrà restare lei o la sua collega.  Durante tutto questo periodo si impegnerà allo spasimo per conquistare il posto fisso, sia per far piacere a me che le uso questa cortesia.

E mentre parlava spingeva la testa di Giorgia su e giù mentre io nel veder quel pompino magistrale, in completo silenzio, stavo sperimentando una poderosa eccitazione. E lui continuò: “Lei è venuta da me per lavorare ed io le offro un lavoro e la possibilità di elevarsi da segretaria tuttofare a donna di fascino con armi sorprendenti per ottenere ciò che viole dalla vita. Dovrà solo affidarsi a me, obbedendo senza fare tante storie. Il suo fidanzato che ha capito la situazione è qui in silenzio ad ascoltare le mie parole. Vuole imparar,viole vedere la sua donna che impara, che si impegna  e, nel frattempo, si sta segando senza nemmeno tirarlo fuori. “

Era vero! Ero eccitatissimo, ma non riuscivo a parlare, ma riuscivo a strofinarmi l’uccello duro come l’acciaio che, dentro le mutande e sotto i pantaloni, chiedeva disperatamente di uscire.  E lui continuò, rivolto a me:

“Andiamo Giovanotto, smetta di comportarsi come un adolescente. Si metta comodo e lo tiri fuori, ha il mio permesso. Potrà segarsi comodamente togliendo alla sua fidanzata l’imbarazzo di lavorare mentre lei si sente costretto”

Mi sentii sollevato da quelle parole, non me le feci ripetere e, mentre Giorgia succhiava furiosamente, mi alzai in piedi e tirai fuori il mio uccello dai pantaloni. Ero li ad un metro da Giorgia che mi segavo mentre lei stava facendo un pompino ad un altro uomo. Mi chiesi se l’ometto stesse progettando di far intervenire anche me. Non mi sarei tirato indietro se Giorgia avesse preso anche il mio. Ma Giorgia quasi non si era accorta, come il giorno precedente, della mia presenza. Ed allora, poiché l’idea di partecipare mi tirava molto, fui io ad avvicinami a Giorgia che, riversa in avanti spampinava l‘ometto. L’avrei fatta alzare in piedi, le avrei alzato la gonna e tolto le mutandine per poi infilarglielo. Il suo culo era sempre stata la mia passione frustrata. Ma ora me lo aveva promesso, mi aveva promesso che avrebbe fatto entrare anche me!! Ma quando fui sul punto di prenderla per il braccio per farla alzare, venni colpito da una botta tremenda sull’avanbraccio. Mi aveva colpito l’ometto con un bastone corto che teneva sulla scrivania e che, mi ero già chiesto il giorno prima, non capivo a cosa potesse servire. Ora lo sapevo!!!

“È impazzito?”  mi apostrofò l’ometto ritirando l braccio con il bastone. “Chi l’ha autorizzata a farlo? Si rimetta seduto tranquillo. Faccia quel che desidera, ma tutto da solo”

Fu una breve parentesi. Per il resto del tempo non mi rivolse più la parola, né lo sguardo. Né tantomeno mi guardava Giorgia che sembrava ignorare addirittura la mia esistenza. Avrei potuto alzarmi rimettere l’arnese dentro ed andar via che non si sarebbero accorti di nulla. La scena, però, era toppo erotica per essere abbandonata e decisi di rimanere lì, seduto sulla sedia, mentre mi accarezzavo l’uccello, mentre Giorgia continuava con un pompino strepitoso. Infatti l’ometto, che il giorno prima e fino a quel momento, non aveva mostrato una particolare godimento, né un respiro affannoso, cominciava, invece, ad accusare un evidente piacere. Giorgia, che probabilmente si era accorta del cambiamento, tirò fuori dalla bocca il cazzo dell’ometto e disse: “Scopami! Scopami nella figa, qui in piedi. Mi metto a pecora a quattro zampe, ma scopami! Sbattimi sul tavolo aprirò le cosce per te, ma scopamiiiiiiiiiiiii”

Giorgia gridava, aveva già avuto certamene un orgasmo, ma lui non perse la calma e, senza scomporsi, le rispose. “No! Non è in programma stasera.”

“Io ne ho voglia” si lamentò Giorgia. “Ho la figa in fiamme, ho bisogno che mi scopi”

“Ti ho detto di no! E poi tu non sei qui perché io risolva i tuoi problemi, ma sei qui per risolvere i miei problemi. Quando sarai fuori di qui potrai farti scopre da chi ti pare. Fatti scopare dal tuo fidanzato!!!” Lo disse ancora una volta, come se io non fossi lì! Appena finì di dirlo, però, il suo respiro prese quella classica frequenza di chi sta per venire. E venne. In bocca a Giorgia, anzi direttamente nella gola, tra ululati di piacere e sbuffi dal naso nemmeno fosse una locomotiva a vapore, mentre la povera Giorgia sembrava quasi soffocare dalla quantità di sperma che le riversò in gola..

Una volta ricomposti, lui le abbasso le mutandine, la fece piegare sul tavolo e sono certo che Giorgia pensò che voleva somministrarle una nuova razione di sesso. Invece lui, mentre cercava di aprire le natiche, disse: “È necessario che curi di più questo culo. Da oggi in poi qui a lavoro verrai sempre senza mutande e mai con i pantaloni. Le calze autoreggenti che ti ho visto indossare sono ottime, continua ad indossare sempre queste. Ora ti applico questo plug-in nel culo devi portarlo tutte le volte che vini al lavoro” E le infil0 una specie di carota, lunga non più di sette otto centimetri, che cominciava appuntito e finiva a bulbo e poi su un anello. Lui prese il plug-in dall’anello e lavorando opportunamente lo infilò nel culo di Giorgia.  Poi le tirò su le mutandine e disse: Bene! Per stasera è andata. Domani ti aspetto alla stesa ora.”

Tornammo alla macchina esattamente come il giorno prima: in un mutismo assoluto. La segretaria era andata via e si sentivano solo i nostri passi. In silenzio ci infilammo in auto e ci avviammo verso casa mia. Ora era definitivamente chiaro che l’ometto era un uomo di potere e voleva solo sesso, che esercitava il suo potere su Giorgia senza alcuna difficoltà e che non aveva paura di esercitarlo in mia presenza. Per quanto riguardava me, era chiaro che anche io subivo la sua personalità e, soprattutto, era ormai impossibile nascondere che vedere Giorgia fra le sue mani mi procurava una eccitazione straordinaria. Mentre Giorgia, piegata in avanti, succhiava il cazzo dell’ometto, avevo avuto voglia di penetrarla, ma mi era stato impedito, la qual cosa mi aveva procurato maggior eccitazione.

“Siamo nelle sue mani” disse Giorgia rompendo il silenzio. “Siamo nelle sue mani e ci eccita molto esserlo. Ti sei masturbato anche stasera, ma a me non ha permesso di soddisfare il mio desiderio di esser penetrata”

Aveva ragione e non sapevo cosa rispondere, ma replicai: “Cosa importa! In fondo abbiamo goduto entrambi ed ora che siamo fuori possiamo fare quel che ci pare! Siamo suoi prigionieri solo quando siamo nel suo ufficio”

“Si, ma è stato lui a dirci di andar via. Io, ho la figa che ha ancora bisogno di essere riempita e sarei rimasta lì a implorare che mi prendesse ancora e poi ancora.”

“Amore, – la interruppi – ci sono qui io, posso aiutarti io, posso fare ciò che lui ti ha negato”

“Lascia stare – disse lei risoluta – non sarebbe la stessa cosa! Andiamo a mangiare un boccone, invece, è quasi ora di cena. Andiamo a casa tua, dobbiamo risparmiare!”

Mi diressi verso casa. Arrivammo in pochi minuti, scendemmo dall’auto e, mentre stavo per aprire il portone, mi sentii chiamare. Era Roberto che mi veniva incontro, con in mano una bottiglia di vino.

“Sono in anticipo? – mi chiese – Ho portato questa bottiglia di prosecco bello fresco e tanta, ma tanta, allegria. Cena con noi anche Giorgia?”  

Me ne ero dimenticato. Avevo invitato Roberto a cena da me. Non sapevo ch Giorgia mi avrebbe chiesto di accompagnarla e che le cose sarebbero andate come poi andarono. Fui tentato di scusarmi e licenziarlo, ma poi dissi a me stesso che forse ci voleva qualcosa per distogliere la nostra attenzione da quanto era accaduto.

Sembrava convinto, ma poi guardando lo scarso entusiasmo che ci animava, rivolto a Giorgia disse: “Stavate litigando! Mi dispiace rompere le balle. Vado via. Non preoccupatevi per me, mi arrangio”

“ Ma no, ma no! Vieni, – si intromise Giorgia – niente di grave. Ci farà bene stare in tua compagnia”

Ne fui felice, evidentemente stavamo vivendo la stessa situazione con gli stessi sentimenti.

Salimmo su e Roberto cercò di generare un po’ di allegria. Giorgia ed io, di buon proposito, facevamo di tutto per cogliere l’opportunità e rispondevamo con entusiasmo alle battute ed alle provocazioni di Roberto. Lo conoscevo da tanti anni, forse avevamo litigato un paio di volte, ma niente di serio.  Non c’era moltissimo per una cena e Roberto si offrì di andare a comprare un po’ di vino.  La medicina per evitare il suicidio, disse. Nel frattempo io cominciai a preparare due spaghetti al pomodoro e Giorgia andò a togliersi le scarpe tacco 9 e mettersi comoda. Tornò a piedi scalzi perché non aveva altro lì da me, ma aveva cambiato la maglietta e la gonna, con una mia maglietta molto lunga, che le faceva anche da gonna.

In men che non si dica eravamo già a tavola con un paio di bicchieri di vino bevuti come aperitivo, un piatto di spaghetti al pomodoro fumante e altro vino che ci aspettava. La cena andò magnificamente. Io tirai fuori dal frizer un gelato che forse risaliva ai fenici che mangiammo per finire la bottiglia del prosecco.  Stavamo proprio bene, tutti e tre seduti sul divano, sembravamo spensierati. Ed eravamo così spensierati che nel versare del vino nel bicchiere di Roberto, un attimo di distrazione e il vino volò sui suoi pantaloni. Un attimo di silenzio e poi cominciamo a ridere. Giorgia gli disse:

“Togliti i pantaloni, o prenderai un malanno.”

Eravamo un po’ brilli e Roberto senza complimenti rimane in mutande. Mutande a righe. Giorgia scoppiò a ridere per le mutande a righe ed per solidarietà mi tolsi anche io il pantalone. La serata andava a gonfie vele! Tra una battuta e l’altra a me cadde l’occhio sulle mutande di Giorgio e non mi sfuggì che con certi movimenti, l’uccello di Roberto faceva capolino.  Quella vista mi stimolò. Partecipavo alla conversazione, ma nel retrobottega della mia mente non potei fare a meno di domandarmi se Giorgia avrebbe goduto a scopare anche con Roberto, oppure aveva solo la necessità di essere dominata. Ed io, mi chiedevo, avrei goduto nel vederla scopare anche con Roberto?  Mi venne in mente che si diceva che Roberto era molto ben fornito.

Questo pensiero non mi abbandonava e decisi di verificare. Dissi: “Non è giusto Io e Roberto ci siamo tolti qualcosa, tu sei ancora come quando abbiamo cominciato a cenare. Devi togliere qualcosa anche tu”

Sarebbe stato facile per Giorgia rispondere che come noi, anche lei era in mutande. E invece, facendo il grido dei cowboy, agitando in alto il braccio come se avesse un lazo, si alzò in piedi e agitando il sedere come una ballerina di lap dance, si sfilò le mutandine tra le nostra urla di approvazione.

Roberto non si fece attendere: “Ora, però, tu sei senza mutande e noi invece le abbiamo ancora su – e rivolto a me – dobbiamo adeguarci”. Non fece in tempo a finire che ci alzammo in piedi e cominciammo a gridare come in un rodeo anche noi. Giorgia continuava a ballare e noi, passando a 9 settimane e mezzo ci sfilammo le mutante.  Ora eravamo tutti e tre nudi dalla cintola in giù.

Andai a mettere un po’ di musica e ballammo per qualche minuto. Roberto aveva un uccello davvero grande e, sebbene fosse ancora a riposo pendeva lungo le gambe.  Cominciò a farlo roteare, come fanno i bambini, ma quell’uccello così grande e pesante, faceva un certo effetto. Giorgia disse: “Non sapevo, Roberto, che fossi così ben fornito. Chissà la tua  ragazza come sarà soddisfatta!”

Roberto fu veloce nel rispondere: “Le ragazze si lamentano di ciò che non hanno e non gioiscono di quel che hanno. E poi quel che stupisce non è l’uccello, ma le balle. Ho i coglioni di acciaio”

Giorgia scoppiò a ridere. “Cosa vuoi dire?”

“Dico sul serio. Ho le balle pesantissime, come se fossero di acciaio”

Giorgia rideva ancora più forte.

“Prova a pesarle!” le disse Roberto

“Come posso pesarle – e rivolto a me, ridendo a crepapelle – hai una bilancia qui in casa?”  

“Ma no! – rispose Roberto – prova a soppesarle con le dita”

Giorgia non se lo fece ripete. Si avvicinò e con la mano aperta sollevò le balle di Roberto. Provò poi a farle ricadere e poi a risollevarle.

“È vero – disse e rivolta a me – prova anche tu! Sono pesantissime. Sembrano di uranio”

“Ecco, sì! Di uranio, perchè tu non hai fatto altro nella vita che maneggiare uranio – risposi veloce – a me sembra che sia la lunghezza la proprietà straordinaria. Io non ne ho mai visti così lunghi. – Cercavo di spingere la sua curiosità e, nel contempo, rassicurarla che non mi stava ferendo – per non parlar del glande. Così, seppure coperto, sembra enorme. Prova a farlo uscire allo scoperto”

Giorgia non se lo fece ripetere due volte e prese l’uccello tra le dita e lo scappellò. Ecco, a me ricominciò quella eccitazione, che mi aveva preso nell’ufficio dell’ometto e al quale cominciavo a prender gusto.  Cominciai a sperare che lo prendesse in bocca. Invece Giorgia, con l’uccello di Roberto in mano, ci giocava, mentre guardava Roberto negli occhi sorridendo.

“Come mai è così asciutto? Provo a bagnartelo? “

Ecco, ci siamo pensai io. Invece Giorgia, avvicinò il bicchiere di vino e lo infilò dentro.

“Ahaia – grido Roberto – è freddo”

“Poverino! – rispose Giorgia – ora te lo riscaldo io” e finalmente lo mise in bocca. Poi lo tirò fuori e guardò Roberto sorridendo. Poi lo rimise in bocca. E poi lo tolse e poi  lo rimise. Ed ogni volta che lo tirava fuori, era sempre più grande.

“Ahhh! è davvero grande! Chissà che male fa a metterlo dentro la figa”

“No, ma no! Non devi preoccuparti Giorgia – rispose Roberto – prova a metterlo dentro e vedrai che meraviglia!”

Venni colto dai brividi. Brividi di freddo ma anche di piacere intenso, molto di più se in bocca a Giorgia ci fosse stato il mio uccello invece i quello di Roberto. Stavo sperimentando la passione voyeuristica di vedere la propria donna scopata da un amico.

“Ma come! Dentro? Non sono mica la tua fidanzata!”

“Cosa centra? Lo vedi c’è qui anche il tuo fidanzato che osserva compiaciuto. Non facciamo del male a nessuno! È solo per fartelo provare!”

Quella furbacchiona di Giorgia sorrise a lungo senza parlare. E, invece, si alzò in piedi gli diede una spinta per farlo sedere sul divano, allargò le gambe e si mise a cavalcioni su di lui. Poi, mentre lentissima si piegava sulle gambe e si abbassava, prese l’uccello in mano lo guidò imperiosa nella figa. Prima che partisse la cavalcata di Giorgia, mi avvicinai a lei con il mio cazzo in tiro sperando che lo prendesse in bocca.

Lei, rivolta me: “Siediti lì, amor mio, e aspetta buono buono che io abbia finito. Puoi segarti, ma bada di non eiaculare addosso a noi. “

E così feci.   

Si lasciò cadere sulle gambe di Roberto, con il cazzo che era già dentro di lei e cominciò a roteare il bacino per procurarsi il massimo piacere. Si tolse la maglietta e potei vedere le sue tette ballare allegre, mentre lei ruggiva come una leonessa.  Era lei a comandare il gioco perché sapeva fare l’amore molto bene, le veniva naturale ed io lo sapevo bene. Quando raggiunse il primo orgasmo, si alzò in piedi, fece alzare Roberto e si inginocchiò sul divano appoggiandosi sulla spalliera del divano e si fece prendere da dietro fino a quando anche Roberto venne. Si accorse con un attimo di anticipo che Roberto stava per venire e si sfilò l’uccello e rapidissima lo prese in bocca per gustare il seme che ne usciva.  

Guardò il mio uccello ancora in tiro con una aria delusa. Forse avrebbe voluto continuare a scopare me, ma la vista del mio uccello, la solita minestra, le fece ambiare idea e si lasciò cadere sul divano esausta.

 

Giorgia, come faceva di solito, era stesa sul divano ansimando ancora. Stava recuperando le sue forze. Aveva il viso soddisfatto aveva goduto abbastanza. Aveva bevuto il seme di Roberto ed io sapevo che le piaceva bere solo quando era molto soddisfatta. Languida e stesa sul divano appariva come una dea. Anche Roberto stava recuperando un po’ di forze. Il cazzo, ormai ridotto ad un salsicciotto riposava tra le gambe, inoffensivo.  Io, che avevo ancora l’uccello in tiro, eccitato dalla performance di Giorgia e Roberto. Ero l’unico rimasto a bocca asciutta, senza orgasmi, ma perfettamente in forma.

Giorgia mi disse: “Sei ancora in forze, non hai dovuto sprecare energie. Versaci un po’ di vino per noi due poveri operai del sesso.”

In silenzio, mi alzai, per esaudire la richiesta di Giorgia e mentre andavo verso il tavolo mi accarezzavo l’uccello duro come il marmo. Sapevo che Giorgia, a quella vista, si sarebbe eccitata e non avrebbe saputo resistere alla voglia di saggiarne la consistenza. ed Riempii due bicchieri di vino bianco e fresco e li portai ai due amanti, badando bene di avvicinare il mio uccello alla bocca di Giorgia.

Giorgia prese entrambi i bicchieri ed uno lo passò a Roberto e, rivolto a me, disse:  “Bevi anche tu, caro. Vorrei che bevessi dal quel bicchiere già pieno ai piedi del divano, laddove ho bagnato il cazzo in tiro di Roberto. Magari ti contagia con la sua potenza!”

Sorrideva ed io non riuscii a disobbedirle.  Mi chinai continuando ad accarezzarmi l’uccello sempre più in tiro, presi il bicchiere e lo portai alle labbra. Senti, forte, l’odore del cazzo di Roberto. Giorgia mi disse: “Siediti, caro. Riposiamoci un po’. Assapora il profumo di Roberto. Se vuoi puoi segarti, ma …. In silenzio. Lasciaci riposare un po’”

Il cazzo si afflosciò immediatamente. Giorgia giocherellava con l’uccello-salsiccia di Roberto e Roberto cominciò: “Siete stati entrambi stupendi e tu Giorgia sei una vera macchina del sesso. Era da molto che avrei voluto fare l’amore con te, ma …. si sa …… la ragazza di un amico  …… non si tocca!!! Eppure ci sono tante coppie che questo problema lo  hanno superato ……. come voi!”

“Cosa vuoi dire?” intervenni io

“Ma si! Lo sanno tutti! La coppia scoppia!  Dopo un po’  …. a lui non tira più e a lei le viene un gran mal di testa. E così si cercano diversivi …… – e, poi, rivolto a me – è bello che un uomo non provi nessuna gelosia a vedere la propria donna che scopa con un amico. “

“Sarà bello, ma un po’ insolito “ risposi io

“Mica tanto! Non hai idea quanti siano nella nostra piccola città! E ci sono anche molte coppie che frequentiamo insieme. La prima volta, lui è spinto da lei. È un po’ timido e dubbioso. Poi se ne fa una ragione e le cose vanno benone per tutti. A volte finisce che le ragazze vengono anche da sole, magari con una amica.

“Davvero? – intervenne Giorgia – chi l’avrebbe mai detto!!”  

“Si, si. Davvero!! Ci sono anche alcuni professionisti con moglie più giovane di parecchi anni, che hanno ancora pericolosi grilli per la testa, che in questo modo, contando sulla mia discrezione, riescono a tenere buona la moglie senza fare brutte figure”

“E dei nostri amici …… di chi si tratta? “ domandò Giorgia mentre continuava a giocherellare con l’uccello-salsiccia

“Eh no. Non posso dirtelo! Però è una pratica molto diffusa. Pensate che c’è anche un industriale del paese, che organizza spettacoli di questo tipo per i suoi clienti che amano osservare spettacoli hard dal vivo. In genere lui è anche l’attore principale, ma spesso mi chiama quando sa che c’è qualcuno che ama osservare amanti multipli”

Probabilmente Giorgia sbiancò, ma io, a causa delle luci basse, non la vidi. In seguito mi disse che anche lei aveva pensato all’ometto. E la cosa la eccitò ancor di più.

Nel frattempo l’uccello di Roberto era tornato ad una consistenza considerevole, anche se non sufficiente per una penetrazione. Giorgia se ne accorse e senza indugi si abbassò portando la bocca verso l’uccello. Aveva l’asta in mano e manovrò per scoprire la cappella. Venne fuori un glande color prugna sul quale Giorgia appoggiò la sua lingua. Frenetica, Giorgia leccava il glande, infilando la lingua nei punti meno raggiungibile nei quali, molto probabilmente era rimasto un deposito di sperma e di miele della sua passerina. Sembrava una indemoniata, leccava, spingeva, batteva, succhiava, piegata in due con le sue gambe larghe e tese ed il culo in aria. Era una scena davvero eccitante e poi, se loro due erano entrambi venuti, io ero ancora all’asciutto e, ve lo posso assicurare, avevo un cazzo in tiro di durezza massima. Forse un po’ più piccolo rispetto a quello di Roberto, ma di altrettanta durezza.  Mi alzai in piedi e mi avvicinai al culo di Giorgia e, mentre lei succhiava, le divaricai le natiche e le appoggiai la lingua proprio all’ingresso del suo maestoso buco del culo. Ero convinto che mi avrebbe fatto entrare, in fondo ero il suo fidanzato, e volevo rendere più facile l’ingresso, volevo inumidire l’ingresso per facilitare il mio trionfale ingresso nel suo culo dopo quasi dieci anni di fidanzamento.  Ma fu Roberto, che aveva visto la scena che disse: “Non ora!, andiamo, non rovinare tutto. Il tuo ruolo è quello di rimanere sul divano ad osservare non puoi partecipare. Noi stiamo lavorando per te, non rovinare tutto!”

Giorgia non disse nulla, ma, senza smettere di succhiare, scrollò il culo perché fosse chiaro che non mi avrebbe fatto entrare.   

Tornai a sedermi un po’ deluso, ma tenevo con fermezza l’uccello in mano. Osservavo Giorgia. Mi sembrava ancor più bella. Infilava il cazzo di Roberto in bocca con studiata lentezza.  Scendeva giù, sempre più giù, fino a quando, evidentemente, la gola non fermava il glande e non permetteva di penetrare ancora. Allora Giorgia, con altrettanta lentezza tornava indietro scoprendo l’asta via via fino al glande che, scoperto, sembrava risplendere di luce propria. Lo baciava, lo leccava ancora e succhiava tutta la saliva che, nel frattempo, era colata dalla bocca di Giorgia.  Poi di nuovo lo infilava in bocca e scendeva lentissima fino a fermarsi a tre dita dai coglioni. Evidentemente non riusciva a farne entrare di più. Si sforzava, allargava la bocca più che poteva, ma in bocca non aveva più spazio.

Fu Roberto a cambiare gioco ponendo una mano sulla testa di Giorgia e spingendo delicatamente verso il basso. Ci fu qualche secondo di stallo, ma poi, come se il glande avesse trovato la strada per la gola, il cazzo di Roberto entrò, entrò tutto dentro.

“Brava, Brava Giorgia, apri bene la bocca, ora facciamo entrare anche le palle. Succhia, succhia forte”

Giorgia di sforzava e, si vedeva lontano un miglio, che godeva, godeva della sua potenza, della sua capacità di comminare piaceri di tale intensità. Si sentiva onnipotente. Ogni tanto le veniva come da tossire, come se volesse espellere tutto, ma la mano di Roberto non le lasciava scampo.

Poi la mano afferrò i capelli di Giorgia e cominciò a tirarla verso l’alto. Il cazzo di Roberto usciva dalla bocca di Giorgia e sembrava non aver mai fine. Uno spettacolo! Sembrava un obelisco egiziano: ritto e teso, lungo o grosso. Roberto aveva un cazzo nodoso, con le vene in superficie che pulsavano impazzite. La testa di Giorgia raggiunse la sommità e lasciò il posto ad una visione celestiale il glande grosso e tondo, di colore viola dalla quantità di sangue che vi pulsava dentro.

Poi la mano cominciò a spingere in basso la testa di Giorgia e, di nuovo, tutto il cazzo rientrò dentro, guadagnando ancora pochi millimetri. E poi ancora la mano tirava i capelli ed il cazzo veniva fuori tra scrosci di saliva che scendeva dalla bocca. La scena si ripeté molte volte, lenta ed inesorabile, ormai non era più Giorgia a guidare il movimento, ma era la mano di Roberto forte e sicura, fino ad una vera e propria esplosione nella bocca di Giorgia e la conseguente pioggia di sperma.

Giorgia tossì un paio di volte, poi con la lingua volle ripulire il cazzo ancora eretto, leccava e ingoiava. Era radiosa.

 

Piano piano, ci addormentammo tutti e tre lì sul divano dove ci trovavamo. Dopo l’amplesso avevamo avuto ancora la forza di bere e scolare la bottiglia di vino. La prima a lasciare il divano e trasferirsi sul letto fu Giorgia, poi la seguii io e, in ultimo Roberto. Passammo il resto della notte tutti e tre sul mio letto che è modello francese, quindi un po’ più stretto di un letto matrimoniale normale. Ma ci dormimmo in tre, stretti stretti. La notte passò tranquilla, anche se io sentii, distintamente, che un po’ prima dell’alba, Giorgia ebbe bisogno e richiese un supplemento di cazzo. Furono così gentili da non svegliarmi, ma il letto era così stretto che non potevo pretendere troppo. Sentii Giorgia che, avendo, probabilmente, preso in mano il cazzo di Roberto, lo aveva un po’ stimolato lo aveva portato ad erezione completa, a durezza estrema e poi, presumibilmente, senza alzarsi dal letto, ma semplicemente girandosi di spalle a Roberto, e offrendogli le terga, aveva manovrato per infilarlo. Nel culo? Non so! Era buio, ed ero mezzo addormentato e, soprattutto, ho faticato molto per razionalizzare quel che stava accadendo. In ogni caso, addormentato o meno, dopo un po’ il letto aveva cominciato a tremare e la stessa Giorgia non si limitò nell’esprimere il proprio apprezzamento per quanto Roberto, generosamente, le stava donando. Giorgia godeva a pieni polmoni e nel farlo, in quella posizione così scomoda, si aggrappava a me per non venire travolta da quella furia. Lo confesso, in quella situazione, cercavo di immaginare la scena. Ora che avevo capito chiaramente che vedere Giorgia mentre scopava e mentre godeva con un altro uomo mi eccitava parecchio e mi gratificava come vedere mangiare di buon gusto un amico affamato.

Roberto era sempre esagerato e prima di eiaculare ci mise un sacco di tempo ed io potei sentire Giorgia concitatamente raggiungere almeno tre orgasmi. Poi ci riaddormentammo e ci ritrovammo, al mattino, tutti e tre in cucina per in caffè della colazione. Avevo scoperto un nuovo Roberto, un amico diverso, le cui caratteristiche fisiche lo avevano portato a giocare un ruolo così  importante. A colazione Roberto assunse la naturale posizione del leader. Magnificò le mie doti di fair play, di osservatore ed anche di sostenitore di Giorgia perché potesse cercare e trovare il suo ruolo sessuale. Ebbe parole di approvazione per le qualità sessuali di Giorgia e disse:

“Giorgia, che tu sia molto bella è evidente anche a chi ha gli occhi chiusi. Sei una ragazza avvenente, nel senso che la tua presenza incombe sui presenti. Non si può non notarti, non apprezzarti per le tue bellezze, il viso ed il fisico mozzafiato. Ma stasera io ho scoperto che, oltre che molto bella, tu sei anche una specie di ferrari del sesso. Un corpo perfetto che si muove in modo perfetto per amplificare il godimento del partner. Una scopata con te, mia cara, vale mille volte una scopata con qualsiasi altra ragazza. – e poi rivolto a me – Sei d’accordo?”

“Come potrei non essere d’accordo? Io sono il pilota di questa ferrari!”

“Hai ragione, sono certo che una buona parte della sua bravura dipende dalla tua bravura. Se non sbaglio tu sei stato il primo amore di Giorgia, il suo primo uomo vero, e sei stato tu a darle l’impostazione giusta e poi ora la tua capacità di lasciarla libera a briglia sciolte per mettere a dura prova i suoi amanti.”

“Un momento, un momento – intervenne Giorgia – qui si parla di me ed io sono l’unica che non parla? Non so se sono la ferrari del sesso o la fiat, ma so per certo che io eseguo solo gli ordini della mia passione. Una passione vera e cristallina. Certo, sono una ragazza fortunata ad avere un fidanzato che mi lascia libera, ma è una libertà che mi sono guadagnata”

“Ma certo, cara Giorgia – riprese Roberto – hai pienamente ragione, ma il mio discorso tendeva ad esaltare la tua figura. E se mi lasci finire di parlare, ti dirò che ha un valore, non solo per te, ma anche per molta altra gente. C’è molta gente, mia cara, che ama guardare le persone che, come te e come me, sanno far bene l’amore. Come in un teatro di ridotte dimensione, si mettono attorno ad un letto sul quale due o più giovani dotati fanno l’amore. Spesso tra il pubblico, mai più di tre o quattro persone, c’è qualcuno che vuole che sia presente sul letto il proprio partner. Pagano bene, sai, anzi molto bene. Io partecipo spesso a queste performance e mi guadagno da vivere così, sena sforzo, ma solo facendo ciò che mi piace e, per fortuna, mi riesce bene.”

“ E quanto ti pagano?”  chiese Giorgia

“Non c’è una tariffa vera e propria, dipende molto dalla disponibilità economica di chi paga, ma non sono mai meno di cinquecento euro per prestazione. Ai quali si aggiungono benefit extra, come forti sconti a seconda di quel che fa nella vita lo spettatore.”

“Vuoi dire che per le scopate di ieri sera avremmo guadagnato duecentocinquanta euro a testa?” chiese Giorgia

“No, no, Giorgia. Prima di tutto il minimo significa cinquecento euro a testa. Poi, lo spettacolo di ieri è durato parecchie ore, poteva valere anche più di mille a testa, senza contare altre trecento a testa per quella scopata di questa mattina all’alba. La presenza di un fidanzato o fidanzata presente, poi, faceva scattare altre tre quattrocento per lui. Ovviamente cena e champagne sarebbero stati offerti gratuitamente dagli spettatori. A tutto questo si aggiungono i benefit. Cioè, se uno degli spettatori era un venditore di orologi, potevi contare su uno sconto compreso tra il 30 ed il 40%.

“Accipicchia, è una vera fortuna!” esclamai stupefatto

“Se tu vuoi, Giorgia, – riprese Roberto – posso tenerti presente e quando mi chiedono la presenza di una donna, potrei fare il tuo nome!”

“Cosa ne pensi, amore? “ Mi chiese Giorgia

“Bhè, mi sembra una di quelle opportunità che non si possono lasciar perdere. Certo se io potessi essere sempre presente alle tue performance sarebbe meglio, molto meglio. “

“Non è escluso che tu possa essere presente quasi sempre, anche se non sempre pagato, ma dobbiamo mettere in conto che in alcuni casi questo non potrà essere possibile. “

“Amore, adesso non fare toppo il difficile. Roberto ci sta offrendo su un piatto d’argento la possibilità di guadagnare onestamente quanto ci occorre. Se poi comincerò a lavorare dall’ometto, allora in poco tempo avremo la somma che abbiamo deciso di investire. Ma ci pensi, amore mio?”

“Non vorrei smorzare il vostro entusiasmo, ragazzi, però è necessario che sappiate che questo non è un lavoro che uno può prendere così alla leggera. La gente che è disposta a pagare, di solito ha anche esigenze molto precise e, dal momento che paga, non è disposta a rinunciare così a cuor leggero. Ad esempio succede talvolta che il finanziatore sia anche il legittimo consorte di una delle lavoranti e che questa, improvvisamente, richieda una performance omosessuale, oppure di poter defecare sui genitali. No, certo, questi casi non sono frequenti, ma accadono. Così come accade spesso che lo spettatore richieda di fermare l’azione proprio sul più bello, quando manca poco ad un orgasmo micidiale! Insomma, non è che ce ne se può uscire accusando un forte mal di testa. Bisogna eseguire e mosca. Non si può sgarrare, pena che non ti chiamano più”   

“Va bene. Vuol dire che assumeremo un comportamento professionale. Vuol dire che se dovrò leccare una figa, imparerò a leccare una figa!” disse Giorgia.

“Non è così semplice! Non siamo delle macchine e, per questo, dobbiamo prepararci. Ad esempio, per almeno sei mesi dovete evitare di far l’amore, potete toccarvi ma niente penetrazione, in nessun buco, niente baci sulla bocca. In questo modo lui sarà il tuo maggior sostenitore di questa professione che, ad ogni modo, richiede una forte padronanza di se.”

 “Immaginavo che ci fosse un risvolto duro per me. Io mi sono molto eccitato a vedervi scopare, a veder Giorgia godere del cazzo di un altro, ma un periodo di astinenza non me la sento proprio.”

“Se vuoi, Giorgia, puoi masturbarlo, ma ti consiglio di non farlo. Potete mettervi l’uno davanti all’altro e masturbarvi reciprocamente, ma non farete altro che render le cose più difficili. Io posso suggerirti di prepararti alla attività che intendi fare, scopando con chi ti pare, ma sotto gli occhi del tuo fidanzato come osservatore.”

“Sono d’accordo, Roberto. Ti propongo di cominciare subito l’allenamento – tagliò corto Giorgia e poi, rivolta me, – ma questa volta vorrei che tu ti masturbassi mentre io mi alleno”

Poi, con la sua maglietta sottile e stretta che metteva in rilievo le sue grazie, si alzò dalla sedia e si avvicinò a Roberto che, rimasto seduto, si girò sulla sedia per portare fuori dal tavolo le gambe.  Giorgia andò dritta con le mani sui pantaloni, per poterli sbottonare e liberargli l’uccello. Ma Roberto si alzò in piedi dicendo: “Non puoi essere tu a prendere l’iniziativa.” Poi la prese tra le braccia e, mentre si sedeva, la fece appoggiare con la pancia sulle sue ginocchia. Veloce prese il pantalone di Giorgia e lo abbassò sulle gambe insieme con le mutande. “Ora ti darò una bella lezione!”

Dalla mia posizione ero in prima fila per vedere quel culo meraviglioso di Giorgia, scoperto e illuminato del sole del mattino che entrava dalla finestra. Roberto le aprì coscienziosamente le chiappe, mentre Giorgia cercava di divincolarsi piagnucolando. Potevo vedere il culo aperto bene a mostrare il tesoro che custodisce. La figa bella e profumata, ed il buco proibito che tanto avevo desiderato e mi era stato negato per tanto tempo e che, nell’ultima settimana era stato violato più volte da numerosi soggetti.  Roberto picchiò le chiappe a mano aperta, con il braccio alzato a prendere la rincorsa. Si abbatteva sul culo di Giorgia che diventava sempre più violaceo. Forse mi sbaglio, ma a me sembrò di veder la figa di Giorgia che si inumidiva e si apriva come un fiore che aspettava l’impollinazione.

Giorgia si lamentava e piangeva ad ogni colpo, ma Roberto fu inflessibile, la percuoteva lentamente, ma con violenza e mentre la sculacciava diceva:

“Se vuoi fare questo lavoro, questa è la prima lezione. Ognuno ha il suo ruolo, ben definito al quale deve attenersi. Non puoi prendere l’iniziativa, la donna deve essere completamente passiva e resistere alle profferte del maschio, fino a quando poi deve lasciarsi andare e diventare una maiala esagerata. Ora io ti sto mostrando uno dei metodi usati per farti venire voglia di sesso estremo. La tua figa, mentre ti sculaccio, si sta bagnando sempre di più e la tua voglia di sesso aumenta. Devi solo lasciarti andare! Ora che ti ho preparato per il sesso, dovrai essere tu che preparai me. ”

Roberto sembrava un professore, e spiegava per filo e per segno cosa Giorgia avrebbe dovuto fare. Poi la liberò e la fece mettere in ginocchio.

Giorgia capì quel che doveva fare e senza smettere di piangere, si inginocchiò davanti a lui e, come un automa, cominciò ad accarezzare il cazzo di Roberto sopra i pantaloni. Vedevo le dimensioni gonfiare i pantaloni di Roberto, aumentavano a vista d’occhio. Giorgia lo fece alzare e gli tirò giù i pantaloni e le mutande, scoprendo il suo cazzo, enorme e in tiro, lo prese con la mano destra e mentre lo stringeva con la lingua cominciò a leccargli i coglioni.

Anche io ebbi una botta erotica che mi procurò una erezione immediata e decisi di compiacere il desiderio di Giorgia. Lo estrassi dal pantalone. Faceva la sua porca figura nel confronto con Roberto, sputai nella mano amorevole e con infinita dolcezza cominciai a masturbarmi.

Giorgia, nel frattempo, aveva scartato il suo regalo. Lo aveva scappellato e aveva cominciato a inumidirlo con la lingua tutt’intorno. Poi ricoprì la cappella e la scoprì con violenza tirando la pelle verso il basso. Poi avvicinò la lingua alla cappella e cominciò a picchiettare sul glande. Poi di nuovo lo inghiottì tutto, cercando di spingerlo quanto più possibile dentro. Era una scena mozzafiato e mi sembrava che il mio cazzo diventasse sempre più grande. Roberto con una mano le accarezzava le tette e pizzicava i capezzoli che diventavano sempre più duri e rossi.

Il cazzo di Roberto era forse troppo grande per la bocca di Giorgia e lei faceva una gran fatica a tenere la bocca spalancata e spesso, senza accorgersene, chiudeva gli occhi. Lentamente, tenendo i coglioni di Roberto saldamento nella mano, Giorgia estraeva il cazzo dalla bocca, ma senza farlo uscire del tutto. Il glande restava saldamente nella sua bocca. Poi ricominciava l’operazione di prenderlo quanto più possibile dentro. Lentamente, spalancando quanto più possibile la bocca, piano piano, ma inesorabilmente quell’enorme cazzo entrava. Sembrava non dover finire mai.

Senza staccare la mano dal mio cazzo, mi alzai in piedi e mi spostai per meglio osservare la scena. Girai dietro il culo di Giorgia, evitando di calpestarle i piedi, e mi sedetti a pochi centimetri dalla scena. Sentivo la saliva di Giorgia risucchiata e poi la vedevo scendere lungo l’asta nodosa di Roberto.

Fu allora che, Roberto, con la mano sinistra, prese entrambe le mani di Giorgia e le tenne prigioniere dietro la schiena di lei. Con la mano destra, invece, afferrò i suoi capelli in modo da poter guidare i movimenti della testa di Giorgia e cominciò a spingere la testa di Giorgia in modo che il cazzo entrasse sempre più dentro, poi alzava la testa perché il cazzo uscisse e immediatamente spingeva perché tornasse dentro. In questo modo Giorgia non aveva più il controllo ma guaiva, guaiva di piacere.

Quando ormai sembrava che fosse giunto il momento di venire, Roberto lasciò la testa di Giorgia e  disse:

“Bene, ora il cazzo è pronto per sfondarti il culo. Siediti su di me, in modo che possa penetrarti, ma ricorda che voglio riempirti di sperma la bocca e non il culo.”

Giorgia eseguì e piano piano, lentamente ma inesorabilmente, come un incrociatore che entra in un porto amico, quell’arnese enorme di Roberto entro nel culo di Giorgia.

 

Rimasto solo, ripensai a quanto era accaduto. Era incredibile. Nel giro di pochi giorni avevo visto la mia Giorgia trombare un perfetto sconosciuto e il mio amico Roberto, avevo scoperto di eccitarmi da matti nel vederla succhiare quei cazzi mostruosi e prenderlo nel culo, laddove lei non mi aveva mai permesso di entrare. Giorgia aveva trovato un lavoro, per qualche messe part time, ma poi definitivo, durante il quale avrebbe dovuto soddisfare le voglie del suo capo e un lavoro di attrice, durante il quale avrebbe dovuto scopare con un altro uomo mentre numerosi altri li osservavano. Ed anche osservarla mentre godeva, rapita dal sesso con uomini particolarmente dotati nel farla godere, era un’iniezione di vita. Se me lo avessero raccontato solo un paio di settimane prima, non ci avrei creduto. Invece, in quel momento, ero piuttosto soddisfatto perché in quel modo, Giorgia ed io, avremmo potuto avere una casa tutta nostra. Ora il mio lavoro, così intenso e così malpagato, non era più l’unica fonte di guadagno e avrei potuto impalmare la bella Giorgia prima che qualcuno me la soffiasse.

Passarono alcune settimane durante le quali il lavoro di Giorgia procedeva tranquillo (almeno per me) e i nostri Incontri sessuali, così come ci aveva suggerito Roberto, erano ai minimi storici. La cosa non mi pesava molto, sapevo che lo scopo sarebbe stato utile a noi due e sopportavo bene. Una sola sera, la voglia di sesso stava facendo impazzire Giorgia ed era così forte che chiamammo Roberto per darci una mano e potei assistere a una scopata, tra lui e Giorgia, che probabilmente rimarrà nella storia. Roberto era davvero un fuoriclasse. Prendeva Giorgia in ogni posizione e riusciva a farla continuare gridare dal piacere quando, dopo averle fatto scatenare il desiderio più profondo, riusciva ad accontentarla fino quasi all’apice del piacere. Poi si sfilava e le faceva gridare il suo estremo bisogno di cazzo.

Pochi giorni dopo, Roberto chiamò Giorgia per chiederle se era disponibile al suo primo “spettacolo” davanti ad un pubblico di cinque cinesi. Il suo partner sarebbe stato un amico di Roberto, anche lui molto dotato. La prestazione avrebbe dovuto durare almeno due ore per un compenso di duemila euro per ognuno dei due amanti e, se disponibile, cinquecento euro per me se fossi stato disposto a sedermi su una poltrona e segarmi di brutto mentre osservavo Giorgia scopare. Accettammo.

Lo spettacolo era programmato per la sera del giorno successivo, ma già il mattino ricevetti una telefonata dell’organizzatore che mi chiese se, aumentando a duemila il compenso, avrei accettato un’interattività che consisteva nel eseguire gli ordini che ci avrebbero raggiunto dal pubblico attraverso un auricolare wireless. Accettai. Tutto quel denaro ci faceva molto comodo.

Giorgia, io e uno stallone di nome Valerio, fummo dotati da una piccola radio ricevente che ci permetteva di ricevere gli ordini che venivano dal pubblico e che avremmo dovuto eseguire tempestivamente.

Lo spettacolo aveva un minimo di sceneggiatura che prevedeva l’ingresso sul palcoscenico di me e Giorgia abbracciati come due innamorati. Sul palcoscenico c’era un gran lettone sul quale era steso Valerio e una poltrona sulla quale avrei dovuto accomodarmi io stesso. Liberai Giorgia dall’abbraccio, la presentai a Valerio e andai a sedermi sulla poltrona. L’ambiente era poco illuminato, ma un faretto illuminava il letto e un altro illuminava la poltrona. I due amanti cominciarono subito a scambiarsi baci e carezze, abbandonandosi a effusioni erotiche. Io, sulla poltrona, li osservavo con attenzione, quasi rapito. Poco a poco gli indumenti dei due amanti cadevano ai loro piedi e ben presto Giorgia rimase con una cortissima sottoveste nera e Valerio, con le sole mutande, si stese sul letto. Continuavano a baciarsi e accarezzarsi fino a quando, lentamente, Giorgia infilò la mano sotto le mutande dello stallone e tirò fuori il suo cazzo in tiro. Attraverso gli auricolari, ordinarono a Giorgia di prenderglielo in bocca. Giorgia gli sorrise e lentamente si avvicinò al cazzo e cominciò un pompino magistrale.

Era una scena magica, la poca luce faceva risaltare le cosce color miele di Giorgia mentre spompinava. Mi dissero di tirare fuori il mio e cominciare ad accarezzarlo. Lentamente lo spettacolo andava rivelandosi e ben presto la temperatura salì ai valori massimi. Ordinarono a Giorgia di togliere la sottana e mettersi a cavallo sulla testa di Valerio, in modo che potesse leccargliela. Giorgia gemeva di piacere e il cazzo di Valerio svettava come un obelisco. Mi offrirono altri duecento euro per unirmi ai due e continuare il pompino a Valerio. Ebbi qualche minuto d’indecisione, ma duecento euro facevano comodo.

Mi alzai e andai sul letto e con un po’ di ribrezzo lo presi in bocca, come avevo visto fare a Giorgia.  Ordinarono a Giorgia di scendere e mettersi stesa in modo da condividere con me il cazzo di Valerio. Eseguì

Ci scambiavamo quel tronco di cazzo ed io mi accorsi che mi eccitava succhiarlo e quando Giorgia spinse sulla mia nuca perche entrasse sempre più giù nella mia gola, ne fui ancora eccitato. Giorgia spingeva ed io mi sentivo la gola piena e godevo.

Poi, sul più bello, mi ordinarono di aiutare Giorgia a cavalcare Valerio e, in particolare, di prendere in mano il cazzo di Valerio e farlo entrare nella figa di Giorgia. Entrò. Lei sospirò sonoramente, si morse un labbro e strinse la mia testa al suo grembo, accarezzandola.

Cominciò una lunga cavalcata di Giorgia mentre dava le spalle a Valerio. Mi chiesero di leccare il clitoride di Giorgia mentre cavalcava per altri duecento euro. Accettai. Leccavo il clitoride di Giorgia mentre lei andava su e giù. Di tanto in tanto la mia lingua sfiorava il cazzo di Valerio. Quel maiale ce la stava mettendo tutta a scopare la mia Giorgia. La mia lingua sentiva una certa pulsazione. Pensai “presto raggiungerà l’eiaculazione, e tutto sarà finito” Intanto Giorgia continuava a fare su e giù e a gemere mentre insieme al clitoride io succhiavo i suoi umori abbondantissimi. Fermarono Giorgia. Mi ordinarono di riprendere il cazzo di Valerio in bocca. Temevo che mi sborrasse nella gola. Resisté.

Giorgia smaniava, aveva bisogno di riempire la figa che pulsava e fu lei che mi strappò il cazzo dalla bocca e se lo infilò. Le ordinarono di mettersi a quattro zampe e Valerio la stantuffava da dietro. Ora era tutta nuda, con la sua pelle color del miele e quella bocca che cercava di resistere a un orgasmo simile a un terremoto che stava salendo sempre più minaccioso. E fu così che ne fu travolta, d’improvviso, ne fu scossa da violenti spasmi di piacere, il respiro fu rotto.

Si lasciò cadere sul letto, esausta.  Il suo corpo, bellissimo, fu attraversato da profondi tremiti. Lentamente, come dopo una folle corsa, il respiro tornò normale e il suo volto da stravolte assunse di nuovo quella bellezza che le era proprio. Appena Giorgia fu disarcionata, stesa sul letto osservò il cazzo di Valerio. Minaccioso, ancora eretto, immobile, irraggiungibile. Avevo sperato di vedere una fontana di sborra sulla schiena di Giorgia. E invece era ancora lì, immobile, presente come un incubo. Immagino che lo sguardo degli spettatori, così come il mio fosse concentrato su visione mostruosa ancora indefesso e pronto a una nuova azione.

Fui preso dall’angoscia immaginando che, senza eiaculazione, l’intero spettacolo sarebbe stato inadeguato e insufficiente. E fu, in quel momento, che all’auricolari sentii: “Inginocchiati sul letto con il culo in alto e fatti sodomizzare da Valerio. Per te ci sono duemila Euro e gli altri due, se collaborano ci sono altri cinquecento Euro”.

Scese il silenzio. Non sapevo cosa fare. Io lavoravo per guadagnare, ma non avevo messo in conto di dover cedere il mio culo. Una cosa è vedere la propria ragazza sondata dal cazzo di un altro; un’altra e farsi sfondare il culo dallo stesso cazzo che ha sfondato la tua settimana. Guardai Giorgia. Mi supplicava di accettare. Abbassai lo sguardo. Non volevo cedere. Poi, improvvisamente, mi alzai lentamente, abbassai i pantaloni, m’inginocchiai sul letto e mi piegai per appoggiare la testa sul letto. Giorgia si alzò anche lei e si avvicinò a me. Come un’esperta sacerdotessa, prese una generosa porzione di olio e me lo spalmò sullo sfintere.  Ne introdusse anche un po’ dentro il retto. Poi unse il randello di Valerio che si era avvicinato e accostò la punta sul mio buco.

Valerio non ebbe pietà. Non appena sentì che il suo glande era posto nel modo migliore, diede una pinta robusta e quello fu l’ingresso, il mio ingresso nel mondo dei sodomiti. Lanciai un urlo sovrumano che non fece breccia nel suo cuore. Valerio cominciò a pompare con forza, talora con violenza. Le mie grida facevano venire la pelle d’oca, ma lui spingeva, pompava come un ossesso, come un martello pneumatico. Ed io lo sentivo sempre più in profondità, come se da un momento all’altro dovesse entrare anche lui nel mio culo. Ciò che era straordinario, però, è che nonostante il dolore dovuto alla lacerazione dei tessuti anali, mi piaceva sempre più ed ogni stantuffata aumentava il mio piacere, tanto che, quando sentivo che stava per caricare, cominciai a dare indietro il culo in modo amplificare la forza con la quale mi percuoteva e mi strappa un grido che era la somma del dolore e del piacere più intenso.

Giorgia, forse toccata nel suo amore, prese a mungermi il cazzo pendente procurandomi un piacere che nasceva dal mi cazzo e che andava a sommarsi a tutto quello che mi stava sconvolgendo l’ano, il retto, l’apparato urogenitale, lo stomaco e …… la testa. Un piacere intenso. E più stringevo lo sfintere anale, più mi piaceva e più sentivo il respiro affannoso di Valerio diventare sempre più forte, più estremo, più coinvolgente. Fino a quando con un urlo gutturale estrasse il cazzo dal mio culo e svuotò i coglioni grossi e pieni, sborrò litri di sborra calda sulla mia schiena, segnandomi la pelle e provocandomi un immediato orgasmo e conseguente eiaculazione nelle mani di Giorgia.

Guardai Giorgia. Era raggiante. Avevamo guadagnato quasi diecimila euro e aveva provato un piacere immenso nel vedere che mi avevano sfondato il culo.

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